ricenum Seraphicum
•‘V*
Ai^o XV. - Serie IL - À 9150 1. TREIA (Macerata)
1915 -N. 1.
PICENUM SERAPHICUM
già “ IL CROC1FI550 REDEDTORE
« Proferet de thesauro s
nova et vetera ». |
Matth. XI
INDICE DEL PRESENTE FASCICOLO
e
1. “ Picenum Seraphicum „ - La Direzione ..Pag. 1
2. Convento minoritico del SS.mo Crocifisso in Treia.» 5
3. Beato Angelo Clareno dei Minori - Il Direttore.» 21
4. Pagina d’oro: S. Francesco salva una pecorella e due agnellini nelle
nostre Marche .» 41
5. Memorie Minoritiche: dal ms. Gambalunghiano D. IV. 231 del
sec. XVIII - P. Gregorio Giovanardi O. F. M.» 43
6. “ Visita Triennale „ del P. Orazio Civalli.» 51
7. Pagina Poetico-Storica. » 70
8. Collezione Storica: dai libri ì dai giornali, dalle riviste .» 76
9. I nostri Santi: Martirologio Piceno - pcp. ..» 99
10. Iscrizioni lapidarie.» 109
11. Repertorio bibliografico: Pubblicazioni Regionali Francescane ... » 123
12. Varia: Statuti del Monte di Pietà di Cingoli . » 143
B3T Si prega di leggere le Notificazioni
in quarta pagina della copertina “Stai
MACERATA
PREMIATO STABILIMENTO TIPOGRAFICO
AVV. FILIPPO GIORGETTI & C.°
già “ IL CROCIFISSO REQEDTORE
99
--
PUBBLICAZIONE BIMESTRALE
FEB CURA DELLA MiNOBITICA PROVINCIA DI S. Pacifico Divini
Diretta dal P. CIRO da Pesaro O. P. M.
Cogdiziogi di Abbop&rr)eoto.
PER L’ITALIA . . .L. 7
PER L’ESTERO..V. » io
1- — U » Picenum Seraphicum » in ogni suo fascicolo
bimestrale avrà non meno di 144 pagine.
2. — I Collaboratori che pubblicheranno non meno di
due lavori completi, riceveranno gratis l’intera annata conte¬
nente i detti due lavori.
3. — Si concedono gli estratti a richiesta dei Collabo¬
ratori, purché il richiedente corrisponda alla spesa della carta
relativamente al numero delle copie desiderate.
4. — Non si accettano abbonamenti per applicazioni
di Messe.
5- — Gli aderenti riceveranno il primo fascicolo gen¬
naio-febbraio: a chi, dopo ricevuto il primo numero non in¬
vierà la quota di abbonamento, non sarà più spedito il Pe¬
riodico.
6. — Non si concedono numeri di saggio senza previo
invio di L. 1, la quale sarà computata, verificandosi l’abbo¬
namento.
“Picenum Seraphicum
L’interesse ognor crescente che destano gli studi della
storia francescana è prova indubbia della sua alta importanza
e della sua grandissima utilità. Il francescanesimo è troppo
bello per essere trascurato; è troppo complesso per essere solo
oggetto di meditazione nel silenzio dei chiostri; è troppo vasto
per una breve appendice nella storia della Chiesa e dei popoli.
Il bisogno di tale studio si è fatto maggiormente sentire ai
tempi nostri, poiché ora più che mai si è potuto costatare il
danno immenso che ne deriverebbe alla storia universale, non
tenendo conto di tutto il movimento letterario, scientifico e
morale che s’incentrò nella divisa di frate Francesco, e che
invade tutto il mondo, barbaro e civile, per opera, indefessa
de’ suoi figli, nel lungo corso di sette secoli.
Chi volesse, infatti, occuparsi del medioevo, senza il va¬
lido appoggio dei francescani, spesso non troverebbe che fittis¬
sime tenebre avvolgenti sinistramente uomini e fatti, sotto il
pesante dominio della spada e dell’oro. Assisi fu il vero Oriente
della gente nuova, della civiltà nuova e della nuova storia.
La verde Umbria ebbe la sorte invidiata di attirare lo sguardo
delle genti italiche, rinate come per incanto all’amore e allo
studio, sotto un nuovo sole contraddistinto con i suggelli di Cristo.
Pertanto, riflettendo seriamente sull’importanza della
storia francescana e vedendo con gioia il febbrile ardore che
per tale studio ha pervaso l’animo di personaggi illustri ed
insigni, abbiamo più volte domandato a noi stessi se non sa¬
rebbe opportuno che ogni regione italiana, in modo speciale
quelle, come le nostre Marche, che furono le prime a sentire
e godere il benefico influsso dell’opera di frate Francesco,
mettesse in luce quanto nella propria cerchia territoriale tro¬
vasi di grande e di bello, di antico e di moderno, di pubblicato
e di inedito. La risposta non poteva essere che affermativa,
tenuto conto del lato deficiente e delle lacune che si riscon¬
trano, in merito a cose regionali, nella complessa e molte¬
plice produzione francescana dagli inizi sino ai tempi nostri.
Anno I, 1915 - Fascicolo I.
1
iT 'T S A ! if fòt
2 PICENUM SERAPHICUM
Gl’indigesti e grossi volumi del P. Luca Wadding, del P.
Domenico De Gubernatis, della Cronologia-storico-legale, del
Yen. Francesco Gonzaga, del P. Arturo da Monasterio, di
Marco da Lisbona, del P. Hueber, del P. Benedetto Mazzara
e di cento altri autori, non hanno potuto darci il ricchissimo
e completo tesoro che si nasconde in ciascheduna regione. La Mi-
scelanea di Mons. Faloci, YAnalecta Franciscana YArchivum
Franciscanum Historicum, i vari periodici di studi francescani,
seguono più o meno il programma dei grandi autori citati e
sono un vero ed assoluto mare magnum di storia. Le pubbli¬
cazioni spicciole, sia in grandi volumi, sia in piccoli opuscoli,
non possono comprendere tutto ciò che potrebbe almeno com¬
pletare la serie esatta di una regionale agiografia; ond’è che
moltissime figure francescane o rimangono ignote del tutto
o del tutto storicamente sciupate.
La grande tela storica, tessuta dal primo secolo dell’Or¬
dine sino ai giorni nostri, avrebbe bisogno di essere rifatta,
e per rifarla sarebbe indispensabile che ogni regione prepa¬
rasse le sue speciali orditure. Non mancano, è vero, periodiche
pubblicazioni in Italia e all’estero, le quali si occupano diret¬
tamente di studi e di storia francescana, ma esse ordinaria¬
mente abbracciano troppo, senza darci, nelle varie loro pro¬
duzioni, unità di sorta. Si trovano in un vastissimo campo
dove ciascuna lavora per conto proprio, spesso invadendo il
solco tracciato da altre, spessissimo intralciando il lavoro di
molti: il più delle volte si ripetono con poco vantaggio della
storia. Lo studio fatto da Mons. Lodovico Jacobilli, Vite dei
Santi e Beati dell’ Umbria , è stato imitato da pochi, e questi
pochi non solo non hanno raggiunto lo scopo prefissosi, ma nep¬
pure sono riusciti a darci ciò che allo stesso Jacobilli è man¬
cato; vale a dire l’unità agiografìca regionale dei soli francescani.
Ogni regione ha le sue proprie miniere, e di penetrarvi
con sicurezza è permesso solo ai proprietari. Qualora un estraneo
volesse occuparsene anche di proposito, sarà sempre costretto
di fermarsi alla superfice, studiando e scrivendo ciò che gli
altri, prima di lui, hanno studiato e scritto. Pretendere di fare
la storia del francescanesimo tutta intera con una o più riviste
del genere lo crediamo assolutamente impossibile. S’impone,
pertanto, la necessità di limitare il lavoro per provincie o
regioni e dalle provincie o dalle regioni mettere in piena luce
PICENUM SEEAPHICUM
3
tutto il tesoro storico che trovasi ancora nascosto o sparpa¬
gliato in cento opere ed in cento riviste.
Ed è precisamente questo il pensiero, il programma, lo
scopo del « Picenum Seraphicum ». Per i primi ne diano l’e¬
sempio con la speranza che altri lo seguono a vantaggio della
complessa e vastissima storia francescana.
Indole generale del Periodico.
1 . Il « Picenum Seraphicum » è strettamente regionale
ed abbraccia tutto il territorio marchigiano contenuto nelle sue
quattro provincie civili, cioè: Pesaro, Ancona, Macerata ed
Ascoli; più la Repubblica di S. Marino.
2 . Il « Picenum Seraphicum » è rigorosamente storico e
comprende i soli tre Ordini francescani nelle loro diverse Fami¬
glie ed ex Famiglie, cioè: Minori Conventuali, Clareni, Minori
Osservanti, Minori Riformati, Minori Cappuccini ed il Terz’Or-
dine regolare e secolare.
3. Il « Picenum Seraphicum » pubblica in ogni suo fasci¬
colo qualche lavoro riguardante le singole ramificazioni del¬
l’Ordine.
4. Il « Picenum Seraphicum » pubblica ciò che in ogni
sua Provincia religiosa è ancora inedito, e aduna tutto quanto
gli appartiene e trovasi sparso nelle svariatissime pubblica¬
zioni storiche dell’Ordine intero.
5. Il « Picenum Seraphicum » raccoglie in serie com¬
plete, secondo l’unità regionale: a) il Bollario; b ) la Cronolo¬
gia-storico-legale; c) gli Annali; d) il Martirologio; é) i Mor-
tilogi; f) le bibliografìe; g) le epigrafi; h) i conventi; i) le serie
gerarchiche; l) le Missioni.
6 . Il « Picenum Seraphicum » è aperto a tutti gli stu¬
diosi di storia critica francescana regionale: i competenti in
materia possono indistintamente esserne collaboratori.
7. Il « Picenum Seraphicum » interessa le città, i co¬
muni, i villaggi e le borgate di tutta la Marca, poiché ogni
più piccolo paese è patria di grandi francescani che il Perio¬
dico illustrerà insieme al suolo che li vide nascere od in cui
hanno spiegata l’opera loro.
4
PICENUM SERAPHICUM
8 . Il « Picenum Seraphicum » giova alla storia di moltis¬
sime Provincie francescane d’Italia e dell’estero, perchè è raro
il caso che nelle medesime non sia vissuto un figlio illustre
della regione marchigiana.
9. 11 « Picenum Seraphicum » completa la storia france¬
scana in generale, poiché le glorie del Piceno serafico sono
gloria dell’Ordine intero.
10. Il « Picenum Seraphicum » serve d’incitamento e
di sprone a seguire l’esempio eloquentissimo di attività e di
virtù personificate in tanti illustri e santi confratelli della
medesima regione e delle medesime provincie religiose.
Non v’è chi non veda la grande importanza di questa pe¬
riodica pubblicazione, considerandone anche superficialmente
il vastissimo e ricchissimo programma. Primo, anzi unico,
nel suo genere il « Picenum Seraphicum » è sicuro di essere
accolto favorevolmente e con vero entusiasmo da tutti i con¬
venti francescani delle Marche, dai Comuni e dalle Biblio¬
teche picene, da tutti gli amanti del francescanesimo storico,
dalle Provincie limitrofe e generalmente dall’Ordine Minoritico.
Anche i periodici francescani d’Italia, ed in modo spe¬
ciale gli « Acta » od « Analecta » delle varie Famiglie,
1’ < Archivum pranciscanum Historicum »; la « Miscellanea »
di Mons. Faloci, gli « Studi Francescani » (già « La Verna »)
e gli altri di minor mole non vedranno di mal’occhio il con¬
fratello « Picenum Seraphicum », perchè esso non invade il
loro campo, non intralcia le loro vie, non si oppone al loro
scopo: anzi, come il « Picenum » si gioverà dell’opera loro,
così essi potranno giovarsi de l’opera sua. Il « Picenum » non
è, come suol dirsi, un contro altare per gli altri; no, esso è
un vero altare a sè, tutto proprio, tutto speciale, limitato,
circoscritto, puranente regionale. Rivendicherà, è vero, ciò
che è suo, stralciando dalle opere e dalle Riviste quanto di
proprio è stato pubblicato fino ai giorni nostri e quanto si
pubblicherà in seguito, ma lo farà in modo che tutti i diritti
saranno salvati, che tutte le convenienze saranno rispettate
scrupolosamente.
LA DIREZIONE
PICENUM SERAPHICUM
5
■il n sii orna m un
Ogni convento ha la sua storia di origine, come ogni paese
ha quella di sua fondazione. La storia di un convento, isola¬
tamente presa, potrebbe sembrare di nessuna o poca importanza,
ma non è così, mettendola in relazione con quella del paese
dove sorge il convento stesso : infatti, non è raro il caso tro¬
vare molte lacune storiche di date di fatti interessantissimi
per un paese, le quali possono solo essere colmate dalla sem¬
plice descrizione circa l’origine del più umile e solitario con¬
vento. Nelle nostre Marche non vi ha angolo in cui non esista
o non sia esistito un convento francescano: è manifesta, pertanto,
la. grande importanza, l’interesse storico di uno studio in proposito.
Crediamo nostro dovere dare la precedenza, in simile la¬
voro, al convento nel quale si redige il « Picenum Seraphicum »,
pubblicando un documento inedito , il quale per il suo modo
descrittivo e per la ricchezza dei particolari , ivi contenuti, non
solo ci dà una bellissima pagina storica circa l’origine di uno
dei conventi francescani treiesi, ma illustra bellamente il santuario
del Crocifisso Redentore per il quale ha vissuto quattordici
anni la prima serie del Periodico omonimo.
Il ms. è una raccolta di memorie fatta dal P. Francesco
da Casteldemilio nel 1763, vale a dire novantadue anni dopo
i fatti ivi illustrati ( 1 ). Un Libro maestrale ms. del convento,
la cui compilazione incomincia, nel 1727, ha servito di base
storica al P. Francesco : questo libro riduce la distanza dei no¬
vantadue anni a soli dnquantasei ( 2 ). Anche il ms. del 1727
(1) Archivio del « Picenum Seraphicum » : docum. N. 345. — È un
fascicolo di 26 pagg.; misura cent. 27-|-20.—1. titolo: « Raccolta di memorie,
fatta dal P. Francesco Maria da C. Emilio Leti. Tedi, de’ Min. Riformati
dì S. Francesco, nell’An. 1763. » — 2. titolo: « Raccolta di Memorie spet¬
tanti all’Antico Convento di Valcerasa già demolito ; alle Monache di Santa
Chiara ; e Convento de Min. O. Rif. colla Descrizione dell’Antica Miraco¬
losissima Immagine del SS.mo Crocifisso di Treja Capra, detto in oggi di
Montecchio. Coll’aggiunta in fine del Compendio della Vita del Beato Pietro
da Montecchio ».
(2) Archiv. del « Picenum Seraphicum » : docum. N. 344. — Il Libro
6
2ICENUM SERAPHlCIiM
è una raccolta fedele, o meglio una copia di altro libro , molto
sciupato, nel quale trovavasi minutamente notato qua,nto accadde
dal 1668 al 1727 (1).
Possiamo quindi asserire che il documento del 1763 , non ostante
la distanza di novantadue anni dai fatti avvenuti, presenta tutta
la garanzia possibile per sostenere con evidente certezza storico¬
critica la veridicità della sua minutissima descrizione (2).
ms. ha per titolo : « Libro maestrale di questo Convento del SS.mo Crocifisso
di Montecchio. 1727 : » è legato in pergamena e conta 123 fol. scritti e
40 bianchi : misura cent. 17-|—23: è scritto dalla medesima mano sino al fol. 84.
(1) Ecco la dichiarazione che trovasi a principio del Libro : « Si
riportano nel presente Libro tutte le memorie più notabili appartenenti a
questo convento del santissimo Crocifisso, quali si conteneano in altro Libro
per l’istesso effetto formato sino dalla venuta de’ nostri nel d. Convento, ma
reso inabile 7 perchè lacerato. Ed in oltre si noterà in esso lo per Vavvenire
occorrerà di notabile ». — Il Libro lacerato, cui allude, esiste nel nostro
Archivio ed è segnato con il numero 339: però, più che Libro, esso è
un fascicolo ms., ma incompleto : misura cent. 23—)—32 ; conta sole 24 pagine
di scritto e 20 in bianco. Da uno studio accuratissimo su questo ms. si
comprende che esso è la prima copia fedele dal vero originale scritto
nel 1699. Nella prima e terza pagina, fuori enumerazione, vi sono due
titoli di altra mano. In prima pagina : « Relazione dell’Abolizione, e sop¬
pressione della Congregazione fiesolana de’ PP. de’ S. Girolemo; Venuta
de’ PP. Min. Rif. tl ; 1 raslazione del SS.mo Crocifisso con altre cose Nota¬
bili, occorse in Montecchio ». Nella terza pagina: « Relazione manuscritta
rapporto alla suppressione delli P. rt Girolamini, detti della congregazione
Fiesolana; Della Vinuta delli P. ri Min. ri Riformati di S. Fran. co in que¬
sto Convento del SS.mo Crocifisso, e della di Lui Iraslazione, Fabbrica del
Convento, ed altre cose degne di memoria occorse in questo medesimo Con¬
vento di Montecchio — Fatta da uno de’ primi Religiosi che vennero
ad abitarvi, e però di molte cose che in essa Relazione Egli racconta, ne
fu Testimonio dì vista ». Questo ms v sebbene incompleto, è della massima
importanza: le minutissime circostanze sono notate in modo così spon¬
taneo e semplice da assicurarci che lo scrittore fu in gran parte testi¬
monio vero dei fatti che narra. Il fascicolo incomincia così: « Nel Nome di
Dio, e della B. V. Maria. Incomincia la Relatione del Miracolosissimo, et
Antichissimo Crocefisso fuori dell’lll. ma Terra di Montecchio nella Prouia
della Marca d’Ancona, sua Translatione seguita li 16 di Maggio 1697 nel
Ponteficato della Santità d’Innoc. XII, essendo Vescouo di Camerino Monsig. re
Francesco Giusti di Foligno, e Gommatore Gen. le di Macerata Mons. An-
guisciola : Fabrica del nuouo Monastero fatta dalli Religiosi della più stretta
osseruanza del Seraffìco Patriarca S. Francesco, oue al presente si conserua
la Sacra Immag. con altre notitie d’Antichità del Medemo, del Luogo et
altro, et in fine le gratie, e Miracoli ».
(2) Le note marginali del documento sono precedute dall’asterisco *.
PICENUM SERAPHICUM
7
lesto del documento 11 De Min, Ossei,' Riformati„
Avendo la Santità di N. S. Clemente IX. nell’anno 1668.
con Bolla, che incomincia « Romanus Pontifex » suppressa la
quasi annientata Religione de PP. Girolimini della Congrega-
gazione di Fiesoli, (1) li quali per lo spazio di 149. Anni ave¬
vano tenuta, ed officiata la Chiesa del Santissimo Crocifisso
di Montecchio, concessa loro per istrumento da questo Illmo
Pubblico sotto li 21. Marzo dell’anno 1519. (2) nel Pontificato
di Leone X. di felice memoria; e nudrendo la Gente Montec-
chiana un divoto particolare affetto verso la Serafica Religione,
speciale de PP. Min. Oss. Riformati di S. Francesco di
Forano, li quali già questuavano in tutto questo Territorio con
grande esemplarità assai edificante, si eccitò ben presto negli
animi di questo nobilissimo Ceto la brama universale di chiamar
Essi, e non altri ad offiziare la Chiesa, e custodire la Sagra
Immagine del Santissimo Crocifisso, d’onde partiti erano li
PP. Fiesolani (3). Quindi sapendo, che l’E.mo Sig. Cardinal Fran-
soni Vescovo di Camerino, per autorità attribuitali da N. S.
Clemente X. felicemente Regnante, dovea quivi collocare una
Religione Mendicante, per aver già tutte le Rendite, e Beni di
d. Chiesa, e Congregazione suppressa, applicati al Seminario, di
Camerino, tanto si maneggiò con persuasive, e preghiere
(1) * Sub. die 6. Xbris. ex Buttar, novo pag. 467. torri. 5. — In sul
principio del secolo XV, a Fiesole, ebbe origine questa eremitica Con¬
gregazione di S. Girolamo, detta poi Congregazione fiesolana. Ne furono
fondatori due terziari francescani, cioè i BB. Carlo, Conte di Montegra-
nello fiorentino e Gualtiero de’ Marsi. Sino al 1441 la Congregazione
seguiva una regola di vita anacoretica: Eugenio IV le prescrisse di se¬
guire quella di S. Agostino. Per molti anni i Fiesolani vestirono l’abito
del Terz’Ordine francescano; ma nel 1460 ottennero dal Pontefice Pio II
un abito speciale, consistente in una tonaca bigia e cappuccio con grande
mozzetta, ed una cappa a pieghe attorno al collo. Ridotta la Congrega¬
zione ai minimi termini, Clemente IX la soppresse con la medesima Bolla
con cui soppresse quella dei Gesuati e dei Canonici di S. Giorgio in Alga.
(2) * Annal. Communit. MonteccMj, pag. 62. de Anno 1668: et in Lib.
Contus, pag. 48. et 89. — Vedi l’istrumento in fine: lettera A.
(3) Lettera B, in fine.
8
PICENUM SEKAPHICUM
questo Pubblico appresso sua Eminenza, che l’indusse a richie¬
dere con particolar premura la Religione de Minori Riformati,
come fece, alla Dieta, che celebravasi in Forano (1).
L’anno dunque 1670. adi 14. Novembre, essendo Provinciale
il P. Giovanni da Montedinove col Diffinitorio congregato in
Forano, fu accettato il Convento del SSrno Crocifisso di Mon-
tecchio; (2) ma perchè vi nacquero subito alcune contro¬
versie, ed opposizioni d’altri Regolari, non poterono li Reli¬
giosi venire ad abitarlo insino alli 11. di settembre dell’anno
sequente 1671; nel qual tempo essendo fatto nuovo Ministro
Provinciale per Breve, che fu il P. Agostino da Jesi, (3) vi
mandò quattro Religiosi a prenderne il possesso, ed abitarvi,
che furono li PP. Bonaventura da Fossombrone esProvinciale,
Simone dal Massaccio Diffinittore attuale, Ludovico da Jesi,
e Fra Giunipero da Montesanto laico (4). Già si trattenevano
questi buoni Religiosi, sotto l’ubbidienza del P. Simone loro
Presidente, nel Servizio del Sig. re in continui esercizi di
virtù, e freguente orazione; alieni dal secolo, assidui negli atti
di pietà, specialmente neH’amministrazione de SS. Sagramenti,
e contenti di quanto loro somministrava la divina Previdenza,
con somma edificazione ad ogni genere di popolo. Ma dopo
otto mesi di così felice soggiorno, a di 28. Maggio 1672; at¬
tese le condizioni esorbitanti, e gravosi pesi, che il Signor
Cardinal Fransoni espressi avea nell’Istrumento di concessione
(5) fatta al P. Bonaventura sud., che, come Delegato della
Provincia, avea col medemo capitolato, (6) giunse d’impio-
viso l’ordine del Ministro Generale al P. Presidente, che
subito cogli altri suoi Religiosi ei abbandonasse il nuovo Con¬
vento di Montecchio (7).
Appena fu ciò penetrato dal popolo, e Cittadini di questa
(1) Lettera 0, in fine.
(2) Lettera D, in fine.
(3) Di questo illustre Religioso ne parleremo a lungo nel « Picenum »
quando lo richiederà la serie cronologica dei Ministri Provinciali. Fu
carissimo al Sommo Pontefice Clemente X, il quale, con Breve aposto¬
lico in data 22 aprile 1671, lo elesse a Ministro della Riformata Pro¬
vincia Picena.
(4) Lettera E, in fine.
(5) Lettera F, in fine.
(6) Lettera Gr, in fine.
(7) Lettera H, in fine.
PICENUM SEKAPHICUM
9
nobilissima Patria, per l’amor che ognun portava alla Religione
de Min. Riformati e per l’utile spirituale sperimentato ne avea in
quei pochi mesi di loro permanenza, nacque ben tosto fra
li Signori del Magistrato un sollevamento tale, che non lascia¬
rono pietra, sopra pietra, per intertenerli da sì innopinata partenza,
insino a nuova dichiarazione de Superiori; e tanto più operavano
con calore, perche in quel medesimo ordinario erano venute
a diversi Lettere d’avviso, che l’Em. 0 Fransoni meditava di col¬
locarvi altra Religione e non quella de PP. Min. Rif. che la
Comunità avea richiesto. Quindi, sebbene era di sera, fecero
a suono di Tromba chiamare il Consiglio Gen.le, e radunato
in Palazzo circa le due ore di notte, fu decretato si mandassero
12. Cittadini principali in Convento, per pregare, e persuadere
colle più obbliganti maniere li PP. a non partire finche si
vedessero, e aggiustassero le Differenze. Ed inoltre, che il
Capitano della milizia a Cavallo circondato colla sua squadra
a modo d’assedio il Convento, affinché quegli non potessero
escire, ne altra Religione venirne al possesso (1). Ma il tutto
riuscì invano, mentre li PP. erano già partiti, e solo trova¬
rono il P. Ludovico da Jesi con fra Giunipero da Montesanto,
eh’erano restati per motivo di restituire le Chiavi della Chiesa,
e Convento con altro ricevuto in Consegna, a Chi di ragion
si competevano.
Nello stato di cose pertanto così avvanzate, si tenne da
Sig. ri Cittadini di Montecchio nuovo Consiglio, in cui si propose:
se era meglio accudire al Sig. re Cardinal Fransoni, il quale si
credeva volesse quivi collocare altra Religione, oppure ricorrere
in Roma a sua Santità, per non perdere quel Jus di Ragione,
che il Pubblico pretende sopra la detta, Chiesa, e Convento.
Furono diversi i pareri; Alcuni asserivano doversi avere ogni
riguardo a Sua Eminenza loro Vescovo; altri all’opposto, do¬
versi ricorrer a N. S., per mantenere il diritto del Pubblico
e sostenere in possesso la Religione de Min. Riformati tanto più
che sentivasi risuonare pel Paese dalla Bocca populare de’
Fanciulli I Frati di Forano , 1 Frati di Forano, e non altri al
SS.mo Crocifisso. Per il che fu giudicato espediente venirne
alla Ballottazione, la quale riuscì a pieni voti per la Rifor¬
mata Religione di S. Francesco: e ciò non senza disposizione
(1) Lettera I, in fine.
10
PICENUM SERAPHICUM
del Cielo; poiché sebbene alcuno per timore riverenziale di
Sua Eminenza, desse il voto contrario alla Religione Francescana
(conforme si dichiarò dopo il fatto) quando nondimeno si mostra¬
rono, si viddero tutti favorevoli; del che meravigliandosi quegli,
che così operato aveano, confessarono pubblicani.® esser voluntà
manifesta di Dio, che la Religione di S. Francesco abitasse
nel Convento del SSmo Crocifisso (1).
Essendo dunque le cose in tal foggia accadute in Consiglio
fu decretato di spedire in Roma un Cittadino accreditato, e
di vaglia, acciò rappresentasse a Sua Santità il desiderio uni¬
versale di tutto questo popolo, conforme già fu eseguito in
persona del Nobil Uomo Sig. Ottavio Posci, (1) il quale seppe
così bene maneggiare un sì rilevante affare appresso il Papa,
e Ministro Generale dell’Ordine, che fatte moderare dal Sig.
Cardinal Fransoni, (che ritrovavasi egli pure in Roma) le Con¬
dizioni apposte nelllstrumento di Concessione, ottenne con suo
gran decoro, e piacere del Pubblico, che li Religiosi partiti
ritornassero, come infatti ritornarono al possesso della Chiesa,
Convento, e Terreno assegnato per gli Orti. Come pure a
godere delle dieci some di selva Cedua, esistente in Contrada
del Monte, che sotto li 31. Agosto del 1671. in pubblico gene¬
rale Consiglio li fu conceduta per gratitudine, e a titolo di
mera Limosina in perpetuo accordata, prima che il P. Bona¬
ventura da Fossombrone capitolasse col Sig. Cardinal Fransoni
Vescovo di Camerino (8).
Volendo poi il P. Agostino da Iesi Ministro Provinciale
(1) * « In Relatione manuscrip. SS. Oocifixi, pag. 8 ».
(2) Lettera L, in fine.
(3) Gfr. Docum. cit, pag. 42. e ss. — Sono minutamente de¬
scritte le pratiche con felice esito espletate dal Sig. Ottavio Posci in fa¬
vore dei Religiosi per il loro solenne ritorno. Gli ostacoli principali che
impedivano ai Religiosi la permanenza nel Convento del SS. Crocifisso
erano l’obbligo in perpetuo delle Messe ed Offici, più il diritto ai Ve¬
scovi di Camerino di visitare canonicamente la Chiesa regolare: questi
ostacoli furono tolti. I signori Giuseppe Bartolozzi, Andrea Antonio Bar¬
lesi, Scillano Bianchi, Mutio Castellani, Giovanni Battista Tomassetti, Ale¬
sando Santamariabella, Giulio Sala, Orelio Cannelli e Ottavio Posci
assunsero in pertetuo l’obbligo delle 100 Messe e dei 20 Offici prima
imposto ai Religiosi: il Cardinale Fransoni modificò il secondo capitolo
dell’Istrumento di cessione, riserbando la Visita della Chiesa a se solo,
cioè per il solo tempo nel quale egli reggeva la Diocesi di Camerino.
PICENUM SERAPHICUM
11
prendere il pubblico possesso della Chiesa, Convento, e
Terreno adiacente in forma solenne, spedì bordine ne
Conventi convicini, che li PP. Guardiani mandassero m
Montecchio quel maggior numero di Religiosi, che fosse stato
possibile, per fare una Processione decorosa, e piantare solen-
nem.® la’ Croce. Quindi la Domenica in Albis li 9. Aprile
1678 portatosi il P. Provinciale sud.® con cinquanta, e più de
suoi Religiosi nell’Insigne Collegiata di Montecchio, ove col¬
l’intervento del Re.mo Capitolo, Illmo Magistrato m Abito
seguito da tutta la Cittadinanza, RR. PP. di S. Agostino,
tutte le Confraternite con numeroso Popolo dell’uno, e l’altro
sesso, posto in buona ordinanza, al suono di tutte le Campane
si di è principio alla solenne Processione, la quale si venne a
terminare alla Chiesa del SSmo Crocifisso, ove il P. Zaccaria
da Mont’Alboddo Pred. Gen.le de Min. Rif.ti recitò un’erudi¬
tissimo Panigirico in subjecta materia con plauso univeisale di
tutti (1). „ , _ T ....
Spedita questa Funzione, che fu il Possesso Legittimo
di questa Chiesa e Convento, si portò il P. Provinciale co’
Religiosi a benedire la Croce in tale occasione eretta, ove al
presente si ritrova; che suol piantarsi ne Conventi in segno
di vera Religione, e di Trofeo al Divin Redentore; e con ciò si
diè fine, e compimento a tutta la Funzione con somma alle¬
grezza, e contento generale del Popolo, e Sig.ri Montecchiani,
che in segno di gratitudine, vedendo il gran numero de Re¬
ligiosi ristretti in si piccolo Convento, e mal’acconcie stanze,
esibì ciascheduno, oltre il bisognevole del vitto, la propria
Abitazione. E pregarono il P. Provinciale di ordinai e la Fab¬
brica di un Regolato Monastero, che da parte del Pubblico,
e divoti Benefattori, non si mancherebbe di tempo in tempo
somministrarli la necessaria Limosina (2).
{Continua)
(1) Lettera M, in fine.
(2) * « In Relat. SS. Crocifixi, pag. 4 ».
12
PICENUM SEBAPHIOUM
DOCUMENTI AGGIUNTI
A — Nei medesimi Annali di Montecchio, anno 1527, fol. 5
si legge l’istrumento di consegna alla Congregazione fiesolana del
seguente tenore: « In Dei Nomine. Amen. — Anno Domini 1519: Indic-
« tione septima : tempore Sanctissimi in Christo Patris, et Domini Nostri
« D. Leonis divina proyidentia Papae X, die 21 Martii. — Nobiles et
« circumspecti Viri Christoforus Antolini, ser Percesareus Ser Antonii et
« Aegidius Francisci Patulli de Terra Monticuli magnifici Domini Priores
« dictae Terrae, et Antonius Franciscus Jacobi Musciarelli de dieta Terra
« Smdicus Communis dictae Terrae ; nec non Joannes Angelus Francisci
« de Marchionibus, ser Andreas ser Jacobi et ser Perantonius ser Ste-
« phani de dieta Terra, Homines electi et deputati : per praefatos Domi-
« nos Priores, absentibus Antonio Magistri Mariani praefatorum DD. Prio-
« rum et Gomito Ser Jacobo Philippi uno ex dictis Hominibus deputatis,
« quorum vices gerere asserentes, vigore arbitrii, auctoritatis et remissionis
« sibi ipsis concessi ex decreto generalis Consilii dictae Terrae etc. et
« vice et nomine dicti Communis, et egregii viri Ser Bernardinus Jaco-
« melli et Lmardus. Angelelli de Sancta Lucia de dieta Terra. Priores
« Fraternitatis Disciplinatorum dictae Terrae, et Ser Franciscus Domini
« Jacobi et Benedictus Augustini Botii de dieta Terra homines dictae
« Fraternitatis deputati vigore auctoritatis, arbitrii et remissionis per eos
« omnes factae ex. Decreto Congregationis seu Coadunantiae dictae Fra-
« ternitatis prò. seipsis, et vice et nomine dictae Fraternitatis, ipsi omnes
« supranominati et quilibet ipsorum nominibus quibus supra unanimiter
« et concorditer, eorum nomine discrepante, venientes ad hanc concor-
« diam, ac translationem, sponte et ex certa scientia moti, meliori modo
« etc., dederunt, tradiderunt, cesserunt jure proprio et in perpetuum Re-
« ligioni S. Hieronymi et prò dieta Religione recipienti Fratri Eusebio
« Sor Nicolai de Matillica Procuratori dictae Religionis, praesenti et ac-
« captanti Locum, seu Ecclesiam Plebis Treiae extra muros dictae Ter-
« rae, in qua residet, et colitur Imago Divi Crucifixi, cum omnibus do-
« mibus et aliis pertinentiis circumquaque dictam Ecclesiam positis in
« Territorio dictae Terrae in Contrata plebis Treiae iuxta sua latera etc.,
« ad habendum etc. Insuperque quod dieta Eeligio, seu eius Fratres ullo
« unquam tempore non possint, nec valeant dictum locum, et Ecclesiam,
« ut supra, cedere, dare, permutare seu trasferre alicui alteri Religioni^
« seu cuicunque personae cuiuscunque dignitatis, quomodocumque, et
« qualitercunque etc. Et casu quo darent, cederent, permutarent, seu
« quomodolibet trasferrent, vel quod dieta Religio, et Fratres derelinque-
« rent dictum locum et Ecclesiam, quod dieta Gommunitas et Fraterni-
« tas sit in jure suo, et quod dieta Concessio sit nullius valoris et effi-
« caciae etc. — Actum in Terra Monteccliii etc ».
PICENUM SEBAPHIOUM
1B
JJ _ Qf r (locum. 339, pag. 4: —« Ridottasi dunque la Chiesa del SSmo
« Crocefisso,'e Conuentino senza Religiosi, giudicossi anco non essere
« conueniente, che una cotanto antica e santa Immag. restasse priua ai-
« fatto di qualche Ministro Ecclesiastico; riflettendo anco m ciò 1 Em.“°
« Sig 0 Card. 6 Giacomo Fransoni Yes.° di Camerino, ui destino 1 esemplar
« r is\ m0 Sig. e D. Giuseppe Serpieri; acciò u’essercitasse li sacramenti.
« Custodisse il Conuentino, Vasi Sagri, et altri Vutensilj e quel di più,
« ch’era il maggiore, che era la Sacra Statua del SS. Crocefìsso, quale
« qui s’intende descriuere con tutto il restante sino al giorno, et Anno
* Pr C-Cfr 1 docum. 339, pag. 4-5: - « L’IU.™ Magistrato e tutto il Con-
« siglio unitosi si propose di supplicare l’Emin. m0 Yes.° sod. °, e la Santa
« Sede [onde] si degnasse collocami qualche Relig. 6 Mendicante, che 1 offi-
« tiasse, et aiutasse l’Anime concorrenti con Diurni Sacramenti; e dopo
« uari consulti, riflessi, pareri, e Consegli si stabilì di nominare la Re-
« ligione Riformata di S. Fran. 66 della quale detti SS. 1 haueuano la cogm-
« tione, mentre ui cercauano la limosina li Religiosi del Con. ° di S. E ran.
« di Forano, solo 5 miglia distanti da detta Terra. Questi dunque nominati
« in specie dallTll.mo Magistrato e Conseglio furono richiesti allErn. mo
« sod. to quale anch’egli conosceua non conuenirsi, che un solo sacerd. 6 tosse
« in detto luogo sufficiente, che perciò lodò molto il zelo de Citta-
« dini di Montecchio supplicanti, e li ringratiò della nomina latta di tali
« Religiosi: Onde benignami 6 compiacquesi. — Riceuuto dallTll. m0 Magi-
« strato e Cittadini di Montecchio l’ord. e con l’approuatione dell’elettione
« di detta Religione, non si puoi esprimere quanto contento, hebbe ognuno,
« e con la maggior diligenza possibile si spedì dal Magistrato persona
« a posta al P. M. R. Gio : da Monte di Noue, che in quel tempo era
« Prouinciale a portarli le Pubbliche lettere dell’eiettione fatta,, e del
« consenso deU’Em.™ Ordinario, quali riceuute, e lette, ne senti gran
« contento: onde rispedì il Messo con 1 *> di ringraziamento all IU. m0 Magi-
« strato, e commise al P. M. R. Bonauentura da. Fossombrone, huomo
« dottissimo, e già stato Prou. le , molto ben cognito a S. Emm. za , accio
« lo ringratiasse a nome del detto P/ G Prou. le , e del Diffimtono dell ho-
« nore fatto alla sod. ta Belig. 6 , e nella l. ia credentiale n era ^ nco ? c e
« tal negotio non poteua da se solo determinarla; ma che nel Gonu . di
« S. Fran. co di Forano fra breui giorni douenasi congregare, tutto il
« Diffinitorio, e il tutto^si sarebbe trattato, e se ne sarebbe liportato a
« S. E. il concluso ». — « Nella l. ra responsiua deirEm.° detto all 111. mo
« Publico, u’era anco per sua parte chiamasse li Religiosi della Relig. e no-
« minata, ch’andassero in detto Conuentino, e eh essendo Confessori
« altroue, senz’altro sodisfacessero le pie brame di deuoti concorrenti,
« e gl’amministrassero li Divini Sac. 11 Di piu il sod. to Em.° scrisse una
« lt. ra al M. R. Cap. 10 de SS. 1 Canonici, acciò in giungerai li Religiosi
« sod.* 1 li riceuessero con distintione di stima, e carità ». _
j) — « Congressus habitus in Conventu S. Francisci Forani sub die 14
« mensis novembris 1670: = Decretimi. — Proposito et exposito Ad. RR.
« Patribus Deffinitorii voto Ill.mae Communitatis Monticuli, nec non be-
« neplacito, ac gratia E.mi Card. Fransoni E J 1 Camerinen. Reformatioms
14
PICENUM SERAPHICUM
« S. Francisci optime merito prò assignatione Conventus S. mi Crucifixi
« supradietae Terrae Patribus ac fratribus nostrae Eef. Provinciae. Patres
« Deffinitorii unanimi consensu optimaque voluntate decreverunt, prae-
« babita debita gratiarum redditione supradicto E. mo Omnibus et singnb's
« dictae Communitatis, supradictum Con ventura esse acceptandum, dum-
« modo servetur Constitutio Urbani Vili, ad quam concedentes facultatem
« Adm. E. P. Bonaventurae a Forosempronii Provinciae Patri ac Deffi-
« nitori subrogato, EEeverendisque PP. Francisco a S.° Severino et Celso
« ab Asculo Deffinitoribus, nec non E. P. Io: Baptist. 8 a Torricella
« Custode, nomine, et vice totius Deffinitorii, ac Provinciae, acceptandi
« supradictum Conventum iuxta indultum a SS.mo D. N. Clemente Papa X
« concessum supradicto E.mo Fransono E.p° Camerinen. — Datum in
« nostro Conventu ut supradictis die et anno quibus supra etc. — Ita
« est ego Frater Celsus ab Asculo Deffinitor etc. Ita est Ego Fr. Fran. cus
« a S. to Severino Deffinitor = Ita est ego Fr. Io: Bap. ta a Torricella Custos
« etc. Ita est Ego Fr. Bonaventura a Forosempronii Ptr, et Deffinitor —
« Fr. Ioannes a Monte denovem Minister Provincialis. » — Cfr. Archivio
della Provincia di S. Pacifico, voi. « B », pagg. 153 v e 154 v : Archiv.
del Picenum Seraphicum, docum. 344, fol. 36 v : docum. 339, pag. 5.
E — Cfr. docum. 339, pag. 6-7: « Li primi Padri, e Eeligiosi destinati per
« habitarui, riceuuto fiord.® del P. Prou. 1 ® col precetto della santa
« Vbbid. 8 e merito s’incaminorono uerso lTll. ma Terra di Monteccbio,
« doue giunti furono riceuuti con ogni segno di uera Carità in Casa del
« Sig. Fran. 00 Bartolozzi Zio per parte di Donna del sod. to P. re Lodo-
« uico, in casa del quale u’era il Sig. Dottor Giuseppe Bartolozzi suo
« figlio, e Vie. 0 Foraneo dell’Em. 0 Fransoni, quali dopo la debita refìcia-
« tione si portorono tutti insieme al Palazzo dellTll. mo Magistrato, che
« in Habito gl’attendeua con tutta la Nobiltà concorsaui; doue giunti e
« fattale humilissima riuerenza, anco per parte del P. Prov. 1 ®, Diffinitorio
« e Padri di Prouintia, le rese anco infinitissime gratie d’hauerli eletti a
« possedere il miglior Tesoro, che godessero nella Patria, con altre ceri-
« monie d’esprettione in simili congionture douute, alche per parte del-
« lTll. mo Magistrato presente e di tutta l’ll’ ma Com. tà e del Popolo le fu corri
« sposto in tutto, e per tutto con tutte quelle uere, e sincere dimostrationi si
« conuengono in simili affari, e che per loro parte non sarebbero mai mancati
« desisterli ne loro bisogni. Dopo portatisi a riuerire il Molto Eeu. Capitolo
« de SS. 1 Canonici, che medemam. 4 ® stauano all’orda allestiliin Habito, si usò
« l’istessa cerimonia di riuerenza, et altro, quali intenneriti uedersi auanti
« quei Eeligiosi tutti humili con segni di uera carità, e cordialità erano
« da moderni abbracciati, e douunque andauano, e passauanno ogn’un cor-
« reua, e benediceua Iddio gl’hauesse esauditi, e consolati, e ne rende-
« uano infinitissime gratie d’haver ottenuto quanto bramauano. — Finiti in
« ogni parte li Complimenti domiti furono accompagnati detti Eeligiosi
« sino al Crocefisso dallTll. mo Magistrato col suo Notaro, dal Molto Ben.
« Capitolo col detto Sig.® Vie. 0 Foraneo, e dalla Nobiltà tutta con gran
« quantità di popolo, e fra questi il sod. to Sig.® Fran. 00 Bartalozzi, come
« Sindaco Appostolico in Montecchio, nominato e dichiarato dal med.°
« P. Prou. 1 ®, Diffinit. 0 e Padri di Prou. ia , godendo per auanti ancora il
PICENUM SERAPHICUM
15
« titolo di Sindico del Conuen. to di Forano: Doue giunti, e tutti entrati
« in Chiesa, e fatta oratione, il Sig. Sindaco Ap. lio ° sod. to per parte
« della Eeligione richiese si douesse consignare secondo il rescritto del
« Sig. Card.® Fransoni Ves.° di Camerino la Chiesa, e Conu. to del
« SS. mo Crocef° come si haueua supplicato lTll. mo Publico di Mon-
« tecchio, al che le fu risposto dal Sig. Dottor Gius. e suo figlio, e Vic.° :
« Foraneo, che per all’hora non poteua mettere in possesso la Eelig. 0
« di detta Chiesa, Conuento, e suppellettili, mentre da sua Emin. a non
« haueua hauuto altr’ ordine che di mettere detti Eeligiosi in detto Luogo
« come custodi, e che di tutto ne douesse pigliare Inuentario, e che il
« publico possesso si sarebbe poi fatto con tutte le solennità, et Instru-
« mento etc. ».
F — Archiv. del « Picenum Seraphicum, doc. cit. pagg. 30. y e seg. —
« In Dei Nomine. Anno D. ni Nostri Jesu XJ tì Millesimo sexcentesimo
« septuagesimo primo. Ind. ne Decima tempore Pon. tus SS. mi in XU 0
« Patris, et D. N. D. Clementis Divina provid. 8 Papae Decimi, die vero
« Undecima mensis Septembris. — Essendo che la Santità di N. S. Cle-
« mente Papa decimo se sia compiaciuta di dar facoltà all’Em. mo e E. mo
« Sig. Card. 1 ® Fransone Uescovo di Camerino di poter dare l’uso della
« Chiesa del SS. m0 Crocefisso della Terra di Montecchio doue stauano
« li PP. di S. Girolamo di Fiesoli soppressi dalla fel. mem. di Clemente
« Papa nono ad altri Eeligiosi mendicanti con qualche proportione di
« Sito, e con quelle condizioni, e pesi, che saranno stimate opportune
« dall’Em. 28 S. come nel rescritto fatto lì 2 Maggio prossimo passato,
« il quale resta registrato nella Cancellaria Ep. al ®, et anco in fine del
« presente In. stro etc., e uolendo S. E. graziare li PP. minori Osservanti
« Eeformati di S. Francesco della Prouincia della Marca della detta chiesa,
« e Convento del SS. mo Crocefisso di Montecchio, ha stabilito alli mede. mi
« cederli l’uso di detta Chiesa, e Conuento con gl’infratti patti, e condi-
« tioni, come appresso. — Di qui è, che il d.° Em. mo Sig. Card. 1 ® in
« vigore delle facoltà concesseli dalla Santità di N. S. Clemente Papa
« Decimo come in detto Eescritto, al quale ec. cede, e concede alli
« med. mi PP. minori Osservanti Eiformati di S. Fran. 00 della Prouincia
« della Marca pnte, accettante ecc. Il M. t0 E. P. F. Bonauentura da
« Fossombruno Lettore, Predicatore Gnle, e Padre di Prouincia in ui-
« gore delle facoltà concesseli dal E. m0 P. Fra Agostino da Jesi Mini-
« stro Prouinciale dell’Ordine, come per sua lettera data li 8 Settembre
« corrente ec., in uigore del Decreto fatto in pubblico Definitorio ec.,
« l’uso della mede. ma Chiesa, e Conuento del SS. mo Crocefisso con quella
« proportione di sito, che si stimarà necessario, et a proposito dal Sig.
« D. Santi Paiucci Agente di S. E., al quale ne le dà la facoltà neces-
« saria: questa concessione l’E. S. la fa con gfiinfrtati patti, capitoli, e
« condizioni, che promette d.° P. nel nome come sopra attene re, et os-
« seruare, e che li mede.™ 1 PP. osseruaranno, et adempiranno ad unguem
« — Primo si concede alli dd. ! PP. Eeformati l’uso della Chiesa, e Con.* 0
« del SS.mo Crocefisso di Montecchio con le suppellettili ecclesaistiche,
« Libri da Choro, che di presente ui sono, e suppellettili ad uso de Mo-
« naci, toltone la Caldara per il mosto, e quattro Botti, che douranno
16
PIGENUM SERAPHICUM
« servire per il Seminario de Chierici di Camerino, e d.° uso si concede
« a dd. 1 PP. sino a che alli med. 1 PP. sarà permesso d’iui habitare con
« dichiaratione, e patto espresso, che qualunque uolta per qualsiuoglia
« motiuo, e causa li dd. 1 Religiosi non uolessero, o non potessero quiui
« habitare ritorni al d.° Seminario il d.° Conuento, e Chiesa con tutte, e
« singole suppellettili come Ecclesiastiche, come di qualsiuoglia altra
« sorte, che in quel tempo quiui si ritrouaranno con tutti li migliora-
« menti, fabriche, et ogni altra cosa, et acquisto, che per d.° Mon. rio ha-
« uessero fatto, perchè cosi etc., et il P. Bonauentura il tutto a nome
« di detti Religiosi, e Religione accetta, e promette esseguire con buona,
« e sincera fede. — In oltre si concede alli mede.mi anche per concor-
« rere all’Instanza, e desiderio del pubblico della d. a Terra di Montec-
« chio due opere, e mezzo in circa di Terreno della possessione, o pure
« Prato spettante al med. mo Seminario da determinarsi con l’accesso, et
« assistenza del sud. Sig. D. Santi Paliucci, il quale considerarà quello,
« che senza incommodo graue si possa loro concedere per ampliare l’horto
« loro e se si possa darli commodità di dedurre l’Acqua se li conceda
« rimettendo ciò alla Uisita, che si farà del Luogo. — Si riserba all’Em. 1110
« Uescouo, e suoi successori la Uisita della Chiesa med. ma non già del
« Conuento de Padri quanto a costumi loro, e uiuere regolare, ma per
« quel solo, che riguarda al mantenimento della Chiesa, soddisfatione del
« peso, che ha la mede. ma uerso a Padroni delle Cappelle, e tutte le
« ragioni del Culto della med. a — E quanto a PP. e loro costumi si
« riserba la Uisita quando non tenghino il numero prescritto da Canoni,
« e Constituzioni Apli. che , et altri Casi in quelle ordinati. — Si obligano
« li PP. all’incontro d’offitiare secondo il loro Instituto la med. ma Chiesa,
« mantenere il numero prescritto dalle Constituzioni di Clemente ottauo,
« et Urbano ottauo, et altri Sommi Pontefici di adempire il contenuto
« in esse. — Et in oltre in riguardo di d. a Concessione, come anche del
« Terreno, che si aggiunge all’Horto antico già di dd. 1 PP. Fiesolani
« s’obligano in perpetuo in sodisfatione de pesi, che sono in detta Chiesa
« Messe basse N. Cento con Uenti offizii conforme alla Tabella di d. a
« Chiesa, et applicare il Sacrifìtio per sodisfatione de mede. mì — Et in
« oltre contribuendo il Seminario a dd. 1 Religiosi per elemosina an-
« nualm. te scudi quattro s’obligano li mede. mi PP. di celebrare oltre le
« sopradd. a Messe altre Messe ottanta annue in sodisfatione come sopra. —
« E durante la uita di D. Girolamo Buratti, al quale è stato assegnato
« il peso della sodisfazione di Messe Cento ottanta per adempimento de
« Legati parimente esistenti in detta Chiesa del SS.mo Crocefisso deb-
« bano dd. 1 Religiosi dare ogni commodo di Paramenti, Cera, Uino, et
« ogn’altra cosa per la celebratone di dd. e Messe, e dopo la morte di
« d.° Buratti li dd. 1 PP. debbano dare commodità ad altro Sacerdote
« che deputarà il Seminario per la sodisfatione di dd. e Messe quando
« però li PP. non assumino in se il peso di celebrarle con l’elemosina
« di scudi diece annui, del che conuerranno col Seminario rimanendo
« così li PP. come il Seminario in arbitrio di aggiustarsi. — Che li dd. 1
« PP. siano obligati fabricare un muro diuisorio tra la terra da conse-
« gnarseli, e la poss. ne del Seminario, e ciò subito assegnatali d. a terra,
PICENUM SERAPHICUM
17
« et interim siano tenuti sodisfare li pesi delle Messe come sopra, benché
« per tal causa restasse d.° terreno inculto senza frutto. — Che siano
« obligati dd. 1 PP. d’insegnare tutte le Domeniche la Dottrina Christiana.
« — Haueranno il peso di tenere in d.° Con. to un Religioso, che legga
« la Morale, et assisti, quando così commandi il Uescouo prò tempore
« alle conferenza de Casi. E perchè è mente di S. E., che li dd. 1 Reli-
« giosi debbano stanziare quiui con ogni quiete, et attendere al seruizio
« di Dio, e per rimouere tutte le occasioni di disturbi soliti a cagionarsi
« per l’occasione del Jus seppeliendi così alla quarta funerale, come in
« ogn’altra cosa, che riguarda il d.° Jus seppeliendi, così in riguardo
« de loro Privilegi], come delle consuetudini del d.° Luogo, conuengono,
« che presa l’informatione S. E. delle Consuetudini che si osseruano in
« d.° Luogo, in questi casi determini il modo da tenersi da dd. 1 PP.
« Religiosi — Et in oltre si concede alli med. 1 PP. il Jus questuandi
« come haueuano li PP. Fiesolani, et ogn’altra cosa, che haueuano dd. 1
« PP. in ordine alle Funzioni publiche, e priuate. — Quali Capitoli, e
« Condizioni sopra espressi il d.° P. Bonauentura in nome delli med. 1
« PP., e loro successori in essa Religione promette, che osseruaranno,
« et adempiranno in tutto, e per tutto nel modo, e forma sopra espressi,
« contro non fare, dire, o uenire per se, o per altri direttami®, o indi-
« rettami®, tacitami®, o espressami® sotto qualsiuoglia ragione, o pre-
« testo, Indulto, Privilegi concessi alla loro Religione comprese nel Mare
« magnum si ve Bulla aurea, et anche da concedersi benché di ragione
« potessero etc. perchè così etc. e non altrimi 1 etc. del che etc. e per
« osservatione delle cose premesse d.° P. Bonauentura nel nome come
« sopra obliga se, e dd. 1 PP. Religiosi, e loro successori nella med. a
« Religione pn. u , e futuri nella più ampia, e ualida forma della R. C.
« A. con tutte, e singole sue C. le etc. ren. do etc. promettendo etc. super
« quibus etc. — Actum Camerini in E.pali Palatio, et in mansionibus
« Prelibati Em. mi E. pi sit. iuxta sua notiss. ma lat. a etc. pn. tibus ibid. m
« Per Ill. m , et E. pl D. Io : Ba.p. tam Luca de Terra Matelicae Came-
« rimen. Dioces., et D. Venantio Porphirio de Camerino Testibus eto. —
« Paulus Riccius Cancell. rlus reg. s etc. ».
G — Cfr. Archiv. del « Picenum Seraphicum », docum. cit. p. 36. — « Te-
« nor litterarum R. mi P. ris Provincialis talis est ut sequitur, Videlicet.
« — Poris, omisso sigillo: — Al M. to R. P. P.iie Oss. mo II P. Buona-
« ventura da Fossombrone Lettore Predicatore Gn.le, e P. re di Provin-
« eia de Min. rl Oss. ti Reformati. Camerino. — Intus vero: — M. t0 R.
« P. mio Sing. mo In virtù del Decreto fatto in Forano significatomi dalla
« P. Y. M. to R. Io accetto il Convento del SS. mo Crocefisso di Montecchio
« per la mia Religione secondo le Condizioni disposte dall’Em. mo Fran-
« sone Vescovo di Camerino, onde Y. P. M. t0 R. in vigore di questa
« mia potrà capitolare, Instrumentare, e tare quanto sarà necessario per
« tal’atto, in suo tempo poi se ne pigliarà il pubblico possesso col mag-
« gior decoro che sarà possibile a noi. V. f\ M. R. intanto si conservi
« con buona salute, che Io con salutarla di cuore mi sottoscrivo volon-
« tieri Di V. P. M. R. — Pesaro 8 settembre 1671 — Cord. mo e Part. mo
« Servo vero fra Agostino da Jesi Min. ro Prov. le ».
Anno I, 1915 - Fascicolo I. 2
18
PICENUM SERAPHICUM
H — Quest’ordine generalizio fu provocato dalla semplice esposizione
fatta dai Padri di Provincia riguardo lustramento di cessione, riportato
per intero nella nota precedente. Il diritto arbitrario riservato dal Fran- ,
soni di visitare una chiesa regolare e i gravosi obblighi imposti dal
medesimo alla famiglia religiosa non potevano permettere una pacifica
accettazione da parte dell’Ordine.
E bellissima ed assai interessante la dettagliata narrazione del docu¬
mento 339, pag. 8. a ss: non possiamo dispensarci dal riportarla per
intero. — « Sentiuansi ben spesso da diuersi della medema Terra alcune
« parole da pensarci molto sopra, ma non poteuano darli ferma credenza
« li Religiosi, che le udiuano. Diceuano alcuni, che uolentieri hauerebbero
« dato, e donato al Conuento alcune cose necessarie per dormire, et
« altro, ma temeuano, che la Religione un giorno hauesse lasciato il
« Conuento, e perso il tutto. Altri rincoraggiauano li frati a star saldi,
« e non abbandonare il Santis. 0 Crocefisso per li patimenti che faceuano;
« altri auuanzandosi più nel discorso, minacciauano di uoler dire, e fare
« del male, se qualcuno fosse uoluto uenire a leuare la Relig. e da quel
« luogo; e altri simili, e più sensati rimbotti si sentiuano; ma non si
« sapeua, che fondamento hauessero questi alterati discorsi. Alla fine si
« scoprì in chiaro il tutto. Mentre uolendo il P. Prou. le uenire al fine ,
« con trattare alle strette conl’Emo. Yes.° si trouomo nel Medemo delle
« difficoltà e durezze, uolendo porre nell’Istrum. 0 delle cose esorbitanti,
« e fuori della sfera del stato de conuenti Regolari, e formali, e cono-
« scendo la Relig. e non essere douerosi, non acconsentiua la Relig. 0
« accettarle, e l’Em. za sua nelle sue durezze, altrimente non concedendo:
« Onde passò fra le parti qualche principio alterato da temere Teschi- i
« sione del trattato, uolendo ciascheduna delle parti sostenere li proprii
« doveri. Il sod.° P. Prou. le scrisse una lettera al P. R. mo Gh. le in
« Roma, rappresentandoli il merito della causa nel stato, che si trouaua
« che egli fu risposto, ch’haurebbe procurato lui medemo con S. E.
« qualche honoreuole aggiustamento per l’una, e l’altra parte; come in
« fatti fece con ogni efficacia, et arte, ma in damo, mentre tal Em. za
« e quelle ed altre aggiungeua al negotio: Onde uedutosi apertam. 0 la
« repugnanza ordinò il P. R. mo Gen. le con una sua l. ra al sod.°
« P. Prou. le , che abbandonasse il Con. to ; e che rimouesse da quello li
« Religiosi con precetto di S. Ubbid. a e in caso di renitenza dichiara-
« uasi incorso nella censura, e che si consignasse il conu. to a chi di
« ragione si doueua, e partissero. Riceuuto quest’ord. 0 così rigoroso,
« subito scrisse al P. Simone dal Massaccio Diff. re e Presid. 0 con ordi-
« narle quanto il Gen. le commandaua, complicandole dentro copia della
« l. ra del Gen. le , e nel med.° ordinario riceuè anco l. ra precettiua del
« Gn.le, che si lasciasse il conu. to . Sentiuansi ogn’ordinario l. re di Roma,
« che S. E. trattaua alle strette con un’altra Relig. 6 , che iui uoleua
« collocare; e di già si daua per concluso il trattato, e si diceua anco
« pubblicani. 0 con la concessione a S. E. di una cosa, che è il più bel-
« l’ornamento, che habbi il Conuento, e lo sborso anco di certa somma
« di danaro per il Seminario di Camerino, et altre simili cose; ma non
« gli si prestaua intiera fede, e credenza: tuttauolta conturbaua molto
PICENUM SERAPHICUM
19
« l’Animo de SS. ri Cittadini affettuosissimi, e del Popolo tutto deuotis-
« simo dell’Ord. 0 Serafico, e non gli pareua credibile, che S. E. douesse
« porre iui altra Religione, senza parteciparne prima l’Ill. ma Com. tà
« tanto più, che si era dichiarato nella risp. a alla medema, che uolen-
« tieri le concedeua li Religiosi nominati, e chiamati da quella; sospefi-
« tauano però molto potesse essere, come si diceua; poiché in quei giorni
« comparuero 4 Religiosi di quella Relig. 0 nella Terra di Montecchio,
« quali a dirittura andorno a trouare un Ministro Ecclesiastico depen-
« dente da S. .E., che da qualche tempo si tratteneua in Montecchio
« senza potersi penetrare per qual’affare, e questi con quello si portorno
« a uedere il Crocefisso, il Con: to , e insino il Campanile, e le Cam-
« pane, e li uedeuano discorrere con gran premura, ma non si poteua
« sentire niente: oltre a questo il sod.° Ministro Ecclesiastico andaua
« facendo con Cittadini offitio di offerire il Patrocinio di Sua Em. a ne
« loro bisogni, e di già alcuni si erano molto affettionati a S. E., e
« questi faceuano le prattiehe per hauerne altri della loro sequela, e
« partito, e già fra Cittadini si discorreua uariam. e della permanenza
« de Religiosi nel Conu. to del SS. mo Crocefisso.
I — Cfr. Arch. del « Picenum Seraphicum », docum. cit., pag. 2 e
ss. « Ma ciò penetrato da cittadini, e popolo, suscitossi per la Terra
« un susurro dicendosi i Padri del Crocefìsso uanno uia. Questa uoce
« popolare commosse vigorosam. te le menti, e gli animi de’ principali
« bene affetti, ancorché fusse di notte, non mancarono per effetto di
« pietà adoprarsi con le forze anche militari di opporsi alla partenza
« delli Religiosi, che allo strepito delle trombe in un momento postasi
« in ordinanza la cauallaria, si spinse ad auanzarsi ne posti per impe-
« dire la deliberatiome de PP. subordinata alla Ubbidienza Religiosa.
« Giunse il Capitano al Conuento, parlò a Padri in tal forma : — Questa
« nostra Terra per uolontà Diurna hebbe certa cognitione di quant’utile
« sia in questo conuento il uiuere de Padri Refor.* 1 di S. Francesco in
« beneficio dell Anime; che per ciò il generale Consiglio ricorse con
« supplica alla S.^ di N. S. si degnasse per gratia concedere questa
« Chiesa e Conuento a Lor’altri Padri; benignamente se ne compiacque
« il Sommo Pontefice: Qual ragione dunque uuole si abbusi la gratia
« della S. tà Sua, e priuare il popolo di quel bene, che si spera a mag-
« gior gloria del Sig. re dall’opere sante di sì perfetta Religione? Non
« è del. Cieffi nelle cose appartenenti alla pietà muouere diuersamente i
« pareri, ne è douere partire, che non lo uuole la Terra, nè uuole Iddio;
» se le oppositioni ui sforzano lasciare il Conuento, abbandonar la
« Chiesa si trouarà modo proportionato, che non si lasci il Con. to , e si
« frequenti il culto Diuino. Quel femore d’ubbidienza per cui pugnate
« eon resolutioni non opportune, perchè non ui moue pur entro rimpro-
« uen a non lasciare derelitte quell’Anime, che per la salute uengono
« a uoi? So di certo,, che sarà commoda la pietà al uostro spirito non
« turbato da contrarij, perchè non attenda con maggior pace alla con-
« quista del Cielo. Padri per la lingua parla il Cuore, spinto da impulsi
« dello Spirito Santo, quale uuole merauiglie dalle nostre uirtù, in sal-
« uezza di quelle Anime redente dal Sangue pretiosissino di questo Cro-
20
PICENUM SERA.PHICUM
« cefisso; Contetateui Uoi generosam. te con Spirito Serafico cooperare a
« quel bene per il quale uestì carne fiumana l’eterno Figlio dell’Onnipo-
« tente Dio; piegate pur costanti granimi a quelle gloriose fatighe, per
« le quali si spopola l’Inferno, e si riempie il Paradiso d’Anime beate
« etc. » «
L — * « In Lib. cony. pag. 42 et sequent. » — Questo Libro è preci¬
samente il documento 344 da noi citato e cfie conservasi nell’ Archivio
del « Picenum SerapJiicum » : — « Ma percfiè molto più premeua al Pu-
« blico di Monteccfiio la permanenza de’ medesimi Padri in questo Con-
« uento per benefìtio spirituale, et Uniuersale de deuoti del Paese, e con-
« correnti forastieri, anche da Parti lontane oltre questa Prouincia fece
« preuentiuam. te conuocare un generale Consiglio sotto li 23. Maggio
« 1672. circa le due hore di notte, nel quale fu decretato d’impedire
« ogni modo la partenza di detti PP. cfie erano commandati dal sud- 0
« Min. ro generale [P. Francesco Maria Bivi] di lasciare questo Conuento,
« e pregare il Sud.° P. Bonauentura a portarsi in Roma, et anche per-
« sone apposta per rimediare la detta partenza, e particolarmente pre-
« gare per tale effetto il Sig. Dottore Federico Castellani Cittadino ben
« pratico, e conosciuto in Roma di prendersi quest’ incornino do per aggiu-
« stare opera si necessaria in salute dell’Anime, ed intanto non si fa-
« cesse innouatione alcuna sino ad altra dichiaratione delli superiori,
« come anche fame memoriale sottoscritto da Cittadini, e popolani con
« rappresentare al Papa, et a chi fosse bisogno quanto si giudicasse
« espediente per il mantenimento di essi PP. in questo Conuento. E
« perchè una si improuisa nuoua della partenza de PP. riusciua assai
« noiosa, e mal intesa da tutto il Popolo, riguardo alle Confessioni Co-
« munioni et altri aiuti spirituali, fu similmente decretato, che si man-
« dassero diece, o dodici Cittadini principali in Conuento per pregare
« li sudetti Padri acciò non partissero, e non lasciassero in abbandono
« il Con. to sino a nuouo ordine, e quando ciò hauessero ricusato di fare
« s’ottenesse l’Inibitione. In esecutione dunque delli sudetti Decreti ot-
« tenuti per li Consigli di Credenza, e generale nemine discrepante li
« suddetti dodici Cittadini si portorono in Con. to per pregare li PP.
« acciò non partissero ; anzi di più il Sig. Capitano Claudio Teloni con
« squadra di Soldati a Cauallo circondò in modo d’Assedio il Con. to ,
« perchè li PP. non potessero uscire, e portarsi in altro Con. to , ma il
« tutto riuscì uano, mentre li PP. erano già partiti, e solo rimasto il P.
« Luduuico da Iesi, e Fra Giunipero da Montesanto con pretesto di re-
« stituire le Chiaui della Chiesa, e Con. to , et ogni altro riceuuto in
« consegna, secondo il rescritto Inuentario, et indicato nell’Istrum. to di
« concessione del Con. to : Onde risoluerono li Sig. ri del Consiglio di
« Montecchio di spedire a piedi dal Papa un Cittadino, acciò ritornas-
« sero detti Padri, ed in fatti ui spedirono il Sig. Ottavio Posci, come
« si ha nel Libro delle Riformanze di detto Anno a pag. 254., e segg. »
M — * « In Lib. Conyen. pag. 6. et 43. » Cfr Docum. cit. pag. 6 : --
« Questa nuoua di si gran benefìtio riempì di singolare consolatione i
« Cuori del Popolo devoto della Religione, quale volle dimostrare
« gl’effetti d’una dovuta gratitudine, etc, Unironsi dunque li 9. Aprile
PICENUM SERAPHICUM
21
« 1678. nella Chiesa principale della Terra il M. to Ren. do Capitolo, e
« Clero, RR. PP. di S. Agostino, il M. to R. P. re Agostino da Iesi Pro-
« uinciale de PP. Rifor.* 1 con cinquanta de suoi Religiosi, tutte le
« Confraternità, l’Ill. mo . Magistrato, e nobiltà, con numeroso popolo del-
« l’uno, e l’altro sesso, al suono poi delle Campane in ordinanza di
« processione generale, quale terminò nella Chiesa del SS. mo Crocefisso
« per insinuarci, che i nostri desiderij goderanno perfetta pace solo nella
« Casa di Dio. » — A pag. 43. del medesimo Docum. cit. si ha: «... nella
« quale solenne funtione predicò eruditamente il P. M. R. Zaccaria da
« Mont’Alboddo Predicatore Gn. le , che fu poi Prouinciale ».
^^^^^^^^r
M
IATO ANGELO CLARENO DEI EURI
( 1 )
-e-<c03>-
APPUNTI STORICO-CRITICI.
Molto e da molti si è scritto intorno al Olareno, ma non
tutti sono concordi nel delinearci la sua vera figura. Vi ha
chi lo dice un santo, facendo l’elogio delle sue virtù eroiche: vi
ha chi lo chiama ribelle, eretico, disobbediente pertinace, scomu¬
nicato, settario e grande nemico dell’Ordine cui appartiene e
della Chiesa Cattolica. Pensando a questa enorme divergenza
di vedute e di giudizi, ci siamo seriamente applicati allo
studio del Clareno, e più che allo studio del Clareno, alla
ricerca delle ragioni, per le quali egli è trattato in modo così
opposto, anzi del tutto contradditorio. Crediamo opportuno
esporre, sin dal principio, il nostro parere in proposito, perchè
nessuno trovi confusione in tutto ciò che saremo per dire.
(1) Due sono i fìumicelli che possono aver dato origine a questo nome;
il Chiaro ed il Chiavino: il primo, cui accenna il Wad d ad an. 1302-
VIII, corre dal nord al sud e si getta nel Tronto vicino alla città di
Ascoli Piceno; il secondo corre od ovest e si getta egualmente nel Tronto,
ma molto lontano dalla detta città. Presso Grisciano, cioè vicino alla
strada che da Norcia va ad Arquata, si vede tra la tortuosa insenatura
22
PICENUM SERAPHICUM
Con il presente lavoro sosteniamo la veia santità del
Clareno, e la sosteniamo a base di sana critica, valutando
con una rigorossissima analisi tanto l’importanza degli argo¬
menti che sono serviti agli storici per dirlo un santo, quanto
la forza di quelli che sono serviti per chiamarlo eretico per¬
tinace. Gioverà poi molto al presente lavoro mettere in piena
luce gli equivoci che hanno dato tanto motivo ad oscurare
questa bella figura di perfetto francescano.
I. — Primo equivoco. — La mistificazione del nome.
Dopo una travagliatissima vita passata per circa ses-
sant anni attraverso mille persecuzioni, disagi, fughe e dolori
di ogni genere, fr. Angelo Clareno muore nell’alpestre solitu¬
dine di 8. Maria d’Aspro, diocesi di Marsico nella Basilicata,
il 15 giugno del 1387 (1). Noi invidiamo il religioso fr. Filippo il
quale ha avuto la bella sorte di raccogliere le ultime sue parole
ed ammirare quella figura veneranda di asceta, di apostolo,
di maestro, di scrittore e di santo nella rigidità della morte
e nel silente letticciuolo, circondato dalla solitudine e dalla
povertà la più austera che mai (2). Cosa è accaduto intorno alla
sua tomba? la voce di Dio si è fatta sentire, mediante il
miracolo, su quel sepolcro, rendendolo glorioso? Non inten¬
diamo affrettare il giudizio riguardo ai fatti accaduti dopo la
dei monti serpeggiare il Chiavino che ha la sua sorgente dal Fosso del¬
l’Inferno. Felice Tocco (Studii Francescani, Napoli, editore Francesco
Perrella, 1909, pag. 265, nota 2.), osserva opportunamente che è verosimile la
scelta del Chiavino fatta da fr. Angelo e da fr. Liberato i quali, volendo vivere
in solitudine, non potevano addattarsi di rimanere presso il Chiaro troppo
vicino ad un centro abitato. Accettiamo l’osservazione di F. Tocco, per¬
chè il Chiavino dà meglio la somiglianza del nome con il quale in se¬
guito furono chiamati i seguaci di questi solitari. La dimora del Clareno
nei pressi di questo fiume è indiscutibile, ma non può dirsi che sia stata
nel 1802, come vuole il Waddingo, perchè in quell’anno il Clareno non
trovavasi in Italia. F. Tocco, op. cit. 1. c., crede che debba stabilirsi circa
il 1294, servendosi di alcune espressioni dello stesso Clareno riguardo la
famigliarita avuta in quella solitudine con Celestino V prima che fosse
eletto Papa.
(1) Cfr. F. Tocco, op. cit. pag. 264 in nota.
(2) Cfr. P. An. Da Latera, Supplem. ad Bull, Frane., Eoma, tip.
Arcangelo Casaletti, 1780: pag. 145.
PICENUM SERAPHICUM
23
morte, troppo occupandoci quelli che appartengono alla vita
del Clareno. Diciamo solo che centinaia e centinaia di scrit¬
tori, tra i quali non pochi santi, si sono dati convegno in¬
torno alle spoglie mortali di fr. Angelo Clareno, decantando
le sue eroiche virtù, i suoi meriti grandi, e prostrandosi su
quella tomba in una venerazione larga, continua, sinceramente
devota ( 1 ). Serena e tranquilla la venerata memoria del Cla¬
reno riposa nel possesso di un culto immemorabile mai turbato
nè dall’autorità dell’Ordine, nè da quella della Chiesa, cele¬
brandosi la sua festa il giorno 26 aprile ( 2 ).
In questi ultimi anni, però, alcuni dotti scrittori si sono
occupati più o meno direttamente del B. Angelo Clareno (3).
Molte notizie, ignorate dai più, sono ritornate in piena luce,
entrando così a far parte di quel copiosissimo patrimonio
storico il quale sta sempre a disposizione degli studiosi e della
critica moderna. Ci si domanderà, forse, se da queste scoperte
e dallo studio dei disseppolti documenti la figura del Clareno
ne soffra, oppure acquisti nuovi splendori di gloria. Non ri¬
spondiamo subito, poiché potremmo essere troppo precipitosi
nel proferire un giudizio il quale richiede prima molta prepa¬
razione ed un serio lavoro di confronti e di analisi storico¬
critica : cerchiamo piuttosto di togliere gli equivoci, ragionando
senza preconcetti e rispettando gli autori che tengono opposte
sentenze.
Il primo equivoco che si presenta nello studio del Clare¬
no è precisamente la mistificazione del suo nome ; mistifica-
(1) Cfr. P. Livarius Oi.iger 0. F. M. — Expositio Beguine Fratrum
Minorum audore Fr. Angelo Clareno — Quaracchi, Collegio S. Bonaven¬
tura, 1912, pag. XXXI.
(2) Cfr. P. Arturus a Monasterio — Martyrologium Franciscanum
— Parigi, tip. Edmondo Covterot 1658, pag. 183 ai 26 aprile. — È
chiamato Giovanni Angelo da Cingoli : non sappiamo quando e da chi sia
stato aggiunto il primo nome di Giovanni. — Anche nella edizione del
1638 troviamo il medesimo elogio nel medesimo giorno.
(3) I principali e più ragguardevoli sono : 1. P. Fr. Ehrle S. I. —
Archiv fur Litteratur-und Kirchengeschichte — Berlino, 1887: — 2. P.
Corrado Eubel — Bullarium Franciscanum — tomo Y. Eoma, tip. Va¬
ticana, 1898: — 3. P. Eriberto Holzapfei. — Manuale Historiae Ordinis
Fratrum Minorum — Friburgo, tip. Herder, 1909: — 4. Felice Tocco,
op. cit: — 5. P. Livario Oliger, op. cit: — 6. P. Girolamo Golubovich
— Biblioteca Bio-Bibliografica della Terra Santa: tomo I, Quaracchi, Col-
leg. S. Bonav., 1906 : tomo II, 1913.
24 PICENUM SEBAPHICUM
zione non fatta da’ suoi biografi, ma da sè medesimo in due
lavori importantissimi nei quali ha trasfusa tutta l’anima sua
e ci ha dato bellamente le linee principali della sua vita e
della sua missione. Il primo lavoro è una lunghissima lettera
escusatoria, diretta al sommo Pontefice Giovanni XXII (1) ;
l’altro è una Cronaca delle tribolazioni sue e dell’Ordine in¬
tero (2). In questi scritti egli si nomina molte volte, ma non
sempre nel medesimo modo; anzi neppure il suo fedelissimo
compagno, fr. Liberato da Macerata, chiama sempre con il
medesimo nome. Giudicando questo fatto superficialmente, si
potrebbe affermare che il Clareno avesse voluto ingannare i
lettori del suo tempo e quelli futuri riguardo a sè stesso e a
tutta l’opera sua. È necessario pertanto conoscere i nomi del
Clareno e le ragioni che lo hanno indotto ad adoperarli pro¬
miscuamente.
La vita religiosa del Clareno si divide in due distinti
periodi, cioè dal suo ingresso nell’Ordine (8) sino al 1294, e
da quest’anno sino alla sua morte. Nel primo periodo egli si
chiamava fr. Pietro da Fossombrone, nel secondo periodo fr.
Angelo Clareno o dalla Marca. Anche il suo compagno in
questi due medesimi periodi cambiò il proprio nome di fr.
Pietro da Macerata in quello di fr. Liberato da Macerata (4).
(1) Crf. P. Flaminio Annibale Da Patera, X, op. cit. pag. 153.
(2) Nell’Archivio della Provincia di S. Pacifico, convento di Matelica,
voi. « H » dalla pagina 1 alla 73, si conserva una copia di questa Cro¬
naca. Nella prima pagina trovasi la seguente dichiarazione : « Opus uno
volumine in 8. complexum caractere saeculi XIV. foliis 89. Codex est
chartaceus, signatus Arni. V. n. 166: extat in Archivio S. Isidori de Urbe
Habet ad intus ad Levam opertorii — Auctor est B. Angelus de Clareno
— quod notatur propria manu P. Lucae 'Waddingi, et ad calcem primae
pagmis, legitur: - Questo libro è di me B. Barezzi. - Totum excripsi
aimo Ì78 0 a die 21 Man usque ad 29 eiusdem in Conventu S. Franci-
sci ad Eipain Tybens. — Fr. Bemardinus a S. M. Nova Reformatae Pro-
C1 ,a® Marchiae. >> — Cfr. P. Livarius Oliger, op. cit. pag. XXXTTT
(3) Non si può precisare il giorno e l’anno della sua vestizione re-
f4 n » porcA 0 ^ p E “ p r&t «8 rrszJz
^CXXXVH: P. G_, op ;
, & Glrca l’autenticità di questo fatto non vi è più dubbio F Tocco
E afferma categoricamente: cfr. op. cit pag. 246: - P P. Ei Sle, op dt.
rv, y. — u. (jtolubo vi ch, op. cit. t. II, pag. 468.
PICENUM SEBAPHICUM 25
La ragione di un tale cambiamento di nome è semplicissima.
Il Clareno chiese nel 1294 al Papa Celestino V la facoltà di
vivere in poveri romitorii, desiderando di osservare la regola
professata senza dispense o privilegi di sorta. Celestino V, cui
era ben nota la santità del Clareno e del suo compagno, e
sapeva quanto questi due ed altri non pochi religiosi avevano
sofferto per essere zelanti custodi della integrità della regola
stessa, accolse di buon cuore la domanda ed approvò piena¬
mente la nuova comunità (1), che dal nome di questo Pon¬
tefice fu chiamata pauperum heremitarum Domini Coelestini.
Fu allora che il Clareno ed il suo compagno cambiarono il
nome (2). Assicurato questo fatto storico, che è della massima
importanza per chiarire l’equivoco, esaminiano le date dei due
scritti del Clareno in relazione con il nome che adopera nei
medesimi.
La lettera escusatoria, mandata al Pontefice Giovanni
XXII, è stata scritta dal Clareno nel 1818, vale a dire ven¬
tiquattro anni dopo che egli portava il nome di fr. Angelo:
in questa lettera è naturale che egli figuri con il nome di
fr. Angelo, perchè così era conosciuto dal Papa cui era indi¬
rizzata. Nel 1323 il Clareno scriveva la cronaca dell’Ordine:
era giusto pertanto adoperare sino al 1294 il nome primitivo,
e dopo il 1294 mettere quello assunto in detto anno. Qualun¬
que scrittore esatto di storia, poiché la Cronaca del Clareno
è vera storia, avrebbe fatto lo stesso. Non sapremmo cosa si
potrebbe rispondere a questa semplice costatazione di fatto.
Secondo noi il Clareno, in questi due scritti ha usata una
(1) « Qui [Coelestinus] audiens db eis eorum conditiones, propositum,
afflictiones, affectum et votum, acceptavit in eis ea que ferventer amabat et
in semetipso piene servabat. » Testo pubblicato dal P. Ehrle e riportato
dal P. Golubovich, op. cit. t. I, pag. 345.
(2) Non si deve credere che fr. Liberato e fr. Angelo si presentas¬
sero arbitrariamente al Papa Celestino V per chiedere l’autorizzazione,
non di separarsi dall’Ordine, come credono alcuni, ma di vivere in poveri
romitorii per meglio osservare l’integrità della Regola professata : essi si
consigliarono prima con tutti quelli che avevano il medesimo spirito di
povertà ed ottennero l’obbedienza e la benedizione dal Ministro Generale
dell’Ordine. — Cfr. P. Ehrle, op. cit. I, 525; II, 308 s: P. Oliger, op.
cit. pag. XXY : P. Golubovich, op. cit. t. I, 345 ; al t. II, pag. 468 dice
espressamente che il Clareno in questa udienza pontificia cambiò nome,
come fece il suo compagno.
26
PICENUM SEBAPHICUM
precissione stoi'icamente scrupolosa, mettendo i nomi in re¬
lazione alle date cui si riferiscono i fatti.
Tuttavia, a dispetto di questa matematica precisione di
lealissimo scrittore, alcuni, e tra questi in modo speciale il
P. Golubovich (1), vogliono vedere una colpevole astuzia
usata dal Clareno per sfuggire le persecuzioni, per continuare
liberamente la sua opera di propaganda, per ingannare coloro
nelle cui mani potevano cadere quegli scritti o per paura di
essere scoperto da’ suoi nemici. Noi domandiamo semplice-
mente: chiamarsi con un nome con il quale si è conosciuti
da ventiquattro anni, significa nascondersi per paura agli
occhi di coloro che si temono? Si trattava infatti di una
legittima difesa al cospetto di Giovanni XXII, il quale
non avrebbe potuto comprendere il Clareno se il Clareno
stesso non avesse adoperato il nome assunto nel tempo
di Celestino V ed usato sino al 1318. Per il Papa e per tutti
gli accusatori il Clareno ed il suo compagno erano, da ven¬
tiquattro anni, fr. Angelo e fr. Liberato: se Angelo Clareno
e Liberato da Macerata in quella escusatoria si fossero ma¬
nifestati con l’antico nome di fr. Pietro da Possombrone e di
fr. Pietro da Macerata, ne sarebbe nata una vera confusione,
e si sarebbe affermato che il Clareno, per paura, si è nascosto
dietro ad un nome lasciato già da ventiquattro anni.
Abbiamo detto che il Clareno scriveva la Cronaca nel
1323, vale a dire ventinove anni dopo cambiato il nome di
fr. Pietro in quello di fr. Angelo, come aveva fatto anche il
suo compagno. Ora : scrivere una cronaca vuol dire narrare
i fatti come sono accaduti, notando le date, i nomi, le cir¬
costanze e tutto ciò che può interessare la storia : il Clareno,
per meritare il nome di storico fedele, doveva essere esatto
in tutto ; e lo fu realmente. Il P. Golubovich non è di questo
parere: egli si scandalizza perchè « il Clareno nella detta
(1) . Il P. Golubovich, op. cit. 1. c. pone in evidenza la quistione
del vario modo adoperato dal Clareno nell’usare i due nomi * ed è pro¬
prio lui che,^ non nascondendo le date della lettera escusatoria e della
Cronaca, cioè la prima nel 1318 e la seconda nel 1323, si meraviglia
perchè il daremo adopera nella prima il nome di fr. Angelo, e nella
seconda adopera il nome antico sino al 1294 • mentre si sarebbe dovuto
meravigliare, secondo il nostro modesto parere, se il Clareno avesse agito
m modo diverso.
PICEINTJM SERAPHtCUM
27
cronaca chiama il suo compagno costantemente col nome di
fr. Pietro da Macerata sino ai fatti del 1294, cioè fino all’u¬
dienza avuta presso papa Celestino Y che li emancipava dal¬
l’Ordine: e poi subito, dopo poche linee, senza che se ne av¬
veda il lettore, il Clareno lo chiama senz altro col nome di
fr. Liberato ! (1) ». Ma non è la cosa piu naturale del mondo
che, avendo cambiato nome precisamente in seguito a quella
udienza, perchè, dice il Golubovich, emancipati dall’Ordine,
il Clareno mettesse subito nella Cronaca , e continuamente
dopo, il vero nome assunto dal suo compagno e da sè? Se
avesse fatto diversamente, oppure avesse dopo la narrazione
dei fatti del 1294 chiamato il compagno or con il primitivo
ed or con il nuovo nome, si spiegherebbe lo scandalo del P.
Golubovich. Pertanto, riconosciamo da ciò solo la grande pre¬
cisione del Clareno come storico e la sua grande lealtà come
uomo di rettissima coscienza; perchè dopo il 1294, continuan¬
do la Cronaca , comprese di non poter più adoperare i nomi
primitivi, e molto meno di adoperarli promiscuamente con i
nuovi, senza perdere il merito di storico esatto ed acquistarsi
con ragione il titolo di mistificatore.
È poi verissimo che il Clareno si chiama qualche volta
socius fr. Liberati ed anche Petrus alter (2): ma che perciò?
non è forse vero che egli era il socius fedelissimo di fr. Li¬
berato? chi lo ignorava in quel tempo? chi lo avrebbe igno¬
rato in seguito? e se, riportandosi ai fatti prima del 1294, si
dice Petrus alter , non afferma forse con evidente chiarezza la
distinzione della sua persona da quella del suo compagno, il
quale aveva il medesimo nome ? prescindendo anche dalla
(1) . Ma sicuro! non era forse questo il nome assunto da fr. Pietro
da Macerata proprio nel 1294? lo doveva forse nascondere il Clareno,
oppure doveva continuare a chiamarlo con un nome che non aveva piu?
Il P. Golubovich rimarca il brusco cambiamento di nome fatto dal Cla¬
reno « subito , dopo poche linee, senza che se ne avveda il lettore ». Qui
veramente non sapremmo dargli torto ; ma riflettendo che la sacra Scrit¬
tura ci offre molti casi di simili bruschi cambiamenti, non crediamo con¬
dannare il Clareno se per una sola vola ne ha seguito l’esempio. — Cfr.
op. cit. t. I, 345.
(2) « Ihatres vero Petrus de Macerata et socius eius ) transeuntes
per Marchiani Anchonitanam debiles corpore et infirmi etc Mandavit
[Coelestinus "V] eisdem, fratri Liberato et socio etc. ». — Cfr. P. Golu¬
bovich, op. cit. 1. c. — E’ il brusco cambiamento notato più sopra : però
28
PICENUM SERAPHICUM
esattezza storica, la quale nel Clareno è inappuntabile, chi
non vede in questo modo di usare i diversi nomi, od anche
semplicemente il socius ed il Petrus alter , quella innocua li¬
bertà che uno si è acquistata al cospetto degli amici ed anche
dei nemici per la troppo notorietà della propria persona? Se¬
condo ogni buon criterio nessuno può rimproverare il Clareno
di aver adoperato, non confusamente, ma secondo l’ordine cro¬
nologico dei fatti e delle date corrispondenti, il diverso pro¬
prio nome; perchè, lo ripetiamo: il fr. Pietro da Fossombrone
ed il compagno di fr. Pietro da Macerata, prima del 1294, è
il Clareno : il fr- Angelo dalla Marca ed il compagno di fr.
Liberato da Macerata, dopo il 1294, è il Clareno egualmente.
Nè giova il dire che il Clareno, scrivendo non solo per
i suoi seguaci, ma anche per i futuri, voleva giustificare sè
ed i compagni con il nascondere o confondere il proprio nome,
creando nelle storia tale confusione da non potersi più giudi¬
care categoricamente il suo proprio operato. Al Clareno, uomo
equilibrato e sereno, anche in mezzo al turbinìo delle più
terribili persecuzioni, non poteva sfuggire l’elementare consi¬
derazione che se la sua Cronaca fosse stata tramandata ai
posteri, anche la lettera escusatoria avrebbe avuto egual sorte :
qualunque lettore poteva in seguito fare il confronto di que¬
sti due scritti e togliere ogni ambiguità circa l’autore dei
medesimi. Il Clareno si sarebbe equalmente smascherato. Lo
ripetiamo : al Clareno non poteva sfuggire questa elementare
considerazione ; quindi cade da sè la supposta mistificazione
della quale si sarebbe servito per ingannare la storia a suo
proprio riguardo! Ci manca, dunque una ragione plausibile
per affermare in modo assoluto che il Clareno, adoperando
promiscuamente i due nomi, abbia voluto ingannare i pre¬
senti ed i futuri ed abbia agito con astuzia colpevole per
in questo brusco cambiamento quanta precisione storica ! Il Clareno de¬
scrive minutamente due fatti: il primo è anteriore alla approvazione di
Celestino V ; il secondo è immediatamente dopo la medesima. Facendo
risaltare i due nomi del capo che egli seguiva, chiamandosi egualmente
socius, ci sembra che abbia voluto nel miglior modo togliere ogni con¬
fusione la quale avrebbe potuto sorgere circa l’identica persona di colui
del quale umilmente si dice compagno, avendolo prima chiamato Pietro
e poi Liberato, perchè questi due nomi della medesima persona distin¬
guono i due fatti divisi dalla data del 1294.
PICENUM SERAPHICUM 29
sfuggire la persecuzione o per continuare una subdola propa¬
ganda a danno dell’Ordine e della Chiesa.
Il primo equivoco riguardo alla mistificazione del nome
ci sembra per tal modo svanita. La risplendente figura del
Clareno nulla poteva perdere e nulla ha perduto di quella
gloria di venerazione e di culto che quasi sei secoli hanno
tributato alle sue rare virtù ingrandite nel dolore e model¬
late sulla croce di Gesù Cristo.
IL — Secondo equivoco — Il Clareno
e la sètta dei Fraticelli.
Non nascondiamo la grande difficoltà, che presenta que¬
sto secondo equivoco il quale è stato causa di tanta e tale
confusione tra gli scrittori antichi e moderni da considerare
il Clareno come uno dei capi della sètta dei Fraticelli, o per
lo meno come seguace dei Fraticelli stessi (1). Che egli sia
stato colpito da una lunga persecuzione e coinvolto in diverse
censure pontificie è un fatto incontrastabile ; ma che quelle
censure lo riguardassero direttamente come settario pericoloso,
ciò deve provarsi ancora. La difesa in suo favore ed in fa¬
vore de’ suoi compagni, fatta nella seconda metà del secolo
XVIII (2), non ha perduto il suo valore neppure di fronte
agli autentici documenti che si dicono tornati in piena luce
(1) Il P. Eubel. op. cit. t. V. p. 184, dice apertamente che la De¬
cretale di Giovanni XXTT « Sancta Romana », data in Avignone il 30
dicembre 1817, con la quale sono condannati gli errori dei Fraticelli, è
stata emanata proprio contro i seguaci di Angelo Clareno. — Cfr. P.
Ehrle, op. cit. IV, 64-180. — Il P. Holzapfel, op. cit. p. 46, chiama il
Clareno ed i suoi seguaci apostati dall’Ordine. — Il P. Golubovich, op,
cit. t. II, p. 80-96, riporta un brano della « Satirica gestarum rerum »-
Codice parigino, fol. 258 r. b, dal quale risulta l’asserzione che il Cla¬
reno fu apostata, eretico e Fraticello , frasi ripetute anche nel podice mar¬
ciano, fol. 85 v col. 1. — A pagina 469 del medesimo t. il P. Golu.
bovich conclude: « Ed è così che dal suo sodalizio [dei Claroni], giam¬
mai riconosciuto nè dalla Chiesa nè dall’Ordine Minoritico, anzi soppresso
e interdetto, sorsero i primi fraticelli della povera vita , i quali, ciò non
ostante, si tenevano per veri Minoriti ! »
(2) P. Flaminio Annibale Da Latera, op cit. Animadversio Vili,
p. 188 ss. — Non sappiamo perchè si faccia così poco conto dai moderni
scrittori di questo robusto e serio lavoro: noi ce ne serviremo in seguito
secondo lo richiederà il bisogno, senza troppo abusarne.
80
PICENUM SERAPHICUM
nella loro integrità. Se si potesse matematicamente provare che
il Clareno fosse in realtà appartenuto a quella sètta, tante volte
condannata dalla santa Sede, ogni ulteriore difesa tornerebbe
inutile e ridicola, per non dir peggio ; ma proprio questa prova
è e sarà sempre impossibile. Basta esaminare spassionatamente
la sola lettera escusatoria, specie nei punti che riguardano gli
eretici e le eresie del suo tempo, diretta dal Clareno stesso
al sommo Pontefice Giovanni XXII, per concludere che egli
si trova agli antipodi con qualsiasi sètta e per salvarlo da
qualunque sospetto di eresia (1). È necessario, pertanto, spo¬
gliarsi da ogni preconcetto e studiare oggettivamente questo
equivoco sotto vari punti di vista, sperando, anzi essendo si¬
curi che « la verità, come dice il Clareno stesso, vincendo tutto
perchè immutabile, risplenderà e farà vedere essere falso quanto
si è detto e si dice contro di lui e contro l’opera sua (2).
Per procedere con ordine e chiarezza in questo contro¬
verso e difficilissimo equivoco, incominciamo dall'investigare
l’origine della sètta dei Fraticelli e vedere se è una germina¬
zione clarena. Felice Tocco ci delinea due grandi categorie
di eretici chiamati beghini d’Italia, i quali sono precisamente
conosciuti con questo nome dal secolo X TTT in poi (3): egli ri¬
porta in proposito due documenti dall’esame dei quali chiaro
apparisce quanta ingiusta sia l’accusa di settario e di eretico
lanciata contro il Clareno e l’intera sua Congregazione (4).
Ne parleremo in seguito, confrontandoli con il nostro fr. An¬
gelo e con i suoi seguaci. Vediamo prima l’affermazione che
dobbiamo direttamente combattere.
(1) E riportata per intero dal Da Lateea, op. cit. Appendix, p. 158:
incomincia : « Sciai vestra Apostolica Sanctitas: » termina: « Deus ipse
iudicet, et requirat sanguinerà animarum nostrarum de manibus vestris. »
Il Da Lateea l’ha fedelmente copiata dal Codice Stroziano, dalla p. 50
alla p. 58. — Si conserva nell’unico Codice Magliabecchi, cl. XXN'T'V
n. 75, fol. 138. v - 147. r della Biblioteca Nazionale di Firenze: è stata
pubblicata anche dal P. Ehele, op. cit. I, 521-538.
(2) « Quia tamen veritas vincit omnia, et immutabilis est, clareat....
« quod in veritate, que Deus est, totum contrarium de nobis esse sine
« dubitatione sentimus. » Cfr. P. Da Lateea — Lettera escusatoria —
op. cit. p. 153.
(3) Op. cit. — Due documenti intorno ai beghini d’Italia — p. 227.
, Gl 11 primo documento porta la data 23 febbraio 1322: il secondo
e del 31 ottobre 1326: cfr. F. Tocco, op. cit. p. 235-236.
PICENUM SERAPHICUM 31
il P. Golubovich afferma con straordinaria sicurezza che
« i primi così detti fraticelli sursero non veramente dal corpo
dell’Ordine Minoritico, ma dal sodalizio prima Celestino poi
Clarenitano, soppresso quindi come eretico da papa Giovanni
XXII: » (1) di modo che, secondo tale affermazione perentoria
i Celestini e quindi i Clareni eretici hanno dato origine a quella
sètta nefanda la quale rimarrà nella storia come vero obbro¬
brio dell’uomo ed abbiezione più umiliante di un popolo. Fran¬
camente, ciò ripugna prima al buon senso, poi alla storia !
ripugna al buon senso dire che proprio tra i Clareni sia sorta
quella sètta dannata, mentre conosciamo la santità dei mede¬
simi, specialmente nei primordi del loro sodalizio ; ripugna
alla storia, perchè abbiamo argomenti che provano il con¬
trario.
In diverse lettere pontificie contro i Fraticelli troviamo
spesso ripetuti i nomi beghini , begardi, bizochi : ciò prova o la
discendenza dei Fraticelli dai medesimi, ovvero addimostra
che i beghini, i begardi ed i Fraticelli si coalizzarono in guisa
da potersi chiamare membri dell’identica sètta condannata
dalla Chiesa. Il chiarissimo storico P. Panfilo da Magliano
asserisce che queste sètte non sono originate dai Frati Mi¬
nori (2) : ora, se i Fraticelli, fossero originati dai Clareni , l’as¬
serzione del P. Panfilo sarebbe falsa ; perchè i Clareni , seb¬
bene, come dice il P. Golubovich, non fossero il corpo del¬
l’Ordine Minoritico, erano tuttavia veri francescani (3). Ma,
prescindendo per un momento se i Fraticelli abbiano o no
avuto origine francescana, cerchiamo di sapere chi erano i
beghini e come si dividevano, poiché da tale conoscenza
dipende in gran parte lo svolgimento della nostra difesa.
I beghini erano quegli spirituali fanatici, tramutati su¬
ll) Cfr. op. cit. t. II, p. 469. — Si osservi attentamente che qui il
P. Golubovich parla dei fraticelli propriamente detti, perchè li mette in
relazione con un sodalizio eretico il quale, secondo lui sarebbe proprio il
Clarenitano , sebbene attenui la parola eretico per il solo Clareno, chia¬
mandolo piuttosto pertinace e disobbediente. Vedi la 2. nota della pag.
468, 1. c.
(2) Cfr. Storia compendiosa di S. Francesco e di Francescani: voi. II,
p. 205.
• ( '-' on S re gazione dei Clareni fu incorporata o, per dir meglio,
unita all’Osservanza, dal santo Pontefice Pio Y nel 1568; ciò significa
che era francescana, cioè che i Clareni erano realmente francescani.
32
PICENUM SERAPHICUM
bito in eretici del secolo XIII, i quali nella sacra Scrittura,
più che il senso letterale, cercavano il recondito, cadendo in
paradossali errori di una esagerata teologia mistica. A Lunel
ed in Avignone ebbero il nome di beghini, e di begardi (1).
Felice Tocco li divide in due categorie : beghini della povertà
e beghini del libero spirito : i primi si chiamavano fratelli po¬
veri della penitenza; i secondi erano più conosciuti sotto il
nome di begardi. Che i beghini della povertà appartenessero
in qualche modo all’Ordine Minoritico si potrebbe provare
dalla loro dottrina la quale sostiene che « la Regola di S.
Francesco d’Assisi, in ciò che riguarda i tre voti, è vera legge
di Gesù Cristo; quindi, avendo il medesimo valore del Vangelo,
nessun Papa, nessun Concilio, senza cadere subito nella eresia e
perdere ogni potestà, può mutarla od attenuarla (2) ». Il P. Pan¬
filo ammette la possibilità che alcuni falsi spirituali, ed alcuni
Terziari secolari si fossero uniti ai beghini della povertà (3);
Felice Tocco afferma che questi beghini, erano terziari fran¬
cescani e seguaci dell’Olivi (4); dunque non erano del primo
Ordine cui appartenevano il Clareno ed i suoi compagni.
I beghini del libero spirito, o begardi, erano più o meno
direttamente legati, alle sètte panteistiche, rimontanti ad
Amaury di Bennes e Davide di Dinant (5). La loro dottrina
è che « l’uomo nella vita presente, quando sia pervenuto alla
(1) Ofr. Cesare Cantù — Storia universale — Torino, Unione ti-
pografìco-editrice, 1887: t. IV, p. 663.
(2) Cfr. F. Tocco, op. cit. p. 28: « In primis itaque dicunt et as-
« serunt illi, qui a vulgo nominantur Bequini, ipsi autem se dicunt fra-
« tres pauperes de penitentia de tercio ordine Sancti Francisci, se cre-
« dere et tenere quod dominus Iesus Christus, in quantum fuit homo, et
« eius apostoli nihil habuerunt in proprio neo etiam in comuni.... item
« predictam regulam sancti Francisci dicunt esse Evangelium Christi....
« item quod papa non potest aliquid immutare in predicta regula... item
« dicunt quod dominus papa Iohannes XXII... factus est hereticus et
« quod ex hoc perdidit potestatem papalem ligandi et solvendi... » Que¬
sto brano trovasi nella Practica Inquisitionis dell’Inquisitore Bernardo
Gui, ed. Donais, Parigi — 1886, p. 267.
(3) Op. cit. 1. c.
W. °P' f c - — Pier di Giovanni Olivi fu il caldo soste¬
nitore dell Evangelo Eterno. Il Tocco, op. cit., parla lungamenle dell’Olivi,
seguendo le pubblicazioni del P. Ehrle: vedi da pag. 191 a pag. 222.
^ ^ r ' Tocco, op. cit. p. 228. — Cita: Jundt, Histoira du pan-
Iheisme populairs au mogeri àge, p. 48.
PICENUM SERAPHICUM 33
piena conoscenza della verità, e si senta quello che di fatto è,
parte integrante di Dio, assurge a tale grado di perfezione
da rendersi impeccabile. » (1) E’ logico quindi che, arrivato
l’uomo in tale grado di perfezione, non abbia più bisogno nè
di preghiere, nè di mortificazioni, nè di soggezione a qualsiasi
umano potere, godendo pienamente quella libertà di azione
nella quale consiste la vera beatitudine (2). Da ciò solo po¬
trebbe argomentarsi che i Fraticelli, professando e praticando
in modo specialissimo le dottrine begardiane, traessero origine
dai medesimi. Ora, per dire che i Fraticelli sono sorti dai
Clareni, bisognerebbe provare o che i Clareni fossero begardi
o che i begardi fossero francescani ; perchè, lo ripetiamo, An¬
gelo Clareno ed i suoi compagni furono realmente francescani.
Ma crediamo che nessuno seriamente e con documenti certi
alla mano possa asserire che il Clareno professasse le dottrine
begardiane ed appartenesse a quella sètta di facinorosi per i
quali ogni nefandezza era una libertà giustificata dalla loro
presunta e vantata perfezione ; come pure nessuno arriverà
mai a persuadersi ed a persuadere che il Clareno non fosse
un francescano nel vero significato della parola.
Frate Angelo Clareno apparteneva agli Spirituali, non falsi
o degenerati, ma veri e puri, i quali combattevano per l’in¬
tegrità della Regola e specialmente per l’osservanza di ciò
che nella Regola è stabilito come carattere, come tessera di
riconoscimento di ogni francescano, la povertà evangelica (3).
(1) « Primo videlicet quod homo in vita praesenti tantum et talem
« gradum perfectionis potest acquire quod reddetur penitus impeccabili...
« qui sunt in praedicto gradu perfectionis et spiritus libertatis non sunt
« humanae subiecti obedientiae.homo potest ita fìnalem beatitudinem.
« in praesenti assequi. Se in actibus exercere virtutibus est hominis
« imperinoti, et perfecta anima licentiat a se virtutes ». Clementine,
ilb * Tit. IH, cap. 3. Bolla di Clemente Y. Vienna 1311.
Per formarsi un concetto esatto di questa empia dottrina pantei¬
stica, sostenuta e praticata dai begardi e dal Fraticelli, vedi F. Tocco.,
op. cit. p. 229, nota 2.
d ii ^ ve( ^ ere quanto stesse a cuore al Clareno l’osservanza pura
e a Pegola^ basterebbero le seguenti espressioni contenute nella sua
e era escusatoria al Papa Giovanni XXII : « Nisi forte sit heresis ex-
« communicatione digna, credere, confiteri, diligere, et operari cum hu-
« mi ì ate, et absque iudicio aliter sapientium, id, quod Sanctus Franci-
scus de sue regule observantia credidit, et confessus est; hanc heresim
« me abuisse semper, et me nunc habere confiteor. » P. Da Latera,
op. cit. p. 154.
Anno I, 1915 - Fascicolo 1.
3
34
PICENUM SERAPHICUM
La classificazione di Spirituali o Zelanti , chiamati in seguito
anche piccoli frati e poveri eremiti (1), era nata nell’Ordine
per due ragioni: 1. l’osservanza rigorosa della Regola, ed anche
del Testamento di S. Francesco: 2. l’avversione a qualunque
dispensa dalla Regola stessa. Tale origine non è certamente
disonorevole; anzi sotto vari aspetti deve chiamarsi buona e
rispondente allo spirito del santo istituto. Se da parte dei meno
zelanti circa questo punto fondamentale, che distingue il nostro
Ordine da tutti gli altri e ci costituisce realmente mendicanti ,
non si fosse mossa una persecuzione ad oltranza contro gli
Spirituali e non si fossero provocate tante severe misure dalla
santa Sede per estiparli e sperderli per sempre, non solo l’Or- ì
dine non avrebbe assistito ad una lotta umiliantissima, ma
avrebbe continuato più lungamente la sua vita eroica secondo
l’ambito ideale del serafico Fondatore, dando alla Chiesa un
numero maggiore di eroi della povertà francescana. Sappiamo
infatti che fin dagli inizi questa classe di umili, di piccoli e
poveri frati contava non pochi religiosi di una vita santa sotto
tutti i rapporti. La tempesta devastatrice della più tenace per¬
secuzione li ha contusi con i falsi spirituali, con i deboli defe¬
zionanti, con i perfidi beghini e con i settari Fraticelli, dando
il triste spettacolo di condanne cadute sul capo di quelli i
quali non erano colpevoli che di zelo per la Regola e di
carità per i persecutori. Dominava allora il timore di una
divisione nell’Ordine e si ostruivano tutte le vie al probabile
sorgere di una riforma francescana.
Tra gli Spirituali primeggiavano fr. Liberato, fr. Angelo,
fr. Tommaso da Tolentino, fr. Corrado d’Offida, fr. Gentile
da Matelica, fr. Iacopone da Todi (2) i quali non solo non
erano eretici, ma erano veri campioni di santità. Vedevano
con dolore la costruzione dei grandi conventi nei centri delle
. G) b a ggettivo fraticello vicino al nome del Clareno e dei compa¬
gni significa piccolo, povero, ed umile frate. La parola Fraticelli per indi-
care la setta beghina e begardiana è stata usata molto piu tardi. Notiamo
che alcuni scrittori moderni abusano di questa parola per collocare il
Clareno nel catologo degli eretici.
(2) Questi e molti altri compagni, o seguaci del Clareno godono il titolo
di Beati o per conferma di culto decretata dalla Chiesa, o per culto im-
rO^iSh 116 COmprovato dai fedeli > da # storici e dai Martirologi del- |
/
* t
PICENUM SERAPHICUM 35
città, l’accettazione di cospicue offerte in danaro e di numerosi
legati, la formazione di ricchissime biblioteche e la smania
sempre crescente di nuove dispense e di numerosi privilegi
dalla santa Sede. Essi non tacevano, non potevano tacere!
Furono perciò giudicati come critici importuni, e come tali
furono vessati, oppressi, avviliti, fraintesi, perseguitati, confusi
con i falsi poveri della penitenza , con i fratelli del libero spi¬
rito, e con questi ferocemente condannati. L’appoggio che
essi ebbero dal santo Pontefice Celestino V è prova eloquen¬
tissima che il Clareno ed i suoi correligiosi non erano quel
fango che in seguito lo furono tutti coloro i quali, sotto men¬
tite spoglie di semplici, piccoli e poveri frati della penitenza,
formarono davvero la terribile sètta dei Fraticelli.
Il primo dei due documenti, cui abbiamo accennato, ri¬
portati da Felice Tocco, parlando dei tentativi di denigrazione
presso Giovanni XXII contro i veri zelanti della Regola, dice
che « si sono trovati dei pessimi beghini eretici i quali affet¬
tano di appartenere all’Ordine, ma che realmente non vi ap¬
partengono: affermano di emettere il voto di castità e di
povertà e non ricevono nella loro sètta se non quelli che si
sono espropriati di tutto, vivendo poi di semplice mendica-
zione: però essi sono mentitori, anche quando asseriscono di
essere Terziari francescani. Dunque la nequizia di questi ere¬
tici non deve ritorcesi sopra i veri frati Minori i quali sono
innocenti, cattolici e fedeli (1). » Il secondo documento parla
della condanna di una certa Lapina Lapi di Firenze la quale
fu coinvolta nella sètta dei begardi. Tale condanna mette in
avidenza quanta terribile fosse la dottrina begardiana (2).
A noi ripugna fare il più piccole confronto tra i beghini ,
i begardi, il Clareno ed i suoi compagni per concludere che
(1J « Nonnulli begh ini heretici pessimi sunt inventi, qui se esse de
« supraseripto ordine [S. Francisci] mentiuntur, cum tantum de ipso or¬
dine veraciter non existant.... Asserunt enim beghini predicti se vota
castitatis et paupertatis emictere, nec aliquem ad eorum septam reci-
* Pp^t, ut audivimus, nisi expropriatum omnino, ac etiam mendicantut
« dicitur. Ex quibus omnibus satis liquet aperte quod, ut mentiuntur,
de ispo tertio ordine non existunt. Ipsorum ergo hereticorum nequitia
non debet in fratres sepe dicti Ordinis innocentes, catholicos et fìdeles
« ullatenus retorqueri. » Cfr. F. Tocco, op. cit. p. 236,
(2) Cfr. F. Tocco, op. cit. p. 236-237-238,
36
PICENUM SERAPHICUM
i Fraticelli non sono in modo alcuno originati dal sodalizio
prima Celestino poi Clarenitano. I Fraticelli discendono o, per
meglio dire, sono una sola cosa con i begardi, i quali non
riconoscono l’autorità della Chiesa, anzi la disprezzano; non
sono francescani, ma eretici pertinaci; non sono casti, ma
invece sono propriamente il colmo della prostituzione e della
immoralità la più sfacciata e ributtante. E non è forse lo stesso
Clareno che scrive parole di fuoco contro questa sètta di ma¬
ligna libertà? non è forse egli che piange sulla tentata con¬
taminazione di uno di questi settari nella Provincia di Assisi?
(1) Come dunque si ardisce dichiararlo causa genetica di una
sètta innominabile?
Tuttavia, ci dispiace il dirlo, F. Tocco, il quale sembra
più propenso alla difesa che alla condanna del Clareno, con¬
clude le sue osservazioni intorno alla relazione tra gli Spiri¬
tuali ed i Fraticelli con questa sentenza: « I Fraticelli sono
i seguaci di fra Liberato e di frate Angelo (2) ». Mettiamo
le cose al loro posto. F. Tocco esamina e commenta le quat¬
tro pubblicazioni del P. Ehrle sul movimento francescano nel
secolo XIV (3), e, nella quarta di tali pubblicazioni, fa no¬
tare i diversi gruppi nei quali possono dividersi gli Spirituali
e la relazione di questi con i Fraticelli. I gruppi sono tre:
1 . quello di Angelo da Clareno; 2. quello degli Spirituali di
Toscana; 3. quello degli Spirituali della Provenza (4). I do¬
cumenti che attestano la relazione tra gli Spirituali ed i Fra¬
ticelli sono riassunti in sette capi. Ora, per vedere se la con¬
clusione di F. Tocco discende direttamente, per ciò che ri¬
guarda il primo gruppo, dai documenti pubblicati dal P. Ehrle,
è necessario passarli brevemente in rassegna.
Il primo documento contiene le lettere, papali da Giovan¬
ili P. Ehrle, op. cit., II, 131: « Illius autem libertatis maligne se-
« cte presumptuosus... introductor fuit Giardus Cicarellus... Nam et qui-
« dam de secta illa apostolorum nomine Bentevenga ordinem minorum
« intravit, et spiritus libertatis diabolice spurcissimam labem in b. Eran-
« cisci provincia seminavit. » — E’ un passo della Cronaca del Clareno
dal quale chiaramente apparisce e la tentata infiltrazione begardiana nel¬
l’Ordine e il dolore che per ciò ne sente il Clareno stesso
(2) Op. cit. p. 395.
(3) Cfr. E. Tocco, op. cit. p. 353.
(4) Questa divisione degli Spirituali in tre gruppi ostata fatta dal
P. Ehrle : cfr. P. Tocco, op. cit. p. 380.
PICENUM SERAPHICUM 37
ni XXII a Urbano VI, nelle quali è raccomandata la perse¬
cuzione dei beghini e dei Fratelli (1). Questo documento nulla
dice in nostro sfavore, perchè abbiamo veduto che i Clareni
non possono chiamarsi in modo alcuno beghini. In seguito
discuteremo su le dette lettere relativamente al nostro frate
Angelo.
Il secondo documento è un processo del 1334 contro
Paolo Zoppo da Rieti il quale, nella sua deposizione, si addi-
mostra vero begardiano e confessa di aver appresa tale dot¬
trina da frate Raimondo, fraticello di Spoleto, dimorante alla
Foresta presso Rieti, ma che ora non poteva più essere esa¬
minato, perchè morto. (2) Tutto ciò non riguarda il no¬
stro assunto, trattandosi di assoluto begardismo e fraticel-
lismo.
Il terzo documento è un altro processo del 1338 contro
frate Andrea da Galiano, cappellano della Regina Sancia di
Napoli (3). In questo documento, prima di vederci una sem¬
plice relazione tra gli Spirituali ed. i Fraticelli, bisogna lavo¬
rare di denti e di tanaglie; ma il risultato non sarà che una
stiracchiatura a base di un « ut sibi videtur » del P. Guar¬
diano di S. Chiara di Napoli.
Il quarto documento è pure un processo costruito nel
1362 contro i Fraticelli di Ludovico di Durazzo e del vescovo
Tommaso d’Aquino (4). Qui abbiamo un vero gruppetto di
« sospetta — fosse — secondo l’Ughelli — forse ». Questo
documento vale solo per i Fraticelli.
Il quinto documento comprende due processi : il primo è
contro fra Michele da Calci, condannato nel 1388 ; il secondo
(1) Le lettere papali che potrebbero avere una relazione diretta con
il nostro Clareno, parlando sempre di ciò che riguarda le sètte dei be¬
ghini e dei Fraticelli , sono in modo speciale quelle di Giovanni XXII :
h « Dudurn ad nostri apostolatus » del 17 aprile 1317 : 2. « Sancta Ro¬
mana » del 30 dicembre 1317: 3. « Ad nostri apotolatus » del 22 novembre
1331: 4. « Intelleximus quod » del 21 febbraio 1334.
(2) E. Tocco, op. cit. p. 387-388, riporta alcuni brani di questo
processo, ritrovato dal P. Ehrle nel Codice Vaticano 4029: cfr. P.
Ehrle, op. cit., IV, p. 79.
(3) Cfr. F. Tocco, op. cit., p. 388. — Il processo si trova nell’Ar¬
chivio Vaticano, legato in un volume di regesti Avignonesi di Clemente
IV , t. 2. N. 452-523.
(4) Cfr. F. Tocco, op. cit., p. 390.
38
PICENUM SERAPHICUM
è del 1411 contro due Fraticelli di Lucca (1). Qual nesso si
trovi tra questi due processi e la relazione dei Fraticelli con
il Clareno non lo sappiamo davvero!
Il sesto documento è un esame della lettera dei Fraticelli
diretta a tutti i Cristiani e del Dialogus contra fraticellos
pubblicato dal Mansi (2). Dov’è anche qui la voluta e ripe¬
tuta relazione dei Fraticelli con gli Spirituali del primo gruppo?
Il settimo documento è un precesso del 1446 contro i
Fraticelli di Ascoli e di Maiolati (3). Sfidiamo chiunque tro¬
vare in questo documento il più lontano accenno agli Spiri¬
tuali di un secolo prima, o almeno l’ombra sola di Angelo
Clareno e del suo comgagno fra Liberato da Macerata!
Saremmo temerari affermando che questi sette documenti,
ritrovati e pubblicati dal P. Ehrle, non provino affatto una
certa relazione dei Fraticelli con gli Spirituali in genere : solo
diciamo e sosteniamo che non provano la relazione diretta
con i Clareni. Anche F. Tocco doveva essere persuaso, forse,
che esaminandoli attentamente nessuno avrebbe potuto de¬
durre quella conseguenza che egli ha messa lì come assioma
incrollabile: ed ecco perchè ha voluto avvalorarla con altro
documento, servendosi perfino di un controllo del Clareno
stesso. Difatti, alla sua improvvisa e brusca affermazione fa
subito seguire una nota decisiva, sempre poggiato sull’autorità
del P. Ehrle.
Si tratta di una notizia, fornita dal P. Raimondo di Fron-
sac, Procuratore dell’Ordine, a proposito della decretale di
Giovanni XXII « Scinda Romana », uno o due anni dopo
la pubblicazione della medesima. Ecco la notizia: « Vili, ca¬
pitalo ponitur alla lidera eiusdem domini nostri Pape per
quam dampnat et cassat statum et sectam Angeli et Liberati
eorumque complicum fraticellorum et omnium bizochorum seu
beghinorum (4). » Per discutere sul valore e sulla forza di
(1) A. D’Ancona — Varietà storiche e letterarie — serie prima. Mi¬
lano, Treves, 1883, p. 345 e segg. — Miscellanea Del Baluze, I, 481-85:
cfr. F. Tocco, op. cit., 1. c.
(2) Cfr. F. Tocco, op. cit. p. 391.
(3) L’ha pubblicato il P. Ehrle dal Codice Vaticano 4012. — Leg¬
gendo questo processo, si scuoprono tutte le turpitudini dei Fraticelli :
cfr. F. Tocco, op. cit., p. 391-92-93-94-95.
(4) Cfr. F. Tocco, op. cit., p. 395, nota 1.
PICENUM SERAPHICUM '* 39
questa notizia bisognerebbe vedere 1’ « alia iictera » di Gio¬
vanni XXII: ma dove si trova? il P. Ehrle ed il P. Eubel
non la riportano. Del resto non ci farebbe meraviglia che la
lettera esistesse realmente ; ma in essa trovasi proprio il nome
di Angelo Clareno e di Liberato da Macerata? Qui sta il
forte di tutta la quistione. Nel terzo equivoco parleremo in
proposito dell’abuso di un tal nome e scioglieremo la presente
e non poche altre quistioni riguardo alle condanne del Cla¬
reno. Per il momento notiamo solo che il P. Raimondo di
Fronsac era avvocato e difensore della Comunità contro gli
Spirituali (1).
E il controllo del Clareno circa la detta notizia ? Eccolo :
« Et abhorruit summus pontifex grada malia et facinora et
hereses, que fratres de prefatis omnibus scribebant et praesertim
de fraticellis et beginis (2). « Va benissimo: Angelo Clareno
conferma che il Papa detestava e condannava i gravi mali,
i delitti e le eresie che si professavano, specialmente dai Fra¬
ticelli e dai beghini; ma poi? F. Tocco ci riporta a due ri¬
ghe superiori della Cronaca nelle quali è detto : « i fratres
penitentie quos peginos vocant et contra fratrem Liberatum et
fratrem Angelum et socios », per concludere che i Fraticelli
appartengono realmente ai Clareni. Questa conclusione non
discende dalle premesse, quindi è falsa. Il Clareno dice che
la condanna oltre ad aver colpito i beghini ed i Fraticelli,
ha colpito pure lui, fra Liberato ed i compagni, perchè sem¬
pre sono stati coinvolti confusamente nelle persecuzioni, es¬
sendo considerati come apostati dall’Ordine e ribelli a qual¬
siasi autorità. Questo passo della Cronaca non conferma l’ot-
fl) Cfr. P. Holzapfel, op. cit., pag. 50. — Esaminando serenamente
quest’opera, in tutto ciò che riguarda il Clareno ed i suoi compagni, si scor¬
gono apprezzamenti, affermazioni, giudizi e sentenze di un sapore molto
acre: domina sempre la pregrudiziale che il Clareno sia indiscussamente
un ribelle ostinato, un eretico pericoloso ed un nemico acerrimo dell’Or¬
dine e della Chiesa.
(2) Non sappiamo se il P. Golubovich, in difesa della sua affermar
zione, siasi totalmente appoggiato sul brano della Satyrica gestarum re¬
rum da noi citato nella prima nota : in caso affermativo non crediamo
modificare la nostra conclusione, poiché, sebbene due siano i codici che
lo riportano, ciò non prova che sia tolta ogni discussine riguardo al va¬
lore critico di quanto riferiscono, j un punto che esamineremo nel terzo
equivoco.
4Ó
PICENUM SERAPHÌCUM
tava notizia del P. Raimondo di Fronsac inquanto che lo
statum e la sectam condannati siano riferiti come sorgente
che deriva e s’incentra in Angelo ed in Liberato. Se non
fosse così, le parole del Clareno non avrebbero alcun senso,
poiché egli confesserebbe di appartenere ad una sètta che ha
condannata tante volte.
Concludiamo. L’affermazione del P. Grolubovich e (1)
la conseguenza del chiarissimo F. Tocco, secondo ogni sana
critica, sono da rigettarsi in modo assoluto.
( Continua) p. c. p.
(1) Biblioteca Bio-Bibliografica della Terra Santa: tom. I, p. 51;
tom. II, p. 345.
« Tu, Peregrino, tieni la vita della humiltà, et tu, Ruggieri [Rizzerio], servi
a’ frati; et così fu: imperòche frate Peregrino non volle andare come cherico
ma come laico, benché fusse molto licterato, et grande dicretalista [canonista];
per la quale humilità egli pervenne a grande perfezione di virtù, intanto che
frate Bernardo , primogenito di sancto Francesco, dixe ch’egli era uno de’
più perfetti frati di questo mondo ».
(S. Francesco alB. Pellegrino da Fallerone: Fioretti, c. XXVI).
« Frate Bentivoglia da San Soverino, il quale fu veduto da frate
Masseo da San Soverino essere levato in aria per grande spatio, standosi
egli in oratione nella sélva; per lo quale miracolo il decto frate Masseo,
essendo allora piovano, lasciò il piovanatico [piovanato] et fecesi frate mi¬
nore; et fu di tanta sanctità, che fece molti miracoli in vita sua et nella
morte, et è riposto il corpo suo a Murro ».
(Fioretti, c. XLI).
PICENUM SERAPHÌCUM
41
PAGINA D'GR
5. Francesco salua una pecorella e òue
agnellini nelle nostre fTlarche.
« Una volta andato [8. Francesco] alla Marca d’Ancona ,
e dopo aver predicato la divina parola in quella città, venendo
alla volta d’Osimo in compagnia di messer Paolo da lui de¬
putato ministro di tutti i frati nella medesima provincia, in
sul porsi in cammino trovarono nei campi un pastore che guar¬
dava un gregge di capre e di becchi. Era tra quel branco di
becchi e capre una sola pecorella, che se ne andava mogia
mogia e che quelamente pascolava. La quale mirando il beato
Francesco, si fermò, e preso da profonda angoscia , sospirando
disse al frate ch'eragli al lato: Vedi tu questa pecora che se
ne va così mansueta fra queste capre e questi becchiì Or ti
dich’io che così appunto nostro Signore Gesù Cristo andava
umile e mite tra i farisei e i principi dei sacerdoti. E però ti
prego, o figliuolo, per l’amor suo che tu abbi meco misericor¬
dia di questa pecorella , e che comperandola , la caviamo di
mezzo a queste capre e a questi becchi. Di che cominciò frate
Paolo , ammirando il dolore di lui , a rammaricarsene anch'egli.
Non avendo però se non le povere tonache, le quali portavano
indosso e stando in pensiero del danaro che s'aveva a pagare,
ecco di subito passar da colà un mercante che diè loro il prez¬
zo desiderato. Ed eglino ringraziandone Dio , tolta seco la peco¬
rella, giunsero in Osimo, e rappresentandosi al Vescovo della
città ne furono accolti con grande reverenza. Ammiravasi non¬
dimeno il vescovo della pecorella, e dell’affetto che il santo le
portava. Ma avendogli il servo di Cristo , tessuto una lunga
allegoria sul fatto della pecora, edificato il vescovo della pietà
dell'uomo di Dio, ne rendè grazie all’Altissimo.
« Il domani poi partito di quella città , ed entralo in pensiero
di ciò che avesse a fare della pecorella , ai conforti del com¬
pagno diella a custodire a certe ancelle di Cristo di un moni-
42
PICENUM SEEAPHICUM
stero di San Severino. E le venerabili suore l’accettarono lie¬
tamente siccome fatto avrebbero d’un dono grande che venisse
loro da Dio, e tenendone per lungo spazio di tempo diligentis¬
sima cura, tesserono della lana di lei una tonaca e in occa¬
sione d’un capitolo la mandarono a S. a Maria di Porziuncola
al b. padre Francesco. E il santo di Dio prendendola in mano
con giubilo e reverenza grande, l’abbracciava e baciava, tutti
seco invitando i circostanti a far festa.
« Un’altra volta poi passando per la stessa Marca e fa¬
cendogli buona compagnia il frale medesimo, riscontraronsi in
un tale che portava a vendere in sulla piazza due agnelli so¬
spesi e legati insieme. Ed avendo il beato Francesco udito be¬
lare gli agnelli sentì intenerirsi tutto, ed accostandosi a loro
cominciò ad accarezzarli come farebbe una madre commossa
all’udire il figliuolo che piange, e disse a colui: Perchè tor¬
menti a cotesto modo i miei fratelli agnelli, portandoli così
legati e sospesi ? E quegli rispondendo disse : lo li porto a ven¬
dere in piazza perchè ho mestieri di danaro. Allora disse il
santo: Che avverrà poi di loro? E l’altro: Chi li avrà com¬
perati, rispose, li ucciderà per mangiarseli. Cessi Iddio, sog¬
giunse il santo, che questo intervenga mai : mo togli in luogo
di prezzo questo mantello che io porto, e cedi a me gli agnelli.
Collii non se lo fece dir due volte e prestamente gli agnelli
cedendogli, si tolse il mantello che era di molto maggior valuta
e che quel dì erasi il santo fatto prestare da un uomo dabbene
per ripararsi dal freddo. Del resto, presi il santo gli agnelli,
andava anziosamente pensando che ne farebbe; ed avutone il
consiglio dal frate che l’accompagnava, reseli a quell’uomo,
acciocché gli allevasse, comandandogli che mai li vendesse, nè
facesse loro alcun male, ma li conservasse, nutricasse e custo¬
disse diligentemente » (1).
(1) Dalla Vita prima del Celano, volgarizzata per la prima volta dal
Canonico Leopoldo Amoni: Roma 1880, tip. della Pace: cap. XXVIII,
pag. 125-27 — Nel Codice di Fallerone, pubblicato da Mons. Faloci,
Foligno 1910, tip. Salvati, i due fatti rispondono ai numeri 77, 78, 79
del medesimo capitolo : cfr. pag. 116-17-18.
PICENUM SEEAPHICUM
48
dal ms. Gambalutighiano D. IV. 231 del sec. XVIII
---G-«©>-0--
Nell’intento di concorrere anch’io, per quanto possono le
mie deboli forze, a collaborare nell’interessante periodico il
« Picenum Seraphicum » pubblico le Memorie storiche della
Provincia Picena dei Minori Conventuali , che trovansi mano¬
scritte nel voi. XI. dello Opere del P. Francesco Antonio
Maria litighini. Questo illustre Conventuale, discepolo dello
Sbaraglia, nativo d’Imola, ma vissuto molti anni nel convento
di S. Francesco in Rimini, quivi lasciò molte opere, delle
quali dieci volumi, non però in serie completa, si conservano
nella Gambalunghiana di Rimini.
Precisamente nel voi. XI, fra le notizie storiche delle
provincie d’Acquitania in Francia, d’Austria, di Boemia, di
Roma e di Venezia, vi sono quelle della Provincia delle Mar¬
che dei Min. Conv. Veramente delle memorie di quest’ultima
ve ne sono due copie, una scritta in lingua latina e 1 altra
in italiana. Siccome la prima, illustrante i conventi annove¬
rati dal Cronicon di Giordano , è scritta dal Righini in carat¬
teri minuti, e perciò in molti tratti poco intelligibili, così ho
pensato di lasciarla e pubblicare soltanto la copia italiana,
più diffusa e più adatta all’intelligenza dei lettori.
Queste Memorie storiche , occupanti 174 pag. del ms., non
compresi vari fogli fuori testo, non mi paiono scritte dal Ri¬
ghini, ma saranno di qualche suo amanuense o corrispondente.
Si deve lamentare che vi manchino alcune pagine, perdute
forse dal legatore del ms. che ne ha cucito varie fuori d’or¬
dine non essendo noverate. Ad ogni modo siccome di vari
conventi si parla due volte, così per maggiore unità di con¬
cetto e intelligenza dei lettori, abbinerò le notizie storiche,
quantunque nel manoscritto sieno disunite. Queste Memorie,
quantunque d’incerto autore, trovandosi fra le opere del Ri-
44
PICENUM SERAPHICUM
ghini, di valore letterario inconcusso, sono di sicura garanzia
circa la loro importanza.
Siccome poi le Memorie arrivano e terminano alla metà
del secolo XVIII, così, mancando io di materiali per conti¬
nuarle fino ai nostri giorni, le lascierò a quel punto, bastan¬
domi di aver esumato e scoperto i fondamenti, lasciando ad
altri di compiere l’edifizio con nuovi materiali.
DELLA PROVINCIA PICENA DEI MINORI CONVENTUALI
Capo I.
Notizie storiche generali.
La Provincia della Marca Anconitana dei Frati Minori
Conventuali situata tra il fiume Conca a ponente, il golfo
Adriatico a tramontana, il fiume Tronto a levante e gli Ap¬
pennini a mezzodì ascrive a sua gloria l’aver avuto il suo
incominciamento dal Serafico Patriarca S. Francesco, il quale
dopo la prima approvazione dell’Ordine suo dal Sommo Pon¬
tefice Innocenzo III, scorsa la Toscana l’anno di nostra salute
MCCXI, passò a fecondare con la predicazione i colli Piceni,
e vi piantò Case per i suoi spirituali Figliuoli.
La Provincia della Marca avendo succhiato il latte del
fervore dal Santo Fondatore e dai suoi primi Compagni, e
dissetatasi al fonte dell’acque purissime delle più sublimi vir¬
tù, le quali campeggiarono a maraviglia in San Francesco,
per tutto il primo secolo Minoritico andò pomposa e bella di
uno stuolo di religiosi santi e dotti, detta perciò dagli anti¬
chi la Provincia stellata , come riferisce il Tossignano fol. 255,
avegnacchè i di lei alunni nella notte buia dell’umano mortai
corso a guisa di luminosissime stelle segnarono col loro esem¬
pio la strada che al Ciel conduce.
La. prima venuta del Sant’Uomo a queste bande (delle
Marche) è parsa accaduta nelfavvanzata primavera dell’anno
MCCXII, vale a dire verso i primi di Giugno. In quell’anno
compito il giro Toscano era tornato in Assisi a passare al
PICENUM SERAPHICUM
45
Quadragesima, dopo Pasqua fu in Roma, e di là per la valle
Picentina varcato l’Appennino scese in Ascoli, e vi s imbarcò
per andare in Siria. Dai venti contrari spinto in Ancona si
porta a S. Severino, che fu l’antica Settempeda, e vi guac a-
ena a Cristo un rinomato verseggiatore laureato da Federico
ì Imperatore. Di là si restituisce in Assisi, torna in Toscana,
ripiega all’Appennino, viene a Montefeltro, oggi S. Leo, qui
s’incontra col Conte Orlando Signore del Casentino che gli
dona il Monte della Verna, e di là scende nella Romagna.
Intorno al MCCXV speditosi dal viaggio oltramontano
della Francia, Spagna e Portogallo per i monti della Savoia
rimette piede in Italia, scorre la Lombardia, dà un volo in
Toscana, e sale alla Verna, di là scende nella Marca Anco-
nitana, la scorre dal Metauro al Tronto ; e celebrandosi i
Concilio Generale Lateranense IV, va a Roma con animo 1
certificare i Prelati concorsi in gran numero alla solenne adu¬
nanza, che l’Ordine Minoritico era stato canonicamente fondato.
In meno di sette anni ampliò si prodigiosamente Fran¬
cesco la sua famiglia, che l’anno MCCXVI (1) determinò di man¬
dare per la prima volta i suoi Frati a Capitolo Generale in
Santa Maria degli Angeli d’Assisi. In questo primo generai
Sinodo riparti l’Ordine in Provincie, cui assegnò i Provinciali,
che investì di potere a governare, ed ampliare l’istituto. Alla
Marca toccò Benedetto della nobile Aretina famiglia Sinigaidi.
E qui piace di dar luogo alla serie dei Provinciali, i quali
nelle forme canoniche succedendo l’un 1 altro, ereditando quel
potere impartito da San Francesco al Sinigardi, la governa¬
rono fino ai giorni nostri.
1216. F. Benedetto Sinigardi d’Arezzo, che nel MCCXIX pas¬
sò nella Grecia fondò e governò la Provincia di Ro¬
mania Tornato in Italia pieno di meriti riposò nel Si¬
gnore in Arezzo, ove nella nostra Chiesa il suo corpo
si venera da tempo immemorabile.
(1) Il primo Capitolo Generale fu celebrato nel 1217 : cfr. Archiv.
Francis. Hist., an. I, p. 2. Da questo errore si sposta la cronologia della
Serie dei Ministri Provinciali, la quale peraltro non è esatta neppure nei
nomi. Ciò sarà materia di un forte studio su questo Periodico. Per il
momento lasciamo correre la Serie nis. del P. Righini, die servirà per
uno dei tanti documenti che dovremo controllare. (N. d. RJ
46
PICENUM SERAPHICUM
1219 F. Ardizio o Ardizone di Legnano, distretto di Vercelli.
1222 F. Paolo da Spoleto.
1225 B. Ricciero o Ruggero della Muccia, diocesi di Came¬
rino. Da tempo immemorabile si venera il suo corpo
in una Chiesa campestre della stessa diocesi.
1233 F. Pietro da Vercelli.
1252 F. Matteo da Montone uomo di ammirevole mansuetu¬
dine, semplicità e santità.
1263 F. Monaldo da Santo Elpidio.
1270 F. Iacopo.
1289 F. Salomeo da Lucca, che fu Inquisitore di Toscana,
nel MCCLXXXI, e Provinciale di Toscana nel MCCXCIT.
1294 F. Antonio da Lucca, che passò al Provincialato To¬
scano.
1298 F. Bartolomeo d’Arezzo, Maestro in Sacra Teologia, che
similmente fu Provinciale di Toscana.
1301 F. Simone, eletto nel Capitolo di Morro di Valle.
1303 F. Rinaldo.
1304 F. Ugolino, eletto in Recanati.
1306 F. Pietro da Cagli.
1312 F. Pace.
1317 F. Simone, cui il P. Generale Michele da Cesena, noti¬
ficò la canonizazione di S. Lodovico Vescovo di Tolosa.
1319 F. Teodino da Potenza, eletto in Fabriano. Fu Inqui¬
sitore della Marca.
1326 F. Sinibaldo d’Osimo, eletto nel Capitolo di Pioraco. Fu
fatto Vescovo di Osimo.
1327 F. Francesco dal’Apiro, eletto nel Capitolo di Monral-
baddo.
1332 F. Simone.
1335 F. Pietro da Sassoferrato, uno dei compilatori delle no¬
stre (1 ) Costituzioni Benedettine l’anno MCCCXXXVI.
Fu Penitenziere Apostolico.
1340 F. Ugolino da Brunforte.
1346 F. Francesco.
1349 F. Pietro da Sassoferrato.
1355 F. Martino da Fabriano, Maestro in S. Teologia.
(1) Dovrà dire nuove, altrimenti apparirebbe non essere un france¬
scano l’autore di queste Memorie, ciò che non può ammettersi.
PICENUM SEBAPHICUM
47
1358 F. Giovanni di Ripatransone, Maestro in S. Teologia.
1359 F. Perotino da Pesaro.
1368 F. Martino da Genova, Maestro in S. Teologia.
1379 F. Ugolino dalla Serra Petrona.
1387 F. Antonio da Pesaro.
1398 F. Marino Martini da Fabriano, che nel medesimo tempo
era Inquisitore della Marca.
1405 F. Giovanni Bertoldi da Serravalle Diocesi di Ri¬
mini, Maestro in S. T. che professò con molta riputa-
zione nell’Università di Pavia. Nel 1412 al Vescovado
di Fermo (fu promosso) e nel 1414 fu trasferito a quello
di Fano, Sotto Martino V. fu Lettore del Sagro Pa¬
lazzo. Morì decrepito il di 3 Febraro 1445.
1424 F. Agostino da Montebaroccio che si legge Provinciale
eziandio nel MCCCCXLI.
1455 F. Ubaldo da Montenovo, Maestro in S. Teologia.
1458 F. Sante Bonacordi della Penna S. Giovanni, Maestro
in S. T.
1464 F. Francesco da Fermo.
1467 F. Alesandro Miloni da Fano, Maestro in S. T. tu in¬
quisitore straordinario in Piemonte.
1470 F. Gianfrancesco Cini da Urbino.
1474 F. Giovanni Bigozzetti d’Ancona, maestro in S. Teologia.
1477 F. Cattarino della Penna S. Giovanni, Maestro in S.
Teologia.
1478 F. Nicolò da Montelupone, Maestro in S. T.
1481 F. Marino da Castignano, Maestro in S. T.
1484 F. Francesco da Force, Maestro in S. T.
Ebbe l’Inquisitorato di Firenze.
1482 F. Paolo da Marcatello, Maestro in S. T.
1506 F. Antonio Onofri da Sassoferrato, Maestro in S. T. Fu Ve¬
scovo di Cagli e poi Feretrano e Governatore di Rimino.
1515 F. Guido Santoni da S. Leo, Maestro in S. 1.
1519 F. Pierangelo Fausti da Montedellolmo, Maestro in S. T.
1521 F. Anastasio Feroni da Sanmarino, Maestro in S. T.
1524 F. Gio: Francesco Cini da Urbino, Maestro in S. T.
1527 F. Lodovico Santoni da S. Leo, Maestro in S. T.
1530 F. Gio: Velini da Camerino, Maestro in S. T.
1533 F. Cesario della Serra S. Quirico, Maestro in S. T.
1536 F. Bartolomeo Golfio dalla Pergola, Maestro in S. T.
48
PICENUM SERAPHICUM
Andò Teologo al Concilio di Trento, e fu Procuratore
Generale.
1589 F. Francesco d’Osimo, Maestro in S. T.
1542 F. Sante Patta da Corinaldo, Maestro in S. T.
1545 F. Antonio Tigoli da Mondavio, Maestro in S. T.
1548 F. Bartolomeo Giardini da Macerata, Maestro in S. T.
1551 F. Bonaventura Martinelli da Fano, Maestro in S. T.
1554 F. Giovanni Pico della Serra Petrona, Maestro in S. T.
Fu Vicario Apostolico e Generale dell’Ordine. Mori
alla Serra con odore di santità.
1557 F. Tommaso Marconi dalla Pergola, Maestro in S. T.
1560 F. Niccolò Titi da Mondavio, Maestro in S. T.
1563 F. Bernardino Stracca d’Ancona, Maestro in S. T.
1564 F. Tommaso Cecchini da Montelupone, Maestro in S. T.
1567 F. Cesare Nardi da Fano, Maestro in S. T. Fu Vescovo
di Cariati.
1570 F. Pietro Ridolfi. da Tossignano, (1) M. in S. T. cele¬
bre per la sua dottrina ed eloquenza e per la sua Sto¬
ria Serafica. Fu Vescovo di Venosa e poi di Sinigallia.
1578 F. Eleuterio da Crema Maestro in S. T. Passò al Pro¬
vincialato di Milano.
1572 F. Ficcolò Cesario della Serra S. Quirico, Maestro in S. T.
1577 F. Francesco Pratelli da Montefìore, Maestro in S. T.
Fu Inquisitore in Siena e Pesaro.
1580 F. Pierantonio Mancini da Piorago, Maestro in S. T.
1583 F. Giuliano Causi da Mogliano, Maestro in S. T. Fu
pubblico Professore di Teologia in Ancona, Inqui¬
sitore di Siena, Procuratore dell’Ordine e Generale.
1585 F. Francesco Moro da Montegranaro, Maestro in S. T.
Passò all’Inquisizione di Pisa e di Firenze.
1588 F. Gregorio Fioretti da S. Ginesio, Maestro, in S. T.
1591 F. F. Francesco Ponzi da S. Angelo in Pontano, Mae¬
stro in S. T.
1594 F. Orazio Civalli da Macerata, Maestro in S. T. e pub¬
blico Professore di Filosofia in patria.
1597 F. Serafino Bentivenga da Macerata, Maestro in S. T.
1600 F. Vincenzo Filoteo da. Mondavio, Maestro in S. T.
Fu Inquisitore a Belluno.
(1) Prov. di Bologna, circond. d’Imola.
PICENUM SERAPHICUM
49
1602 F. Antonmaria Forconi da S. Ginesio, Maestro in S. T.
Fu Inquisitore di Pisa nel 1607.
1613 F. Ottavio Rossi da Montemelone, Maestro in S. T.
1616 F. Tiberio Sinibaldi da Montenovo, Maestro in S. T.
Fu Inquisitore a Belluno, Treviso e Pisa.
1620 F. Domenico da Tolentino, Maestro in S. T.
1623 F. Terenzo Pilotti dalla Penna S. Giovanni, Maestro
in S. T.
1626 F. Andrea Ascentiani dalla Mandola, Maestro in S. T.
1629 F. Domenico Vichi da Osimo, Maestro in S. T.
Fu Inquitore dell’Istria, d’Acquileia e Concordia e
di Pisa.
1632 F. Ascanio Marchi dalla Roccacontrada Maestro in S. T.
1632 F. Bernardino Sacchi da Fabriano, Maestro in S. T.
1637 F. Vincenzo Giuli da Macerata, Maestro in S. T.
1640 F. Vincenzo Venanzi d’Ancona, Maestro in S. T.
1643 F. Antonio Aurelj da Montelupone, Maestro in S. T.
1646 F. Carlo Angelini da Pesaro, Maestro in S. T.
1649 F. Bernardo Buttari da Osimo, Maestro in S. T.
1659 F. Francesco Grassi da Monte S. Vito, Maestro in S. T.
1655 F. Francesco Gabrielli d’Ascoli, Maestro in S. T.
1658 F. Vincenzo Fratadozzi da Fermo, Maestro in S. T.
1661 F. Onorio Causi dalla Serra de Conti, Maestro in S. T.
1664 F. Giambernardino Ciafifoni da S. Elpidio, Maestro in
S. T. Fu Regente di S. Bonaventura e Procurator Ge¬
nerale.
1667 F. Gianangelo Baraccani da Montefìlotrano, Maestro
in S. T.
1670 F. Iacopo Roncalli da Mondaino, Maestro in S. T.
1673 F. Ilario Floridi da Urbino, Maestro in S. T.
1676 F. Domenico Cortucci da S. Pietro degli Angeli, Mae¬
stro in S. T.
1679 F. Francescantonio Antonini dalla Trave, Maestro in S. T.
1682 F. Francesco Antonio Morelli da Pesaro, Maestro, in S. T.
1685 F. Lazaro Monti da Montenovo, M. in S. T.
1688 F. Giuseppantonio Romani da Cingoli, Maestro in S. T.
1691 F. Bonifazio Agostini da Montedallolmo, Maestro in
S. T. e della medesima Pubblico Professore nella Sa¬
pienza Romana, ed Esaminatore de’ Vescovi, rinunziò
subito il Provincialato.
Am.0 I. 1916 . Fascicolo I. *
50
PICENUM SERAPHICUM
1692 F. Carlo Botta dalla Serra Petrona, Maestro in S. T. e
Pubblico Professore di Filosofia in Macerata.
1693 F. Maria Moriconi dalla Torre S. Patrizio. Maestro
in S. T.
1699 F. Domenico Carini da Fano, Maestro in S. T.
1702 F. Gregorio Borghesi da Fossombrone, M. in S. T. Fu
Regente di S. Bonaventura.
1705 F. Antonio Fazzini da Urbino, Maestro in S. T.
1708 F. Domenicandrea Borghesi da Pesaro, M. in S. T. Ebbe
la Regenzia di S. Bonaventura, e l’esame dei Vescovi
e fu Generale dell’Ordine.
1709 F. Nicolantonio Spina da Monte S. Vito, Maestro in S. T.
1712 F. Valentino Fazzini da Urbania, Maestro in S. T.
1716 F. Vittorio Maggioli da Monte S. Vito, Maestro in S. T.
1718 F. Francesco Antonio Cangi da Fossombrone, Maestro
in S. T.
1721 F. Andrea Guerra da Mercatello, M. in S. T.
1724 F. Gianfrancesco Paolini da Montesanto, Maestro in
S. T. Fu Procuratore Generale.
1725 F. Carlantonio Federsoli da Pesaro, Maestro, in S. T.
Vive in Roma Consultore dei S. Riti. Viveva ancora
nel 1764, allorché scriveva l’autore di queste memorie
storiche.
1728 F. Giambattista Graziosi da Macerata, Maestro in S. T.
e Pubblico Professore di Filosofia.
1731 F. Francescantonio Troelieri da Fermo, Maestro in S. T.
1734 F. Luigi Maria Moriconi da Monte S. Vito, Maestro
in S. T.
1737 F. Pierantonio Rossi da Loro, Maestro in S. T.
1740 F. Giuseppantonio Eroi da Iesi, Maestro in S. T.
1743 F. Giuseppangelo Penelli da Montalboddo, Maestro in
8. T.
1746 F. Giuseppe Maria Avetrani da Santo Pietro degli An¬
geli, M. in S. T.
1749 F. Filippo Tommassini da Fossombrone, Maestro in S. T.
1752 F. Francescantonio Gentiioni da Osimo, Maestro in S. T.
1855 F. Domenicandrea Rossi da Pesaro, Maestro in S. T. Fu
Procuratore Generale, Vicario Generale Apostolico ed
in oggi Ministro Generale.
1758 F. Nicolantonio Natalini da Camerino, Maestro in S.T.
PICENUM SERAPHICUM
51
1761 F. Giambattista Gentili dallo Staffolo, Maestro in S. T.
1764 F. Francescantonio Benoffi da Pesaro, Maestro in S. T.
Inquisitor Generale del S. Ufizio di Udine e Concordia.
Rimini, S. M. delle Grazie.
Pochi studiosi di storia francescano-picena sono in pos¬
sesso di questo interessantissimo lavoro dell’illustre P. Orazio
Civalli da Macerata Minore Conventuale. L’Ab. Colucci, lo
inserì nel tomo XXV delle sue « Antichità Picene » : alcune
copie, estratte dall’opera del Colucci, se ne trovano ancora, ma
sono molto rare. Il desiderio di vedere ripubblicato il lavoro
del P. Civalli ci è stato più volte espresso da molti eruditi di
storia francescana. Crediamo pertanto far cosa utile pubblicare
sul nostro « Picenum Seraphicnm » la Visita Triennale, sia
perchè a molti è sconosciuta, sia anche perchè la medesima
serve bellamente ad illustrare questa nostra fecondissima Re¬
gione in grado sommo francescana.
Il libro del P. Civalli ha rarissime citazioni di documenti ;
potrebbe quindi sembrare di poco valore storico. Noi suppli¬
remo man mano ad un tale difetto, integrando così la sua
(1) L’intera intestazione dell’opera è la seguente : « Visita Triennale
« di F. Orazio Civalli Maceratese dell’Ordine de’ Minori Conventuali,
« Ministro Provinciale nella Marca Anconitana. Parte Isterica, ossia Me-
« morie Storielle riguardanti i diversi luoghi di essa Provincia, raccolte
« dall’Auore nel tempo del suo Provincialato »,
52
PICENUM SERAPHICUM
opera e rendendola utile a quanti vorranno conoscere e stu¬
diare le sue ricchissime descrizioni.
Il P. Orazio Civalli nacque a Macerata, in sullo scorcio
della prima metà del secolo XVI, dai nobili Pietro e Bella-
fiore Pellicani. Per intercessione di S. Francesco d’Assisi i
suoi genitori poterono liberarlo da certa morte. Promesso dai
medesimi alla serafica Religione, il giovanetto ne vestì l’abito
e ne informò lo spirito. Aperto d’ingegno e dedito allo stu¬
dio, in breve riuscì superiore a molti nel progresso delle filo¬
sofiche e teologiche discipline. Nel 1580 ottenne la cattedra
di filosofìa nella patria Università (1). Per ordine del sommo
Pontefice Sisto V, andò a Perugia nel 1587 a sostituire il
P. Costanzo Torri da Sarnano, creato allora Prete Cardinale
di Santa Romana Chiesa, nella cattedra teologica di quella ri¬
nomata Accademia (2). Al Capitolo provinciale, tenuto a Po¬
tenza Picena nel 1594, fu eletto Ministro di questa sua Pro¬
vincia. Nel 1611 tu nominato Commissario Generale della
Marca (3). Morì in sua patria l’anno 1612 (4).
Oltre la Visita Triennale che pubblichiamo, il P. Orazio
Civalli scrisse le opere seguenti :
(1) L’vv. Raffaele Foglietti negli Opuscoli di Storia del Diritto,
Macerata 1886, Stab. Tip. Bianchini, a pag. 186, pone il P. Orazio Ci¬
valli di Mafcerata, n. 87, nell’elenco dei professori di filosofia di quella
Università. Dal Commentario-Ricci, Roma, 1847, Tip. delle Belle Arti,
pag. 25, si ha : « Orazio Civalli minorità fu anch’egli di decoro alla pa¬
tria [Macerata]. Yi sostenne per alcuni anni il magistero di filosofia e
teologia nell’Università ecc. » (N. d. R.)
(2) Cfr. P. Sbaraglia : De Scriptoribus Ord. Min. Roma, 1806: Tip.
Contendini di S. Michele a Ripa, pag. 859, n. 1871: « Perusina in Uni-
versitate Theologiam anno 1587 est interpretatus. »
(8) Cfr. Series chronol. - hist. - crii. - Ministrorum Provineialium Con-
vent. Mardiiae: Pesaro, 1790; tip. (lavelli, pag. 23: « An. 1594.
« Fr. Horatius Civalli de Macerata S. Th. Mag. electus in Monte San-
« cto. — Per Annos septem Philosophiam in Patria publice professus est, et
« Anno 1587 jussu Sixti Y in Publica Theologica Academia Civitatis Pe-
« rusiae partes suscepit Fratis Constantii Torri de Samano, qui ab eodem
« Sum. Pontif. Presb. Card. S. R. E. creatus fuerat. Cum esset Minister
« optima quaeque hujus nostrae Prov. collegit. in Opere suo Mss., cui
« Tit. Visita Triennale — An. 1611 Fr. Horatius Civalli, de qua dixi-
« mus supra, fuit Com. Gen. tresdecim Mensibus, (scribit Franchinius)
« diebus octo. »
(4) Questa data ci sembra esatta, supponendo che la cessazione dal¬
l’officio di Commissario Generale sia avvenuta per la sua morte.
PICENUM SERAPHICUM
53
1. — Discorso spirituale del male considerato nel tempo
di Carnevale per gli molti inganni, e diversi stratagemmi del
diavolo inimico dell’umana salute. — Questo discorso fu pub¬
blicato due volte : nel 1589 a Perugia, tip. Pietro Paolo Or¬
landi: nel 1620 a Macerata, tip. Giovanni Battista Carboni,
per cura di fr. Ansovino da Sarnano, sotto il titolo di Stra¬
tagemmi del nemico infernale.
2. — De Sacramento extremae Unctionis, Macerata, 1618.
3. — La Vedova Cristiana, Macerata, 1619.
4. — Tempio di lodi a S. Francesco; Raccolta di poesie
volgari, e latine, antiche, e moderne , in lode di S. ^Francesco
con le Annotazioni del P. Civalla, pubblicato a Macerata
nel 1620, tip. Carboni, per cura del P. M. Antonio da Sar¬
nano, il quale vi unì anche il Trattato delle Stimate di S. Fran¬
cesco, scritto pure dal P, Civalli.
5. — Annotationes ad librum P. M. lo: Antonii Delphini
de nobilitate, et varia provinciae Marchiae nomenclatura, Pe¬
rugia, 1622.
6. — Delti istromenti della Passione di N. S.
7. — De Sepulchro Christi.
8. — De fructuoso tempore Quadragesimae.
9. — Triplex disputatio de Sacerdotio, Episcopatu , et
primo Ecclesiae Episcopo.
10. — Apologia prò Scoto in quartum Sentent, cum notis
adversus Dominicum Sotum.
11. — Molte lettere scritte dal Civalli e a lui mandate (1).
L’opera che pubblichiamo era, nel suo originale ma., di¬
visa in tre parti. L’Editore di cui ci serviamo ha scartato la
prima e la terza parte, perchè, come dice lui, non rispondevano
allo scopo storico della Marca. La prima conteneva un pra¬
tico manuale, ad uso di chi per officio deve visitare una pro¬
vincia religiosa, preceduto da diverse osservazioni circa le
qualità di cui deve essere fornito un buon Superiore. Con la terza
parte erano stigmatizzate le vili intenzioni e l’arte riprove¬
vole di coloro che insorgevano contro l’autorità legittimamente
costituita. La Visita Triennale propiamente detta è tutta, com¬
presa nella seconda parte del ms.
Anche questa, però, è stata alquanto mutilata dall’Edi-
(1) Cfr. P. Sbaraglia, op. cit. 1. c.
PIOEtfUM SERAPHICTJM
64
tore, vale a dire è stata purgata da tutto ciò che direttamente
non riguardava la storia. « Il P. Civalli, afferma l’Editore,
era filosofo, era teologo, ed anche poeta : tutto per altro a
misura de’ tempi suoi: onde si era sovente diffuso in episodi
di fisica, di ascetica, di teologia, di poesia, e in altre mate¬
rie, e questioni dottrinali, le quali siccome nulla appartengono
alla storia patria, che noi cerchiamo illustrare; a bella posta
se sono del tutto omesse, e ci siamo ristretti a stampare le
cose sole, che riguardano il nostro oggetto, e che più si de¬
siderano dagli eruditi. » (1)
Premesso questo breve cenno intorno all’autore della Vi¬
sita Triennale , alle sue opere e alla edizione di cui ci ser¬
viamo, ecco il testo genuino deirinteressantimo lavoro :
311 benigno Cettore!
Il girar per la Provincia della Marca tre anni di lungo,
Cristiano lettore, ha dato non solo nome, ma ancora occasione
alla presente opera, e fatica ridotta a quest’essere et a questa
forma in certe ore brevissime che dopo gli affarj ordinar), e
negozi gravi d’essa Provincia per l’Officio e carico sostenuto
m’avanzavano. Nè questo tempo si doveva indarno consumare,
avvengna che, come lasciò scritto S. Agostino (2): In otto non
debet esse iners vacatio , sed aut inquisitio veritatis, aut inventio ;
ed il moralissimo Seneca: Quies tibi non desidia sit, et cum
(1) Ci piace riportare qui il giudizio dato dal Commentario-liiGCi.
1. c., circa la Visita Triennale del P. Civalli : «.... si diè a scrivere la
« storia di tutti quei paesi della Marca, che a cagione dell’incarico di
« provinciale doveva visitare. Sono puramente memorie storiche quelle
« che egli lasciò, e che il Colucci ci ha conservate nella sua grand’opera
« delle antichità picene : ma la diligenza e la coscienziosità che vi si
« trova adoprata compensa la sua poca pulitezza ed eleganza nello scri-
« verle. » — E’ un giudizio troppo severo, considerando che si tratta di
uno scrittore del 1596, il quale non poteva certamente avere quella pu¬
litezza ed eleganza nello scrivere, in fingila italiana, che si richiedono ai
giorni nostri. (N. d. E.)
(2) Città di Dio: lib. XIX.
PICENTJM SERAPHICTJM 66
aliis luditur, tu sancii aliquìd honestique, tractabis. E sebbene
da principio animo mio fu, che se ne stesse ritirata senza
palesarsi a veruno: gl’è parso nondimeno ad instanti preghiere
d’amici far mostra di sè al Teatro del Mondo. Non ricada
però in pensiero, che non abbia considerato i mancamenti
suoi, avendo io pur troppo conosciuto sempre l’imperfetto mio.
Nam mecum habito, come disse Persio, et novi quam sit miài
curta suppellex , e come disse uno scrittore: binoculus non
Argus sum. Non professo Giano nè tampoco Argo d’avvedu¬
tezza. Ho prestato nulladimeno il consenso volentieri, a fine
che li spassionati possino far giudizio, che se non ho fatto
altro di buono, ho passato il tempo virtuosamente, et a più
potere ho cercato allontanarmi dal numero di quelli che ri¬
prende Orazio Poeta (1), scrivendo a Lollio : « Nos numerus su-
mus ; et fruges consumere nati, » oltre che vaglia a dire il
vero, alle pubbliche Piazze ciascuno può comparire con qual¬
che diversità, e differenza però, avvegnaché questi comparisce
ben ornato, e da ricco, quello mal vestito, e da povero, come
conviene veramente a questa mia Visita Triennale, povera
d’artifizio, di facondia, di erudizione, e di tutti quei condi¬
menti e sali, numeri ed ornamenti, che l’avrebbero potuta
render grata al cospetto di ciascuno, e riguardevole. Ma poiché
tale è stata la sua disgrazia, e sciagura, che l’è convenuto
comparire così alla sconcia come s’è detto, la tua molta beni¬
gnità la ricopri, e la scusi, ricordevole di quello lasciò scritto
Francesco Petrarca, (2) che l’offizio di scriver bene è concesso a
pochi, e del detto del Poeta Lirico a suo Mecenate.
Est quiddam prodire tenus, si non datur ultra.
Ardisco nondimeno dire (benigno Lettore) che è comparsa
ricca, e colma di buon’affetto, di volontà pronta per servir
ciascuno, che vorrà valersi dell’opera sua nella quale, chi sa
che per essere lezione varia non trovi qualche gusto, non ne
cavi qualche utile, al quale (dopo l’onore di S. D. M.) ho
avuto mira particolare, e non a proprio interesse, o di gloria
0 di fama, o di ricchezze, vivendo io per la Dio grazia lon-
(1) Epistole: lib. I.
(2) De remedio utriusque fortunae : lib. I, Dial. 44.
PICENUM SEKAPHICUM
è6
tallissimo da queste passioni, essendomi dilettati sempre so¬
pramodo quei versi di Teogne Poeta citati da S. Basilio nel
libro de legendis libris Gentiliwn ad Nepotes.
Non amo divitias, non opto magna, sed adsint
Parva, modo ut vivam laetus. et absque malis.
E quell’altro:
Mens sana in corpore sano
Juven. 1. I. Sat.
Concludo finalmente, che se per avventura tu mormore¬
rai di queste mie cosuccie, opra che alla giornata io possa
rallegrarmi delle tue cose grandi.
Vivi felice.
Avvertimento a Lettori Benevoli
Perchè il soggetto preso da me nella presente visita è
istorico in forma di compendio, e di ragionamento famigliare;
ho giudicato non convenirsi a questo genere di scrivere, nè
il dilatarsi col circoscrivere esattissimamente il sito universale
della provincia, quanto a suoi confini per la larghezza, e lun¬
ghezza, nè interrompere le narrazioni con graduare ogni città,
e luogo, spettando questo modo di distinguere a Geografo, o
Corografo. E tanto più per aver io presa la limitazione della
Marca, non da Tolomeo, ma dalle Croniche dell’Ordine di S.
Francesco, fatta da S. Bonaventura essendo Generale dell’istesso
Ordine, (1) come richiedeva l’occasione dell’Officio mio, rimet-
(1) Il B. Bartolomeo Pisano nel suo celebre « Liber de Conformitate
Vitae Beati Francisci ad Vitam Domini Iesu », scritto nel 1385-1390
(cfr. Analecta Franciscana , Quaracchi 1906, tip. S. Bonav., tomo IV,
pag. XI), ci da a pag. 511-14 la divisione esatta della Provincia delle
Marche in sette Custodie : Esculana, Camerini, Anconitana, Aesina, Fir-
mana, Fanensis, Feretrana : il P. Civalli, nella partizione della sua Visita
Triennale, segue bordine del Pisano, ma cambia il titolo alla settima Cu¬
stodia, sostituendo Urbino al Feretrana. Non può ammettersi che questa
PICENUM SEPAPHICUM
57
tendo ciascuno, che avesse curiosità di sapere ogni precisione
di misura dell’istessa Provincia alle tavole della nuova, e
mirabile Corografia d’Italia dell’Ecc.mo Sig. Gio. Antonio
Magini Padovano Matematico pubblico di Bologna, che di
bellezza ed esattezza non si può desiderare di più.
Dura, diffìcile, e laboriosa impresa sarebbe la mia, se io
volessi con quella maestà, decoro, diligenza, ed accuratezza,
che si richiederebbe, descrivere la nobiltà, la grandezza, la
magnificenza di questa nostra Alma Provincia della Marca, (1)
la quale quanto all’amenità, e salubrità dell’aere, al sito di
natura bellissimo, alla fertilità, e grassezza del terreno, alla
moltitudine delle genti, all’eccellenza degli ingegni, al valore
delle armi, allo studio delle lettere, alla moltitudine de’ Pre¬
lati, con il testimonio di quanti hanno scritto di lei, non ne
fu giammai seconda a qualsivoglia altra regione, o parte della
sia stata la prima partizione dell’Ordine in Provincie, come crede il Ci¬
valli, e neppure che la prima partizione sia di S. Bonaventura. Le Serie
delle Provincie francescane si hanno fin dal 1263, e quella del Pisano e
del 1385. Prima del Pisano sette sono le ripartizioni officiali dell’Ordine,
ed in ciascheduna troviamo nominate le Marche. L’ordine cronologico
delle ripartizioni è il seguente :
1. — di Urbano IY nel 1263 : al n. 3 : « Provincia Marchio An-
chonit. »
2. — di S. Bonaventura nel Capit. Gen. di Pisa 1272 : al n. 5 :
« Prov. Marchiae ».
3. — di Gregorio X nel 1274: al n. 3; « Min. Prov . Marchiae
Anconit. »
4. — del Capit. Gen. dell’Argentina nel 1282 : al n. 27 : « Mar¬
chia Anchonitana. y>
5. _ del Capit. Gen. di Napoli nel 1316 : al n. 12 : « Provincia
Marchie . »
6. — nel Catalogo Sanctorum FF. Minorum del 1335 : al n. 6 :
« Prov. Marchiae . »
7. — nel Provinciale Ord. FF. Min. del 1340 : al n. 29 : « Mar¬
chiae Anc. »
8. — Nella Serie del Pisano ("1386) la Provincia delle Marche sta
tra le cismontane al numero 2. (Cfr. Archiv. Frane, hist., Quaracchi 1908,
tip. S. Bonav., an. I, fascio. 1. pag. 17-22.) (-M d. R.)
(1) Non sappiamo se il Civalli nel descrivere la sua Visita Triennale
segua il Pisano, ovvero si attenga all’itinerario della visita stessa : sem¬
brerebbe più verosimile la prima ipotesi, sia perchè sono rari i casi nei
quali devia dall’Ordine topografico che troviamo nelle Conformità, sia an¬
cora perchè è assai difficile, in una visita regolare, tenere scrupolosamente
un simile itinerario. Si comprende assai bene che il Civalli, nel visitare
68
PICENUM SERAPHICUM
bell’Italià. Nè questo fu mai mio pensiero; poiché per la Dio
grazia e mercè, non sono tanto privo di discorso, e di sapere
che non conosca davantaggio, questo non esser peso conve¬
niente, e proporzionato alla fiacchezza delle mie spalle. Ma
tanto intendo favellare di lei quanto che per occorrenza della
Visita mi si porgerà occasione di vedere qualche cosa degna
di memoria, ed anco di rammentarmi alcune istorie lette da
me nell’età più fresca, e giovanile (1).
la Provincia, ha preso i necessari appunti riguardanti le notizie storiche
dei singoli conventi, e poi in luogo di quiete e di studio, forse a Ma¬
cerata, ha compilato il suo libro. Comunque sia, notiamo subito le poche
varianti, che si trovano in questa prima Custodia, tra il Pisano ed il Ci-
valli nel numero e nell’ordine dei conventi descritti.
Pisano. 1. Locum de Esculo : — 2. locum de Pignano : — 3. locum
de Vena Rupia : — 4. locum sanctae Victoriae : — 5. locum Pulegii : —
6. locum Montis Alti : — 7. locum Gastilionis : — 8. locum Ripae Tran -
sonis: — 9. locum Montis Falconis : — 10. locum de Ofjida: —11. locum
de Monte Florum: — 12. locum de Aquaviva: 13. — locum de Furce : —
locum de Cossignano..
Civalli. 1. Ascoli; — 2. Appignano d } Ascoli; — 3. Vena Rotta; —
4. Santa Vittoria ; — 5. Mont’Alto; — 6. Castignano; — 7. Ripa Tran -
sona; — 8. Offida; — 9. Monte Fiore; — 10. Acqua Viva; — 11. Ford; —
12. Cosignano; — 13. il Poggio della Canosa; — 14. Capradosso; —
16. Marano .
L’unica variante che si riscontra in questa prima Custodia è l’omis¬
sione del convento àeWAcquasanta (. Pulegii) 1 mentre ai tempi del P. Ci¬
valli doveva esistere ; troviamo infatti nella Storia Ascolana del Can. Se¬
bastiano Andreantonelli, Padova 1673, tip. Cadorini, pag. 216, nella enu¬
merazione dei nostri conventi compresi nella Custodia di Ascoli « Aquae
Sanctae Pulesii » e « Podj Ganusae ». Chi ha fatta la versione dei nomi
latini adoperati dal Pisano, (Cfr. la nota a pag. 611, op. cit.) traduce « Pu¬
legii » « Poggio Canoso », mentre avrebbe dovuto dire « Acquasanta » :
il « Poggio Canoso » risponde perfettamente al « Podii Canusae », il
quale, sebbene esistesse fin dal primo secolo dell’Ordine, non si trova nel
Pisano. — Capradosso e Marano erano due piccoli ospizi acquistati dai
Religiosi dopo il Pisano. (N. d . R.)
(1) Tutta l’opera del P. Civalli si deve dividere in due parti: nella
prima abbiamo le illustrazioni delle città e paesi delle Marche ed i loro
avvenimenti politici, artistici e letterari; la seconda contiene la descri¬
zione delle Chiese e conventi francescani con il ricordo dei religiosi
illustri vissuti nei medesimi, ed un cenno sintetico dei capitoli pro¬
vinciali ivi celebrati. Sarà nostra assoluta premura occuparci di questa
seconda parte, lasciando la prima al valore storico degli autori sui quali
il P. Civalli poggia le sue affermazioni. Diciamo di occuparci della se¬
conda parte, perchè essa sola ha una eccezionale importanza per il nostro
PICENUM SERAPHICUM
59
In questo mentre i curiosi potranno vedere Strabone, (1)
Tito Livio, (2) Plinio, (3) Cornelio Tacito, Mela, Pio II, nell’ad¬
dizioni alle Storie di Benevenuto da Imola, in quella parte
dove tratta le cose d’Italia f. 296. oltre che ho veduto una
lettera intiera delle lodi della Marca di questo Ponte ce
latina, scritta l’anno 1480. all’Eccellente Gio. Battista Caccia-
lupi, mentre che egli era Cardinale di Fermo, e si conserva
con altre scritture presso il Sig. Archidiacono Caccialupi. E
seguitando la serie dell’istorie vedasi Giacomo Filippo, (4)
Raffaele Volterrano, (5). Il Biondo nella sua Italia illustrata, (6)
Leandro, Francesco Panfilo, Giov. Boterò, nelle sue Relazioni uni¬
versali, Giov. Antonio Delfino Francescano Conventuale in un
libretto intitolato: de varia Provinciae Marchiae nomenclatura ,
dato alla stampa da colui che scrive le presenti cose, mentre
era Teologo Pubblico dell’università di Perugia l’anno 1590.,
Giov. Niccolò Doglione (7). Il R.mo Gonzaga, (8) Girolamo
Rossi sparsamente nell’istoria di Ravenna: e altri antichi, e
moderni, il nome de quali fora lunghissimo di porre in questo
luogo, che si tralasciano, e a tutti questi rimetto il Lettore
non volendo qui scrivere istorie lunghe, ne^ cosmografie, al¬
meno di pochissimi luoghi, e questo come si è detto per modo
di passaggio.
Quest’alma provincia della Marca dunque, e per la mol¬
titudine quasi innumerabile degli uomini di Santità, e di dot¬
trina illustri, fu da nostri maggiori chiamata Provincia stel¬
lata. È stata divisa per quello che spetta alla nostra Fran¬
cescana Religione in sette Custodie, e questa divisione mi
giova credere essere stata fatta da S. Bonaventura, avvegna¬
ché, come testifica Ottavio Suessano in un orazione dove
tratta la vita di S. Bonaventura, e Sisto IV. nella Bolla di
Canonizazione dell’istesso Santo, questo fu il primo fra Ge-
Picenum Seraphicum. La Visita del P. Civalli occupa la seconda meta del
secolo XVI di cui è sincrono documento per la storia di tanti illustri
religiosi vissuti in quel periodo assai interessante, dandoci di piu il risul¬
tato delle ricerche intelligenti in tutti gli archivi conventuali, che allora
dovevano essere vere miniere di tesori nascosti. (N. d . ^0
(1) Lib. V. — (2) Lib. 22. — (3) Storia naturale : lib. Ili, c. 13. —
(4) Supplemento delle Croniche; lib. 4. — (5) Commentariorum Urbanorum;
lib. VI. — (6) Fol. 122. — (7) Compendio istorico; parte IV e VI. — (8) De
origine Seraphicae Iìeligionis; parte II.
60
RICENUM SERAPHICUM
nerali, che divise la Religione in Provincie, e le Provincie
in Custodie, e venendo al ristretto della Marca la prima cu¬
stodia fu nominata Ascolana: Di Camerino la seconda: An¬
conitana la terza: Esina la quarta: di Fermo la quinta: Di
Fano la sesta: La Settima, ed ultima d’Urbino. Ciascuna Cu¬
stodia poi contiene sotto di se varii, e diversi luoghi, e Con¬
venti tra i quali in modo niuno non intendo di mettere pre¬
cedenza, nè preminenza, ma con ogni fedeltà da me saranno
proposti secondo che si trovano scritti negli annali, ed istorie
della Religione. Or veniamo alla prima Custodia detta Asco¬
lana.
CosÉodfe
Questa Custodia è detta, e denominata tale dalla nobilis¬
sima città d’Ascoli : la quale come riferisce Plinio (1) e Fron¬
tino istorico fu già Colonia de’ Romani; il Biondo favel¬
lando di lei nella sua Italia illustrata dice in questo modo:
Ascoli è antichissima Città, e fu già una delle prime della
Marca, la quale dice Livio (2) che fu da Pompejo Strabone
rovinata, e disfatta per aver prima gli Ascolani fatto morire
Ambasciatori Romani, che erano andati da loro.
In una Cronica manoscritta di Niccolò Peranzone da M.
Cassiano, trovo di Ascoli scritto in questo modo: Asculum
Urbs vetustissima Picentum, quae aliquando primaria Roma-
norum fuit Colonia etc. Sita conspicitur haec Civitas in loco
praevalido, et mumtissimo, cui circumstantes montes superemi-
nent nullis penetrabiles exercitibus. Nonnulli volunt a verbo
Graeco derivatavi askeo quod exerceo, laboro, fabrico signifi¬
cai , quando gens est industriae, negotiationi, fabricationi dedita
(1) Lib. Ili, c. 3.
(2) L. 76.
PICENUM SERAPHICUM
61
= al che allude Francesco Panfilo nel suo Piceno con questi
versi :
Assidue exercet ferventia praelia Martis,
Quilibet ardenter pervigil urget opus.
Unde suum nomea merito imposuere Coloni,
Respondent factis nomina digna suis.
Per altre cose più moderne diasi un’occhiata a Matteo
Villani nella sua Cronica (1). Vedasi anche Francesco banso-
vino nel ritratto delle più nobili, e famose Città d Italia. (2)
De i vari eventi di questa Città vedi quello ne scrive Natale
Conti (3) Vedi Enea Silvio in Decades Biondi (4) e in Istoria
di Europa (5). , „
Questa Città per bellezza è la prima della Marca : circon¬
data da due fiumi Tronto, e Castellano: la riviera del Tronto
non si può vedere cosa più bella, ed amena : ha due fortezze.
v’è una piazza grande della quale sebbene si ritrovano delle
maggiori, non però credo piu ornata di questa,. con oggie
attorno di bellissima vista. Vi sono tre statue di Pontefici,
una di marmo sopra la porta della nostra Chiesa, che riguarda
nella Piazza, dedicata a Giulio II con quest iscrizione.
Iulio II Pont. Opti. Max. Ob Restitutam Libertatem
Et Expulsum Tyrannum Asculana Oivitas
Hanc Statuam Erexit Anno Salutis M. D. X.
La seconda è parimente di marmo dedicata a Paolo III,
ed è locata sopra la porta del Palaggio del Governatore con
quest’epitaffio.
Paolo III. Pont. Max. Ob Sedatos Civium Tumultus
Statuam Hanc Asculum Pace Fruens Erexit Sexto
Kale. Martii M. D. XLIX.
(1) Lib. X. c. Vili. — (2) Fol. 3. — (3) Istorie: Lib. X, f. 279;
lib. 14, f. 388. — (4) Lib. 6, f. 164-639. — (5) Fol. 464.
62
PICENUM SEKAPHICUM
La terza è di Gregorio XIII. posta capo a piazza, di
bronzo, più grande, e più bella dell’altre con quest’iscrizione:
Gregorio XIII. Pont. Max. Ob Agri Diti onera Pristinamque
Dignitatem Civibus Restitutam S. P. Q. A.
Erexit M. D. LXXVII.
Quà sono stati sempre uomini di fama chiari non solo
nell’armi, ma ancora nelle lettere. In armi fiorì Ventidio Basso
Consolo, e Capitano Romano, e fu il primo che trionfasse de’
Parti; di questo scrissero molti, Dione istorico, (1) Plutarco
nella vita di M. Antonio ; Giustino Istorico, (2) e prima di lui
Trogo Pompeo. Francesco Patrizio, (3) Alessandro degli
Alessandri, (4) vuole che gli Ascolani già avessero per loro
Dea Ancaria, Bartolomeo Cassaneo, (5) Gellio (6), Svetonio;
l’autor del supplemento (7) ed altri.
Giovanni Simonetta nelle istorie delle memorabili, e ma¬
gnanime imprese fatte da Francesco Sforza Duca di Milano, (8)
ricorda un gran Soldato nomato Agniolo d'Ascoli. L’autor del
supplemento (9) fa menzione d’un Francesco d’Ascoli gran
Capitano.
Giov. Battista Adriani (10) commemora un Capitano
Giulio d'Ascoli. Fiorì un Giudacilio defensore della Patria
con danno della propria vita: Questo come riferisce Giov.
Niccolò Doglione nella prima parte del suo Compendio isto¬
rico, prese il veleno avendo esortato parimenti gli altri a
prenderlo: ma non ebbe seguito.
In lettere ebbe un Pacifico Poeta, del quale scrive un
autore, che : erat opprime potens, sed carminis lascivia petu-
lantissimus. Enoch Rettorico eloquentissimo, il quale lesse in
Roma pubblicamente la Poetica, e la Rettorica. Questo come
scrive il Platina nella vita di Niccola V. ritrovò Marco Celio
Apirio, e Porfirione eccellente commentatore d’Orazio. Ebbe
Antonio Buonflne istorico, che scrisse l’istorie degli Ungari
come testifica il Garzoni. Ebbe un Matteo Buonflne del quale
(1) Lib. 48-49. — (2) Lib. 42. — (3) Del Sacro regno: Lib. 9, c. XIV. —
(4) Genialium dierum : lib. VI, c. 6 e 4, fol. 314. — (5) Catalogi Gloriae
Mundi: p. I, consideraz. 36 e 65. — (6) Lib. XV, c. IV. — (7) Lib. VII,
f. 128. — (8) Lib. I. — (9) Lib. XVI. — (10) Storia: lib. Vili, f. 304.
PICENUM SEBAPHICUM
63
ho veduta un’opera in stampa, il cui titolo è questo : Mat-
thaei Bonfinis Asculani in Horatianas Odas centum et quin-
decim annotationes.
Fiorì parimente un T. Betutio Barro Oratore anteposto
da M. Tullio a tutti gli altri Oratori di quell’età. Un Gio.
Antonio Alari Poeta. Un Aurelio Muro. Un Cecco Mattema-
tico eccellente, migliore assai in questa professione come dice
il Biondo nella sua Italia illustrata, che non fu nella Poesia
volgare.
L’anno 1382 dell’Ordine di S. Agostino fiori M. Agostino
d’Ascoli Teologo prestantissimo; dell’Ordine de’ Predicatori M.
Graziano d’Ascoli, Teologo, e Filosofo celebratissimo, scrisse
sopra l’arte vecchia, sulli 8 libri della Fisica, su i tre libri
dell’anima, ecc.
Taccio la moltitudine de’ Prelati che sono usciti da que¬
sta città, M. Matteo Ascolano dell’ Ordine Eremitano di S. Ago¬
stino in un Capitolo Generale celebrato in Padova 1 anno
1358. fu eletto Priore Generale dell’Ordine e governò X anni
con molta prudenza. Fiorì ai giorni nostri Monsignor Desi¬
derio Guidoni Ascolano Pronotario Apostolico Dottore esimio
dell’un a e l’altra legge, lodato moltissimo dal R.mo Fiamma
Vescovo di Chiozza nelle vite dei Santi al 4 libro, descrivendo
la vita di S. Pietro Martire. Morì dopo essere stato molt anni
Vicario del Patriarca di Venezia, Governatore di Roma.
L’anno 1690. M. Fulvio d’Ascoli Agostiniano fu eletto Vica¬
rio Generale dell’Ordine da Nostro Signore Clemente Vili.
Ha questa Città Tempj riguardevoli : il Duomo è un Tem¬
pio molto bello e tanto più si rende illustre per la presenza
del mimo e Rmo Monsignor Girolamo Bernerio Vescovo d A-
scoli, e Cardinale di S. Chiesa. Qui riposa il corpo di S. Emidio
Vescovo e martire sotto Diocleziano Imperatore. La sua festa
si celebra alli 5 di Agosto. Tra l’altre cose notabili, che sono
in questa Catedrale v’è la Madonna dipinta da S. Luca, do¬
nata con un parato tutto tempestato di perle da Papa Nicola
IV, come si può vedere in Sacristia, nella quale v’è una co¬
piosa argenteria, Calici, Croci, Incensieri ed altre cose spet¬
tanti alla dignità Episcopale. V’è una statua di S. Emidio
tutta d’Argento, grande la statura d’un uomo, un Pallio tutto
d’Argento, ed altri paramenti di grandissimo valore. In Chiesa
v’è un Organo, che per bontà i Signori Ascolani non invi-
64
PICENUM SERAPHICUM
diano qualsivoglia Città d’Italia. I Signori Canonici sono pa¬
droni di Castelli, et ho veduto il breve, che fece loro Carlo
Magno della concessione con la sottoscrizione de Paladini,
come Orlando, Astolfo, et altri, nel tempo che furono in Ascoli:
Si conserva appresso di loro.
Il Convento e Chiesa de Padri Osservanti sono molto
belli. (1) Qua fiorì F. Luca Ascolano Predicatore molto fer¬
vente: (2) questo, come vuole F. Marco di Lisbona (3) ebbe
spirito di Profezia, grazia di far miracoli e di cacciar demonj ;
et nell’istesso libro c. 32 fa menzione di F. Filippo d’Ascoli
dell’istesso Ordine, (4) per il quale il Signore operò molti
(1) Come di questo, così di tutti gli altri conventi il P. Civalli poco
o nulla si occupa della storia di loro fondazione; li nomina soltanto e
ne descrive le chiese, spesso con abbondanza di particolari. Ond’è che
saremmo costretti per ciaschedun convento fare delle note illustrative
eccedenti la mole stessa del libro che pubblichiamo. Pertanto, riserbando
la prima parte di ciascun fascicolo del nostro « Picenum » ad un simile
studio, ci limitiamo solamente accennare qui gli autori storici di mag¬
gior momento dai quali si potrà desumere amplissime notizie in propo¬
sito. Le note a questo riguardo saranno precedute dalla parola : STORIA.
Egualmente poi faremo per quei religiosi, pur nominati dal P. Civalli,
che meritano uno studio speciale, indicandone le fonti principali sotto il
nome: BIBLIOGRAFIA — L’Autore non dice il nome di questo primo con¬
vento, ma è manifesto che parla della Santissima Annunziata. — STORIA =
Frano. Gonzaga : De Orig. Seraph. Eelig. Frane., Roma, 1587, parte II,
« Provincia Marchiae », convento n. 2, pag. 196. Per questo ed altri
conventi di Ascoli, compreso S. Francesco, cfr. Gonzaga, op. cit. 1. c. —
P. Luca Waddingo Annales Minorum, ed. 2. ai tomi II, 359-XXXIX;
III, 139-XXXVI ; IX, 98-XXII ; X, 36-V, 65-XIX ; XI, 48-XXVII;
XXIII; 177-XXXIII; 392-XXIII ; 100-XXXV : — Sebastiano Andrean-
tonelli : Hist. Ascolana, Padova, 1673, tip. Cadorini. pagg. 215-16-17. —
Can. Pietro Capponi : Chiesa Ascolana, Memorie storiche, Ascoli Piceno
1898, tip. Cesari, pagg. 99-1349. — P. Candido Mariotti : I Primordi
gloriosi delVOrd. Min. nelle Marche, Castelplanio, 1903, tip. Romagnoli,
cap. II, pag. 22 e seg. — Cesare Mariotti : Ascoli Piceno nell’ Italia ar¬
tistica, n. 69, Bergamo, 1913, Istituto ital. d’Arti grafiche, pag. 36 e seg.
(N. d. R.)
(2) BIBLIOGRAFIA: Wadd., tomi XIII, 150-IV ; XV, 320-X —
P. Arturo da Monasterio: Martyrolog. Frane.; Parigi, 1653, tip. Edmondo
Covterot, 2 ottobre, pag. 483. — Archiv. Frano, Hist., Quaracchi, tip.
S. Bonaventura, anno IV, pag. 128.
(3) Cronache dell'Ordine; tom. Ili, lib. IV, c. 28.
(4) BIBLIOGRAFIA: Wadd. t. XIII, pag. 132-XXX — Mart.
Frano., 9 maggio, pag. 202. — Arch. Frano. Hist., an. IV, pag. 136.
PICENUM SERAPHICUM
65
miracoli in vita e in morte. Gli Ascolani poi sono devoti, rive¬
renti di Religiosi, amorevolissimi de’ Forastieri, ma terribili
fra di loro, onde dissero alcuni Astrologhi Ascolani esser sotto
il segno di Marte e di Venere; e per ultimo è Città molto
mercantile.
In questa Nobilissima Città abbiamo il nostro Convento,
e Chiesa sotto il titolo di S. Francesco di sito e di bellezza
al pari di quante ne siano in tutta la Provincia. La fabrica
è stupenda, la Chiesa è grande, tutta a volta con tre Navate,
la porta come dissi riesce nella Piazza, la tribuna è magni¬
fica con due Campanili. In una cappella ornata di stucchi,
pitture, o oro, si conserva in un Tabernacolo grande d Ar¬
gento un pezzo notabile della Croce di N. S. donato da Papa
Nicola IV. Con l’occasione d’una tanta reliquia fu ragionato
alla lunga intorno al culto, che li si deve, et anco all altri
istrumenti della Passione di Cristo, la qual materia oltre a
quello, che ne scrisse S. Tomasso (1) si potrà vedere molto
bene ordinata presso un Gesuita recenziore Giovanni Az-
zorro, (2) et particolarmente nel fine del Capitolo prece¬
dente, dove tratta in generale di tutte quelle cose, che
toccarono N. S. con le sue distinzioni. Vedasi anco Danielle
Mallonio (3).
Vi è del sangue di S. Francesco in una ampolla di cri¬
stallo in un Tabernacolo d’Argento. V’è del cordone in un
altro tabernacolo parimente d’Argento. In un altra Cappella
assai ornata vicino alla porta della Sacrestia riposa il corpo
del B. Corrado, la cui festa si celebra da tutta la Città alli 19
d’Aprile (4). La Sacrestia è un bellissimo vaso con argenterie,
et paramenti sufficienti. Al tempo del mio uffizio vi fu fatto
un armario di valore sopra 100 scudi, e con questa occasione
la Città vi fece un luogo da conservare le sue scritture, et
in particolare la cassa de’ Magistrati, et altri offizj, che si
(1) III parte: q. 25, art. 4.
(2) Istituzioni Morali, par. I. lib. IX, c. IX, c. VI, f. 1072.
(3) Foglio 11.
(4) BIBLIOGRAFIA: Wadd. t. V. pag, 212 XXVII. — Mart. Frano.,
19 aprile, pag. 170. — Arch. Frano. Hist., an. II, pag 469. — P. Pan¬
filo: Stor. Compend., Roma 1874, tip. Chiapperini, voi. II. pag. 18 e. s.
P. Girolamo Golubovich : Biblioteca Bio-Bibliografica di Terra Santa.
Quaracchi 1906, tip. S. Bonavent., t. I, pag. 326 cfr.
Anno I, mg . Fascicolo I.
6
66
PICENUM SERAPHICUM
cavano di sei in sei mesi, come podesterie, et altri, e questi
offizi si dividono in tre gradi. Il primo grado paga X Carlini
per ciascuno Podestà in mano del nostro procuratore, o Guar¬
diano, il quale è tenuto fargliene ricevuto, e con quello se
ne vanno al Secretario della Città, e gli fa la Patente, nè
prima l’otterrebbero che non avessero satisfatto.
Così fanno quelli del secondo grado, i quali pagano un
fiorino ; e quelli del terzo grado mezzo fiorino. Il detto danaro
anticamente era tutto del Convento, ma ora si parte per terzo
una parte alla Città, una al Secretario, la terza al Convento,
questa è stabilita perpetuamente. Gode parimente questa Casa
per la molta amorevolezza delli Signori Ascolani, un canone
in una terra detta l’Acqua Santa, tanto per famiglia, chi più
chi meno, et detto Canone ogni anno si scuote del Mese di
Settembre, et sono più di 100 anni, che il Convento è in
possesso.
Nella già citata Terra v’è un’Ospizio membro di questo
Convento d’Ascoli: il quale Convento da due o tre case in
fuori è tutto in isola : ha due Claustri con colonne di travertino,
nel secondo vi è un pezzo fatto delle elemosine del P. P.
Giuseppe Tromvello d’Ascoli al tempo del suo Guardianato :
è comodo d’Officine necessarie, Domitorio, Cammere Pater¬
nali, Giardini, Pozzi, et altre cose spettanti ad una casa di
facoltà: è mediocremente dotato.
In questa casa sono stati Padri per Santità, lettere, e
dignità celebri. Vi fu il B. Corrado , del quale già abbiamo
fatta menzione. Vi fiorì M. Girolamo Ascolano Padre di gran
letteratura, e di somma bontà ; questo fu prima Provinciale di
Dalmazia, in Capitolo Generale celebrato nella Città di Lione
al tempo di Gregorio X l’anno 1274. fu eletto Generale del¬
l’Ordine, fu successore di S. Bonaventura, e fu il nono Generale
secondo alcuni, numerando il primo Generale, che fu il P. S.
Francesco. Avendo poi governata la Religione cinque anni
con molta prudenza, da Niccolò III alli 29 di Maggio l’anno
1278, l’anno primo del suo Pontificato, e nella prima promo¬
zione in Roma fu fatto Cardinale sotto il titolo di S. Puden-
ziana, e da Martino IV fu creato Vescovo Cardinale Pre-
nestino. Finalmente l’anno 1288. 8. kal. Martii nel giorno
della Cattedra di S. Pietro nella Città di Rieti fu fatto Som¬
mo Pontefice, la cui vita fu compresa in un epitaffio fattoli
PICENUM SERAPHICUM
67
■»<
dalla Santa Memoria di Sisto V. mentre fu Cardinale in Santa
Maria Maggiore (1).
L’autore del supplemento lib. 13. vuole, che questo Pon¬
tefice scrivesse a confirmazione dei fedeli alcuni opuscoli
molto efficaci; un’altro libro de sermoni de tempore', un altro
de sanctis, un’altro di Epistole diverse. Onufrio Panvinio nel¬
l’annotazione sopra la vita di Urbano IV. vuole, che Papa
Niccola IV l’anno 1290. alli 13. di Novembre dopo una solenne
processione mettesse la prima pietra nelli fondamenti del
famoso tempio d’Orvieto, in presenza de Cardinali, di tutta
la corte Romana, e tutto il popolo d’Orvieto.
Di Papa Niccola IV dice una Cronica antica della Re¬
ligione stampata in Parigi : Hic cum esset maximus theologus,
scripsit super quatuor sententiarum libros ; item vetus et novum
testamentum prò magna parte postillava, scripsit eliam diver-
sos sermones — ed il Biondo nella sua Roma restaurata dice
che ingrandì il palazzo Vaticano.
Visse di questo Convento un F. Giovanni , il quale lasciò
alla posterità alcune opere, e di questo fa menzione il Tri-
temio. (2) Monsig. di Sinigaglia nella sua storia Serafica 1.
3. commemora un F. Francesco Ascolano con queste parole —
« Fr. Franciscus Asculanus fuit magister eximius in theolo-
« già, compilavit opus contradictionum Jacobi Charta. Quae-
« dam eius improbationes habentur Florentiae in Bibliotheca
« S. Crucis.
Di questo Francesco Ascolano fa menzione una Cronica
antica della Religione stampata in Parigi con questa forma
di parole — « Fr. etc. magiter Franciscus de Esculo, qui in-
« ter caeteres doctores, Doctor succinctus appellatur, scripsit
« nobile opus super quatuor sententia rum libros, item repor-
« tata super eosdem et multa alia » (3). Fa anco menzione
d’un M. Giacomo dicendo — « Fr. magiter Jacobus de Esculo
(1) L’epitaffio di cui parla l’A. è riportato nella nostra rubrica
« Iscrizioni Lapidarie », n. 6-7.
(2) Il P. Sbaraglia, op. cit., dal Wadd., pag. 180, dice clie è vis¬
suto nell’an. 1270 ed ha lasciato scritte le seguenti opere : « 1. Sermo¬
nes de Tempore; 2. Sermones de Sanctis; 8. Epistolas plures ad diversos. »
Cfr. P. Capponi, op. cit., pag. 226, n. 61.
(31 BIBLIOGRAFIA : Wadd. to. VI, pag. 374-XL; VII, 85-XIX e
313-VII; Vili, 16-XXXII; XX, 515-LXXXI. — P. Giacinto Sbaraglia: De-
68
PICENUM SERAPHICUM
« qui inter caeteros doctores, Doctor profundus appellatur;
« scripsit super quatuor sententiarum libros; scripsit etiam
« quodlibeta plurima valde profunda; scripsit etiam tabulam
« super doctrinam Joannis Scoti » (1).
L’anno 1538. alli 28. di Maggio vi fu fatto un capitolo
Provinciale, essendo Ministro della Marca M. Bartolomeo
Golfo dalla Pergola (2) : nel 1587. vi fu fatto un splendidis¬
simo Capitolo Generale, nel quale Capitolo fu eletto Generale
M. Evangelista Pelleo da Force (3), essendo prima stato Vi¬
cario Generale: Provinciale della Marca M. Francesco Moro
da Montegranaro (4).
Il Generale Consalvo che fu il XV dopo S. Francesco, (5),
stando in questo Convento d’Ascoli scrisse al Guardiano e
Padri di Parigi, che dovessero presentare Gio. Scoto per il
dottorato: il tenore della lettera è questo.
« In Christo sibi charissimis Patribus Guilielmo Guar-
Scriptoribus Ordinis, Poma 1806, tip. S. Michele a Eipa, pag. 244, n. 1278.
— Wadd. in Sbaraglia , pag. 76. — Arch. Frano. Hist. an. II, pag. 569.
— Analecta Francisoana, Quaracchi tip. S. Bonav., voi. Il, pag. 168.
(1) BIBLIOGEAFIA: Wadd., to. V, pag. 55-XXXII ; VI, 171-IV;
XII, 300 LXXXIX. — Arch. Frano. Hist., an. II, pag. 295. — Marco
da Lisbona: Cronache , parte II, lib. VII, p. 374 n. 6.
(2) Molti di questi Capitoli, spesso citati dal E. Civalli, non sono
realmente tali in quanto alle elezioni del Ministro ed altri superiori di
Provincia, ma semplici Congregazioni annuali per trattare cose riguar¬
danti la disciplina e le necessità dei singoli convenuti. (N. d. R.)
(3) S’intende Maestro Generale per il ramo dei Minori Conventuali
— BIBLIO GEAFIA: Wadd. t. IX, p. 186-XX. — Giardino Serap. Ist.,
Venezia 1710, tip. Lovisa, parte I, p. 197; parte III, p. 646.
(4) Ecco ciò che dice di questo Ministro il P. Galanti nella Serie
dei Provinciali delle Marche , Pesaro 1790, tip. Gavelli, pag. 22 : « An.
« 1585. Fr Franciscus Mauri S. Th. Mag. de Monte Granario, qui dum
« esset Secret., et Assistens Gen. Ord. electus fuit in eodem Monte Gra-
« nario. Hic electus remansit in accelerato Capitalo de Mense Decem-
« bris, sed in administrationem Provinciae non venit, nisi expleto Triennio
« sui Antecessoris in Mense Augusti 1586. Verum propter cessationem
« cuiusdam Privilegii a Sixto V. sublati, sublatus et ipse fuit a regimine
« Provinciae. Tandem variante fortuna An. 1609 factus est Inquisitor
« Pisarum, et An. sequenti transiit ad Inquisitionem Florentiae. » —
Cfr. anche Wadd., t. II, pag. 479-XXXVI. _ (N. d. R.)
(5) Secondo lo storico fr. Giordano da Giano, Fr. Condisalvo di
Vallebona (Spagna) fu il XIV Ministro Generale dell’Ordine (1304-1313)
la Cronaca dei XXIV Generali, cfr. Analecta Frane., Quaracchi 1897, tip.
PICENUM SERAPHICUM
69
«diano Parisiis, vel eius Vicario et Magistris: F. Consalvus
« gaudere in Domino ».
« Ad expeditionem dilecti in Christo Patris Aegidii de La-
« gnaco, de quo per litteras vestras certifìcatus existo, cum de alio
« ut moris est eodem calculo praesentando providere oporteat,
« et cum secundum statuta Ordinis et secundum statuta vestri
« Conventus, Baccalaureus huiusmodi praeseutandus, ad prae-
« sens debeat esse de aliqua Provincia Franciae, dilectum in
« Christo Patrem Joannem Scotum de cuius vita laudabili,
« scientia excellenti, ingenioque subtilissimo aliisque insigni-
« bus conditionibus suis partim experientia longa, partim fama,
« quae ubique divulgata est, informatus sum ad plenum, di-
« lectioni vestrae assigno post dictum Patrem Aegidium prin-
« cipaliter, et ordinarie praesentandum. Iniungo nihilominus
« vobis ad meritum salutaris obedientiae, quatenus praesen-
« tationem huiusmodi cum solemnitate solita sine multo di-
« spendio facere debeatis. Si tamen constiterit vobis quod
« Dominus Cancellerius velit duos simul licentiare de nostris,
« volo et placet mihi, quod Fr. Albeitus Metlensis si ad Con-
« ventum redire poterit cum praefato F. Joanne debeat ex-
« pediri — in quo casu mando et ordino, quod diclus Fr.
« Albertus antiquitatis merito prius incipere debeat cheto F.
« Joanne, sub eo postmodum incepturo. Valete in Domino,
« et prò me orate. Datum in loco Escoli Provinciae Marchiae
« Anconitanae XIV. Kal Decembris anno 1304. (1).
Se i frati Minori meritamente possino addottorarsi, vedasi
S. Bonaventura nella prima parte degli opuscoli f. 34 in epi-
S. Bonav., tomo III, pag. 454, dice che è il XV Generale, eletto nel ca¬
pitolo di Assisi il 14 maggio 1304. La divergenza tra il da Giano e la
Cronaca, nella enumerazione cronologica dei Generali, dipende dal collo¬
care od escludere dalla Serie il S. Fondatore; nel primo caso il P. Con¬
disalvo è il XV Generale dell’Ordine ; nel secondo caso è il XIV
(N. d. R.)
(1) Ci gode l’animo che nelle nostre Marche sia stato dato un tal’or¬
dine e, proprio da Ascoli Piceno, sia stato spedito a Parigi per la laurea
dottorale a quell’astro fulgentissimo di sana e santa dottrina che fu l’im¬
mortale Giovanni Duns Scoto dei Minori. La lettera e storicamente vera,
come pure è storicamente certa la sua compilazione in Ascoli Piceno il
18 novembre del 1304. — Cfr. Wadd. an. 1304, n. 22: Anacleta Francis.
1. c. pag. 453, Nota 2.
( N. d. R.)
70
PICENUM SEEAPHICUM
stola ad Magistrum Innominatum, et Agostino Trionfo alla
quest. 105.
Quà vi è l’oliva molto bella da conciare, et chi sa che
di questa non volesse intendere Marziale, mentre nel lib. 13.
dei suoi Epigrammi così disse:
Haec y quae Picenis venit subducta trapetis,
Incìioat, atque eadem finti oliva dapes.
(Continua ).
Anche una pagina di poesia non disdirà sul nostro « Pi-
cenum ». Vi sono dei fatti che bastano a presentarli come
sono scritti nei tempi in cui avvennero, perchè s’impongano
ad ogni critica e narrino le gesta meglio che una lunghissima
e studiata prosa. Cercheremo di mantenere in ogni nostro
numero questa pagina poetica la quale deve sempre rispon¬
dere ad un fatto non solamente storico, ma anche francescano
regionale.
In un volume membranaceo (A-182), appartenente all’ar¬
chivio del sacro Convento in Assisi, il Prof. Antonio Cristo-
fani, bibliotecario della comunale di detta città, ha trovato,
nel 1881, la « Leggenda Sancti Prancisci versificaia », scritta
poco prima del 1230 e dedicata a Gregorio IX: è segnata in
quel volume miscellaneo con il n. 11. Il Cristofani l’ha tra¬
dotta e pubblicata per la prima volta. (1)
Questa Leggenda merita indubbiamente il titolo di cui il
Cristofani ha fregiata la sua pubblicazione, cioè : « Il più au¬
lì) Prato 1882, tip. Panieri Guasti. — Per l’importanza di questa
pubblicazione cfr. l’intera prefazione dell’A., pag. V-XVI.
PICENUM SEEAPHICUM
71
tico poema della vita di S. Francesco. » La nostra pagina e
estratta dalla traduzione del Cristofani. (1)
Volevamo dare anche il testo latino della poesia, ma sic¬
come il libro che lo contiene ognuno può con molta taciuta
consultarlo, così ce ne siamo dispensati, risparmiando qualche
pagina per altri lavori. Ci piace peraltro dare qui il testo
del fatto come lo descrive nella sua Vita Prima il Celanense,
servendoci del codice di Fallerone pubblicato da Mons a-
loci. (2) Ecco il testo: , „
« 55 Amore divino fervens, beatissimus pater Franciscus
« studebat semper ad fortia mittere manum, et dilatato corde
'< viam mandatorum Dei ambulans, perfectioms summam at-
« tingere cupiebat. Sexto namque convertioms suae anno, sa-
« cri martyrii desiderio flagrans maxime ad pracdicandam
« fìdem chistianam et poenitentiam Saracena et caeteris ìn-
« fìdelibus, ad partes Syriae voluit transitare. Qui cum n -
« vera quandam, ut illue tenderet intravisset, et ventis con-
« trariis flantibus in partibus Sclavoniae cum caeteris navi-
« gantibus se invenit. Videns autem a tanto desiderio se frau-
« datura, facto modico temporis intervallo, nautas quosdam
« Anconam tendentes, ut eum secum ducerent exoravit, quo-
« niam ilio in anno vix ulla navis potuit transumare. Veruni
« illis hoc agere pertinacius recusantibus propter delectum
« expensarum, sanctus Dei, confidens plurimum e ei. 0
« nitate, navem latenter cum socio mtroivit. Adfuit divm
« providentia tunc quidam, omnibus ignorantibus, secum ne-
« cessaria victus ferens. Qui quemdam Deum tnnentem de
« navi ad se vocavit, et ait ad eum : Tolle tecum haec omnia,
« et pauperibus hiis in navi latitantibus necessi a 1 us ern
« pore fideliter exhibebis. [fol. 23’] Sicque factum est, ut, cum
« tempestate nimia exorta, per multos dies a oran es in
« remigando, cibaria omnia consumpsissent, so a paupens
« Franciaci cibaria aupereasent. MIRACULUM. Qaae tantum
« divina gratia et virtute multiplicata sunt, ut, cum adhuc le-
« rum plurimi forent navigationis itinera, ex sui copia usque
« ad portum Anconae, omnium necessitatibus pienissime su
« venirent. Videntes itaque nautae se per servum ei ian
(1) CIII-OIV, pag. 172-183.
(2) Foligno 1810, tip. Salvati, pag. 94-95, n. 55-56.
72 PICENUM SERAPHICUM
« ciscum maris pericula evasisse, gratias egerunt omnipo-
« tenti Deo, qui semper in servis suis mirabilem et amabilem
« se ostendit.
« 56. Servus Dei excelsi Franciscus relinquens mare,
« terram deambulabat, eamque verbi vomere scindens, seminans
« semen vitae, fructum proferens benedictum. Statim namque
« quamplures boni et idonei clerici viri, et laici, fugientes mun-
« dum et diabolum viriliter elidentes, gratia et voluntate
« Altissimi, vita et proposito eum devote secuti sunt. MAR-
« TYRIIFERVOR. Sed licet electissimorum fructuum evange-
« licus paini es copiam ex se producat, martyrii tamen sublime
« propositum et desiderium ardens in eo nullo modo frigescit».
« Navim Franciscus ventis dare vela parantem
« cernit et Anchonam nautas properanter ituros ».
( Leg . vers., CHI.)
|]§|)on senza estrema angoscia sofierendo
di veder ritardato il suo disegno (1).
e che contrarii fosser gl’elementi
al cominciar dell’opra, un legno scorge
Francesco, apparecchiato a scior le vele,
e i nocchier presti a muover per Ancona.
D’esserne rimenato egli pregando,
ricusan di raccoglierlo i nocchieri
non per difetto di noleggio, o tema
che aggravata ne sia troppo la nave,
nè ferità di cor, ma per difetto
di vettovaglia, che bastante è appena
a quei che deve tragittare il legno.
Ma di nulla temendo egli che Cristo
sa per duce d’aver, tacitamente
mentre assente è la ciurma, entra nel legno
rimpiattandosi al fondo intra i cavalli,
dove riposte avea le provvisioni
da darsi ai poverelli un ricco ignoto,
(1) Di andare cioè tra gl’infedeli a motivo di un subito naufragio
sulle coste della Schiavonia.
PICENUM SERAPHICUM
e comandato aveva a un suo famiglio
che quante volte al di giugnesse il tempo
del prender cibo, a lor desse il bisogno.
« Incipit undarum fieri collisio, nusquam
« Aequor, ubique fretum, fluctus ardere videntur
(Leg. vers. CIY.)
naviganti riedono : si leva
“ a un trar di funi l'ancora, e le sarte
tirate in giù spingon le vele in alto.
Cede il legno alla poppa il primo luogo
e l’ultimo alla prora : empie già l’aura
l’ampio sen delle vele, e 1 arbor geme
sotto il peso crescente, e par minacci
d’infrangersi e cader. Pinta la poppa
dai remiganti seguita la prora,
che dritto vola; più che augel veloce
solca l’acqua la nave e la diresti
per la foga a sommergersi vicina.
E già sembrava di dugento leghe
aver corsa una via, quando si copre
subitamente l’aria d’ogni parte
di tenebre, s’allargano le nubi
rapide e i venti sfrenansi a battaglia.
Prendono a cozzar l’onde, e non più giace
in luogo alcuno il mar piano: dovunque
s’agita e ribollir sembrano i flutti.
Alle sarte si corre, a basso in furia
le vele si raggruppano, ma il vento
sibila tuttavia tra sarta e sarta
tesa all’albero intorno, e fa che intanto
con impeto maggior s’avventi il flutto.
i cacciano fuor Tacque, e in mar gittata,
tenacemente l’ancora s’appiglia
all’arenoso fondo ; e nondimeno
i venti tutti, congiurati a danno
PICENUM SERAPHICUM
di qaell’unica nave, un incessante
le dan travaglio, ed or l’agita il turbo
d’euro, or quello di zefiro, or bersaglio
è d’austro al soffio irato, or d’aquilone,
or levasi alle nubi, ora ricade
in un abisso, e desiando un porto
li teme tutti. Nè per breve spazio
il procelloso turbine sconvolge
il mar, l’aere condensa ed atterrisce
i naviganti, ma sinché non resti
ivi sostanza da quetar la fame,
or che faranno ? Lunga via rimane,
viatico nessun: presso è il naufragio,
lungi la terra, certa da ogni lato
la morte: ed il timor d’andar sommersi
fa parer lievi della fame i danni,
benché anch’essi minaccino la morte.
Però che quanto un genere di morte
ci sta più presso, tanto più c’incute
terrore e dileguar fa ogni altra cura,
traendo forte a sé l’animo tutto.
Niuna tempesta nondimen si lunga
può la fame attutir; ma quella parte
di vettovaglia che a Francesco e al suo
Frate fu data e che unica rimane,
tutti sostenta, tutti pasce, a tutti
Francesco la dispensa, e così poca
tanti affamati a satollar bastando,
con maraviglia di ciascun purdura,
nè l’uso cotidian punto la scema.
ome già per divina opra intervenne,
chè Gesù satollasse i cinquemila,
soli imbandendo cinque pani e due
pesci, e al mortai geometra provasse
che maggiori del tutto eran le parti,
tredici sporte riempiute avendo
ciò che poi n’avanzò, niuna i due pesci,
tredici i cinque pani; in simil guisa
per divino miracolo la grazia
PICENUM SERAPHIOTJM
76
del medesimo fa, che la sostanza
del servo suo tra molti scompartita
non si consumi, e alfin maggiore avanzi.
H|jfiÀ tace la compressa ira de’ venti,
già le nubi oltrepassano, le nebbie
cedono, e si dilegua 1’addensato
vapor; più favorevole ai nocchieri
aura è concessa, vie piu limpid aere,
arte sicura, facile governo,
placido mar: si gonfiano le vele,
sgonfiansi Tonde, e pria che alcun se ’l pensi,
nel porto anconitano entra la nave.
el prender terra esultan gli atterriti
dalla lunga procella, e il poco vitto
e l’uno e l’altro salvamento ascrive
ciascuno ai meriti di Francesco, e lui
salutano dell’anime custode,
lui salvatore confessano e da lui
ripetono la vita. In tutta quanta
la città suona di Francesco il grido:
traggon gli abitatori a mirar l’uomo
maraviglioso e ad oscoltarne i detti,
e alla milizia sua molti ei n’ascrive.
Ma nè amore di popoli, nè gaudio
di frati o carità del patrio nido
gli ammorzano nel cor la sete ardente
che lo fiammeggia, di morir per Cristo.
'£± *■»*•»*■»* *•»*•»*•»*•»*•»* •» * *■»*•<>■* •» *
« La provincia della Marca d’Ancona fu anticamente, a modo che
’l cielo di stelle, adornata di sancii frati; i quali, a modo che luminari del
cielo , ànno aluminato et adornato l’Ordine di sancto Francesco et il mondo
con esempli et con doctrina. »
( Fioretti, c. XLI.)
76
PICENUM SERAPHICUM
G6LLEZI6NE STORICA”
dai Libri, dai giornali, dalle Riviste
1. — Codici e Autografi di S. Giacomo della Marca. (1) 2
« L’Ordine Serafico vanta due secoli d’oro; il primo con S. Fran¬
cesco, S. Antonio, S. Bonaventura, e con quei tanti santissimi Frati elo¬
giati nell’aureo libro dei Fioretti: il secondo è il decimo quinto secolo
con S. Bernardino da Siena, S. Giovanni da Capestrano, S. Giacomo
della Marca, con i Beati Gabriele Ferretti, Marco da Montegallo, Pietro
da Mogliano, Bernardino da Feltre e altri moltissimi. Questi instancabili
Apostoli prima di percorrere il mondo, numi di pace e di conversione
alle genti, presero nei monti delle solitudini la midolla del cedro con la
santità della vita e con lo studio delle scienze, onde spiegarono aquile
grandi, piene di piume e di varietà, il volo in mezzo ai popoli, che a
Dio richiamarono con l’esempio, col la predicazione, con la dottrina.
L’Eroe di Belgrado a sterminio dei Turchi, S. Giovanni da Capestrano,
scrisse molti trattati; il suo maestro S. Bernardino poderosissime opere
ha lasciato intorno le scienze sacre e in materia predicabile, raccolte e
edite in tre volumi in foglio, sebbene non tutte, mancandovi la esposi¬
zione del Magnificat , e quella della Cantica, le quali sono in minuto au¬
tografo nella ricca Biblioteca di Siena. S. Giacomo si mostrò degnissimo
compagno e amico di Bernardino e Giovanni nella santità, nelPaposto-
lato, nella scienza. Tanto Egli era amante delle scienze, e ne conobbe
(1) Il quarto comma circa l’indole generale del nostro Periodico, dice: = Il « Pi -
cenum Seraphicum » pubblica ciò che in ogni sua Provincia religiosa è ancora inedito,
e aduna tutto quanto gli appartiene e trovasi sparso nelle svariatissime pubblica¬
zioni storiche delV Ordine intero : — chiude poi il suo programma con queste parole :
« Rivendicherà, è vero, ciò che lo riguarda, ciò che è suo, stralciando dalle opere e
dalle Riviste quanto di proprio è stato pubblicato fino ai giorni nostri e quanto si
pubblicherà in seguito, ma lo farà in modo che tutti i diritti saranno salvati, che
tutte le convenienze saranno rispettate scrupolosamente ». Fedeli a quest e promesse,
apriamo la presente rubrica « Collezione Storica», sotto la quale aduniamo i lavori
di minor mole pubblicati o che sarann oper pubblicarsi sulle riviste o giornali di qual¬
siasi genere, citando con ogni precisione la rivista o il giornale su cui sono pubbli¬
cati detti lavori e lo scrittore dei medesimi, senza però assumerci alcuna responsabi¬
lità circa il valore storico e letterario delle già eseguite pubblicazioni. Tutte le note
e citazioni non contraddistinte dalla parentesi («. d. r.) sono degli scrittori o della
rivista dalla quale i lavori saranno estratti. Non v’ha chi non comprenda la grande
importanza della presente rubrica. (N. d. R.J
(2) In la « Miscellanea Francescana di storia, di lettere, di arti » fondata e di¬
retta da Mons. Michele Faloci Pulignani : Foligno, 1886. voi. I, an. 1. fase. IV, pag. 125.
PICENUM SERAPHICUM
77
la necessità, che raccolse nel convento della sua patria (1), moltissimi
Codici in ogni fatta di scienze da formarvi una scelta Biblioteca famosa
sino ai nostri giorni. Aggiunse a quelli i frutti del suo ingegno, s P ec ™-
mente in quello riguarda la Teologia e la predicazione. Da un Elenco
delle cose appartenenti a S. Giacomo rileviamo 1 seguenti numeri.
« U il _ Tractatus de Christiana Religione B. Bernardini de Sems
appartenente a S. Giacomo. Dal titolo di Beato si argomenta terminato
il Codice avanti il 1450, scritto forse dal B. Pietro da Mogliano, cui S.
Giacomo fece trascrivere anche altri Codici, come è chiaro da uno di
questi, nel quale leggesi: « Questo Codice l’ho fatto scrivere da Fr. te¬
tro da Mogliano: Io fr. Giacomo della Marca ».
« Breviloquium D. Bonaventurae cum commentane fr. Jacob*, ed m
parte autografo. Non sono commenti ma brevi postille dichiarative
« N. 36. — Tractatus ect. D. Bonaventurae. Sono 22 Distinzioni,
cioè dalla 28 alla 44 inclusive. , ,, ..
« N. 40. — Sermones predicabiles S. Jacobi de Marchia.
« N. 41. — Alii Sermones eiusdem.
« N. 42. — Alii con prediche in buono italiano.
« N. 43. — Sermones per totum annum.
« N. 44. — Sermones de morte et de inferno.
« Tractatus de Passione Domini S. Bernardini. Di S. Bernardino è
solo questo trattato. Il Codice è cartaceo e pergameno, e si dice auto¬
grafo di S. Giacomo : ciò è un pò dubbio.
« N. 45. — Summa Confessarii D. Jacobi. Cartaceo antograio.
« N. 46. '— Sermones predicabiles. Autografo cartaceo di S. Giacomo.
« A questi si aggiunge il desiderato Itinerario di S. Giacomo au¬
tografo cartaceo, il quale si conserva nella Biblioteca comunale di Mon-
teprandone. E’ interessante per la Storia del Santo; e pure i recenti scrit¬
tori della Vita di Lui non ne hanno tenuto conto. Stampare questo Iti¬
nerario e le opere genuine di S. Giacomo sarebbe stato il piu degno modo
celebrare la centenaria Solennità di Lui (2). . _ .. . ,
« Aggiungiamo ora una dilucidazione di altri due Codici cartacei
autografi, che noi possediamo, e che stimiamo di non beve importanza,
come quelli che ci rivelano l’operosità, l’ingegno e la dottrina di questo
Paolo Minorità, e ci danno anche alcune indicazioni dei luoghi nei quali
predicò, leggendosi in rima alle pagini in rosso carattere gran e. m oco
Florentiae: in loco Perusiae; in loco Asculi ; in loco S. Lupi ij , in eira
S. Quinci; in S. Beverini; in S. Pauli Spoleti; in S. Angeli Vad. Ucta-
vantibus Roccae ; in Terone Vallati Fabriani etc.
(1) Convento di S. M. delle Grazie a Monteprandone, Diocesi di ^'l^transone,
provincia di Ascoli Piceno. Molti Codici sono stati raccolti dal Comune di Montepran¬
done il quale li conserva gelosamente in apposito scafiate di noce; non so P
il maggior numero, nè dei piu interessanti. \
(2) 11 desiderio dell’A. si va realizzando a poco a poco. L Archivum Francisca-
num Historicum di Quaracchi, se n’è occupato piu volte: cfr. anni ILI- , •_
sui documenti inediti riguardanti la sètta dei Fraticelli. Anche la Miscela .
Faloci parla altre volte dei codici di S. Giacomo dalla Marche, cfi. vo • ' • P £>• ’
voi 4. pag. 60; voi. 6. pag. 148; voi. 8. pag. 186-138. (N. a. R.J
78
PICENUM SERAPHICUM
« Questi due Codici legati in pelle unita al di dentro a pergamena,
nella quale il Santo fra le altre cose ha scritto alcuni versi di Orazio
« Mors aequo pulsat pede etc. », non che altri di Ovidio, hanno la lun¬
ghezza di centimetri 32 e larghezza 8. Uno è di fogli 194 compresi gli
otto in bianco; l’altro fogli 97 con 7 pari aventi bianchi; in tutti fanno
pagine 582. Sono scritti a due colonnine, divise dalle citazioni indicate
per lo più con punti rossi, come rosse e più grandi sono le lettere ini¬
ziali. Il carattere è minutissimo, e le parole estremamente abbreviate. Chi
non ha buona vista, istromenti, e pratica molta in simili scritture è in¬
vano che vi si provi. Furono scritti assai probabilmente nel convento
dell’Eremita di Fabriano come prime minute, secondo è dato arguire da
vari cassi e pentimenti. La qual cosa accresce la difficoltà della lettura,
che va ad incontrare anche un esperto, perchè molte pagine in cima sono
alquanto corrose dalla parte di punta. Un Teologo può dal contesto sup¬
plire. Al principio è l’indice delle materie che sono le seguenti, sebbene
non tutte, non essendoci riuscito leggerle.
« 1. — De preceptis in genere. Comincia a pagina prima del libro
« con le parole del salmo 93 : Beatus homo quem tu erudieris etc. —
« 2. De primo precepto decalogi; ter. — 3. De furto violento et rapina;
« ter. — 4. De voto — 5. De Simonia. — 6. De Religione — 7. De
« Spiritu Sancto ; bis: ha per testo : Gum venerit ille Spiritus docebit vos
« etc. —8 De Peregrino; bis. — 9. De Superbia; bis, in Terone Vallati
« Fabriani. — 10. De peccatis per quae Deus mundum flagellai — 11.
« De usuris; bis, in S. Floren. — 12. De Luxuria ; in loco S. Lupidij —
« 13. De ludo. — 14. De Restitutione, bis. — 15. De Avaritia. — 16.
« De mala voluntate. — 17 De Gula. — 18. De Murmuratione. — 19.
« De Acedia. — 20 De Blasphemia. — 21 De requisitis ad bonum et
« malum. — 22. Da septem vitiis. — 23. De honore parentibus exibendo.
« Si citano nel primo. Nel secondo : 24. De Salutatione Angelica. — 25. De
« obedientia. — 26. De Assumptione. — 27. De Perjurio, bis. — 28. De con-
« jecturis andiligamus Deum. — 29. De Angelis et S. Francisco. — 30. De
« victoria diaboli, mundi et carnis. — 31. De Diabolo et ejus fallaciis —
« 32. De propinquitate Dei. — 33. De Astrologia. — 34. De mendacio
« et prejudicio. — 35. De Festis celebrandis. — 36. De gloria coelesti.
« 37. De judicio finali. — 38. De Articulis Fidei. — 39. De cognitione
« sui. — 40. De amore Domini ad nos. — 41 De Verbo Dei — 42. Pro-
« logus de Passione Domini.
« In corpo vi si trovano altre materie che non sembrano citate nel¬
l’Indice. Circa il fine del secondo Codice vi è l’esposizione del Pater no-
ster. Parla in prima dell’orazione in genere, e ]a dice satisfatti va, sup-
plicativa, placatica, adottiva, liberativa, sanativa, illuminativa. Nell’esporre
quindi le due parole « Pater noster » dice che Iddio è Padre nostro per
generazione, per predestinazione, per creazione, per immagine, per reden¬
zione, per rigenerazione, per preservazione, per governazione, per difen-
sione. Nel dichiarare le sette petizioni cita più volte Platone, Ugone, S.
Anseimo, S. Agostino, Alessandro d’Ales e sette volte Dante, riportan¬
done la terzina del canto XV del Purgatorio dal verso 61 al 63 e le
altre del canto XV « Laudato sia il tuo nome e il tuo valore » fino al
PICENUM SERAPHICUM
79
verso 24. Le voci e i numeri dei versi rispondono perfettamente alla
edizione del Fraticelli, dal Barbera in Firenze 1879. Se ne eccettui la
voce « Laudato » Giacomo scrive « Lodato ». ... . .
« Termina il Codice con la esposizione del giudizio universale, m
cui pone a testo le parole del Salmo 97: « Judicabitorbem terrarum m
JustiHa ». Nel secondo principale tratta della discussione di tutti, nella
quale entra accusatore il diavolo « Accusator erit diabolus ». La dimo¬
strazione è incompleta, mancando qualche pagina, che evidentemente vi
doveva essere. Il primo Autografo termina con l’esortazione a domandare
fervorosamente perdono a Dio « indulgentiam et cum lacrymispostulamus ».
« In questi suoi scritti Giacomo segue il suo tempo, e imita molto
S. Bernardino, ma è più conciso. Dalla semplice citazione delle materie
chiaro si scorge come il Santo intendesse formarsi un repertorio, un corpo
di dottrina per cose teologiche, giuridiche, morali, e per i discorsi al po¬
polo. Con questo apparato scientifico e con la santità della vita compì
egli la sua grande, molteplice e difficoltosissima missione in tanti anni
e presso tante nazioni » (1).
❖
* *
« Mai forse, per la vita di qualche illustre francescano, ac¬
cadde di aver sotto gli occhi una publicazione piu utile di que¬
sta. I codici raccolti da S. Giacomo della Marca furono studiati
da parecchi, e se ne aveano degli elenchi a stampa. Nessuno
però ne diè una descrizione così diligente e intelligente, come e questa
che ce ne da il eh. prof. Crivellucci. Egli premette una storia sommaria
della biblioteca fondata da San Giacomo e da lui fornita di codici, sto¬
ria desunta da documenti inediti e sconosciuti: poi i codici stessi descrive
separatamente, dandone notizie paleografiche, bibliografiche, istoriche,
publicando brani, istituendo raffronti, estendendo le ricerche e le inda¬
gini fino a trovare quali codici sieno palinsesti quali no, cosa contengano
quelli ecc. I codici, oggi presso il Municipio di Monte Prandone in quel
d’Ascoli Piceno, sono 62, ma S. Giacomo ne raccolse non meno di 187,
o se ne ha il catalogo alle pag. 10-16 ove è trascritto l’elenco autografo,
che in Ordine alfabetico ne compilò lo stesso S. Giacomo. Teologia, filo¬
sofia, storia, politica, filologia, legge, poesia, oratoria, dritto canonico,
tutto insomma facea parte della biblioteca di S. Giacomo e non e chi
non vede come l’elenco solo dei codici superstiti debba essere interessan¬
tissimo per tutte queste scienze. Aggiungasi che il eh. Crivellucci, per
far risaltare l’importanza di alcuni codici, si è diffuso talvolta in uno
studio così minuto di alcuni di essi, che il libro contiene vere. ed utili
monografie. Il cod. 8 occupa esso solo le p. 31-43 : il cod. 46 bis occupa
le pag. 84-91 ecc.
Sfortunatamente il Crivellucci non ha creduto di serbare in tutti ì
codici egual sistema, e su quelli, specie liturgici, che non aveano, secondo
il suo giudizio (cfr. p. 8) altro pregio che Tesser stati adoperati da S.
(1) P. Luigi Tassi da Fabriano M. O.
80
PICENUM SERAPHICUM
Giacomo, non ha speso molte parole : ma se, per esempio, a qualche let¬
tore interessano le varianti che offre un codice di cose di dritto, ad altri
può interessare un codice liturgico, filosofico, e certo, molti che si occu¬
pano di questi studi, ricercheranno invano elementi utili nel dotto libro
del Crivellucci. Altra lacuna è il non aver descritto più particolarmente
i codici autografi di San Giacomo, delle prediche del quale il solo e
nudo elenco (quello publicato dal Nicolai non è completo) sarebbe stato
accettissimo a tutti. Ma anche con queste lacune, il libro è assai impor¬
tante, e nessuno vieta che altri o lo stesso Crivellucci lo completi con
un secondo lavoro intitolato : I codici autografi di S. Giacomo della Marca
in Monte Prandone. Qui aggiungiamo che i due codici dal Crivellucci non
descritti, perchè esistenti nel Collegio di S. Bonaventura di Quaracchi
dei benemeriti padri Riformati, furono già descritti dal p. Luigi da Fa¬
briano. » (1).
*
* *
« Annunciando il bel libro del Prof. Amedeo Crivellucci intitolato:
I Godici della libreria raccolta da S. Giacomo della Marca nel Convento
di Santa Maria delle Grazie presso Monte Prandone, Livorno, Giusti, 1889,
in 8 di p. 114, dicemmo che in uno di quei codici trovasi l’elenco di
quella libreria scritto di pugno stesso del Santo. Quel codice ha oggi il
n. 60, è autografo miscellaneo di San Giacomo e contiene, come leggesi
nel dorso, varia et diversa . Il Crivellucci lo descrive colla sua nota dili¬
genza a p. 99-108 e noi qui ne ripublichiamo il vecchio elenco, perche
siccome moltissimi di quei codici non esistono più, l’elenco stesso può
servire di lume ove da taluno si trovasse qualche codice che potesse rite¬
nersi del Santo. Ecco questo indice:
TABDU Linoni LIBRARIE SIATE MARIE DE GRATI!
iuxta opiòum fTlontispranòoni
--
A.
Augustinus de libertate arbitrii.
Augustinus de doctrina Christiana.
Arbor vite Augustini.
Augustinus de civitate dei.
Item alius.
Augustinus de confessione cum mul-
tis aliis.
Aristoteles in multis libris
Apparatus archidiaconi
Antonius de Butrio super 4 et 5
decretalium.
Anselmus cum multis tractatibus.
Auctoritates tocius bibliae per me
extractae.
Alcoranus.
Alexandri de Alex tercius et qurtaus.
Aristotilis methaplisica cum aliis li¬
bris ipsius.
(1) Cfr. Miscellanea : anno III, 1888, fascicolo 6, pag. 188.
PICENUM SERAPHICUM
81
B.
Bernandus super canticam.
Bubcolica et georgica Yirgilii.
Biblia.
Boetius.
Boetius cum multis voluminibus gra-
maticae.
Bonaventurae primus, secundus, 3
et 4.
Breviloquium Bonaventurae.
Item alius secundus Bonaventurae.
c.
Compendium Bonaventurae.
Compendium teologie.
Item aliud compendium.
Campus florum.
Collationes Cassiani.
Concordia quatuor evangeliorum.
Codex.
Clementina.
Casus Bernardi.
Climacus et liber patientiae.
Comentum super Matheum et ser-
mones.
Item comentum aliud super Matheum.
Cronicae martiniane cum tractatibus.
Cronicae Fraticellorum.
Conformitates beati Francisci.
Clementina sine titulo.
Conclusiones decretalis.
Conclusiones Magistri sententiarum.
D.
Decretales.
Lecretum, decretimi.
Decretum aliud 3.
Decretales.
Sextus.
Sextus alius.
Clementina.
Clementina alia (1).
Dantes.
Decalogus Gregorii et transitus Je-
ronimi.
Dialogus Gregorii in vulgari cum
speculo crucis et pungilingua.
Decretum aliud.
Djalogus contra Fraticellos.
Dominicale nostrum.
Donatus.
Dantis una pars.
Doctrinale cum glosis sollemnibus
in cartis pecudinis cum tabulis e
pelle rubea. Dedit fr. Philippus
de Auximo. Ego emi sibi aliud prò
duobus due. et bon. decem.
E.
Epistolae Senecae ad Lucillum.
Epistolae Pauli cum glosa.
Epistole sancti Jeronimi.
Egidius de regimine.
Etilica Aristotelis cum multis volu¬
minibus grammatice.
Exempla sacre scripturae.
E.
Flores Sancti Ieronimi et sancti
Bernardi.
Faletra Bonaventure. Habet fr. Leo
de Monte de Novo.
Francisci Majronis primus.
o.
Goffredus.
Glose per alphabetum super 4. Ric¬
cardi.
Glose super epistolas Pauli.
(1) Nel manoscritto questo titolo e il precedente sono sottolineati.
Anno I, 1915 - Fascicolo I.
6
82
PICENTJM SERAPHICUM
Glose super Matheum.
Glose Thome super politicam et
etliicam.
Glose super sentencias.
Glose super psalterium.
H.
Hostiensis summa.
Idem in lectura.
i.
Ieronimus de viris illustribus.
Istorie Soolastice
Innocentius, apparatus.
Immortalitas anime.
Isjdorus de tonsura ecclesiastica.
Isjdorus de Rupella cum multis tra-
ctatibus.
Iohannes de Parma.
Iohannes Damascenus.
Isaac.
Istorie Romanorum.
Instituta.
L.
Lactantius.
Lojca M. Pauli de Pergula.
Lojca M* Pauli Heremitani
Lojca M. Petri Hispani.
Legende Sanctorum.
Laudes Iacoponi et flores beati Fran-
cisci.
Liber contra hereticos.
Liber de exemplis naturalibus.
Liber de vita principum.
Liber de trinitate cum aliis.
Liber virtutum et miraculorum.
Liber predicationum nostrarum.
Item alius liber predicationum no¬
strarum.
Lucius Anei fiori.
Lectura apocalipsis.
Lectura Varronis,
Lectura Gregorii sentencias.
Lectura Iohannis de Rupella.
Lectura Ugonis super apocalipsim.
Liber de conflictu vitiorum
Landulfì quartus.
Lectura M. Mathei super apocali¬
psim.
M.
Moncalerius.
Morale Sancti Gregorii.
Magister Petrus super politicam cum
aliis tractatibus.
Magistrutia.
Monaldus.
Margarita.
Magister sententiarum.
Alius magister.
Mamotretus.
Item alius.
Magistrucia alia.
Item alia magistrucia.
N.
Nicolaus de Lira super psalterium.
Idem super novum testamentum.
Novella Io. An.
O .
Origenes super epistolas Pauli ad
Romanos.
Idem super eanticam
Omelie Gregorii super Ezechielem.
Periermenias Aristotelis.
P.
Plinius in duobus voluminibus.
Petri de Tarantasio primui secun-
dus et 8.
Papias.
Paulus Orosius,
Postoralis,
PICENUM SERAPHICUM
88
Q
Quatuor evangelia.
Quadragesimale fratis Iacobi.
Quadragesimale sacti Bernardini.
Quadriga f. Nic.
R.
Rationale.
Romuleon.
Riccardi primus tercius et 4.
Repertorium per alpbabetum.
Randulfì 4. (1)
Regule pisane.
Repertorium virtutum (?) Durantis.
s.
Scoti primus secundus 3. et 4. et
quidlibet liber.
Summa Astesana in duobus volu¬
minibus.
Summa Rajmundi.
Idem in alia summa.
Summa confessorum.
Summa Gualensis.
Summa de vitiis et virtutibus in
II voluminibus.
Summa copiosa Hostiensis (2)
Summa Iohannina.
Sermones sancti Augustini ad he-
remitas.
Sermones Francisci Majronis
Speculum.
Speculum Gulleri (?)
Supplementum.
Seneca ad Lucillum.
Senece tragedie.
Summa M. Bartolomei.
Summa de questionibus divine es-
sentiae.
Salviani episcopi liber.
T.
Thome prima pars.
Thome secunda secunde.
Thome ter eia pars.
Thome scriptum cum multis tracta¬
tibus.
Travetus super Boetium.
Tulius de offitiis.
Tulius de senectute.
Tabula super bibliam per alpha-
betum.
Textus Aristotelis.
Tractus pretiosi sanguinis Christi.
Item alius tractatus Sanguinis eiu-
sdem.
Item alius tractatus eiusdem materie.
Testamentum novum.
u.
Ugutio.
Veritatis Francisci Majronis.
Ugo de Sancto Yictore.
Yalerius Maximus.
Item alius Valerius.
Ugo Panziera.
Yita patrum.
Item Valerius Maximus. (3)
(1) Scritto e poi cancellato.
(2) Cancellata, come sopra.
(3) Cfr. Miscellanea : anno IV, 1889, fascicolo 2., pag. 60.
84
PICENUM SERAPHICUM
IL COMMENTO DANTESCO
di frate Giovapoi da 5erravalle CD
« Si è cento volte ripetuto, che i commentatori di Dante moltiplica-
tisi oltremisura, sieno riusciti spesso piu ad abbuiare il pensiero del Poeta,
che a rischiararlo. Landino infatti, Dolce, Daniello,Vellutello,Venturi, Lom¬
bardi Portirelli, Poggiali, Foscolo, Rossetti, Biagioli, Costa, Fraticelli,
Camerini, Andreoli, Lubin... qual numero di chiosatori! le loro esposizioni
risentono delle disposizioni soggettive di chi le ha fatte ! ed in quanti
casi dichiarando il pensiero dell’ Alighieri vi hanno frammischiato i loro
odii ed i loro amori ! Il vero metodo d’interpretar la Commedia è quello
soltanto, che il somasco Giuliani ha, a’ giorni nostri, inaugurato : spiegar
Dante con Dante ; e dove il Poeta, malgrado i raffronti, rimanga oscuro,
ricorrere ai contemporanei ed in generale agli antichi, i quali, per lo più,
videro assai meglio che non i moderni, avendo quelli ricevuto dall’autore
medesimo il senso principale del 'poema sacrOj e questi essendosi invece
sforzati di volerglielo imporre. .
« Da ciò l’onore, in cui son oggi tenuti 1 commentatori piu vicini
all’ Alighieri, e le edizioni che se ne son fatte. Negli anni 1827-29, il Ca-
purro stampava in Pisa quell’anonimo glossatore che da molto tempo siamo
avvezzi a designare col nome di Ottimo. Nel 29, un altro studioso arric¬
chiva la lettetatura dantesca col Capitolo , ossia Esposizione in terza rima
di Bosone da Gubbio, già amico del Fiorentino e, forse anche,. del suo
figliuolo. Nel 45, il Piatti dava alla luce in Firenze la glossa, in latino,
di Pietro di Dante, che riferisce con tutta probabilità, le interpretazioni
date a lui da suo padre. Un ricco inglese, Lord Vernon, così benemerito
degli studi danteschi, pubblicava nella stessa Firenze, 1 anno 1848, le po¬
vere e scarse chiose, attribuite a Iacopo di Dante, e che costantemente
mirano a fare risaltare l’ordine, e l’allegoria del Poema. Nel 62, per cura di
Crescentino Giannini, usciva il commento di Francesco de Buti; un anno
(1) Con vero e sentito piacere accogliamo in questa rubrica lo studio di Mons.
I. Carini e le riflessioni di Mons, M. Faloci - Pulignani, il primo pubblicato nel pe¬
riodico « U Oriente Serafico » di Assisi, numeri 10-12 dalPan. Ili, 1891 ; le seconde nella
Miscellanea Francescana » di Foligno, fascicolo 2. dell’an.VI, pag. 57. — Fr. Giovanni
da Serravalle è figlio illustre della nostra Regione; poiché, sebbene il piccolo paese
che gli diede i natali appartenga al distretto della Repubblica sammarinese, pure per
ragione topografica, Serravalle non esce dai confini della Marca nella quale trovasi la
Repubblica. Poco importa che il detto paese sia ecclesiasticamente della diocesi c ì
Rimini : le delimitazioni regionali e provinciali non sono alterate neppure quando una
diocesi attraversa od occupa buona parte del territorio delimitato ; intatti la Repub¬
blica di S. Marino, nella quale trovasi Serravalle, appartiene a due diocesi, Pennabilli
in prov. di Pesaro e Rimini in prov. di Forlì, ma con ciò essa non perde la propria
autonomia e indipendenza territoriale. (&• d. lì.)
PICENUM SERAPHICUM 85
dopo, Gaetano Milanesi si volgeva a quello del Boccaccio ; indq nel 66,
il bolognese Luciano Scarabelli all’altro.di Iacopo della Lana. Ed oggi,
mercè dell’illustre De "W"itt0, valente e simpatico dandista alemanno, par¬
lano tutti della glossa, scritta originariamente in latino, ma vòlta poi in ita¬
liano, di Ser Graziolo de’ Bambagiuoli; il quale, lasciato da parte il senso
allegorico , mise ogni cura nell’esposizione, e nella dichiarazione del senso
letterale , e, quanto alla parte storica , riuscì molto migliore degli altri. Mas¬
simo espositore fra i trecentisti, rimaneva pur sempre. Benvenuto Ram-
baldi, Imolese ; ma anche questo è comparso, per la prima volta completo
nel 1887, a spese di Lord Vernon. Così dunque le piu importanti chiose
del primo secolo dopo la morte del Poeta si possiedono tutte a stampa;
e solo aspetta il suo editore la Dichiarazione Poetica , seguita da un com¬
mento latino, parziale ma preziosissimo di Frate Guido da Pisa, carme¬
litano, l’autore de’ fatti d’Enea , contemporaneo ed ammiratore entusiasta
dell’ Alighieri. ... .,
« Or è a sapersi che, quando il ghibellino Benvenuto, probabilmente
a Bologna, spiegava Dante, un giovane attingeva dalle sue labbra la pas¬
sione pel divino Poeta, ed era riservato piu tardi come a render omaggio
a lui, così a ricordare l’esegeta suo maestro con onore e riverenza. Era
costui Fra Giovanni de Bertoldi , detto da Serravalle , piccola parrocchia che
civilmente fa parte dell’antica repubblica di S. Marino, ed ecclesiastica¬
mente appartiene alla diocesi di Rimini. Nato, probabilmente secondo 1
i computi del Ch. P. Marcellino da Givezza, verso il 1350, o in quel
torno, visse fino al 1445. Occupò le prime cariche dell Ordine, peregrino
ai Luoghi Santi ; fu Vescovo, e Principe di Fermo, poi di Fano (1)
(1) Lo Sbaraglia, De Scriptoribus Ordinis Minorimi, Roma 1806, tip. di S. Mi¬
chele a Ripa, presso Lino Contendini, pag. 896, n. 2091, dà un breve sunto del da
Serravalle in questi precisi termini : « loannes De Bertoldis de Serravai.e dioeces.
« Ariminen. sac. Teol. Magister, an. 1895. Florentiae Studiorum sui Ordims Regens,
« et an. 1890. a Bonifacio IX, constitutus tuerat Lector Hbror. 4. Senten. m Scolis
« Gymnasii Apostolici, et an. 1398. Rierosolymam se contulit ad Chnsti sanctum . bepul-
« chrum : deinde factus Minister provinciae Marchiae ; postmoderni creatus Lpiscopus
« Firmanus an. 1412., interferii Concilio Constantiensi, ubi anno 1416. die Corporis
« Domini Sermonem habuit hoc themate : Caro inea vere est eitous (Joan. 6) ex ». up-
« plein. Conc. Labi), nuper Lucae edito. 4 col 203., ubi legimus: « Sermo Episcopi
« Firraani Ord, Minorerai in lesto Corporis Christi etc. ». In eodem pari ter Concilio
« edidit die I. Januar. an 1417: « Latinum Commentarium super Comoediam Dantis »,
« quod ms. servatrrr Romae in Bibliotli. Vatic. mss. Cappon. n. 1. « edittim a ev.
« in Chr. Patre, et D. D. fr. Johanne de Serravalle Arimmen. dioec. Dei et Aposto-
« licae Sedis gratia Episcopo, et Principe Firmano sacrae Theologiae Professore de
« Ordine Minorimi assumpto: » teste D. Josepho Garampi Arimmen. Basi icae a i-
« canae Canonico, et Archivi Secreti Apostolici Praefecto in « Memor. Ecclesmsticis
« ad Rist. et cultum B. Clarae Ariminen. spectantibus » an. 1*55. Romae vulgatis
« in indice v. Seravalle pag. 558. Anno 1419. factus est. Episcopus Fanen. ex Ug *e o,
« qui immerito dicit Órd. S. Aug. ; obiitque anri 1445 die 18 Febrar. ex Chron. Ari-
« minen. to 15. Rer. Jtalic. scriptor ». - Tre sono le date che devono essere control¬
late con ogni diligenza, cioè : Panno del suo Provincialato, della sua creazione a Ve¬
scovo di Fermo e della sera traslazione alla Sede vescovile di Fano. 1. R I*.
gelo Galanti da Pesaro Min. Conv. nella sua Series chronol. - Just. - crii., Ministro-
rum Prov. Marchiae etc., Pesaro, tip. (lavelli 1790, pag. 13, mette la elezione del P.
Giovanni Bertoldi a Provinciale delle Marche nell’anno 1416 : e un errore eviden e,
corretto già nella seconda edizione, Fano 1843, fatta dal P. Stefano Rinaldi da Mon-
PIOENUM SERAPHICUM
86
infine, ai tempi dello scisma, tenne le parti del legittimo Papa
Gregorio XII contro i dissidenti. Amò Dante e Giotto , anzi di
quest’ultimo ricorda il famoso musaico della Navicella (in atrio Sancii
Petri de Roma, supra portam atrii.) Prese parte al Concilio di Costanza ;
ove però il suo nome non s’incontra, che a partire dalla Sessione XY.
Fu ivi in principio del 1416 che, fra i Padri Costanziesi essendo caduto
il discorso sull’ Alighieri il Cardinale Amedeo di Saluzzo e due prelati
inglesi invitarono il frate a voler tradurre in latino, ed anche latinal-
mente commentare la Commedia (poiché la conoscea si bene) e ciò
onde gli stranieri ancora potessero gustarla. Ubbidì il Serravalle e, poi¬
ché il lavoro in mente sua era da lunga mano preparato, con prodigiosa
rapidità lo distese ; vale a dire condusse la Versione dal gennaio al
maggio del 1416, e la glossa dal 1 febbraio dell’anno stesso al 16 gen¬
naio del seguente, dimorando sempre, come ci fa sapere, in civitate Con¬
stantie, provintie Maguntine , in partibus Alamanie, vacante Sede Apostolica,
et tempore Concila Generalis ibidem celebrati.
« Di questo lavoro fino ai dì nostri non conoscevasi altro codice,
che un solo, Vaticano ; che porta il num. 1. del fondo Caponiano. Ne avea
parlato il Tiraboschi e, prima di lui, il Garampi nella sua preziosa Vita
della B. Chiara di Rimini. Invero, il proprio autografo di frate Giovanni
custodivasi nella Biblioteca di S. Marino. Perduto questo, non c’era più
che un’antica ed autorevole copia vaticana; ed il Batines diligentissimo,
nella sua Bibliografia Dantesca, ce la dava per codice unico . Tuttavia
adesso se ne conoscono due altri, uno, ungherese, mancante di quasi due
terzi dell’opera, e l’altro, integro, del Museo Britannico. Del nostro non
fu conosciuto il pregio sin da’ tempi napoleonici, tanto che venne por¬
tato a Parigi, colle altre spoglie; donde tornò insieme, ai manoscritti e
monumenti d’arte, rapiti all’Italia, nell’epoca della Restaurazione.
« Or che valore hanno la traduzione e il commento del Serravalle ?
Al Foscolo, nel suo Discorso sul testo del Poema di Dante, fece intoppo
quella rapidità di compilazione, e tentò scemarne l’importanza. Ma non
s’avvide il sagace critico, che se l’opera del Minorità è improvvisata nella
forma, invece è lungamente meditata nella sostanza. Ed è perciò, che
nel 1888 si vide il Waitz, nel Giornale storico della letteratura Italiana,
sampietrangeli Min. Conv., il quale afferma che il da Serravalle è stato eletto nel
1406. Un Catalogo Cronologico dei Ministri Provinciali, pubblicato a Jesi, tip. Vin¬
cenzo Cherubini 1815, ci dà in proposito il 1405; il quale anno troviamo confermato
dai cataloghi dei PP. Paganucci, Gasparini, Calcagni, Gallo e Tassi. Accettiamo que-
st’ultima data come più conforme a verità e perchè poggia sulla testimonianza di più
autori. — 2. Nel 1410 il da Serravalle, cubiculario di Gregorio XII, fu dal medesimo
promosso alla Sede vescovile di Fermo; dimorando egli a Gaeta, quella Sede era am¬
ministrata dai Monsignor Giovanni, Vescovo tit. di Nicopoli, e Antonio Bertucci Can.
di Recanati. Ai 29 di ottobre sembra però che non fosse ancora creato Vescovo di
Fermo, sebbene dimorasse già nelle Marche. Il 28 marzo 1412 Giovanni XXIII creò
Vescovo della detta diocesi D. Francesco Rustici da Sulmona e nel medesimo anno
ai 80 di Giugno, Mons. da Serravalle ottenne la facoltà di eleggersi due cappellani
che furono fr. Nicolò di Udine ed un altro frate minorità: quindi alla Sede di Fermo
egli o mai vi è stato, oppure vi è stato per poco più di un anno. Cfr. P. Eubel,
Hierarchia Cathol. Medii Aevii, voi. 1, 2. ediz., pag. 250. — 8. La sua traslazione
alla Sede vescovile di Fano fu il 15 dicembre del 1417. Cfr. P. Eubel, op. cit. pag. 245.
(N. d. R.)
PIOENUM SERAPHICUM
87
ritornare con interesse su quest’opera, che per più di tre secoli era ri¬
masta quasi dimenticata e sconosciuta ; e letterati chiarissimi, come Ce¬
sare Guasti, Augusto Conti ed Isidoro del Lungo non si ritennero dal render
pubblici i loro voti, che una mano potente volesse alfine trar dalla tomba
e ritornar a vita un sì prezioso sussidio dei rifioriti studi danteschi.
« Posto ciò, era mai possibile, nel movimento attuale con cui tutta
l’Europa si volge all’ Alighieri; era mai possibile, dico, che l’alta impor¬
tanza di una degna edizione sfuggisse all’occhio perspicace di Leone XIII ?
E chi non sa quant’egli, in mezzo alle cure dell’universale apostolato,
abbia fatto a fin di promuovere ogni sorta di studi, e quanto gli sia a
cuore la gloria del gran Poeta Teologo del Cattolicismo, sì da averne
istituito un’apposita cattedra nella sua Roma? Più : una versione letterale
di Dante, l’unica completa in prosa latina ; un commento nuovo, inedito
del secolo quinto-decimo esordiente ; tutto ciò opera di un dotto Vescovo
a richiesta di notabili personaggi, per uso dei Padri di un Concilio uni¬
versale ; quale vantaggio per gli studiosi ! qual occasione di onorar de¬
gnamente colui che, non solo è padre della letteratura e lingua nostra,
ma il poeta per eccellenza della gente latina e del Cristianesimo ! quale
argomento infine per dimostrare il conto, in cui la Chiesa Cattolica ha
tenuto e continua a tenere il poema sacro.
« Nè il Santo Padre esitò a commettere la stampa del prezioso co¬
dice (unitovi il testo dantesco, con le postille, del B. Bartolomeo da Colle)
al non men valente che modesto Fra Marcellino da Civezza, Min. Oss.
del Collegio di S. Antonio in via Merulana ; al quale associò l’altro suo
esimio, e più giovane consodale Fra Teofìlo Domenichelli. Francescani gli
autori, come, non sarebbero stati gli editori anch’essi francescani ? Per
altro, non è nuovo ad alcuno il nome dello storiografo illustre delle Mis¬
sioni del suo Ordine ; nè è la prima volta che Sua Santità richiede l’opera
del da Civezza ornamento e vanto della Serafica famiglia. Con vera lode
di veridico ed elegante scrittore aveva egli corrisposto alla sovrana fiducia
pubblicando l’egregio lavoro che s’intitola: R Romano Pontificato nella
storia d'Italia ! Non diversamente, chiunque suole tener dietro al movi¬
mento degli studi, può ignorare le letterale, e religiose benemerenze del
P. Domenichelli.
« Oltre al piacere dell’ubbidienza, per un’altra ragione ancora i due
valenti frati accettarono con gioia l’onorevole incarico. In mezzo ai fran¬
cescani, il divino Poeta fu sempre studiato con fervore ; egli, che si era
ispirato all’estro di Francesco, ed alla sapienza della scuola ; egli che
dall’Aquinate avea preso bensì il sistema filosofico e teologico, ma il colorito
mistico, la soavità affettiva, l’impronta ascetica non da altri, che dal Se¬
rafico S. Bonaventura, rinvenendo nell’amplesso de’ due Santi Dottori la
perfetta espressione del suo ideale. E poi, non avea la poesia di Dante,
come il pennello di Giotto, eternato, nel campo estetico, la santità di
Francesco ? e non è opinione di alcuni, che l’Alighieri sia stato educato dai
francescani di S. Croce di Firenze, e che più tardi abbia cinto il capestro
del gran poverello ? Certo, al primogenito suo volle posto nome di Fran¬
cesco. E ciò pel Poeta : dal canto loro i Minori ebbero, sopra ogn’altro,
diletto il cantore della sublime trilogia ; parecchi fra essi, come Giovanni
88
PICENUM SERAPHICUM
da Serra valle e Bartolomeo da Colle vollero o spiegarla^ o tradnrla ? o tra¬
scriverla, fino al Conventuale Baldassare Lombardi, che ne stampo, nel
1791, un commento pregiatissimo. I versi poi della Commedia , in cui e cele¬
brato il Serafico Padre, furon soliti i frati raccogliere a parte, insieme a
quelli che lumeggiassero idee care all’ordine : così ad esempio, ci è dato
scorgere in qualche codice laurenziano. Insomma, non isfuggi ai. france¬
scani qual pura fiamma di schietta fede splendesse nella Commedia , come
non isfuggì al Fiorentino quale vigorosa virtù san Francesco avesse comu¬
nicata all’Italia, per recare innanzi l’opera del suo incivilimento. .
« Però di sì cari rapporti fra 1’ Alighieri e l’Ordine de’ Minori, il
più bel monumento rimarrà, cred’io, la presente pnbblicazione di cui in
nota il titolo esatto ; magnifico volume in foglio, di ben. 1236 pagine ;
splendida edizione di lusso, che unisce alla bellezza de’ tipi la bontà della
carta, e la correzione tipografica, degna in tutto e del gran Poeta che
voleasi onorare, e del Pontefice Sommo (l’amico di Dante e di S. Fran¬
cesco) che con romana e pontificia munificenza vi provvide.
« Ad una sobria epigrafe succede una bella lettera dedicatoria al
Santo Padre, data dal giorno sacro a S. Gioacchino, di quest’anno; (1891)
nella quale i due valorosi frati fanno quel medesimo, che fecero il Vellutello
con Paolo III, e il Lazzari con Benedetto XIV, offrendo anch’essi un
nuovo lavoro sulla Commedia al terzo decimo Leone.
« Non tornerà forse discaro (scrivono essi) alla Santità vostra ilno-
« tare come tutto in questa pubblicazione sia inedito e Francescano :
« inedito e Francescano il testo italiano della Cantica, che ci viene dal
« Beato Bartolomeo da Colle in Toscana ; inedita e Francescana la tra-
« duzione latina del testo col suo ampio Commento di Frate Giovanni
« da Serravalle di Rimini; e come sia pur Francescano il grande Poeta
« sì alto rappresentante delle vere glorie italiane, che s’identificano con
« quelle del Vicario di Cristo e della sua Chiesa, facendoci sapere egli
« stesso che non sdegnò di cingere il povero capestro de’ minori, per
« cui tante anime furon tratte a virtù e ricondotte a ravvedimento ; umi-
« fissimi Francescani noi sottoscritti che abbiamo l’altissimo onore di
« deporre l’edizione ai piedi della Santità Vostra, ascritta per sapiente
« e profondo affetto verso il Patriarca Serafico e il suo Istituto, sopra il
« quale come sopra noi stessi imploriamo genuflessi la Benedizione Apo-
« stolica ».
« Seguono certe ampie Notizie Preliminari ; nelle quali, con purgato
stile, e temperanza serena, van lumeggiando e la cattolicità irrecusabile
dell’ Alighieri, e il conto grande in cui la Chiesa l’ha sempre tenuto. Che
se l’Inquisizione di Spagna (osservano) s’avviso proibire la chiosa del
Vellutello, o mutilare qualche raro passo del poema sacro i Papi, più be¬
nigni lo difesero e lo protessero; nè per qualche iracondo sfogo. del E io-
rentino contro questo o quell’altro de’ Romani^ Pastori se ne ritrassero.
Anche il Serravalle, nel dichiarare il testo, talfìata non rifugge dal ripe¬
tere qualche storiella contro il clero, e magari contro i Gerarchi Supremi,
con un bonario ut dicitura eppure il commentario di lui viene oggi alla
luce, nella sua assoluta integrità, e senza la minima mutilazione. Il vero
è ? come assennatamente riflette il Chiarissimo P. Marcellino, che, ai tempi
PICENUM SERAPHICTJJVt
89
di Dante, ninno avea tentato offuscare la distinzione che Cristo mede¬
simo inculcò sì nettamente, tra Vindefettibilità delFinsegnamento della
Chiesa, e la peccabilità dei suoi membri. I falli degli individui possono
si addolorare la Sposa del Redentore, ma non offenderla; essa e quasi
raggio di sole, che piove in acqua intorbidata senza macchiarsi. Nelle
magagne non fa, che manifestar viemeglio la sanatrice virtù che la pe¬
renna. Ora gli sfoghi, anche più fieri, e passionati del divino Poeta ven¬
dono sempre dall’integrezza del suo sentimento morale ; non da disprezzo
prorompono, sì veramente da zelo pio e fervente per la santità dela
Chiesa ; perciò, quand’anco ingiusti (dando risalto alla, punta della dot¬
trina) attestano le sincerità e l’ardore della fede di chi vi si lascio tra¬
scinare. . _ . . i
« I benemeriti editori in questa savia Prefazione, passano poi a eie-
lineare le biografie de’loro due consodali, il da Serravalle e il da Colle ;
i due codici descrivono con esattezza, catoniano, cioè, di cui dissi, e
Vaticano, di cui dirò, contenenti l’opera dei due frati ; finalmente, ren¬
dono conto del modo come han creduto condurre 1 ardua stampa del vo¬
lume. Ben trentotto documenti, inediti, tratti dall’archivio Apostolico,
corredano come appendice le Notizie Preliminari.
« Frate Giovanni mette in fronte del suo lavoro una graziosissima
lettera di dedica ai tre personaggi insigni, che gli avean commesso la
traduzione e l’esposizione latina della Commedia.
Seguono altre sue proemiali avvertenze (Preambula) m numero di
otto • in cui spiega gli intendimenti dell’ Alighieri, lo scopo e 1 allegoria
della Commedia , e perchè Dante l’abbia chiamata così, e perche abbia
scelto Virgilio a suo duce ecc. ecc., come anche discorre sulla topografia,
dirò così, de’ tre regni oltremondani, quali l’autore li avea poeticamente
concepiti Anche nel Preambolo al Purgatorio dichiara, perche 1 Alighieri
vi abbia messo Catone a Custode, ed altri simili punta. Ad ogni Capitolo
ossia Canto, premette estesi sommari , o vogliam dir e, Argomenti) m tutto
dimostra il suo facile ingegno, e la vecchia famigliarità col poema sacro.
« Nella glossa segue, per lo più, il proprio maestro Benvenuto, non
sì però che e di lui e del Poeta medesimo, malgrado la profonda, vene¬
razione, non ricetti a quando, a quando, dove li reputi falsi, ì giu ìzu,
troppo avventati. „ . . , ,
« La dicitura non solo sente assai della fretta, ma e assolutamente
rozza, barbara, corrente, quale si usava nel medio-evo, predicando o inse¬
gnando, per farsi capire da tutti. Il Serravalle stesso riconosce di aver
tradotto in illam talem qualem prosarti rudenti et ineptam, e parla di rusti¬
cana latinitate, e d’incompta et inepta traslatione. Ma, se rustica e di sicuro
(nè altrimenti avrebbe potuto il frate fornire in sì breve tempo 1 assunta
impresa) inetta per noi non è davvero, dovendosi considerar come docu¬
mento linguistico e voglio dire di quel latino, che tutta 1 Europa inten¬
deva e parlava allora, simultaneamente ai pargoleggianti volgari, e pre¬
sentando inoltre la sua maniera di esprimersi una certa ingenuità, e forza
che costituisce, ad esempio, l’attrattiva della cronaca di Era Salimbene.
Più ; per lo studio critico del testo di Dante, a cui l’Italia, vergognosa
del ritardo, ormai comincia a pensare, mentre ci sarebbe stata mutile
90
PICENUM SERAPHICtfM
una versione elegante, questa del Minorità, pedissequa, servile e senza
pretese letterarie, fino al punto di farci ridere, ci toma invece opportu¬
nissima. Eccone un saggio :
« In medio itineris vite nostre
« Reperì me in una silva obscura,
« Cuius recta via erat devia;
Ovvero :
« Omnes clamabant : ad Philippum Argenti,
« Et Florentinus spiritus iracundus
« In se tpsum se rodebat cum dentibus.
« L’aver tradotto così, per semplice comodo de’ Padri Costanziesi
non italiani, ed in quel latino comune con cui tutti s’intendevano a
Costanza, riproduce per noi l’antico testo italiano, di cui faceva uso il
buon frate Giovanni, e ci serve a ristabilire le lezioni dubbie : il che po¬
trei dimostrare con parecchi esempii, se qui ne fosse il luogo, ed il tempo
opportuno. Ci basti sapere, che la presente pubblicazione è un contributo
prezioso agli studii critici danteschi ; nè gli uomini del mestiere mel
vorranno negare.
« La chiesa è abbondante, anzi vi si potrebbero distinguere tre parti
benché, spesso, si fondano insieme : parole del testo ripresentate in latino;
spiegazioni, o storiche , o letterarie , o allegoriche ; parafrasi del testo mede¬
simo. Ampia è, in ispecie, la parte storica ; e quei curiosi anedotti, che
il da Serravalle con ingenuità va contando, risuscitano per noi le storielle
che correvano allora, e ci fan vivere in mezzo al popolo di quel tempo
che uomo del popolo è pur sempre il francescano. Frate Giovanni cita
un gran numero di autori nel commento ; li cita però a memoria, cosic¬
ché mal si potrebbero riscontrare ; tuttavia, quanto alla sostanza, almeno
ordinariamente, può egli ritenersi fedele.
« Ho detto che dell’opera sua si conoscono adesso tre codici. Gli
editori non han potuto collazionare i due ungherese , (mutilo) e britan¬
nico ; hanno fedelmente riprodotto il solo Vaticano-capponiano. E’ da sog¬
giunger subito, che l’han fatto con somma diligenza, serbando con iscru-
polosità la grafia del manoscritto, attendendo per renderlo comodo, alla
sua interpunzione, supplendo parole e lettere, ove occorresse, ma chiu¬
dendo sempre i supplementi in parentesi quadre ; ponendo, infine, le
chiose sotto i versi corrispondenti, e ciascun sommario in fronte al rispet¬
tivo capitolo o canto , il che nel codice non avviene.
« Aveano poi bisogno di un testo della Commedia da contrapporre
alla versione latina ed alla glossa ; e, volendolo a ragione francescano,
scelsero quello del B. Bartolomeo da Colle in Val d’jtlsa di Toscana. Co¬
stui fu de’ Lippi fratello a Lorenzo, e, dopo, aver inteso una predica di
S. Giovanni da Capistrano, era entrato nella famiglia francescana dell’Os¬
servanza. Vecchio e sofferente, trascrisse di sua mano, e tutto postillò un
testo del poema sacro ; più, sul Paradiso cominciò taluni suoi commenti
PiCENTÌM SERAPHICTJM
91
in latino, che la morte gli troncò in principio del Canto III. Il codice,
contenente la fatica del B. Bartolomeo, spetta al fondo vaticano ,. e va
sotto i numeri 7566-68. E’ del secolo XV volgente; ed m fine di ciascuna
delle tre cantiche vi si leggono taluni versi leonini , fra cui questi:
« Scripsit, summe Deus — tibi supplex Bartholomaeus,
« Christi sectator — Francisci lentus amator.
« Siccome il testo del Beato da Colle ha singolari riscontri con quello
usato dal Serravalle, hanno fatto benissimo gli editori a dargli la prefe¬
renza. Nell’opera tanto laboriosa della sua interpunzione, e nel curarne
la stampa, è stato poi loro di grande aiuto il eh. dantista Isidoro del
Debbo aggiungere, che ad ogni canto della Commedia 1 esimio
P. Marcellino ha fatto seguire, quasi a riposo della mente, un pensiero
(die’egli) quale la recente lettura dei versi, e del commento potea sug¬
gerirlo ; invece, a me pare un’esposizione continua di forma nuova e gra¬
ziosa, da far meglio gustare l’immortal trilogia, con pensieri bellissimi e
che ricreano, mentre danno allo spirito vital nutrimento, attinti come
sono alle dottrine francescane del Serafico S. Bonaventura. Alla critica
arida, intedescata, che oggi prevale, parranno, lo so, fuori proposito ; ma
a noi italiani, mi avviso, che debbano piacere assai. Sono intatti conside¬
razioni ora estetiche, ora filosofiche, ora morali, e trattano punti altis¬
simi, ma sempre con gusto e soavità, sì da farci sospirare dietro la pace
meditativa del Chiostro, che le ha ispirate. Tutta, la pubblicazione si
chiude colle Fragmenta Commentarii super Comoediam Dantis Aldigtiiern
per Fratrem Bartholomaeum a Colle ex Min. Obs .
« Terminerò plaudendo ai chiarissimi P. Marcellino di Civezza, e
P. Teofilo Domenichelli, ed alla munificenza sovrana del Santo Padre,
che ha dato gli ordini, e fornito le spese della pubblicazione. La Divina
Commedia è il più squisito frutto della letteratura cristiana, e non a
torto, la Chiesa lo rivendica tutto per sé. E’, in forme poetiche, la visione
del mondo avvenire, il quale sarà la finalità del presente ; ^ oso anche
aggiungere, è il poema immortale, che solo un cattolico P u0 intendere
pienamente, avvegnaché, fuori della fede di Dante, le sue bellezze s ug-
gono, in gran parte, ad una generazione, la quale, non piu credendo,
tampoco le gusta più. Le stesse mormorazioni del Poeta contro questo,
o quell’altro Papa sono poi altro, che le mormorazioni di un figlio i Cosi
è, ed a me, scrivendo di lui ne’ tristi giorni presenti, vengono spontanei
sul labbro i versi bellissimi, co’ quali egli, pure alla vista di Bonifacio,
catturato in Anagni, deriso e abbeverato di fiele come Cristo, sentendo
scoppiarsene il cuore di amarezza, obliava tutto, e vólto al Cielo gridava
con impeto sublime :
« 0 Signor mio, quando sarò io lieto
« A veder la vendetta che, nascosa,
« la dolce Vira tua nel tuo segreto ?
92
PICENTJM SEEAPHICUM
« Non occorre aggiungere, clie la vendetta de’ cristiani altro non è
che il ravvedimento dei colpevoli. »
R proposito òel Commento.®
« I critici della letteratura italiana sono stati ingiusti verso questo
libro, il quale è passato quasi inosservato, mentre dovea esser segnalato
al pubblico come un lavoro poderoso, e sotto parecchi aspetti di molto
valore.
« La Miscellanea non ha per iscopo lo studio dell’Alighieri, ma questo
libro è così intimamente legato con l’Ordine Francescano, che è proprio
doveroso segnalarlo ai cultori dei nostri studi. Si vedrà da esso come
sia benemerito di Dante l’illustre ordine di S. Francesco, e quanto a lui
si debba per aver reso noto e divulgato nelle regioni settentrionali il
merito sommo del Divino Poema.
« Era l’anno 1415, e nella città di Costanza, per causa del Concilio
trovavansi con gli altri Prelati il Cardinale Amedeo di Saluzzo, e due
Vescovi Inglesi: Niccolò di Bubwick e Roberto Halam, i quali conosciuto
il Vescovo di Fermo Giovanni di Serravalle Francescano, lo pregarono
di tradurre e di commentare in latino la Divina Commedia dell’Alighieri.
Egli accettò, e volentieri la avrebbe tradotta in versi, poiché a lui era
grave rinunciare alla dolcezza, alla sodisfazione, alla bellezza della poesia
dantesca, ma poiché pare che quei Prelati desiderassero più far cono¬
scere oltre alpe l’Alighieri come teologo, come filosofo, come uomo di
studi profondi, anziché come letterato e come poeta, così gli ingiunsero
una traduzione letterale latina non curantes de rusticana latinitate, incornata
et inepta translatione. Fra Giovanni da Serravalle cominciò la versione
nel Gennaio del 1416, nel Maggio l’avea terminata e l’avea terminata
scrupolosamente, nolendo discedere a textu auctoris, nec illi addere nec ab
ipso diminuere . Certo, a noi italiani, una versione latina, come è questa,
apparisce barocca, e desta facilmente un senso disgustoso. Ma a parte il
breve tempo, e le molte occupazioni del traduttore sarebbe proprio in¬
giusto far colpa a lui di un difetto che da lui fu voluto e che, nell’in¬
tenzione dei committenti, difetto non fu. Essi vollero volgarizzare fra
i popoli nordici la conoscenza dell’Alighieri, nè certo poteano farlo più
utilmente che con una versione strettamente letterale. Poiché allora, fra
gli Inglesi la nostra lingua era a tutti ignota, come si potea far meglio
conoscere un Alighieri genuino se non con una traduzione letterale ? E
questa non potea non essere prosaica, e a noi questa non può oggi non
apparire sciatta e indecente. Se fosse stata eseguita in versi latini, data
l’oscurità di molti passi della Divina Commedia , certamente in molti in¬
glesi dovea nascere il dubbio se quello che leggevano era proprio parto
dell’Alighieri, ovvero fioritura della versione. Col metodo di Fr. Giovanni
(1) Vedi la nota n. 1.
EICENUM SEEAPHICUM
93
da Serravalle, ogni dubbio è escluso, e la sua versione dovè incontesta¬
bilmente far conoscere l’Alighieri con la stessa precisione con la quale
un archeologo preferisce studiare un rudere sopra una brutta fotografia,
anziché sopra un bel disegno eseguito a mano. La sua traslazione dovè
contribuire potentemente alla diffusione della Divina Commedia .
« Mi piace conservare in questi fogli un saggio di questa versione
ed è troppo ovvio che, dovendo scegliere, mi rivolga al canto XI del
Paradiso. Eccone, nei versi 15-26 il principio della bellissima lode al
Santo fondatore dei Francescani.
Infra Tupinum, et aquam que descendit
De colle electo Beati Ubaldi
Fertilis costa de alto monte pendei ,
Unde Perusium sentit frigus et calorem
A porta Solis, et retro illam plangit
Per grave iugum Nuceria cum Gualdo
De ista costa , ibi ubi ipsa frangit
Plus suum receptaculum natus est in mundo unus sol
Sicut facit iste aliquando de Gange.
Ideo qui de loco ilio facit verba
Non dicat Assisium, quia diceret breve,
Sed Orientem si proprie dicere vult.
« Se molto è il merito di Fra Giovanni da Serravalle per questa
versione, maggiore è il suo merito per il commento amplissimo che fece
del Poema, commento che scrisse pure in Costanza, contemporaneamente
alla versione, e che cominciato il 1 Febbraio del 1416, era compito il
2 Gennaio 1417. E che commento ! Lontano dalla Patria, senza libri ido¬
nei, col solo soccorso dei suoi studii e della sua memoria, il suo lavoro
e veramente ammirabile, avendo considerato nel Poema la parte storica,
estetica, teologica, filosofica, morale. Un nome gli basta per tessere un
racconto, una parola gli è sufficiente per svolgere una monografia. A lui
sono noti scrittori classici e medievali, a lui sono conosciute le cronache
dei comuni italiani, i commentatori che lo precedettero, i luoghi nomi¬
nati dalfAlighieri. Date le condizioni del luogo, del tempo, delle circo¬
stanze, niuno può dire che si potesse fare più o meglio di quello che
Era Giovanni di Serravalle fece.
« Il poderoso lavoro di Fra Giovanni da Seravalle rimase inedito
nno ai nostri giorni, sebbene da oltre un secolo se ne tenesse conto dagli
istorici della letteratura italiana. E se ne conservano tre codici uno in
Ungheria, mutilo : uno a Londra, intero : un terzo, bellissimo, nella bi¬
blioteca Vaticana. Questo codice ebbe due fortune quella di esser cono¬
sciuto ed apprezzato dal eh. P. Marcellino da Civezza ; e quella di esser
stato publicato per cura munificente del S. P. Leone XIII.
« E il P. Marcellino, associatosi il P. Teofilo Domenichelli, lavorò
storno al codice Vaticano con una pazienza che avrebbe dovuto troncare
e stancare qualunque energia. Trascrivere il lungo lavoro, separarne le
94
PICENUM SERAPHICUM
chiose, dividerle, ordinarle, sorvegliare le infinite cure che richiede una
stampa difficoltosa per esigenze tipografiche, correggere ecc. sono queste
cose che meritano vera e grande riconoscenza. E forse questo non è il
più. I due dotti Padri non fecero lavoro meccanico, ma lavoro scientifico.
« Anzitutto vollero unire un testo italiano alla versione del Padre
da Serravalle, e per questo svolsero un codice trascritto nel secolo XY da
P. Bartolomeo da Colle Yaldelsa, Francescano, che pure tentò un com¬
mento del Poema, e questo testo studiarono con diligenza, notando dove si
accorda, dove si allontana o dalla versione in discorso, o dal testo volgare. E
quasi ciò non bastasse, il lavoro arido e faticoso, rallietarono ponendo fra
ogni canto delle belle considerazioni estetiche sul poema, discorrendo di cose
varie, con eleganza di forma, con profondità di concetti, dimostrandosi
veri conoscitori del Divino Poema. Chi pensa che tutto questo lavoro
occupa poco meno di mille e trecento grosse pagine in foglio, rimane
meravigliato della paziente cura colla quale gli editori arricchirono con
questo grosso volume la suppellettile letteraria della nostra lingua.
« Dove lascio io le Notizie Preliminari ? Queste, comprese in cin¬
quanta fitte pagine, costituiscono un volume e a mio giudizio, si com¬
pongono di tre parti ben distinte. In esse, senza molto affaticare il let¬
tore, ma con severità di metodo, e con abbondanza di giustificazione, i
due Padri Editori, svolgono questi punti. Lo studio di Dante nell/Ordine
Francescano — Le notizie sopra fra Giovanni da Serravalle e fra Barto¬
lomeo da Colle — Le regole critiche della loro edizione.
« Eiassumo in cenni fugaci.
« Premessa una seria discolpa dell’autorità pontificale che si volle
talvolta colorire come nemica dell’Alighieri, qui sono notizie assai sui
commentatori Francescani del Poema, sugli editori Francescani, sugli
espositori Francescani, da far ritenere che niun altro sodalizio religioso
e letterario studiò Dante con tanto amore, con quanto lo studiò l’Ordine
dei Minori. Eicordano gli editori che nel 1430 un fra Antonio France¬
scano, predicando nel Duomo Fiorentino, ivi fece dipingere il ritratto
del Poema. Questo atto di culto letterario forse fu sintomatico nei fran¬
cescani, e quelli di Assisi lo fecero dipingere nella loro Chiesa per mano
di Giotto, e quelli di Montefalco lo fecero colorire parimenti nella loro
Chiesa per mano di Benozzo Gozzoli, e chi sa quell’uso corteso in quante
altre Chiese sarà stato imitato ?
« Nelle notizie biografiche dei due dantofili francescani del secolo
XV i due editori ci dànno buone notizie e documenti inediti assai. Può
essere che a questi documenti si facciano in avvenire delle aggiunte :
ciò che manca però, neppure in minima parte nuoce all’importanza di
questo volume, nel quale non sono lacune per lo scopo per cui fu fatto
publico.
« Assennate, piene di buon senso critico sono le norme che manife¬
stano i due editori aver seguito nelle loro stampe. Ninna mutazione, niuna
soppressione, niuna aggiunta, ma correggere i testi con la ortografia degli
autori, attenersi alle loro indicazioni, indicare i loro equivoci, dare in¬
somma il testo come lo dettero essi, ecco il metodo adoperato, metodo
corrispondente a qualunque critica esigente. Chi appuntasse qualche lie¬
PICENUM SERAPHICUM
95
vissima svista, farebbe torto a se stesso, mostrando non conoscere quanto
e come costi la stampa di qualunque lavoro, anche piccolo se si voglia
far bene. E questo, non che piccolo, è un poderoso volume di ben mille
e trecento pagine !
« Se io qui mi rallegro per questo ingente monumento di lettera¬
tura francescana con l’ottimo P. Marcellino e con il P. Teofilo suo degno
compagno, nulla farei che ai nomi loro potesse render vantaggio, ma ben
mi rallegrerò con essi per la fortuna che hanno avuta di trovar così splen¬
dido Mecenate in Leone XIII, e mi rallegro pure perchè la letteratura
italiana e la coltura francescana abbiano messo alla luce così splendido
monumento. Duole però, lo ripetiamo, che a questo libro i critici nostrani
ed esteri abbiano fatto ingiustizia, perocché mentre riempiono i loro pe¬
riodici di riviste e di elogi sopra produzioni che sono spesso di minimo
valore, tacquero sopra un volume così serio, nel quale qualunque mag¬
gior letterato si sentirebbe lieto di aver apposto il nome.
Un ignoto terziario francescano.®
« Tra la numerosa ed eletta schiera di uomini illustri, che nei tempi
andati e presenti s’onorarono di dare il loro nome al terz’ordine di S. Fran¬
cesco, « il cui spirito, essenzialmente cristiano, si porgea meraviglia ai
bisogni di tutti i luoghi e di lutti i tempi » (2) è degno d’essere ricordato
D. Pierpaolo Bartolazzi, della cui vita c’è sommamente grato, e stimiamo
cosa ottima non che gradita a’ benevoli lettori specialmente se Sacerdoti
© Terziari, accennare brevemente i fatti principali, appoggiandoci e alle
diverse stampe che furono fatte nell’infausta occasione della sua bella
morte, e a testimoni oculari degni di fede. (3).
« Egli adunque sortì i natali in Pausula piccola città del Piceno il
27 novembre 1824 da’ piissimi e nobili genitori Andrea e Marianna De-
Minicis da Fallerone ch’ancor giovanetto ebbe la grave sventura di per¬
dere. Già educato santamente da’ suoi a camminar sempre alla presenza
di Dio e fornito d’ingegno svegliato e versatile, decenne fu mandato nel
ven. Seminario di Macerata: dove con grand’impegno e con felicissima
riuscita studiò grammmatica, Belle lettere, filosofìa e teologia, nella quale
ottenne laurea d’onore.
« In quanta stima di letterato e di sapiente ei fosse tenuto, da ciò
chiaro apparisce, che, avendo soli 23 anni, fu annoverato fra i ragguar¬
devoli soci della letteraria Accademia maceratese, detta de’ Catenari : e
(1) . Dal Periodico UOriente Serafico: anno III, 1891 fascicolo 8, pag. 238.
(2) Cfr: P. Basilio da Grbcci'o: Il Giovane premunito ecc., XXXIII: = Il T . 0.
ai & Francesco d’Assisi 3. VI.
(3) Crediamo debito di cortesia ringraziare l’illustre M. R. D. Andrea Bartolazzi
roposto Parroco in Pausula, nipote del defunto, della lunga, affettuosa, gentilissima
attera inviataci l’8 maggio u. s. fl891), dalla quale abbiamo preso alcune notizie per
questo nostro articolo ( n . d . a.).
96
PICENUM SERAPHICUM
che, non ancor Sacerdote per mancanza di età, fu elevato dalla Curia
Permana àll-onorevole grado di Canonico Teologo nell’insigne Collegiata
di Pausula. Promosso al Presbiterato il 23 dicembre 1848 da S. Emza
il Cardinale Filippo De-Angelis che in quel tempo reggeva l’archidiocesi
di Fermo.
« Or qui non devesi passar sotto silenzio un bellisssimo aneddotto, che
illustra viemmaggiormente il Bartolazzi e dà a vedere in qual grado ei posse¬
desse fin da giovane la carità evangelica. Imperocché recatosi Tanno 1855,
mentre era beato nel visitare le venerande tombe degli Apostoli Pietro e Paolo,
a Roma, di tanti Santi, di tanti Martiri, i quali, secondo la bella frase di
Tertulliano, col loro benedetto sangue sparso per la fed$ partorirono miriadi
di novelli figli a Cristo, gli giunse la triste novella che Pausula era
fìeremente abbattuta dal colera. Egli per ciò oltremodo addolorato, in
quella che altri avrebbe forse stimata ventura la lontananza, sen parte
incontanente, corre come cervo al fonte, giunge alla sua cara patria, la
rivede nella desolazione e nel dolore. Egli non si sgomenta, non ismarrisce;
ma tutto fiducioso in Dio quale altro buon pastore che dà la vita per
le sue pecorelle, quale Angelo confortatore, si pone infaticabilmente a
consolare, animare, ed aiutare i suoi diletti concittadini. Fu vero mira¬
colo s’egli non cadde satto il colpo inesorabile del terribile morbo, che in
men di due mesi fece vittima di circa 500 pausulani.
« Acquistatasi il Bartolazzi per tali atti eroici maggiore stima appresso
tutti, TEmo. Card. De-Angelis nell’agosto 1860 lo elesse a Prevosto Par¬
roco di Pausula. Egli, che già avea ben appreso dalla scuola del Nazza¬
reno d’essere mansueto ed umile di cuore non voleva accettare: ed e
perciò che il pensare, lo scrivere, il diriggere a S. Emza la supplica di
voler torre da’ suoi omeri si gravoso ufficio fu tutt’uno. Ma non esau¬
dita la sua preghiera, ciecamente si sottomise alla voce dell’ubbidienza,
prendendo possesso della Parrocchia il 6 Settembre dell’anno suddetto.
Durante il suo sacro ministero, non può dirsi quale zelo spiegasse per la
salvezza del gregge a se affidato, facendo mai sempre precedere, secondo
l’insegnamento del Redentore, l’esempio alla parola.
« Ferventissimo Terziario di San Francesco, colla voce e con gli
scritti ne inculcava ardentemente la divozione ai pausulani, che tutt’ora
si gloriano d’avere un augusto, vasto e maestoso tempio dedicato al gran
Patriarca d’Assisi (1) ; e se amò i poveri come figli, ad esempio di Lui,
era acceso d’un vivissimo. amore verso quella nobile ricca, e bella donna
la quale
. privata del primo marito
Mille e cent'anni e più dispetta e scura
Fino a costui si stette senza invito
(Parad. XI 64-67)
(1) Si ha per tradizione, da molteplici ed evidenti ragioni convalidata, che il
serafico Archimandrita abbia predicato in Montolmo (oggi Pausula), da cui l’intero
inclito Ordine de’ Minori ha ricevuto non pochi ragguardevoli soggetti (cfr. il Wadd:
tom. Ili, 22; V, 28; IX, 7; XX, 37-126; XXIV, 15-39-53: Marco da Lisbona: Cro-
PICENUM SERAPHICUM
97
« Difatti la sua abitazione era nudata d’ornamenti e mancante di
suppellettili, parca la mensa logore e rattoppate le sue biancherie, e
quel eh’è più, a risparmio di prezzo, acquistava le vesti da altri sacer¬
doti, o da’ loro eredi. Che se qualche volta, costretto da necessità e de¬
cenza, fu veduto indossare abiti più convenevoli, sappiasi ch’essi non
erano di sua proprietà, ma imprestati da altri. E che non fece per i
poveri? Largheggiò « in elemosine, dice l’egregio Canonico David Mari¬
tozzi autore dell’elogio funebre del Bartolazzi, denaro, vitto, suppellet¬
tili e quanto producevano i beni parrocchiali, » fondò « la pia Associa¬
zione di. nostra Donna del Soccorso, assegnando l’obolo annuale degli
ascritti al sowenimento de’ poveri infermi, che non hanno ricetto nel
pubblico ospedale. » Eresse un Ospizio di carità per i più derelitti : fab¬
brico fin dalle fondamenta un edificio convenevole per le donne, ove esse
sono bene ammaestrate ne’ lavori donneschi, specialmente in quello della
spola. Non basta: in un tugurio si svestì de’ sottopanni per soccorrere un
vecchio ; piu volte fu veduto « che di sua mano a quelli che vergognano
di domandare mercè, portava soccorso; come, allora, quando per sdruc¬
ciolosa via caduto fra le nevi gli uscì dalle vesti un pane e piccolo in¬
volto di sale (El. fun.) » Poteva arrivare più oltre l’amore verso i po¬
veri di questo loro vero Padre ?
« Ma che cosa diremo della santa castità, della santa ubbidienza ? Se il
Bartolazzi fosse o non adorno di queste belle virtù, le quali sublimano l’uomo
che le possiede ad uno stato più eccelso, nobile e lo investono, per dir
cosi, della natura angelica, a voi, o gentili lettori, lasciamo pienamente
il giudizio pur di considerare quanto siam per dire ; ciò è ch’egli di mala
voglia permetteva a qualcuno il bacio della mano, e nelle infermità gli
doleva che il servo toccasse la sua fronte. Perciò niuna meraviglia, se
malato esponendo il suo debole corpo a mano chirurgica, lo fece temendo
dissubbidire.
» Quanto poi fosse il suo amore verso Iddio, si par manifesto da
questo solo, ch’ei molte volte fu visto scendere le scale di una casa verso
la mezzanotte e portarsi immantinente alla contigua Chiesa parrocchiale
per visitarlo sacramentato e starvi sino all’ora d’offrire il Santo Sacrificio.
Nè minore era il suo affetto verso Colei, che
Tre dolci e cari nomi ha in se raccolti
Madre, figliuola e sposa.
(Petrarca, Canz. YIII)
ì«ftn e ’ P ’ n \ L 8 ’ n * Bonaventura: Vita di S. Francesco (Roma, tip. Monaldi
Sot), pa-g. 286 per Mons. Leopoldo Antoni) narra un miracolo da lui operato ad un
contadino montalmese : « Viro cuidam de Monte Ulmi in Marchia consolidava vo-
erern in frusta confractum ». Qui facciamo notare che nel volgarizzamento di Fr.
,. 01 J® n ’ C0 Cavalca quelle parole « De Monte Ulmi » siano erroneamente tradotte —
ai Montecolmo — invece di Monte dell’Olmo o, sincopato e più comune, Montolmo ,
evato poi nel 1851 a grado di città, cambiandogli il nome in quello dell’antica
ausula, dal S. P. Pio IX, per mediazione principale del Card. Giuseppe de’ Marchesi
goimi, cittadino e gloria della nuova Pausula (1783 - 1861).
( n . d. a).
Anno I, 1915 - Fascicolo J.
7
98
PICENUM SERAPHICUM
« Ad ogni occasione che gli si presentava ne intesseva bellissime co¬
rone di lodi con eleganti discorsi:® per maggiormente onoraria e farla
onorare fondò e diresse m patria la pia Unione delle Figlie di Maria ,
fu solerte direttore della Congregazione de’ mercanti ed j^ist 1 P^su-
lani nella quale si venera Maria Sma col titolo Regina di tutti Sa .
Ingomma, al dire della Civiltà Cattolica (1) « fu un compitissimo pastore
di anime un apostolo di zelo e diremo altresì un eroe di canta; greche
l’arrivare sino ad impoverirsi, per sollevare le miserie altrui, piu che da
cristiano S fu buon par i at ore, siccome lo mostrano le sue opere
date alla luce che riscossero elogi dal pubblico, particolarmente dal
Civiltà Cattolica (2) tra le quali primeggiano le Memorie di Monto lino,
op-p-ì Pausula; la Vita di S. Marone primo Apostolo e Martire del Piceno,
ifdivoto Mese ad onore del S. Cuore di Gesù, edito senza nome, Mom
Malagola e i Pausulani nel 1879; le Memorie Francescane di Pausula ed
in fine le Memorie intorno l’antica e prodigiosa Immagine di Ma
SS ma di Guadalupa che, riprodotta dalla mano o almeno a premura
SL Frate MinL (8) in quella foggia medesima, con cui apparve
al celebre francescano Giovanni di Zumarraga primo Arcivescovo del
Messico si venera nella suburbana Chiesa di S. Croce m Pausula Fu
ancora poeta facile, elegante, concettoso e molte sue liriche composizio
•P j: pubblica ragione. Ne « ha lasciate, come narra 1 egregio
suo Nipote molte e graziose, nella massima parte, di tema religioso ».
TdirKeve fu un Sacerdote veramente secondo il cuor di Dio, un Sa-
^erdS» Tob nome, vivrà in eterno. (4) Me .hi! presto doveva spe-
S,ersi onesta preziosa vita ! Ei non poteva durare di vantaggio sotto il
peso delle sue P fatiche! Da qualche mese i cittadini• ^ SaX
wdeano che egli « operava, usiamo le precise parole del Canonico Mari
vedeano, cne egu p ’ fatica a stento; finche assalito
nozzi, come '' i^Ttobate le ' vieT alimento allo stomaco «ragli im-
peditTogni cibo.’Il male per medicamenti non ristava: travagliato di^e
Sotte dazienti pressure al petto, lottò per oltre sei mesi ». (6) Mi¬
rabile a dirsi! In siffatti dolori angosciosissimi non mai un ge
non mai un atte di ^ a lTrDr... aU VS...:°t
si udiva ripetere Salvum ~ dei Sacramenti eu-
i«,il,pagina degli znge ^ j, sna faccia emaciata e pallida
(1) Quad. 929, p. 604.
(2) Civiltà Cattolica, 1. c.
(3) Quad. 911, p. 589; quad. 921, P-
(4) Cfr. le cit. memorie francescane §. • g E R ma Mons. Amilcare
-p“— - 'tA
tarlo.
PICENUM SERAPHICUM
99
largo e durevole fonte di afflizione e di dolore ! — Furono spettacolo
d’eterno ricordo i solennissimi funerali fatti da’ pausulani e le lagrime
eh’essi versarono in gran copia sulla tomba dell’estinto il quale « come
lasciò scritto, fu sepolto appresso alla croce che si eleva nel mezzo del
campo santo, e sopra la sua fossa fu piantata altra piccola croce di
legno colle iniziali nella parte traversa P. P. P. B. ». (1)
(1) L’articolo è firmato con le iniziali F. A, C. M. 0.
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I NOSTRI SANTI
martirologio Piceno
--*-
Il Martirologio Francescano, (2) letto quotidianamente in
tutti i conventi dell’Ordine, ha poche pagine nelle quali
non vi sia nominato un santo o beato delle nostre Marche.
Questa lettura mantiene, in gran parte, l’alto nome che fin
dal primo secolo minoritico si è acquistata la terra picena.
Per i meno studiosi di storia una si grande moltitudine di
beati inseriti in quel Martirologio è sembrata perfino una forte
esagerazione. Infatti, chi legge superficialmente quelle pagine
stenta a persuadersi come in una sola provincia francescana,
eccettuata l’Umbria, si trovi tanta mèsse di santità da poter
dare una prevalente maggioranza in proporzione di tutte le
(1) E ’ un titolo generico il quale abbraccia i Santi, i Beati ed i
Venerabili che si trovano registrati nel Martirologio francescano.
(2) « MARTynoLooiuM Franciscanum P. Arturi a Monasterio Rothoma-
Qensis. ». Due sono le edizioni di questa interessantissima compilazione,
a prima del 1638, la seconda del 1653. In questo medesimo secolo, dopo
a morte dell’Autore, videro la luce, a Venezia e a Modena, due compendi
e medesimo Martirologio, cioè due pubblicazioni del solo testo senza
d^T^ 6 sporiche. Nel 1879 il P. Giuseppe Maria da Suapio, per ordine
t 6 , ^ ,lno P- Bernardino da Portogruaro, fece una terza edizione del solo
s o con poche varianti, richieste dalle solenni beatificazioni e canoniz-
zioni e dalle moltissime conferme di culto già avvenute.
100
PICENTJM SEKAPHICTJM
provinci© dell’Ordine unite insi©me (1). Ond © che alcuni hanno
supposto una corriva facilità nel presentare, tanti religiosi con
il titolo di beati, mentre forse molti meritavano di essere
ricordati più in un libro di semplice storia, che in un vero
Martirologio (2).
Forse tale osservazione è stata ripetuta più volte ed ha
motivato quel febbrile lavoro di pubblicazioni cui assistiamo
da circa mezzo secolo. Dal 1880 fino ad oggi nei nostri paesi
si sono realmente moltiplicate, con un crescendo appassiona¬
tissimo, stampe di ogni specie e di ogni torma contenenti
monografìe, cronache, cenni biografici, piccoli annali, elenchi
alfabetici, serie cronologiche e cento opuscoli attestanti il ge¬
loso e ricco tesoro dei nostri santi. Non sappiamo peraltro
se tutta questa produzione moltiforme abbia tranquillizzato,
in fatto di storia a base di rigorosa e sana critica, i nume¬
rosissimi lettori del Martirologio Francescano. Il fatto che un
vent’anni a questa parte tutti gli scrittori biografici dei no¬
stri santi e beati si sono serviti di una cerchia di testimonianze
assai ristretta e per lo più, rarissime erano le eccezioni, il
loro appoggio storico fu sempre il medesimo, conferma in gran
parte il nostro dubbio.
(1) Per Decreto di Urbano Vili, 13 marzo 1625, rigorosamente par¬
lando, tutti quei Servi di Dio che sono passati da questa vita, dopo il
1525 non possono chiamarsi Beati per culto immemorabile: ciò peraltro
non impedisce di continuare la serie dei nostri grandi, poiché presentare
allo studio e alla privata venerazione tanti illustri confratelli che sono
stati veri martiri della fede o seguaci perfetti del Vangelo e della. Re¬
gola, non offende menomamente il Decreto della Centenaria Urba-
niana. ... ,
(2) Osserviamo che la fulgentissima corona di santità, messa bella¬
mente dal P. Arturo sul capo augusto del nostro Piceno, non solo non
è una esagerazione, ma è del tutto mancante. Dal solo Martirologio, in¬
fatti, non risulta l’intera mèsse raccolta dall’Ordine francescano in questo
fertilissimo terreno, poiché da molti monumenti storici, che illustreremo
in seguito su queste pagine, chiaro apparisce che la compilazione del
Martirologio non fu completa, almeno riguardo a noi. bi rifletta ancora
che quella compilazione, essendo stata fatta nella prima meta del secolo
XVII, attende ancora una mano esperta che la continui sino ai giorni
nostri. Sono, pertanto, quasi altri tre secoli da mettere in piena luce, nei
quali non pochi sono i veri seguaci del Poverello d’Assisi, che si distin¬
sero per eroiche virtù e che morirono, martiri del proprio dovere, in¬
vero concetto di santità.
PICENTJM SEKAPHICUM
101
■»»
Il P. Arturo da Monasterio, compilatore del Martirologio
Francescano , costituiva, per la grande maggioranza dei detti
scrittori, il grande patrimonio storico, la fonte ordinaria, la
base quasi esclusiva di tutte le loro pubblicazioni. Le affannose
ricerche negli archivi, la lettura intelligente degli autografi,
le diffìcili e laboriose collazioni dei sincroni documenti, il pa¬
ziente confronto tra gli storici stessi sembrava forse un lavoro
eccessivo, non necessario, troppo scrupoloso. Per tre secoli
interi il P. Arturo e gl’inconsultati autori citati dal medesimo
avevano fatto le spese a tutte le biografìe : ciò, dunque, do¬
veva bastare, e bastava diffatto. In tal guisa si è avuta non
una difesa del Martirologio, ma una semplice ripetizione di
tutte le sue affermazioni.
Tranne qualche caso locale per cui l’archivio del convento
o del Comune si prestava nel favorire documenti speciali, la
maggioranza dei nostri scrittori lavorava la propria tela sulle
orditure già preparate dal P. Arturo. E’ stata una specie di
comoda apatia, parliamo sempre di un ventennio fa, nutrita
e mantenuta dalla poca esigenza storico-critica dei lettori in
genere e degli studiosi in specie. Si moltiplicavano, quindi,
opuscoli e storie fuor misura, ma i più non davano altro che
indigeste ed inutili ripetizioni senza la soluzione dei dubbi
storici, senza un esame severo delle fonti alle quali aveva
attinto l’autore del Martirologio , senza il vantaggio di una
sola correzione dei molti equivoci nei quali era caduto lo
stesso P. Arturo. Ed è per questo che non si scriveva più la
storia dei nostri beati, vissuti prima del secolo XVI, ma si
ripeteva ciò che era stato scritto, verità ed errori, incertezze
ed equivoci, probabilità e semplici opinioni, con tutta la se¬
quela dei dicitur, videtur, uti trudunt , sicut memoriae proditum
est. ecc.
E’ assai facile, pertanto, dare un giudizio sul valore sto¬
rico di tali produzioni, scritte su di una medesima falsariga.
Sono lavori a base di documenti di terza e di quarta mano
i quali avrebbero avuto un merito qualora lo studio si fosse
almeno basato sul confronto e sul controllo dei principali au¬
tori dei quali si è servito lo stesso compilatore del Marti¬
rologio.
Con ciò non intendiamo togliere del tutto o menomare
il valore e l’importanza storica del bellissimo lavoro del P. Ar-
102
PICENUM SERAPHICUM
turo da Monasterio. Quel libro è e sarà sempre un vero mo¬
numento bio-bibliografico della storia francescana, è e sarà
sempre un’ottima fonte cui si deve attingere con sicurezza
qualora, per assoluta mancanza di altri documenti, sia impos¬
sibile dare un valore più critico alle biografie dei nostri santi.
Siccome però oggi lo studio storico ha delle esigenze proprie
che per gli scrittori di venti o trent’anni addietro non aveva,
così sarebbe necessario rifare su questa base moderna tutto
il lavoro del P. Arturo e provare che egli non è stato nè
troppo facile, nè troppo corrivo nella laboriosa compilazione
del suo Martirologio. Il compito sarebbe abbastanza lungo,
ma non eccessivamente difficile.
Quali furono le fonti alle quali attinse il P. Arturo ?
quale il valore storico-critico delle medesime? cosa dicono rela¬
tivamente al beato per il quale esse sono citate ? vi sono altri
documenti oltre quelli che servirono all’Arturo di base sto¬
rica ? quali ? di quale importanza ? Ecco il metodo analitico
che dovrebbe essere usato da chi volesse difendere il nostro
Martirologio.
Lo scopo del presente studio non è, però, l’intera opera
del P. Arturo. Il Picenum Seraphicum ha l’alta missione di
occuparsi dei beati della sua propria regione: di questi soli
dunque ci occuperemo, lasciando alle altre provincie france¬
scane piena libertà di fare altrettanto, qualora lo credessero
utile ed opportuno. Premettiamo a questo interessantissimo
studio il ricco elenco dei nostri santi inseriti nel Martirologio
francescano, aggiungendo anche la serie di quelli che, sebbene
non marchigiani, pure sono vissuti e morti nel nostro Piceno. (1)
SERIE PRIMA - I Santi Piceni.
1. Fermo (2)
2. Morrovalle
3. Ancona
4. Arcevia
B. Adamo Degli Adami di Fermo 16 mag.
B. Alberto da Cossignano 1 mar.
B. Amato d’Ancona 8 feb.
V. Angelo Antonio Sandreani 29 ott.
(1) Le due serie sono fedelmente estratte dalla edizione 2 a , Parigi
1653, e dal Compendio pubblicato a Venezia nel 1879.
(2) Luogo dove il beato mori: lasciamo il nome come si trova, ec¬
cettuati quelli dei paesi che lo hanno cambiato.
1
PICENUM SERAPHICUM 103
5. S. a M. a d’Aspro B. Angelo Clareno 26 apr.
6. Marca (1) B. Angelo da Mercatello 29 mar.
7. Ancona B. Anonimo d’Ancona 20 ott.
8. Macerata B. Antonio da Montecicardo 4 giug.
9. Saltara (Pesaro) B. Antonio da Piandimeleto 6 feb.
10. Fabriano B. Antonio Puro 7 ag.
11. Chieti B. Bartolomeo da Fabriano 9 nov.
12. Potenza Picena B. Bartolomeo d’Offida 26 die.
13. Camerino B. Battista Varani (2) 2 giug.
14. Perugia B. Benedetto da Camerino 22 die.
15. Fossombrone B. Benedetto d’Urbino 11 mag.
16. Sanseverino B. Bentivoglio De Bonis (3) 6 apr.
17. Sanseverino B. Bentivoglio da Sanseverino 25 die.
18. Marca B. Benvenuta d'Ancona 9 gen.
19. Osimo S. Benvenuto D’Ancona (4) 22 mar.
20. Recanati B. Bervenuto da Recanati (5) 15 mag.
21. Camerino B. Bernardo da Fabriano 5 ag.
22. Macerata B. Bernardo da Fossombrone 31 mar.
23. Offlda B. Bernardo D’Oeeida (6) 11 sett.
24. Marca B. Bernardo d’Osimo 28 mag.
25. tabriano B. Bonacura da Fabriano 20 mag.
26. termo B. Bonaventura da Fermo 18 sett.
27. Italia B. Carlo da Montefeltro 24 nov.
28. Pesaro B. Cecco Da Pesaro (7) 5 ag.
29. Recanati B. Compagno da Recanati 6 feb.
30. Ascoli B. Corrado D’ascoli (8) 19 apr.
31. Bastia (Assisi) B. Corrado D’Oepida (9) 19 die.
32. Fabriano B. Crescimbene da Fabriano 13 ott.
33. Rabriano B. Damiano da Fabriano 5 lug.
(1) Ci riserviamo in seguito, quando sarà storicamente possibile, di
assegnare a ciascheduno il paese preciso.
(2) Le fu confermato il culto da Gregorio XVI il 7 aprile 1843.
(3) Pio IX ne confermò il culto il 30 settembre del 1852.
(4) Non si conoscono gli atti di canonizzazione ; anzi sembra che
non ci sia stata una canonizzazione formale e solenne, ma una conferma
di culto uti sanctus , forse sotto il Pontificato di Martino IV.
(5) Il 17 settembre 1796 gli fu confermato il culto da Pio VI.
(6) Gli fu confermato il culto dalla Santa Sede.
(7) Pio IX ne confermò il culto il 31 marzo del 1859.
(8) Fu confermato il culto da Pio VI il 7 gennaio 1784.
(9) Pio VII gli confermò il culto nel 1817 il 21 aprile.
104
PICENUM SERAPHICUM
34.
35.
36.
37.
38.
39.
40.
41.
42.
43.
44.
45.
46.
47.
48.
49.
50.
51.
52.
53.
54.
55.
56.
57.
58.
59.
60.
61.
62.
Urbino
8. Marino
Urbino
Urbino
Pesaro
Scapezzano
Osimo
Marca
Pesaro
B.
B.
B.
B.
B.
B.
B.
B.
B.
Colfano(Caldarola) B.
Forano (Appignano) B.
Osimo B.
Damiata {Egitto) B.
Fabriano B.
Matetica . B.
Perugia B.
Fabriano B.
Castiglione Aretino B.
Fabriano B.
Ancona B.
Amandola B.
Urbino B.
Trebisonda B.
Potenza Picena B.
Fermo B.
Macerata B.
Fabriano B.
Mogliano B.
Napoli S.
Domenico da Leonessa (1) 20
Domenico da S. Marino 27
Donato d’Urbino 24
Elisabetta Malatesta 12
Eugenia Felice da Pesaro 20
Eusebio d’Ancona 11
Filippo d’Ascoli 9
Filippo dalla Marca 22
Francesca da Fano 30
FrancescoDaCaldarola(2) 25
Francesco da Casteldemilio 3
Francesco Catalani
Francesco da Cristo
Francesco da Fabriano
Francesco da Fano
Francesco da Iesi
Francesco da Libra
Francesco d’Urbania
Francesco Venimbeni (3)
Gabriele Ferretti (4)
Gabriele da Iesi
Gaspare d’Urbino
Gentile Da Matelica (5)
Gerardo da Potenza Picena 21
Geremia da Fermo
Giacomo da Caniana
Giacomo da Fabriano
Giacomo da Fallerone
Giacomo Dalla Marca (6) 28
apr.
gen.
lug.
ott.
die.
gen.
mag.
giug.
gen.
ott.
die.
6
die.
5
lug.
6
ag.
24
nòv.
18
apr.
20
apr.
1
feb.
14
mag.
14
nov.
4
giug,
6
giug,
5
sett.
21
apr.
25
apr.
19
die.
11
mag.
25
lug.
28
nov.
(1) E’ detto da Leonessa perchè vi fu portato dai genitori in tenera
età, ma nacque a Sanseverino ed appartenne come religioso a questa
francescana Provincia di cui più volte fu Ministro.
(2) Gregorio XYI gli confermò il culto il primo settembre del 1843
(3) Il suo culto fu approvato il primo aprile 1775 da Pio VI.
(4) Benedetto XIV ne confermò il culto il 19 settembre del 1753.
(5) Gli fu approvato il culto da Pio VI il 25 gennaio del 1792.
(6) Beatificato il 25 maggio 1625 da Urbano Vili : canonizzato so¬
lennemente da Benedetto XIII il 10 dicembre del 1726, giorno della
traslazione della S. Casa di Loreto, dichiarato festa di precetto per Roma,
solamente in quest’anno.
PICENUM SERAPHICUM
105
63. Marca B.
64. Marca B.
65. Civitanova B.
66. Urbino B.
67. Napoli B.
68. Urbino B.
69. Cupramuntana B.
70. Urbania B.
71. Verna B.
72. Serrapetrona B.
78. Marca B.
74. Penna S. Giovanni B.
75. Cupramontanci B.
76. Urbino B.
77. Foligno B.
78. Ancona B.
79. Fano B.
80. Marca B.
81. Fossombrone B.
82. Labriano B.
83. Penna S. Marino B.
84. S.Liberato{Sarnano)'B.
85. Italia B.
86. 8. Liberato {,Sarnano) S.
87. Potenza Picena B.
88. Fermo B.
89. Marca B.
90. Verna B.
91. Marca B.
92. Marca B.
93. Vicenza B.
94. Sanginesio B.
95. Morrovalle B.
96. Fabriano B.
Giacomo da Massa 5 die.
Giacomo d’Osimo 5 lug.
Giacomo da Potenza Picena 12 mag.
Giacomo d’Urbino 6 feb.
Giovanni Battista da Pesaro 7 nov.
Giovanni da Cagli 5 lug.
Giovanni Eremicola 22 apr.
Giovanni da Fano 5 mar.
Giovanni Da Fermo (1) 9 ag.
Giovanni Martello 12 mar.
Giovanni da Monte S. Maria 23 sett.
Giovanni Dalla Penna (2) 5 ott.
Giovanni Righi (3) 2 mar.
Giovanni d’Urbino 22 ag.
Girolamo da Montefeltro 12 die.
Girolamo d’Ancona 1 gen.
Girolamo da Pedona 4 mag.
Giuliano da Fabriano 26 lug.
Giuseppe da Collainato 28 giug.
Grazia da Fabriano 2 ag.
Graziano dalla Penna 30 mar
Incognito dalla Marca 6 sett.
Laudone da Montefeltro 29 lug.
Liberato da Loro Piceno (4) 30 ott.
LodoA ico da Pierosara 26 die.
Ludovico d’Urbino 18 feb.
Lorenzo da Camerino 8 die.
Lorenzo da Fabriano 14 ag.
Luca d'Ascoli 2 ott.
Lucido Antico 10 apr.
Marco Da Montegallo (5) 28 mar.
Marino da Santa Vittoria 9 nov.
Masseo da Sanseverino 27 die.
Massimo Zanzalini 2 sett.
(1) Ne fu approvato il culto il 24 giugno 1880 da Leone XIII.
(2) Pio VII ne approvò il culto nel 1806 ai 20 di novembre.
(3) Il suo culto fu confermato da Pio X il 7 settembre 1903.
(4) Clemente XI ne confermò il culto ufi sanctus il 2 settembre
del 1718.
(5) Il suo culto fu approvato il 20 settembre 1839 da Gregorio XVI.
106
PICENUM SERAPHICUM
97.
98.
99.
100 .
101 .
102 .
103.
104.
105.
106.
107.
108.
109.
110 .
111 .
112 .
113.
114.
115.
116.
117.
118.
119.
120 .
Venezia
Marca
Marca
Camerino
Matelica
Fabriano
Pesaro
Fermo
Roma
Marocco
Bologna
Arcevia
Sanseverino
Brunforte
Attrebate
Macerata
Urbino
Sanseverino
B.
B.
B.
B.
B.
B.
B.
B.
B.
S.
B.
B.
S.
B.
B.
B.
B.
B.
3
15
4
30
1
20
19
12
23
Camerino B.
Marca B.
Camerino B.
Marca B.
Valenza (Spagna) B.
Sirolo B.
Matteo da Basci
Matteo da Montone
Matteo da Rubbiano
Matteo da Sanleo
Mattia Nazzarei (1)
Maurizio d’Argignano
Michelina Da Pesaro (2)
Nicolò da Ferino
Nicolò d’Osimo
Nicolò Da Sassoferrato (3) 13
Onorio da Montegranaro 8
Pacifico d’Arcevia
Pacifico Divini (4)
Pacifico dalla Marca
Pacifico Re dei versi
Paolo dalla Marca
Pelingotto d’Urbino
Pellergrino Da Falle-
bone (5)
Pietro da Caldarola
Pietro da Macerata
Pietro Da Mogliano (6)
Pietro da Pausula
Pietro Da Sassoferrato (7) 3
Pietro Da Treia (8) 14
16
24
7
10
31
1
27
25
29
13
23
ag.
giug..
lug.
ag.
mar.
die.
giug.
nov.
feb.
ott.
giug.
mag.
sett.
ag.
lug.
mar.
giug..
mar.
lug.
ott.
ag.
feb.
sett..
mar.
(1) Ne fu approvato il culto da Clemente XIII nel 1765 ai 27 di
(2) Le fu confermato il culto il 24 aprile 1737 da Clemente XII.
(3) Con i compagni Daniele, Angelo, Samuele, Donno, Leone ed
Ugolino fu martirizzato a Ceuta in Mauritania il 10 ottobre 1227. La
glorificazione di questi Martiri fu decretata da Leone X il 24 gennaio
del 1516 ,
(4) Beatificato solennemente da Pio VI il 13 agosto l l86: canoniz¬
zato nella festa della SS.ma Trinità a S. Pietro da Gregorio XVI il 26
maggio del 1839.
(5) Gli fu confermato il culto da Pio YII il 28 luglio del 1821.
(6) Clemente XIII ne approvò il culto nel 1760 ai 10 di agosto.
(7) Il suo culto fu approvato l’il settembre 1704 da Clemente XI.
era stato martirizzato con il suo compagno, B. Giovanni da Perugia, a
Valenza nel 1230.
tembre.
(8) Da Pio VI ne fu confermato il culto nel 1793 agli 11 di
set-
PICENUM SEBAPHICUM 107
121. Ancona B. Prospero da S. Angelo 19 lug.
122. Marca B. Raimondo dalla Marca 21 giug.
123. Fabriano B. Rainaldo da Fabriano 5 lug.
124. Muccia B. Rizzerio Dalla Muccia (1) 26 mar.
125. Mombaroccio B. Sante Da Montefabbri (2) 14 ag.
126. Morlupo B. Sante da Ripatransone 13 gen.
127. Pesaro B. Serafina Sforza (3) 9 sett.
128. Ascoli S. Serafino Da Montegra¬
naro (4) 12 ott.
129. Ancona B. Servodio d’Ancona 12 mar.
130. Ancona B. Simone d’Ancona 6 sett.
131. Fabriano B. Tommaso da Fabriano 20 mag.
132. Tamma (India) B. Tommaso Da Tolentino (5) 9 apr.
133. Italia B. Trebazio dalla Penna 28 die.
134. Ancona BB. Tre Monache d’Ancona 14 feb.
135. Fabriano B. Ugolino da Fabriano 11 mag.
136. Fiastra(Camerino) B. Ugolino Magalotti (6) 23 die.
137. Brunforte B. Umile dalla Marca 7 ag.
138. Montecassino B. Umile d’Ofiida 6 apr.
139. Napoli B. Venanzo da Fabriano 6 mag.
140. Città di Castello S. Veronica Giuliani (7) 13 sett.
SET^IE SECONDA -1 Santi vissuti o morti nel Piceno.
1. Sassoferrato B. Alessandro Yencioli 17 nov.
2. Fermo B. Ambrogio da Milano B giug.
8. Pesaro B. Anastasio da Milano 7 ott.
4. Camerino B. Angelo da Spoleto 2 feb.
(1) Il 14 dicembre del 1838 fu approvato il suo culto da Grego¬
rio XVI.
(2) Ne confermò il culto Clemente XIV nel 1770, il giorno 18 agosto.
(3) Il suo culto fu approvato il 17 luglio 17B4 da Benedetto XIV.
(4) Canonizzato solennemente da Clemente XIII.
(5) Martirizzato insieme ad altri tre compagni nel 1321 : Leone
XIII ne approvò il culto il 23 luglio del 1894.
(6) Questo Terziario francescano (1330-1337) non si trova nel no¬
stro Martirologio. Leone XIII ne confermò il culto il 4 dicembre del 1856.
(7) Canonizzata solennemente in S. Pietro il giorno della SS. Tri¬
nità, 26 maggio 1839, da Gregorio XVI.
108
PICENUM SERAPHICUM
5. Iesi
B. Angelo da Savona
25 apr.
6. Scapezzano
B. Bonaventura da Reggio
7 sett.
7. Marca
B. Corrado da Spoleto
19 mag.
8. Pesaro
B. Felice Meda (1)
6 nov.
9. Marca
B. Gherardo da Firenze
15 lug.
10. Urbino
B. Giacomo da Milano
27 ag.
11. Morrovalle
B. Giorgio Albano
13 giug.
12. Camerino
B. Giovanni Da Parma (2)
20 mar.
13. Osimo
S. Giuseppe Da Copertino (3)
18 sett.
14. Osimo
B. Graziano da Romagna
1 die.
15. Marca
B. Gualtiero Pisano
2 mar.
16. Pesaro
B. Maddalena de Tizon
25 giug.
17. Marca
B. Nicolò di Francia
20 feb.
18. Pennabilli
B. Paolo Clodiense
12 die.
19. Sanseverino
B. Paolo da Levanto
2 mar.
20. Ascoli
B. Pietro da Firenze
25 sett.
21. Urbino
B. Pietro Ispano
24 giug.
22. Cupramontana
B. Pietro da Napoli
31 lug.
23. Marca
B. Riccardo Vesc. di Fos-
sombrone
7 ag.
24. Brunforte
B. Simone d’Assisi
11 ag.
25. Ripatransone
V. Simone Philippovich.
9 mag.
26. Pesaro
B. Sira Terziaria
31 die.
(Continua)
pcp.
(1) Ne fu approvato il culto da Pio VII nel 1807 al 2 maggio.
(2) Pio VI ne approvò il culto il primo marzo del 1777.
(3) Solennemente canonizzato da Clemente XIII.
Frate Currado da Ofida, mirabile zelatore della evangelica povertà
della regola di sancto Francesco, [fu] di sì religiosa vita et di sì grande
merito apo Idio, che Christo benedetto nella vita et nella morte l’onorò di
molti miracoli.
(Fioretti, c. XLII)
PICENUM SERAPHICUM
109
ISCRIZIONI LAPIDARIE
E’ una geniale ed importante rubrica la quale serve a render più inte¬
ressante il « Picenum Seraphicum ».
Le iscrizioni lapidarie fanno parte delle fonti dalle quali la storia può
e deve attingere la indispensabile materia per qualsiasi studio bio-bibliogra-
fico-critico. Una epigrafe è sempre la sintetica narrazione di fatti accaduti
la memoria dei quali si è voluta perpetuare sul bronzo o sulla pietra , di¬
fendendola per tal modo dalla edacità del tempo distruttore. L’epigrafe, il
più delle volte serve agli studiosi come di sincrono documento a tutti quei
lavori per i quali è arduo trovare altro appoggio nei libri, tra le perga¬
mene, nei manoscritti. Non è raro il caso che dopo accurate e lunghissime
ricerche negli archivi, una lapide qualsiasi basti a portare abbondante luce
là dove non vi erano che fittissime tenebre. Oltre a ciò le iscrizioni lapidane
servono di guida e sono il controllo, la conferma, l’ultimo appoggio, l’abbel¬
limento e la corona di tutti quei lavori biografici che la perdita dei docu¬
menti originali ha fatto condurre attraverso mille indagini faticosissime, m
mezzo a difficilissimi confronti.
Una buona collezione di scritture lapidarie è un vero archivio interes¬
sante. 1 nostri lettori saranno contenti e guarderanno di buon occhio questa
rubrica, poiché dalla medesima potranno meglio giudicare l’ importanza
storica della Marca francescana. Raccoglieremo poi anche le epigrafi sparse
su tutti i libri storici dell’Ordine e della nostra regione, purché il soggetto
sia francescano-piceno (1).
Sebbene in questa rubrica non ci sia possibile tenere un ordine crono¬
logico , pure diamo la precedenza a tutte quelle iscrizioni romane in mosaico
o incise sulla pietra in memoria dei due grandi Pontefici marchigiani,
Nicolò IV e Sisto V, e delle loro opere. Le iscrizioni avranno su questo Pe¬
riodico il numero progressivo, e ciò servirà per comodo delle loro citazioni
negli studi che si faranno circa gli illustri personaggi che ne sono il
soggetto.
(1) Facciamo calda preghiera a tutti i lettori del « Picenum » d indicarci le iscii
zioni lapidarie che a caso trovassero nei conventi e chiese francescane, chiuse o lidotte
ad uso profano ; come pure se vedessero lapidi trasportate in altri edifìci . non si
dimentichi che il soggetto delle iscrizioni sia piceno-francescano.
110
PICENUM SERAPHICUM
A NICOLÒ YI m
1 .
Nel grande mosaico absidale Lateranense.
TEETIUS ECCLESIAE PATER INNOCENTIUS HORA
QUA SESE DEDERAT SOMNO NYTARE RYINAE
HANC YIDET ECCLESIAM MOX VIR PANNOSUS ET ASPER
DESPECTVSQVE HVMERYM SYPPONENS SYSTINET ILLAM
AT PATER EVIGILANS FRANCISCVM PROSPICIT ATQYE
VERE EST HIC INQYIT QYEM YIDIMVS ISTE RVENTEM
ECCLESIAMQVE FIDEMQVE FERET SIC ILLE PETITIS
CVNCTIS CONCESSIS LIBER LAETVSQUE RECESSIT
FRANCIS CI PROLES PRIMYS DE SORTE MINORYM
HIERONYMVS QYARTI NICOLAI NOMINE SVRGENS
ROMANYS PRAESYL PARTES CIRCVMSPICIT HVIYS
ECCLESIAE CERTA IAM DEPENDERE RYINA
ANTE RETROQVE LEVAT DESTRVCTA REFORMAT ET ORNAT
ET FVNDAMENTIS PARTEM COMPONIT AB IMIS
POSTREMO QYAE PRIMA DEI VENERANDA REFVLSIT
VISIBUS HVMANIS FACIES HAEC INTEGRA SISTENS
QYO FVERAT STETERATQVE SITV RECOLATYR EODEM
PRAESENTIQVE STATV DEVS HAEC AMPLECTERE VOTA
QYAE TIBI PERSOLYIT DOMUS HVIYS ORNANDO DECOREM
(1) E’ questi il primo Sommo Pontefice che l’Ordine francescano ha dato alla
Chiesa Cattolica. Il suo nome era Fra Girolamo Masci di Ascoli Piceno. Nacque da
povera famiglia : compì i suoi studi a Perugia, e si distinse nelle scienze filosofiche e
teologiche che insegnò a Roma : nel 1274 fu eletto Ministro Generale dei Minori :
Clemente X lo mandò ambasciatore all’imperatore Michele di Costantinopoli : ebbe
diverse missioni difficili a vantaggio della Chiesa: Nicolò III lo creò Cardinale nel
1279: fu eletto Vescovo di Palestrina da Martino IV nel 1281: salì al Pontificato nel
1288. Zelantissimo della religione, mandò missionarii a predicarla nelle più lontane e
remote contrade : protesse le lettere e le scienze : abbellì Roma : purificò la Romagna
e l’Umbria, agitate dalle fazioni : propagò il suo Ordine, approvandone il terzo : fondò
le università di Monte pulciano, Macerata e Mompellieri : pose la prima pietra del
monumentale duomo d’Orvieto. In mezzo alle grandezze della sua dignità, fu sempre
e sommamente umile. Volle esser sepolto in un luogo appartato di S. Maria Maggiore,
da lui restaurata ed abbellita ; ivi Sisto V, ammiratore di tanto confratello, gli fece
erigere un ricco e celebre mausoleo. Gli si attribuiscono de' Commentarli sulla sacra
Scrittura, ed altri sul Magister sententiarum. Morì nel 1292.
PICENUM SERAPHICUM
111
SERVA MIRIFICA COELO TERRAQYE BEATVM
EFFICE NEC MANIBYS TRADAS HVNC HOSTIS INIQVI
INGREDIENS POPVLYS DEVOTVS MYNERA SYMAT
QVAE BONYS HIC PASTOR DEDIT INDYLGENDO BENIGNE
ET LARGA PIETATE PATER PECCATA REMITTENS
AN NO AB INCARNAT. DOMINI NOSTRI IESV CHRISTI MCOXCL
PONT. EIYSDEM D. NICOLAI PAPAE ANNO TERTIO. (1).
2 .
PARTEM P0STERIOREM ET ANTERIOREM RYINOSAS HVIVS
SANCTI TEMPLI = A FVNDAMENTIS REAEDIFICARI FECIT ET
ORNARI OPERE MYSIYO NICOLAYS = QYARTUS FILIVS SAN¬
CTI FRANCIS CI ET SACRVM YVLTUM SALVATORIS = INTE-
GRUM REPONI FECIT IN LOCO YBI PRIMVM MIRACULOSE PO-
PYLO = ROMANO APPARVIT QVANDO FVIT IPSA ECCLESIA
CONSECRATA = ANNO DOMINI MCCXCI (2).
3.
(Ivi sotto l’Effigie del santissimo Salvatore).
NICOLAYS QVARTUS
FILIVS S. FRANCIS CI SACRYM VVLTYM
SALVATORIS REPONI FECIT IN LOCO YBI
PRIMO MIRACVLOSE APPARVIT
QVANDO FVIT ISTA ECCLESIA CONSECRATA (3)
4.
Nel grande mosaico absidale Liberiano.
QVARTUS PAPA FVIT NICCOLAVS VIRGINIS AEDEM
HANC LAPSAM REFECIT FITQ. VETYSTA NOYAM
(1) In questa bellissima iscrizione sono sinteticamente ricordati i restauri della
Basilica, l’immagine del sacro Volto, messa in venerazione nel sito stesso in cui la
prima volta fu veduta dal popolo romano, la grandiosa decorazione in mosaico e i
tesori delle indulgenze. L’anno terzo del Pontificato di Nicolò IV risponde precisa-
mente al 1291.
■ (2) E’ ripetuto in parte quanto leggesi nella prima iscrizione.
(3) Si allude sempre al fatto dell’apparizione del sacro Volto, o del ss. Salvatore,
dopo la pace concessa da Costantino, e precisamente nella solenne consacrazione di
questa Basilica (352J. La remozione del sacro Volto si deve ai grandi guasti subiti
dalla Basilica stessa nel terremoto del 896 e negli incendi del 1308 e del 1860.
112
PICENTJM SKRAPHICUM
PATER APOSTOLICVM SERVET FRANCISCVS ALVMNVM
PROTEGAT OMNIPOTENS MATRE ROGANTE BEET. (1)
5.
Nel Sacrario della medesima Basilica.
PETRVS ET IACOBYS COLVMNAE
HYIYS TEMPLI ARCHIPRESBYTERI CARDINALES
AMBO DE RE SACRA PRAECLARE MERITI
SED IACOBYS OPERE SYMPTVQUE
COLLATO CYM NICOLAO PONTIFICE
EX INSTAVRATIONE BASILICAE
DECESSIT ILLVSTRIOR (2).
6 .
Alla tomba di Nicolò IY nella Basilica Liberiana.
(Sul fronte del monumento).
NICOLAO IV. ASCULANO PICENO
PONT. MAX. CYM IN NEGLECTO DIV
SEPVLCHRO PERE LATVISSET
PR. PELIX PERETTVS CARD. DE MONTE ALTO
IN ORDINEM ET PATRIAM PIETATE POSYIT
MDLXXIY.
7.
(Nella base del medesimo).
NICO LA VS IIII. ORDINEM MINOR. PROPESSYS PHILOSOPHVS ET
THEOLOGYS = EGREGIVS CONSTANTINOPOLIM A GREGORIO X.
MISSYS GRAECOS AD R. E. == COMMYNIONEM TARTAROS AD
FIDEM REDYXIT POST BONAVENTVRAM = GENERALIS SAN-
CTITATE ET DOCTRINA ORD. PROPAGAVIT. NICOLAI III =
NYNCIVS INTER PRANCORVM ET CASTELLAE REGES PACEM
(1) E’ una iscrizione senza data ma ricorda uno dei restauri fatti da questo Pon-
tenfice : diciamo uno, perchè, prima di Nicolò IY, la Basilica fu restaurata nel secolo
V e dal Papa Eugenio III nella seconda metà del secolo XII.
(2) 11 Colonna Pietro, ricordato in questa lapide, tu creato Cardinale da Nicolo
IV, dopo averlo dispensato, de plenitudine potestatis, dal matrimonio con una dama
romana, la quale prese l’abito monacale. Parteggiò per l’imperatore ; fu scomunicato
da Bonifacio Vili : Benedetto XI lo assolse, restituendolo agli onori della sacra por¬
pora.
PICENTJM SERAPHICTJM
113
CONCILIAVIT = SANCTAE P OTENTIANAE CARDINALIS LEGA-
TVS HONORII III IN G A L LTAM — SENATORIAM P. R. DIGNITATEM
SEDI APOSTOLICAE RESTITYIT = PACTVS PONTIPEX REMP.
SVBLATIS DISCORDIIS COMPOSYIT. CHRISTIANOS = PRINCIPES
SACRO POEDERE IVNXIT. PTOLEMAIDEM COPIIS ADIVVIT .=
FLAMINIAM IN PONTIPICIS ITERYM DITIONEM REDEGIT. PV-
BLICYM IN = MONTE PESSYLANO GYMNASIVM INSTITVIT.
PROBOS ET ERYDITOS IN = COGNATORYM LOCO TANTVM
HABVIT. T. ATTIR AN E,N ET HANC BASILICAM = STRYCTVRIS
ET OPIBYS AYXIT TANDEM IYSTITIA ET RELIGIONE ORBEM =
TERRAE MODERATYS MAGNA SANCTITATIS OPINIONE OBIIT
PRID NON. APRILIS MCCXCII. PONTIFICATVS SVI ANNO V. (1).
A SISTO V.
Chi visita Roma e si ferma a leggere le iscrizioni collocate nelle chiese,,
sulle piazze, negli obelischi, sui ponti, nelle fontane e su molti dei superbi
edifizi che rendono veramente grande questa prima tra le citta italiche, è
assai difficile che non gli cada sott’occhio il nome di Sisto V. Non siamo
esagerati , affermando che Roma è piena di memorie di questo Papa, quasi
che il suo Pontificato fosse stato di lunghissima durata ed in tempi di grande
quiete e di fastosa opulenza. Chi non ha molto vissuto a Roma, e chi non
conosce se non superficialmente la storia di questo Pontefice, rimarrà mera¬
vigliato che in soli cinque anni di governo ed in mezzo alle cure affannose
per reprimere il brigantaggio e per domare le prepotenze feudali, Sisto V
abbia saputo e potuto immortalare il suo nome nella grandiosità dei monu¬
menti romani .
Le seguenti principali iscrizioni lapidarie serviranno per dare ai nostri
lettori un saggio sintetico delVopera di questo illustre figlio del Piceno, di
questo umile seguace del Poverello d’Assisi, di questo grande Successore di
S. Pietro (2).
(1) E’ un classico riepilogo della vita di Nicolò IV: vedi nota 2.
(2) P. Felice Peretti, nato a G-rottamare (Fermo) il 13 dicembre 1521 da genitori
poveri, oriundi di Montalto : vestì l’abito dei Minori a Montalto (1531) e studiò a Pe¬
saro, a Jesi e a Bologna. Ordinato sacerdote a Siena (1547), passò a reggere il con¬
vento di Napoli (1553) e di Venezia (1556). Eletto Procuratore generale del suo Ordine
(1561) fu da S. Pio V creato Vescovo di S. Agata dei Goti (1567) e Cardinale (1570).
Successe nel Pontificato a Gregorio XIII 24 aprile (1585). Mori a Savona il 24 ago¬
sto 1590.
Anno I, 1915 - Fascicolo I.
8
114
PICENUM SERAPHICUM
PRIMA SERIE. — NELLE CHIESE.
8 .
Sul Portico della Basilica Lateranense.
SIXTVS PP. Y . AD BENEDICTIONIS EXTRVXIT MDLXXXV.
PONT. AN. II.
9.
Sul Portico dei SS. XII Apostoli.
SIXTO • Y • PONT • MAX • ORD • MIN • CON • JVSTITIAE • VINDICI •
PROPAGATORI • RELIGIONIS • A • MDLXXXYI
10.
Sul Fronte de Patriarchio Lateranense.
SIXTVS Y • PONT • MAX • ANNO IY.
11 .
Sul Fronte della Scala Santa.
SIXTVS Y • FECIT SANCTIORI LOCO SCALAM SANCTAM POSVIT
A • MDLXXXIX - P • IY. (1)
12 .
A S. Maria Maggiore.
SANCTISS- PRAESEPI
DOMINI • NOSTRI
JESV • CHRISTI
SIXTVS • PAPA • V
DEVOTVS
SACELLYM
(1) La scala santa fu posta da Silvestro I nel palazzo di Laterano: il Patriarchio
era vicino alla scala santa: Sisto V lo atterrò, perchè minacciava rovina, lasciando
intatte le cappelle di S. Silvestro e il Sancta Sanctorum, ove nel 1689 trasportò la
scala santa.
PICENTJM SERAPHICUM
115
EXTRVXIT
AN. SAL. MDLXXXVII
PONTIFICATVS
TERTIO
18.
(Ivi nell’emisferto della Cappella Sistina).
SIXTVS V • PONT • MAX •
JESY CHRISTO DEI FILIO
DE VIRGINE NATO
14.
A S. Andrea della Valle.
SANCTVS • SEBASTIANVS • MILES • CHRISTI • FORTISSIMUS =
SAGITTIS • DIOCLETIANI • JVSSY • CONFIGITVR • VIRGIS • CAE-
DITYR • IN • CLOACAM • DEIICITVR = INDE • A • LYCINA •
MATRONA • ROMANA • EIUS • IN • SOMNIS • MONITY • EXIMI-
TYR = ET • IN • CALLISTI • COEMETERIO • CONDITVR • FACTI •
INDICEM • PLEBS • OLIM • VENERABUNDA = AEDICYLAM
EXCITAYIT = CVIVS • HIC • NYPER • ALTARE • MAIVS • CYM •
APSIDE • STETIT == HANC • SIXTVS • Y • P • M • EA • LEGE •
AEQUARI • SOLO • PERMISIT — YT • ILLIVS • PARS • NOV A E •
AEDIS • AMBITV • INCLYDERETVR = AD • RETINENDAM • LOCI •
RELIGIONEM • REIQ • MEMORIAM = MAPHEYS • S • R • E •
PRESBYTER • CARDINALIS ■ BARBERINYS = SIGNATVRAE •
IVSTITIAE • PRAEFECTVS = HOC • VOLVIT • EXTARE • MONV-
MENTVM = ANNO SALYTIS ■ CIOIQCXVI
15.
A S. Maria del Popolo (in una parete).
PIETATIS • ERGO • PVBLICAE • C OMMODITATI
SIXTVS • V • PONT • MAX •
PRO • BASILICA • S • SEBASTIANI
SVBSTITVIT • ET • IN • SEPTEM • ADNVMERAVIT
116
PICENUM SERAPHICUM
HANC • SANCTISS • VIRGINIS • AD • PORTAM
FLAMMINIAM • EIDEM • AD • SEPTEM • ALTARIA
OMNES • INDULGENTIAS • IMPERTIYIT
ATQYE • AEQYO • IVRE • COMMYNICAVIT
ANN • S • M • D • LXXXYI
16.
Alla Consolazione (in una parete).
SIXTVS • Y • PONT • MAX •
AD . AVGENDAM • ERGA • SANOTAM • DEI • GENITRICEM
MATREM • GRATIARVM • ET • CONSOLATIONIS
FIDELIS • POPYLI • PIETATEM • AO • YENERATIONEM
SOOIETATEM • HYIYS • ECOLESIAE . ET • HOSPITALIS
IN • ARCHICONFRATERNITATEM • EREXIT
PRIVILEGIO • AMPLISS • SACRISQYE • INDNLGENTIAR *
THAESAYRIS • ORNAVIT • CYMYLAYITQVE
AN • SAL • HVM • M • D • LXXXY • PONT • I •
17.
A S. Spirito (nel sacrario).
SIXTVS PP • V •
IMPONIT EXC OMYNICATIONEM
CONTRA QYOSCVMQYE EXTRAHENTES
YEL COMMODANTES SVPPELLECTILIA
ECOLESIAE S • SPIRITYS IN SAXIA
IX • KAL • APRLS MDLXXXYII (1)
18.
Ai SS. Vincenzo ed Anastasio (nella parete destra dell’aitar maggiore).
D • 0 • M •
SIXTVS V • P ' M •
PONTIFICIIS AEDIBVS IN QYIRINALI AMPLIATIS
ET IN YSDEM PRIMVS SVPREMA MORTALIS VITAE EXPLETA
[PERIODO
AD HANC APOSTOLICI PALATY PAROCHIALEM ECCLESIAM
(1) L’antico nome di questa chiesa era S. Spirito in Saxia ; è annessa al grande
ospedale omonimo.
PICENUM SERAPHICUM
117
YT EADEM EXIMYS AYGERETVR HONORIBVS
EX SVIS PRAECORDYS PORTIONE DELATA
ROMANORYM PONTIFICVM
MONVMENTA PRIMA RELIQUIT
DIE XXVII • AVGYSTI M • D • X • C
19.
A S. Girolamo degli Schiavoni (Nel fronte della Chiesa).
SANCTO HIERONYMO DICATVM
SIXTVS Y • P • M • ORD • MIN •
TEMPLYM A FVNDAMENTIS EREXIT
PONT • SVI ANNO IV •
SAL • M • D • LXXXVIII • (1)
20 .
(Ivi nel lato esterno ad occidente).
SIXTVS Y • P • M • ORD • MIN •
A FVNDAMENTIS EREXIT
ANNO PONT • SVI IV • SALVTIS MDLXXXVIII
21 .
(Ivi sulla porta del lato interno).
SIXTVS V • PONT • OPT • MAX •
SANCTI HIERONYMI ECCLESIAM
MAGNIFICENTIVS EXTRVXIT
TITVLVM COLLEGIO CANONICORVM
ADAVXIT
ET PRONEPOTIBVS SVIS D • D • PERETTIS
VENAFRAE PRINCIPIBVS IVSPATRONATVS
ATTRIBVIT
LOCI ET CLihRI ORNAMENTO AC SECVRITATI
22 .
(Ivi nell’aitar maggiore ).
SIXTE OPVS HOC MVNVSQ • TVVM EST • TIBI PLAVDIT AB
ASTRIS = ILLYRICVS TOTO NOTVS IN ORBE SENEX •
(1) Questa chiesa era stata eretta dai dalmati ed albanesi, fuggiti dinanzi ai tur-
cbi (1471-1484) : Sisto Y la rinnovò completamente.
118
PICENTJM 8ERAPHICUM
23.
(Ivi nel soffitto).
SIXTYS V • PONT • MAX •
S • HIERONYMO ECCLESIAE DOCTORI
TEMPLVM HOC A FVNDAMENTIS ERECTVM
DICAVIT
ANNO MDLXXX •
24.
(Ivi in una parete).
YKBANO OCTAYO P • 0 ■ M •
QYOD PATRIS AEFECTY COMPLEXVS NATIONEM ILLYRICA
A • 0 • C • ANNIS IN HOC TEMPLO POSTEA A SIXTO V - A FYNDA
EXTRYCTO CONGREGATAM
EIDEM CONGREGATIONI TRANQYILLITATE REDDITA
DOMO S • CAII PP • M • ILLYRICI A FVND • EXCITATA
BAPTISTERIO S • COSTATINI IMP • ILLYR • ILLYSTRATO
SACRORYM MISTERIORVM LIBRIS ILLYRICIS PYRGATIS
ALYMNIS ILLYR. LAYRETANO COLLEGIO RESTITYTIS
IMMORTALIBYS BENEFICIIS AFFECERIT
A T,EX AN DRO S • R • E • DIAC • CARD • CAESARINO PROTECTORE
E A DEM NATIO GRATI ANIMI HOC
MONVMENTVM P ■ P •
ANNO DNI MDC • XXX •
25.
A S. Maria in Campo Carleo (Frammento in una parete).
SED • YNIO • FACTA • OB • PAYPERTATEM
DEL • MDLXXXIIII • NON • FUIT • REVO
CATA • NEC • POTEST • PERCHE • PER
LA • CLAYSYLA • SVBLATA • NON • VOLSE
IL • PAPA • CHE • SI • POTESSE • MAI • PAR
DARN E • IMPETRATA • A • GREG • XIII
VT • LIB • XV • FOL • XXVII • EXPEDITA • A
SIXTO • Y • ANNO • I •
IVLIYS • MALATESTA • RECTOR
AD • PERPETVAM • REI • MEMORIAM
PICENTJM SERAPHICUM
li»
26.
A S. Sabina (In una parete).
SIXTVS Y • PONT • MAX •
ECCLESIAM HANC INTERMEDIO PARIETE
RVINOSOQ • TECTORIO SYBLATIS
PAVIMENTO STRATO GRADIBYS
ERECTIS PICTVRIS AD PIETATEM
ACCOMODATIS ALTARIQ • YNA CYM
SACRIS MARTIIRVM ALEXANDRI
PAPAE EYENTII THEODOLI SABINAE ET
SERAPHIAE RELIQUIIS OB STATIO
NARIAS PONTIFICIASQ MISSAS CELE
BRANDAS TRANSLATO IN HANC
FORMAM RESTITYIT
ANNO PONTIFICATVS II
27.
Ai SS. Vito e Modesto (In una parete).
D • 0 • M — MDLXXXYI • IDIB • FEBRYARII • S • D • N • SIXTVS
PP • Y • CONCESSIT — HAC • TIT • ECCLAM • CONFRATI • S • BER¬
NARDI • PROCYRÀN • F • MICHAELE = ALEXANDRIN0 • ET •
DECIO • AZZOLINO • CARDD • PATRONIS • PRO_ MONAST 0 • =
MONIALIVM • A • D. TA • CONFRATE • CONSTRYEN - TN • DENO-
MINATIONE — TT • CARD • QVAM -_DIE • XX • MARTII • EIV-
SDEM • ANI • HENRICVS • S • R * E • TT • S • PYDENTIANAE =-
PRAESBR • CARD • CAIETANVS • ET • PATRIARCHA • ALEXAN-
DRIN • ASSISTEN = SIBI • RAPHAELLE • BONELLO • ARCHIEPO •
RAGVSINO • CAMILLO • DADDEO • EP.° = BRYGNATEN • CURTIO *
CINQUINO • ET • XPHARO • BYBALO • SYB = DIAC. 0 • CANCIS *
BASIL • S • M • M • CONSECRAYIT • AD • HONOREM • SS • VITI =
MODESTI • ET • CRESCENTIAE • MARTYR • AC • BERNARDI • ABB •
ET • IN = ALTARI • MAIORE • INCLVSIT • RELIQYIAS • PTO •
R • SS • MARTYR • ET • SS • IACOBI =_MAIORIS • APLI ■ MAR-
CELLINI • PP ■ ET • MART • GREG • PP • RMI ■ BIBIANAE =
YIRG • ET • MART • ET • ALIOR; • PVRIMORj • SS • IVSTAN • PETRO *
EYLYIO = V • I • D • PRIORE • HORATIO • FVSCHO • ET -ANDREA •
ARBERINO = CYSTODIB • AC • CAMILLO • CONTRERA • CAME¬
RARIO • PRAEFATAE • CONFRATERNITATIS
120
PICENUM SERAPHICUM
28.
A S. Adriano al Foro Boario (In una parete).
SIXTVS Y • PONT • MAX • = AN • M • D • LXXXIX • DIE Vili •
APE = HANC ECO ■ S • HADR • FRATRIE? • ORD • B • MARIAE DE
MERCEDE = REDEMPTIONIS CAPTIVOR) ANTEA APYD S • RV-
FINAM TRANSTYB • = COMMORANTIBV DE CONSENSY AVG •
CVS ANI EIVSD • ECO . DIAC • CARD • = MOTV PROPRIO CON-
CESSIT = ATQ • EOD • AN • DIE VII • IVN • INVENTA SVNT IN
ADITO CONFES • = CORPORA SS • MART • NEREI ACHILLEI
ET DOMITILLAE • MARII = ET MARTHA E • PAPIAE ET MAVRI •
TRIB • LOCVLIS DISTINCTA CVM = VETVSTIS INSCRIPTIONIB •
QVAE ID • AVO • CARD • IN ALTARI MAIORI = A SE MAGNI¬
FICENTI VS EXTRVCTO DECENTER COLLOCAVIT = PRAETER
SS • PAPIAE ET MAVRI CORPORA QVAE RELIQVIIS =RETENTIS
AD S • MARIAE IN VALLICELE A PIO IN EAM. ECC • STVDIO =
VNA CVM EORJ CAPIT ■ EX PONT • AVCTE TRANSFERRI CV-
RAVIT = SIMVLQ • IN EOD ALTARI DVAS PLVMBEAS ARCVLAS
INCLVSIT = QVARVM ALTERA QVAE IN VETERI SERVABATVR
CONTINET = OSSA S • HA PRIA NT MARTYRIS == ET RELIQ •
SS • TRIVM PVERORj • SS • NEREI ACHILL • ET DOMITILLAE =
SS • MARII ET MARTHAE S • HIPPOLITI S • SIMETRII PRAESB .
= ALTERA QVAE IN CONFES • ERAT RELIQ • S • SIMEONIS
PRAESB ■ — S • TESTINI S • RENATI EPI ET ALIOR) ■ SS • QVORj •
NOMINA = IONORANTVR • HAC DEMVM CORP • SS • TRIVM
PVEROR, INTRA = CONFESS • IN CAPSA MARMOREA CVM SVA
ANTIQVISS • = INSCRIPTIONE POSITA RELIGIOSIUS CONDIDIT
= AN • AUTEM M • D • XCVII • DIE XI ■ MAH = CORPORA
SS • NEREI ACHILL • ET DOMITILLAE CELEBRI POMPA =
TRANSLATA SVNT IN TITVLVM EORVND . SS • NEREI ET =
ACHILL • = RELICTA HIC EOR) PARTE ■ ID • AGENTE CAESARE
BARONIO = EIVSD • TIT • PRABSB • CARD ■ ET ANNVENTE
CLEM • Vili • PONT • MAX . = ET DENIQUE = ALEX • VII •
SVM • PONT • ET DECIO AZZOLINO DIAC • CARD = • RESTA V-
RATO TEMPLO PIA AC RELIGIOSA_LIBERALITATE = F. ILDE-
PHONSI DE SOTOMAYOR TOTIVS_PTI ORD • MAG • GEN • = ET
POSTEA ARCHIEP • ARBOREN • PTA CORP • SS • TRIVM PUEROR)
= DIE XVI • DECEMB • EX ARA CONFES • IN SACELLUM =
A LATERE EPISTOLAE PRO IPSIS VT DECENTIUS ASSERVA-
RENTVR = NOVITER CONSTRVCTVM ADSTANTIB • EOD • DECIO
PICENTJM SERAPHICUM
121
CARD • = M . A . ODDO EPÓ IEROPOLITANO VICESQ • CAROLO
AZZOLINO EIVSD • == DECII GERM • FRE EPO BALNEOREGIEN •
RELIGIOSIS HVIVS CONVENT = ET QVAMPLVRIMIS ALIIS =
HONORIFICE TRANSLATA SUNT = AN . M-DC • LVL
29.
A S. Maria della Quercia (in una parete).
SANCTISSIMVS • D • N • D • SIXTVS • DIVINA • PROVIDENTIA • PAPA
QVINTVS = CIJSTODIBVS • ET • CONFRATRIBVS • CONFRATERNI-
TATIS • SVB • IVONCATIONE • BEATAE • MARIAE • DE • QVERQVV •
NVNCVPATAE =VNIVERSITATIS • MACELLARIOR) -IN-ECCLA-
EIVSDEM • SCÀÈ • MARIAE • DE • QVERQVV • REGGIONIS • ARE-
NVLAE • CANONICAE • INSTI = TVTAE • AD • INSTAR • ALIAR) •
ALMAE • VRBIS • SOCIETATUM • VT • VNVM • CARCERATVM • QVEM •
MALVERINT • EX • QVOCVNQ • CRIMINE = DAMNATUM • CITRA •
TAMEN . HERESIS • FALSAE • MONETAE • FALSIFICATIONIS •
LITTERAiy • SVPPLICATIONVM • CONCESSIONVM • ET = ALIAR; •
GRATIARj • APLICAR) • LESAE • MAIESTATIS • ASSASSINII ET •
PROPINATI • VENENI • CRIMINA • ETIAM • SI • VLTIMO • SVP-
PLICIO • PLECTENDVS = VENIRET • ET HABITA • TAMEN •
AB • HAEREDIBVS • OFFENSI • QVATENVS • ALIQVIS • EXISTAT •
PACE • AD • LAVDEM • BEATISSIMAE • ET • SACRATISSIMAE •
DEI — GENITRICIS • SEMPER • VIRGINIS • MARIAE • PRIMA •
DNICA . POST • FESTVM • NATIVITATIS • EIVSDEM • BEATAE •
MARIAE • VIRGINIS • ET • AD ■ DI=CTOP y • CONFRATRVM •
ELECTIONEM • SINGVLIS • ANNIS • PERPETVIS • FUTVRIS •
TEMBORIBVS • E • CARCERIBVS • EDVCERE • ET • EDUCTVM •
A —. CRIMINE • HVIVSMODI • ET • POE_NA • EXINDE • PROVE¬
NIENTE • LIBERARE • VALEANT . APLICA • AVCTORITATE •
FACVLTATEM • ET • AUCTORITATEM == CONCESSIT • ET •
IMPARTITVS • EST • MANDANS • PRO • TEMPORE • EXISTEN-
TIBVS • DTP, T AF. • VRBIS • GVBERNATORI_ET SENATORI •
AC • CAVSARV = CVRIAE • CAMERAE • APLICAE • GNALI •
AVDITORI • ET • ILLORVM • LOCATENENTIBVS • NEC • NON .
CONSERVATORIBVS • CAETERISQ • IVSTITIAE = MINISTRIS •
ADMINISTRATORIBUS • ET • OFFICIALIBVS • VT • AD • BENE-
PLACITVM • REQUISITIONEM • ET • SIMPL1CEM • PETITIONEM •
ET • INSTAN = TIAM • DICTOR) • CVSTODVM • ET • CONFRATRVM •
AC • IPSIVS • C ONFRATERNITATIS • OFFICIALIVM • CARCE-
122
PICENUM SERAPHICUM
RATVM • PER • EOS • YT = PRAEFERTVR • ELIGENDVM •
CONFRATERNITATI • SEY • OONFRATRIBVS • ET • OFFICIA-
LIBVS • SYPRADICTIS • IN • DIE • FESTO • NATIVITATIS =
BEATAE • MARIAE • VIRGINIS • SINGVLIS • ANNIS • PERPETYIS *
FVTVRIS • TEMPORIBVS • REALITER • ET • CVM • EFFECTY •
RELAXENT • AC • RE = LAXARI • FACIANT • ITA • YT • QYOD •
A • CARCERIBVS • YT • PRAEMITTITYR • LIBERATO • LIBERE •
VBIQ • LOCORj • IRE • REDIRE . MORARI • NEGO CIA = QYAE *
TRAOTARE • LICEAT • VOLENSQ • YT • OMNES • ET • SINGVLI •
PROCESSYS • INQVISITIONES • ET • CONDEMNATIONES • CON¬
TEA • EVM = FORMATI ET FORMANDI • PER • QVOSCYMQ •
IVDICES • CITRA • TAMEN • PRAEIVDICIVM • BONORYM -
FISCO • INCORPORATORVM = CASSENTYR • ET • ABOLEAN-
TYR • AC CASSARI • ET • ABOLERI • MANDENT • ET • FACIANT •
PROYT • IPSEMET ■ SANCTISSIMVS • D ■ N • CASSAYIT = ET •
ABOLEVIT • NYLLIVSQ • ROBORIS • VEL • MOMENTI • FVISSE •
SEV • FORE • DECREYIT • ITA • QVOD • CARCERATYS • RE-
LAXANDVS • PRAEDITVS = NYLLO_ • YNQVA • TEPORE •
MOLESTARI • POSSIT • ET • ALIAS • CV • CLAVSVLIS • PROVT *
IN • LITTERIS • APLICIS • DESYPER ■ SYB • PLYMBO • YT •
MORIS • EST = EXPEDITIS • PLENIVS • CONTINETYR • SVB •
DATVM • ROMAE • IN • MONTE • QVIRINALI • ANNO • INCAR-
NATIONIS ■ DOMINIOAE • M • D • LXXXIX • SEXTO = KAL •
AYGYSTI • PONTIFICATVS ■ SVI ■ ANNO • Y • ET • IN • LIBRIS *
CAMERAE • APLICAE • PER _D- TYDEVM • DE MARCHIS *
EIVSDEM • CAMERAE • NO=TVM_REGISTRATIS • VIDELICET •
LIB • III • SIGNATVRAR> • EIYSDE • S • D • N • FOL • CXYI •
DIE • XXV • OCTOBRIS • M • D • L • XXXIX = NICOLAO • DE •
COLICIS • PRAENESTIN • ET • IOANNE • BAPTISTA • PISANO •
NEAPOLITANO • CYSTODIBVS = ANTONIO • LOTTINO . LUCEN -
CAMERARIO.
(Continua).
©&€>&©%©&Q&C># €>&€>&©£€>&€>£©&©&© ■
« Nella decta provincia della Marcita, dopo la morte di sanato Fran¬
cesco , furono due frategli ne l’ordine; l’uno ebbe nome frate Humile , et
l’altro frate Pacifico, i quali furono huomini di grande sanctità et perfe-
ctione. » (Fioretti, c. XLY)
PICENUM SERAPHICUM
123
REPERTORIO BIBLIOGRAFICO (I)
--&-<c@o>-o-
Pubblicazioni Regionali francescane.
Possedere alcune pubblicazioni regionali francescane, vedere in diverse
biblioteche più libri od opuscoli del genere, aver letto su qualche rivista re¬
censioni sui medesimi, non basta, non può bastare, ad una completa cogni¬
zione circa la grande fecondità bibliografico-picena sviluppatasi nel corso dei
secoli francescani in questa fertilissima Regione. Il presente Repertorio si stu¬
dierà di mettere sott’occhio dei nostri lettori, dopo averla diligentemente adu¬
nata dalle riviste e dalle biblioteche, l’abbondante mèsse mietuta dalla storia
francescana sul nostro terreno.
Dalla Miscellanea Francescana di Foligno.
1. — Rartolazzi Pierpaolo Terziario. — Memorie francescane di Mon-
tolmo oggi Pausala. — Pausula, Crocetti, 1883, in 4 di pag. 44.
« Il titolo enuncia assai chiaramente il contenuto di questo opuscolo, nel
quale l’autore ha raccolto un manipolo di notizie storiche, artistiche, letterarie
assai pregevoli, più pregevoli ancora se le notizie stesse fossero state più cor¬
redate con opportuni richiami dei relativi documenti. Yolsi che San France¬
sco medesimo si recasse a Pausula, e che ivi un pittore ne ritraesse l’effigie
oggi perduta, che però l’abate Lanzi, che era di Pausula, giudicò certamente
opera del secolo XIII. » (2)
2. — P. Luigi Tassi Da Fabriano Min. Osserv. — Disquisizione istorica
intorno all’autore dei Fioretti di San Franeesco. — Fabriano, Tip. Gentile,
1883, in 8 di p. 24.
(1) In questo Repertorio sono comprese tutte le pubblicazioni di cose francescane
regionali e quelle francescane non regionali, ma scritte dai Minori marchigiani. E’
una guida utilissima per gli studiosi del nostro « Picenum ».
(2) Cfr. Misceli. Frane., an. 1 - 1886, pag. 80, n. 4 — Avvertiamo che il « Pi -
QQtoum » non assume alcuna responsabilità storico-critica dei giudizi espressi dalle
riviste in merito alle pubblicazioni : esso si riserva di parlarne partitameli te ogni qual
volta si presenterà l’occasione d’illustrare le pubblicazioni o gli scrittori delle mede¬
sime. (N, d. R.)
124
PICENUM SERAPHICUM
« Scopo del p. Luigi è dimostrare che autore dei Fioretti è un religioso
Francescano, che nacque e visse nelle Marche, e che si chiamò Ugolino da
Brunforte di Loro-Piceno presso Macerata. Noi non vogliamo asserire che tutti
gli argomenti addotti dal P. Luigi sieno persuasivi, ben però possiamo affer¬
mare che egli ha esaminata la questione con lodevole diligenza, ed alla que¬
stione stessa, se non l’ha risoluta, ha recato buon corredo di notizie e di
documenti. » (1)
3. — Gaspari Domenico. — Il convento di S. Francesco di Serrasanqui-
rico (Nelle Memorie istoriche di Serrasanquirico. — Roma, Corradetti, 1883, in-8).
« In questo volume, ricchissimo di notizie e di documenti di ogni ge¬
nere, parecchie si riferiscono a cose e a monumenti francescani. Indichiamo
la descrizione della Chiesa di S. Francesco dei Min. Conv. eretta nel 1262
(p. 35-36), la descrizione dell’annesso convento (p. 55-56), nel quale è a de¬
plorarsi la dispersione della cospicua e scelta biblioteca, insignita di opere
pregievoli e rari manoscritti, e finalmente le notizie biografiche e bibliogra¬
fiche di parecchi francescani, Nicolò Cesari Conv. (p. 277), Nicolò Cesarmi
Conv. (p. 282), Antonio da Rotorscio Rif. (p. 298), ecc. Sarebbe desiderabile
che il Sig. Gaspari radunasse le memorie accennate in un corpo solo, e fon¬
dendo ed ampliando il lavoro, ne cavasse uno scritto ordinato e ricco di no¬
tizie francescane. » (2)
4. — Sekvanzi Colmo Severino. — Descrizione del calice entro cui dalla
sètta dei fraticelli fu propinato il veleno al Beato Giacomo della Marca. —
Camerino, Borgarelli, 1884, in-8 di pag. 38 con tav.
« L’illustre autore, fatti conoscere gli studi e i materiali da lui radunati
per scrivere la vita di questo santo, la vita stessa racconta assai compendio¬
samente, e poi descrive minutamente il calice accennato nel titolo, calice inte¬
ressante per la storia, per l’arte e per la materia onde è composto, essendo
il medesimo un campione assai ben conservato degli antichi calici di cristallo
oggi rarissimi a rinvenirsi anche nei musei. » (3)
5. — Degli Agostini Lodovico. — Il viaggio di Terra Santa e di Geru¬
salemme. — Pesaro, Federici, 1886, in-16 di pag. 116-XXVI.
« Il Degli Agostini, gentiluomo pesarese del sec. XVI, essendo andato a
Gerusalemme e ai luoghi santi nel 1584 e 85, il 30 Marzo di questo secondo
(1) An. cit. pag. 3J, n. 9.
(2) An. cit., pag. 68, n. 18.
(3) An. cit., p. cit., n. 23. — Questo calice si conserva nel nostro convento di
<S. Giacomo Ap. in Cupramontana. (N. d. R.J
PICENUM SERAPHICUM
125
anno scrisse una lettera descrittiva, lunga e dilettevole, a Francesco II della
Rovere Duca di Urbino, narrando le avventure del viaggio, le cose vedute,
le impressioni ricevute, ecc. La lettera è preceduta da una notizia biografica
dell’Agostini del Conte Ciro Antaldi, del quale pure sono alcune dotte note
in fine Abbiamo tenuto conto di questa lettera perchè vi si leggono molte
notizie sulle istituzioni francescane di Oriente, e perchè fu pubblicata lnonore
del Cappuccino Card. Massaia del quale in fine si aggiunge, dal secondo vo¬
lume Dei suoi Viaggi , il racconto del viaggio fatto nel 1851 ai luoghi Santi
in Gerusalemme. » (1)
6. — Salvi Can. Giuseppe. — Osservazioni sull’opuscolo dell’Avv. Raf¬
faele Foglietti. « 1 pretesi fondatori dalla sètta dei Fraticelli. »
Piceno, 1887 in 8 di p. 16. . . ,
« Questo opuscolo tende a provare, che nella Marca di Ancona vi fui ono
due beati francescani di nome Liberato, uno di Loro-Piceno, un altro di a-
cerata che vissero ambedue nella seconda metà del secolo XIII. L essere stato
accusato il secondo di aver appartenuto alla sètta dei Fraticelli, e . aver piu
di uno confuso il primo col secondo, ha fatto che si cercasse con diligenza
di ben distinguere i due minoriti, e di assegnare a ciascuno epoche e fatti
ben determinati. Il Foglietti avendo preso questo equivoco, e stato confutato
con buoni argomenti dal Can. Salvi collo scritto riferito. » (2)
7. — Bartolazzi Pierpaolo — Memorie di Montolmo, oggi Pausula. —
Pausula, 1887 in 4 di pag. 234.
« Parlammo del eh. preposto Bartolazzi nel 1. voi. pag. 30 n. IV ed ora
torniamo a segnalare un’altr’opera di lui, nella quale, si contengono parecchie
memorie francescane. Alle p. 39-41 parla dall’introduzione dei Francescani m
Montolmo ; a p. 62-63 della chiesa francescana di S. Maria in Castello
p. 178 del p. Bonifacio Fausti; a p. 180-183 del p. Bernardino DucarnaCon-
ventilale* a p. 202-203 del Convento dei Cappuccini ; a p. & *
tino Mantovani Min. Osservante; a p. 250 del p. Bonifacio Agostini Conven¬
tuale • a pag 215 del p. Bernardo Mecozzi, e del p. Giuseppe Angelisti Cap¬
puccini. Questi cenni sono bastanti perchè il bel libro del Bartolazzi abbia
interesse anche per i nostri studi. » (3)
8. — Pèrcopo Erasmo. - La giostra delle virtù e dei vizi Poemetto
marchigiano del sec. XIV. - Bologna, Fava e Gavagnam, 1887, in 8. di p. b4..
(1) An. cit., pag. 127, n. 30.
(2) An. cit., pag. 189, n. 45. ^
(3) Anno II, pag. 63, n. 49.
126
PICENTJM SERAPHICUM
« Ci occupiamo di questa pubblicazione, perchè, il poemetto pubblicato
dal Pèrcopo appartiene probabilmento ad un francescano maceratese del sec.
XIV. Del convento maceratese di S. Francesco non si sa certo quando fu
eretto. Il Foglietti ( Conferenze sulla storia medioevale maceratese, Voi. II,
Torino, 1886, p. 212), riferendosi al Wadding, scrive che S. Francesco me¬
desimo eresse quel convento nel 1215, ed ivi, secondo il lacobilli (Vite dei
Santi e Beati dell’Umbria, Voi. I, Foligno, 1647, p. 264) morì nel 1241 il
b. Paolo da Spoleto, come può vedersi anche in questa Miscellanea a p.
91 (1). Il Percopo, trovando che un poemetto ilaliano della bibl. nazionale di
Napoli (XIII, C. 98), di carattere del sec. XIII, è pieno di parole dialettali
marchigiane, contiene cose di S. Francesco, di S. Bonaventura, del b. Iaco-
pone da Todi, e ricorda il convento di Macerata con un documento del 1341,
conclude che autore di esso fu un frate francescano, il quale Io scrisse nel
convento dei Minori di Macerata, fra il XIII e il XIV secolo. La sua conget¬
tura è fondatissima, ed ora appartiene a qualche studioso della storia mace¬
ratese e marchigiana di trovare un francescano del 300 che abbia poetato in
lingua italiana imitando S. Francesco, che fu il primo poeta dell’Ordine.
« Il Pèrcopo date queste notizie, va indagando i fonti ai quali potè attin¬
gere il poeta, esamina i documenti letterari congeneri, e pubblica diplomati,
camente la giostra, con opportune notizie critiche e filologiche. Il poemetto
è in piccoli versi settennali che sono 837 divisi in 53 strofe, e descrive un
combattimento ideale fra i vizi (lussuria, discordia, ambizione ecc.) e fra le
virtù (pazienza, umiltà, prudenza ecc.) con i trionfi di queste su quelli. E’ la
lotta fra Cristo e Lucifero, fra Gerusalemme e Babilonia, concetto apocalit¬
tico svolto veramente con molto ingegno, con trovati abbastanza felici, e con
allusioni scritturali assai frequenti, per le quali si rende sempre più proba¬
bile che il poeta sia stato minorità, e certamente assai dotto nello studio della
teologia. » (2)
9. — P. Luigi Tassi Da Fabiuano M. 0. — Cenni cronologici-biografici
della Osservante Provincia Picena. — Quaracchi, Tip. S. Bonaventura, 1887
in 8. di p. 272.
(1) An. cit., pag. 91 : « Il Beato Paolo di Spoleto per la lunga Abitazione detto
« dalla Marca, oue fu mandato Ministro dal Padre San Francesco. Conformità lib. 2.
« fruct. 8, che con sue Prediche, et esempio condusse tanti a penitenza, e molti alla
« Religione, e fra gli altri il Beato Bentivoglia, muore a 9 di Marzo in Macerata, alle
« di lui Reliquie nel Monastero di San Saluadore, si liberano Ossessi, si luminano
« Ciechi, si da la fauella a muti, e si sanano altri da diuersi mali ». — Questo brano
« trovasi nell’Umbria Serafica del P. Agostino di Stroncone M. 0. all’anno 1241. (N.d. R.)
(2) An. cit., pag. 95, n. 52.
PICENUM SERAPHICUM
127
cc Raccomandiamo questo libro di pie letture, che è scritto con intento
apologetico più che con metodo critico, ed è compilato per persone per le quali
l’erudizione, le note, e i richiami necessari sono stimati come cose superflue.
Vero è che talvolta l’autore ne inserisce qualcuna, ma questa è così rara, che
si può dire una vera eccezione. Ciò che qualunque lettore lamenterà certo, e
la mancanza di molte date, in molti luoghi, nei quali una data o e taciuta,
o è indicata assai vagamente. I cenni del p. Luigi sono divisi in tre parti :
notizie dei conventi ; biografie di Santi, Beati ecc., bibliografie degli scrittori
piceni. Non dubitiamo di dire che questa, malgrado le inevitabili lacune, e
la più intereasante di tutto il libro, come pure molto interessante è 1 esame
sull’autore dei Fioretti. E che questo punto sia il più interessante di tutto u
libro, lo si comprende bene, sapendosi che il p. Luigi ha scritto un do o
studio sullautore dei Fioretti. » (1)
10. - Benaducci Giovanni. - Di un quadro del Caravaggio. - Tolen¬
tino, Stab. Filelfo, 1888 in 8 di p. 16. . , ]t
« 11 Caravaggio nel 1604 era a Tolentino a dipingere la tela dell aliai
maggiore della Chiesa dei Cappuccini di quella Città. 11 eli. Benaducci pu -
blicatone un documento autentico, descrive la bella pittura, scrivendo ancie
un cenno storico sul convento che ebbero in Tolentino i padri cappuccini. »
\\ _ Benaducci Giovanni. — Dodici lettere inedite di Sisto V, To¬
lentino. Stab. Fidelfo 1888, in 8. di pag. 20.
cc Anche le piccole notizie meritano il loro posto, ed in una Miscellanea
Francescana può ben trovar luogo il ricordo di dodici lettere del francescano
Sisto V. scritte ai Priori di Tolentino dal 1574 al 1584.11 eh. editore vi pre¬
mette una breve prefazione, le annota, e le presenta con compiacenza, come
documenti non Spregevoli per la storia cittadina. » (3)
• 12. — Santoni Can. Milziade. — Nocelleto, il trittico di S. Maria e
l’Ospizio dei poveri. — Camerino, Mercuri. 188 i, in 8. pag. 8.
cc Nocelleto, Castello in quel di Visso fra i confini della Marca e del¬
l’Umbria, ebbe un convento di Francescani, che nel secolo XIV appartenne
ai Clareni, poi, nel 1468, ai Conventuali, e sui primi del secolo (XIX) tu
soppresso. Tratta occasione dalla recente riduzione di quel tabbricato ad uso
di ospizio per i poveri, il eh. Can. Santoni illustra un monumento artistico
(1) An. cit. pag. 126, n. 58. — La Miscellanea continua a parlare del libro, fa¬
cendo delle giustissime osservazioni.
(2) Anno III, pag. 159, n. 86.
(8) An. cit., pag. c, n. 87.
128
PICENUM SERAPHICUM
di quella Chiesa di S. Maria, consistente in un trittico del secolo XV, che
non si conosce fino ad ora nè da chi dipinto, nè in quale anno precisamente
ma che però è opera manifesta di scuola Umbra. Non crediamo difficile che
un attento esame possa far conoscere qualche cosa di più preciso su questa
tavola a fondo doralo, dove, oltre l’immagine della Vergine e di altri banti,
vi sono quelle di San Francesco, di S. Chiara, di S. Bonaventura, di S. An¬
tonio, di S. Lodovico, di S. Bernardino da Siena ecc. » (1)
13. — Fr. Benardino Da Cingoli. — Lamento di Costantinopoli. (Nei
« Lamenti storici dei secoli XV e X\1 », Voi. 11, Romagnoli, 1889, in 16,
di p. YII1-332.) ... . , „
« In questo volume, pubblicato dai eh. Medili e Frati, sta inserito alle
pag. 151-193 un lamento sulla caduta di Costantinopoli nel 1453, dettato in
99 ottave da frate Bernardino da Cingoli dei Minori Osservanti di S. Fian-
cesco. Scrive il Frati che questo lamento, sia per la parte storica e narra¬
tiva, sia per la parte letteraria, è molto notevole, e siamo lieti di vederlo
nuovamente pubblicato, dopo la rarissima edizione senza data e nota tipo¬
grafica del sec. XV. Il Frati, esposte le ragioni per le quali il pregevole poe¬
metto debba attribuirsi al nominato fra Bernardino, ripubblica una laia edi¬
zione del quattrocento, tenendo conto delle varianti trovate nel Cod. Vaticano
reginense 1108. (2)
14. _ Benedettucci Clemente. — Notizie storiche di due conventi fran¬
cescani in , Recanati, e del B. Benvenuto Recanatese. — Recanati, Simboli,
1889, in 16,di p. 36. . . , n , n
« I due conventi sono, quello di S. Stefano per le monache dell Osser¬
vanza fondato nel 1502, e quello di S. Francesco che fu fondato dal Santo
istesso per i suoi religiosi. In questo visse nel secolo XIII il B. Benvenuto
da Recanati, del quale poco fa si celebrò in quella Città lo festa centenaria.
Accennare per sommi capi lo storia dei due conventi, raccogliere le notizie
sulla vita e specialmente sul culto del B. Benvenuto, è stato oggetto delle
ricerche del eh. Benedettucci, il quale ha dato fuori questo opuscolo come
saggio di un più ampio lavoro sulle memorie francescane di Recanati, me¬
morie che ci auguriamo di veder presto pubblicate per le stampe. » (3)
15. — P. Luigi Tassi Da Fabriano M. 0. — Memorie relative al B. Fran¬
cesco Piani da Caldarola Sac. M. 0. della Provincia Picena. — Fabriano,
tip. Gentile, 1891, in 8. di p. 56.
(1) An. cit., pag. c, n. 89.
(2) An. cit. pag. 187, n. 91.
(3) Anno IY, pag. 125, n. 104.
PICENUM SERAPHICUM
129
« Malgrado la buona intenzione, questo libretto non corrisponde al titolo
poiché, mentre nel titolo si parla di Memorie , a p. 10 si dichiara che del
beato nulla possiamo asserire con certezza. E allora ? Nondimeno il P. Tassi
dà buone notizie sul culto del Beato, sui monti di Pietà (tema molto trattato
e sempre nuovo), e sopra alcuni documenti che lo riguardano. Sarebbe stato
desiderabile che l’egregio autore avesse fatta negli archivi comunali qualche
i icerca dei documenti, trattandosi di un Beato che morì uel 1507 e non prima.
Noi riteniamo che le ricerche sarebbero state fruttuose. » (1)
16. — B. Battista Varani — Le opere Spirituali. — Camerino, Sa vini,
1894, in 16., di pag. XVII-368.
« Teologia e storia, versi e prose, compongono questo bel volume, do¬
vuto alla solerte diligenza del eh. Sig. Can. M. Santoni di Camerino. Della
Beata Battista Varani, gentildonna camerinese del sec. XV-XVI, i lettori della
Miscellanea conoscono qualche cosa per quello che dal nominato Santoni se
ne pubblicò nel voi. I, pag. 161, voi. Ili, pag. 58, voi. IV, pag. 18. Qui
con lavoro preparatorio paziente ed adequato, si pubblicano della illustre fran¬
cescana diciotto opuscoli, di mole e di valore diverso, nei quali il devoto, il
filosofo, l’istorico, troveranno modo di rimaner soddisfatti. Il eh. Santoni ha
fatto opera utile, compendiando e condensando in una erudita prefazione una
quantità di indicazioni di codici e di stampe diverse, le quali indicazioni sono
sufficienti per gli eruditi, e non intralciano nel corso del testo la lettura
spedita ai devoti, i quali specialmente saranno lieti veder qui radunate per
la prima volta tutte le belle e care scritture della B. Battista. » (2)
17. — P. Candido Mariotti M. 0. — Il Laterano e l’Ordine France¬
scano. — Roma, tip. Artigianelli S. Giuseppe, 1893, in 8. di pag. VIll-160-
« Il sunto di questo libro è così giustamente riepilogato dall’autore nel
suo proemio. « L’aver di continuo avanti agli occhi il Laterano, qui a due
« passi, in cui è figurata la Chiesa universale, il considerare che molte sue
« parti interne ed esterne furono eseguite o fatte eseguire dai Francescani,
« il veder pure i Francescani, far parte del Clero addetto all’Arcibasilica in
(< qualità di Penitenzieri, ed altro, mi fece comprender sempre meglio
« le strette relazioni che passano tra esso Laterano e l’Ordine Francescano,
® non tueno che l’alto destino di questo in ordine a quello secondo la tanto
« celebre visione di Innocenzo III. » Queste relazioni raduna I’A., non
già dai fonti istorici originarli, bensì da scrittori tardi, come conviensi
(1) Anno Y, pag. 144, n. 183.
(2) Anno VI, pag. 60, n. 146.
Anno I, 1915 - Fascicolo I. 9
130
PICENUM SERAPHICUM
a chi usa metodo e stile apologetico e oratorio più che critico e sto¬
rico. Perciò niuno vorrà far colpa all’egregio A. se dal suo libro non trai -
ranno molto vantaggio nè la storia del Laterano, nè quella dai Francescani.
Partendo dal concetto dell’A., il libro è bello e si legge volentieri. » (1)
18 . — P. Luigi Tassi Da Fabriano M. 0. — Vita del B. Francesco Ve¬
ri imbeni da Fabriano dell’Ordine dei Minori. — Fabriano, tip. Gentile, 1893
in 16, di pag. 200.
« Il B. Francesco Venimbeni non è abbastanza conosciuto, e il P. Luigi
Tassi avrebbe potuto soddisfare le giuste esigenze, dei devoti e dei cultori
della storia serafica, pubblicando documenti originali anziché limitarsi alle
testimonianze di seconda mana, desunte dai biografi del secolo XVII. A Fa¬
briano esistono codici e manoscritti assai (vedi Miscellanea, voi. Y. p. 179-191),
dei quali egli non tiene conto, perchè mai da essi direttamente attinse. In¬
vero il suo lavoro merita lode, ma certo da esso poco vantaggio potranno
ritrarre i devoti, perchè ad essi poco importano certe minutezze di critica :
poco vantaggio ritrarranno gli studiosi, ai quali non ha risparmiato fatica alcuna
sicché chi volesse scrivere degnamente del pio e dotto frate dovrebbe comin¬
ciare da capo. » (2)
19. _ p. Candido Mariotti Min. Oss. — Breve istoria del B. Tom¬
maso da Tolentino Martire dell’Ordine dei Minori e dei suoi Compagni.
Roma, tip. S. Giuseppe, 1894, in 16, di p. 230.
« Il B. Tommaso morì in Tana nell’India, ucciso dagli infedeli, nel 1321.
Due anni fa (1894) la S. Sede ne approvò il culto pubblico, sempre profes¬
satogli, e in questa occasione il eh. P. Candido, del culto dei Santi Minori
assai benemerito, ne raccontò la vita, non desumendola dai fonti primitivi, ma
con molta diligenza riassumendola da scrittori antichi e moderni fede degni.
E bene fece, chè la vita del Beato Martire fu varia e fortunosa quanto mai.
Dai Frati suoi ora stimato, ora perseguitato: dai principi dell’Asia, ora vene¬
rato, ora vilipeso, il Beato ebbe nella storia dell’Ordine una pagina gloriosa,
sia nelle questioni interne che tanto turbarono la disciplina monastica nel sec.
XII 1 -XIV, sia nelle Missioni esterne, per le quali nell’Armenia, nell’India, nella
Cina disimpegno uffici delicati ed importantissimi. Ora l’egregio A. di questo
libro potrebbe facilmente aggiungere al libro stesso, come appendice, il testo
dei documenti originali ai quali si appoggiarono gli scrittori più antichi. Ciò
accrescerebbe il valore del suo libro, del quale, con i devoti del Beato, g i
sarebbero riconoscentissimi anche i numerosi cultori della storia francescana» (3)
(1) An. cit., pag. 62, n. 164.
(2) An. cit., pag. 63, n. 158.
(3) An. cit., pag. 166, n. 177.
PICENUM SERAPHICUM
131
20. — P. Candido Mariotti Min. Oss. — Il B. Marco da Monlegallo
francescano Min. Oss. — Quaracchi, tip. S. Bonaventura, 1896. in 16, di
p. VIII-188.
« Quattrocento anni dopo la morte del B. Marco, il P. Candido ne pub¬
blica una nuova vita, desumendola da antichi scrittori. Dal poco che se ne
dice in questo libro, si comprende che il B. Marco deve avere avuta molta
importanza nell’Ordine, onde gli archivi dei Comuni Italiani debbono conser¬
vare molti documenti sull’opera sua. Del Beato non pare che il biografo abbia
conosciuto un libro dei Commandamenli di Dìo, edito nel 1494 in Siena, e
che venne minutamente descritto in questa Miscellanea , voi. IV, p. 102,
n. XIV. » (1)
21. — Novati Francesco — Nuovi documenti sopra frate Giovanni da
Serravalle. — Firenze, 1894, in 8. di p. 8 (dal n. 7 del Bullettino della
Società Dantesca Italiana.)
« Parlammo dell’edizione curata dai PP. Marcellino da Civezza e Teofilo
Domonichelli del Dante tradotto in latino da Fra Giovanni da Serravalle (cfr.
Miscellanea , VI, 2, p. 57-59). Dopo quella pubblicazione, l’eruditissimo Dott.
Novati si occupò, non ampiamente, ma utilmente, del traduttore Fra Giovanni
da Serravalle, del quale, trovati alcuni documenti che vanno dal 1395 al 1406,
illustrò le relazioni letterarie che corselo tra lui e la Repubblica Fiorentina.
E’ questo un manipolo di notizie, che recano molta luce sulla vita del dotto
Minorila. » (2)
22. — P. Candido Mariotti M. 0. — Il B. Agnello da Pisa ed i Frati
Minori m Inghilterra — Roma, 1895, in 16, di p. 178.
« Abbiamo lodato più volte la perizia dell’autore nello scrivere le Vite
dei Santi Minori, perizia diretta principalmente a scopo di propaganda leli-
giosa, e però non esuberante di biblioteche e di archivi, utile però almeno
per le prime ricerche, ricerche, anche per i cultori dei nostri studi.
Il libro che annunziamo, è un nuovo argomento che conferma la giustezza
delle nostre lodi. » (3)
23. — Santarelli Benedetto. — Breve vita de li. Bernardo da Offida
Laico Cappuccino — Ascoli Piceno, Cesari, 1896, in 16, di p. 16.
« Duecento anni dopo la morte del B. Bernardo, il Rev. Prof. Santarelli
la cl 'eduto utile ricordare ai cittadini di Ollìda la vita del loro Concittadino
132
PICENUM SERAPHICUM
e l’ha fatto desumendola da altri scrittori, collo scopo pio e religioso di ere
scere il culto del Beato e la conoscenza della sua vita. » (1)
24. — Santoni Milziade. — Canto in ottava rima della Beata Battista
da Varano dei Signori di Camerino. — Camerino, tip. Borgarelli. 1897, in
8, di p. 26.
« Il eh. Canonico Santoni aveva già pubblicata in questa Miscellanea
(VI, 18 e seg.) questo canto, ma mutilo delle prime sei stanze. Trovatolo in¬
tero in un codice manzoniano che descrive, si è affrettato a pubblicarlo con
note e varianti, recando vero servizio agli studiosi della storia e della let¬
teratura francescana. E’ superfluo accennare alla diligenza con la quale è
condotta questa stampa, per chi conosca la perizia che ha in simili lavori
l’egregio nostro amico Can. Santoni. » (2)
25. — P. Candido Mariotti Dei Minori. — Il nome di Gesù e i Fran-
scani. —• Roma, Tip. del Mater Amabilis, 1898. In 16, di p. VIII-226.
« Questo è un bel libro di teologia e di storia : e perchè tra i devoti
del Santo Nome, i Francescani e S. Bernardino a capo di essi si distinsero
assai, il eh. autore ne raduna i ricordi, le prove, i documenti e fa vedere
quanto fecero i suoi correligiosi per propagarne la venerazione. Una aggiunta,
assai bella, poteva fare l’autore. Senza estendersi in ricerche archeologiche
per i tempi pre-francescani, potea facilmente far conoscere in piccoli disegni
quale era la sigla del nome di Gesù prima di S. Bernardino, quale era a
tempo di questo Santo, quale fu dopo. In una ristampa di questo libro, non
gli sarà difficile arricchirlo con tali illustrazioni. Il solo raccogliere le tavo¬
lette di S. Bernardino, avrebbe data al libro una importanza speciale. » (3)
26. — P. Linci Tassi Dei Minori. — Giglio e Palma : Corrado d’Ascoli
e Gentile da Malelica. — S. Maria degli Angeli presso Assisi, 1898 In 16,
di p. 228.
« Il B. Corrado della famiglia Miliani di Ascoli fu Frate Minore, e morì
il 19 aprile 1289: il B. Gentile della famiglia Finaguerra di Matelica, fu an¬
che egli Frate Minore, e morì martire in Oriente il 5 settembre 1340. Il
P. Luigi Tassi ha fatta opera buona, esponendo in forma popolare, ma un
po’ anche rettorica, le notizie di questi due Minoriti : ma con tutto il buon
volere non ha saputo evitare lo scoglio degli agiografi popolari, i quali si
(1) An. cit., pag. 197, n. 197.
(2) An. cit., pag. cit., n. 198.
(8) Anno VII, pag. 81, n. 216.
PIOENUM SERAPHICUM
133
ostinano o a tacere, o a dare notizie monche e incomplete dei lavori che fu¬
rono scritti prima, e sui quali compilarono i loro libri ecc. » (1)
27. — Santoni Can. Milziade. — 1 primordi dei Frali Cappuccini nel
ducato di Camerino. — Camerino, Savini, 1899, in 8, di pag. 72, con una
tavola.
« Chi vuol conoscere il netto sulla origine della benemerita riforma dei
Padri Cappuccini, deve leggere questi brevi ma chiari cenni storici dell’egre¬
gio Can. Santoni. Il suo studio non lascia dubbi, non propone problemi, ma
è una esposizione nuda e sincera della verità, basata spesso sopra docu¬
menti nuovi sempre documenti certi. Leggendo questo racconto, si vede ma¬
nifesto l’umile inizio dei buoni Padri, le vessazioni subite, le protezioni avute,
i trionfi ottenuti. L’egregio autore è benemerito degli studi storici france¬
scani. » (2)
28. — Cosmo Umberto Frate Pacifico cc Rex Versuum ». — Torino, 1901
(' Giornale storico della Letteratura Italiana Voi. XXXVIII, p. 1-40)
« Ha ben fatto il Cosmo ad occuparsi di Frate Pacifico Re dei Versi , sce-
vrando il certo dall’incerto, cercando di appurare date e fatti non per tutti
sicuri. Forse il lungo discorso sopra il frate poeta si potea restringere
in minor numero di pagine, segnalando i pochi luoghi del Celanense, di
S. Bonaventura, e dello Speculum Perfectionis, che parlano di lui, e che sono
i soli fonti genuini delle sue notizie, le quali così ci sarebbero apparse più
chiare e precise ; ma il Cosmo ha voluto collocare la figura di Frate Pacifico
nel posto che gli è dovuto dalla sua condizione di poeta del XIII secolo, e
però ha dovuto necessariamente essere men breve. Una tradizione a S. Seve¬
rino nella Maraa di Ancona asserisce che fra Pacifico fu convertito da S.
Francesco in un luogo presso quella Città, che fu poi convento dei Cappuc¬
cini. Ivi leggesi la iscrizione seguente :
PACIFICO
PICENTIUM. GLORIAE. VINDICI
CUI. PRIMO. EX. VATIBUS. 1TALIS
CONTIGIT
REGEM. DICI. LAURO. CORONARI
QUI. QUE. A. FRANCISCO. ASSISIENSE
HAC. IN. AEDE
INTER. SODALES. ADLECTUS
(1) An. cit., pag. 78, n. 223.
(2) An. cit., pag. 141, n. 239.
134
PICENUM SEBAPHICUM
MOX. AD. GALLOS. AD. SICAMBROS. M1SSUS
OB. RES. SANCTISSIME. GESTAS
COELITUM. HONORES. PROMERU1T
SEVERINUS. SERYANTIUS. COLLIUS. COMES
ANNO. MDCCCXXXIX
Vedi Gentili G. C. — Sovra l’ordine Serafico in S. Severino. Macerata,
Mancini, 1839, p. 145. » (1)
29. — Camerini P. Filippo — La Vita del B. Rizzerio dalla Muccia.
Camerino, Borgarelli, 1902, in 16, di p. 32.
« Il Camerini visse a Camerino nella seconda metà del XVII secolo, e
nella prima del XVIII, e lasciò inedita questa vita compendiosa del B. Riz¬
zerò, che ha fatto stampare il nostro amico eh. Canonico Santoni. Del Beato
si occupò questa Miscellanea (Vili, 113-114), e testi pregevoli che lo riguar¬
dano sono stati pubblicati testé dal Sabatier ( Actus B. Francisci et Sociorum
eius. Paris, 1902, p. 120-125), ma se il lavoruccio del P. Camerini interessa
più che i critici i devoti, noi non dovremo trascurarlo, molto più che il
Can. Santoni vi ha aggiunto utili indicazioni bibliografiche. Al Can. Santoni
facciamo invito di appurare se gli scritti indicati nella Miscellanea col nome
B. Rizzierio, sono tutti suoi o no, e quando avrà risoluta la questione, Io pre¬
ghiamo a fare per lui quello che ha fatto per la B. Battista Varani da Came¬
rino, cioè, pubblicarli in un volumetto ad onore del Beato, e ad utile dei
lettori. » (2)
30. — Trebbi D. Francesco. — Lettere sopra i Fioretti di S. France¬
sco. — Fermo, Mucci, 1902. In 8. di p. 38.
« Le lettere sono 7, scritte nel 1883 e 1884, e sono dirette al Priore
di Loro Piceno, D. Francesco Barbarossa. Scopo di esse, che viene dimostrato-
con betla forma epistorale, è di provare ehe l’autore del testo latino dei Fio¬
retti, non è fra Ugolino di Brunforte, come sostenne il P. Luigi da Fabriano
(Cfr. Miscellanea , 1, 31,) ma Frate Ugolino da Montegiorgio. Non mancano
buone ragioni al Trebbi, come non mancarono al P. da Fabriano : ma seb¬
bene il Trebbi confuti assai vivamente il P. Luigi, non riteniamo davvero su¬
perflue altre prove a conferma della sua tesi » (3).
(1) Anno Vili, pag. 177, n. 315,
(2) Anno IX, pag. 29, n. 323.
(3) An. cit., pag. 63, n. 342.
PICENUM SEEAPHICUM
135
31. — P. Candido Mariotti O. F. M. — 1 primordi gloriosi dell’Ordine
Minoritico nelle Marche per opera specialmente dello stesso Serafico Padre.
— Castelplanio, tip. Romagnoli, 1903. In 8, di p. VI1I-184.
« Non è questa la prima volta che si stampa un libro sulla storia fran¬
cescana della Marca. Nel 1887 se ne occupò il P. Luigi Tassi (cfr. Miscella¬
nea II, 126), ma fu più esteso nel campo che volle trattare, e più conciso
nella forma. Il P. Candido si limita alle origini dei Francescani nella Marca.
Ma quanto tesoro di notizie peregrine, di nomi illustri, di racconti sconosciuti!
Spesso sono lontani ricordi di fatti molto remoti, ma spesso sono testimonianze
storiche di molto valore critico. Quasi ogni città ricorda la venuta di S. Fran¬
cesco; quasi ogni città si gloria di qualche seguace, amico, o benefattore per¬
sonale di lui. Che bellezza se il P. Candido avesse illustrato il suo libro con
il fac-simile di tanti cimeli francescani da lui segnalati ! La fonte prodigiosa
del 1210 presso Staffolo, consecrata con un’epigrafe nel 1240 da fra Cre¬
scenzio da lesi (p. 10), il sepolcro di Fra Raniero confessore di S. Francesco
(p. 12), il diploma di Ottone Vescovo di Camerino del 1223 dove è nomi¬
nato S. Francesco (p. 129), ecc. sono monumenti storici Francescani di primo
ordine. Auguriamo al libro del P. Candido grande diffusione, onde poterne
avere una seconda edizione corredata dalla riproduzione di queste preziose
reliquie » (1)
32. — P. Candido Mariotti O. M. —• VImmacolata Concezione di Maria
ed i Francescani. — Quaracchi, tip. S. Bonaventura, 1904, In 8, di p. XVI-272.
« L’ottimo P. Candido ha scritto il libro con entusiasmo. Entusiasmo per
la Madonna, entusiasmo per l’illustre Ordine al quale appartiene, il quale do¬
veva secondo lui esser segnalato perfino da Pio IX nella Costituzione Dogma¬
tica del 1854, con la quale promulgò il Dogma della Immacolata Concezione.
Quindi, nella larga esposizione storica di quel che fecero i Francescani nello
studiare e far risolvere la controversia, ci sembra spesso informato ad idee
più ottime che forse non siano in verità. E siccome egli estende l’opera dei
Francescani nel favorir questo Dogma fino a S. Francesco, talvolta asserisce
cose sulle quali non sempre potremmo andare d’accordo, per es. (p. 46) che
S. Francesco, volle sepolto alla Porziuncola il suo cuore dopo morto; che
(p. 47) per intercessione della Madonna ottenne VIndulgenza della Porziun¬
cola, ecc. Ma nell’ampiezza e nella serietà del libro, questi nei si osservano
appena. » (2)
(1) An. cit., pag. 146, n. 380.
(2) An. cit., pag. 180, n. 404.
186
PICENUM SERAPHICUM
83. — Meloni Can. Milone. — Compendio detta Vita del lì. Pietro da
Treia. — Macerata, Un. Catt. Tip. 1901, in 8, di p. 48.
« Breve memoria a scopo di volgarizzazione sulla vita del B. Pietro da
Montecchio, Sacerdote Francescano del XIII secolo. La vita è scritta assai
bene, e si legge con piacere fa però meraviglia il fatto, che mentre l’autore
inserisce erudite note sulla storia di Treia, sui Conventi di Treia, ecc. allor¬
ché parla del B. Pietro non dice neppure una volta donde ha attinte le sue
notizie. La quale lacuna non è certo da proporsi a modello. » (1)
34. — Svampa Card. Domenico. — Vita di S. Serafino da Montegranaro
Laico Cappuccino. — Bologna, tip. Arcivescovile, 1904, in 8, di p. 264, con
illustrazioni.
« Scrive a p. 232 l’Eminentissimo Autore : « fio scritto senza arte e
con poca copia di documenti... e mi studiai di esser semplice, parendomi
che la vita ingenua di S. Serafino dovesse esser trattala con molta schiet¬
tezza di linguaggio e di stile. » Un libro così composto non solo si legge
con piacere, ma ti fa innamorare di un saggetto, che sebbene non presenti
« l’intreccio di un poema » (p. 49) pur nondimeno innamora colla continua
successione di opere modeste, pie, che non escono mai dalla cerchia di fatti
ordinarii, e tuttavia fanno pensare e lasciano una traccia nel cuore di chi
legge. E’ merito dell’Em. Svampa aver reso così interessante la vita di un
laico Cappuccino, anche in grazia della bella e schietta esposizione con la
quale l’ha raccontata. » (2)
35. P. Ciro Da Pesaro 0. M. — La Beata Ortolana da Assisi Madre
di S. Chiara. — Roma. tip. Salustiana, 1914. In 16, di p. XVI-264, con 9
incisioni.
« 11 eh. Autore nel radunare questi Appunti storici ha dovuto necessa¬
riamente ricorrere a tonti di seconda mano, poiché gli antichi scrittori, tutti
preoccupati dal fulgore e dal prestigio che irradiava da S. Francesco e da
S. Chiara, si occuparono assai poco delle famiglie loro. Anzi sappiamo noti¬
zie più precise sul conto di Pica, madre di S. Francesco, che sul conto di
Ortolana, madre di S. Chiara. La tradizione nondimeno non è stata avara con
la pia Madre di costei, sicché parte ricavando da questa tradizione, parte
logicamente deducondo dalla vita mirabite della Santa, il P. Ciro ha potuto
raccontare con notevole ampiezza i ricordi biografici della B. Ortotana. Molte
note corredano il volume, le quali forse si poteano limitare a poche indica-
(1) An. cit., pag. 181, n. 405.
(2) An. cit., pag. 188. n. 418.
PICENUM SERAPHICUM
187
zioni, poiché trattandosi di scritture dal XYI secolo sino a noi, bastava cono¬
scere una volta la citazione, senza riportarne le parole tutte le volte, come
si fa dei documenti. » (1)
36. — P. Ciro Da Pesaro 0. M. — Vita e culto del B. Giovanni Pi¬
gili da Fabriano , Sacerdote dei Minori. — Roma, tip. Salustiana, 1904, in 8,
di p. X1I-186.
« Nacque il Beato nel 1469 circa, e morì nel 1539, e il eh. P. Ciro ne
raccoglie le molte notizie, alternandole con ricordi della storia serafica della
sua Marca, alla quale si mostra in più luoghi affezionatissimo. L’autore non
ha omessa diligenza nel compilare il suo libro, nel quale solo avremmo de¬
siderato qualche cenno migliore sull’antica biografia del Beato che forma la
base del suo racconto. » (2)
37. — P. Ciro Da Pesaro 0. M. — Nell’ Umbria verde. Un fiore sera¬
fico. Notizie storiche su la Beata Cecilia Coppoli, Monaca Clarissa. 1443-1500
— Roma, tip. Istituto Pio IX, 1908, in 16, di p. XII-148, con 12 illustra¬
zioni.
« Di quésta Monaca letterata , nata a Perugia, morta in Foligno, ci occu¬
pammo sin dal 1891 (Cfr. Miscellanea) e ne ricordammo i meriti religiosi e
letterari. Il P. Ciro da Pesaro riprende la narrazione, la sviluppa, la illustra
e mette in bella mostra questo tipo di Suora, che passava le lunghe ore pre¬
gando, poetando, scrivendo. Forse è di sua mano la trascrizione della teolo¬
gia mistica di S. Bonaventura in un codice della Libreria Hoepli ( Il Medio
Evo. Libreria Hoepli, 1904, n. 3051, p. 167-168) colla data 3 Decembre 1500,
che si dice scritta in un monastero delle Clarisse dell’Umbria, dove si legge
* E tu legitore prega Dio pel scriptore. Amen, da Elena scritto de sua
mano ». Elena era il nome di battesimo della Coppoli. (3J
38. — De Yillermont M. — Sainte Veronique Giuliani Abbesse des Ca-
pucines (1660-1727.) - Couvin Maison S. Roch, 1910. In 8, di p. YIII-496.
« Osserva assai giustamente la Contessa di Yillermont che nessuna Santa
ha scritto un giornale intimo così voluminoso come lo ha scritto Santa Yero-
mea, le cui memorie, pubblicate dal P. Pizzicaria, occupano ben dodici grossi
volumi. Da essi e dal processo per la di lei canonizzazione è stato ricavato
quanto si legge in questo bel libro, il quale riassume e mostra in tutta la
sua intensità spirituale la vita di un’anima veramente singolare. Un brano dei
ElCENUM SEEAPHICTJM
IBS
suoi Diarii, un episodio della sua vita, lasciano freddo, un po’ disorientato,
quasi scettico il lettore. Ma quando uno si interna in quella lettura, e cerca
di rendersi conto di quelle ascensioni spirituali continue, e colloca al proprio
luogo quei brani, quelli episodi, trova un tutto così armonioso, così omoge¬
neo così ragionato, che la figura dell’umile abbadessa cappuccina assorge ad
una grandiosità eccezionale, ed il lettore si accorge di trovarsi, vicino ad uno
spirito di singolare valore. Questo fa l’illustre scrittice, la quale ordinariamente
parla trascrivendo lunghi brani degli scritti della Santa, e, quando ciò non
fa si attiene a testimonianze sicure. Dato lo scopo educativo religioso del suo
libro, ottimo è il metodo prescelto, massime che la scrittrice non si occupa
della Santa ad pompam, per diletto di erudizione, ma scrive come ad una
scrittrice di agiografie si conviene, cioè con omogeneità di pensieri, con uni¬
formità di ideali, mostrandosi degna di esercitare l’ufficio che agli scrittori
di vite dei Santi si conviene. » (1)
39 . _ p. Candido Mariotti 0. M. - L’Ordine francescano in Matetica.
— Matelica, tip. Elzeviriana, 1909, in 8 , di p. 52.
« Nessuno vorrà negare al P. Candido la conoscenza della storia serafica:
e le diverse opere da lui pubblicate, e da noi segnalate, ce ne fanno aperta
testimonianza. Quindi nell’opuscolo indicato, che riassume i rapporti della
città di Matelica con l’Ordine di S. Francesco, nulla può trovarsi che non sia
istorico e da fonti storiche desunto. Ma il metodo non ci sembra conforme ai
saggi sistemi dei buoni storici, iniziati dal Waddingo, che nulla affermo senza
indicare la fonte del suo racconto. 11 Mariotti indica, è vero, una volta pei
sempre, i libri consultati, che poi non sono molti, ma se quella indicazione c
sufficiente per i curiosi e per i devoti, vi sono oltre questi anche ì vari cul¬
tori della storia, per i quali l’ottimo P. Candido, così diligente ricercatore c
raccoglitore di libri e di stampe francescane, potea essere meno avaro. Egli
accenna vari manoscritti e documenti inediti della provincia minorità dette
Marche c del convento di S. Francesco di Matelica. Queste parole suscitano
la curiosità, ma non contentano nessuno. Il P. Candido Mariotti sara molto
benemerito dei nostri studi, se metterà a luce questi documenti mediti. » (0
40. — P. Candido Mariotti 0. M. - Un cenno dell’antica Missione fran¬
cescana in Cina, e di quattro Missionari Marchigiani dei tempi recenti.
Quaracchi, tip. S. Bonaventura, 1911, in 8 , di p. VI 96.
« Quali sono i Missionari più antichi che seminarono 1 Evangelo nel a
Cina ? Il Padre Mariotti giustamente si lamenta che questa gloria venga da a
(1) Anno XII, pag. 93, n. 468.
(2) An. cit., pag. 94, n. 470.
PlCENUM SEEAPHICTJM
139
ad altri, e non ai Francescani, dei quali molti istorici non fanno menzione.
E vendica ai Frati suoi questa priorità, dimostrando, o meglio ricordando,
che primo Arcivescovo di Pechino fu nel 1307 frate Giovanni da Monte Cor¬
vino, che diffuse la religione in Cina con altri setti suoi Confratelli, creati
suoi Vescovi suffragranei. E’ cosa singolare che tale notizia sia sfuggita a
tanti moderni scrittori, poiché se il Wadding, (Ann. Min. ad an. 1307,
n. 10-14) ed il Rainaldi, (Ann. Eccl. ad an. 1307, n. 20) sono antichi, non
sono antichi e ignoti i recenti volumi del P. Eubel (Bull. Franche V, n. 85-88.
Ilierarchia Cath. M. Aevi I, 165), documenti originali, e la serie dei primi
Arcivescovi di Pechino, tutti francescani, sono ampiamente pubblicati. Questa
è la parte più importante dell’utile libro del P. Mariotti, che ha fatto assai
bene a riparare una così palese ingiustizia. » ( 1 )
41. — Feliciangeli Bernardino. — Notizie della vita di Elisabetta Ma.
latesta Varano. — Ascoli Piceno, 1911. (Atti e memorie della R. Deputa¬
zione di S. P. per le Provincie delle Marche. Voi. VI, p. 171-216.
« Lo studio eruditissimo del Feliciangeli interessa i nostri studi, perchè
l’illustre Signora, che, come egli dice, conobbe durante la lunga vita le gioie
dell’amore, le ansie della maternità, gli accorgimenti della politica e del com¬
mercio, le lotte, i pericoli del regnare, e la compiacenza della vittoria, passò
gli ultimi anni nel monastero di S. Lucia in Foligno, e in quello di Monte-
luce di Perugia, ivi cercando pace e riposo. Si ignora con precisione il luogo
e la data della morte, che vuoisi sia avvenuta verso il 1477. Le notizie del
Feliciangeli sono diligenti, accurate, e si leggono con interesse. » ( 2 )
42. — P. Livarius Oliger 0. F. M. — Expositio Regulae Fratrum Mi-
norum, Auctore Fr. Angelo Clareno. — Quaracchi, Collegio S. Bonaventura
1912. In 8 , di p. LXXX-252.
« Una esposizione della Regola di S. Francesco fatta dal celebre Clareno
non doveva rimanere inedita, e se i codici che la conservarono sono pochi
e se in passato nessuno pensò a renderla pubblica, ciò significa che essa in¬
fluì poco sulla vita dell’Órdine. A noi però, che siamo curiosi di conoscere
tutti i momenti storici dell’istituto francescano, anche quelli che non ebbero
grande fortuna, a noi interessa leggere questo libro, che contiene il pensiero
col quale il Clareno interpretò il pensiero del Fondatore. Il P. Oliger se ne
e occupato con vero interesse, ha studiato la vita fortunosa del pio Frate,
molto dotto, ma non altrettanto misurato, lo ha ha seguito in Italia, in Oriente
nc ha indicate le opere, le versioni con diligenza incredibile, e poi ha pub-
140
PICENUM SEBAPHICUM
blicato il testo della esposizione della Regola con diligenza somma. Preso per
base il testo del codice romano di S. Isidoro, ha dato le varianti degli altri
codici, di tutti i brani biblici, patristici, riportati dal Clareno, ha fornite le
indicazioni di tutti i racconti, di tutte le leggende da lui riportate, ha cercate
le notizie e i ricordi con note eruditissime, facendo in somma che il lavoio
riuscisse veramente completo. Egli del Clareno non è entusiasta, e ne ìeca
giudizio equo, e secondo noi, giusto, mentre non ci sembra misurato là dove,
nella prefazione (p.YI), parlando della Regola dei Minori, serive: « Tolle Re-
gulam Minorimi, Medii Aevii triurn saeculorum ecclesiasticam historiam
iam non intelliges ».
ce Certo, Fautore non poteva fare una stampa dell’opera del Clareno piu
dotta di questa, ma considerando il valore non primario di questo testo, con-
siderando la grande tatica che ha fatto nel darci tante varianti di esso, che
in genere valgono molto poco, avremmo preferito che il tempo prezioso oc¬
cupato nel darci tali varianti, l’avesse occupato nel darci l’edizione integra
della Ghronica septem Tribulationum Ordinis Minorum , come sembra abbia
promesso a pagina XXXIII: o, meglio ancora, le lettere di lui, del cod. Ma-
gliabecchiano XXXIX, 75, i quali lavori, più del presente volume, potranno
dare elementi sicuri per discolpare il Clareno, o dall’aver inventato, o dal-
l’aver esagerato. Su questo punto il Padre Oliger è molto cauto, ma ne egli
nè il lettore sanno dare un giudizio sicuro. Egli, che più di tutti è prepa¬
rato a queste stampe, vi ponga mano, e ne avrà grande riconoscenza dagli
studiosi. » ( 1 )
43. — P. Edouard D’alecon Cap. — Les prèmiers Convenls des Frères
Mineurs Gapucins. Documents et Souvenirs de Voyagge. Paris, Libi.
S. Francois, 1912. In 8 , di pag. 28, con 12 illustrazioni. .....
« Il P. Edoardo ha voluto con gli suoi vedere le ruine, i ricordi, gli
edifici superstiti dei primitivi Conventi dei Cappuccini, che, come si sa, soise
nel Ducato di Camerino. S. Cristoforo d’Arcofiato, S. Girolamo di Colmenzone,
Renacavata, l'Acquarella, sono tutti luoghi che il P. Edoardo ha visitati con
affetto, ha descritto con emozione, ha fotografato, riprodotto, raccontandoci le
impressioni del suo viaggio, faticoso, lungo, ma piacevole ed utile a leggeisi.
Egli in qualche pagina ci fa rivivere all’epoca dei primitivi Cappuccini, prima
ancora che il nuovo ramo francescano sorgesse colla Rolla di Clemente VII,
3 Luglio 1528. Ed è anteriore a questa data un documento che raccomanda
al Papa, i due più vecchi Cappuccini, Ludovico e Raffaele da lossombione,
perchè ad essi, rimossi i Clareni, venisse concessa la grotta di S. Maria Ma
dalena di Colmenzone, che può chiamarsi il primo Convento dei Cappuccini.
(1) Anno XIV, pag. 30, n. 621.
PICENUM SEEAPHIGUM
141
Sarebbe cosa superflua dire del metodo scientifico, e nel tempo stesso piace¬
vole, col quale il Padre Edoardo racconta i primi passi della sua illustre re¬
ligione. » (1)
44. — P. Candido Maiuotti 0. M. — S. Francesco, i Francescani e
Dante Alighieri. — Quaracchi, tip. S. Bonaventura, 1913. In 8, p. VIII-124.
« Il tema non è nuovo, nè qui è trattato come cosa nuova : ma è trat¬
tato ampiamente , essendo il libro del eh. P. Mariotti, un riassunto di tutto
quanto può avere una relazione tra Dante e S. Francesco e i Francescani. Il
lettore non immagini qui una trattazione arida, critica, erudita, poiché l’autore
per quanto a base delle sue riflessioni ponga dei fatti storici sicuri, nondi¬
meno svolge e tratta la cosa con forma seria, larga, dignitosa, filosofica, e
partendo dalla posizione della Divina Commedia di fronte alla civiltà cristiana
termina collo studio del poema dantesco, come materiale di un catechismo
cattolico. E nel corso del libro si occupa di Dante francescano, dei france¬
scani immortalati da Dante, degli espositori di Dante che furono francescani,
ecc. Al libro del P. Mariotti auguriamo lettori assai, cosa questa che deve
formare il primo compenso alle fatiche del dotto ed operoso autore. » (2)
45. — P. Livarius Oliger 0. M. — Documenta inedita ad historiam
Fraticellorum spectantia. — Quaracchi, tip. S. Bonaventura, 1913, In 8, di
p. IV-208.
« I documenti sono molti e sono tutti, come è ovvio, dei secoli XIV-XV,
cioè dell’epoca nella quale questo germoglio impuro molestò il grande albero
dei Minori. Non diremo che sieno tutti di egual valore, ma il eh. P. Oliger
li ha editi con tanta cura, e li ha così diligentemente illustrati e commen¬
tati, che essi offriranno materiale prezioso e sicuro al futuro storico dei Fra¬
ticelli. Non è possibile collegare tra loro questi documenti slegati, che il P.
Oliger ha trovato quà e là, neH’Umbria, nelle Marche, ecc. che hanno per
autore scrittori anonimi, scrittori illustri, per es. il B. Giacomo della Marca
ecc. Il libro è un vero arsenale di notizie storiche, per la stampa delle quali
il dotto Padre ha molto bene meritato dei nostri studi. » (3)
46. — P. Livario Oliger 0. M. — Il B. Giovanni della Verna (1259-1322).
Arezzo, Cooperativa Tipografica, 1913. In 8, di p. 80.
« Scopo del dotto autore è di valutare l’importanza che ebbe per la sto¬
ria della Porziuncola la di lui deposizione sulla concessione della celebre in-
142
PICENTJM SEBAPHICUM
diligenza. Il clic egli fa con molta ampiezza e con grande diligenza. Ma or¬
mai ci sembra che la difesa della origine storica di questa Indulgenza sia
superflua, poiché se la storia non dovesse appagarsi di prove eguali a quelle
che si hanno in proposito di questo episodio molto secondario, della vita di
S. Francesco, bisognerebbe rigettare nove decimi di tutti gli altri fatti sto¬
rici francescani o no. Già fu segnalato in questa Miscellanea (X. 68; che
S Bonaventura conobbe questa Indulgenza, e ne scrisse in proposito, come
Generale, una lettera circolare ai Frati. Ma che si vuole di più? ornando
al lavoro del P. Oliger, esso, sebbene completo ed esauriente, sarebbe stato
certamente più utile, se avesse anche contenuto il testo della primitiva vita
del Beato, la quale, sia nella stampa dei Bollandisti, sia nella ristampa di
Assisi del 1881, è accessibile a pochi, e quindi poco conosciuta. » (1)
_ p Quo Da Pesaro Dei Minori. — Una gloria fabrianese, II. Fran¬
cesco Venimbeni (1251-1322) Profili psicologici. Fabriauo, tip. Gentile, 1914.
In 16, di p. X-140.
cc II eh. Autore ha dichiarato di voler scrivere per procurare una « lu¬
cile e devota lettura popolare », e questo spiega perchè, dopo aver indicati
sommariamente i principali scrittori della vita del Beato, non si curo di fai
conoscere i fondamenti che adoperarono quegli scrittori, ai quali egli si ap¬
poggia. Non sappiamo però se i documenti che adoperarono quei biograli
siano tali da potersi credere autorizzati ad accettare le tante particolanta sulla
vita del Beato. Quello che ci ha sorpreso è la nota a p. 131, dove.il [.Ciro
accennando al noto documento, col quale il B. Francesco parla dell indulgenza
della Porziuncola, chiama questa una difficoltà « difficilissima questione. »
Francamente, ciò non ci pare. » (2)
(f) An. cit., pag. 90, n. 554. ... ,.
(2) Anno XV pa<*. 159. — Osserviamo che la « difficilissima questione » non
guarda l’Indulgenza della Porziuncola, ma l’autenticità del documento del Yemm-
beni, il luogo dove si trova e quale l’autore più antico che lo riporta. (N. d. H.)
Un altro [della Marca] fu frate Pietro da Monticello [Montecchio-Treia],
il quale fu veduto da frate Servodeo d’Urbino, allora suo guardiano nel
luogo vecchio d’Ancona, levato da terra corporalmente V. ovvero VI. braccia,
insino a pie’ del Crocifisso della chiesa, mangi al quale stava m oratone.
(Fioretti, c. XLI.)
PICENUM SEBAPHICUM
143
UflRIR
Statuti òel monte ài Pietà ài Cingoli
fondato da Fra Lorenzo di Roccacontrada ( 2 )
Miscellanea, lib. I, pag. 204.
nomine Sante et individue Trinitatis. Attento et
considerato li gravi danni et iacture de molti et fideli Xpni
devorati et consumati dalle usure delli perfidi et cani Iudei,
et non remediandose de continuo seguitavano et multiplica-
vano nella Città Terra et populi danni vergogne, et peccati
gravissimi et presertim in la nostra Terra et populo de Cingulo, et
inteso et veduto in molte altre città et Terre bone per occur-
rere ad tali inconvenienti per oportuno rimedio essere ordinato
constituito et facto el Monte della pietà per soccorrere alla
necessita delli poveri et bisognosi et per liberarli dalle vora¬
cità delli Cani et perfidi Iudei. Iccirca videlicet.
Ser Frans. co Maria \
Ser Sebastiano de Ser Guido (
Paolo de Bastolello ì
Sancti de Pucciarello
Ser Benedetto di Ser Iacomo \
Ser Perthomasso de Ser Iacomo (
Francesco de Bagliano j
Baptista di Ser Marino ]
Ser Iacomo de Sancti \
Ser Fran . 00 Poccione I
Bernardino de Testa j
Bartholomeo de Angelo de Federico]
Ser Perpaulo de M. Perleone \
Ser Filippo de Ser Mariano (
Bernardino de Petpaulo de Sancti [
Bastiano de Marcuccio ]
Ser Cristophoro de Antonio ]
Clemente de Ser Fran . 00 del Conte f
Ser Ioanni de Biasio (
Sopranzo de Ser Antonio ]
Quarterij Avenalis
Quarterij Turris
Quarterij Trividiani
Quarterij Strate
Quarterij Sancte Marie
(1) Dal periodico « Luce e Amore », Firenze 1906, an. Ili, n. 1 p. 594.
G) Ora Arce via, diocesi di Senigallia, prov. di Ancona.
144
PICENUM SERAPHICUM
Huomini eletti et deputati per el commune et consiglio
della nostra Terra de Cingulo prima per divina mspiratione
et successive ad exortatione et admonitione del ven. in i pre
Frate Laurentio de Roccha predicatore del sacro ordine del
Osservante del S. to Fran. 00 ad constitutione et ordinatane
del prefato Sacro Monte della pietà in loco et m terra de
Cingulo, Invocando prima et ante omnia et nome et adiu¬
tori del omnipotente et Somno Iddio et della sua S. et
individua Trinità, Qual sempre pregharemo voglia assistere al
principio mezzo et fine de questo, et omni attra nostra bona
operatane et colli adiutorij et contributione della prefata
nostra Communita et de molti altri fedeli Signori nostri Cit¬
tadini et canterrigene, ordiamo et constammo li mtiascripti
ordinamenti et capitali videlicet.
De loco ubi conservari debeant pecuniae Montis. i-
In primis Ordiniamo, et statuirne che li danari del pie-
fato Monte se rechiudano et serrano in una Cassa, la quale
stia, et se tenga, in la Audienta delli Magnifici Srg. 1 Priori
del Populo de Cingulo, quale sia serrata ad quattro chiavi
diverse l’una da la altra, De le quali una ne tengano li
Maff. oi Sig. 1 Priori del Populo della prefata, la attra li tie
Rectori deputati soprastanti la attra lo Massaro della fraternità
de S. ta Maria Maiore, la attra lo Massaro della fraternità di
S. to Antonio della dieta Terra de Cingulo. Et che dieta Cassa
bona forte et ben serrata se tenga et stia de continuo in la
dieta stantia del Audentia del Palazzo della residentia delli
prefati Sig. 1 Priori.
( Continua)
Anselmo Anselmi.
Con l’approvazione dell’Ordine e dell’Autorità Ecclesiastica
Artidoro Ortolani, Gerente responsàbile
MACERATA - PREMIATO STABILIMENTO TIPOGRAFICO AW. FILIPPO GIORGETTI & C.°
Fascicolo N. 2.
TREIA (Macerata)
25 aprile 1915.
PICENUM SERAPHICUM
PERIODICO BIMESTRALE FRANCESCAND-STORICO-CRITICO-REGIOHALE
Firmo XU-Serie Seconda del “Crocifisso Redentore,,
« Proferet de thesauro suo
nova et vetera ».
Matth. XIII, 52.
INDICE DEL PRESENTE FASCICOLO
1. Ai Fiancescani delle Marche - La Direziona .
2. Convento minoritico del SS.mo Crocifisso in Treia '(Contin.) .
■ Beato Angelo Clareno dei Minori (Contin.) - Il Diruttore .
• agina d’oro: Intimità del D. Rizzerio dalla Muceia con S. Francesco
emorie Minoritiche: dal ms. Gambalunghiano D. IV.- 231 del
sec. XVIII - P. Gregorio Giovanakdi 0. F. M. (Contin.)
6- I Ministri Provinciali delle March e . pop .
' rr a Poetic o-Stori C a : S. Francesco in Ascoli Piceno '.
■ 'sita Triennale „ del P. Orazio Civalli (Contin.) ....
• Repertorio bibliografico: dall’opera del P. Giacinto Sbaraglia: Serie
prima: Scrittori del sec. XIII. .
Iscrizioni lapidarie.
12 r* Provincia Riformata delle Marche nel 1837
ollezione Storica: dai libri , dai giornali, dalle riviste .
. s ' Prega di leggere le Notificazioni
,n Quarta pagina delia copertina "Si
MACERATA
PREMIATO STABILIMENTO TIPOGRAFICO
AVV. FILIPPO GIORGETTI
» 149
* 163
» 182
» 183
» 197
» 212
» 214
» 223
» 230
- 237
» 270
già “ IL CROCIFISSO REDEOTORE
- —o—-”
PUBBLICAZIONE BIMESTRALE
» - M— P ~ ^ oTm .
Dire m dai P. CIRO da Pesaro O. F. M.
Condizioni di Abbonamento.
L 7
PER L’ITALIA » 10
PER L’ESTERO
, _ n » Picenwm Seraphimm » in ogni suo fascicolo
bimestrale avrà non meno di 14* P'* ine ' ■ "
2 _ I Collaboratori che pubblicheranno non meno '
. . llino nratis l’intera annata conte-
due lavori completi, ricevei ani fj
nente i detti due lavori.
i. a richiesta dei Collabo
q __ Si concedono gli estratti a
latori, purché il richiedente corrisponda a,la spesa della
relativamente al numero delle copie desiate.
4. __ Non si accettano abbonamenti per applicazioni
di Messe. . .
6 _ Gli aderenti riceveranno il primo fase-io gen¬
naio-febbraio : a chi, dopo ricevuto il pnm» i pe .
vierà la quota di abbonamento, non saia p 1
riodico. .
6. - Non si concèdono numeri di saggio scova prev
invio di L. 1 , la quale sarà computata,
nàmento.
Al FRAflCESGAfll DELLE J1ARGHE
Il largo favore con il quale è stato accettato il primo
numero del nostro « Picenuvn Sevaphicum » ci assicura di
averne indovinato il programma ed appagata in gran parte
la giusta aspettativa che si aveva di questo nuovo Periodico.
E’ da tempo che questa regione francescana attendeva di es¬
sere illustrata in ogni suo lato, di manifestarsi a tutti i ricer¬
catori di storia, di enumerare le sue palme e le sue corone, di
rendere conto all’Ordine e alla Chiesa dei suoi sette secoli di
vita. Sicuro interprete di tanto desiderio, il nostro Periodico
ha incominciato l’arduo e lungo suo lavoro, incontrando già
la simpatia di molti. Fedeli alle promesse che ci siamo proposte,
il primo numero vi ha corrisposto in ogni sua parte e, almeno
ci sembra, completamente.
Della nostra Marca francescana si è sempre e da tutti
avuta una certa cognizione storica, poiché fin dal primo se¬
colo gli scrittori o direttamente o indirettamente non hanno
mai potuto lasciarla in disparte ; ma diciamolo pure, quella
cognizione mai ha sorpassato la superficialità e mai fino ad
ora è riuscita a prendere nel campo storico-critico quel posto
d’onore che le compete. Dal ricercatissimo Chronicon delB. Fran¬
cesco Venimbeni alle più recenti pubblicazioni in opuscoli o
sulle riviste, si sono avute innumerevoli produzioni agiogra¬
fiche, biografiche e bibliografiche, ma ciò mai è stato suffi-
cente per dire ai vicini ed ai lontani le glorie, tutte le glo¬
rie di questa regione che è indubbiamente una delle primis¬
sime dell’Ordine Minoritico per origine, per estensione, per
fecondità di uomini santi, dotti ed insigni nelle più alte ed
onorifiche cariche dell’Ordine stesso e della ecclesiastica ge¬
rarchia.
Infatti è sempre mancata a questa Provincia una sinte¬
tica e robusta pubblicazione, capace di dare agli studiosi i
principali elementi di storia regionale ; è sempre mancato un
libro complesso e sicuro nel quale ciascheduno potesse abbrac¬
ciare con uno sguardo solo l’ingente ricchezza di uomini e
di fatti relativamente all’eroismo della virtù, alla vastita del¬
l’apostolato, alla moltiforme produzione letteraria e scientifica,
io
Anno I, 1915 - Fascicolo II.
146
PICENUM SERAPHICUM
al procurato benessere sooiale-cristiano, allo svolgimento prò-
gressivo dell’Ordine attraverso tutte le fasi avvolgenti 1 suoi
più diffìcili periodi di vita. Quando uno deve svolgere le nu¬
merose pagine di cento autori per gustare in minima parte
tanta ricchezza, con ogni facilità si smarrisM per via e non
si cura che del tempo in cui vive il quale, “
nostro maggior sconforto, non e assai seducente, E poi, data
la perdHa forzata di tanti nostri archivi e lo sperpero prepo¬
tente delle nostre abbondanti biblioteche chi e che in^ un soio
convento possa avere il comodo e la facilita di consulta
grandi volumi di storia nei quali è contenuta la messe
tiforme delle glorie passate? , •
A tutto questo bisogna pure aggiungere che non tutti i
conventi si sono data premura di adunare la stona impor
tantissima delle singole famiglie francescane. Tanto e J e
ohe se è facile trovare un erudito in fatto di storia della
miglia cui appartiene, è poi assai difficile trovare
s’interessi di tutto il francescanesimo regionale che e pur ge
foso patrimonio comune. Di qui la necessità assolute di una
pubblicazione la quale valga, magari sintetica _ storico
tutte le linee principali, a dare un <** 1 ^™**^.?*^
della nostra interessantissima regione francescana. N o ^ e
biamo dimenticare che, mancando una simi p >
s’impedirebbe alla Marca di occupare il primo posto nella sto
riaTll’Ordine e della Chiesa e resterebbe chi sa per quanto
tempo ancora, chiusa ogni via a tanti studiosi per venire ad
esatta conoscenza delle vere nostre glorie. . OTatica .
Ci permettiamo ancora una semplice rffiessioim pratica
La vita P fattiva dei nostri giovani francescani dev essere sot
retta, entusiasmata, spinta anche dalla conoscenza del
sta magnanime di tutti quelli che ci hanno preceduto nei
udfo nel lavoro, nella virtù, lasciandoci tracce luminose del
loro utilissimo passaggio. Ora l’ignoranza di questo passato
invidiabile crea quella specie di indifferenza nei nost g
la quale rende disgraziatamente apatico il loro cuor
di vera grandezza della Provincia cui hanno o, per lo meno,
avrebbero dovuto consacrare la propria vita Tale ignoranza
uccide generalmente ogni entusiasmo di soda ed efficace
tazione g rende inermi le energie, arresta le «tesse tendenze
ad opere grandi, imprigiona la vita in un ambien
PICENUM SERAPHICUM
147
stretto e poco confortante, dichiarandoci figli e seguaci del¬
l’oggi senza storia del passato, senza grandi prospettive del
l’avvenire.
Scuotere gli animi da un letargo colpevole e micidiale
è la vera, la principale ragione del « Picenum Seraphicum ».
Raccoglitore fedele ed entusiasta di tutte le nostre pagine
sparse, esso viene alla luce in buon punto per colmare un
vuoto che si è sempre sentito ed in modo speciale si sente
oggi che gli studi storici francescani raggiungono meritamente
il loro grande apogeo. Esso viene per far vedere la gloria
incontrastabile delle nostre Marche ; viene per dire a tutti
quale sia il nostro posto nella storia sette volte secolare di
vita fattiva e quale debba essere nei secoli futuri ; viene per
ripetere ancor una volta che questa Provincia non deve, nè
può essere considerata come un’appendice qualunque nella
grande storia francescana.
Ricordiamo con sentito orgoglio che la nostra Marca ha
dato all’Ordine il quinto Generale, alle diocesi i primi Vescovi,
al sacro Collegio il secondo Cardinale, alla cattedra di S. Pie¬
tro il primo Papa. Ma questo primato non si arresta nelle
glorie della gerarchia dell’Ordine e della Chiesa; esso si
estende più oltre, nelle lontane Missioni del grande impero
cinese e delle Americhe; sino a ricevere il suo battesimo di
sangue ed essere canonizzato, mediante il martirio di uno de’
suoi figli illustri, il santo martire Nicolò da Sassoferrato. Il
serafico Fondatore dell’Ordine; i numerosi primi seguaci della
francescana milizia in Ascoli, in Ancona, a Fabriano ; il primo
nostro Ministro B. Benedetto Sinigardi, il convertito Re dei
Versi; le prime grandi conquiste di Rizzerio e Pellegrino hanno
segnata la loro impronta di santità su questa fortunatissima
terra picena, gettando tale una sementa di virtù e di eroismo
da non poterne descrivere a parole la sua rigogliosa fecon¬
dità in ogni angolo marchigiano.
L’autore dei Fioretti , volendo descrivere la nostra regione
rancescana, non ha saputo trovare altra similitudine, meglio
Rispondente alla realtà dei fatti, che quella di un cielo stel-
a to. « L a provincia della Marca d’Ancona fu anticamente, a
'modo che ’l cielo di stelle, adornata di sancti frati: i quali,
^ modo che luminari del cielo, ànno aluminato et adornato
Urline di sancto Francesco et il mondo con esempli et con
148
PICENUM SERAPHICUM
doctrina. » (1) Santità, dottrina, apostolato, ecco le tre gemme
preziose che mai per il corso di sette secoli hanno cessato di
risplendere sul capo augusto di questa regione incantevole,
in grado sommo francescana ed assai interessante per la sto¬
ria dell’Ordine, della Chiesa e della Marca.
Pertanto, è nel comune interesse storico che ciaschedun
convento piceno, senza eccezione di sorta, abbia nella sua
piccola o grande biblioteca una copia del presente Periodico,
perchè il medesimo appartiene indistintamente a tutti ed e
esclusivamente di tutti. Le singole Famiglie del grande albero
francescano troveranno qui quanto ad esse appartiene m fatto
di storia, e potranno con sicurezza critica fare tutti quei con¬
fronti di proporzione i quali, se non giovano al passato, pos¬
sono giovare ad una santa emulazione per 1 avvenire.
Nostro dovere e nostra premura sarà mettere in piena
luce il nostro grande patrimonio storico: faremo vedere man
mano di che sono stati capaci i piceni francescani dal medio
evo all’epoca moderna in ordine alla santità, alla dottrina,
alle scienze e alla beneficenza cristiano-sociale. Nulla sara
trascurato, tutto sarà raccolto ed illustrato anche nei più mi¬
nuti particolari, perchè tutto ritorni ad onore del nostro se¬
rafico Ordine, perchè tutto ridondi a gloria della Chiesa cat¬
tolica. . n -L-
Dopo aver raccomandato il « Picenum Seraphicum »
tutti i confratelli delle Marche, lo raccomandiamo ancora agli
altri conventi dell’Ordine, ed in modo speciale a quelli che
sono limitrofi a questa Provincia. Lo abbiamo detto nel no¬
stro programma: per i primi diamo l’esempio di una pubbli¬
cazione regionale nella speranza che altre provinole lo se¬
guano a vantaggio della complessa e vastissima stona fran¬
cescana.
La Direzione
(1) Edizione G. H. Passerini : Firenze, tip. Camesecchi, 1903. cap.
XLI, pag. 110.
PICENUM SERAPHICUM
149
CONVENTO MINUTICI) DEL SS.MO CROCIFISSO IN TREIA
TESTO DEL DOCUMENTO
(Continuazione: vedi n. 1, pag. 7).
Celebratosi poi in Jesi li 11. Settembre di questo mede¬
simo anno 1673. il Capitolo Provinciale, in cui venne eletto
Ministro Provinciale il P. Giacinto da Monte Novo (1), vera¬
mente uomo degno, per essere d’ogni integrità de costumi, e pru¬
denza adorno; fu eletto e mandato primo Guardiano di questo
Convento il P. Claudio da Jesi, e suo Vicario il P. Ludovico
parimente da Jesi con una famiglia de Religiosi molto esem¬
plari e divoti, per cui s’accrebbe tanta fede, e concetto nel
popolo, che li riputava, e riveriva come Angeli venuti dal
Paradiso (2). Si affezzionarono intanto gli animi di tutti siffat¬
tamente alla Religione, che nulla vi volle per disporli alla coo¬
perazione di quanto era necessario per dilatarne il Monastero,
conforme ognuno desiderava. Preparati dunque dopo qualche
tempo li Materiali, e volendo il P. Guardiano, in sequela del
Dissegno fatto dalla Provincia, dar principio alla Fabbrica
del Coro, e Dormitorio verso il Ponente, mandò in nome del
Signore li suoi Religiosi in Chiesa ad orare: quindi principian¬
dosi, colla di lui assistenza, a scavare li fondamenti dagli
Artefici, e profondato il Terreno non più, che un piede, e
raezzo, dispose la Divina Providenza, che a dirittura del
segno, si discoprisse un’Antico, e ben grosso muro senza
veruno interrompimento sino al termine ideato per la fab¬
brica. Cosa, che riempì ognun di maraviglia, e stupore, e
accese negli animi de superiori una Santa gara a proseguire
la fabbrica con vigore ; di maniera che in pochi anni, assistiti
balla pietà, e limosine de Benefattori, si vidde il convento
ln ^ato abitabile, e più che in parte perfezionato, e compito (3).
(1) * « In Lib. Conven. pag. 7. et in praed. ta Relat. »
(2) Lettera A, in fine.
(3) Lettera B, in fine.
150
PICENTJM SERAPHICUM
Nell’anno 1697 essendo Ministro Provinciale il P. Ippo¬
lito dalla Serra di S. Quirico, e Guardiano di questo Con¬
vento il P. Ludovico dallo Stafìolo (1), e volendo sodisfare
al desiderio, e divozione de Montecchiani, li quali ardentem.
suspiravano di vedere una volta la bella faccia del Sts.mo
Crocifisso rivolta verso la loro Patria, che da gran tempo li
voltava le spalle, per esser posta la sagra Immagine nella
Chiesa, al Levante; si principiò a trattare di farne la solenne
traslazione (giacché a tal fine fu fabbricato il Coro) e collo¬
carla al Ponente ove al presente ritrovasi, rimirante Mon-
tecchio. Stabilitosi dunque di fare questa sagra funzione,
ordinò il P. Provinciale a fra Leone da M. e di nove, il quale
era famoso Ingegnere, d’iscomporre l’Aitar Maggiore, che era
di architettura beninteso, e tutto indorato, come fece; e
travagliò molti giorni con assai diligenza per disciogliere tutta
la cona senza, menoma rovina : e altro non restando, che
schiodare il SS. Crocifisso, si consultò da PP. che per evitare il
tumulto popolare, ciò si facesse di notte, a porte chiuse,
senza intervento, e saputa di niun secolare.
La mattina dunque per tempo avanti giorno, calati tutti
li religiosi in Chiesa, e fatta fervorosa orazione, con lagrime,
e singulti supplicarono il SS. Crocifisso si degnasse di lasciarsi
deporre da quel sito, e collocare nell’altra parte della Chiesa.
Ciò si fece, per esser’opinione quasi commune, che se toglie-
vasi da quel sito, non vi sarebbe stato ; sendosi altre \ olte
tentata una simile mutazione, e mai potuta riuscire, per
diversi impedimenti, che sempre nascevano. Armati pertanto
di viva fede li religiosi tutti, si posero al di voto azzardo con
torcie, e fiaccole accese, in ora incompatta, che da niuno
poteasi penetrare; ma nell’atto di principiare la funzione,
sentissi fuori della Chiesa un gran mormorio de voci, per cui
si mandò dal P. Guardiano segretamente a spiare per il
Fenestrone del Dormitorio chi fossero; e fu osservato che il
prato anteriore era pieno di gente, che divotamente inginoc¬
chiata, chi percotendosi il petto, chiedeva perdono dei suoi
peccati, e chi piangendo, supplicava gli si aprisse la Chiesa,
per venire a baciare i piedi al SS. Crocifìsso. Per la qual
cosa conoscendo il Superiore, che Iddio non voleva questa
(1) * In praedicta Relat. SS.mi Crucif. pag. 4; et seq.
PICENUM SERAPHICUM
151
funzione occulta, e privata, ma pubblica, e solenne; e non
giudicando bene il farla senza l’intervento del Magistrato,
spedì tosto ad invitarlo, e non si aprì la Chiesa insino al
suo arrivo.
Venuto, quasi di volo, il Magistrato in Abito con tutta
la Nobiltà, per ritrovarsi alla desiata Traslazione, e ringra¬
ziare Gesù Crocifisso, che finalmente li avesse consolati di
vederlo collocare in sito, che la sua Divina Faccia li rimi¬
rasse ; grazia tanto mai bramata da loro Antenati, e non mai
ottenuta. Prima di por mano a sì rilevante operazione, si
stabilirono otto Deputati della Communità, accio che distri¬
buiti in buona disposizione, calato, che fosse il SS. Crocifisso,
non patisse daU’affollamento del numeroso popolo spettatore.
Quindi salito fra Leone all’alto dell’Altare, incominciò a schio¬
dare la sagra Immagine dalla Croce, non potendosi altrimenti
fare, per esser questa fortemente affìssa al tavolato con chiodi
ribattuti, ove appoggiava. Frattanto sei sacerdoti vestiti de
Sagri Arredi, ascesero al palco per ricère il Crocifisso sulle
braccia già deposto dalla Croce, e mostrarlo così al popolo,
sinché Fra Leone ischiodasse la Croce. A tal vista, non può
esplicarsi quali fossero le lagrime, i sospiri, e le grida, colle
quali il divoto numeroso popolo implorava dal Redentore il
perdono, pietà, misericordia; dimanierachè, per la veemente
contrizione de propri peccati, molti rivennero, e tramortirono.
Li sei sacerdoti, colle braccia unite gli uni agli altri, cala-
ron dal Palco il Divin Simulacro, e seguitati da chi por¬
tava la Croce, con gran divozione, e lagrime di tenerezza lo
portarono processionalmente ad una cappella a tal’effetto pre¬
parata, accompagnato da 70, e più torcie.
Pervenuta la sagra Immagine alla destinata Cappella ben
serata con forti, e grosse tavole, per diffónderla dal tumul¬
tuante popolo, fu rimessa in Croce e accomodata in modo,
che non potesse patire, fu data a tutti la consolazione di
accostarsi gradatamente a baciargli i sagratissimi Piedi, con¬
forme ognuno anelava. Intanto prima di collocare il SS.mo
Crocifisso al sito del nuovo Altare, fu stabilito di portarlo
alla Collegiata di Montecchio, e quivi farli un solennissimo
triduo, ove già a tal’effetto erano venuti li primi musici
nella Provincia, e apparata la Chiesa con arte di assai buon
gusto. L’Aitar maggiore, su cui dovea restare esposta l’Im-
152
PICENUM SERAPHICUM
macine del Divin Redentore, era si elevato, che con facilezza
si godeva da ognuno. Aggiustato dunque il SS.mo Crocifisso
in una forte, e stabile machinetta, fatta da Fra Leone, da
potersi portare, senza pericolare, da sei, ovvero otto persone
ancora in spalla, fu risoluto di portarlo m forala quasi pri¬
vata, cioè senza intervento de Regolari, e Confraternite del
Paese, ma del solo Capitolo, e Magistrato, e delle due Com¬
pagnie, Rosario, e Crocifìsso, che sono in questa Chiesa.
Alli 15. dunque di Maggio 1697; giorno di mercoledì,
venuti in Chiesa il Re.mo Capitolo col Clero (1), il Magi¬
strato in Abito, accompagnato da tutta la Nobiltà, e quantità
di popolo Paesano, fu prima concordato con pubblica scrit¬
tura, che d’onde si levava il SS.mo Crocifisso, si prometteva
dopo tre giorni riportarlo ; e poi tolto dalla Cappella, e aggiu¬
stato nel Castello, o Machinetta, che stava in mezzo la Chiesa,
fu con quella elevato da sei Sacerdoti, e dato principio alla
processione, in cui precedevano le due Confraternite del Ro¬
sario, e Crocifisso con Torcie, e Fiaccole accese, indi li Reli¬
giosi colla Croce, dietro a questi la Sagra Immagine, e poi
il Governatore, e Magistrato colla sequela di tutta la Nobiltà;
frattanto 8 Deputati in competente distanza, andavano con
loro mazze facendo largo, e trattenendo il popolo, che non
impedisse il Cammino. Li Signori Canonici poi col Clero
andavano compartitaci.® con torcie accese di qua, e eh la
de’ Religiosi, che portavano la sagra Immagine, e cosi tutti
con lumi alla mano, alla riserva de Religiosi vestiti d Abiti
Sagri, si giunse circa le 20 ore a Porta Montana, quale si
vidde tutta nobilm. 0 apparata, sebbene non passo la Pro¬
cessione per essa, perchè non capiva il SS. Crocifisso; ma
seguitò per la porta di S. Egidio fuori delle Mura le quali
per tutto questo tratto erano adornate, e ripiene di Popolo.
Entrata finalmente dentro la Terra, prosegui direttane,
alla Collegiata. Le strade tutte, e finestre apparate de mi¬
gliori arredi, che ognuno avesse; il Popolo ginocchione pei
ogni dove, giubilava d’allegrezza, e ringraziava la Divina
, bontà di Gesù Crocifìsso, che li faceva degni di vederlo non
solo voltar la faccia a questa Patria, ma visitarla, e benedirla
colla sua presenza, di cui non furono mai degne, ne esau ì e
(1) * In praedicta Relat. pag. 10 et sequen.
PICENUM SERAPHICUM
158
le preghiere de loro Antenati ; cosicché non vedevasi daper-
tutto che apparato di gioja, ne udivasi che voci di ringra¬
ziamento, e di lode. Pervenuta la Processione alla Collegiata,
si vidde questa tutta risplendente da lumi di ricca Cera così
ben disposti che sembrava un nobilissimo Teatro, e collocata
la Santa Immagine nel luogo eminente dell’Altare già pre¬
parato, quivi restò esposta insino alla Domenica, e tenuta con
grande, e solenne venerazione, ben custodita giorno, e notte,
si da Religiosi, che da Fratelli d’ogni Compagnia Deputati,
e vestiti di sacco, per far vicendevolm.® la vigilia, ed orare;
perchè nella Chiesa era un continuo flusso, e riflusso di gente
ancor la notte, e per questo si teneva illuminata, come il giorno.
In questo solenne Triduo, cioè dal Giovedì dell’Ascensione,
sino alla Domenica, vi fù ogni giorno Messa, Vespro, e Com¬
pieta in canto della più scelta musica, con Sinfonie d’ogni
genere d’istrumenti musicali. Il Popolo, e concorso di gente
forastiera, era innumerabile; dimaniera che non si poteva
passare per le strade, non che capire in Chiesa. In tal con¬
giuntura li Montecchiani diedero saggio agli esteri della più
©squisita loro cortesia, mentre ognuno con santa gara ambiva
di riceverli in propria casa, e trattarli con ogni magnificenza
possibile; e partendo gli uni, subentravano gli altri, e tutti
restavano egualmente sodisfatti, e partivano assai edificati,
per aver’osservato in que’ tre’ giorni, particolarm.® nelle case No¬
bili e Civili, per tutti (come suol dirsi) corte bandita. Oltre a
questo, li Sig. Deputati della Comunità, che preveduto aveano
una tal Confluenza di Gente forastiera, con somma accortezza
ecero a tempo le prò visioni di tutto il bisognevole in abbon-
anza, ordinando a chi vendeva di trattar tutti con amore,
e car ità senza alterazione de prezzi, affinchè la Foresteria
partisse persuasa in tutto, e per tutto dell’Urbanità, e cor-
esia de Montecchiani. Parim.® ordinarono ogni sera (durante
fiuesto Triduo) segni di allegrezza con fuochi artificiali,
rombe, e Tamburi, e illuminazioni; Insomma può dirsi senza
perbole, che Montecchio in tale occasione, si rese commen-
a ile in ogni genere di proprietà al pari di qualunque Città.
• a se fri grande la vigilanza de Sig. Deputati nel fare, che
ale occorrenza, al forastiere nulla mancasse di bisognevole
. cor Po, ella fu molto più nel provederlo del necessario all’a-
rna ’ destinanando in tutte le Chiese Sagri Ministri, e Con-
154
PICENUM SEBAPHICUM
fessori in gran numero, che con somma carità indefessa assi¬
stessero ai Tribunali di penitenza, ed accogliessero con reli¬
giosa pietà li peccatori, i quali tocchi dalla divina grazia,
imploravano il perdono de loro misfatti; dimaniera che in tal
congiuntura si fé’ conto si communicassero ciica 40 mila
persone, senza quelle, che venivano già sagramentate ne’
convicini Paesi senza numero ; cosicché sembrava ad ognuno
che la Marca tutta fosse concorsa in Montecchio. Frattanto
non si mancò, e da Sagri Ministri, e da Sig. Deputati di
propalare al Popolo, che li 19 del corrente, giorno di Dome¬
nica si sarebbe fatta una generalissima processione, e ripor¬
tato alla sua Chiesa il SS. Crocifisso, affinchè per 1 ora desti¬
nata ognun, che dovea intervenirvi, si trovasse preparato.
Nel tempo, che la sagra Immagine stette esposta alla
Colleggiata, si travagliò non poco da Fra Leone con altri in
Convento, per trasportare tutto F Aitar Maggiore dall’altra
parte della Chiesa, e ricomponerlo al modo che ora si vede,
ove si venera il SS. Crocifisso (1). Si preparò medesimamente
si in Chiesa che fuori quanto occorreva per riceverlo al ìitorno
colla maggior solennità possibile; giacche non solo a Reli¬
giosi, ma a’ secolari stessi ogn’ora sembrava mille, e dicevano
pubblicamente, che entrando in Chiesa, e vedendola vedovala
del SS. Crocifisso, sentivansi l’animo venir meno, e riempire
il cuore di malinconia, e tristezza. Fu dunque la Chiesa
vagamente apparata con setini, ed altri ornamenti di vari
colori, e con gran quantità de Lumi di cera ben disposti. Al
difuori, per lungo tratto di strada avanti la nuova Porta della
Chiesa, furono fatti molti Archi Trionfali assai alti, che Ri¬
mavano un bellissimo Portico di amena verdura, sotto cui
dovea passare la Sg. Immagine. Nel prospetto di questo, che sem¬
brava l’ingresso di un Teatro, v’erano due Colonne con diversi
rabeschi, belle statue, e due grandi fontane, che zampillando
l’acqua 20 piedi di altezza, e congiungendosi insieme nell’aria,
rendeva la Prospettiva di non ordinaria vaghezza.
Fra questo mentre (per diabolica suggestione) si sparse
voce nel Popolo che il SS.mo Crocifisso non dovea lipoi tarsi
alla Chiesa de Min. Riformati, ma restare per sempre collo¬
cato in qualche Chiesa dentro Montecchio, si per commodo
(1) * In praedicta Relat. pag. 11 et sequem.
PICENUM SEBAPHICUM
155
della Foresteria, che del continuo sarebbe venuta a visitarlo,
si anco per non esporlo al pericolo di rovina nella generai
Processione in entrare alcune Chiese, che non capiva, massime
de’ Monasteri di Monache, che lo richiedevano. Una tal voce,
per altro falsa, pose in gran gelosia li Religiosi tutti e molto
conturbò la mente de Superiori; a tal segno, che fra Reli¬
giosi, e secolari nacque non piccola altercazione di parole;
ma fìanlmente, o fosse vera, o falsa la sparsa voce, fu il tutto,
a gloria di Dio, supito, e si determinò, che la Domenica si
farebbe la generai Processione per tutta la Terra colla Sag.
Immagine, per riportarla al suo primiero destino, e che in
quelle Chiese, che non capiva, non sarebbe entrata. Inteso
ciò dalle Monache, molto si afflissero, vedendosi l’une escluse
dal ricevere la sag. Immagine per l’angustezza della porta
della loro Chiesa, e le altre per la picciolezza della Chiesa
medesima, la quale non era all’ora capace che di 30, o 40
persone al più. Fecero dunque le prime, cioè quelle di S. Be¬
nedetto, spianare li scalini avanti la Porta, e rompere li muri
laterali di essa Porta a proporzione della Croce : e le seconde,
cioè quelle di S. Chiara, convennero, che in luogo della Chiesa,
avrebbero aperta la Porta maggiore del Monastero, acciochè
sù di essa presentar si potesse la Sag. Immagine per adorarla,
conforme fu fatto con sodisfazione di tutte le Religiose.
Determinatosi dunque, che la Domenica 19 Maggio do¬
vesse farsi la Processione Generale del SS.mo Crocifisso per
tutta la Terra prima di riportarsi in Convento, la mattina
per tempo ognuno si partì da vicini Luoghi per accompa¬
gnarlo. Quindi in ora competente partirono dal Convento
cento, e più Religiosi de Min. Riformati, fra quali, 24 vestiti
p diaconi, 8 de più graduati con Piviali, e 8 colle Cotte da
autori, processionalm.® colla Croce innalberata ; giunsero
entro la Terra, la quale era così ripiena di Popolo per tutte
e strade, che con difficoltà entrarono nella Chiesa, in cui si
r °varono tutti li Sig. Canonici vestiti, altri con Piviali, altri
j 0n Pianete, ed altri con Tonnicelle per sostenere la Sagr.
mmagine nella Processione solamente dentro la Terra col
l^ s a * te del Clero. Frattanto li Sig. Deputati, fatta armare
milizia, distribuirono li soldati per le strade in modo, che
nessero indietro la Gente, e potesse aver libero il passo la
ccessione. Anche Monsig. Anguisciola Governatore Gen.le
156
PICENUM SERAPHICUM
della Marca, che volle intervenire a questa sagra Funzione,
ordinò per ogni buon governo, che tutta la sua Coite pren¬
desse i posti ne’ vigoli, per evitare qualunque tumulto, che
nascer potesse in tanta moltitudine di Gente.
Ciò fatto, comparvero tutte le Confraternite, tanto quelle
di dentro la Terra, quanto le altre di fuora vestite di sacco
con Torcie, e fiaccole in mano; come pure tutti li Regolari
in gran numero, avendo ogni religione in tale occorrenza de’
forastieri ne’ respettivi Conventi, e ognuno andava col lume
in mano. In ultimo scese dal Palazzo Priorale il Magistrato
in Abito, avendo in mezzo Monsig. Governatore sud. 0 col re¬
stante di tutta la Nobiltà, che lo precedeva, e li Sig. Depu¬
tati con loro Mazze, cui tutti antecedendo li Trombetti, e Tam¬
burini, giunsero alla Collegiata, ove cantatasi la Messa So¬
lenne, si diede principio alla Processione coll’ord.® seguente.
Antecedevano a tutti, le Confraternite del Rosario, e Cro¬
cifìsso erette nella Chiesa del Convento ; a queste succedevano
quelle delle Cure di fuora, cioè di Paterno, S. Lorenzo, e
S Carlo in così gran numero, che occupavano tutto il tratto
della Processione dentro la Terra ; la maggior parte per loro
divozione andavano scalzi, e tutti portavano in mano candele
accese (1). Dietro a queste venivano tutte le Confraternite di
dentro Montecchio, secondo il proprio ordine di precedenza,
portando parim.® ognuno la sua candela accesa ; in ultimo
a tutte le Confraternite veniva quella di S. Maria Maggiore
de Nobili li di cui Fra. m portavano tutti la Torcia ; siccome
sei Fratelli di ciaschedun’altra Compagnia portavano medesi-
mam.® le Torcie, li quali restarono in dietro per accompa¬
gnare la Sagra Immagine, e andavano avanti a quegli di
S. Maria Maggiore, e secondo l’ordine di precedenza fi a i
loro. Ogni Confraternita aveva li proprj mazzieri, per mante¬
nersi sempre in buon’ordine, oltre a quegli destinati dalla
Cominunità alla Porta della Chiesa per disporre la Processione
con regolata ordinanza.
Dopo le Confraternite venivano li RR. PP. Regolari, an¬
tecedendo a tutti li Min. Os. Riformati, a questi succedevano
li PP. Cappuccini, poscia li PP. Conventuali, in fine li PP-
Agostiniani, e ciascheduno de Regolari portava accesa la sua
(1) * In praedicta Relatione pag. 13 et sequ.em.
PICENUM SERAPHICUM
157
candela in mano. Alli Regolari seguiva la Croce del Capitolo
de Sig. Canonici, e di tutto il Clero, e Parocchie di S. Gia¬
como e S. Michele; a questi succedevano li Religiosi Min.
Riformati vestiti de Sagri Arredi, cioè otto colle Cotte, 24
colle Tonicelle, e otto con Piviali ; quindi seguivano li fratelli
suddetti delle Compagnie colle Torcie accese, poi li Sig. Ca¬
nonici vestiti de sagre vesti, e infine la Santissima Immagine
del Crocifisso, la quale sulla Porta fu da Religiosi data in
mano alli Sig. Canonici, che la sostennero per tutta la Pro¬
cessione dentro Montecchio. A tal vista, e comparsa si udi¬
rono le strida, e li pianti del divoto popolo, che stava sulla
Piazzetta, e in tutte le finestre inginocchioni, e così aggrup¬
pato che pareva le Anime del Purgatorio. Scesa la Santa
Immagine li scalini della Chiesa, e portatala in mezzo a
d- Piazzetta, si ordinò dal Direttore della Processione, se le
rivolgesse la beata faccia verso la Chiesa, ed elevata dai RR.
Sacerdoti, fu con essa benedetta la Chiesa Matrice in ringra¬
ziamento d’esser stata ivi depositata con tanto onore, visitata,
ed adorata con tanta divozione. Quindi rivolta al dritto della
Processione, e seguita immediatam. 6 da Monsig. Anguisciola
sud. Magistrato, e tutta la Nobiltà colli Sig. Musici vicini
alla Sag. Immagine, si proseguì verso la Piazza del Palazzo
Pubblico. Ove giunta, si ordinò dal mede.mo Direttore, si be¬
nedicesse a modo di Croce le 4 Parti del Mondo, cioè il
enato, gli Abitatori, le Case, e la Campagna tutta.
Seguitando dopo questo la Processione il suo viaggio,
quando fu il SS.mo Crocifisso avanti la casa del Sig. Carlo
nrinelli, volle questi, che stava in letto ammalato, esser por-
a o, quasi cadavere escito dal sepolcro, a baciare que’ SS.
ie i dell amoroso suo Redentore. Ciò fatto non senza sua gran
e de, e divozione, restò immediatam.® libero, e sano della
nioitale sua infermità. Indi seguitò la Processione verso le
n 0 f. a + 6 B en detto, e quivi giunta la Sag. Immagine, e
P° r ata entro la Chiesa, la quale era nobilm.® apparata, e
icca de lumi ben disposti, si tenne alquanto esposta colla
sc^ C1 ^i Verso ^ Coro delle Religiose, affinchè l’adorassero, po-
* datale con essa la santa Benedizione, si proseguì alla
eh a, i ■^■ onac ^ ie di S. Chiara, le quali, sebbene sapessero
col pi . ' mo , Crocifisso non sarebbe entrato nella loro pic-
a hiesa, l’aveano nulladimeno bene apparata de setini, e
158
PICENUM SERAPHICUM
fornita de lumi ed aveano di più adornato D’Archi Trionfali lo
spiazzo di S. Michele sino alla Porta grande del Monastero
avanti cui avean tirato una gran tela; e portata la ^agra
Immagine sulla Porta interiore del Monastero, avanti la quale
stavano schierate quelle sacre Vergini inginocchioni con fiac¬
cole in mano, fu quivi lasciata sola, per dar piena liberta ad
ognuna di baciarli gli SS. Piedi, e sfogare per un poco 1 amore
dal Cuore, e le lagrime dagli occhi nelle piaghe del Divin
Redentore loro amorosissimo sposo; ove successe un bel ìs-
simo fatto assai più miracoloso di quello accaduto al Can¬
nelli sud. 0 Ora pensi qui poi ognuno quali, e fi^nte fosseio
le voci di ringraziamento di quelle Sagre Spose del Crocifisso
allorché se lo viddero ripigliare da Sagri Ministri. Basta il
dire, che erano si tenere le parole, si dolci 1 sospiri, si forti
le strida, che cavarono dagli occhi di tutti, che le udnon ,
lagn ^ pi g\i^ n ^nqu?il SS.mo Crocifisso, fu d’uopo d’entrare
con esso in S. Michele a cagione d’una ìmprovisa pioggia,
che però presto cessò, e retrocedendo la Processione, per escire
dalla Porta di S. Egidio, quivi si diede nuovamente la Ben
dizione colla Sag. Immagine verso le Moi J ache dl J a
detto - indi seguitando il cammino sino al fine della sces
sotto Porta Montana, dove vedendosi dapertutto per T^an
si scopriva della Campagna ripiena di numerosissimo Popolo
fu in quattro parti colla Sag. Immagine data a tutti la S. rie
Dedizione, e poi seguitò senza più fermarsi alla vo to del
Convento, ove il P. Provinciale, al principio degli Archi Inon
fiali, vestito di Piviale con molti assistenti stava con ansietà
aspettando, e prima di entrare in Chiesa, (essendo non solo
il Oprato, strade, e campagne, ma anche gli alberi ripieni
Gente divota) dopo incensata la Santa Immagine, die
essa a tutti la solenne Benedizione, e cosi fu terminata
Sagra Funzione, e fu collocato il SS.mo Crocifìsso nel nuovo
Altare colla faccia verso Montecchio, come al presente si v
e dove con gran divozione si adora, e venera da tutti li ie
deli Cristiani.
PICENUM SERAPHICUM
159
DOCUMENTI AGGIUNTI
A — Cfr. Arch. del Picenum Seraphicum Docum. 344, pag. 7: « Fu eletto
« in quel Capitolo primo Guardiano di questo Con. to il P. Claudio da Iesi, e
« suo Uicario il P. Lodouico da Iesi con una famiglia de Religiosi molto
« esemplari, che unitamente faceuano risplendere la diuotione, e le loro
« uirtuose operationi, che si accrebbe si fattami il concetto nel Popolo,
« che pareuano ne Corpi humani habitassero Angeli di Paradiso. Questo
« e parte della bontà di quei figli, che appresero senza punto tramarsi
« dalla strada del loro Serafico P. re , etc. Si disposero intanto granimi
« degl aftettionati cooperando a quel bene che ha origine dalla perfetta
* uolonta, per prouedere al bisogno de Padri habitatione proportionata
« alla pouertà Religiosa, di già quel Guardiano ne prese l’incombenza,
« gettando egli il primo fondamento d’una parte del Conuento, quale
« prosegui con tanta sollecitudine, assistito dall’elemosine de benefattori,
* c e in breue fu resa habitabile; hanno poi gli altri Guardiani conti-
* ^ uato sedurlo a miglior stato con un recinto agl’orti di ottima instrut-
« tura, altre officine, e necessità maggiori ».
® li documento 339, da pag. 20 a pag. 24, completa esaurien-
emente la descrizione di quanto avvenne nel periodo dei restauri e fab-
onca dei convento. Merita di essere riportato per intero. — « Dato
« 1 ordine d’incominciare a cauare la Terra sopra li segni del fondamento,
« manifestamente si uide che S. D. M. uoleua prouedere li poueri Reli-
« giosi del suo Diurno aiuto; mentre non defossata la Terra poco più
1 piede, si trouo un Antico fondamento per largo, e per longo,
* *j e P 1 ^ e Romeno di quanto tirauano li fili, com’anch’hoggi si uede di
« 6 f ro > e d * P uor ^ fi detto antico fondamento, e fattolo tutto riconoscere,
^ e en considerare fu giudicato da tutti ualeuole a sostenere non solo
« U peso di un ordinario muro, ma anco di altis. m0 Palazzo, mentr’era
^ i grossezza meglio che di tre piedi ; e tutti restorno merauigliati, e
€ S scorgendosi nel bel principio, che dall’Altissimo si riceueuano
« p?. si . sm gol a rissime gratie, e che i poueri Religiosi erano assistiti dalla
« 11I1 ^ la ^rouidenza in farli trouare un fondamento senza interrompi-
« epa ° alcUn ° sin0 al termi . ne Prefisso, e non più; cosa in uero, che
« e^- 6 lrL °fi U0 a d ognuno di rendere a Giesù Christo le douute gratie,
«di ®P erare nell’auuenire anco la sua assistenza ; e perciò animati tutti
« a i arae ™^ con gran coraggio si proseguì a perfettionare il
« ormitorio, e sempre si è proseguita la fabrica con gara spirituale de
« siri Per i? ri Guardian b il P rimo de quali fd eletto il P. Claudio da Jesi;
« nia°i 6 R aPa ^ ne s * ® ridotto il Conuento tutto habitabile; tutto di
« che 1 }^ C • . senza a l cun proeudimento, o prouisione stabile, il tutto,
45 ha s * ue de dalla Diu. a Prouid. a si riconosce ; mentre che questa
« li P0St ° ne ^ .^ uore . di diuersi Benefattori Dinoti di soccorrere con loro
sme continue li Relig. 81 del gran Patriarca Seraffico, che come ueri
160
PICENTJM SERAPHICTJM
« e uolontarij poueri di Giiesù X.°, professano un totale spogliamento delle
« cose terrene, sono dal medemo Sigi 6 del tutto proueduti, e si come e
« uero che questi uiuono tanquam nihil habentes ; li fa toccar con mano
« la uerità infallibile, che tutto hanno ; mentr’è anco uerissimo, che siano
« d’ogni bisogneuole soccorsi, et omnia possidentes : Poscia che rimirandolo
« bene la fabrica tutta di pianta di tutto il Conu t0 , la Clausura degl orti,
« e la Chiesa ristorata, et abbellita di fabrica, e di pitture, chi ben ui
« riflette, confessarà apertamente la Diu. a Prouid.", e vigilanza deSup."
« in hauer impiegato ogni lor studio in bonificare il monastero ; Ne me-
« rauiglia deue portare a niuno il uedere perfettionata una tanta gran
« fabrica, che a primo aspetto fa stupire ogni uno, mentre m si poco
« tempo il tutto si è ridotto a perfettione, e quantunque ben si conosca,
« che a ridurre il tutto in tale stato ui sijno consumata molti denari e
« che soprapassino molte migliaia di Scudi, non deue recare meraviglia
« a niuno di ciò, ne deue far concetto, che la Eelig." 6 Tesoreggi, il che
« è falso, e lontanissimo dal uero ; ne meno si deue pensare,’ che per la
« fabrica di detto Conu. to , si sij trouato il Tesoro, qual da tutti si tiene,
« che nel Sito del Conu. t0 , Orto, o uicino si ritroui come alcuni ignoranti
« o plebei hanno creduto; perche se ciò fosse stato uero, quel Guard.
« o altro, che fosse stato, che l’hauesse trouato, hauerebbe con tal fortuna,
« o prouedimento molto prima terminato il tutto, che si è portato tan-
« oltre. Il dire poi d’alcuni, come si è potuto far tanto da una Eelig.
« che professa strettissima pouertà, che hauerebbe dato da pensare a chi
« si sia bene stante, e di rendite, e facoltà non ordinarie? non ha ion-
« damento tal discorso se si considera attentarti. 6 come si urna nella Re-
« lig 116 trouerà, che in ogni cosa ha il solo uso pouero, si nel uestire,
« come nel Uitto, e che non potendo la Eelig." 6 hauere peculio, o limo-
« sine pecuniarie, se non per le necessità presenti, o imminenti ; quin J
« è che se S. D. M. tocca il Cuore a Benefattori di fare alla .Eelig.
« qualche limosi bisogna, che il Sup. re la disponga in benefitio del a
« Chiesa, Religiosi, o altro di necessità, e non si pensa ne di applicarli
« in beni stabili, o Censi, de quali non ne sono capaci ; ma subito ì®'
« piegarle come sopra : Da ciò si deduce, che non deue recar merauig ia
« se si uede, che la Eelig." 6 giunge ben presto a perfettionare una cosa,
« che un’altra non puole, perche uiue col solo assegnamento delle P^°
« prie entrate dalle quali ogni poco si leui per far qualche bonificamento,
« bisogna, che tutto il restante delli Religiosi ne sentono la mancanza.,
« e non questuano ogni giorno, come fà la Eelig.” 6 pouera de ng 1
« S. Fran. 00 , oltre di ciò, uiuendo la Eelig." 6 Fran." a Eif! a con regolata osser-
« uanza, che non ui è eccesso, sontuosità, o pretiosità nel uiuere; u
« quello, che la Diu. a Prouid." manda si dispone in modo, che tolto 1 uso
« pouero in ogni cosa quello soprauuanza di limosina si pensa di por
« in bonificamento del Conu 10 non essendo capace la Eelig." 6 sod.
« tenere limosine indeterminate, e independenti, ma solo di applicar!
« nelle necessità presenti, o imminenti. . . TT ,. .
« Fatto dunque più ch’in parte le stanze nel Dormitorio, le Uoite,
« e stabilite le mura, fabricatasi la Clausura, che prima era Prato, ciò
* si faceua la fiera per la Pentecoste, qual era del Seminano di a
PICENTJM SEEAPH1CUM
161
« nno, che lo concesse alla Religione, come più commodo per gl’Orti, e
« per tal Prato gli si restituì quel Terreno, ch’a tall’effetto haueua asse-
« gnato nella Piantata iui continua, qual commuta fu fatta tra il Sig ”
« Card. 16 Fransoni, e Signor Giulio Sala, che in quel tempo era Sindico
« Aplico con publico Istrumento il giorno di S. Lucia; e subito quel P.
« Guard. 0 di quel tempo, dato di mano all’opera fece cauare li Fonda-
« menti, e assistendolo S. D. M. il giouedì grasso fu finita la Clausura
« di molte Canne di muro, e quantunque d’Inuernc non mancò la Cele-
« ste assistenza al solito di fauorirlo, mentre andomo tempi belli, e buoni
« non piove mai, non neuigò, e sempre si proseguì il Lauoro, concor-
« rendoci limosine per sodisfare 13, e 20 operarij, e proued/ 6 abbondante
« di Uitto, e per li medemi, e Religiosi ancora, ch’era un continuo
« miracolo della Diu. a Prouid." uenire limosine da diuerse parti di quei
« circonuicini Paesi, e della Terra di Montecchio, che compassionando
« la Pouertà Seraffica, erano internam 16 eccitati a mandare buone limos." 6
« al sodi 0 Conu. t0 e lo scrittore dell’Istoria non parla per relatione, ma
« di uista, di prattica, e di certezza, che in tal tempo era egli medemo
« Guard. 0 di detto Conu.' 0 , e di uerità le successe più uolte, che uennero
« copiose limosine di commestibili, et altro senza poter sapere chi le
« mandassero; perche iterrogati li portatori di detta robba, chi la man-
« daua? rispondeuano chi ci mandano, c’han detto, che pregate Dio per
loro, uietato di dire chi sono, che sono stati spirati da Dio a far questa
« canta, facciate le uostre parti, e senza prendere un becchiero di Uino
« partimmo; e ciò più volte ciò li successe, e dalla Terra di Montecchio,
o. beuermo, Cingoli, et altri paesi, che li medemi Religiosi, che ui sta-
* tv 110 , A 1 fami g lia sino al giorno d’hoggi non cessano di glorificare la
8 Dl u- a Prouid. a in quel tempo.
( . * fai commuta di terreno fu fatta per il gran scommodo, che sen-
* tiuano li Religiosi in andare a coltiuarlo, che bisognaua uscir di Con-
uent°’ e dilungarsi un buon tratto, che il detto Prato riuscirla di com-
' modo per essere auanti le finestre del Conu.' 0 , e continuo a quel poco
erreno, o orticino, che i frati ci haueuano ; e così si è fatto sempre
( 6lra ®do a perfettione tutto il restante della fabrica, mentre con santa
c gl’industriosi Guardi hanno atteso a stabilirlo con fare
o«icme, Coro, e Sagristia sin’all’Anno 1697, nel quale ritrouandosi
■ 1 r ®. uincia l e 11 E- E- Ippolito dalla Serra di S. Quirico, quale per’
■ a deuotione, che haueua al SS. m0 Crocefisso, fissò l’occhio di sodisfare
dp a 'r| U0 ' 6 ^ raine 'l®! denoto Popolo di Montecchio, che con tanto
f a r lder , 10 ’ ., et ans letà aspettavano la Traslatione del soddetto, essendosi
1 f,„ i?», ^ oro > l a Sagristia, e fatto il Cappellone doue doueuasi col-
sa, ar6 ri ip a r 6 H SS. m0 Crocefisso medemo : Ma perche la Chie-
3 1 6 vr a Antichità, e dalle scosse de Terremoti era nelle Uolte di tutte
sosti ,, auate a P er ta, e quasi cadente, che chiunque u’entraua uiueua
r3 e timoroso douesse rouinare, tant’era orreuole; il soprano-
StaT l r0u 6 ui destinò assistente, e fabriciere il P. Lodouico dallo
cori ri' ’ qUa e ? 0 . nsu ltando lo stato pericoloso delle uolte della Chiesa
Per e luersi Eenti Architetti, inclinammo quasi a gettarle in terra, che
ssere doppie, di sopra cariche esorbitantemente, e li Travi che ser-
Anno r. 1916 - Fascicolo II. n
162
PICENUM SEEAPHIGUM
« uiuano per Chiaui, quali tronche, e quali consunte dal tempo, piu non
« stringeuano le Mura, anzi queste cedendo alla forza delle TJolte, anda-
« nano allargandosi, e aprendosi molto, e che si rifacessero semplici; ma
« considerandosi la gran spesa u’andaua in demolirle, e il longo tempo
« in rifarle, alla fine si concluse, che si scaricassero di tanto peso di sopra,
« e s’incatenasse tutta con Chiaui di ferro, e si stringesse bene nelle
« aperture, come in breue fu fatto mediante l’applicatione continua, e
« premura non ordinaria del sod. t0 P. Proule, e del soprad. 10 P. Lod. .
« alla fine con non poca spesa, e fatiga indicibile si assicurò la Chiesa,
« si aprirono altre finestre, e tutta s’imbianco..
« Ridottasi per all’hora a tal stato la Chiesa, (per quello si dirra
« poi, che le fu fatto dopo seguita la Traslatione) s’applicò con tutto
« spirito a portar alfine tal funtione, e perciò partecipatolo con 1 111.
« Com. tà , e supplicatala ad eleggere Deputati con quali il Sup. re del
« Conu. to potesse commodam. 16 discorrere di tutto quello, che sopra di
« ciò era, o fosse necessario, e fosse, e rendesse decorosa la fontione ;
« quale subitamente elessero Gentiluomini, ornandoli di Aste con pomi
« indorati, acciò si distinguessero dall’altra nobiltà, e furono li SS. Mu-
« tio Castellani Sindico Aplico del Conu. to , Romolo Brogli, Bartolomeo
« Pellicani, Simon Nicola Acquaticci, Capitano Virgilio Bartolozzi, Fron. 00
« Ant.° Brogli, Quintilio Teloni, e Teseo Brogli, quali unitisi in Congreg. 6
« fra di loro con saggia accortezza determinarono per primo prouedimento
« d’arricchire l’Anime di Tesoro Celeste procurando dal Sommo Ponte-
« fice Innocenzo XII l’Indulg. za Plen. a ; per 2° ^ fecero stampare Cartelli
« d’Ihuito, quali furono mandati in diuerse Città, Terre e Castelli della
« Marca; e per 8° d’inuitare, e chiamare li più esquisiti Musici di tutta
« la Prouincia della Marca, ordinando anco Questuarij per tutto il Ter-
« ritorio ».
« Frate Bentivoglia , dimorando una volta a Trave Tonanti solo, u
guardare et a servire uno lebroso, àbiendo comandamento dal Prelato di
partirsi indi et andare a uno altro luogo, il quale era di lungi XV miglia,^
non vogliendo abandonare quello lebroso, con grande fervore di carità si
Ilo prese et puoselsi in sulla spalla et portollo dall aurora insino a
levare del sole per tucta quella via di XV miglia, insino al detto luogo
dov’era mandato, che si chiama Monte Saracino: il quale viaggio , se fosse
suto [stato] aquila, non averebbe potuto in così poco tempo volare: et di
questo divino miracolo fu grande stupore et ammiratione in tutto quello
paese ».
(Fioretti, c. xli).
PICENUM SERAPHICUM
163
APPUlsTTI STORICO-CRITICI.
(Continuazione: vedi n. 1. pag. 21).
III. — Terzo equivoco. — Il Generalato del Clareno. («
Il Ministro Generale, P. Raimondo Gaufredi, mosso a
compassione di fr. Liberato da Macerata, di fr. Angelo Cla¬
reno (2) e di molti altri loro compagni, i quali nel 1280 erano
stati condannati al carcere perpetuo da cinque ministri pro¬
vinciali (3), volle non solo liberarli dal carcere, riconoscendo
loro innocenza, ma anche provvedere perchè in seguito non
fossero più molestati, destinandoli alla missione d’Armenia (4).
Nel 1293 furono però costretti di ritornare in Italia, perchè,
non ostante i grandi frutti spirituali che essi raccoglievano
W A ben comprendere come abbia avuto origine la presente qui-
stione, ci siamo creduti in dovere riassumere diversi punti storici,
mettendo in vista del lettore, gli inizi dei Celestini, il regime di fr. Libe-
ra o da Macerata e come il Clareno, dopo la morte del suo fedelissimo
fogg’^h' 6 superiore, abbia continuata una certa direzione dei poveri
d TVT^ Q ues ti due nomi furono assunti in seguito, 1294, da fr. Pietro
a Macerata e da fr. Pietro da Fossombrone, come abbiamo diffusamente
imo strato nel primo equivoco.
P TM ^ > ’ op. cit. 45-46. — Avremmo desiderato dal
• -tlolzapfel qualche riga di più riguardo a questo punto: narrare sem-
P icemente la scarcerazione del Clareno e compagni per mandarli in
dorn 10n f’ senza neppure un piccolo cenno che il Re di Armenia aveva
fr r a -? ciato P. Generale uomini santi e che il P. Generale liberò
mand /■ rat ,° e .d h Clareno proprio per annuire al desiderio del Re, sti-
seri 0 l ’ dichiarandoli innocenti e santi, ci sembra tale lacuna da far
^ dubitare sulla leale sincerità storica dello scrittore,
questi • Golubovich, op. cit. t. I, 380-31, crede che la partenza di
sull’ 1 missionari per l’Armenia avvenisse entro l’anno 1290: basato poi
autorità del P. W addino., Annales, an. 1290 n. X, e sulla Cronaca
164
PICENUM SERAPHICUM
in detta missione (1), i religiosi della Siria non cessavano dì
perseguitarli in ogni maniera (2). Arrivati in Italia dovettero
soffrire assai, specialmente perchè nessun Provinciale volle
riceverli (3). Ogni via era chiusa a questi poveri reietti e tutto
sembrava congiurare contro la loro fermezza nel volere rigo¬
rosamente osservare le giurate promesse ai piedi dell altare
con la solenne professione della santa Regola. Iddio però non
li abbandonava ed essi ne erano pienamente convinti. Pensarono
di rivolgersi al loro Ministro Generale, a quel medesimo
P. Gaufredi che altra volta li aveva liberati, domandandogli
qual via dovessero prendere per assicurare la vita religiosa e
trovare un poco di pace al loro animo agitatissimo.
Era salito al trono pontificio il benedettino Pietro da
Morrone con il nome di Celestino V (4), il quale ben cono¬
sceva fr. Liberato da Macerata e fr. Angelo Clareno, e non
solo li conosceva personalmente, ma stimava assai la loro con¬
dotta e la santità della loro vita (5); il P. Generale li consi¬
gliò a presentarsi al nuovo Pontefice ed esporre al medesimo
il loro compassionevole stato. Essi non perdettero tempo ; an¬
darono in Aquila, si presentarono al Papa e gli esposeio in-
dello stesso Clareno, dice che furono sei, cioè : fr. Angelo Clareno, fr.
Marco da Montelupone, fr. Pietro d’incerta patria, il B. Tommaso da lo-
lentino fr. Angelo da Tolentino e fr. Pietro da Macerata; ai quali ag¬
giunge’fr. Liberato da Macerata. Siamo di opinione che il P. G-olubovich
abbia preso un equivoco circa il nome Pietro, poiché il Pietro d’incerta
patria crediamo che sia precisamente il nostro Clareno, ed il Pietro da
Macerata sia proprio l’identico fr. Liberato da Macerata.
(1) Di questi frutti spirituali ne fa testimonianza lo stesso Re di Ar¬
menia e ne parlano tutti gli storici francescani. Non potrebbe essere un
forte argomento contro i nemici del Clareno e de’ suoi compagni.
Cfr. P. Panfilo, op. cit. 1. c. 143.
(2) Non è punto vero ciò che dice il P. Holzapfel, op. cit. 1. c.,
cioè che questi santi missionari per ritornare in Italia prendessero la
scusa di essere perseguitati dai frati della Siria : « praetendentes se non
potuisse ìbidem, remanere propter persecutiones molitas a fratribus provin-
ciae Syriae. » La persecuzione fu vera e reale. Cfr. P. Panfilo, op. cit,
voi. I. 193. Rigettiamo dunque l’insinuazione del P. Holzapfel, tanto piu
che egli non l’appoggia su documento alcuno. . ..
(3) Cfr. P. Holzapfel, op. cit. 1. c. — Questo fatto meriterebbe molte
considerazioni: le faremo man mano, quando lo richiederà la nostra 1
f esa . _ Vedi la nota di F. Tocco, op. cit. 244.
(4) Il 5 luglio 1294: fu consacrato in Aquila.
(5) Cfr. F. Tocco, op. cit. 245.
PICENUM SERAPHICUM
165
genuamente le loro tristissime condizioni, manifestandogli il
fermo proposito di osservare la Regola in tutta la sua inte¬
grità. Il sommo Pontefice accolse paternamente i due poveri
frati, esaminò il triste caso e comandò che osservassero la
Regola ed il Testamento di S. Francesco come e quando me¬
glio potessero, sciogliendoli in pari tempo da ogni vincolo ed
obbedienza dell’Ordine, dicendo : « Voglio che siate tenuti ad
obbedire a me solo ed a fr. Liberato, come a me; ed a lui
concedo che possa assolvere per una volta dalla colpa e dalla
pena tutti i compagni e frati vostri, e che possa ricevere tutti
coloro che volessero abbracciare la penitenza e la vita che voi
avete promesso » (1). Così ebbe origine la Congregazione
Francescana dei Celestini, della quale fu primo Superiore, cano¬
nicamente eletto, fr. Liberato da Macerata (2).
Celestino V, dopo sette mesi di Pontificato, abdicò ed in
sua vece salì la cattedra suprema Bonifacio Vili. I poveri
Eremiti , non ebbero più pace: le ostilità furono riprese in modo
più violento e più decisivo, costringendoli nuovamente ad
esulare. Fr. Liberato, il Clareno ed alcuni compagni ripara¬
rono in Grecia, due rimasero in Italia e la maggior parte
fuggì in Acaia (3). Da questo momento incomincia il periodo
più critico, più acuto, più doloroso per il Clareno ; periodo
di lotte violenti, di pericoli senza numero, di sofferenze inau-
(1) Questo fatto è mirabilmente descritto dal nostro Clareno nella
p la . Escusatoria. Cfr. P. Da Lateea, op. cit. 157: P. Ehrle, op. cit. 525.
'limitiamo a riportare il solo testo delle parole pontifìcie con le quali
« i? 8, e ^ e S§ eva h primo superiore della Riforma dei Claroni: « Mihi
« soli volo quod obedire teneamini, et fratti Liberato, sicut mihi ; et ipsi
« concedo quod possit absolvere a pena et culpa semel omnes sotios, et
* ratres vestros, et quod possit recipere omnes volentes penitentiam, et
* vitam, quam vos promisistis facere. » Il P. Holzapfel, op. cit. 1. c.,
^ice che Celestino V. « homo simplex, externa specie deceptus, conces-
* Slt , eis > ut secederent ab ordine, mandans etc. » Ma non è questo un
ero insulto alla sacra persona di quel santo Pontefice ? e dove ha
°T. 0 fi h- Holzapfel che Celestino V siasi proprio lasciato ingannare ?
c 1 §fi b a detto che fr. Liberato ed il Clareno fintamente, ipocrita-
efì 611 6 f. ^ ano coluto mentire alla presenza del Papa uno stato di cose
sto Un ^ lso 8 no eh® non esistevano ? Ciò non si chiama scrivere la vera
ria ’ ma crearla a base di ostili preconcetti !
^ Panfilo, op. cit. 1. c. 194-95.
f r T F- Tocco, op. cit. 248-49. — I due rimasti in Italia furono
Aac °bone da Todi ed il B. Corrado da Ofifida.
166
PICENUM SERAPHICUM
dite per lo spazio di 43 anni, cioè sino al giorno nel quale
Iddio chiamò a Sè questo intrepido e forte suo servo, toglien¬
dolo da tante persecuzioni e premiandolo con la morte pre¬
ziosa del giusto ! (1)
Bonifacio Vili, in sul principio, non vedeva di mal’oc¬
chio la nuova Congregazione francescana dei Celestini cui
appartenevano fr. Liberato da Macerata in qualità di Supe¬
riore, il nostro Clareno ed i frati della povera vita od Ere¬
miti , Congregazione che tu legittimamente istituita, come sì
è detto, dallo stesso Pontefice Celestino V, e che in seguito
fu chiamata Clarenitana o dei Clareni. Tanto è vero che alle
accuse mosse contro questi presunti apostati dall’Ordine (2),
il Papa rispose agli accusatori : « Lasciateli stare, perchè essi
fanno meglio di voi ! » (3) Per i nemici della nuova Con¬
gregazione una tale risposta suonò assai male : essi pensarono
subito che il nuovo Pontefice avrebbe senza dubbio, se non
protetta, almeno lasciata in pace quella Riforma la quale, se¬
condo il loro modo di vedere, non doveva assolutamente esi¬
stere nell’Ordine : ond’è che ricorsero alla calunnia la più ri¬
provevole per riuscire nel loro intento. Non discuteremo se
il fine fosse più o meno giusto e plausibile ; diciamo solo che
il mezzo adoperato fu una vera colpa (4).
E’ risaputo dalla storia, quanto difficile e scabroso fosse
il Pontificato di Bonifacio Vili : tutto pareva congiurare con-
(1) Dopo tanti studi non è più possibile dubitare circa l’anno pre¬
ciso della sua morte, la quale avvenne propriamente nel 1387.
(2) Sebbene il P. Holzapfel, op. cit. 1. c., dica « Mirimi non est
« Ordinem hanc separationem putasse apostasiam, » e cerchi avvalorare
tal opinione con la testimonianza dell’Olivi in una lettera al B. Cor¬
rado da Offida, non possiamo in modo alcuno convenirne, poiché sarem¬
mo costretti dichiarare reo e responsabile della detta apostasia lo stesso
Papa Celestino Y. S. Francesco ha messo la Regola e l’Ordine nelle
mani del Papa: dunque il Papa poteva benissimo sottrarre gli Eremiti
all’obbedienza dei Superiori dell’Ordine, senza renderli apostati e senza
farli perdere il carattere francescano.
(3) « Sinite eos, quia ipsi melius, quam vos, faciunt » : Escusato-
ria: P. Da Latera, op. cit. 159. — Il nostro Analista, P. Wadd., affanno
1302, n. VII. dice il medesimo.
(4) Il fine era d’impedire ad ogni costo qualsiasi divisione nell’Or¬
dine; poteva quindi scusare anche qualche ostità un pò eccessiva; non
mai, però, un mezzo menzognero che colpiva direttamente il buon nonio
e l’onestà dei poveri calunniati.
PICENUM SERAPHICUM
167
tro di lui : si dubitava della sua legittima elezione ; gli si ne¬
gava la lealtà, il comando, l’autorità suprema; dalla Francia
Filippo il Bello lo criticava, lo insultava; gli si opponeva fe¬
rocemente, lo derideva in modo spietato. Bonifacio sentiva
sanguinarsi il cuore ; ma tutto avrebbe sofferto, tranne il più
lieve dubbio intorno alla legittimità del suo Pontificato. I ri¬
correnti si valsero scaltramente della gelosia del Papa ed ac¬
cusarono i Celestini , quasi che non riconoscessero lui per legit¬
timo successore di S. Pietro e come sostenitori dei diritti di
Celestino V, loro fondatore e protettore; e quasi ciò fosse
poco, aggiunsero che erano eretici e scismatici predicatori con¬
tro la suprema autorità della Chiesa (1). Il Papa ne fu im¬
paurito. Egli pensò che in Oriente, per opera dei Celestini ,
potevano suscitarsi e prendere largo piede dei forti dubbi circa
la sua legittima elezione con tutta probabilità di uno scisma
a grave danno della Chiesa cattolica.
Il colpo era ben tirato e l’effetto non poteva essere in mi¬
glior modo ottenuto. Bonifacio Vili mandò lettere severis¬
sime contro i presunti ribelli, richiamandoli immediatamente
all’obbedienza dei Superiori dell’Ordine, derogando ai privi¬
legi concessi ai Celestini dal suo antecessore e rimettendo tale
esecuzione al Patriarca di Costantinopoli e agli Arcivescovi
di Atene e di Patrasso (2).
Non v’ha dubbio: quest’atto energico di Bonifacio Vili
colpisce direttamente i piccoli frati della povera vita, cioè la
Congregazione dei Celestini. Chi legge la bolla « Firma cau¬
li) Cfr. Wadd. ad an. 1302-VII : « Quid vero hos excogitasse pu-
* tes ? ut Pontificis animum flecterent ? Suggesserunt, hos, tanquam Coe-
« lestini germen, omnino Coelestino adhaesisse, et Coelestinam excogi-
« tare factionem, neque suam Sanctitatem apud eosdem verum reputari
* ^ > . on ^ cein j quem dolose dicebant ad sacram dignitatem pervenisse. Ni-
* hd aegrius audiebat Bonifacius, quam vel levissime de sua auctoritate
« et canonica electione dubitari. » — Nella Escusatoria il Clareno rife¬
risce le parole dette al Papa: « Domine sancte Pater, heretici et scisma-
101 sunt, et in tota terra illa [in Grecia e nell’Acaia] predicant, quod
«vos non estis Papa, et quod auctoritas non est in Ecclesia. » Cfr. P.
Patera ; op. cit. 1. c.
(2) « Annuit itaque [Pontifex] ut revocarentur ad Religi onis obe-
« +^tiam, datis litteris ad Petrum Constantinopolitanum Patriarcham,
* et Athenarum, ac Patrarum Archiepiscopos. » P. Wadd., 1. c. — Cfr.
• tocco, op. cit. 249-50: P. Panfilo, op. cit. 196.
168
PICENUM SERAPHICUM
tela » (1) ne rimane fortemente impressionato. Conoscendo però
il movente di tanta severità, possiamo e dobbiamo con sicu¬
rezza affermare l’innocenza dei colpiti e compassionare quelle
povere vittime della diabolica calunnia. Ci fa poi meraviglia
leggere in qualche moderno scrittore questo brano di storia
senza neppure un cenno della vera ragione su cui il Papa ha
principalmente poggiato l’ordine severissimo contro quei po¬
veri frati, i quali avevano prudentemente cercato in Grecia ed
in Acaia un poco di tregua a tante crudeli persecuzioni ! (2)
Vediamo ora se i Celestini abbiano o meno obbedito al
comando del Papa, poiché è bene non dimenticare che tra le
molte accuse, mosse in modo speciale contro il Clareno, vi è
ancor quella di pertinace disobbediente alla santa Sede. Riman¬
diamo gli studiosi alla Escusaloria dello stesso Clareno, il
quale con semplicità evangelica e con ammirabile ingenuità,
doti intrinseche approvanti la veridicità dello scrittore, narra
il fatto in tutti i suoi più minuti particolari. Da questa nar¬
razione appariscono evidentemente umiltà profonda, invitta
pazienza, sottomissione spontanea, pronta obbedienza e per¬
fetta rassegnazione alla volontà di Dio (3). Se i Celestini fos-
(1) Il P. Ehrle, op. cit. II, 156, la riporta dal codice 22 di Assisi.
I brani principali si possono leggere anche in F. Tocco, op. cit. 1. c.
alla nota 1.
(2) Il P. Holzapfel, op. cit. 47, narra con una sorprendente laco¬
nicità l’ordine severo dei Papa contro i Celestini , ma neppure una parola
aggiunge riguardo al movente dell’ordine stesso. Ignorava, forse, ciò che
affermano XEscusatoria e la Cronaca del Clareno su questo punto ? ma
la dettagliata affermazione del P. "Wadding e di non pochi altri storici
non ha per lui valore alcuno ?
(3) Ecco il testo : « Quorum fallaciis [cioè dell’accusa fatta a Bo-
« nifacio Vili] tantus homo deceptus, litteras, quas primo coram vostra
« Sanctitate [Giovanni XXII] audivi, ipse Dominus Papa Bonifatius tri-
« bus Prelatis illius provincie commisit [il Patriarca di Costantinopoli e
« gli Arcivescovi di Atene e di Patrasso], et sonus ad nostras aures per-
« venit, quod a Domino Summo Pontifico contra nos emanaverunt littere
« multum severe. Quod audientes, in unum convenimus omnes; et deli-
« beravimus Summi Pontificis litteris usque ad mortem, quecunque nobis
« mandantibus, penitus stare, et in omnibus, et per omnia obedire. Unde
« post receptas a Dominis executoribus litteras contra voluntatem domi-
« norum terre, qui dicebant se a Dominis Episcopis habere, quod nos
« expellerent, expectavimus, et presentavimus nos semel et duo Domino
« Atheniensi, et Domino Patracensi frequentius, qui dicebat quod prius
« dimitteret se Episcopatu privari, quam contra nos propter litteras cum
PICENUM SERAPHICUM
169
sero stati veramente eretici, ribelli e pertinaci disobbedienti,
non solo non avrebbero dato importanza all’ordine del Papa,
ma si sarebbero serviti di ben altri mezzi per troncare una
persecuzione così insistente e così atroce.
Sapevano, infatti, da chi era stato motivato quell’ordine
severo; conoscevano tutti i punti della falsa accusa a loro
danno; erano intimamente consapevoli della propria innocenza;
non mancavano ad essi amici potenti cui rivolgersi, non solo
per il trionfo della verità, ma anche per una giustificata rea¬
zione contro gli oppressori del loro zelo per l’osservanza della
santa Regola. Ma, no ! Povere vittime della tristezza dei tempi
ed anche della protervia degli uomini, questi creduti e temuti
leoni si addimostrano agnelli mansueti e si lasciano trascinare
a destra ed a sinistra, senza emettere un solo grido di pro¬
testa vendicatrice, chiedendo persino di essere carcerati per
trovarsi nella impossibilità assoluta di eseguire immediata¬
mente gli ordini del Papa. In seguito si sono difesi, è vero,
ma la loro difésa fu sempre rivolta alla suprema autorità,
senza personali recriminazioni e solo contro le false accuse
ehe aumentavano ogni giorno. In simili casi il loro silenzio
non sarebbe stata certamente una virtù plausibile.
Felice Tocco, con la scorta della Cronaca e della Escu-
Sa °J^ a Clareno, riassume magistralmente quanto accadde
ai Celestini dopo gli ordini severissimi di Bonifacio Vili. Sti¬
miamo opportuno riportare qui per intero l’interessante rias¬
sunto, rimandando il lettore ai documenti che il Tocco mette
m nota per provare le sue affermazioni.
« Nell’assenza del Patriarca (1), gli arcivescovi esegui¬
amo il loro mandato, e tanto si adoprarono col principe Tom-
aso, che i poveri esuli non potendo riparare in altra parte
principato latino di Acaja, fuggirono nel 1298 presso i
leci di Tessaglia. E neanche ivi ebbero posa, chè a capo
« certrf m6nd r s impetratas procederet, de quorum fide et innocentia
« caro S f rat ' Dominos terre rogavimus, quod in aliquo nos loco, quasi
« hori & ° S tenerent > de nobis Summo Pontifici scriberent, et neutrum
L 4Tt ,„ impetrare valuimus. Coacti igitur recessimus etc. » Cfr. P. De
°P- mt. 1. c. - P. Panfilo, op. cit. I. c. 196.
stantinon ^ IC u T ° C0 °’ ° P- cit 260 ' 64 ’ ~ Parla del Patriarca di Co¬
di Rn.4 0 . 1 2 3 ’ d quale era assente quando arrivarono gli ordini severissimi
facio Vili, e degli Arcivescovi di Atene e di Patrasso.
170
PICENUM SERAPHICTTM
di due anni, tornato nel 1301 il Patriarca di Costantinopoli,,
pronunziò contro di loro la scomunica; nè fu loro concesso
di unirsi a fra Giacomo del Monte e compagni, che in quel
tempo appunto con licenza del Generale si recavano in Ar¬
menia (1); e di quattro compagni, mandati in missione a
Bonifacio per calmarlo, due, che riuscirono a raggiungerlo,
nulla ottennero, due altri furoro arrestati per via. A fra Li¬
berato parve allora non restasse altra via se non di presen¬
tarsi egli stesso al Pontefice, e lasciato in Tessaglia a suo
vicario frate Angelo, che non lo raggiunse se non un anno
dopo, fece ritorno in Italia nel torno di tempo, che, morto
Bonifacio, gli successe Benedetto XI (22 luglio 1303) » (2).
« Dal nuovo Papa s’affrettò di recarsi fra Liberato nella
speranza di trovare in lui la benevolenza già esperimentata
da un altro grande spirituale, frate Ubertino da Casale (3).
E lo raggiunse a Perugia, ma non si potè presentare, chè,
non appena giunto, il Papa improvvisamente infermò e morì
il 6 luglio 1304 (4). Durante la vacanze pontifìcia, fra Li¬
berato si recò nel Napoletano, dove gli si unirono parecchi
dei suoi, reduci dalla Grecia. Ma ormai nuove e più dure prove
lo attendevano; poiché il re Carlo II, ad istanza del generale
dell’ordine Gonsalvo di Yalboa, li deferì all’inquisitore fra
Tommaso d’Aversa, un domenicano fanatico, che nel 1291 r
per avere sparlato delle stimmate di S. Francesco, era stato
da Nicolò IY sospeso per sette anni dalla predicazione (5).
Allo avversario dei Francescani non pareva vero di prendersi
una rivincita. Forse la fama e la santità di fra Liberato lo
disuase dall’agire contro di lui al quale anzi pare che abbia
consigliato di fuggire dal regno (6) ; ma contro gli altri fu
inesorabile. E citatili davanti al suo tribunale di Frosolone,
non risparmiò mezzo alcuno. (7) E di lì a non molto morì
anche fra Liberato, che, infermatosi a Yiterbo, mentre col
(1) Vedi la nota numero 2 a pag. 250, op. cit.
(2) Nota 1 a pag. 251, op. cit.
(3) Nota 1 a pag. 252, op. cit.
(4) Nota 2 a pag. 252, op. cit.
(5) Nota 1 a pag. 253, op. cit.
(6) Nota 2 a pag. 253, op. cit.
(7) Non ci regge l’animo riportare qui il seguito del tragico rias¬
sunto : sono altre poche righe, ma assolutamente spaventose !
PICENUM SEKAPHICUM
171
compagno fra Paolo era in viaggio per la Curia, dopo due
anni di crudeli sofferenze chiuse la sua travagliata carriera
nell’eremitorio di S. Angelo della Vena (1) ».
Con la morte di fr. Liberato si spegneva il primo Supe¬
riore dei travagliati Celestini. Furono quattordici anni di go¬
verno nell’esiglio, nelle lotte, nei dolori senza numero e senza
misura: sarebbe quindi assai difficile dare il benché minimo
cenno dei progressi fatti in questo periodo dalla povera Con¬
gregazione dei Celestini. Mai, infatti, si potrà dire se fr. Li¬
berato abbia o no avuto una larga cognizione del Sodalizio
cui, per ordine di Celestino Y, presiedeva; se abbia o no po¬
tuto diriggere i suoi sudditi e rendersi realmente consape¬
vole della loro fedeltà nel rigore della pura osservanza o delle
deplorevoli defezioni da parte di quelli che si aggregavano
al nuovo istituto senza che egli potesse vederli, provarli o,
in qualche modo, controllare la loro condotta.
Non mancarono in quel tristissimo periodo di tempo i
veri disertori dall’Ordine, i fortemente compromessi nella lotta
contro Bonifacio Vili, gli amatori delle dottrine begardiane,
1 facili ad essere ingannati dai più furbi mestatori in cose
riguardanti la disciplina e l’osservanza regolare, i soliti scon¬
tenti di ogni forma di regime e di ogni controllo. A tutti questi
sembrava, possedere un vero e facile scampo di rifugio e di
difesa. La Congregazione dei Celestini poteva ad essi servire
da salvaguardia ed essere una vera scappatoia, un pretesto
r^i^ghiei' 0 per sottrarsi alla giurisdizione dei Superiori del-
Lrdine e vivere, sotto mentite spoglie di una rigorosa osser¬
vanza, indipendenti da qualsiasi sorveglianza regolare. Ond’è
che questi spirituali di nuovo conio si moltiplicavano dovun¬
que. Nelle Marche, nell’Umbria, in Toscana, nel Lazio, nel
apoletano, in Sicilia e perfino in Francia aprivano conventi,
istituivano provincie e gettavano profonde radici. Però, chi
sai ebbe stato capace distinguere i veri seguaci di fr. Liberato
u tutti gli altri raccogliticci della peggior risma immagina-
i e ? Non deve, dunque, far maraviglia se il grande numero
1 ^°^ oro che piegarono alla sètta e furono Fraticelli sia stato
confuso con i legittimi sudditi di fr. Liberato e del Clareno.
I in (1 ! ° ta ^ a pag. 254, op. cit. — Il Tocco dice che la morte di fr.
‘cerato si deve porre tra il 1307 e il 1308.
172
PICENUM SERAPHICUM
Anzi siamo di parere che proprio da tale inevitabile confu¬
sionismo abbiano avuto origine tutti quelli errori di storia per
i quali fr. Liberato ed il Clareno furono chiamati corifei e
direttori supremi della nefanda sètta dei Fraticelli (1).
*
* *
Il eh. Prof. F. Tocco dice che, dopo la morte di fr. Li¬
berato, « la direzione della travagliata società passò nelle mani
di frate Angelo » (2). E’ indubitato che per travagliata società
il Tocco intende tutti gli Spirituali di quel tempo indistinta¬
mente, poiché poche pagine avanti, descrive la Congregazione
dei Celestini , nominando molti loro conventi divisi in provincie
e facendo vedere la dipendenza di tutti da un sol capo, cioè
dal Generale fr. Angelo Clareno (3). Ora siccome la detta
travagliata società è per il Tocco, e per qualche altro, la vera
sètta dei Fraticelli, così ne viene di conseguenza legittima
che il Clareno, per il Tocco, e per qualche altro, sia proprio
il Generale dei Fraticelli-sètta (4).
E’ verissimo che dopo la morte di fr. Liberato il Clareno
si vide costretto a prendere una certa direzione dei poveri
compagni di sventura : è anche vero che in quel tempo mol¬
tissimi militavano sotto la divisa e con il nome degli Spiri¬
tuali. E’ lecito però domandare: il Clareno aveva proprio giu¬
ridicamente assunto il regime di tutta la falange spiritualistica
di qualsiasi provincia e di qualunque nazione? e, dato e non
concesso, che la detta falange militasse in realtà sotto l’ob¬
bedienza del Clareno, aveva però questa indistintamente lo
(1) Ripetiamo l’osservazione posta nella prima nota di questo terzo
equivoco, cioè che, dovendo parlare del generalato del Clareno, era indi¬
spensabile una sintetica decrizione circa le origini dei Celestini e del loro
superiore per meglio far risaltare le ragioni che possono aver dato mo¬
tivo all’equivoco che ora dobbiamo togliere.
(2) Cfr. op. cit., 255.
(8) Cfr. op. cit., 260-61.
(4) Non si può dubitare che questo sia il pensiero di F. Tocco, poi;
che sebbene parlando dei fraticelli mai vi apponga il qualificativo di
sètta , pure da tutto il contesto è evidente che parla dei Fraticelli pro¬
priamente detti a capo dei quali pone senz’altro il Clareno. — Op. cit. 1. c.
PICENUM SERAPHICUM
173
spirito del suo supremo Moderatore ? Le enormi defezioni
degli individui, delle comunità e persino delle provincie, posto
sempre che il Clareno fosse il Generale di tutti, si devono a lui
come a solo ed unico ispiratore responsabile ? Se avventuriere
reclute, sotto il comodo e facile usbergo di una congregazione
che salvaguardava, in certo modo, da ogni controllo regolare,
defezionavano sino a cadere in braccio alla vera sètta, oppure
sino a costituire la sètta stessa, detta poi dei Fraticelli, da
ciò solo potrebbe concludersi che anche il Ministro Generale
era settario, e perciò il fondatore, il fautore, l’anima di quei
facinorosi contro la Chiesa Cattolica ? Non crediamo che si
trovi chi abbia tanto in mano da poter rispondere affermati¬
vamente.
Il P. Oliger dice che dalle recenti scoperte dei documenti,
sebbene rimanga un poco offuscata (sic) la memoria del Cla¬
reno, pure non è possibile intaccarlo di eresia (lj: il P. Go-
lubovich confessa che il Clareno veramente non fu eretico , ma
sì pertinace e disobbediente all’ autorità suprema (2) : il
P. Holzapfel si accontenta di dire che è assai difficile dare
un giusto giudizio del Clareno; non esclude però che nella
sua vita vi sia dell’eroismo : ciò basta, almeno indirettamente,
per dire che non fu un vero ed assoluto eretico (3). Possiamo
quindi concludere che il Clareno non fu settario nel signifi¬
cato che lo furono i veri Fraticelli, i quali si nutrivano delle
piu terribili e sfacciate eresie contro l’autorità della Chiesa e
contro la moralità del costume. Ma, chi non è eretico, chi
■ ye P ; * |, io. può essere superiore e moderatore degli eretici
e dei settari della peggior risma possibile ?
Del resto, se il Clareno avesse in realtà, non solo appar-
en uto alla sètta dei Fraticelli, ma fosse stato realmente an-
aeV 'oì * Ne ^ ari non P°^ es ^ recentibus textuum editionibus memoriam An¬
noi quamvis nullum haeresis vestigium ei obici possit, parurn-
Per offuscavi ». Op. cit. XXXI.
<j e p ^ 1 Cfr - °P- cit. 1. c. in nota — Questa parola pertinace , nel senso
Clar SCr ^ ore j suona grave difetto morale: noi diciamo, invece, che nel
dell 6n ° 6 ver ? anonimo di virtuosa ed eroica perseveranza. Dall’insieme
dìcrf n ° St ^ a giusta difesa viene poi completamente esclusa ogni disobbe-
uienza nell’operato del Clareno.
rotei ' ! ■ * diffìcile est aequum de hoc viro iudicium . Aliquid tamen he-
etiam in Angelo invenimus ». Op. cit., 47.
174
PICENUM SERAPHICUM
che il loro superiore, la loro guida, dalle molteplici sue let¬
tere, indirizzate ai compagni di sventura, doveva in qualche
modo trasparire il suo spirito d’insubordinazione, di rivolta,
di ostilità, di settarismo e di eresia: ma nulla di tutto ciò,
assolutamente nulla ! La sua Escusatoria , la sua Cronaca , la
sua Esposizione sulla Regola e le sue settantanove lettere (1)
possono essere rigorosamente studiate, esaminate, analizzate
anche dal più severo critico di teologia e di storia, anche dal
più erudito psicologo senza timore che da tutti questi scritti
emerga un solo indizio di eretica pravità o di animo avverso
alla santa Sede ed al Pontefice sommo. Troviamo, invece,
specialmente nelle numerose lettere dirette ai compagni, su¬
blimi pensieri di umiltà, di pazienza, di rassegnazione, di
rispetto e di amore alle autorità della Chiesa, di attaccamento
al Papa: ivi leggiamo esortazioni per la regolare osservanza,
per la mutua carità, per la preghiera, per la pace fraterna :
ivi gustiamo efficacissimi ammaestramenti per la santità della
vita religiosa. Ora, se il Clareno fosse stato realmente eretico
e settario, avrebbe sempre mentito ; ma una finzione che dura
costante attraverso cinquanta e più anni di fierissime perse¬
cuzioni, sotto l’enorme peso di interrogatori i più scaltri ed
i più temibili, nei pericoli di terra e di mare, in uno stato
d’animo agitato dalla forza del dovere, del comando, del timore
per la coscienza propria ed altrui, non possiamo assolutamente
concepirla in un uomo penitente ed austero come il Clareno.
Lo spirito settario e la vita scandalosa dei Praticelli sono
abbastanza noti ; ciò solo sarebbe sufficente per dire che il
Clareno non poteva essere il Superiore di quella congrega
diabolica e nemica acerrima dell’autorità e del buon costume,
perchè ripugnerebbe in modo troppo evidente al buon senso,
alla logica ed a quanto abbiamo detto fin qui. Si aggiunga
che al Clareno sarebbe stato moralmente impossibile avere
una esatta cognizione, e quindi un preciso ed assoluto go¬
verno, di tutti coloro che, magari, ostentavano di essere suoi
seguaci e sudditi.
Presa una certa direzione dei poveri compagni di sven¬
tura in momenti assai difficili; costretto dalle continue perse¬
cuzioni a nascondersi o fuggire da’ suoi potenti nemici che
(1) Cfr. P. Da Latera, op. cit., 142.
PICENUM SERAPHICUM
175
non gli accordavano un minuto di tregua ; dovendosi servire
degli altri o delle lettere per mandare un conforto, per dare
un consiglio, per indicare una via alla legittima e doverosa
difesa; forzato a rimanere sempre isolato e lontano da tutti,
non sapremmo dire qual governo generale potesse egli mai
esercitare su di una moltitudine reazionaria a qualsiasi auto¬
rità, piena di vizi e di eresie, apertamente ostile ad ogni freno
e ad ogni cristiana mortificazione. In che sarebbe, dunque,
consistito questo preteso generalato del Clareno? posto nelle
condizioni accennate, cosa avrebbe egli potuto fare? fino a
qual punto sarebbe arrivata la sua responsabilità ? se la grande
maggioranza di quelli che venivano chiamati, e senza esserlo,
suoi seguaci erano settari o defezionavano in sètta, che po¬
teva saperne il Clareno, povero fuggiasco, solitario,' nascosto
e lontano da tutti ?
. ^ queste ovvie riflessioni, non del tutto disprezzabili,
aggiungiamo una seria osservazione che, a nostro parere, me¬
nta di essere studiata ponderatamente.
La perentoria affermazione di F. Tocco circa il genera-
a o del Clareno è poggiata sulle lettere indirizzate dal Cla-
reno stesso a’ suoi seguaci e su di un processo pubblicato dal
• Fùrie (1). Riguardo al primo punto di appoggio, l’affer-
uiazxone acquista ben poco valore, poiché per la sola ragione
i aver scritto molte lettere a diversi compagni non ne viene
i conseguenza che un religioso debba considerarsi superiore
generale dei medesimi, qualora non risulti apertamente dalle
ess c lettere la pienezza dell’autorità con parole di comando,
on ecisioni imperiose, con ordini dispositivi, con espressioni
i superiorità eco. Ora, considerando le lettere del Clareno,
le lam ,° c ^ e parla sempre de’ suoi compagni e rivolge
s?//ùr/°. 6 sem P re a ' suoi compagni, mai chiamandoli figli o
taz - 11 '‘ in lettere troviamo solo preghiere, fraterne esor-
S 4 0 *? ni ’ sa £>gi ed opportuni consigli ; mai parole od espres-
lo 1 au ^ or ^ ar ^ e 0 di comando (2). Ciò potrebbe essere, per
meno, un indizio non trascurabile per dire che il Clareno
[qj ^ fr F - Tocco, op. cit., 260.
nell’unùv UeS ^f. lettere sono state scotte tra il 1811 e il 1386 : si trovano
Cfr. P o C ° dlCe Ma 9tiabecclii di Firenze XXXIX, 75, fol. Ir - 214r.
brani anchTS P P ' t XXXI11 £) ~ Se ne possono leggere alcuni
ae nei ±\ Da Latera, op. cit. 1. c.
176
PICENUM SERAPHICUM
mai si è creduto Ministro Generale di tutti gli Spirituali, e
molto meno di una congrega settaria la quale aveva prese
si larghe proporzioni in Italia ed in Francia. Le lettere del
Clareno provano solo che egli diriggeva in qualche modo la
travagliata società, cioè i veri suoi compagni, i poveri Ce¬
lestini, coloro che erano stati sotto l'obbedienza di fr. Libe¬
rato e che ora vagavano derelitti ed incerti del loro avve¬
nire. Pertanto, il primo appoggio dell’affermazione di F. Tocco
è assai debole, quindi di poco valore critico.
Il secondo appoggio è il processo pubblicato dal P. Ehrle.
Qui è necessario riflettere bene su alcuni punti appartenenti
alla natura intrinseca delle deposizioni fatte nel processo stesso.
Questo processo fu aperto nel 1334, cioè nell’anno medesimo
nel quale il Clareno fu costretto a fuggire dall’eremo di Su-
biaco (1). Il testimonio più esplicito e più valido in questo
processo è un certo fr. Francesco Vanni di Assisi. F. Tocco
afferma che il Vanni era un seguace del Clareno, presso il
quale si era recato allo Speco di Subiaco ; ed aggiunge che
precisamente per questo « doveva conoscere bene i fatti del
suo Generale, e non c’è nessuna ragione che qui mentisca » (2).
E sta benissimo. Però, se è vero che il Vanni conosceva
bene i fatti del suo Generale, perchè suo seguace e suo com¬
pagno a Subiaco ; se è vero che il Vanni in questo processo
non aveva alcuna ragione di mentire ; se è vero che tutta la
forza approvante il generalato del Clareno è risposta, quasi,
nella deposizione del Vanni ; come va che il Vanni « inter-
rogatus quomodo scit quod dictus fr. Angelus sit Generalis,
respondit quod audivit ab ipsis fraticelli et dicitur communiter
inter eós ? » (3) Chi erano questi fraticelli dai quali il Vanni
afferma di aver sentito che il Clareno era loro Generale ?
Ma, e perchè il Vanni non risponde direttamente di sa¬
perlo egli stesso, appunto per essere suo seguace e suddito,
anzi per esser convissuto proprio con lui a Subiaco? Aveva
forse paura di compromettere il Clareno, affermando catego¬
ricamente che era il vero Generale ? ma e non lo compromet¬
(1) Il processo fu scoperto dal P. Ehrle nel codice 4029 della Va¬
ticana. Cfr. F. Tocco, op. cit., 247 in nota.
(2) Cfr. op. cit. 1. c.
(3) Cfr. P. Ehrle, op. cit. IV. 9: F. Tocco riporta il testo nella
nota 1 a pag. 260, op. cit.
PICENUM SERAPHICUM
177
teva lo stesso con il dire di aver ricevuto proprio dal Clareno
una lettera di obbedienza, con l’asserire che il Clareno aveva
mandato fr. Nicolò da Calabria quale commissario visitatore
con il descrivere perfino il sigillo generalizio ? (1) Temeva
forse il Vanni di compromettere se stesso, manifestandosi per
seguace e suddito del Clareno ? ma e non si comprometteva
egualmente, assicurando di aver ricevuto dal Clareno l’obbe-
chenza per andare e rimanere nel convento della Selva Ma-
tutina ?
a uni vjiìcZ/4jcv.
. , 1 JT ~*^xxv/ tuo LU Il UH
u V r. pe I P 1 " motivi. 0 il Vanni era realmente discepolo e
suddito del Clareno, e allora non doveva dire di aver sentito
dai fraticelli e che spesso si affermava tra i medesimi che il
STaTÌÌ l0r ° Qenerale; 0 il Vanni non era discepolo e
uddito del Clareno, e allora mentiva, asserendo di aver rice¬
vuta da lui medesimo l’obbedienza, di aver parlato con il Vi¬
sitatore fr. Nicolò da Calabria e di aver veduto il sigillo ge-
neralizio impresso nella lettera inviatagli dal Clareno. Nel
£! m °u°i n TT secondo caso non ci sembra buona la deposi-
one del Vanni per concludere in modo assoluto che il Cla¬
reno tu realmente ed indubbiamente il Generale dei Fraticelli.
A io> P 01 ’ domandiamo : Da chi fu innalzato il Clareno alla
Sr 1 generalizi a ? quale decreto o quale Capitolo di questi
Quanrln? a 81 * D f VUt0 ° tenuto P er eleggerlo giuridicamente ?
riT-: dove ? Ammettiamo che egli sia stato costretto a pren-
ie la direzione dei compagni dopo la morte di fr. Liberato, ma
e cnr, lntendl f m ° afiatto che abbia assunta una carica generale
fa!«; Prema dl T tuttl gli Spirituali indistintamente, tanto veri che
a,- ’ 81a in ^ aba cbe aP estero. Egli in conseguenza dell’or¬
be emanato da Bonifacio Vili, dovette dalla Grecia ritor-
« fAnieln S rT f °i rte SUnt t 1 res , anm recepit [fr. Franciscus Vannis] ab ipso
« Nicola™ obedlentlam eu . ndi et standi in Silva Matutina.
« VIIT rii de , abna l ( l m est sotius dicti fratris Angeli et hodie sunt
« Angelo I qU0C ’Pf vemt ad supradictum locum Poli missus a fratre
Nel sio-ilir, " cum lx . c * en ® f u lf ad visitandum seu visitationem faciendam ».
* santi nauS!| e n ? llZ1 °f d?1 P lareno * est ima S° bea h Erancisci despon-
* fr atris lermflr Y i 6m p. 1 P® ms P au P ertatls , et m P ede est ymago unius
* cit. 1 c g _ o X1 V C f r - P ; E hble, op. cit., IV. 9 - 16: F. Tocco, op.
de l 1334. 0n0 Ì6 tre ^ amose deposizioni del Vanni nel processo
Xkno r> 1915 - Fascicolo IX.
12
178
PICENUM SERAPHICUM
nare in Italia : partì prima il suo compagno e superiore fr.
Liberato, rimanendo egli come vicario della Congregazione:
dopo varie dolorose vicende, veduto che tutto andava alla
peggio, fece ritornare tutti i suoi compagni, ed in fine ritornò
egli stesso. Arrivato in Italia, lo colpì la notizia della morte
di fr. Liberato. Fu allora che prese gli altri compagni sotto
la sua speciale protezione per soffrire con essi e prepararsi
insieme ad una giustissima difesa presso la santa Sede. In
seguito, dai medesimi compagni, fu considerato come unico
sostegno e sola guida in mezzo allo scatenarsi da ogni parte
delle più terribili bufere contro di essi. Il Clareno non poteva
e non doveva rifiutarsi a quest’atto di amicizia e di pietà :
erano suoi compagni di sventura, e tali dovevano rimanere
sino alla morte ! Questo però non bastava per poterlo giuri¬
dicamente chiamare Ministro Generale dei Celestini , congre¬
gazione già soppressa, e molto meno dei Fraticelli, del tutto
o quasi, ignoti al Clareno. Come e quando, dunque, sarebbe
avvenuta la sua elezione ? Confrontiamo meglio le date.
Il Clareno prese la direzione della travagliata società dopo la
morte di fr. Liberato, cioè o negli ultimi del 1307 o sui primi
del 1308 : da questa data egli dimorò nei d’intorni di Roma
sino al 1310, vale a dire dal processo apertogli dal Vicario
pontifìcio, Isnardo, sino al termine del medesimo, 1308-10 :
nel 1311 andò a Vienna, chiamato da quel Concilio, aperto
il 16 ottobre: dal 1311 sino al 1318 rimase in Avignone,
ospite del Cai'dinale Colonna : morto il Cardinale Colonna,
ritornò in Italia e si rifugiò in un eremo dell’abbazia di Su-
biaco, dove rimase fino al 1334 : dal 1334 sino al 1337, anno
di sua morte, visse solitario nel romitorio di S. Maria d’Aspro
nella Basilicata.
Domandiamo di nuovo : da quale anno e sino a quando
il Clareno fu vero Generale dei Fraticelli? F. Tocco non lo
dice apertamente, ma da tutto l’assieme della sua narrazione
circa lo sviluppo fraticellesco, sembrerebbe che il detto gene¬
ralato incominciasse offici al monte proprio dal tempo in cui il
Clareno si era rifugiato a Subiaco, cioè verso la fine del 1318.
Infatti, nei periodi precedenti sarebbe stato assai difficile, per
non dire impossibile, assumere una carica così importante, o
per lo meno darle una forma giuridica e solenne. Gioverebbe
anche domandare : quanto durò il Clareno in detto ufficio ?
/
PICENUM SERAPHICUM
179
forse per tutto il tempo che rimase a Subiaco ? forse sino alla
morte ? Nessuno lo ha detto. Dare pertanto una risposta pe¬
rentoria alle nostre domande, non lo crediamo possibile. Ri¬
mane il fatto però che, secondo F. Tocco, il Clareno o dalla
morte di fr Liberato, o dal suo ritiro a Subiaco, avrebbe so-
s enuta la direzione autorevole e generale dei Fraticelli per
molti anni. r
i, dispiace fortemente sostenere la nostra tesi contro
1 egregio Prof. F. Tocco, perchè abbiamo di lui una stima
pio onda ed apprezziamo altamente il suo giudizio equilibrato
e sincero; ma ne siamo proprio costretti dalla forza dei con¬
fronti tra i Fraticelli ed i Celestini e dalla enorme diversità
che passa tra le nefandezze dei primi e la spiccata santità
uei secondi. Qualcheduno potrà forse osservare che il Tocco
a ia inteso parlare solo degli Spirituali; ossia dei veri frati
Gena povera vita nel senso da noi più volte spiegato; ma
on e ammissibile, perchè dice chiaramente che il Clareno in
apparenza era un eremita celestino, ma in realtà seguitava
£ n em S’ 6 “ ella funzione di generale del sodalizio dei Fra-
niff lì’ .f^'T < J e questi fraticelli erano proprio quelli col-
L,r lla ,^ olla Sancta Romana ; descrive i conventi dei Fra¬
narli a u lta un . fatto del più assoluto fraticellismo settario;
a.- i • provincia nelle quali erano divisi i detti conventi,
tinni^ 11 ^ 0 6 dipendenti dal Generale, il Clareno ; con¬
dor a narrazione > manifestando il rigore con il quale si
dinp 4 P roce d® re contro i Fraticelli e come apostati dall’Or-
allp r' Come ribelli alla Santa Sede ; conclude, accennando
ralft , g . 01 P se ricerche del Papa per arrestare lo stesso gene¬
si^ 6,1 ratinelli, cioè il Clareno (1). Da tutto questo as-
FratiopU eVldente i° he 11 Tocco P arla proprio della sètta dei
MiniSr ’rf Cap °, dei quali riconosce il Clareno come assoluto
Clartm ° j eaer£ d e - Forse non si è accorto che le lettere del
circa ° * 11 P rocesso Pubblicato dal P. Ehrle non hanno,
affermazione pUrd °’ un va ^ ore indiscutibile per basare la sua
Fd ora ecco altro punto interessante. Il P. Holzapfel
Pagine £ll ; A F '3f° CC0, j ° P ' 260 ' 64 — Abbiamo riepilogato quattro
siero circa il ’’ , evandone solo ì punti principali manifestanti il suo pen-
ea il valore della parola Fraticelli.
180
PICENUM SERAPHICUM
asserisce che in sui primi del 1318, i Fraticelli, i frati della
povera vita, i bizochi, i beghini fuggiti in Sicilia, avevano
eletto l’apostata Enrico da Ceva a loro ministro generale, i
quali, dopo tale elezione, formarono un ordine a sè con mi-
stri provinciali e guardiani, erigendo dovunque, ed anche a
Roma, i propri conventi (1). Come si spiega tutto ciò?
F. Tocco descrive il Generalato del Clareno per i Fraticelli
e, in modo particolare, gli attribuisce la data dal 1818 in
avanti: l’Holzapfel invece, basato su documenti indiscutibili,
narra la elezione del da Ceva a Ministro Generale dei detti
Fraticelli avvenuta precisamente o sugli ultimi del 1317 o
sui primi del 1318. E’ un enigma storico che non sappiamo
risolvere davvero ! Era forse cessato nel 1318 il supremo mi¬
nistero del Clareno ? ma allora dove va tutta la descrizione
che il Tocco fa dell’alto o largo regime clarenitano dallo
Speco di Subiaco ? (2) Volendo ritenere la descrizione di
F. Tocco, bisognerebbe negare la elezione di Enrico da Ceva
a Generale dei Fraticelli fuggiti in Sicilia ; ma ciò è assolu¬
tamente impossibile.
Per uscire da questo increscioso e difficile bivio è indi¬
spensabile ammettere che il generalato di Enrico da Ceva, e
per conseguenza anche tutti i suoi sudditi, nulla aveva a che
vedere con i Celestini e quindi il Clareno era solo la guida
de’ suoi compagni senza mai essere stato Superiore Generale
di tutti gli Spirituali indistintamente. Non si avrebbe così
l’ibridismo di due contemporanei Ministri Generali nella me¬
desima sètta, e verrebbe salvata la descrizione del Tocco per
ciò che riguarda i Celestini , rimanendo nel suo pieno valore
storico il documento riportato dall’Holzàpfel per ciò che ri¬
guarda i Fraticelli (3). Ognun ben vede che il nostro desi-
(1) Op. cit., 58. — F. Tocco, op. cit., 267, nota 2, dice che erano
i dissidenti toscani, i quali sotto Enrico di Ceva fuggirono in Sicilia per
sottrarsi alle persecuzioni delPinquisitori. — Della elezione di Enrico da j
Ceva ne parla la Costituzione di Giovanni XXII, Gloriosam Ecclesiam,
del 23 gennaio 1318. Cfr. P. Eubel, op. cit., voi. V. 132 .: P. Panfilo |
op. cit. t. I. 205-06.
(2) Non si deve dimenticare che il Clareno proprio in sul fine
del 1318 si stabilì a Subiaco, cioè nel suo ritorno da Avignone dopo la
morte del Cardinale Colonna.
(3) Non gioverebbe il dire che i fuggiaschi della Toscana elessero
il da Ceva per avere un Superiore nella lontana Sicilia : se il ClarenO'
PICENUM SERAPHICUM
181
derio sarebbe di coonestare, circa questo punto, ciò che asse¬
riscono i due citati scrittori. La distinzione posta nettamente
da noi è indispensabile: essa abbraccia tutta intera la nostra
tesi di difesa cui non sarà così facile opporsi direttamente.
Rimane per ultimo altra breve osservazione. Il P. Hol-
zapfel, dopo aver notata la elezione dell’apostata Enrico da
Ceva al generalato dei Fraticelli, si esprime così : « His ad¬
irne probabiliter anno 1318 Angelus Clarenus se aggregavit
tamquam minister generalis » (1). L’avverbio probabiliter è
collocato in modo che potrebbe riferirsi tanto alla aggrega¬
zione del Clareno, quanto all’anno della medesima aggrega¬
zione: in chiascheduno dei due casi, però, il significato poco
cambia, poiché, sia pure probabilmente, egli ci dà motivo di
pensare che i Fraticelli abbiano avuto due ministri generali
contemporaneamente. Non comprendiamo poi come uno possa
aggregarsi ad un sodalizio in qualità di Superiore Generale,
quando il medesimo Sodalizio ha già il proprio Superiore Ge¬
nerale. Era forse decaduto Enrico da Ceva? Il P. Holzanfel
non lo dice. r
Concludiamo. Intoro al Clareno, tra documenti ed autori
regna tale e tanta confusione da trascinare facilmente nell’er-
tesse a studiarlo in modo troppo superficiale.
1 L f[ en o è una veneranda figura di perfetto francescano, di
apostolo intrepido, di martire volontario e di grande santo :
aa questa veneranda figura è nascosta tra le pagine di una
^ ona fabbricata, in origine, a base di malvolere personale e
ai terribili lotte di famiglia. Se non fosse così sarebbe impos-
1 le spiegare 1 esistenza di non pochi documenti i quali con-
inìu °m° nomi ’ date ’ e circostanze sempre a danno di un
i ividuo, solamente colpevole e vittima del suo grande zelo
per Ja P ura osservanza della Regola professata (2).
{Continua) J)CV
I
182
PICENUM SERAPHICUM
PAGINA D’OR
Intimità òel B. Rizzerio dalla moccio
con 5. Francesco.
« Certo frate di nome Ricerio, nobile di sangue, ma ben
più di costumi, amatore di Dio, e sprezzatore di se medesimo,
sentendosi tirare da pio desiderio e da fermissima volontà a
poter ottenere e perfettamente possedere la benevolenza del santo
suo padre, temea forte che il beato Francesco per qualche oc¬
culto giudicio lo avesse in abborrimento, e l'escludesse dalla
grazia dell’amor suo. Persuadevasi esso frate, per esser per¬
sona timorata, che chiunque s'avesse procacciata l'intima carità
del santo, fosse eziandio degno di meritare la divina grazia, e
che per contrario colui al quale egli non si mostrasse bene¬
volo e sereno, fosse per incorrere nell’ira del giudice eterno.
Questi pensieri si ravvolgeva per l’animo il detto frate, di que¬
sti veniva spesso tacitamente seco medesimo ragionando, senza
però mai farne motto ad anima viva.
« Ora standosene un dì il beato padre ad orare nella
cella sua, ed essendo il detto frate venuto al luogo, travagliato
dal consueto pensiero, il santo di Dio ne conobbe l’arrivo e
s’indovinò bene ciò ch’egli voleva. Fattoselo pertanto chiamare
gli disse: Non lasciarti, o figliuolo, turbare da veruna tentazione,
ne affligere da verun pensiero, perocché tu mi sei carissimo, e
sappi, che tra quanti ho più cari, tu sei degno dell’amor mio
e della mia dimestichezza. Vienne pure a me sicuramente ogni
volta che tu vorrai e come a tuo domestico apriti pur franca¬
mente. La meraviglia del frate a queste parole è più lieve
immaginarla, che esprimerla. Divenuto ind’innanzi più reve¬
rente, quanto egli crebbe nella grazia del diletto padre, tanto
incominciò sentirsi crescere la fiducia nella misericordia divina■
« Ahi quanto dee saper grave l'assenza tua, o padre santo,
a chi dispera di mai più trovare in terra uomo che t’assonni'
PICENUM SERAPHICUM
183
glia ! Deh aiuta della tua intercessione chi vedi involto nel reo
fango del peccato. Mentre che eri già pieno dello spirito di
tutti i giusti, antiveggendo le future cose e le presenti cono¬
scendo, per fuggir vana gloria, vestivi sempre l'abito della
santa semplicità. » (1)
(1) Dalla Vita prima del Celano, volgarizzata dall’Amoni, cap. XVIIL
p. 87, ed cit. — Cod. di Fallerone, ed. cit. n. 49-50, p. 88-89.
***** ************* *"* * * *
llSIIOiUC MIORITICI
dal ms. Gambalunghiano D. IV. 231 del sec.XVIII
(Continuazione v.n.l, pag. 43).
CAPO IL
Dei Conventi della Marca secondo l'ordine delle Custodie
CUSTODIA ASCOLANA
§ 1° — Ascoli (*).
Vuole la tradizione che intorno al 1212 i Frati Minori
stabilissero la loro dimora un miglio discosto dalla Città sul
monte di S. Marco nel sito detto le Spiaggie, ove si vede una
grotta, in cui si racconta vivesse ritirato il B. Corrado Migliani.
pi imi nostri monumenti Ascolani sono tre Bolle d’Innocenzo
> pubblicate nel primo tomo del Bollario Francescano.
Essendo Generale dell’Ordine S. Bonaventura comprammo
1 sito, in cui fabricammo Chiesa e Convento, che abitiamo
pi esentemente. Rapporto alla nostra traslazione dal Monte di
Marco in Città, Alessandro IV. spedi più bolle. Con la
a „ ^ storia di questo convento nel ms. è duplicata; per non ripeterla
«giungerò in nota ciò che di diverso trovasi nella seconda copia, scritta
Medesimo autore con varie aggiunte.
184
PICENUM SERAPHICUM
prima ci dà licenza di venire in Città a fabbricare il Con¬
vento nel luogo dissegnato. Con la seconda tiene in dovere
chi pretendesse molestarci nella nuova fabrica. Con altra ci
rende propensa la Comunità Ascolana. Con altra le impone
a sovenirci. Con altra vuole che la Comunità non c’impedi¬
sca a disporre del nostro primo luogo. Significa con altra al
Vescovo di Recanati d’aver egli benedetta la prima pietra
della nostra Chiesa, avegnacchè il Vescovo Ascolano ricusò
di benedirla, e gli prescrive a portarsi personalmente in Ascoli
per collocarla, e benedire il cimitero. Intima con un’altra al
Vescovo Ascolano a non permettere che altra famiglia clau¬
strale fabrichi Convento nello spazio di trecento canne in di¬
stanza dai Frati Minori. Abilita con altra i Minoriti Ascolani
a poter ricevere dugento oncie d’oro dei mali acquisti. Con
l’ultima bolla eoncede Indulgenza alla nostra Chiesa Ascolana
nel giorno della sna Consacrazione, annua memoria della De¬
dicazione e sua ottava, nelle feste di S. Francesco, S. Chiara
e dei Santi titolari degli altari. Nel Bollario Francescano si
leggono stampate tutte queste Bolle Alessandrine. Le nostre
fabriche Ascolane innalzate sotto la Pontificia protezione sono
delle migliori del secolo XIII, e a buona ragione per l’am¬
piezza e magnificenza andar possono del pari con le nostre
fabriche Bolognesi, Fiorentine ed altre delle Provincie d’Italia.
Morto il Vescovo Teodino ai Minoriti poco propenso, il
successore Rainaldo l’anno 1262 (1) accordò loro amplissime
facoltà di perpetua dimora nell’incominciato Convento, e di
proseguire le fabriche di Chiesa, Cimitero e Orto.
Nicolò IV, (2) ornò la Chiesa con l’indulgenza nelle fes¬
tività di Maria V. San Francesco, Sant’Antonio e loro ottave.
Ventiquattro Prelati fra Arcivescovi e Vescovi l’anno 1298
arricchirono la stessa Chiesa delle loro indulgenze, e furono
F. Odorico Compostellano, F. Giovanni Tunitano, F. Egidio
Bituricense, Niccolò Idruntino, F. Giovanni Tranense, Arci¬
vescovi: F. Lamberto Aquinatense, F. Matteo Vegliense, Gio¬
vanni Olenense, Gerardo Arrelatense, Niccolò Tudertino, Leo¬
nardo Orvietano, F. Monaldo Castellano, Leonardo Aversano,
F. Enrico Revalliense, F. Angelo Nepesino, F. Bartolo Ortano,
(1) Quinto idus Martii.
(2) Con breve dato ad S. Mariam Maiorem XV Kal. Mail an. IH-
PICENUM SERAPHICUM
.Arnaldo Tolosano, Niccolò Matisconese, Andrea Venafrense,
Niccolò Teano, Giovanni Catalano, Adamo Merzunano (?)
F Iacopo Calcedonese, F. Angelo Afiense Vescovi. La data
6 da Roma il di 15 Maggio.
Altra Indulgenza fu conceduta alla Cappella di S. Lodo-
vico Vescovo Tolosano sotto il dì 18 Novembre 1326 da Rai-
naldo Yescovo Ascolano (1).
UOMINI ILLUSTRI.
Beato Corrado della Nobile Famiglia Ascolana Migliani
compagno giurato di Papa Niccolò IV celebre per le cristiane
r^ e P^, 1 ? studio della Teologia, di cui in Parigi scorse
deu Y 6 n ebbe 1 Magisterio. Esercitò in Roma il ministero
della Divina parola, e passò nell’Africa a spandere la luce
onnìJd 1 - 86 ! 0 Ch t l1 Slgnore si degnò di autorizzare conia
col l d V Pe i d \ miracoli. Di là salpò a Parigi a trattare
a " • enera ^ e la P ace t ra i due Monarchi di Francia e di
fu P rS!fa-f CU1 nuscito felicemente venne a Roma, da dove
Pontifìci xr Pa f- g Tx? leggere Teologia. Assunto al Sommo
crearl n° ^ 1Cl ? 0 0 questo chiamò a Roma con animò di
rinomi n.o a®, ; 6 in P assando per Ascoli volò agli eterni
spoglia 1 fi l 128 n> m . eta di anni 55. La sua preziosa
di 8 ì\/t se PP e dfr a nell anticà Chiesetta dell’Ordine sul monte
nostra Pi rC °’ e nell ’ anno 1371 fu solennemente trasferita alla
da tftmv. UeSa 111 scoli nella quale gode un luminoso culto
altri 8Ì P °- lr f m ^ m ° rabÌle - Fra 1 nostri Beati si contano due
I ,A Dl ° Ascolani . « B- Luca e il B. Filippo.
l am * 0 . ! ;p» IV. a l secolo e nell’Ordme chiamato Giro-
della t£ 10 . C V r P ^ etro ^ ass * da Lisciano (2) vestito in Ascoli
Mandato ^ . or frica insieme con il B. Corrado Migliani fu
Prendo™ f nma in Assisi > e successivamente a Perugia ad ap-
ieggerlp i 6 ® cienze > celle quali fatto profitto fu destinato a
ss ie in Roma e altrove. I scrittori, che di lui fanno me-
mente \nL™°r,w ter °i Clarisse decaduto dall’osservanza fu perpetua¬
la Sisto TV ° T al ll0St v° Conv ento in virtù di una disposizione di
suo breve. ’ ljeone X a PP r °vò l’incorporazione l’anno MDXVIII con
(2) Parroc chia distante circa 3 ehm. da Ascoli Piceno.
186
PICENTJM SERAPHICUM
moria, lo caratterizzano insigne nella pietà, e nella dottrina,
e venerabile per la santità dei costumi. Fu Provinciale della
nostra Provincia di Dalmazia, e l’anno 1272 dal B. Grego¬
rio X, con altri tre nostri religiosi fu spedito a Costantinopoli
a invitare il Greco Patriarca e l’Imperadore al Concilio Ge¬
nerale di Lione. Due anni impiegò Girolamo in questa Nun¬
ziatura, da lui felicemente condotta a buon termine ricondu¬
cendo i Greci all’unità della Chiesa e all’ubbidienza della Sede
Apostolica. L’anno 1274 radunato il nostro Capitolo Generale
in Lione fu dai Padri dato successore a S. Bonaventura nel¬
l’impiego di Generale Ministro il Padre Girolamo Massi Asco¬
lano. Nel 1277 andò in Francia a trattare la pace tra quel
Monarca e l’altro di Castiglia, e aumentò la fama di uomo
celebre nella probità e nella prudenza ; per la qual cosa da
Papa Niccolò III, fu creato Cardinale di S. C. il di 12 Marzo
del 1278, ritenendo l’ufìzio di Generale dell’Ordine fino al
Capitolo. L’anno seguente portatosi col Papa a Suriano (1)
fu a parte nell’approvazione della regola Minoritica, che fu
inserita nel libro sesto delle Decretali. Morto Niccolò III il
successore Martino IV, promosse il Cardinal Girolamo al Ve¬
scovado di Palestrina l’anno 1281 ; e finalmente l’anno 1288
il di 15 Febbraro dopo dieci mesi di Sede vacante fu assunto
al Sommo Pontificato col nome di Niccolò IV. Incominciò il
(sic) spinoso governo della Chiesa dal componimento delle
gravi contese vertenti tra i Regnanti di Napoli e di Sicilia,
e mentre attende l’esito della spedizione dei suoi Nunzi, e
Roma ardeva di guerre intestine si ritira a Rieti in Sabina.
Ricco di zelo per l’ampliazione della Christiana cattolica reli¬
gione scrisse lettere, e spedì Nunzi al Re d’Aragone (2) alle
Regine dei Tartari, e ai Re della Schiavonia. Eresse in più
luogli il Tribunale della Inquisizione contro l’eretica pravità.
Restituì a diverse Provincie la pace. Aiutò i Cristiani nelle
guerre di Terra Santa. Amò le persone dotte e dabbene. Ri¬
storò, ed arricchì in Roma le due Basiliche Lateranense e
Liberiana. L’anno 1289 convocò in Rieti il nostro Capi¬
tolo Generale, e presiedè all’elezione del Ministro Generale
Raimondo Gaufredi servito nella presidenza dai Cardinali
(1) L’Odierno Soriano nel Cimino in prov. di Roma (?)
(2) Aragona antico regno, ora prov. della Spagna orientale.
PICENTJM SERAPHICTJM
187
Rentivenga da Todi e Matteo d’Acquasparta, Comune in
prov. di Perugia e circond. di Terni, dell’Ordine nostro,
presenti Carlo II erede della Sicilia, e la Regina sua Con¬
sorte. Mori il Pontefice Niccolò IV il 3 d’Aprile del 1292
lasciata di se grande opinione di santità. Vedi la sua vita illu¬
strata dal eh. nostro Teologo di Pisa P. Mro Antonfelice Mattei.
-b. Felice Centim d’Ascoli insigne per la probità e in-
doirrfJf- me 5 tre ri so i ste neva l’impiego di Procuratore Generale
dell Ordine da Carlo V, fu creato Cardinale di S. C. e Ve¬
scovo Melitense nella Calabria. Successivamente passò al Ve¬
scovado di Macerata, e ottò al Vescovado di Sabina. Morì in
Macerata 1 anno 1641, e fu seppellito nella nostra Chiesa.
-b. Iacopo Vescovo di Gubbio nel 1240 e morto nel 1258.
al coadiutore del Vescovo di Gubbio dal 1266
<Li r ‘ ? aU 1 rÌ S 0 Centini Vescovo di Mileto in Calabria, Nipote
nl?S„ri e m ni ’ di c ” fa “ ne “ Fr “ L 1
F. Filippo Vescovo di Caserta nel 1267.
(Wad an aC 1278) d ° tt0 Te ° log ° fiorì a tem P° di Niccolò III
F. Felice Gabrielli Ministro Generale dell’Ordine nel 1653
e successivamente Vescovo di Nocera (2).
dic a r!-ì IaC n 0p0 .^ aeStr0 in S - T> Dele gato Apostolico a pre-
nerMCCCCLV a (3) ^ 111 6 Inquisitore della Marca
lann Jp°^® nica ^* drea Antonelli Maestro in S. T. Cappel-
e Familiare del Cardinale Filippo Calandrini da Sarzana.
di <3 T>- 11 TT° a j. ®P der ? n i religioso di puri costumi Confessore
Maria m o- ’. ^ Pedinando I. Gran Duca di Toscana, e di
diaria Medici Regina di Francia.
Fiancesco d Ascoli, d’altri detto d’Appignano, (4) fiorì
d ’epigrammi S ? a rV Pra * 1 2 n sen ^ n , ze > un P oema eroico, un volume
,| q f sacn 6 un altro di prediche.
(i>, , , 1, j lu P 1 ' 1 De Inde, Spe e Cavitate, e de Predestinatione.
(V p at P ae Orator ad Sixtum IV. An. MCCCCLXXXIII.
prima dTNlcolò U IV. ÌChÌarat0 COadÌutore del Vescovo di Gubbio,
a te ^Po T dTp^cTemente iv er8a ’ ® COadÌutore del Vescovo di Gubbio
Francesco Rossi d’Appignano, per sopranome si chiamò in Parigi
188
PICENUM SERAPHICUM
nel secolo XIIII, nelle scolastiche sortì il nome di Dottore suc¬
cinto, scrisse sopra i quattro libri delle sentenze e l’opera delle
contradizioni. Passò la sua vita in Napoli, vi fu Regio Consiliere.
P. Iacopo d’Ascoli coetaneo di Scoto Teologo rinomato,
scrisse vari sermoni, i quolibeti e nei quattro delle sentenze.
F. Giovanni dotto scolastico commentò il Maestro delle
sentenze, e scrisse i quolibeti.
F. Felice Rosselli Inquisitore di Capodistria nel 1557.
F. Francesco Roselli M. ro in S. T. Inq. re di Trento nel 1559.
F. Aurelio d’Ascoli M. in S. T. predicò in Venezia ai
Frari 1631.
In Ascoli si è celebrato un Capitolo Generale nel 1587
in cui fu eletto Generale il P. M. Pellei da Force.
RELIQUIE.
Papa Niccolò IV, donò un’insigne reliquia della S. Croce
tenuta in molta venerazione. In un piccolo vasetto di vetro
si conserva il sangue del P. S. Francesco fresco e rosseggiante
uscito dalle sagrate sue Stimmate, che similmente si espone
alla pubblica venerazione.
I5GRIZI6NI. <«
Nella Cappella della S. Croce.
D. 0. M.
F. Felix Centinus de Asculo Min. Con. S. R. E. Presbiter
Cardinalis Doctrinee Sapientieeque ornamento insignis perpetua
vi tee innocentia spectataque virtù te insignito a Paolo V Summo
Pontifico Anno MDCXI Melitensi apud Calabros Episcopatu insi-
gnitus sub Urbano Vili ad Sabinensem Sedem e vectus Macerata
septuagenario major religiosissime fato concessit (?) MDCXLh
D. 0. M.
Mauritius Centinus Nob. Asculanus Felicis S. R. E. Car¬
dinalis ex Fratre Nepos Min. Conv. Cuius omnimodam littera-
F. Francesco della Marca; scrisse sopra i IV delle sentenze, e i quolibeti.
(Aggiunte dalla II copia).
(1) Dalla II* copia.
PICENUM SERAPHICUM
189
turam Slidia (?) suspexit Divinamque Messana tipis reddidit
ìmmortalem Masse Crabrensis (?) Ecclesiara quam Urbani Vili
ìussu dignitate virtutibus illam lustro Episcopus informaverat
banctissimeque Deiparse tempio pene iam seni fatiscente in-
MDCXLI alm8e m BlUtÌÌS decedens rnoerentem reliquit Anno
Alla Cappella di S. Antonio.
D. 0. M.
• Cataldo Nobili Asculano Viro pio integerrino
qui adhuc vivens post pietatis monumentum sua pecunia in¬
dustria (?) excitatum unica XXX millium aureorum nummo-
rum argitione Sanctimoniales dotavit. Cataldum Annonam
erexit. Sacerdoti iustituit. Ecclesiis opitulatus fuit moriens
nonagenaria An - D - MDCXXVII Die XIII Iulii Sacrosan-
am Lauretanam aedem ex asse heeredem scripsit Templi fa-
oncam perpetuo censu adictu. Eximio benefactori Scipio
K Cardinalis Burghesius Almae Domus Protector mo¬
numentum fieri iussit. Tiberina Cincius Romanus Aesinus
episcopus Laureti Almeeque Domus Gubernator curam egit.
Alla Cappella di S. Carlo.
D. 0. M.
onm° C T aV Ì an0 Ferro Strenuo Militi Asculano in Germania
rmliVu Lateros a Panlo III Cardinal Farnesio Duce cum aliis
miow U ™ deSt T? 0 1 Ì )1 strenue usc l ue ad profligatos hostes di-
a . Mn-andulee Imperialium Leg. Tribuno Militum aggre-
?oal Vir u lt f i 96 fv e T renti Nasini Ursini in Urbe Vexillifero ab
exihn f U ^ 10 -P* Militum Duce creato egregio se
cors nte ac Lesilo F. conflictu magno Serars in primis Fran¬
cai o aC1 i 6 S n b I1L Pauli Ursini stipendio dimicanti ab hostibus
Pont fi . sua nabditate evadenti et sub Paulo IIII Summo
mibtn ° e Strenuorum Militum Duci contra Imperiales cum sua
histnr.!- m acie .P ro ® ede Apostolica Nepesinam Civitatem (utin
Petm | S TT n r iaat °) custodient i ac Ser. mo Henrico Gallorum
virilità ■ . S* 1 ® messe et canea (?) certantibus per triennium
ferito 1 M SS1Ste - ntl omnibus militaribus exemplis de se bene-
c ÌT)ibn«a + 0r fr-7. 1 ^ a( t Ue candidissimo animoque invictissimo Prin-
e Militibus gratiss. in Patria demum diuturnis labo-
190
PICENUM SERAPHICUM
ribus, ac vigiliis fesso languen. die IX Septembris Anno MDLXI
corpore spiritu exsoluto in pace requiescenti Yixit ann. LVIII
die. XX DD. Ferrantes Astulfus Constans et Marcus Antonius
eius Germani mestiss. P. M. P.
A piè della Chiesa.
D. 0. M.
Aeternat hoc marmor ingenij Dotes quibus illuxit dum
vixit Iosephus Oitardellius Asculanus Is. Poeta et Rector
cecinit et peroravit in primis Itali® Urbibus tonando de suge-
stis, sepe visus exterrere Auditores et mox permulcere. Dog-
mata Thelogi® et placita Philosophorum qu® in Exedris edo-
cuit, palam acute propugnavi inter Romanos Conventuales.
D. 0. M.
Baccalaureatus Magisterij fasces adeptus Ferrari®, Ianu®
atque Asculi Supremus Studorium Censor prefuit hinc inter
primores Patres adlectus Piceni, Umbri®, et Flamini® Pro-
vincias Generalis Inspector lustravi et invisi Franciscus et
Iacinthus Fratres F. B. M. Hoccine monumento parentarunt.
Vixit an. XXXXX Obijt Anno MDCXXXXVIIII die XVIIII
Iunij (1).
D. 0. M.
Aloysio Ferro Patritio Ianuensi Viro Generosi et Forti
a Philippo II et III Hispan. Reg. Duci Militum electo in
Lusitaniam et Africam ad Tuneti et Algeriy oppugnationem
misso ab Henrico III et IV Galliarum Rege honorifìcentissime
vocato S. Trevichi Oppidi Lugdunensi ab hostibus intercepti
strenuo liberatori eiusdem Gubernatori, Pontificiarum Trire-
mium Duci a Sixto V. designato a Paulo V demum Asculi
Militum Corcyr® contra exules Instructori Ductorique Obiit
die XVIII Martij MDCXII aetatis annorum LIV Militine XL
Iulius Cesar Ferrus et Fratres benemerenti posuere.
(1) In queste iscrizioni e nelle seguenti ho usato il carattere minu¬
scolo come trovasi nel ms., aggiungendo un (?) a quelle parole non po¬
tute decifrare.
PICENUM SERAPHICUM
191
Sopra la Porta di Chiesa —
Asc: Ord: Min: Con: Generalis.
Anno MDCLVII. PP. Convent.
R uma p Felix Gabr:
Templum hoc restauravi
posuere.
Alla Cappella di S. Spirito — Francisco Cauto Patritio
Lquitique aurato Pientissimi Filij erexere MDXXIX.
Alla Cappella di S. Francesco — D. Iacobo Guidoni V. I. D.
de Acum. 0 qui lustris V cum per omnes magistratus in Urbe
J^tegerrime iusdixisset in Civem ascitus natus ann.
LXXXIV. Obijt anno MDLI die XVI Augusti desid. Fiil.
pient. et moestis. posuit.
Desiderius V. I. D. sibi posterisque suis Sacellum hoc
-Lavo hrancisco dicatum poni curavit. Anno D. nì MDLXI.
_ Nella Cappella del Crocifisso in lettere longobarde — Seoul
cru Nicolai et D. Iochobi et D. Sa f Ladini P
*
❖ ❖
A compimento della storia del commento d’Ascoli stimo
Pportuno aggiungere un estratto del testamento di Corrado
sco i trascritto da un altro amanuense in 5 pagine se¬
parate e così intestato :
rad A Ìa di COSe più rilevanti ricavate dal Testami di Cor-
W d As 1 coh esiste nte nel libro C. num. 22 dell’Archivio di
(jj Antich t^^' ^’° n ^ ran ' C ° Dancellotti di Staffolo studioso
VTTT n m Dei nomine - A. n Anno eiusdem MCCLXXXV. Ind. e
actnm iempore Domini Honorij PP IIII. et die XIII Iuli
tihnVV™ i? irone Accoli in Camera infra. pti Corradi presen¬
tai- r Fran. 00 de Fabriano, F. re Gualtiero de Cingulo, F. re
tru“ m 116 de S ‘ Severi no; F. re Fran. 00 de Auximo ord. 8 Fra-
Beri-tr U } ornm - Dop. no Iacobo Priore S. Mari® de Serra Dop. no
rii rhf n n t0 Monaco dicte S. Mari® — Putio Rainaldi Roge-
Don »o r. mgul ° ~ Gentilieto Mattei D. ni Mattei de Staffulo —
Clod,v /of ard ° Actonis Cannelli de Acculo — Androti D. ni
stro °-r ?) 6 Cingul ° - ^lathelo (?) D. ni Iacobi de dicto Ca-
onograte olim de Eugubio et Thoma Vitalis de Staf-
192
PICENUM SEBAPHICUM
fulo Not. qui se subscribere debet tt. ss Nobilis vir Corradus
D. ni Rogerii de Acculo licet aeger corpore, tamen sane mentis
existens, nolens intestatus decedere ne de suis bonis inter
aliquos in posterum discordia oriatur, suum nuncupativum
condidit Testamentum modo infrapt.
In primis quidem nomine Testamt. prò sua Anima reli-
quit X Libras Raven. et Ancon. Item reliquit prò sua Anima
et prò remissione suorù peccatorum et suoru antecessori! Ec¬
clesia S. Mariae de Serra omnes Possessiones et Terras, quas
ipse Corradus habet in campo seu Fundo Mazzini (?) in Ter¬
ritori (sic) Acculi infra hsec latera a primo via, quse vadit
per planum Fonsium versus Castrum Massatij a ij via quoe
vadit ante cassinam Berardoni Actonis Tabelij versus dictum
Castrum Massatij. A tertio via quse pergit ad Rivum et a
quarto Rivus, et Rainuntius Actolini, et alij Homines. Item
eodem Iure reliquit eidem Ecclesise omne lus quod idem
Corradus habet in Ecclesia S. Venantij de Marano, et in om¬
nibus bonis ipsius Ecclesia, quse Ecclesia posita est in de-
strictu Castri Cinguli prope Forestam dicti Castri Cinguli.
Item eodem Iure reliquit, quietavit et remisit ipsi Ecclesia
omnia Iura, et actiones, quse et quas ipsa Ecclesia habet et
ostendere poterit sine istrumentis in omnibus et singulis Homi-
nibus, et ipsorum bonis ad ipsam Ecclesiam pertinentibus, et
omne ius quod ipse Corradus habet in ipsis Hominibus ipsius
Ecclesise. Videlicet hoc modo, et sub hac cond.® quod Priores
et capitulu ipsius Ecclesiae, qui prò tempore fuerint, non
habeant licentiam aliquo modo alienandi de rebus predictis,
et si secus fecerint ipsa Ecclesia cadat ab ipso relieto, et
ipsu relictum prsedictarum reru deveniat in Hospitale Templi
quod est ultra Mare. Item reliquit eidem Ecclesiae quidquid
istrum. ta publica reperiri poterit, ipsum Corradum habuisse, et
tenuisse iniuste de rebus immobilibus ipsius Ecclesiae. Item
iure legati reliquit prò Anima sua Ecclesiae S. Mariae de Colle
totam terram quam ipse Corradus habet prope ipsam Eccle-
siam infra haec latera. A p.° et 2.° via, a 3.° et a 4.° ipsa Ec¬
clesia sub hac cond.® quod Rectores ipsius Ecclesiae nullo tem¬
pore possint, et valeant ipsam Terram vel aliquam partem
ipsius alienare. Quod si secus factum fuerit, ipsum relictum
sit nullius valoris, irritum ipso iure et deveniat in hospitale
praedictum. Item reliquit et legavit Ecclesiae S. Lutiae, qu a
PICENUM SEBAPHICUM
193
* a ^ ™5 rect^ub 0
reati de FahS'nn qmt P r0 8ua “ima Ecclesiae S. Lau-
C latera A e pos,t ^ m diete fundo Fabiani infra
n j • A p. via. A secundo ipsa Ecclesia A •
Fece ,* f* qUart ? ™ 8ub COnd -' P^dTcte. *"*“ 1PS ®
mini di Statolo 6 6 legati a favore di molti Ho-
particolarmente • 1De ° *’ ® nC0Da ’ e di diversi Monasteri,
bestia E s eI ) q p U sl M S Ì0 e®” 0 *® ?“ ds *»* omnes
Monastero IreSs CaTtlnMae g?II Ite “
de CrtÒ'“a ",tr R tC.\t 8 An“ 0rerÌ0 Fratr “ Min0rum
v«n. et Anco” 6 ™ ^ M “ orum de A ” xi “o 0. libras Ra-
, H ° te de
irabuit a Domino f 1,7 - 1 su a"i ] ntegram, quam prò ea
dotem reltauit eidem ir'lV® ? adle ’ W et «lira ipsam
“ines „T VaSs'TuosV 1 P h°t T’' A “ ima om " es Ho-
«oli et in castro et T 7- T m Castro et districtu Ac-
CU1 » omnibus Lmn hon?, Fd “ mcae ^boi-os et absolutos
‘d aotionibus ’ et eis et ci | n , lu ' 111118 ’ et immobilibus, iuribus
dljurtateu, reliouit volo. lbet ‘P s0 ™m plenam, et meram
a otea nossint ? /’ expresse ut a die Mortis suse in
9“ a m Cives Romani’ ' R ®* “ ° m “ ÌbuS 86 habere ta “-
Itpm et liberi Homines, et sui iuris f
Nettùni GrimaldidePet lega r f alpe Ì?’ et Ia eoputio Filiisque
^ districtu qqI etino Castrum Eellonicae cu tota Iurisdi e
^potibus s^ V ° praedl0t0 re, l ot » Fa oto Actoni Nicol™ et
®* SalTO P r * dl0to «lieto facto Hominibus
’ iyi6 “ Fascicolo II.
13
194
PICENUM SERAPHICUM
ipsius quos habet in castro Fellonicae, et districtu ad hoc, quod
ipse Malpelus, et Iacoputius dent, et solvant cum effectu in-
frapHs suis fide commissarijs mille bonos florenos auri puri...
dichiarando, che questi mille fiorini si erogassero in satisf. 6
de legati fatti per l’Anima sua e si intendessero il d.° Mal¬
pelo, e Iacoputio dicaduti dal d.° legato quante volte tal somma
non pagassero, e restasse devoluto al Monastero di Fonte
Avellana (1). , . , ^ __ ~ , _ .
Item reliquit iure legati Gentili de Rovellano Castra Ac-
coli liberum, et absolutum cum tota sua curia, et disti ictu,
excepto relieto et legato facto Hominibus, et Vassallis ipsius
Corradi de ipso Castro, et districtu, et exseeptis alijs relictis
et legatis per eum factis ut superius reperitur. = In omnibus
alijs suis bonis mobilibus et immobilibus, iuribus et actioni-
bus proprijs et Ecclesiasticis, seu amphitecticis (]ii() qumqu©
modo ad ipsu spectantibus ubicumque sint, et leperiri pos
sint, predictu Gentilem suu universalem Heredem iustituit.
Nel soprad. Testamento si trovano altri legati e sono:
Reliquit Ecclesiee S. Augustini Fratrum Predicatorum dexto.
in Laborerio C. libras Raven. et Ancon.
Item reliquit prò sua Anima Laborerio S. Marci Fratrum
Minorum de Exio C. libras Raven. et Ancon.
Item reliquit prò Anima sua in Laborerio Fratrum Mi¬
norami de Staffulo centum libras Raven. et Ancon. ^
Item reliquit prò anima sua in Laborerio Fratru Mino¬
rano. de Piro C. libras Raven. et Ancon. ^ ,
Item reliquit iure legati Domino Todino Domini Gual-
terij, et Corraduccio suo Nepoti V. lib. Rav. et Ancon. e
bonis et possess. Castri Piri. -p :
Item reliquit eodem iure Andreae et Bartholomeo Peti
Domini Magalotti de Flasta M. libras Raven. et Ancon. de
bonis et posses. Castri Piri. . .
Item reliquit eodem iure Domino Philippo, Domini Ma
gnecti de Cingulo V. lib. Rav. et Ancon. de bonis et possess.
Castri Stapholi. , vr p .
Item reliquit eodem iure Domino Raynaldo Ade, et i >
poti suo Homo Filio Ribaldoni V. libras Raven et Ancon
de bonis, et possessionibus, quos ipse Corradus habet in m >
ritorio Castri Stapholi.
(1) Queste parole in lingua italiana sono del Lancellotti.
PICENUM SERAPHICUM
Item iussit et voluit quod si ipse Corradus teneretur Fi-
lus seu Heredibus DA Thomae de Insula in aliqua occ. e mali
ablati, quod restituatur eis iterami.
§ II. — Ripatransona (1).
Ripatransona (2) piccola città fabbricata sopra un colle
dalle rmne dell antica Cupramarittima. Si fabbricava il nostro
Convento a tempo di Papa Innocenzo IV nel 1247 come co¬
sta da una sua bolla stampata nel primo tomo del nostro
5?“"£ LW 1291 fu ampliata la Chiesa, ohe porta ora il
titolo di S. Maria in valle colla demolizione d’altra Chiesa
«Scote FV a\v' Salva * ore ’ come si le 8’ge in una Bolla
^rii°cLti a vL sudetto - E,la fu
va uoraim illustri furono di questo Convento, F. Ciò-
Sona T > ^ T - l0da , t0 da Papa Si8t0 V
cnzione scolpita in marmo e Ambrogio Tommasini insigne
oratore morto nel 1602. In Ripa Transona si celebrò Capitolo
Provinciale l’anno 1599. F
Dat f£r- ttt Papa Innoce nzo IV Quoniam,
i^at Lugdum III idus Iumj anno IV, C. giorni d’indulgenza
Com *\ ma ^ al compimento della fabbrica di Chiesa, e
Convento dei FF. Minori di Ripatransona.
di Eo la S dulgen ^ a per lo stesso fìne di Berardo Vescovo
idnf M ma Dat - in Palatio Ecclesi * S - Glaudij de Cliente V
di un M S 1J v nn ° MCCL Ì V- 11 sigill ° (della bolla) ha l’impronta
Episcopi * eSG0V ° con e P ar °le: G. Girardi Dei grafia Firmi
PoW L ° St6S9 ° J escovo concede ai FF. Minori della Ripa il
; e rr re fin0 a cent0 lire dei mali acquisti per loro so-
tamento, e proseguimento della fabrica. Dat. ove sopra
di terr« P0 T eSC ° V ^ d ì Ferm ° d0na ai FF - Minori due pezzi
beveS ^° n i^ U t alk l0r ° Chiesa di S - Maria - Dat - in Ur-
en die 16 Ianuarij Pontifìcatus Nicolai IV anno III.
Aseoll L ’ 0diema Ripatransone in circondario di Fermo e prov. di
Va ta diiPa^Jp. 6 ®* 0 P u ” t0 la st . oria del convento di Ripatransone è rica-
1 aggiunta della seconda copia.
196
PICENUM SERAPHICUM
Lo stesso Vescovo dat. ove sopra an. MCCXCI accorda
ai FF. Minori della Ripa l’atterrare la Chiesa di S. Salvatore
con la condizione che rimanga incorporata alla loro Chiesa
di S. Maria in valle, e si chiami in avenire S. Salvatore e
S. Maria.
Niccola IV concede Indulgenza alla Chiesa dei FF. Mi¬
nori della Ripatransona in tutte le Feste di Maria V., S. Fran¬
cesco e S. Antonio e loro ottave. Dat. apud urbem veterem
nonis lulij anno III.
Amelio Abate di S. Saturnino di Tolosa, e Rettore in
spirituale e temporale per la Chiesa Romana nella Marca An*
conitana, Massa Trabaria, Terra S. Agata, Città d’Urbino e
suo distretto. Dat. Maceratse XXIX Augusti IV Indictione.
Bertrando Card, di S. Marco Legato Apostolico dà la facoltà
ai Vescovi di Ascoli e Sinigaglia di poter consagrare la Chiesa
di S. Maria dei FF. Minori della Ripa, chi di loro sarà ricer¬
cato, benché non sia nella loro Diocesi. Dat. Beneventi III
idus Iunij Clementis VI anno VI.
Due uomini insigni conta questo Convento, F. Giovanni,
(come sopra) cui fece l’iscrizione Sisto V, riportata dal Wad-
dingo (ed è la seguente :)
Ioannes a Ripis Ordinis Minorum Theologus Philosophus
clarissimus, qui annos plures in pubblico Parisiensi Gymnasio
docenti, in sententiarum libros acutissima edidit de anima, de
vitijs et virtutibus, aliaque ingenij sui monumenta, quae tem-
porum iniuria seu veterum incuria latent seu perierunt, p°-
steris reliquit. Claruit sub Ioanne XXII Pontifice Maxime
Ludovico Bavaro Cesare imperatore.
F. Felix Perettus a Monte Alto Agaten
Ecclesiae Episcopus
Ordinis Min. Con. VrcARius Generalis Apostolicits
Provinciali suo ergo posuit.
(L’altro uomo insigne fu) Ambros. Thomasinus (1) Mi¬
nor Conventualis Christianus Orator celleberrimus eloquenti®
vi in insignioribus Italiae Civitatibus munere preclarissime
(1) Il medesimo sopra ricordato coll’aggiunta di questa epigrafe.
PICENUM SERAPHICUM
197
functus annum agens LX Ripae natus Ripae obiit A. D.
MDCII octava Augusti die Proh! dolor qui vivus orando
nomem dilata vit intra saxum hoc silet mortuus.
F. F. M. C. P.
( Continua)
P. Gregorio Giovanardi
0. F. M.
MINISTRI PROVINCIALI DELLE MARCHE
oriti™ wk \ presente studio biografico-cronologico-
sola w bbiam ° 11 ! terr0gat0 n01 stessi se > oltre all’utilità della
modo afl/Zt mar ^ hlg ' ana ’ 11 . medesimo giovasse in qualche
spender ì K 61 ° rdme mter ° : Ci è semb rato di poter ri-
s me d o f ma ament6) P ° ichè molte figure interessanti»,
della trZf f g6ne 5 e 80110 in gran P arte sconosciute a danno
Maroh? a de f ia francescana - ^ a minoritica provincia delle
essa rita^o n -^ UÒ - ess ®, r . e ccnsiderata come una delle ultime:
toro adunar . pr , lmordl ddl 0rdine 5 poiché il serafico Fonda-
da òuint aat n int S r T a ^ 6 1 primi tre c °mpagni, ff. Bernardo
Aprìle Jonqf 6 ’ Pietr ° , CatanÌ ed Egidi0 d ’Assisi (16 e 28
Prima wu ’• venne egb stesso nelle nostre Marche per la
Patene n a ftt ie T ! Egidia Quindi tutto ciò che le ap-
all’intera fatto di storia deve dirsi vero patrimonio comune
sima JS Eam \ gha - fran c es cana. Pertanto anche questa ricchis-
tesoro dei,/® 1 entra a far parte del grande
lavoro tenta/ ? a ded0rdine - Di <l uì l’importanza del presente
mente riuscito ^ m0lfcl 6 mai ’ p61 ^nanlo sappiamo, critica¬
le cÌi! n ° S / a in 1 tenzione dar e una stecchita ed arida se-
saremmn , glCa dl So11 n ° mi 6 dl soIe date: in ta l caso non
primi a portare questo scarso contributo alla sto-
198
PICENUM SERAPHICUM
ria dell’Ordine; come pare non intendiamo a restringerci ad
un solo ramo di questo bellissimo albero cronologico, poiché
anche ciò è stato fatto da molti ed in modo diverso, sebbene
spesse volte non ci abbiano dato che stereotipate affermazioni
con tutti gli errori, forse involontari, caduti dalla penna dei
primi compilatori. La nostra serie dev’essere completa e cor¬
retta, e deve sopratutto presentare agli studiosi una ricca
messe bibliografico-critica, tanto necessaria oggi a chi di pro¬
posito si dedica allo studio della storia francescana.
*
* *
Abbiamo potuto adunare molte Serie dei Ministri Pro¬
vinciali delle Marche; quelle però che destano maggior inte¬
resse al nostro scopo, e delle quali ci serviremo in parte nel
presente studio, sono le seguenti :
A. — « Series chronologico-historico-critica Ministrorum
« Provincialium qui a primordio Religionis ad nostra usque
« tempora [al 1788] Picenam Provinciam Ordinis Min. S. Fran-
« cisci Conv. administrarunt, conquisitis undique monumen-
« tis, adiectisque opportunis adnotationibus, studio et labore
« Viri ejusdem Ordinis Religiosi, nunc primum in lucern
« edita. » (1)
(1) E’ un piccolo opuscolo di pagg. 86 stampato a Pesaro nel 1790,
tip. Gavelli. L’autore non si trova nel libretto ; dalla seconda edizione
però sappiamo che fu il P. M. Angelo Galanti da Pesaro Min. Conv.
Egli si è servito delle studiosissime ricerche del P. Antonio Benoffi, suo
concittadino e confratello, il quale essendo Ministro delle Marche, nou
lasciò di vedere e studiare gli archivi, le biblioteche, i codici mss. dei
conventi visitati ; le biblioteche comunali, le pergamene, i papiri ; i Tafr
munenti, le iscrizioni lapidarie e tutto quanto poteva giovargli per i suoi
studi storici dei quali era amantissimo. Il P. Galanti ebbe in mano tutto
il tesoro raccolto dal P. Benoffi e se ne è servito per la compilazione del
presente opuscolo. Ora i mss. del P. Benoffi si trovano nella Oliviera»»
di Pesaro. Sebbene il P. Galanti asserisca di essersi in gran parte ser¬
vito delle raccolte del P. Benoffi pure mai lo cita nel corso di quest»
compilazione. In genere poche sono le note illustrative dei documenti sui
quali poggiano le sue affermazioni. Sono peraltro abbastanza illustrati*
conventi minoritici delle Marche. La presente Serie arriva sino al 17°®
e conta 1B0 Ministri Provinciali.
PICENUM SERAPHICUM
199
B. — « Serie del P. Francesco Antonio Righini d’Imola (1)
C. — « Catalogo cronologico de’ M. t0 RR. PP. Ministri
della Provincia della Marca del Serafico Ordine de’ Frati Minori,
« per professione, e poi anche per nome Osservanti, fondati
« dal Patriarca de’ Poveri San Francesco Monconi d’Assisi,
« oriondo da Lucca l’anno 1208, in S. Maria degli Angioli,
« ossia Porziuncola presso la sua patria, i quali veri, com’anco
« afferma nella Bolla Licet alias il Papa Leone X. et indù-
« bitati Fratres Ordinis P. Francisci, et ejus Regulae Obser-
« vatores semper fuerunt, ac, divina facente grafia sunt fu-
« turi, sine aliqua interruptione, seu divisione a tempore editae
« Regulae per B. Pranciscum usque ad presens, ac sub ipsius
« B. Prati cisci Regida militaverunt, et etiam ad praesens mi-
* litant: tessuto con tutta accuratezza (laonde niun si ammiri,
« altrove leggendo forse diversamente) conforme alle noti-
« zie certe, od almeno più verisimili, sicure, rinvenute ne’
« monumenti, ne’ Scrittori più illustri, e ne’ Mss. più sin-
< cer i ed in secoli ripartito giusta i secoli Francescani dal
« P. L. G. F. E. B. S. » (2)
D. — « Series chronologico-historico-critica Ministrorum
« Provincialium etc. Emendationibus inde, ac adnotationibus
« illustravi Ad. R. P. M. Stephanus Rinaldi e M. S. P. An-
« gelorum in Seraphica historia apprime versatus. » (3)
. a “ ua oram Daiungmana ai lumini U-i V Z31, del secolo
p HI. E’ attribuito al P. Francesco Antonio Maria Righini d’Imola Min
^onv. Cfr. Picenum Seraphicum , fascicolo precedente, pag. 45. La Serie
a mva sino al 1764 e contiene 181 Ministri Provinciali. Questa, come la
precedente, ha i Ministri comuni sino al 1515: gli altri che seguono sono
dei Minori Conventuali.
(2) E’ nn semplice tavolone stampato a Iesi nel 1815, tip. Cherubini.
. cortl pilatore è indicato con le iniziali P. L. G. F. E. P. S. le quali
Espandono al Padre Lettore Giubilato Fra Egidio Paganucci Staifolano
148 M- n ‘- °® serv * diviso in secoli ed arriva al 1810, comprendendo
Ministri. Dal 1515 in seguito la Serie è solo dei Minori Osservanti,
pubblicazione del presente Catalogo lo stesso compilatore rico-
q p e era mancante ed inesatto, segnando le correzioni e le aggiunte
q larsi > l e quali sono state eseguite nel Catalogo del P. Luigi Tassi. Cfr.
Cronologico-Biografici della Osservante Provincia Picena: Quaracchi
tip. g. Bonav., pag. 254.
s E P- Stefano Rinaldi da Monsampietrangeli Min. Conv. curò la
onda edizione della Serie del P. Angelo Galanti la quale fu pubblicata
a * ano nel 1843, tip. Lana. F
e date delle elezioni ed i nomi degli eletti sono precisamente come
200
PICENUM SERAPHICUM
E. — « Catalogo cronolologico dei Ministri Provinciali
« dell’Osservanza Picena » (1).
Con queste cinque Serie in mano sembrerà, forse, molto
facilitato il nostro lavoro ; eppure non è così. Diciamo subito
che le cinque Serie non sono affatto concordi tra loro, sia
negli anni delle elezioni, sia ancora nei nomi degli eletti.
A darne una prova convincente basta riportare qui i primi
dieci Ministri di ciascheduna Serie :
Serie A.
V 1 "
1. — Anno 1216 — B. Benedetto- Sinigardid’Arezzo.
2. — » 1219 — B. Ardizio da Legnano.
B. — » 1222 — B. Simone da Collazone.
4. — » 1225 — B. Rizzerio dalla Muccia.
5. — » 1234 — Fr. Pietro da Vercelli.
6. - » 1244 — Fr. Crescenzio Grizi da Iesi.
7. — » 1245 — Fr. Paolo da Spoleto.
8. — » 1251 — Fr. Matteo da Montone .
9. - » 1257 — Fr. Monaldo da S. Elpidio .
10. — » 1270 — Fr. Giacomo d Ascoli.
Serie B.
l. — Anno 1216
— Fr. Benedetto Sinigardi d’Arezzo.
2. —
» 1219
— Fr. Ardizio da Legnano.
3. —
» 1222
— Fr. Paolo da Spoleto.
4. —
» 1225
— B. Ricciero della Muccia. > i
5. —
» 1233
— Fr. Pietro da Vercelli.
6. —
» 1252
— Fr. Matteo da Montone.
quelli che si trovano nella prima edizione. Molte note illustrative e di¬
verse aggiunte rendono meno imperfetta la Serie del P. Galanti. In ciò
consiste il pregio di questa seconda edizione.
(1) Come abbiamo detto nella nota n. 2, il P. Luigi Tassi nel com¬
pilare il presente Catalogo cronologico, cfr. op. cit. 1. c., si è servito del
tavolone del P. Paganucci in parte corretto dal medesimo compilatore
sulle traccie dei PP. Gasparini Calcagni, Galanti, Gallo e dai monumenti
conventuali. Questo Catalogo arriva fino al 1885 ed enumera 155 Mini¬
stri Provinciali, compresi i primi 46, comuni a tutta la Provincia.
PICENUM SERAPHICUM
201
7. — Anno 1263 — Fr. Monaldo da Santo Elpidio.
»• — » 1270 — Fr. Iacopo.
J*' * 1289 — Fr. Salomeo da Lucca.
10. » 1294 — Fr. Antonio da Lucca.
Serie C.
1 .
2 .
3 .
4.
5.
Q.
7.
8 .
9.
10 .
Anno 1217
> 1219
» 1221
» 1223
» 1234
» 1244
» 1245
» 1248 •
» 1257
» 1270
- B. Benedetto Sinigardi d’Arezzo.
B. Ardizio da Legnano.
B. Paolo da Spoleto.
B. Riccieri dalla Muccia.
P. ■ Pietro da Vercelli.
P. Crescenzio Grizi da lesi.
B. Simone de ’ Conti di Collazone,
B. Matteo da Montone.
P. Monaldo da Santelpidio.
B. Marco da Mutino.
Serie D.
1 — Anno 1216
1219
1222
1225
1234
1244
1245
1251
1257
1270
— B. Benedetto Sinigardi d’Arezzo.
F. Ardizio di Legnano.
— B. Simone da Collazone.
— B. Riccerio della Muccia.
— B. Pietro da Vercelli.
— F. Crescenzio Grizi da lesi.
— B. Paolo da Spoleto.
B. Matteo da Montone.
— F. Monaldo da S. Elpidio.
— I. Giacomo d'Ascoli.
Serie E.
I ~~ Anno 1216
t ~~ » 1219
j - » 1221
;■ - » 1223
• - » 1234
B. Benedetto Sinigardi d'Arezzo.
— B. Ardizio da Legnano.
— B. Paolo da Spoleto.
— B. Rizzerio dalla Muccia.
— P. Pietro da Vercelli.
202
PICENUM SERAPHICUM
6. — Anno 1243 — P. Crescenzio Grizi da lesi.
7. — » 1245 — B. Simone de’ Conti di Collazone..
8. — * 1248 — B. Matteo da Montone.
9. — » 1263 — P. Monaldo da Santelpidio.
10. — » 1270 — B. Marco da Mutino Feretrano.
Le divergenze non lievi che si riscontrano in queste
cinque Serie , messe in confronto tra loro, darebbero motivo
di scartarle senz’altro, e lo faremmo ben volentieri se potes¬
simo avere tutti i documenti dei quali si sono giovati i com¬
pilatori delle medesime ; ma ciò è assolutamente impossibile,
perchè molti di quei documenti sono del tutto irreperibili.
Siamo costretti, pertanto, seguirle, collazionandole con i prin¬
cipali storici della Provincia e dell’Ordine, con i nostri ar¬
chivi privati e con tutti gli antichi codici pubblicati in questi
ultimi anni sulle più importanti Riviste francescane; quindi
correggere le cinque Serie nelle date, nei nomi, nei giudizi
e completarle a base di critica rigorosa ed imparziale. Con
questo lungo e difficile lavoro speriamo di presentare agli stu¬
diosi del nostro « Picenum Seraphicum » un nuovo catalogo
dei Ministri Provinciali delle Marche meno imperfetto e più
completo di quanti ne sono stati compilati fino ai nostri
giorni.
I. — Ministri comuni all’intera Provincia
(1217-1515).
1. — Anno 1217 — B. Benedetto Sinigardi D’Arezzo (1190 f 1282).
Concordemente le cinque Serie mettono il B. Sinigardi
come primo Ministro della Marca, ma solo la C è esatta nel
precisare l’anno di sua elezione : le Serie A, B, E seguono il
P. Waddingo : la D in nota sembra accettare l’asserzione dei
Bollandisti, i quali dicono che il primo Capitolo Generale fu
celebrato in Assisi l’anno 1219. Oggi è indiscutibile : 1. che
il B. Benedetto Sinigardi d’Arezzo sia stato eletto Ministro
della Marca da S. Francesco nel primo Capitolo d’Assisi :
2. che il detto Capitolo sia stato precisamente celebrato nel
1217 (1).
(1) Cfr. Archiv. Frano, hist., an. I, fase. 1, pag. 2. n. 1; pag. 3, n . 6-
PICENUM SERAPHICUM
203
Dalla nobile e potente famiglia dei Sinigardi nacque
in Arezzo nel 1190. I suoi genitori, Sinigardo ed Elisa-
betta Petramalesca, lo educarono nell’amore e timore di Dio.
Da giovanetto diede bella prova di sè, caminando por tutti i
gladi della cristiana perfezione. Nel 1211 abbandonò parenti
e ricchezze, domandando con profonda umiltà l’abito povero
della penitenza. Fu vero imitatore del serafico Patriarca e si
mostrò degno suo figlio. Intervenne al Generale Capitolo di
Assisi nel 1217 e da S. Francesco stesso fu mandato nelle
Marche in qualità di primo Ministro. Resse santamente la
nostra Provincia fino al 1221, essendo in quest’anno destinato
m Grecia ed Antiochia. Uomo veramente santo, fu prudente
nei governo, esemplare nella vita, costantissimo nel sostenere
ogni fatica a bene delbOrdine e della Chiesa. Ritornato in
patria pieno di anni e ricco di meriti, volò in seno a Dio nel
mese di settembre (1).
« Aretii Benedictus ego Sinigardia proles,
« Vates, et sacra religione Minor.
« Assyrii Patres mihi iam parnere ministro;
« Hinc digitimi, Daniel quem dedit, ipse tuli.
« Nunc vivo in coelis, patria et mea membra reservat,
« Inque meis aris thurea dona fero.
Anno 1221 B. Paolo da Spoleto, detto dalla Marca.
j ii L ® no 1 stre cinque Serie dànno per secondo Provinciale
evivT T. arc ie il P* Ardizio da Legnano. E’ un errore storico
en issimo il quale, specialmente dopo la pubblicazione
niaardi ^P^ODRAFIA: P. Golubovich: Vita e miracoli del B. Benedetto Sir
naven i. A \f?°P er Mannem Aretinum an. 1302. Quaracchi 1905, tip. S. Bo-
p uZf Miscellanea Francescana, an. X, pag. 31: Compendium Chronic.,
tol P ‘™ Florent. in « Archiv. Francis. Hist., » an. II, pag. 95: Bar-
*mct fratr Z * f 1 IV > P a ^' 253 > 347 : Catalogne
pag u % mm ‘> ® d : da J £ J- Lemmens, Roma 1908, tip. Salustiana;
2‘24-OOf. .' Cronaca dei XXIV Generali in « Analecta Frane. » t. Ili, pagg
t. ÌTVSTV JA TP 1 U1 - XTI ; “4-XXXIII: t. II. 8»XLlf;
lubovich WhJ-\ d- 92 d ^7 P ' Ar , turo ’ Martyrol Frane., 31 agosto :P. Go-
ch, Bibhot. Bio-Bihliogr. di Terra Santa, t. I, pag. 21 e cfr.
204
PICENUM SERAPHICUM
delle Serie del secolo XIII-XIV (1), più non deve lasciarsi
correre. Il B. Sinigardi nel 1219 era ancora nel suo officio e
vi durò sino all’anno 1221 nel quale fu eletto Ministro d’O-
riente, succedendogli il B. Paolo da Spoleto. Il Celano, nar¬
rando il fatto della pecorella e dei due agnellini, salvati dal
serafico Patriarca qui nella Marca, dice che il compagno del
Santo era fr. Paolo da Spoleto « quem Ministrum constituerat
omnium fratrum in eadem provincia. » (2) Non è detto l’anno
di sua elezione, ma è logico che ciò accadesse subito dopo la
partenza del Sinigardi per l’Oriente, cioè nel 1221. Nelle no¬
stre Serie l’Ordine cronologico è assai vario: C, E 1221, 3. Pro¬
vinciale : B 1222, 3. Provinciale: A, D 1245, 7. Provinciale. I
compilatori di queste Serie come sono caduti nell’errore di
mettere per secondo Ministro il B. Ardizio da Legnano, eletto
secondo essi, nel 1219? -è un punto che merita di essere stu¬
diato. Il P. Antonio Melissano, nelle sue aggiunte agli An¬
nali del P. Waddingo, dopo aver narrato la conversione di
questo Ardizio, dice così : « Hic inter Francisci Familiares
« adoptatus ab eodem Picenae Provinciae regimini praefici-
« tur. Et tandem meritis clarus migravit ad Dominum An.
« MCCXXXY die XIII Novemb. Anno VI ab eius ad Christi
« convertione. » (3) Mettiamo al posto le date. La morte
dell'Ardizio sarebbe avvenuta, sempre secondo il Melissano,
nel 1235 e la sua conversione nel 1229: S. Francesco morì
il 4 ottobre del 1226: dunque l’Ardizio sarebbe stato eletto
da S. Francesco tre anni dopo la sua morte e tre anni prima
che FArdizio si fosse convertito. E’ un vero anacronismo sto¬
rico. Il B. Ardizio non solo mai è stato Ministro della Marca,
ma neppure vi morì, come vorrebbe l’Aroldo il quale scam¬
bia il nome Siviglia, dove realmente morì, con quello di Se¬
nigallia. Pertanto l’anacronismo del Melissano e l’errore del-
l’Àroldo hanno tratto in inganno i nostri compilatori i quali
mettono per secondo Ministro il B. Ardizio da Legnano. La
Serie D si è accorta di quest’errore e lo ha corretto in nota.
Per la vita e i miracoli del B. Paolo vedi la parte bi¬
ll) Cfr. Archiv. Francisc. Hist., an. I, pag. 8.
(2) Celano : Vita Prima, ood. di Fallerone ed. da Mons : Falooi :
XXVIII, 77, pag. 117.
(8) Supplemen. Armai., Torino 1710, tip. G-ringhelli, pag. 38.
PICENUM SERAPHICUM
205
biografica. (1) Secondo il Tossignano, l’Arturo ed altri il
Beato è morto a Macerata, ma l’anno è incerto (2).
Anno 1225. — B. Rizzerio dalla Mdccia. (3)
E il primo Ministro nativo delle Marche ed il terzo della
Provincia. Il documento del secolo XIII-XIV dice che, dopo
n B. Paolo da Spoleto, fu probabilmente il B. Rizzerio (4).
Per noi il probabilmente non ha luogo, poiché ne abbiamo
tutta la certezza possibile, ammettendolo concordemente an¬
che le nostre cinque Serie, sebbene in esse il numero d’ordine
non corrisponda a motivo del B. Ardizio da Legnano il quale
come abbiamo veduto, mai fu Ministro delle Marche.
Uomo di nobile famiglia, dotato di forte ingegno, dedito
allo studio, trovavasi, insieme al B. Pellegrino da Fallerone,
a Bologna quando un giorno vide il serafico Patriarca che
ivi predicava lo spirito della povertà e della mortificazione. I
ne illustri marchigiani, mossi da una forte ispirazione interna
gli si accostarono, se ne invaghirono, chiesero ed ottennero di
csseie annoverati tra le schiere dei nuovi crociati della peni¬
tenza. Questo fatto forma il simpatico soggetto di una bellis¬
sima pagina dell’aureo libro dei Fioretti (5). Il B. Rizzerio
tu uno dei più amati da 8. Francesco e da lui chiamato il
ra e più peifetto di questo mondo. Sono due affermazioni che
aigono il miglior panegerico possibile.
Resse santamente la Provincia dal 1225 al 1234. Uno
eg i avvenimenti più rimarchevoli al tempo del suo governo
u ù glorioso martirio subito da uno dei figli di questa Pro-
mc^i 1 u BIBL 1 I r?r2 :RAFI ^ : Dialo 9 u * de viH» sanct. frat. min., ed. P. Lem-
ed fi T oma 1902, tip. Salustiana, pag. 82: Catalogus sanct. fratr. min.,
parrò- ' 2 « 9 ^^ enS i ® 0ma p 1903 » tì P- Salustiana, pag. 19: Pisano, op. oit.
PaS g fiS v 515 Ì Archw - francisc. Hist. an. II, pag. 107: W addino., t. V,
ì)ap- 17 -^ TUR0 > M artyvól 31 marzo: Miscellanea francese, an. X,
foi nr ■ r, 0LUB0VICH > °P- cit - t. I, pag. 327.
Arturo i c Tossiniano > Hist Seraph. Relig., Venezia 1586, fol. 126 :
2 ! Faes ® nel circondario di Macerata, diocesi di Camerino.
(S r Archiv - Franc - Hist -> I c. p. c.
Quandi .... a fi' XX T L * Fome santo Francesco andò a Bologna e converti due
Carnesecchi* ^ predica • * ediz - Passerini, Firenze 1903, tip.
206
PIOENUM SERAPHICUM
vincia, S. Nicolò da Sassoferrato, in Mauritania il 10 ottobre
del 1227. Ritiratosi a Muceia, volò agli amplessi del Creatore
nel 1236. Il suo corpo riposa in patria dove da tempo imme¬
morabile ha riscosso e riscuote tutt’ora grandissimo culto, ap¬
provato già da Gregorio XVI il 14 dicembre 1838 (1).
4. — Anno 1234 — Fr. Pietro da Vercelli.
Per questo Ministro non abbiamo che un sol documento
e, per somma disgrazia, di quarta o quinta mano. Il docu¬
mento sarebbe irrefragabile e più che sufficente qualora si
ritrovasse la Cronaca che lo contiene scritta dal B. France¬
sco Yenimbeni, la di cui mancanza impedisce di colmare non
poche lacune nella storia della nostra Provincia. Il documento
in parola attesta che precisamente nel 1234, essendo Ministro
della Marca fr. Pietro da Vercelli, alcuni buoni fabrianesi
hanno dato e ceduto a’ frati Minori ogni diritto su di un
fondo di Cantia per la fabbrica del convento. Naturalmente
le nostre Serie non dicono, nè potevano dire di più. La
B mette l’anno 1233 come data della elezione, forse suppo-
tendo che almeno un anno prima di ciò che narra il Yenim¬
beni il fr. Pietro da Vercelli fosse già Ministro. La D cita
altro fatto che conferma il detto Ministro nel 1234, e sarebbe
che in mano del medesimo, secondo la testimonianza del Turchi
nel suo Camerinum sacrum, ha emessa la solenne professione
Suor Rosa, una delle fondatrici del monastero di S. M. Mad¬
dalena in Matelica. Questo monastero rimonta al 1232 e
la professione di Suor Rosa sarebbe avvenuta due anni
dopo (2).
(1) BIBLIOGRAFIA : Celano, cod. cit., cap. XVIII, n. 49, pag.
88 : Scripta Fr. Leonis, ed. P. Lemmens, Quaracchi 1901, tip. S. Bonav.
pagg. 83,84,86: Pisano, op. cit., pagg. 283, 84, 85, 478, 515: Gatalogus
sanct. fratr. min., ed. cit., p. 19 in nota : Mariano da Firenze in « Ar¬
dito. Frane. Hist. », an. II, p. 93: Waddinoo: t. I, p. 335-VIII ; t. Il
133-XIII : Arturo, Mart. Fran. 7 febbraio : Sbaraglia, op. cit. p. 632
n. 3358: Miscellanea Frane, t. Vili, p. 113.
(2) Cfr. Wadding., t. IX, pag. 318-VII; t. XV, pag. 451-XX: Serie A
pag. 6: Camillo Acquacotta, Memorie di Matelica , Ancona 1838, tip. Ba -
luffi, parte II, pag. 72 : id, Lapidi e documenti , pag. 58, n. 21.
PIOENUM SEEAPHICUM
207
A — Anno 1240 — Fr. Crescenzio Grizi da Iesi.
E’ indubbiamente il quinto Ministro della Marca. L’anno
di sua elezione non è certo, nè per quanto abbiamo cercato
ci è stato possibile rinvenirlo. Le nostre Serie , eccettuata la
E che mette il 1243 e la B che non lo mette affatto, dicono
che e stato eletto nel 1244. Facciamo una breve osserva¬
zione: tutti gli storici sono d’accordo nell’affermare che Cre¬
scenzio si è fatto religioso in età avanzata e, quasi subito, è
stato eletto Ministro della Marca: nel 1244 intervenne al Ca¬
pitolo Generale di Genova ed ivi fu elevato alla dignità di
Supremo Moderatore dell’Ordine. Ora, volendo ritenere il 1244
come data di sua elezione a Ministro della Marca, bisogne¬
rebbe dire che quasi nel medesimo anno egli vestì l’abito fran¬
cescano, governò la sua Provincia e fu Generale dell’Ordine.
Pertanto, sebbene non del tutto certa, teniamo la data del
240 per la sua elezione ; tanto più che la durata di dieci
a nni di Fr. Pietro da Vercelli a Ministro di questa Provincia
Don si spiegherebbe troppo facilmente, nulla quasi sapendosi
di questo lungo suo governo.
Nobile per natali, per dottrina illustre, venerando per
ontà, Crescenzio è una grande figura nella storia delle Mar¬
che e dell’Ordine. Il Picenum Seraphicum si riserba di parlare
di questo suo figlio insigne : qui basti solo un cenno sintetico.
Amante del santo Fondatore, ordinò a Fr. Tommaso da Ce-
^i scriverne nuovamente la Vita : egli pure fu scrittore
eruditissimo. Ebbe a compagni intimi del suo governo Fr.
arco da Montefeltro, il B Giovanni da Parma ed il serafico
Rettore S. Bonaventura. Visse nell’umiltà e nella regolare
rsciplina. Carico di anni e ricco di meriti morì piamente
ali antichissimo convento di S. Marco in Iesi : il suo corpo
rposa in quella chiesa monumentale (1).
COf ] r ' ' * ill-BLT() GRAFIA : Chronica di Fr. Salimbene ; Parma tip. Fiac-
lectn \ 18 v P a £S- 136 > 317: — Chronica di Glasseberger in « Ana-
Sern,,, ^, ant ^ scana *> L II, pagg. 66, 67, 68, 69: — Chronica di fr.
Chr' a ° da Bessa 111 * Analecta Frane. », t. Ili, pagg. 261-269 : —
Degli ^■ NXIV General, e Bart. Pisano in « Analecta Frane. », cfr.
rentin mdlG1 le P a g- cit: — Compend. Chron. Ord. Fr. Mariani de Flo-
’ ln * Archiv. Frane. Hist. », an. II, pagg. 306-310: — Wadd.,
208
PICENTJM SERAPHICUM
6. — Anno 1245 — B. Simone da Collazone. (1208 f 1251).
Per la Serie A questo Beato sarebbe il terzo Ministro,
eletto nel 1222 : la Serie B, accortasi del forte errore crono¬
logico, lo corregge in nota, citando un passo della Cronaca
di fr. Salimbene : riportiamo le parole stesse della Serie ;
« 1245. Innuimus sub hoc anno, datum non esse invenire
« quisnam in Ministerio Provinciae immediate successerit Fr.
« Crescendo Gritii ab Aesio. Nunc verba mutamus, quo-
« niam in celebri Chronico F. Salimbene da Parma legimus,
« B. Simonem de Colle Azonis anno 1248 institutum fuisse
< Ministrum Provinciae S. Francisci per Ministrum Gene-
« ralem Fr. Ioannem pariter de Parma. Cum autem scribat
« Cl. Annalista Wadd. (tametsi annum non enunciet) hune
« Beatum Provincias primum Marchiae, postmodum S. Fran-
« cisci laudabiliter gubernasse : hinc facile deprehendimus,
« quod si prius per immediatum triennium Marchiani gu-
« bernavit, iam huic Provinciae praefectus fuit anno 1245,
« et ita supradicto F. Crescendo quisnam immediate succes-
« serit adinvenisse confìdimus. » (1) Per noi è tolto ogni
dubbio e diciamo che il B. Simone è indiscutibilmente il vero
successore di fr. Crescenzio, eletto o agli ultimi del 1244, dopo
il Capitolo Generale di Genova (4 ottobre), o ai primi del¬
l’anno seguente.
Appartiene alla nobilissima famiglia dei Conti di Colla-
zone (Toscana): il Serafico Patriarca lo ricevè all’Ordine nel
1222: fu compagno di Fr. Cesario da Spira in Germania:
t. Ili, pag. 101-VIII ; 170-1 : — Sbaraglia, op. cit., p. 207, n. 1036 : —
Dialogus de Yitis Sanctor, Fratr., ed. oit., cfr. tutta VIntroduzione: —
Speculum Perpectionis, ed. P. Lemmens, Quaracchi 1901, pag. 8, 13 : —
Scripta Fr. Leonis, ed. P. Lemmens, pag. 30,32 : — Mons. Faloci,
Prefazione alla Vita Prima del Celano, ed. cit., pag. 16, n. 9: — Golu-
bovich, op. cit., cfr. indice : — Serie A pag. 6, an. 1244.
(1) Il testo genuino ed intero del Salimbene è questo : « Fuit et
« alter frater Symon, qui dictus est de Comitissa [de Colazono], quem Deus
« miraculis demonstravit illustrem : hunc fecit frater Iohannes de Panna
« ministrum provinciae sancti Francisci in valle spoletana. Hic fuit ann-
« cus meus et mihi familiaris in conventu Massiliae eo anno quo R eX
« Franciae transfretavit in primo passagio, scilicet anno Domini MCCXLVlU
« etc. » Cfr. la Cronaca, ed. cit., pag. 146, sotto l’anno 1248.
PICENTJM SERAPHICUM
209
visse santamente e santamente morì nel convento di S. Si-
mone Apostolo a Spoleto il 26 aprile nella ancor giovane età
di anni 43 e di regolare istituto 29. Il Signore lo illustrò con
1 abbondanza dei miracoli (1).
"è Anno 1248 — B. Matteo da Montone (Umbria).
Le Serie C, E corrispondono perfettamente alla verità,
mentre, le A, B, D si trovano disorientate riguardo all’anno
di elezione ; la D poi anche riguardo al nome, propendendo
per il B. Giacomo da Massa. Il settimo nostro Ministro è sen-
z altro il B. Matteo da Montone, eletto nell’anno medesimo
PTt CU i! SU ? antecessore, B. Simone, fu fatto Provinciale del-
l Umbria. L’errore nel quale sono caduti i compilatori delle
ie Sene citate si deve, forse, al P. Waddingo il quale, nar¬
rando sotto l’anno 1256 la celebre visione dell’albero, avuta
r, a .j.‘ Giacomo da Massa, dice che questi la raccontasse al
b. Matteo, « iurte Marchiae seu Piceni Ministro : » ora, sic¬
come tra il B. Simone ed il B. Monaldo da S. Elpidio, come
vedremo, non vi è nominato altro Ministro e, d’altra parte,
on potendo portare l’officio del B. Simone oltre il 1248, nè
que o del B. Matteo oltre il 1256, hanno preso una data ar¬
bitraria, cioè le Serie A, D il 1251 e la B il 1252: nonpos-
ìamo trovare altra ragione plausibile che valga in qualche
mao a giustificare quest’errore il quale, accettandolo, farebbe
annidi) 6 ^ n ° S ^ ra Provincia senza Ministro per circa quattro
8 - — Anno 1257 — Fr. Monaldo da S. Elpidio al Mare.
oen ‘ s * a ^ ottavo Ministro delle Marche è fuori di
b u ’ però la data precisa di sua elezione è abbastanza
a I0G] ^f FIA : Cataloqus Sanct. Fratr. Min., ed. P. Lern-
Pag. 24041 ~ Chronica Fr - Glassberger, pag. 21-28:- B. Pisano,
hist an y ' Mariano Da Firenze ; Comp. delle Cron., in Ardi, Frane.
.* a '- L l. J. Tìa.O’ NlK. Of» TT ino . TTT , -i-T-r- 7
286-Xytt 1 ’ p \ g ; 105 ! an - pag- 103 I — ' Wadd., t. Ili, pag. ’ 35™VL
606-619 Martirol. Frano., 1 novembre: — Sbaraglia, Pulì. t. I, pagg.
15 giu ) eno IBLI °Q GRAFIA: T ADD - *■ IV ’ P ag - H-XV: - Martir. Frano.,
® * Sbaraglia, Bull. Frane, t. I ? cfr. indice : — Serie A, pag.
ANN0 - Fascicolo II.
li
210
PICENUM SERAPHICUM
discutibile. Esaminiamo le nostre Serie : A-C-D 1257 ; B-E 1263:
anche il P. Civalli nella sua Visita Triennale , pag. 151, afferma
che la elezione di Fr. Monaldo sia avvenuta nel 1263. L’er¬
rore di quest’ultima data è nato da una falsa interpretazione
di un passo del P. Waddingo, il quale, precisamente sotto il
1263, parlando dell’antico convento di Fabriano, dice : « Ce-
< lebratum est hoc anno Capitulum Provinciae Marchiae in
« oppido Fabriani, praeside fratre Monaldo de sancto Lupidio
« Ministro, et Guardiano Fabrianen, sive aedis de Cantia
« etc. » (1) Si noti bene che il P. Waddingo non dice es¬
sere stato eletto in quest’anno fr. Monaldo, ma solo che i frati
si sono adunati a Capitolo e che fr. Monaldo vi presiedeva
come Ministro e come Guardiano del convento di Cantia. Ora,
dovendosi portare la data di elezione di fr. Monaldo prima
del 1263, non abbiamo un plausibile argomento per andar
contro le Serie A-C-D, le quali assegnano il 1257.
Sotto il lungo governo di questo Ministro abbiamo:
1. l’accennato capitolo del 1263 cui presero parte i BB. Ra¬
niero da Fabriano e Maurizio d’Arginano, e nel quale fu se¬
riamente trattato della regolare disciplina e del nuovo con¬
vento di Porta Cervara : 2. l’accettazione del convento di
S. Maria in Giorgio nella Custodia di Fermo : 3. la vestizione
religiosa del B. Francesco Venimbeni (2).
9. — Anno 1270 — Fr. Giacomo D’Ascoli.
Lo mettiamo in serie come nono Ministro delle Marche»
ma realmente non siamo affatto sicuri di questo suo Provin¬
cialato. Diciamo subito che la Serie C non lo nomina, mentre
invece le Serie A-B-D affermano che la sua elezione fu nei
1270, Ciò che conferma il nostro dubbio é che nè il P. Ri¬
valli nella sua Visita Triennale , nè gli storici che citiamo in
nota dicono che sia stato Ministro delle Marche: lo Sbaraglia
poggiato sulla testimonianza del Waddingo propende a credere
che nel 1310 fosse Ministro della Germania Superiore e nuli’altro.
7. — La Serie 1) aggiunge: « Scriptores aliqui putant potius fuisse [12M]
Provincialem lacobum de Massa Custodiae Firmanae. »
(1) Cfr. Wadd., t. IV, p. 220-XX. „
(2) Ofr. Wadd., t. IY, p. 220-XXI; p. 276-IV; p. 277-V: Serie A, P- '•
PIOENUM SERAPHICUM
211
Pertanto, qualora si volesse escluderlo dal presente catologo,
non ci opponiamo davvero (1).
10. — Anno 1274. — Fr. Marco Da Montefeltro.
Se si sopprime come Ministro il nominato Fr. Giacomo
d’Ascoli, allora il presente va sotto l’anno 1270 . Riportiamo
fedelmente ciò che dice il Salimbene nella sua Cronaca , poi¬
ché, oltre all antichità del documento, in quella pagina è nar¬
rato quanto basta per un cenno sintetico di questo illustre
Ministro.
« Isti sunt socii, quos habuit frater Iohannes de Parma,
« quando fuit generalis minister. Primus frater Marchus de
« Montefeltro, honestus homo et sanctus, qui longo tempore
* : e t fuit socius fratris Crescen tii et fra tris Iohannis de
« Parma et fratris Bonaventurae. Hic fuit de Mutino; quie-
« scit in Urbino ; miraculis corruscat. Est autem Mutinum
« quoddam castrum in Massa Sancti Petri. Urbinum vero ci-
« vitas est in montibus, per quam itur ad aliam civitatem,
« quae appellatur Callium ; quae est clavis Marchiae ancjho-
« nitanae provinciae, per quam itur Asisium ad vallem spo-
« htanam ad beatum Franciscum. Item frater Marchus fuit
« minister provincialis in Marchia anchonitana, et laudabiliter
< ibi. Item bonus dictator fuit, et velox et intelli-
« gibilis ; et prò labore, quem sustinuit associando generales
* ministros et scribendo eis litteras, promeruit sibi, et in quo-
« ciani generali capitulo obtinuit, quocl quilibet sacerdos ordi-
* ni ?’ P 08 ^ decessum suum, diceret prò anima sua unam
« missam de mortuis. Obiit autem anno Domini MCCLXXXIIII.
« « nieus specialis amicus ; et generalem ministrami
t , Ia lei ^ Bonaventuram in tantum dilexit, quod, post mor-
<( , 6111 . e * U8 > quando recordabatur magnae litteraturae ipsius et
<( 0uimu m gratiarum, quas habebat, ex quadam dulcedine
« n Un jP e ^ a f in lacrymas. Item quando frater Bonavetura ge-
erahs minister clero praedicare debebat, ibat ad eum fra-
» , WUU WJ-J.
p. 464; an. 3. p. 295 : — Wadd, t. Y,
Sra 7U’ u< v V L,i ' iV 5 AJLl > 300-LXXXIX: _ Gonzaga, p. 85:
glia, p. 365, n. 1899 : — Serie A, p. 7.
212
PICENUM SERAPHICUM
« ter Marchile et sibi dicebat: tu es quidam mercenaria, et,
« alia vice, quando praedicasti nescivisti quod diceres; sed
« spero quod non facies modo. Hoc autem ideo frater Mar-
« chus dicebat, ut eum ad melius dicendum provocaret: et
« tamen frater Marchus omnes sermones fratris Bonaventurae
« scribebat et habere volebat. Graudebat autem frater Bona-
« ventura quando frater Marchus ei dicebat convicxa, propter
« quinque: primo, quia homo erat benignus et patiens ; se-
«, cundo, quia in hoc imitabatur beatum patrem Franciscum ;
« tertio, quia constabat sibi quod eum intime diligebat ; quarto
« quia habebat occasionem vitandi vanamgloriam ; quinto,
« quia habebat occasionem melius praevidendi. » (1)
(Continua) P C P'
m BIBLIOGRAFIA : Chronica Ff. Salimbene, ed. cit., p. 135-136-
139-317: — Chronica fr. Glassberger, 1. c-, P- 96 : 77 P - ^ 0LU ®°^ IC q
Bibl. T. S. t. I, p. 301: — Panfilo, ap. cit., voi. I, p. 599: — Sene A, p. •
«♦»♦*♦*♦*•«♦* ♦*•*♦*♦*♦* * * * * * *
5. Francesco in Fiscali Piceno.
« Urbis in introitu quae dicitur Asculus aegn
« conveniunt ». (Leg. vers, cxiv, cxv.)
Di quel luogo [da Rieti] partitosi, il travaglio
di grave malattia forza Francesco
a coricarsi. Però la clemenza
di Cristo al servo suo la medicina
tosto porgendo, muta l’acqua in vino :
il qual saggialo dilettando il gusto
e confortando il naturai calore,
ogni cagion di malattia ne caccia.
Nè a lui soltanto il grazioso Iddio
rende la sanità, ma per lui molto
e del corpo e dell’anima fa sani.
PICENUM SERAPHICUM
‘U
213
Or mentre egli correa cittadi e terre
e ville , giunto alla città che ha nome
Ascoli, ad incontrarlo in sulle porte
traggon gl’infermi e pugnano tra loro
perchè possa ciascun le vestimento
o il lembo almen toccarne , avendo tutti
la tonaca di lui per sacra cosa ;
e la ruban così che a mala pena
egli n’esce coperto. E pani in copia
gli apprestan, perch’egli li benedica :
e di quel pane i briccioli, conditi
del sale della fè, sanano i morbi
cacciano i danni e mitigan le doglie. (1)
(1) La Legenda versificata tronca così il racconto storico di quanto
avvenne in Ascoli allorché il Serafico Patriarca vi operò i miracoli di
guarigione. Il Celano, Vita prima, descrive il fatto con altri particolari
che meritano essere da tutti conosciuti. Ecco il testo genuino tolto dal
codice di Fallerone, ed. cit., p. 100, cap. XXI, n. 61: « ... aqua in
' TT 3 ^ 3 * 1 * c . onv ? rsa est ? cum tempore quodam apud eremum Sancti
* Ul ™ui aegritudine gravissima laboraret. Ad cuius gustum tanta facili-
« tate convaluit, ut divinum fore miraculum, sicut et erat, ab omnibus
« crederetur. Et vere sanctus, cui sic obediunt creaturae, cuius et ad
« uutum in alteros usus ipsa transeant elementa ». Ivi, p. 101, cap. XXII,
' . : * Tempore ilio in. quo, sicut dictum est, venerabilis pater Fran¬
ai ciscus, volucribus praedicavit, civitates et castella circumiens, et ubique
« benedictionum semina spargens, ad civitatem Esculanam applicuit. In
* J Ua cuin verbum Dei more solito ferventissime loqueretur, in muta-
« ione dexterae Excelsi tanta gratia et devotione pene universus populus
< est .repletus, ut ad audiendum et videndum eum anhelantes, omnes se
« ì. nV1Cem couculcarent. Devotio. Nam et triginta viri, clerici et laici,
« Un f Ì e *»P°ris ab ipso sanctae religionis habitum susceperunt; Tanta
^ orat fides virorum et mulierum, tanta mentis devotio erga Sanctum
^ . e b ut felicem se pronuntiaret qui saltem vel vestimentum eius con-
« ad^i? re PP^ sse ^* * Num. 63. Miraculum. « Offerebant ei populi panes
« u • keuedicenclum, quos longo tempore servantes, ad eorum gustum ab
« e ? lv ® rs \ s aegritudinibus sanabantur. Sic et multoties fide maxima freti
« m US ^ Un * Cam i n . c idebant, ut quasi nudus aliquando remaneret; et quod
« tt e a ^ 1S es ^ a( ìniirandum, si rem aliquam manu tangeret sanctus Pater
P r eam etiam nonnullis sanitas reddebatur ».
W •
214
PICENUM SERAPHICUM
' IISl IUEIIUE. DEE I.
(i Continuazione: vedi n. prec., p. 51-70)
Appignano d’Ascoli. ( x )
In questo luogo affibbiamo un Conventino picciolo molto
antico, ed in parte arrovinato per una lama vicina alle mura
del Castello. Del che supplicato la S. Mem. di Sisto V. gra¬
ziosamente ha unito una Chiesa Parrocchiale vicina con assai
buon sito, dove che alla morte del presente Rettore si tarà
un luogo nuovo. Di qui fu M. Francesco Rubeo Dottor. Pa¬
rigino, (2) uomo dottissimo, questo scrisse sopra il primo di
Scoto, fece le questioni sopra i dodici libri della Metafisica
di Aristotile, e sopra i quattro libri delle sentenze, come te¬
stifica il Gonzaga. (3) Fu chiamato questo Dottore Magister
Franciscus de Marchia.
In una cronica antichissima della Religione stampata in
Parigi sopra cento anni, il cui titolo è questo: Tractatus sue-
cintus de illustrioribus Viris et Foeminis trium Ordinum Sancii
Francisci f. 43 si leggono queste parole formali : Fr. et Magi-
ster franciscus de Marchia, qui inter coetores doctores Doctor
praefulgidus appellatur, scripsit super quatuor sententiarum
libros ; scripsit et super omnes ferme Aristotelis libros ; scripsit
etiam super quatuor Evangelistas.
Quà di notabile v’è il legno della Croce Santa incassato
in argento donato da Papa Nicolò IV. ed acciocché non sl
(1) STORIA: per questo convento cfr. gli Autori cit. nella nota
n. 1 a pag. 64. . .
(2) BIBLIOGRAFIA : Chronica Fr. Glassberger m « Anatecw
Frane. » t. II, p. 140-152-157-168: — Comp. Ohron. Fr. Mar. ds
rentia in « Archiv. Frane. Hist. an. II, p. 632-640 ; an. Ili, p. 295- <
an. IV, p. 569: - Wadd., tomo VI, 374-XL ; t. VII, 85-XIX, 3 13- VII.
t. Vili, 16-XXXII ; t. XX, 515-LXXXI : — Gonzaga, op. cit. p. »•
Sbaraglia, op. cit. p. 244, n. 1278.
(3) Cfr. op. cit. parte I. f. 81.
tiCENUM SERAPHICUM
215
faccia sempre questa replica, avvertir si deve, che il sudetto
Pontefice, donò a ciascun Convento e luogo della sua custodia
un pezzetto della Croce di N. S. incassato parimente in
argento.
Al tempo di colui, che scrive le presenti cose fu acco¬
modato una lite vecchia tra questo Convento, e quello d’A-
scoli, e fu con satisfazione delle parti.
Vena Rotta. (*)
Luogo di poco momento alla foresta : Dicono essere stato
preso dal P. S. Francesco. Quà vicino cadde il Cardinale Ban¬
dino essendo Legato della Marca, con pericolo della vita aven¬
dosi rotta una gamba, e fu alli 7. di Giugno l’anno 1599. a
ore 22. nel luogo ove cadde v’ha eretta una Chiesa suis sum-
ptibus avendola provista di Cappellano e paramenti.
Santa Vittoria. ( 1 2 3 )
Questa terra è nominata tale dal nome della Santa, che
C0S1 cantò un Poeta nel suo Piceno:
Virgo tibi quondam dignum Victoria
nomen Sanguine Romano nata puella dedit.
Laddove si può facilmente credere, che l’Abbazia sia
a a molt anni avanti la fondazione della terra. In questa
lesa i n un’arca di pietra riposa il Corpo di S. Vittoria, della
9«ale fa menzione S. Anseimo nel secondo libro della Virgi-
Icn^J h e ^ a ’. Usuardo, Ado, S. Aldelmo nel libro ch’egli fa de
S Virginum , e in verso, e in prosa loda mirabilmente
d’ , tmia, e la sua germana S. Natoglia, e di ambe queste
le le ne tratta Pietro (3) ed il P. Antonio Gallonio (4).
(4) Istoria delle Vergini Romane,
216
PICENUM SERAPHICUM
Nella Sacristia di questi Monaci vi sono reliquie molto
degne, come del legno della Croce, dell’ossa di S. Orsola ; il
pugnale con il quale fu uccisa Santa Vittoria ed altre. Orna
questa Terra non poco il P. M. Costantino dell’Ordine Eremi¬
tano di S. Agostino, fu Teologo nello studio di Macerata,
Regente in S. Agostino di Roma, ed ora è Provinciale della
Marca. Vive anco il Sig. Ferrante da S. Vittoria Medico molto
celebre. Quà v’è stata l’arte del Rame ab initio.
In questa Terra abbiamo il nostro Convento il cui sito
fu compro da F. Assalto e da un certo Ruggiero Jonie Fio¬
rentino sindico, dall’Abbate dell’Abbazia di Farfa per prezzo
di 100. fiorini d’oro, e di ciò ne appare pubblico strumento
fatto l’anno 1279. rogato da Matteo Tebaldo a tempo di Papa
Niccola di questo nome III, il quale instrumento si conserva
con altre scritture nella Sagrestia. Due Iscrizioni situate in
fondo alla Chiesa riportano la compra e fondazione del Con¬
vento, e la consacrazione della Chiesa. Il Convento poi si va
tuttavia bonificando per opera ed industria del P. M. Olivante,
e del P. F. Ventura Minerei.
Mont’Alto. (*)
Città nuova nobilitata di questo grado da Sisto V. di
S. Mem. il quale a più potere cercò di magnificare que¬
sta sua Patria, dandogli il Governo del Presidato, e per
ampliarla tentò di spianare un monte vicino : diede principio
a molte fabbriche assai degne : donò una copiosa argenteria
alla Cattedrale ; come dire una Croce grande quasi la statura
di un uomo con un Cristo d’argento, sei candelieri grandi,
incensiere e navicella, custodia per il SS. Sacramento, ampol¬
line, baccile, caldarella con il suo spargolo, calici con altre
cose spettanti alla dignità Episcopale, paramenti di broccato
d’ogni colore, alcuni tempestati di perle; ma sopra tuttel’al-
tre cose vi è un reliquiario degno di un Papa tutto d’oro
riccamente ornato di perle, e di pietre di valore, dicono es¬
sere stimato sei ovvero otto mila scudi. Da Sisto V. in qua
vi sono de’ molti Prelati, l’Emo Cardinale Andrea Peretti do ¬
ti ') Cfr. Pisano, op. cit., 1. c. — Wadd., t. V, 273-XLII.
PICENUM SERAPHICUM
217
Montalto promosso in questo grado da Clemente Vili. Il Pa¬
triarca Biondo, il Vescovo Morelli , il Sig. Domenico Biondo
enator di Roma ed altri. In questa città è la nobilissima
amiglia de Silvestri , della quale vive con essi noi il sig. Ab.
Paolo Emilio signore di molta aspettazione.
Visse di questa città il P. M. Lorenzo Eremitano di S. Ago¬
stino, questo fu il primo de Padri Agostiniani, che leggesse
ieologia nello studio di Macerata.
Quà abbiamo il nostro Convento fuori preso dal P. S. Fran¬
cesco. La Chiesa è grande convenientemente decorata ; questa
u .. r Q esta , ur . ata come si legge in una trave, del tetto, l’anno
1459. ed in un’altra trave si leggono queste parole:
HOC OPVS FECIT FIERI FR. DOMINICUS DE MONTE ALTO
ANNO DOMINI 1386.
vi sono alcuni paramenti di vari colori donati da casa
orelli , la quale è molto benefattrice di questo luogo, aven-
oogli sin ora messo a frutto mille scudi, e se fosse vissuto il
I ' Marcantonio, avrebbe fatto gran bene, come mostravano
c prò visioni lassate di pietra e di calce. Di quà fu Sisto V. fr
mice Peretti nominato prima ; fu uomo di molte lettere, cele-
rìin rechcatore, Inquisitore di Venezia, Procurator dell’Or-
dimu m 0 o ma: Da Pio V - fu “andato in Spagna con il Car-
Sr e Slst0 > che poi Gregorio XIII., Legato da Pio V. fu
dito Vicario Generale dell’Ordine e Vescovo di S. Agata, e
ó p 11 esso Pontefice fu creato Cardinale sotto il titolo di
Per. 1Lrolamo Plyricorum, e l’anno 1570. fu fatto Vescovo di
S a , Gorresse , e stampò con molta diligenza l’opere di
tefìr. 111 e finalmente l’anno 1585. fu creato Sommo Pon-
tetlCe alli 24. Aprile a ore 12 (1).
Potr a La ° UÌ Vita con le cose notabili fatte nel Pontificato si
ai pi , no vedere P resso 11 p - Girolamo Beroardi nell’addizione
la J r na ’ che di S ià ha scr iito con molta accuratezza. Vedasi
Monf H° S18SÌma Pom P a funerale fatta dallTllano e R.mo Card,
chiarfe °/ el T la traslazione del corpo di Sisto, scritta, e di-
giorn Q + a a .caldo Satani ; si può dar anco un occhiata alle
e Aquilane Giorn. VII. del Sig. Scipione Pisanelli.
(1) Cfr. la nota n. 2 a pag. 113.
218
PICENUM SERAPHICUM
A questo Pontefice fumo erette statue in diversi luoghi; in
Roma nel Campidoglio nel Palazzo del Senato : in Perugia
sopra la porta dello studio per aver accresciuto lo stipendio
alli Lettori con questa memoria :
STATYAM HANC AD SIXTI Y. MEMORIAM OB BENEFICIA =
IN GYMNASIVM COLLATA ERIGI MANDAVIT = D. S. R. ECCLE-
SIAE CARDINALIS PINELLUS LEGATUS = M. D. X. C. I.
Un’altra a Camerino nella piazza Aicino al Duomo,
un’altra nella città di Fermo nel Palaggio de Magistrati,
un’altra alla Santa Casa di Loreto eretta dalla Provincia,
tutte di bronzo, e di molto valore: In somma Sisto V. sarà
lodato in tutti i secoli, e viverà in perpetuo la memoria di
lui nella mente dei buoni (I).
Il Convento poi si ricuparebbe assai bene ; ma è meschino
di rendite, cagione che non si può risarcire, e le fabbriche
per la vecchiezza patiscono un poco. Quà fu fatto un Capitolo
Provinciale l’anno 1568. alli 22. di Maggio, essendo Provin¬
ciale il P. M. Cesare Nardi da Fano.
Quà vicino è Mont’Elparo Patria dell’Emo Card. Mon-
telparo , promosso a questo grado da Sisto V. alli 20. di
Dicembre 1589. Scrissero in lode di questo Prelato alcuni
spiriti elevati, ed in particolare vedansi tre Dialoghi sopra
1 impresa di esso Cardinale, dove si introduce tutta la vita di
lui, e come gradatamente sia asceso alla dignità Cardinalizia:
questo Emo fu la mia seconda calamita che mi trasse alle
scienze essendo Teologo pubblico nella Università di Mace¬
rata, ond io riconosco l’obbligo, nè posso altro per ora, che
instantemente pregare S. D. M. per la conservazione e com¬
pimento de’ suoi santi desiderj.
In questa Terra di Montelparo fiorirono molti Dottori
nella Corte celebre della Marca, in particolare Niccolò Gia¬
como ottor. di Legge, ed ho veduto i suoi consigli, che
vanno con altri in un volume di celebratissimi Dottori, stam¬
pati in Venezia presso Giordano Ziletti l’anno 1562.
nostri ^ cXie . trovano nelle dette statue le riporteremo nelle
nostre « Iscrizioni Lapidane: , nel Civalli non ci sono.
(N. d. E.)
PICENUM SERAPHICUM
219
Castignano. ( x )
Quà è la nobil famiglia de’ Rinalducci, e dal Signor Ti-
burzio Rinalducci Dottor di Legge nominatissimo in questi
contorni mi fu mostrato un privilegio fatto da Friderico Impe¬
ratore, il cui sommario è questo: « anno 1469. die XX. Januarii
« in civitate Fani. Federicus Imperator creavit et fecit D. Astul-
* phum Ugum Doct., et Contem ejus fratrem Germanum artium
« et Medicinae similiter Doct. de domo Rinalduccia terrae Casti-
« gnani in Provincia Marchiae Comites Sacri Lateranensis Pa-
« latii sive Comites Palatinos cum omnibus privilegiis etc., et
« cum potestate et concessione ipsis data et facta, et cuilibet
« legitime descendenti in infinitum de eorum domo, creandi
« Notarios publicos, et judices ordinarios, et etiam cum pote-
« state legitimandi naturales bastardos, nothos et incestuosos,
« et quoscumque ex damnato coitu procreatos cum derogatone
« in forma amplissima etc. »
Buona parte della terra è caduta per una lama, e quella
parte è molto spaventevole a vedere per la sua altezza. Di
uono fuori delle mura vi è una bella fontana. Abbiamo quà
i Convento poco lontano dalla terra, il quale minaccia ruina,
per esser da una parte posto e situato in cretoni, e in terre
c le lamano e caminano tutta via. La Chiesa è conveniente
Per il luogo, e di lei v’è questa memoria che sia stata edifi¬
cata nel 1852. Per questa riviera si sentono Campane di molta
Perfezione, e questa del nostro Convento non è la seconda,
di M. Bartolomeo da Macerata; così vi è la memoria
in essa Campana sotto i piedi d’una Madonna di rilievo :
upus Magisiri Bartolomei de Macerata.
• , s °no molti paramenti antichi, e in particolare un pi¬
la e di broccato con un cappuccio nel quale v’è un albero
- 1 ca stagne intessuto di perle. Tra le scritture del Convento
vp f'° V f Un X)reve di Papa Clemente IV. in virtù del quale in-
este il Convento di tutti i beni delle Monache di Castignano
da G r Ven . che mancassero. Fu di questa casa il P. M. Marino
astignano, (2) che per nove anni continui fu Provinciale
9 T fr ' c PlSAN0 ’ °P- oit> ’ 1 c - ~ Wadd., t. Ili, 364-XLYIII.
iene • BAR t GLIA > °P- cit -> P- 619, n. 2769, parlando di questo in-
igioso, dice così : Marxnus de Oastineano oppido dioecesis
220
PICENUM SERAPHICUM
della Marca essendo Pontefice Sisto IV. Tenne in questa sua
patria un Capitolo provinciale l’anno 1485. e un altro vi fu
fatto nel 1575. essendo Provinciale il P. M. Niccola Cesareo
della Serra di San Quirico.
Ripa Transona. ( A )
Città nuova ornata di questo grado dalla Santa memoria
di Pio V., e le Bolle vogliono siano state spedite al tempo di
Gregorio XIII. Il primo Vescovo fu Monsig. Curio Sasso al
presente Cardinale degnissimo di Santa Chiesa. Di questa
Città, e de’ vari successi avvenuti in lei scrive Francesco
Panfilo nel suo Piceno t. 3. f. 103., e Francesco Adami in
libro fragmentorum de rebus gestis in civitate Firmano,.
Pier Gentile Lazzarino da Monte Meloni in un libro delle
sue Memorie narra, come l’anno 1514. alli22. di Giugno venne
alla Santa Casa di Loreto la Regina di Napoli, e con essa la
sua figliola; ma Lodovico, che a quel tempo reggeva Fermo non
la volse lassare entrare; laddove si portò alla Ripa-Transona.
Lesse di questa città nello studio di Macerata Luca Tomassini
gentiluomo di molta memoria: ora legge nello studio di Pisa.
Lorenzo Condivi fu anco di questa città ; compose Bibliothecam
homiliarum et sermonum eie.
Montisalti anno 1453. Patavii Doctoris lauream assecutus, ibi pubblice
Theologiam professus est ab anno 1457. usque ad annum 1463. Per novera
annos Minister fnit suae provinciae Marchiae tempore Sixti IV. et Civallo;
seripsitque — De inventione medii, et quatratura circuli ; codex ms.
eh art. in 8 in Biblioth. FF. Minor. Strict. Observ. Aesii, cuius in fin 0
LegitwoiExplicit per me Bernardinum Catonem de Urlino MCCCCLXXIl
le XIII. Novembris hora decima octava paulo praeterita.
« Hoc Opus ediderat Castignanensis alumnus,
« Qui, Francis ce, tuae est Religionis lonos.
« Ilic sili nonem habet, si quaeris forte, Marinus,
« Quo Picenus ager terra beata nitet.
« Sit licet exiguus, medium reperire docebit
« Hic tamen egregie, non liber iste loquax.
« Ast ego, quem dicunt nostra de gente Catonem,
« Exscripsi Urbinas, Umbria quem genuit.
P n -p (N. d. R.)
XLYlì; t kxTSc vi C,t ' L °- ~ WlDD •> *• m > 218XVI i v - 276_
PICENUM SERAPHICUM
221
Qua abbiamo il nostro Convento molto antico, come si
può vedere per alcune lettere di Gerardo Vescovo di Fermo
1 anno 1256 Fiorì in questo Convento M. Giovanni detto de
Kipa, e fu Dottore di gran nome nel Convento di Parigi e
da pochi al suo tempo fu avvantaggiato. Scrisse sopra i quattro
libri delle sentenze, e l’ho veduto a mano nella libraria di
Monsig. Pietro da Tusignano Vescovo di Sinigaglia. Com-
“ eat V dell’Anima d’Aristotele, come di quanto si è
detto fa fede una memoria fatta da Sisto V. mentre fu Vicario
Ripa™ 16 dell 0rdine ’ ed è P osta nella n °stra Chiesa della
or “A eipis oed - min> the °logo ET PHILOSOPHO
CLAEISSIMO, QUI ANNOS PEEPLVEES IN PVBLICO PARISIENSI
D0CVIT 5 IN SENTENT. LIBEOS ACVTISSIMA COM-
MENTARIA EDIDIT, DE ANIMA, DE VITIIS ET VIETVTIBVS
q^tt A ? VE INGENn SVI monimenta, QVAE tempoevm iniveia
EFT Tovrm ^ INCVRIA E ATENT, SEV PEEIEEVNT, POSTEEIS
™ Q J A IT - OLAEVIT SVB JOANNE XXII. PONT. MAX. LVDO-
a ti BAVARO CASSARE IMPERANTE. ER. FELIX PERETTVS
A monte alto agathensis eoclesiae episcopvs oed
pTov™ TVALIVM VIGARIVS ^ENEEALIS APOSTOLICVS
PROVINCIALI SVO. PIETATIS. EEGO POSVIT (1).
del] a T M V0 che I n Fr ' Giovanni della Ripa fu Provinciale
ella Marca, e tenne un Capitolo in Offida, come si dirà a
mato U /of°\r ° n S ° 86 P f. r avventura 9Ìa stato il già preno-
dalln V T - anC0 dl questo Convento un Fr. Tommaso
l’anno m Un Ca P ltol ° Generale celebrato in Perugia
fu fall 1 t 64 A a lx ?°; di Ma Sgi° essendo Generale Sisto IV (3);
latto Lettore di Filosofia nello studio d’Ancona: la patente
Glassbe?ger LI 1 OGEAF o^ : Pis ^ 0 ’ cf r. il nome nell’indice: — Chron.
Frane. Hist ’» m 2 ° 2 'una ° 0M ^- Chron - Mar - Florent. in « Archiv.
- Sbar!!!; ’ IIJ ’ P- 308 : — Wadd., t. Ili, 218-XVI; t. VI, 334-III-
f21 •R'? ’ ° P ' Clt -’ P- 467 > n - 2382.
Capitolo 11 ? 6 1 d ®rÌ mo: fu elett0 Ministro Provinciale nel
P ™o tenuto m Offida nel 1359. Cfr. la Serie del P. Galanti, p. 11.
F T71 R»)
) r - r rancesco della Eovere, Ministro Generale dal 1464 al 1469.
(N. d. E.)
222
PICENUM SERAPHICUM
è nelle mie mani. Qua fu celebrato un Capitolo Provinciale
alli 15. di Maggio nel 1599. essendo Provinciale il P. Maestro
Serafino Benivenga da Macerata.
Nella nostra Torre vi è una Campana fatta nel 1285.
intorno alla quale si leggono queste parole
— MENTEM SANCTAM SPONTANEAM HONOREM DEO ET
PATTATA E LIBERATIONEM =
Queste parole si trovano scolpite in una Tavola di marmo
nel sepolcro di Sant’Agata Vergine e Martire ; la qual tavola
come si legge nella vita di lei, tu portata da un giovane ric¬
camente vestito, accompagnato da 100. altri giovani bene
adorni, e la pose sotto la testa della Santa e di subito sparve;
e perchè egli non fu conosciuto nè veduto da alcuno nè prima
nè dopo, creder si dee, siccome fu creduto da tutti i fedeli,
che quello lusse l’Angelo di Dio mandato ad onorarla.
Qua in tempo della Visita furono ordinate molte cose in
beneficio della Chiesa, ed anco furono eseguite, cioè una cu¬
stodia d’argento per il SS. Sagramento, incensiere), e navi¬
cella d’argento, una croce con la sua benda, ed anco un pa¬
rato di damasco bianco.
(Continua)
« Tra gli altri savi et sanati frati et figliuoli di sanato Francesco i
quali, secondo che dice Sdiamone, sono la gloria del padre, fu a’ nostri
tempi nella provincia della Marcha decta , il venerabile et sanato frate
Giovanni da Fermo, il quale , per lo grande tempo che dimorò nel sanato
luogo della Vernia, e ivi passò di questa vita, si chiamava pure frate
Giovanni della Vernia; inperò che fu huomo di singolare vita et di grande
sanctità ». (Fioretti, c. xlviii.)
Iì a gli altri [frati della Marca] furono in prima frate Lucido Antico:
il quale fu veramente lucente per sanctità e ardente per carità divina; 1 ,a
cui lingua gloriosa, informata dallo Spirito sancto, facea maravigliosi frutti
in predicare. (Fioretti, c. xli.)
PICENUM SEKAPHICUM
228
REPERTORIO BIBLIOGRAFICO
—----g-<c0c»mj_-_____
SCRITTORI FRANCESCANO - PICENI
(Sino a tutto il secolo XV111)
DALL’OPERA DEL P. GIAGINTO SBARAGLIA MIN. CONV. (1)
Serie Prima Secolo XIII.
1. — Fr. Benedetto da Poggiocanoso. — Vita del B. Corrado d’Ascoli
h un sincrono documento di prim’ordine, poiché io scrittore, essendo
compagno del Beato, conosceva assai bene tutti i particolari del soggetto del
suo lavoro : disgraziatamente però questo prezioso ms. non si troverà più
poiché lo Sbaraglia, sebbene porti le citazioni del P. Waddingo(2)e dei Boi-’
andisti (3), pure afferma che a tempo suo ancora era nascosto ovvero del
tutto perito (4).
j • Currado Miliani D’Ascoli. — Commentarium in libros Ethicorum.
o Sbataglia non parla affatto in merito al Commentarium , rimanendo
Pago di averlo citato sotto il nome del B. Corrado. Rigettata l’asserzione dei-
renard il quale dice che questo scrittore appartiene all’Ordine dei Dome-
•cani (3), riassume brevemente la biografia del Beato, affermando che fu
compagno di Girolamo d’Ascoli, Nicolò IV; che questo Pontefice lo chiamò a
Wa/ìivtn* ^ j-/ curri urainum ò. Jbrcincisci a
AvuTt ' T 6 deSCnpt0S ' Romae 1806 ■ Ex Typographia S. Michaelis ad Ripam.
pua Unum Contedini. *
(2) Addenda ad Annal. Min. sub. an. 1289, n. 80
( 3 ) Act. SS., to. II, 19 aprii.
questa * t uuv bar -'’ P ' 124 ’ ?25 ' — Avvertiamo che il metodo seguito da noi in
Presenti ICaZ1 °" e ® rig0r03araerlte ,e S ato a del P. Giacinto Sbaraglia. Nel
e gH affi 1 n ° Stn S ° rÌfct0rÌ ’ d6SUntÌ dalI ’°P era dello Sbaraglia, diciamo solo ciò che
Piceno,,, „ T Za PUnt ° entrarS in discussioni critiche, le quali saranno latte su
loro vali! T ° trattei ' emo P>'°fcsso dei singoli scrittori, delle loro opere e del
spa^i m / • ?. D ^ uesfco Repertorio Bibliografico intendiamo unicamente radunare gli
? enail per una empietà ricostruzione della nostra storia.
) benptorum Illustrium Ord. Praed. to. I, p. 569 ad an. 1330.
224
PICENUM SERAPHICUM
Roma per crearlo Cardinale; che morì in patria nel 1289 con fama di san¬
tità; che operò molti miracoli e che gli ascolani celebrano la sua festa il 19
aprile. (1) Gli scrittori citati dallo Sbaraglia sono il Pisano (2) il Waddingo (3)
e i Bolìandisti (4).
3. — B. Corrado da Offida. — Vita della B. Benvenuta d’Ancona e
varie lettere.
Che il B. da Offida sia lo scrittore di questa Vita Io assicurano in modo
speciale Marco da Lisbona (5) e il Waddingo (6) ; così i medesimi parlano
delle lettere, anzi il Waddingo ne riporta una, e il da Lisbona dice che è
una risposta ad un amico de norma rivendi bene. Il Pisano poi crede che le
dette lettere contengano anche una relazione con il nono compagno di S. Fran¬
cesco, B. Rufino (7). Il B. Corrado da Offida fu insigne per santità e per
dottrina acquistata dalla continua lettura de’ sacri codici e dalla meditazione
profonda delle cose celesti, doti queste che lo resero assai caro al B. Gio¬
vanni da Parma, Ministro Generale dell’Ordine e a Fr. Pietro Olivi uomini
dottissimi. Morì a Bastia, poco lontano da Assisi, nel 1306 (8). In nota diamo
un semplice cenno bibliografico di questo scrittore e della B. Benvenuta d’An¬
cona (9).
4. — Fu. Crescenzio da Iesi. — 1. Dialogus de vitis sanctorum fratrum
minorum. — 2. Dialogi de stata franciscano. — 3. Vita B. Ioannis Firmani.
Lasciamo la piccola biografia che di questo illustre Ministro Generale ci
dà lo Sbaraglia, poiché il Picenum se ne è occupato in altra parte e se ne
occuperà in seguito più diffusamente. Circa l’opuscolo De Vitis etc. lo Sba¬
fi) Cfr. Sbar., p. 199, n. 1001.
(2) Conformit. Vili, et XI, parte 2.
(3) Annal., t. Ili, in append. al t. I.
(4) Acta SS., t. II, 19 aprile.
(5) Cronache, parte II, lib. 6, cap. 29.
(6) All’anno 1306, n. V-VI.
(7) Conform. Vili, par. 2. de loco Assisi et de B. Ruffino.
(8) Cfr. Sbar., p. 199, n. 1008.
(9) B. Corrado D'Offida : cfr. Catalog. sanct. fratr., ed. cit. p. 8 : Chron .
XXIV General., 1. c., p. 253, 410: Arch. Frane. Hist., an. II, p. 268: Wadd., t. fi
165-XXXVI; t. Ili, 364-XLVIII; t. IV, 232-VIII : Martirol. Frane., 19 dicembre:
P. Golubovich, Bibl. T. S., t. I., p. 48 e cfr.: P. Panfilo, op. cit., voi. II, p. 597:
Misceli. Frane., t. Vili, p. 113; t. XV, p. 14 e seg. = B. Benvenuta D’Ancona:
cfr. Arch. Frane. Hist, an. II, p. 465: Da Lisbona, par. II., lib. 4. p. 223-63: lib’
6. p. 354-56: Wadd., t. I, 165-XXXVI; t. V, 113-XII; t. VI, 76-VI: Chron. XXIV
General. 1. c. p. 423-427: Martirol. Frane. 9 gennaio: Giuliano Saracini, Ancona ,
Notiz. histor., Roma 1675, tip. Tinassi, p. 505.
PICENUM SERAPHICUM
225
raglia fa diverse osservazioni e cerca di mettere in evidenza il Crescenzio
quale scrittore del medesimo. Quest’opuscolo oggi è pubblicato dal P. Leo¬
nardo Lemmens (1), il quale nella sua eruditissima introduzione, al paragrafo
primo, parla dello scrittore ed esamina accuratamente non solo ciò che ha
detto Jo stesso Sbaraglia, ma confronta in proposito anche molti altri storici.
I dialoghi sullo stato francescano e la Vita del B. Giovanni da Fermo sono
pure attribuiti a fr. Crescenzio nell’indice dei codici mss. dei quali il P. Wad¬
dingo si è servito per i suoi Annali; però, osserva Io Sbaraglia che della Vita
del B. Giavanni da Fermo (1259fl322) il Crescenzio non può essere stato lo
scrittore (2).
h. — B. Francesco Venimbeni da Fabriano. — 1. Chronicon Fabria-
nense : — 2. Carmen lugubre in obilu S. Bonaventurae ; — 3. Opusculum
de serie, et gestis Minìstrorum Generalium Ord. Min. — 4. De ventate, et
excellentia Indulgentiae S. Marine de Portiuncula : — 5. Quantum sint’uti-
ta exempla convertionis et hedijicalioni animarum.
Lo Sbaraglia, indicando tutte queste opere scritte dal B. Venimbeni, cita
g i autori che parlano delle medesime, descrive il luogo dove si trovavano a
empo suo, o a tempo degli autori che ne parlarono, gli originali mss., ed
1 ustra in parte alcuni antichi opuscoli nei quali erano contenute diverse
raccolte degli scritti del B. Venimbeni. Mettiamo in nota le citazioni dello
fraglia per ciasceduna delle opere indicate ( 3 ). L’illustre Prof. Dott. Enrico
1 ippini ha pubblicato nella Miscellanea Francescana di Foligno un diligen¬
tissimo ed erudito studio sull’antico Archivio di S. Francesco in Fabriano (4).
un lungo lavoro che merita di essere studiato (8) e dal quale può sola¬
mente aversi una critica conferma di ciò che lo Sbaraglia ha scritto circa le
opere attribuite al B. Francesco Venimbeni da Fabriano (6).
~ F r - Giacomo DAscoli Dottore Profondo. — 1. Commentaria in
minor hbros sententiarum : — 2. Quodlibeta plurima valde profunda : —
-) «*p* Gal Ila tirili il.
(2) Cfr. Sbar., p. 207, n. 1036.
LAND 3) t N m ™ onicon - Wadd., an. 1267, n. IV; 1251, n. XXX: Acta Sanct. Bol-
Tu ’ 22 apnle ’ n - 4: D - Corneius: Chronieor. Ordinis, lib. V, cap. 36: Ar-
Arttt ,. a [y roL Frane., 5 settembre : — N. 2. Carmen. Wadd: an. 1274, n. XIV.
- nT S: ^ artyro1 ' Franc -> 20 aprile. — N. 8. Opusculum. Wadd: an. 1267, n. V
n* ventate etc • 6 N * 5 - Quantum etc. non hanno citazioni di autori.
borico fì;m MtSC ?ì anea ’ VI ’ fasc ’’ VI ’ 179-191: ecco il titolo: « Notizie
-viDUografiche intorno all’Archivio di S. Francesco in Fabriano ».
fii ™ r,p ° rteremo interamente nella nostra rubrica « Collezione storica ».
W Cfr. Sbar., p. 252, n. 1330.
Anso I, 1915 . Fascicolo II.
15
226
PICENUM SERAPHICUM
3 . Tabula super doctrinam loannis Scoti : — 4. Tabula seu Index Scripto-
rum Oxonien. Scoti.
Lo mettiamo in questa serie perchè, sebbene sia morto nei primi del
secolo XIY, pure la maggior parte delle sue opere fu da lui scritta nella
seconda metà del secolo XIII. Da alcuni storici questo Giacomo d’Ascoli era
stato confuso con S. Giacomo dalla Marca : lo Sbaraglia nota assai bene,
corregendolo, l’errore circa l’individuo ed il tempo in cui ha scritto le opere
indicate. Della prima e seconda opera egli non fa che indicare il luogo dove
a tèmpo suo trovavansi i mss.; della terza rimarca gli errori nei quali sono
caduti alcuni storici circa la esatta designazione del nome dello scrittore:
riguardo poi alla Tabula seu ludex Scriptorum Oxonien egli non ardisce
affermare che l’autore ne sia proprio fr. Giacomo d’Ascoli. Per uno studio
critico a proposito di queste opere è indispensabile consultare tutte le osserva¬
zioni dello Sbaraglia e ciò che ne dicono gli autori dal medesimo citati (1).
7. — Fu. Giacomo da Massa Feumana. — Compendium hisloriae acce-
ptionis loci Montis Alverniae etc.
Non possiamo dire se realmente fr. Giacomo da Massa abbia scritta que¬
sta storia o il compendio della medesima, oppure sia stato un semplice
narratore di ciò che in proposito aveva sentito dalle labbra stesse di fr.
Leone con il quale visse per diverso tempo. Lo Sbaraglia però lo mette sen¬
z’altro tra gli scrittori dell’Ordine, riportando ciò che di lui attesta il Pisano (2)
e ciò che lcggesi nello Speculum Vitae (3). Sulla testimonianza di Marco da
Lisbona (4), del Tossignano (5) e del Waddingo (6) lo Sbaraglia dice che
fr. Giacomo da Massa fu un santo laico ed uno dei soci del serafico Pa¬
triarca (7).
8. — Fu. Giovanni D’Ascoli. — 1. Sermones de Tempore : — 2. Ser-
mones de Sanctis : — 3 . Epislolas plures ad diversos.
(1) Cfr. Sbar., p. 365, n. 1899.
(2) Conformità XI, par. 2, e Confor. XXXI, parte 2.
(B) Edizione Veneta del 1504, p. 92 — Cfr. « Vita Beati Aegidii Assisiatis *
edita dal P. Leonardo Lemmens, Quaracchi 1901, pagg. 12 e 51.
(4) Parte II, lib. I, cap. 49.
(5) Lib. I, fol. 107.
(6) Ad an. 1256.
(7) Cfr. Sbar., p. B72, n. 1936. — Per completare in parte la bibliografia d
questo fr. Giacomo aggiungiamo la 2. ediz. del P. Wadd., t. IV, 10-XIV : P. GolU-
bovich, Bibl. T. S. t. I, pagg. 47,60: Vincenzo Vitali Bkancadoro, Massa Fer¬
mano, Fermo 1860, tip. Paccasassi, p. 41.
PICENUM SERAPHICUM
227
Ne abbiamo dato un cenno nella Visita Triennale del P. Ci valli (1) e
por il momento nulla possiamo aggiungere (2).
!). — Fu. Giovanni Dilli da S. Marino. — Commentarios in Moralem
Anstotelis.
E citato dal P. Orazio Civalli. Lo Sbaraglia lo prende dal Tossignano (3)
e dal Waddingo (4). Ne abbiamo già parlato (5) e ne riparleremo in seguito
sul nostro Picenum (6).
10. — Fu. Giovanni da Monte Santa Maria. — De S. P. Francisci qe-
stisj et miraculis. J
E indubbiamente il compagno del B. Egidio, ed è nominato nella lettera
Inum Sociorum mandata dai medesimi al Generale fr. Crescenzio da Iesi nel
124(1: « et secialiter per... fratrem Iohannem socium venerabilis patris fratris
Aegidii etc. » (7). Fu intimo del B. Corrado da Offida e scrisse ciò che
aveva sentito da Fr. Leone nella Chiesa della Porziuncola quando era insieme
al detto B. Corrado (8).
11. Fu. Girolamo DAscoli, Nicolò !V. — 1. De Indulgentiis : —
2. Regula Tertii Ordinis : - 3. Statata prò retinendo disciplinae regubaris
rigore: — 4. Statutum de divisione fructuum , reddilmm,elprovenlunmEc-
c esine inter Papam, et Cardinales : — 5. Canstitutiones quedam : — 0. Dulia
f e censibus Ecclesiae Ramarne : — 7. Epistolae 2 de capiione Accon : —
8. Bullarum , et Epistolarum volumina tria.
Mettiamo ordinatamente le osservazioni e le citazioni dello Sbaraglia per
ciascheduna delle opere dal medesimo indicate. - 1. E’ un ms. che conservasi
a arigi nella Biblioteca di S. Vittore, dal Catalogo Montfaucon (9). —2. Oue _
sta Regola per il Terz’Ordine secolare fu composta da Nicolò IV nell’anno
secondo del suo Pontificato ; contiene venti capitoli i quali si trovano in fine
fieli opera a Pirmamentum Trium Ordinum » (10), ed è ricordata nelle Cro-
laauwiu jjrwueutìiite, p. nota z.
(2) Cfr. In Sbaralea ex Waddingo, p. 130.
(3) Hist. Seraph. fot. 258.
(4) Ad an. 1292, n. XXVIII.
(o) Cfr. Picenum Seraphicum, fase, precedente, pag. 67, nota 2.
(6) Ctr. Sbar ., p. 396, n. 2092.
Scrlpta Fratris Leonia, ed. P. Lemmens, p. 23 : Compendium Chron.
t tv ‘ ormt - in a Archi». Frane. Hist., » an. II, p. 469: Wadd., t. V, 216-XXXII ;
A, 186-XX : Mart. Frane., 23 settembre.
(8) Cfr. Sbar., p. 443, n. 2310.
(9) Tomo lì, p. 1373.
(10) Edizione di Venezia 1513.
228
PICENUM SERAPHICUM
nache di Marco da Lisbona (1) : Leone X nel 1521 la ridusse, modifican¬
dola in parte, a soli dieci capitoli (2). — 3. Sono Statuti per l’Ordine, ri¬
cordati e confermati da S. Bonaventura, successore nel Generalato di Nicolò
IV, in una lettera diretta a tutti i religiosi in data del 1279 : può vedersi
nella prima parte del citato « Firmamentum ». — 4. Il ras. di questo Sta¬
tuto trovasi nella Collezione di Nicolò Card. Aragoni tra i codici mss. della
Biblioteca Cottoniana d’Inghilterra, secondo la testimonianza di Oudino (3). —■
5. Questi mss. si conservano nella Biblioteca di S. Martino Turonen. (4) —
6. Di questa Bolla lo Sbaraglia sembra che non citi il ms. (5). — 7. Ms.
conservato nella Biblioteca del re d’Inghilterra (6). — 8. Per testimonianza
di Lodovico Castaneo questi tre volumi in foglio sono nella Biblioteca Vati¬
cana (7). Lo Sbaraglia fa alcune osservazioni circa l’errore nel quale sono
caduti alcuni scrittori, scambiando questo Pontefice con Nicolò III (8).
12. — Fr. Guido dalla Marca . — Querela mundi cantra Religiones.
E’ nominato nella Bolla di Nicolò IV (1291) « Apostolicae Sedis ». Lo
Sbdraglia dubita che sia piceno, mentre forse è creduto tale perchè suo pa¬
dre, Ugone, era conte della Marca. Il Possevino, nel suo Apparato sacro , at¬
testa che fr. Guido scrivesse al nominato sommo Pontefice in poesia il detto
opuscolo, che incomincia : « 0 Christi Vicarie, Monarcha terrarum », il
quale opuscolo, perarltro, da alcuni è attribuito a S. Benardino, perchè tro¬
vasi inserito nelle sue opere (9). Sul momento non ci è dato formare un
crito giudizio in proposito (10).
(1) Parte II, lib. X, cap. 12.
(2) Cfr. Marco da Lisbona, op. cit., parte III, lib. X, cap. 22: Bullarium Ro¬
manzivi, t. II.
(3) Comment. in Nicolao Roselli, t* III, all’an. 1350.
(4) Dal Catalogo Montfaucon, t. II, p. 1341, n. 66.
(5) Tomo II Veter. Scriptor ., et Monumenta Collect. Martene, et Duranti col. 1303*
(6) Nel Catalogo Montfaucon, p. 629.
(7) In Scriptor. Cardinal., cfr. Hieronymus Asculanus.
(8) Cfr. Sbar., pag. 351, n. 1821. — Crediamo opportuno dare qui un cenno
bibliografico di questo Sommo Pontefice : Analecta Francescana, t. I, p. 141-
260-62-73 ; t. II, p. 84-86-89-92-93-97-104-06-153-575 ; t. Ili, p. 352-55-56-59-64-65-69-
407-700-702: — Archiv. Frano. Hist., an. I, p. 85; an. II, p. 64-438-460-468: —
Wadd., t. IV, S45-III ; 853-VI ; 378-1; 395-VI ; 411-XXXIV : t. V, 15-V ; 48-XX ;
70-VI ; 91-1 ; 133-X ; 147-XIX ; 168-1 ; 213-XXVII : 230-1 ; 250-1 ; 252-1 ; 254-IIIJ
259-1 : t. VI, 121-XLII : — Miscellanea Francescana, t. IV, p. 25, n. XXV : —
Orbis Sbraphicus, t. I, p. 278, n. 69 ss.; p. 136, n. 139; p. 142, n. 149: — Sba¬
raglia ex Wadd., p. 118 : — P. Golubovich, Bibliot. T. S., t. I, p. 104 e cfr. —
Picenum Sbraphicum, fascio, prec., p. 110-11-12.
(9) Cfr. Sbar., p. 816, n. 1658: id ex Wadd., p. 102.
(10) Cfr. Wadd., t. V, 387-XCVIII,
PlCENuif SERAPHICUM
229
13. B. Pacifico Re dei Versi. — Varia cantionum genera.
Di questo ilustre figlio della Marca dovremo presentare sul nostro Pice¬
num un forte studio critico circa il paese che gli ha dato i natali, il luogo
della sua conversione, le sue opere e la terra che ha raccolto le sue spoglie
merlali. Qui basta di averlo solamento accennato per completare la serie degli
scrittori nel secolo XIII (1).
14. — B. Rizzerio dalla Muccia. — Tractatas seu Verba fratris Ri.
cerii de Marchia sodi B. Patris Francisci, qualiter homo cito potest perve¬
nire ad agnitionem veritatis.
Lo Sbaraglia, dà un breve cenno biografico di questo santo frate, (2)
citando i principali autori che parlano di lui: (3) dice poi che il Tractatus,
il quale incomincia « Quicumqne vult ad veritatis etc. », trovasi nella Bi¬
blioteca Barberini a Roma e che fu stampato due volte, cioè nel 1537 e nel
1553 a Venezia (4). Anche di questo Beato parleremo a lungo sul Picenum { 5).
(1) BIBLIOGRAFIA : Cfr. Sbar., p. 571, n. 8040 : Id. ex Wadd ., p. 184 ; —
Pisano, p. 285 : — Analecta Frano, t. II, p. 7-9 ; t. Ili, p. 7-10-213-233 : — Or-
bis Seraph., t. I, p. 80, n. 2: — Archiv. Frano. Hist., an. 1, p. 4; an. II, p. 92-96:
Wadd., t. I, 183-XXXIX ; 134-XLII; 135-XLII : — Panfilo, op. cit., voi. I,
p. 112-449 ; voi. Il, p. 261 : — Martyrol. Frano., 16 maggio: — Misceli. Frane
an. 8, p. 177. ’
(2) Cfr. Sbar., p. 632, n. 8358.
(3) Autori citati da Sbaraglia : — S. Bonaventura, Legenda Maior, cap. IX :
Con f° r '’ VIII > P ar - 2 3 4 5 6 7 - — Tossignano, lib. I, fol. 128: — Wadd., an.
-VIII-IX ; an. 1226-XIII : — Aubert., Actuario, cap. 402: — Dupinus, Tabula
p 33r : SeC ' XIII: ~ Artur0 > «K>v. da S. Ant., e Turchi nel Camerinum Sacrum,
(4) 1537 tip. Bernardo Stagnini de Tridino di Monferrato, in 8.: 1563 ibid. in
• aument., dopo le Meditaz. di S. Bernardo ed altri opusc. di simil genere.
(6) A completare la parte bibliografica aggiungiamo : Celano, Vita Prima, ed.
’ ’ P QJ 8 9 10 f’ “• 49 : ~ Catalogne sanct., ed. cit., p. 19: - Scripta Fr. Leonis, ed. cit.
& 88-84-86 : ~ WaDD -’ ed - 2 -' fc - l > 335-VIII; t. II, 133-XIII: - Archiv. Frane.
«wt., an. I, p. 3.; an. II, p. 93 : - Panfilo, voi. I, p. 438 : - Martini. Frane.,
febbraio : — Misceli. Frane., an. 8., p. 113; an. 9., p. 29.
« Frate Pacifico un dì standosi in oratione in luogo solitario, fu rapito
m Mtasi, et vide l’anima del suo fratello frate Humile andare in cielo
diritta, sanga ninna retardatione o impedimento, la quale allora si partiva
di corpo ». (Fioretti, c. xli)
230
PtCENUM SERAPHICUM
ISCRIZIONI LAPIDARIE
A SISTO V-
(' Continuazione: vedi p. 109-122)
SECONDA SERIE — NEGLI OBELISCHI.
30.
Nella Piazza di S. Pietro (Nella base dell’obelisco a Mezzogiorno).
SIXTVS V. PONT. MAX. = OBELISCVM VATICANVM = DIIS
GENTIVM — IMPIO CVLTY DICATVM — AD APOSTOLOEVM
LIMINA = OPEROSO LABORE TRANSTVLIT = ANNO MDLXXXYI.
PONT. II.
31.
(Ivi ad Oriente).
ECCE CRYX DOMINI = FVG-ITE = PARTES ADVERSAE =
YICIT LEO = DE TRIBV JYDA.
32.
(Ivi a Settentrione).
SIXTVS V. PONT. MAX. = CRYCI INVICTAE = OBELISCVM
YATICANYM ==' AB IMPYRA SVPERSTITIONE = EXPIATVM
JYSTIVS = AC FELICIYS CONSECRAVIT — ANNO MDLXXXVI.
PONT. IL
33.
(Ivi ad Occidente).
CHRISTYS VINCIT = CHRISTVS REGNAI 1 = CHRISTVS IMPERAT
= CHRISTYS AB OMNI MALO = PLEBEM SVAM DEFENDAT.
34.
(Ivi nella base inferiore).
DOMINIOVS FONTANA EX PAGO MILI = AGRI NOVOCOMENSI
TRANSTVLIT = ET EREXIT.
PlCEÉfUM SERAPIIICUM 231
35.
(Ivi in alto, verso la Basìlica).
SANCTISSIMAE CRVCI = SIXTVS Y. PONT. MAX. = CONSE¬
CRAVIT = E PRIORE SEDE = AVYLSVM = ET CAESS. AYGG.
AC TIB. = I. L. ABLATYM = M.D.LXXXVI.
36.
Nella Piazza di S. Maria Maggiore (Alla base dell’obelisco a Mezzogiorno).
SIXTVS V. PONT. MAX. = OBELISCVM = AEGYPTO ADVECTVM
= AVGVSTO = IN ETVS MAVSOLEO = DICATVM = EVERSVM
DEINDE ET = IN PLVRES CONFRACTVM = PARTES = IN
VIA AD SANCTVM — ROCHVM IACENTEM = IN PRISTINAM
FACIEM — RESTITVTVM = SALVTIFERAE CRVCI = FELICIVS
= HIC ERIGI IVSSIT AN. D. = MDLXXXVII. PONT. III.
37.
(Ivi all’Oriente ).
CHRISTVS = PER INVICTAM = CRVCEM = POPVLO PACEM —
PRAEBEAT = QVI = AVGVSTI PACE = IN PRAESEPE NASCI
= VOLVIT
38.
(Ivi a Settentrione).
CHRISTI DEI = IN AETERNVM VIVENTIS = CVNABVLA =
LAETISSIME COLO — QVI MORTVI = SEPVLCHRO AVGVSTI =
TRISTIS = SERVIEBAM
39.
(Ivi ad Occcidente).
CHRISTV DOMINV = QVEM AVGVSTVS = DE VIRGINE =
NASCITVRVM = VIVENS ADORAVIT = SEQ. DEINCEPS =
DOMINVM = DICI VETVIT = ADORO
40.
Nella Colonna Traiana (Sul vertice nella statua di S. Pietro).
SIXTVS. V. B. PETRO APOST. PONT. A. III.
PICENUH SEEAPHICUM
232
41.
Nella Piazza di S. Giovanni in Laterano
(Alla base dell ’ Obelisco a mezzogiorno).
CONSTANTINVS = PER CRVCEM = VICTOR = A. S. SYLVE-
STRO HIC = BAPTIZATVS = CRVCIS GLORIAM = PROPAGAVIT
42.
(Ivi ad oriente).
F. CONSTANTIVS AVG. = CONSTANTINI AVG. FIL. = OBELISCVM
A PATRE = LOCO SVO MOTVM = DENIQVE ALEXANDRIAE
= JACENTEM — TRECENTORVM REMIGVM = IMPOSITVM
NAVI = MIRANDAE VASTITATIS = PER MARE TIBERIMQ. =
MAGNIS MOLIBVS = ROMAM CONVECTVM = IN CIRCO MAX. =
PONENDVM = S. P. Q. R. D. D.
43.
(Ivi ad occidente).
FL. CONSTANTINVS = MAXIMVS AVG. = CHRISTIANAE FIDEI
= VINDEX ET ASSERTOR = OBELISCVM = AB AEGYPTIO
REGE = IMPVRO VOTO = SOLI DEDICATVM = SEDIBVS
AVVLSVM SVIS = PER NILVM TRANSFERRI = ALEXANDRIAM
IVSSIT — VT NOVAM ROMAM = AB SE TVNC CONDITAM =
EO DECORARET = MONVMENTO
44.
(Ivi a settentrione).
SIXTVS V. PONT. MAX. = OBELISCVM HVNC = SPECIE EXI-
MIA =■ TEMPORVM CALAMITATE = FRACTVM CIRCI MAX. =
RVINIS HVMO LIMOQ. = ALTE DEMERSVM MVLTA = IMPENSA
EXTRAXIT = HVNC IN LOCVM MAGNO = LABORE TRAN-
STVLIT = FORMAEQ. PRISTINAE = ACCVRATE RESTITVTVM
= CRVCI INVICTISSIMAE = DICAVIT = A. MDLXXXVIII.
PONT. mi.
45.
Nella Colonna Antoniana (ad occidente).
M. AVRELIVS IMP. = ARMENIS PARTIS = GERMANISQ. BELLO
= MAXIMO DEVICTIS = TRIVMPHALEM HANC = COLVMNAM
PICEkuM SERAPBlCUM ^83
REBVS = GESTIS INSIGNEM = IMP. ANTONINO PIO = PATRI
DEDICA VIT
46.
(Ivi a mezzogiorno)
SIXTVS V. PONT. MAX. = COLVMNAM HANC = COCHLIDEM
IMP. = ANTONINO DICATAM = MISERE LA CE RA M — RVINO-
SAMQVE PRIMAE == FORMAE RESTITVIT = A. M.D.LXXXIX.
PONT. IV.
47.
Nell’Obelisco della Piazza di S. Maria del Popolo.
ANTE SACRAM ILLIVS AEDEM = AVGVSTIOR LAETIORQVE
SVRGO = CVIVS EX VTERO VIRGINALI = AVG. IMPERANTE
= SOL IVSTITIAE EXORTVS EST
48.
{Ivi).
SIXTVS V. PONT. MAX. = OBELISCVM HVNC A CAES. AVG. =
SOLI IN CIRCO MAX. = RITV DICATVM IMPIO = MISERANDA
PVINA FRACTVM OBRVTVMQVE = ERVI TRANSFERRI FOR¬
MAE SVAE REDDI = CRVCIQ. INVICTISS. = DEDICARI = IVS-
SIT = A. M.D.LXXXIX. PONT. IV.
TERZA SERIE —NEGLI EDIFICI E MONUMENTI.
49.
Al Monte di Pietà = (in una parete).
SIXTVS V. PONT. MAX. = AD SVBLEVANDAM = PAVPERVM
WOPIAM = MONTI PIETATIS INCERTA = IN HANC DIEM SEDE
= PPOPRIVM HOC DOMICILIVM = AERE SVO DICAVIT =
M.D.LXXXV. PONT. AN. I.
50.
Al Campidoglio — (nélVAula Senatoriale).
SIXTO V. PONT. OPT. MAX. = DOMINICVS IACOBACIVS DE
FACESCHIS = HORTENSIVS CELSVS = IVLIVS PAMPHILIVS
COSS = SENATORIO MVNERE JVRIDICENDO = LITIBVS PRAE-
FVERE = HVMANAE REDEMPTIONIS ANNO = M.D.LXXXV.
234
PICENUM SEB.APHICUM
51.
(Ivi nel fronte del Palazzo Senatoriale a destra}.
SIXTI. V. PONT. MAX. = PRINCIPISQ. OPT. PIETATE = IOAN-
NES. PELIOANYS. SENATOR = LAXIOREM. CARCEREM. DIRYMQ
= IN MITIOREM. ET. AMPLIOREM. REDIGI. MAN. — ANNO.
D. M.D.LXXXY.
52.
Sulla porta della Casa dei Mendicanti.
SIXTYS V. PONT. MAX. PICENYS = PAYPERIBYS PIE ALEN-
DIS = NE PANE VERBOQYE CAREANT = MYLTO SYO COEM-
PTAS AERE = HAS AEDES EXTRVXIT = APTAVIT AMPLIAYIT
— PERPETVO CENSY DOT A YIT = ANNO DOM. MDLXXXVII.
PONT. II.
58.
In Yatieano.
SIXTYS V. PONT. MAX — AEDES LOCO APERTO AC SALYBRI
— GRATO VRBIS ASPECTY INSIGNES = PONTIFICYM COM-
MODITATI FEOIT = AN. MDXC. PONTIF. YI.
54.
A S. Michele a Ripa.
SIXTO Y. = FVNDATORI = OPTIMO.
55.
Nell’Accademia Romana — ( sul fronte).
SIXTYS Y. PONT. MAX. = INITIVM SAPIENTIAE = EST =
TIMOR DOMINI
56.
Nel Palazzo dei Conservati — (sotto la statua in bronzo del Pontefice).
SIXTO. V. PONT. MAX. = OB. QYIETEM. PYBLICAM = COM¬
PRESSA. SICARIORVM. EXVLVMQYE = LICENTIA. RESTITY-
TAM = ANNONAE. INOPIAM SVBLEVATAM = VRBEM. AEDI-
FICIIS. VIIS. AQVEDVCTV = ILLVSTRATAM = S. P. Q. R.
UlCENUM SERAPHICUM
286
57.
Nel Quirinale (alla base del cavallo di Fidia).
SIXTVS V. PONT. MAX. = SIGNA ALEXANDRI MAGNI = CELE-
BRISQVE EIVS BYCEPHALI = EX ANTIQYITATIS TESTIMONIO
= PHI DIAE ET PRAXITELIS AEMVLATIONE = HOC MARMORE
= AD VIVAM EFFIGIEM EXPRESSA = A FL. CONSTANTINO
MAX. E GRAECIA = ADVECTA SYISQYE IN THERMIS = IN
HOC = QVIRINALI MONTE COLLOCATA = TEMPORIS YI DE¬
FORMATA LACERAQYE = AD EIVS DEM IMP. MEMOR IA M yp L .
BISQVE = DECOREM IN PRISTINAM FO RM A M — RESTITYTA
HIC REPONI IYSSIT = AN. M. D. LXXXIX. PONT. IY.
58.
Nella Piazza Capitolina (ai trofei di Mario).
SIXTI V. PONT. MAX. AVCTORITATE = TROPHEA C. MARTI y n
COS. DE TEYTONIS = ET CIMBRIS EX COLLE ESQVILINO ET
RVINOSO = AQVAE OLIM MARCIAE CASTELLO = IN CAPITO-
LIVM TRANSLATA ERECTIS BASIBVS = ILLVSTRI LOCO STA-
TVENDA CVRAVERE = PAYLYS AEMILIVS ZEPHYRYS = HTE .
RONYMYS MORONYS = POMPEIVS CAYALERIVS = CONS =
dominicvs de capite ferreo prior = anno SALYT. MDXC.
Nella Basilica Liberiana (al Sepolcro di S. PIO V).
HO QVINTO PONT. MAX. = EX ORDINE PRAEDIC. = SIXTVS
OVINTVS PONT. MAX. = EX ORDINE MINORYM = GRATI ANIMI
monvmentvm = POSVIT
60.
In S. Maria Maggiore (al mausoleo del Pontefice).
MAX ‘ = EX ° RD - MIN0E - = ALEXANDER
PERETTVS = S. R. E. CARD. VICECAN. ^ EX SORORE PRO-
NEPOS z=z PERFECIT.
61.
(Ivi nella base del monumento).
SIXTVS. V. PONT. MAX. = CVPRIS. AD. LITTYS. SVPERI MA-
JMS. IN. PICENO. NATVS. MONTARTI. EDVCATYS = F. FELIX
PICENUM SERAPHICTJM
236
PERETTVS. EX. ORD. MINOR. THEOLOGVS. ET. CONCIONATOR.
INSIGNIS = HAERETIOAE. PRAYITATIS. INQVISITOR. SVI.
ORD. PROC. ET. VIC. GENERALIS = A. PIO. IV. PONT. MAX.
CVM. VGONE. BONCOMPAGNO. CARD. LEGATO. APOSTOLICO.
IN. HISPANIAM. MISSVS = PIO. V. PONT. MAX. OB. SPECTA-
TVM. FIDE! ZELVM. EXIMIE. CHARVS. AB. EOQVE = EPIS-
COPVS. S. AGATHAE. ET. S. R. E. CARD. FACTVS. MAGNISQ.
NEGOTIIS. ADHIBITVS = SVMMO. SACRI. COLLEGII. CONSENSV.
PONT. MAX. CREATVS. TOTO. PONTIFICATV = IVSTITIAE. PRV-
DENTIAE. ANIMIQ. MAGNITVDINIS. LAVDE. FLORVIT.
62.
(Ivi a destra sotto il bassorilievo).
BEATVM. DIDACVM. HISPANVM. EX. ORD. FRATRVM. MINOR.
= PHILIPPO. REGE. CATHOLICO. SVPPLICANTE = IN. SANC-
TORVM. NVMERVM. RETVLIT = CAPTIVIS. REDIMENDIS = PAV-
PERIBVS. IN. CVSTODIA. INCLVSIS = AD. AES. ALIENVM. DIS-
SOLVENDVM = VIRGINIBVS. DOTANDIS = FRVCTVS. ANNVOS.
ATTRIBVIT = VICTVM. PER. VRBEM. OSTIATIM. QUAERENTIBVS
= DOMVM. IN. QVA. ALERENTVR. AEDIFICAVIT
63.
(Ivi a sinistra sotto il bassorilievo).
HIPPOLYTO. CARD. ALDOBRANDINO. LEG. IN. POLON. MISSO
= CONTROVERSIAS. 1NTER. AVSTRIACAM. DOMVM = ET. SI-
GISMVNDVM. POLONIAE. REGEM. COMPOSVIT = EXVLVM. ET
PERDITORVM. HOMINVM = LICENTIAM. COERCVIT = PVBLI-
CAM. TRANQVILLITATEM. RESTITVIT ='VRBEM. AEDIFICIORVM.
MAGNIFICENTIA = IN. PRIMISQ. VATICANA. TESTVDINE. OR-
NAVIT = AQVAM. FELICEM = OPERE. SVMPTVOSO. ADDVXIT
(Continua)
^ ^ ^ ^
« Frate Currado una volta, nel luogo di Sorolo [Sirolo], colle sue ora>
tioni liberò una femina indemoniata, orando per le* tutta la notte et apparendo
alla madre sua; et la mattina si fuggì , per non essere trovato et onorato
dal popolo ». (Fioretti , c. xil)
PICENUM SERAPHICUM
237
LA PROVINCIA RIFORMATA DELLE MARCHE NEL 1837
*- --
Non sappiamo se il R.mo P. Ministro Generale, Bartolomeo
Altemir e Paul, l’anno prima del Capitolo Generale, che fu
celebrato nel 1888, ordinasse a tutte le Provincie dell’Ordine
di scrivere e presentare al detto Capitolo la storia e lo stato
dei singoli conventi ; ovvero simile lavoro fosse decretato per
la Riforma delle Marche dal Capitolo Provinciale, celebrato
nel convento di Belvedere il giorno 18 giugno del 1837, nel
quale Capitolo fu eletto Ministro il M. R. P. Egidio da Chia-
ravalle : il fatto però è che precisamente nel 1837 la Provincia
Riformata delle Marche scrisse la storia de’ suoi conventi,
cioè le origini dei medesimi, il loro passaggio alla Riforma,
e illustrazioni delle Chiese, i religiosi che si sono distinti, le
iscrizioni sepolcrali, gli obblighi di Messe, lo stato delle Fa¬
miglie religiose e perfino quello del Terz’Ordine secolare, no-
ando con ammirabile diligenza e con ordine scrupoloso quanto
eia degno di memoria. Con simile lavoro particolareggiato la
Provincia Riformata Picena era pronta fin dal 1837 a pre¬
sentare la sua storia di fondazione, di sviluppo, di progresso
e di attualità.
Fu ottimo pensiero serbare nell’archivio di ciaschedun
convento le copie autentiche della detta relazione-storica, le
quali poi raccolte e adunate si conservano sino ad oggi, con
vera gelosia, nell’Archivio della Provincia di S. Pacifico.
Giova notare che le descrizioni presentano tutte l’iden-
tico ordine logico, il che vuol dire o che uno solo fosse l’esten-
sore di quelle memorie, o che il Superiore di quel tempo non
^ bia lasciato ai singoli conventi una arbitraria libertà di
descrizione, la quale forse ci avrebbe data non poca confu¬
sione, ma abbia assegnato a tutti le norme precise per ese¬
guire un simile lavoro.
3 u I] d P ' Alessio d’Arquata pubblicò nel 1893 la Cronaca
e a Provincia Riformata delle Marche, giovandosi in modo
particolare delle Relazioni compilate nel 1837 : egli però non
d 1 ha dato il testo delle medesime, e neppure le ha citate in
Idei punti che potevano in qualche modo dare maggior im-
238
PICENUM SERAPHICUM
portanza storico-critica al suo libro. Forse egli le ha giudi¬
cate di poco valore, e perciò ha creduto meglio fare uno spo¬
glio più accurato dell’intero Archivio Provinciale, senza riflettere
che il detto spoglio era stato fatto precisamente nel 1837, e
che ciascheduna delle Relazioni in parola presentava nè più
nè meno che una sintesi esatta di ciò che trovavasi nell’Ar¬
chivio di Provincia relativamente al convento descritto, con
l’aggiunta ed il controllo dell’archivio conventuale. Ond’è che
nel libro del P. Alessio d’Arquata molti particolari dei con¬
venti mancano del tutto e molti altri sono incompletamente
descritti.
Con ciò non diciamo che il lavoro del d’Arquata manchi
di pregio : quel libro per gli studiosi di storia è una buona
guida rispondente alla realtà dei materiali storici esistenti in
Archivio ; più è sincrono documento di storia contemporanea
allo scrittore dal 1838 al 1893. Anche l’intera Cronaca sarebbe
stata per sè importantissima qualora l’Autore avesse almeno
citato i documenti principali, la fonte storica dei medesimi,
il loro valore critico, riportando ed illustrando i brani più
interessanti i quali nel provinciale Archivio non mancano
davvero.
Pubblichiamo fedelmente tutte le indicate Relazioni Mss.
le quali formeranno la prima parte del presente lavoro : nella
seconda parte pubblicheremo i documenti, le note critiche e la
continuazione storica dei singoli conventi sino ai nostri giorni.
PARTE PT*IMA - RELAZIONI MSS. DEL 1837
1. - Convento di Arquata-S. Francesco.
Arquata antica terra nei stati della Chiesa sotto l’Apo¬
stolica delegazione di Ascoli, governata nello spirito dal Ve¬
scovo di detta Città ; è posta alla cima di un Colle sulla
sinistra del Fiume Tronto, che può dirsi la estrema dirama¬
zione dei sovrastanti monti della Sibilla. Niente offre di par¬
ticolare, e di bello, a meno di un forte, che signoreggia le
non molte case, che formano il Paese. Li migliori edifici si
veggono in un villaggio situato e pie’ del Colle chiamato il
PICENUM SERAPHICUM
239
Borgo, ove dal Paese si viene per una piccola discesa attra¬
versato un Ponte di qualche pregievolezza un piccolo torrente
detto Forca che nel Tronto mette nella stagione nevosa le
molte acque raccolte dalle montagne, che stanno a ridosso.
Ha questo Borgo qualche fabrica sufficiente e qualche Fami¬
glia possidente distinta nel Paese.
*
* *
A capo di questo Borgo al Sud avvi un antichissimo
Convento appartenente all’Ordine Serafico. Non potria stabi-
hrsi con precisione il suo impianto, o meglio l’epoca della
sua fondazione: sembra, che sucedesse nell’anno 1251. ai 26. di
Maggio, come riferisce il Vadingo nel Tom. 3 ad eumdern
annum 1251. par: 46. Pare, che appartenesse il suolo di que¬
sto Convento ad un Abazia di monaci Benedettini, oggi Pro-
positura di S. Pietro; e ciò rilevasi che consumato in Arquata
u suo corso mortale nell’anno 1303. il giorno 22 8b. re il B. Paolo
da Todi ebbe sepultura nella detta Chiesa abaziale di S. Pie-
io, forse perchè la Chiesa del Convento non era per anco
eiminata,èd i pochi Religiosi, che abitavano nel nuovo locale
dovevano avere dai Monaci per ufficiarvi la loro Chiesa. Que-
ma A )nVent ° fu abitato P er qualche tempo dai PP. della
P- Famiglia ; ma perchè dalla Casa Bucciarelli di Rieti, per
a sua estesa possidenza stabilita in Arquata, furono in modo
i legato pio assegnati vari fondi a beneficio del Convento :
e perchè questi troppo disconvengono alli Fedeli Imitatori dei
serafico Padre, dai min. Osservanti fu ceduto lo ridetto Con¬
cento alli PP. Conventuali della Provincia dell’Umbria, e
questi lo abitarono sino alla soppressione generale dell’anno 1810 .
*
* *
Nella ripristinazione delle corporazioni Religiose nella
Aiarca, il sempre degno di ricordanza, lo zelantissimo Monsin
ymnfrancesco Cappelletti Vescovo di Ascoli, per organo della
sagra Congregazione della Riforma, dalla S. di N. Sig. Pio
apa VII ebbe il Convento, di che si parla con li beni esi-
enti nel Borgo di Arquata; ed il preclarissimo Vescovo a
Puppfico spiritual vantaggio della popolazione di Arquata e
240
PICENUM SERAPHICUM
de’ suoi villaggi poveri de’ Sacerdoti intesi alla coltura delle
Anime, dietro l’assoluta facoltà, di cui lo avea fornito il Sommo
Pontefice sulla ripristinazione dei Monasteri invenduti in
Ascoli, e nella sua Diocesi, dietro anche la istanza dei pup-
plici rappresentanti di Arquata si determina di cedere alla
n. ra Riformata Provincia della Marca il Convento Chiesa, ed
Orto situati nel Borgo di Arquata; ed in virtù del Pontificio
rescritto per formale istrumento fatto dal Cancelliere Vesco¬
vile di Ascoli il giorno 16 Feb.° 1816. cede e concede il
d.° Convento Chiesa ed Orto alla Religione de Min. Riformati
presente ed accettante per essa il Padre M. Ren. Dome¬
nico da M. te Cosaro M. ro Pro. ale e Delegato Gen. le . Su i fondi,
che appartengono alli PP. Conventuali, oltre un obbligo per¬
petuo di Messe n.° 445 da sodisfarsi nell’anzidetta Chiesa, gra¬
vante la Mensa Vescovile di Ascoli, ordinò il S. Padre, che
si pagasse pure un Canone annuale alla Curia generale dei
PP. Conventuali il giorno di S. Francesco; peso della stessa
Mensa, cui furono incorporati li ricordati fondi. Fatto, come
si disse, l’istrumento di cessione dal defunto P. M. R. Illu¬
minato da Sanseverino appositamente delegato dal Provinciale
fu preso legale possesso di questo per noi nuovo Convento,
elegendo in qualità di suo p. mo Superiore il fu Ren. do P. re
Giacomo da M. te Santo. Fu generale la esultanza del Paese
e di tutto il Contado di Arquata nel vedere presso di se una
Famiglia di Religiosi mendicanti, da cui dovea ripromettersi
gravi vantaggi spirituali : coll’effetto diè prova di sua divo¬
zione a questi novelli ospiti, divozione, che mai decadde, anzi
crebbe ogni giorno più, e con le sue gratuite elargizioni in¬
cominciarono sin dal primo momento, in che vi giunsero, e
proseguirono li buoni Arquatani al sostegno dei nostri Rifor¬
mati, che amano con una espansione di Cuore che non ha pari-
*
* *
Il Convento del Borgo di Arquata non è molto grande:
quando entrarono ad abitarlo li Religiosi Riformati non avea
nel piano superiore, che poche Camere senza ordine disposte
ed un piccolo appartamento, che servia per qualche persona
qualificata, che vi potesse capitare; ed a basso la Cantina, n
luogo della Refezione, la Cucina, e qualche altro vano, ma
PICENUM SERAPHICUM
241
tutto conforme alla ristrettezza dell’intero locale : il suo Chio¬
stro è di piccola dimensione, e forma un quadro perfetto.
L’orto è sufficiente per il bisogno de’ Religiosi, ed è cinto
da muri, che nel suo giro formano la clausura.
*
* *
La Chiesa dedicata a S. Francesco per la sua grandezza
è la p. ma del Paese, ed atta alla Popolazione di Arquata : essa
è di antica Architettura, e sembra ingrandita coll’aggiunta di
una Navata, che si conosce esser più recente dell’altra: due
però sono le Navate di essa nella grandezza eguali : divise
da Colonne di Mattoni cotti, da calce, e gesso intonacate: Ha
dieci Altari, il maggiore, e nove laterali. L’altar maggiore è
dedicato a S. Francesco, ed ha un quadro di Tela esprimente
il S. Padre, che adora Gesù, e Maria la Vergine con varj
§' en .j i quadro di non molto pregio, con apposita Cornice di
Stucco.
Il p. mo Altare laterale in Cornu Evangelii ha l’ornato di
noce con due Genj ai lati della stessa materia, e varj intagli,
Altare sagro alla Vergine ed ha in un quadro di tela espresso
il suo nascimento. Stà sopra un’altro piccolo quadro pure di
tela, avente Maria nel Cielo assunta, ed un’altro della Vergine
Annunziata con a basso lo stemma della Casa Bucciarelli, che
un di questo altare Ius Patronato.
Il secondo Altare da questo lato è di proprietà della Pa¬
recchia detta Spelonca è ornato da due Colonne di Stucco, ed ha
a fresco nel muro dipinta Maria Vergine ed i SS. Filippo, e
Giacomo, opera di molto pregio, ed assai bene conservata.
L’Altare terzo è dedicato alla Vergine addolorata, che
dipinta in tela copre un’Immagine di Gesù Crocifisso in
iegno rilevato, e formano il suo ornato due Colonne di Noce
abbellita da qualche intaglio.
a ^ ella P arte dell’Epistola il p. mo Altare presso la porta
della Chiesa è sagro all’immacolato concepimento di Maria, ed
■*a in apposita Nicchia la Statua della Vergine in Stucco
elevata.
L’altro è dedicato alla Vergine del Rosario, ed ha un
Quadro di tela rappresentante Maria con in braccio il suo
Anno I, 1915 . Fascicolo II.
16
242
PICENUM SERAPHICUM
Bambino Gesù, ed ai lati S. Domenico, e S. Caterina da Siena,
Altare di proprietà della Venerabile Confraternita del Rosario,
che esite ancora nella n. ra Chiesa ; ad ornato dell’Altare sono
all’intorno in tela dipinti li quindici misterj.
Il sesto Altare laterale ha un quadro pure di tela espri¬
mente il transito di S. Giuseppe assistito nella sua Agonia
dalla Vergine e da Gesù. Altare di Noce bene lavorato anche
ai lati del quadro.
In cima alla navata da questa parte in simitna all Altare
Maggiore avvi una Cappella dedicata a S. Carlo Boromeo
espresso il Santo in un quadro di tela, Altare pure ornato
di noce ai lati del quadro.
Nella p. ma Colonna della Navata sta un piccolo Altare de¬
dicato a S. Antonio di Padova, con entro apposita nicchia
una piccola statua del medesimo Santo, statua di terra cotta.
Questo Altare è privilegiato quotidianamente in perpetuo. Il
Santo di Padova riscuote particolar venerazione dai buoni
fedeli di Arquata. Desso è invocato nelle indigenze, è venerato
in ogni tempo, e riconosciuto col Cuore, adorato coi fatti,
confessato colla lingua per quello che è, il Prode Taumaturgo
eletto da Dio alla manifestazione delle sue glorie.
*
* *
La Chiesa di S. Francesco di Arquata fra le molte Re¬
liquie. possiede una copia della S. Sindone di n. ro Signore,
sagra per il contatto dell’originale, che si venera nella perin-
signe Cappella della R. Casa di Savoia nella Cattedrale i
Torino, copia di tela di lino nella larghezza di cinque palmi,
e nella lunghezza di palmi venti, che tornando dalla detta
Capitale il Ren. do P. re Massimo Bucciarelli Min. Osserv. te donò
come insigne reliquia a questa sua Chiesa, toccata nel Sagro
originale, quando stava a pubblica venerazione esposto »
giorno 4 maggio del 1650. come rilevasi dalla sua autentica
in pergamena, che gelosamente conservasi con la Reliquia
in Sacrestia.
Nello ricordato Altare dei SS. Filippo e Giacomo si con;
servano le qui segnate Reliquie, tutte in diversi Reliquiari
elegantemente disposti. Nel p. mo Reliquiario = del Legno de a
PICENUM SERAPHICUM
243
S. Croce — della Pietra del Monte, ove dal demonio fu ten¬
tato Gesù = della Colonna, in che fu flagellato = Nello Re¬
liquiario secondo = Un’Osso di S. Emidio V. M. = Un dente
di S. Paolino Ves. = Un’Osso di S. Eulimpia Verg. M. =
dei SS. Innocenti = di S. Andrea Ap. = di S. Gregorio Papa
— Un Dente di S. Lorenzo Martire = dei SS. Vincenzo ed
Anastasio MM : = di S. Callisto P. = di S. Marina V. M. =
di S. Dorotea V. M.
Nel terzo = dell’abito e Cilicio del P. S. Francesco —
degl’Ossi di S. Giacomo Ap. = di S. Giovanni Ap. Ev: = di
S. Bartolomeo Ap. = di S. Girolamo D. = di S. Marino V.
= di S. Benedetto Abb. — di S. Fortunato Ves. = di S. Lu¬
dovico Ves. = di S. Lucia V. M. = di S. Chiara d’Assisi =
di S. ^Scolastica V. = di S. Vittorio M.
hiel quarto = di S. Agata V. M. = della pietra del Se¬
polcro di S. Catarina V. M. = Un’osso di S. Pietro ap. =
del Cranio di S. Giov. Batta — di S. Donato ves. mart: =
di S. Paolino ves. = di S. Felice Mart.
Nel quinto = Un’Ampolla di Sangue di varj Martiri =
di S. Geremia Profeta = di S. Stefano Prot. = di S. Valen-
tm- 10 ^ ^ Vincenzo M. = di S. Clemente Papa
M. = di S. Felice pp. = dei SS. Crisandro e Daria MM. =
di S. Celia V. e Mart.
Il giorno 1. Maggio restano espose le d. e Reliquie, ed il
Parroco della ricordata Villa Spelonca viene processionalmente
col suo Popolo: Canta Messa in d.° Altare, ed annunzia can¬
tando le notate Reliquie, incominciando dal p. mo all’ultimo
Reliquiario, compartendo con ciascuno la distinta Benedi¬
zione.
In diecisette Semibusti di legno dorato custoditi nei due
Altari laterali della Natività di Maria; e di S. Giuseppe, si
conservano altre Reliquie ma nella maggior parte mancano
dei rispettivi suggelli, e sue Autentiche.
La n. ra Chiesa di Arquata è la sola, che sia giornalmente
e con decoro ufficiata fra le poche del Paese, e però ricono¬
sciuta come la p. ma Le Processioni stabilite dalla Chiesa uni¬
versale, come S. Marco, le Littanie maggiori, il Corpus D. ni
8 incominciano, ed hanno termine nella Chiesa di S. France¬
sco. Li Religiosi inalzano solo essi la Croce dietro poche Con-
raternite, e vanno sotto il suo stendardo li due Parrochi, ed
244
PICENTJM SERAPHICUH
ogni Prete, che compone il Clero di Arquata. Tutte le Dome¬
niche e feste della Quaresima a comodo della Popolazione il
Predicatore eletto dalla Comune annunzia nella n. ra Chiesa la
di.“ a Parola, tranne il giorno di S. Giuseppe che passa nella
vicina Villa detta Piè di Panici-
Nell’anno 1616 il giorno 8 Agosto fu in questa medesima
Chiesa instituita con tutti i suoi Previlegi, ed indulgenze la
Ven. Confraternita del SS. m0 Rosario sotto la invocazione di
Maria, con facoltà di eriggere l’Altare proprio, e ciò per un
diploma rimesso al Superior del Convento in forma di Breve
in pergamena dal R. em0 Vicario Generale dell’Ordine dei Pre¬
dicatori allora P. M. R. Giacinto de Papis Spagnolo. Il Guar¬
diano prò tempore e l’ordinario Capellano della Confraternita,
o ad altro Religioso per esso nominato stanno tutte le fun¬
zioni della medesima. La Confraternita ha il peso di una
Messa in tutte le feste della Quaresima, Messa che dee cele¬
brarsi immediatamente avanti la Predica.
La Comune di Arquata ha nella n. ra Chiesa la sodisfa-
zione degl’infrascritti Canoni cioè = Il giorno 20 Gennaio
sacro alli SS. Fabiano, e Sebastiano MM. un Cereo del prezzo
di 20 Bolognini e sei Bolognini per li Sacerdoti, che assistono
all’ufficio divino in detta Festività = Il giorno 2 Febbr.
dedicato alla Purificazione di Maria tre fiorini per Candele
da distribuirsi in Chiesa. Nella festa di S. Bernardino da
Siena ai 22 di Maggio un Cereo del valore di dieci Bolo¬
gnini = Nella festa del Patriarca S. Francesco alli 4 di Ottobre
un Cereo del valore di 20 Bolognini = Il p. mo di Maggio un
Cereo del valore 10 Bolognini = Il giorno dopo la Purifica¬
zione di Maria per la Confraternita del Rosario un Cereo di
Bolognini dieci.
*
* *
Lo ricordato P. Massimo Bucciarelli Min. 0. te Religioso
di molto sapere ad un lato della Cappella dedicata a S. Callo
Boromeo in Cornu Epistolae della stessa Cappella, in una Pie¬
tra di marmo bianco, a monumento del suo preclarissimo Fra¬
tello Monsig. Giampaolo Bucciarelli, come a quello, che nella
n. ra Chiesa del Borgo di Arquata istituì due Benefìcj con u
flCÈNUM SERAPHICUM 245
legato perpetuo di messe 445. come si disse di sopra fece in¬
cidere il seguente Epigrafe:
X.PÒ PRIMO GEN. MORTUOR:
S.
IOANNES. PAULUS. BUCCIARELLI. OB. ORIGINEM. = REATINI
AGRI. GENTILIS. S. THEOL. ET. U. JUR. DOCT. PAPIENS. = GRE-
GORII. XV. PAP. SUBARCHITRICLINUS. ABBAS. S. LAZZARI =
LECCIENS. PROTH. APOS. VICAR. GENERAL. ASCULAN. ET
MEDIOLAN. = CARDINALIS. BORROMEI. FEDERICI AC. EJUSD.
ECCLAE. CAN. DECANUS. = IN. EADEM. DIECESI. URBANI.
Vili. VICARIUS. APOST. = AB. EODEM. PONTIF. E.PÙS. NAR-
NIENS. ET. ABBAS. S. GEMINI. CREATUS. = POS. LEGATIONEM
A. FEDERICO. BOROMEO. CANC. IN. HISPAN. = IMPOSITAM.
SUSCEPTUM. ET. RITE. ABITAM. ASSERTAMQ. — IN MEDIOLAN*
DIECES. ECCLESIASTICAM. LIBERTATEM. = PRO. QUA. EXIMIA
EJUS. VIRTUS. NULLAS VITAVIT. INIMICITIAS. = AC. TANDEM.
ECCLESIAM. NARN. VIGESIMUM. FELICITATEM. = ADMINISTRA-
TAM. INVENTO. ET. HONORIFICE. TUMULATO. = CORPORE.
S. IUVENALIS. ERECTO. AD. ID. IDONEO. SACELLO. = EDITIS
f’IIS. AC. MAGNIFICIS. OPERIBUS. ET. CLARIS. = OMNIUM.
VIRTUTUM. MONUMENTIS. AD. POSTERITATIS. = MEMORIAM.
RELICTIS DECESSIT. = ANNOS. NATUS. LXVI. FEBRUAR. XXL
AN. SALUT. M. D. C. L. V. I. = P. FRAT. MAXIMUS. BUCCIA-
RELLUS. FRANO. EX. REGUL. = OBSERV. HOC FRATRI. CA-
RISS. UFFICI! ET. AMORIS. — ERGO MONUMENTUM.
P.
Alla metà della p. ma Navata, proprio nel mezzo riposano
le ceneri di Marfiso Campobasso Cavaliere di S. Stefano, e
comendatore dell’antichissima Rocca di Arquata. Tai ceneri
®ono coperte da una lapida di Marmo bianco avente questo
pigrafe, che in parte logoro fu nel miglior modo trascritto:
D. 0. M.
1. 6. 1. 4.
MARFICUS. CAMPOBASSUS. C. IRENEUS.
MAGNI. DUCIS. CAPITANEUS.
ET. ARQUATANAE. ARCIS. OLIM. CUSTOS. HIC. JACET.
PICENUM SERAPIUCUM
246
HIO. JAOET. HIO. MILES. VARIOS. POST. BELLAGO CASUS.
ET. TEEEAE. ET. PONTI. CUNCTIS. MOETALIBUS.
EHU. SIGEST. LOCUS. INCEETUS. COEPOEIS. ATQ. MEE.
BENEDICTUS. BICHINUS. CONTUTOE.
Poco discoste dall’Altare dello Rosario, sull’alto del Muro
in Cornu Epistolae dell’Aitar maggiore, ed in Cornu Evan-
gélii di d. Altare sta eretta un. altra lapida pure di Marmo
bianco alli due Fratelli perinsigni Orazio, e Fabio Cossetti
sepolti nella medesima Chiesa, lapida avente la qui sotto segnata
inscrizione:
D. 0. M.
HOEATIUS. ET FABIUS. EX. NOBILI. COSSETTOEUM. FAMILIA.
SANGUINE. SIMUL. ET. GLOEIA. FEATEES. HIC. JACENT.
FUTUE. POSTEEOEUM. EXEMPLAE. ET. DECUS.
ALTEE OBIIT. SEPTUAGENAEIUS. JUEIS. SCIENTIA. CLAEUS.
IAN. M. D. L. ALTEE. OCTOGENAEIUS. MILITAEIBUS.
EPEDITIONIBUS. INSIGNIS. AUGUS. M. D. C. L. X. V. I.
ETATE. DIYEESA. EADEM. YIETUTE.
ALEXANDEE. COSSETTUS. I. U. D. PEOTHON. APOSTOLICUS.
PATEI ET. PATEUO. AMANTISS.
*
* *
Il Convento di Arquata oggi dietro nuova fabrica intra¬
presa, ed eseguita con le rendite di alcuni fondi della surri¬
ferita Casa Bucciarelli, che per Pontificio rescritto richiesto
dal nominato Monsig. Cappelletti già Vescovo di Asco i si
lasciò l’annua celebrazione delle Messe 445. con il prodotto
dei fondi suddetti, il Convento è ingrandito: sono accresciute
nel dormitorio della nuova fabrica sette Camere.
La famiglia attuale di questo Convento è di nove indi¬
vidui: cinque Sacerdoti, due Laici Professi, e due Terziaiq.
La Comune di Arquata in gratuita elemosina dà al Con¬
vento annualmente la somma di scudi Romani dieci n.
PICENUM SERAPHICUM
24 1
2. - Convento di Belvedere - S. Francesco.
Dalle macerie della Città di Ostra dalle armi de Coti
distrutta circa l’anno del Signore 409. fù tra gl’altri edificato
anch’esso il castello di Belvedere : sebene della sua fondazione
non si possa stabilire l’epoca precisa, pure dal detto anno 409.
poco intervallo di tempo sembra scorresse all’impianto di
questo Castello, oggi Terra della Marca Anconetana. Rilevasi
questo impianto da un’antichissima lapida sepolcrale ritrovata
quando si diede mano alla nuova chiesa Collegiata di Santa
Maria, lapida così espressa nel suo originale
TITUS CLEPIUS C. F.
VEL
YTY : SIBI FEOIT
Nicolò Bisaccioni conte di Boscaneto luogo già distrutto
nel’ Territorio di Montenuovo; nel 1398. s’impadronì con le
armi della città di Jesi, e fu Signore di essa. Correndo il
secolo XIV per ordine dello allora regnante Pontefice Inno¬
cenzo VI. fu spedito legato Apostolico l’eminentissimo Car¬
dinale del titolo di Santa Sabina Egidio Carilla con ampia
facoltà di sottomettere i tiranni osurpatori, ed assicurarne lo
Stato: detto Porporato in tale occasione l’anno 1355: rilasciò
al Conte Nicolò Boscareto la Signoria di Belvedere. Nel
1380: l’anzidetto Conte Nicolò morì in Ancona, e la popola¬
zione di Belvedere ricusando allora di essere dominata da
Sforza, e Bisaccione figli di Nicolò, si crede andasse sotto
l’immediato governo della Santa Sede... sta oggi Belvedere
sogetta nello Spirituale al vescovado di Senigallia, e nel
temporale al governo di Jesi sotto la delegazione Apostolica di
Ancona: dista al S. O. circa dodici miglii de Senigallia, e da Jesi
a mezzogiorno miglia sei con un’accesso comodo, ed adagiato :
s ta situato sopra di un amenissimo colle, ed appunto per la
sua piacevole situazione ebbe questo nome = Belvedere =
come quella, che è una delle più vaghe nella Marca di
Ancona.
PICENUM SERAPHICUM
248
*
* *
Un miglio circa lontano da questa terra verso levante in
una contrada detta = Il Monte della Serra = Stà situato un
nostro Convento : delizioso è il luogo, temperatissimo, e salubre
il clima: signoreggia le fertilissime collinette, che da detto
luogo nella lunghezza di dieci, in dodici miglii si estendono
sino all’Adriatico. Al S. E. la vicina città di Montalboddo,
ed a mezzo giorno alcune colline porzione delle quali torma
10 ricco contado di Jesi. Il detto Convento stà a contatto
della publica strada, che conduce a Jesi, ed Ancona nella
distanza di un miglio circa dal castello di S. Marcello, due
miglii, e mezzo da Morro, e due circa dalla mentovata Citta
di Montalboddo... Intesa la buona popolazione di Belvedere
di dare una publica testimonianza dell’alta venerazione, che
professava ai figli della più stretta osservanza del gran Padre
S. Francesco disegnava per li medesimi da molto tempo la
fondazione di un monastero nel suo distretto, onde con la
orazione, e l’assistenza di questi fidi seguaci del Santo di
Assisi provvedere al maggior bene spirituale delle anime:
dopo vari progetti piacque a Dio secondare le brame comuni.
11 Sig. Taddeo Verri uomo di christiana pietà, e di preclare
virtù, di consenso con la sua amata consorte Isabella Vannini)
la di' cui anima nella pietà emulava lo spirito del nobil marito,
spontaneamente si offerse di elargire in dono un suo predio
nella mentovata contrada = il Monte della Serra — fu¬
gandosi in pari tempo sovvenire alla fabrica del progettato
Convento : un’opera così pregevole fu esposta da quattro ann¬
otatori nel publico consiglio a tale effetto adunato li 9 Decein-
bre dell’anno 1612 e dal voto unanime dei publici rappre¬
sentanti fu accolta la virtuosa e santa risoluzione del Verri,
furono all’uopo stabiliti alcuni deputati, i quali avessero cara
di scrivere alli superiori dell’ordine per l’accettazione de
disegnato locale, non che al Vescovo Diocesano per la oppor¬
tuna licenza. Scrissero però senza ritardo al R. mo P. ie Paolo
da Sulmona Commissario Generale della famiglia Cismontana)
da cui ottennero benigno lo riscontro promettendo, che a
PP. della Riforma nel Capitolo, che dovea congregarsi in Mace¬
rata nel maggio dell’anno già presso a entrare, sariano verni 1 1
all’adempimento della intavolata fondazione, come fu esegui
PICENUM SERAPHICUM
249
in realtà il giorno sei dell’anzidetto mese anno 1613. Dap¬
presso si fece istanza aH’Ill. mo e Rev. mo Mons. Antaldi allora
vescovo di Senigallia, da cui venne favorevole rescritto segnato
il giorno 23. dello stesso mese, ed anno. Coll’accettazione
dei Superiori dell’Ordine, con la licenza del Vescovo, in un
con il voto dei RR. PP. Eremitani di santo Agostino abi¬
tanti nel Convento di Santa Croce in Belvedere, convento da
molto tempo soppresso; il giorno 26. dello stesso mese di
maggio anno surriferito 1613. fu piantata la Croce, e messa
la pietra fondamentale alla erezione della Chiesa del nuovo
Convento sotto la invocazione di S. Francesco e nel giorno
determinato fù tutto eseguito con il più bell’ordine dallTll™
Sig. e D. Giambattista Genga Pievano nella Parrochia di
S. Pietro in Belvedere particolarmente dal suo vescovo alla
funzione delegato con l’assistenza dei suriferiti PP. Agosti¬
niani, dei Signori Canonici della insigne Collegiata lateranense
di Santa Maria; e dei RR. PP. Guardiani dei due Conventi
di Santa Croce di Montenuovo, e di Santa Maria del popolo
di Montalboddo con altri PP. della Riforma dal custode a
tale effetto determinati e fù data mano al nuovo edificio...
Era in quel tempo protettore dell’Ordine l’Eminentissimo
Pompeo Aragoni ; ministro Generale dell’Ordine il R. mo P. Gio¬
vanni da Jero; commissario G. le dei Cismontani il sopra
mentovato R. mo P. Paolo da Sulmona, ministro della osser¬
vante Provincia della Marca il P. M. R. Angelo da Mate¬
rica, e Custode della Riforma il P. M. R. Filippo da Morro
di Jesi... Dunque l’anno 1614. agl’8. di settembre giorno sacro
al Nascimento di Maria furono destinati due Sacerdoti, ed
un laico, che assistessero, e solecitassero la fabrica dimorando
provvisoriamente in una casa rurale del fondatore... Compiuta
una metà della chiesa, il coro, e l’altare maggiore il giorno
28. ottobre dell’anno anzidetto, giorno dedicato ai SS. Apo-
8t °li Simone, e Giuda fù cantata la prima messa solenne nella
uuova Chiesa incominciandosi in quel giorno parte la ufficia¬
tura, che il Convento non peranco abitabile, nell’anno poi
pl6. il giorno 28. novembre dato un qualche ordine giusta
, serafica povertà al nuovo Monastero, abbandonarono i reli¬
giosi la casa rurale, e dettero incominciamento alla ufficiatura
del coro sì di giorno, che di notte, e ad esercitare la osser-
Vanza della disciplina regolare secondo il modo prescritto alle
250
PICENUM SERAPH1CUM
riforme d’Italia... sino all’anno 1619. Il superiore era come
semplice presidente, ma il giorno 9. del mese di maggio del-
l’anno indicato 1619... fù eletto Guardiano. Per opera dello
stesso fondatore il Convento di Belvedere fu compiuto, e reso
comodo per abitarvi almeno 12. individui... con suo testa¬
mento fatto l’anno 1623: Ind.° VI. sotto il pontificato di
Gregorio XV. ai 30. di Genn. 0 lasciò dopo la morte della sua
amatissima consorte un corpo di terreno di rubbi due, e due
quarte di quella misura per la selva, ed orti. Non che a ser-
vio-io del’ fabrica del Convento i frutti del noleggio di una
sua casa; mattoni, e coppi di una fornace di sua pertinenza
ed i frutti di altri beni, che possedea nella ridetta contrada
_ Monte della Serra = lasciati al sig. Pierleone di Ettore,
di Giovanni: e dopo la morte del Pierleoni quanto possiede
in detto Monte l’abbia il Convento, e ciò per lo ingrandi¬
mento della selva... lasciò pure come sua ultima volontaria
disposizione il mantenimento della lampada accesa al SS. b
cramento con i frutti di un terreno, che possedea presso ii
Sig.® Sinibaldo Sinibaldi di Morro.
La Chiesa di S. Francesco di Belvedere non è molto
brande, ma di elegante architettura di una sola navata con
volta reale ornata di finissimi stucchi, ed in alto da quatte
quadri, due in Cornu Evangelj rappresentanti la Vergine
Annuziata Madre del Verbo, e la nascita del Signore : due in
Cornu Epistolae, ove sta dipinta in uno 1 adorazione de Ma*, ,
e nell’altro la presentazione al tempio del figlio Divino... sj
Chiesa non ha, ohe tre altari; l’altare maggiore sacro alla
Vergine Immacolata con apposito quadro ornato da quatta o
colonne di stucco marmorizzato; altare privilegiato quotidia
riamente, ed in perpetuo... L’altare laterale di a Francese
in Cornu Evangeli! ha un quadro, che esprime il Serafico
Patriarca in atto di ricevere le Sacre Stimmate ornato d
due colonne di legno dorate, altare, di che avea proprietà
oggi estinta casa del fondatore del Convento, cui lasciò nel suo
testamento, sopranotato in legato perpetuo una messa quo
diana da celebrarsi nello stesso altare ed il mantenimento
alla lampada accesa nelle Domeniche, ed altre feste coman
PICENUM SERAPHICUM 251
date, nei Sabbati, e nel giorno 17 Settembre... L’altro altare
laterale in Cornu Epistolae ornato da due colonne di legno
variopinte è dedicato al SS. Crocifisso, e dentro apposita
nicchia coperta al di fuori da una tela ove stà dipinta la
Croce di nostro Signore, e vi si venera in legno rilevato
dalla Croce pendente un Augusto Simulacro... Nello stesso
altare al di sotto della nicchia in mezzo stà pure in partico¬
lare venerazione un piccolo quadro rappresentante la Sacra
Famiglia, di che serviasi un nostro Religioso Missionario, e
la S. M. di Pio VI. concesse la plenaria indulgenza di 200:
giorni applicabile pure alle Anime nel Purgatorio detenute
a chiunque recita innanzi ad esso le Litanie della Vergine,
e tre Ave Maria, come risulta da un suo breve segnato il
giorno 27. Marzo 1786...
*
* *
In due cone ai lati dell’Altare maggiore in alto si con¬
servano le seguenti Reliquie, cioè nella prima al lato dell’E-
vangelo chiusa da un quadro ove stà dipinto S. Giacomo della
Marca in due semibusti di legno dorati ; cinque Reliquiari di
rame argentato, ed altri due di legno dorato le infrascritte:
di S. Nicolò di Bari, di S. Francesco di Paola, di Santa
Giacinta Mariscotti; degl’ossi dei SS. Cristofaro, e Teodoro MM.
Mattia, e Bartolomeo apostoli; Sebastiano, e Blandina MM...
Nell’altra al lato della epistola chiusa da altro quadro avente
Giovanni da Capistrano, in Semibusti, Reliquiarj di numero,
e di materia uguali ; degli ossi dei SS. Vitale M. Emidio V. M.
® Costanzo M... dei SS. Bernardo abbate, Tommaso Apostolo,
Feliciano M. e Crispino M.
A tergo dell’altare maggiore in un’urna di legno in parte
dorata si conservano altre Reliquie, cioè: del Legno della
8®- Croce, di S. Bartolomeo Apostolo, di S. Lorenzo M. di
8; Agostino dottore, di S. Stefano protomartire, di S. Nicolò
di Bari, di S. Andrea Apostolo, di S. Domenico C. di
8; -Elisio V. di S. Ignazio da Lojola, di S. Gennaro V. M.
di S. Biagio M. della veste di Nostro Signore G. C., di
8anta Margarita da Cortona, di Sant’Appolonia V. M. di
«anta Barbara V. M. di Sant’ Anna Madre di Maria, di
8- Pietro Apostolo, di S. Francesco di Sales, di Santa Teresa V.
252
RICENUM SERAPHICUM
di Santa Lucia V. M. di S. Pietro Celestino, di S. Pio V. di
S. Serafino da Montegranaro.
*
* ❖
La nostra Chiesa di Belvedere non ha sepolture gentilizie,
tranne quella della estinta casa Verri... Si soddisfano in essa
li seguenti legati perpetui... Oltre la ricordata Messa quoti¬
diana all’Altare di S. Francesco, altre quaranta messe da
celebrarsi fra l’anno obligo della Santa Casa di Loreto legato
del quondam Sig. e Nicola Giovannini... Ai 6 di febb. 0 Messe
cinque compresa la cantata gravante la casa Bernaducci di
Belvedere legato del fondatore Sig. e Taddeo Verri... ai 28. di
aprile altre Messe cinque compresa la Cantata obligo del
Sig. e Pievano prò tempore della Parrocchia di S. Pietro di
Belvedere legato dello stesso Verri.
*
* *
Il Convento di Belvedere avea selva, ed orti verso il
mezzogiorno cinti di muri quanto solidi, tanto belli nel suo
ordine, aveano essi principio a levante attaccati al muro
estremo del coro, ed altresì nell’ampio giro a mezzo giorno
formando un semicircolo si chiudeano a ponente con il muro
estremo del Convento presso la porta d’ingresso: avea un’altra
estesa porzione di selva all’O. senza muri...
*
* *
Fiorirono in diverse epoche distinti per santità, e p er
dottrina alcuni Religiosi, che ebbero in Belvedere i suoi
natali, la loro educazione... Fra questi si conta il P. Basilio
della famiglia Servitori eruditissimo predicatore, zelante oltre
modo della Divina gloria, della salute dell’anima, e per essa
dell’esatta osservanza de suoi professati doveri... li PP. Bai';
tolomeo Recordati, e Bartolomeo Cardoti nacquero anch’essi
in Belvedere, anch’essi formarono alla Patria decoro, decoro
alla Religione come uomini di vago ingegno, e di condotta
irreprensibile... Il P. Paolo della nobile famiglia Bernabuccii
Religioso di rara prudenza, e di commendevole eroismo, e
PICENUM SERAPHICUM
253
ue forma testimonianza ingenua la condotta felice da esso
tenuta in varj governi disimpegnati con ogni lode in diversi
Conventi della Provincia: li sunnominati PP. fiorirono prima
che nelle Marche nascesse la Riforma, però non può cono¬
scersi il tempo, ed il luogo ov’essi consumarono la fugace
carriera...
Dopo l’impianto della Riforma si contano da Belvedere
il P. Francesco Verri Germano del Sig. Taddeo fondatore del
Convento, Predicatore chiarissimo, distinto lettore teologo,
straordinariamente erudito nei Sacri Canoni: per le sue esimie
virtù fu più volte negli esordi della Riforma nascente pre¬
scelto al governo di più monasteri, in che lasciò i più validi
argomenti del suo alto sapere, e virtuosa condotta : si crede
terminasse in Belvedere i giorni suoi, ma non se ne conosce
1 anno... Il P. Ferdinando pure da Belvedere Lettore giubilato
— tv 6 ^’ C ^ e a P u blica luce un libro di questo titolo
= Discorsi morali sompra i Simbolici precetti di Pittagora, =
e morì in Recanati ai 21. di Luglio del 1643... Il R e . mo
R Vulpio Pacifico ugualmente da Belvedere, di cui ignorasi
ù luogo della morte, ma a suo meritato elogio si ha nei suoi
funerali la seguente iscrizione :
R.MÒ. P. F. VULPIO PACIFICO DE BELVIDERIO
PICENO
EX
CIVILI FEDERICIS PROSAPIA
CELEBERRIMO, ELOQUENTISSIMO BIBLIOTECARIO
LECTORI, DOCTRINA, SAPIENTIA INSIGNI
IN
FLORENTIA COSMI II. MAGNI DUCIS ETRURIAE
ÒONFESSARIO EMINENTI, THEOLOGO EXIMIO, BENEVOLENTIA
TANTI PRINCIPIS INSIGNITO
TANDEM PLENUS MERITIS OBIIT
AETATIS SUAE LXXXXI... MDXXV...
Il P. Teodoro della famiglia Mei, che colmo di meriti,
ci virtù, che morì l’anno 1637. nel Convento di Caravaggio
^ qualità di visitatore Apostolico per quella Provincia... In
o C lae alla sua dottrina ne fanno testimonio le infrascritte
pere per esso mandate a publica luce = Turris contra
254
PICENTJM SERAPHICUM
Damascum, hoc est tutela Civitatis Sancte feion, seu Eccle¬
sie Romanae centra Calvinistrarum incursiones obiecta :
considerationibus cuiusdam Haeretici Ministri P. Gillio sub-
scripti = Lucerna della christiana virtù per conoscere la
vera chiesa, e la falsa pretesa Riforma = Modo breve di bene,
e devotamente orare... = In riguardo alla sua santità avvi
la giurata testimonianza dei Religiosi presenti al suo transito
espressa in questo tenore. =
Essendo il M. R. P. Teodoro da Belvedere della Riforma
della Marca destinato comisario visitatore della Riforma di
Milano non solo dai Superiori Generali, ma eziandio dal-
l’Em, mo Cardinale protettore: arrivato in detta Provincia per
fare la obbedienza ai superiori s’infermò nel Convento di
Santa Maria delle Grazie di Codogno, e di là partitosi arrivò
al Convento di S. Bernardino di Caravaggio, dove essendo
detto P. F. Teodoro sopragiunto da febre maligna con sche
rengia ai 29. di 9.bre 1637. essendo diffidato dai medici, e
non potendo formare parole per il gran male; alle 17. ore
incirca dopo avere fatte alcune orazioni, all’improvviso disse
agli infrascritti Padri, che stavano presenti : pregate : dite le
Litanie, che Regina del Cielo va in processione con la Corte
del Paradiso; e poco dopo violentando le sue forze pur troppo
indebolite guardando verso il Cielo cominciò a dire in atto
lacrimevole le seguenti parole = 0 Maria, o Maria matei'
o-ratiae, quo vadis, et relinquis me in hac angustia mea. =
e le replicò più volte per molto tempo facendo dei gesti sopra
le sue forze quasi che volesse abracciare la Vergine gloriosa
dopo disse alli Frati: che avea veduta la corte del Cielo con
Maria Vergine, che non l’avea potuta arrivare: Interrogato
che consolazione avesse avuta dalla visione rispose con cenni
che non se ne parlasse... Dopo fece uscire tutti i frati; non¬
dimeno si guardava dalla fessura della porta, e si vedev
gestire con le mani, e con gl’occhi rimirare un Crocifisso-
che apposta lui avea fatto collocare in luogo eminente, cn
lo potea vedere sebene stava nel letto: accorgendosi, che
frati lo miravano dalla porta, la fece chiudere totalmente p e
non essere visto da nessuno... Pigliò anche uno Reliquiari-
che aveva al collo, e fece lustrare un imagine della Vergi» -
che in quello era intagliata, e di continuo mirava in Ess _
Dopo le sopradette cose fu interrogato da frati, che stava
PICENTJM SERAPHICUM
255
presenti, che dolore sentiva nella sua persona, rispose, che
non aveva male alcuno, e la sua faccia era rubiconda più di
quando era sano, ed in fede della verità si è fatta la pre¬
sente, e sottoscritta dagli istessi Padri, che erano presenti a
tutte le sopradette cose... Firmata di proprio pugno dal
P. Vincenzo da Milano, P. Bonaventura da Meniglio, P. Sa¬
muele da Codogno, Alessandro dal Muss. 0 Paolo Destiedo
Custode della Riformata provincia milanese.... L’originale della
detta attestazione munito del suo rispettivo suggello conser¬
vasi nell’Archivio dei Convento di Belvedere.
Ad elogio di un tanto Padre ne suoi funerali fu scritto
il seguente epigrafe:
ADMODUM R. P. L. THEODORO DE BELVIDERIO
EX
CIVILI MEORUM FAMILIA
EXIMIO, EXCELLENTI, EMINENTI
BONITATE, DOCTRINA, SAPIENTIA
GENERALI, CELEBERRIMO, ELOQUENTISSIMO
LECTORI, CONCIONATORI, ORATORI
IN
LUCERNAE, PRATIGELLATIQUE VALLIBUS
AD PRAVAS HAERETICORUM CERVICOSITATES
AB URBANO Vili. PONTIFICE
PRAEFECTO APOSTOLICO DELEGATO
LUSTRUM TRIUMPHO CONDUCTO
TANDEM
MEDIOLANENSIBUS COMITIIS LUSTRANDIS
APOSTOLICA AUCTORITATE COMISSARIO
PRIMA COMITIARIA STATIONE
VIRTUTIBUS AETERNITATEM DONANTIBUS
MORS AETERNITATIS INVIDIA
IN INTEMPESTIVAM AETERNITATEM DONAVIT
AETATIS SUAE LV.
ANNO DOMINI MDCXXXVII.
Nella missione disimpegnata dal P. Teodoro nella Valle
di Lucerna gli fù per molto tempo compagno il P. Giovanni
Antonio da Matelica, che ivi faticando per il sostegno della
Religione del Crocifisso morì l’anno 1641...
256
PICENUM SEBAPHICUM
Nei tempi a noi più vicini morì pure con fama di san¬
tità il P. Nicola da Belvedere nato dai Signori Pietro, ed
Angela Santini, che passò agli eterni riposi nel Convento di
Civitanova ai 21. di maggio del 1776. di cui si e scritta
memoria nello racconto di quel Convento... li P. Giovanni
della famiglia Tiberj di Belvedere cessò pure di vivere ricco
di meriti, e di virtù nel convento del Massaccio, e le sue
sesta sono notate nelle memorie dell’Eremita titolo di detto
Convento. Riposano nel Convento di Belvedere le ceneri di
f Ruffino da S. Severino laico professo, che risplende straor-
dinariamente in ogni genere di virtù, e nella sua morte trasse
molta popolazione, che devota di questo fedele imitatore di
S. Francesco chiedea a Dio per li suoi menti beneficj e
grazie: finì la temporale sua vita alli 13. di luglio del 1830.
*
* *
Come tutti gl’altri Conventi della Provincia, aneli’esso
quello di Belvedere restò colpito dalla determinazione del¬
l’Imperatore dei francesi, fù anch’esso soppresso... Vi si lasciò
dal governo un semplice custode vestito da prete secolai
nella^persona del defunto P. Tiberio Tiberj da^Belvedere pe
ufficiare la chiesa dichiarata Soccorsale della Parrocchia, cui
fù assegnato lo ristretto locale di camere superiori in numero
di diech dimorando in sua compagnia altri Religiosi da seco
imi ^ es ^ 1 nvent0) selva) ed orti f ur ono acquistati per compra
fatta a norma delle leggi allora veglianti dal M. R. Signore
D. Giuseppe Galli da San Marcello Minore conventuale già mae¬
stro in quella Religione, per la somma di scudi romani 2011:3^
come apparisce dall’apposito istromento fatto m Ancona ai
18 di ottobre del 1813: per lire italiane 10739:36 : cornspo»;
denti alla somma suindicata di scudi 2011: 32: per log. Boc
lini registrato nella stessa Città di Ancona ai 16. dello stesso
mese, ed anno medesimo alla Sessione prima Lib. 11 : fogli ■ '
protocollo n.° 2552... L’acquirente in tempo del suo posse
non fece danno notabile al Convento; schiantò per intero
selva tanto la custodita da muri, che atterrò dalle fonda
menta, quanto l’altra fuori della clausura, e rese arativo 1 u»
o l’nlf.rn «nolo: avea egli l’ingresso al Convento pei
PICENUM SEBAPHICUM
257
nuova scala fatta costruire appositamente a quella parte, che
guarda a Belvedere, ed il locale del custode era separato per
un nuovo muro dal Galli eretto.
❖
* *
Nell’anno 1817 alorchè dalla S. M. di Pio Papa VII venne
ordinata la riunione dei corpi regolari, Ministro Provinciale
della rinascente Provincia Riformata dalla Marca il P. M. R.
Sebastiano da Cingoli, l’anzidetto Sacerdote D. Giuseppe Galli
ad onore di Dio, della beatissima Vergine Maria, ed in osse¬
quio del Serafico Patriarca S. Francesco, di cui anch’egli era
figlio, fece spontanea restituzione a RR. PP. Riformati non
solo dell’intero Convento, ma per anco di tutto quello spazio
di terra unito al medesimo, che prima della soppressione oc¬
cupava la così detta selva chiusa, riserbandosi solo sua vita
naturai durante l’uso frutto di detto terreno, tranne una por¬
zione della semenza di due coppe di quella misura lasciata
libera per gl’orti agli istessi Religiosi. Il locale nel Convento da
esso occupato si riserbò di rendere libero terminata appena
una nuova sua fabrica anessa alla vicina Chiesa detta la = Ma¬
donna del Sole. = Di più si obbligò somministrare al Convento
sua vita naturai durante titulo charitatis la somma di scudi
quindici annui, e ciò per supplire alla spesa della legna. La
religione poi si assunse il peso di pagare l’ultima rata in¬
soluta consistente in lire italiane 2680 pari a Se. 593 con la ridu¬
zione del diciotto per % in beni del cosi detto, Monte Napoleone
o ottenere dal governo l’assoluzione. Si lasciò il proprietario
m perpetuo una Messa cantata nel giorno anniversario della
sua morte da celebrarsi nella nostra Chiesa. Fu fatta la ces-
sione nella più ampia forma accettante con le surriferite con¬
dizioni il su notato Mro Provinciale P. M. R. Sebastiano da
ingolfi Nel sudetto anno 1817. dopo la legale cessione si ri¬
pristinò la famiglia Religiosa nel mimerò di cinque Sacerdoti
e due Laici. Nel giorno 26. del mese di Luglio 1831. passò
p. a ^' a yita il S. D. Giuseppe Galli e dal nobil uomo Sig.
letrotosi nostro sindaco Apostolico in forza d’istroinento fatto
a Sig. Antonio Barboni publico notaro residente in Belve-
eie si riebbe il terreno della ricordata selva a norma del-
obligo di sopra notato.
Anno I, 1915 . Fascicolo II.
17
258
PICENTJM SEE.APHICUM
Progressivamente dopo l’assoluto possesso il Convento di
Belvedere per la cura diligente dei rispettivi ^ardiam u
riattato ove il bisogno lo ricbiedea e nel 1835. imbiancato, e
ridotto all’esterno nella più elegante forma, oggi e anche pm
gaio di quello lo fosse nell’epoca della soppressione.
*
* *
La Comune di Belvedere passa annualmente al nostro
Convento la somma di Se. 15. E la Religione in contracam¬
bio vi mantiene un lettore di filosofia per la scuola del pu¬
bico su tale materia ma è peso dei studenti dal paese p -
tarsi in Convento a ricevere le giornaliere lezioni.... Il g 10 *» 0
18 Giugno Sacro a S. Antonio di Padova, cui la popolazione
di Belvedere piofessa devozione particolare, fi magistrato m
porno ner l’adempimento di un voto, si conduce alla nostr
Chiesa! assiste alla Messa solenne, ed offre al Santo una hbia
6 “n Convento di Belvedere ha di sua proprietà tre case m
forma di Ospizii, la prima in Belvedere lasciata dM fidato
del Convento Sig. Taddeo Verri; la seconda in San Marcello
6 la S^n^ a i^r^'^28. nel Convento di Belvedere
fu tenuto aperto un Professorio con quattro chierici student
di lg _ Giugnu dell’anno corrente 1837. nello stesso
Convento fu celebrato con pompa straordinaria fi Ca P xt
Provinciale presidente il P. M. R. Pacifico da Morva Segr.
Gle e Presid. nella S. Penitenziaria di S. Giovanni Late
la cui morte come immatura, cosi improvvisa accadute ne
rOsnizio di che Egli era Superiore nel corrente mese di
ottobre si piange da tutta la nostra riformata Provincia Picc
❖
* *
Circa l’Anno 1616. Nel Convento di Belvedere fu istituita
la Congregazione del Terz’ordine per le persone secciai ,
da quell’epoca fino al presente sono ascritte donne n. 221
tra queste si notano le Sig. Antonia Santini Mei, An„e
PICENUM SERAPHICUM
259
Benvenuti, Maria Geltrude Buccolini, Giovanna Buccolini;
Olimpia, e Teresa Mei... Furono agregati. uomini 94... tra quali
si annoverano li seguenti Sacerdoti D. Antonio Mei, D. Ago¬
stino Canonico Buccolini, D. Giacomo Alessandrini, D. Giro-
lomo Santini, D. Girolamo libertini, D. Girolamo Buccolini,
ed il nobil’Uomo Sig. Pietro Benvenuti.
Nel registro manca l’anno, in che le su notate distinte
persone furono vestite, e professarono la regola del terz’ordine.
L’attuale famiglia di Belvedere è di dodici Individui ;
sette Sacerdoti, tre Laici, e due Terziarj.
3. - Convento di Forano - S. Francesco.
Il Convento di Forano è uno dei più antichi, che pos¬
segga la nostra Religione nelle Marche. Prima del Secolo
XIII. apparteneva ai Monaci Benedettini, dai quali fu ceduto
al nostro Esimio Patriarca S. Francesco l’anno 1219. Come
può vedersi presso il Vadingo T. 1. pag. 116. Fu esso abita¬
zione non solo del Serafico Padre, la di cui Camera di sem¬
plici canne formata, e che si vuole dalle sue mani costrutta
si è sempre conservata sino all’epoca fatale della soppressione
e serviva di Oratorio al Noviziato, ma fu pure abitazione di
alcuni de suoi virtuosi seguaci e precisamente di S. Benve¬
nuto d’Osimo. del B. Corrado d’Offida, che nel giorno 2 Febb.
del 1289. qui meritò l’apparizione della Regina del Cielo, che
depositò per alcun tempo nelle sue Braccia il Pargoletto Di¬
vino : del B. Pietro da Treja ; del B. Amato da Montefano ;
del B. Giovanni da Montecassiano ; del B. Gabriello d’Ancona
del B. Pietro da Mogliano ; del B. Giovanni da Fabbriano ;
di S. Bernardino da Siena; di S. Giacomo della Marca; dei
Ufi- Pacifico da Sanseverino e Bernardino da Feltri. È situato
d Convento al di dentro di un bosco, quasi in centro alle
Marche su i confini del territorio di Appignano, da cui a po¬
nente dista circa due miglia : quattro miglia all’O. è lontano
dalla terra di Montefano: due a levante da Montecassiano: sei
M mezzogiorno da Macerata, ed altri sei al S. E. da Filot-
b'ano. Fu questo uno dei primi Conventi, che dai PP. Osser¬
vanti passasse alla Riforma, e sin dal tempo del Sommo Pon¬
tefice Innocenzo X per sua bolla speciale emanata sotto il
260
PICENUM SERÀPHICUM
giorno 17. Ottobre 1654. vi si stabilì il Noviziato, sebbene vi
fosse anche nel tempo, che lo abitarono li PP. Min. Oss. Ebbe
sempre il Convento di Forano Religiosi della più rigida osser¬
vanza intesi solo alla preghiera, al silenzio, all assistenza delle
anime de molti popoli, che lo contornano, e dei paesi anche
non molto vicini, che tratti dalla devozione a questo Santo
Luogo si conduceano allo riacquisto della intera pace dell a-
nima ; a godere la Religiosa Conversazione degli esemplaris¬
simi Cenobiti. In specie nel corso della Quaresima di og
anno li primi nobili, e li più distinti Signori di Mace¬
rata, Recanati, Osimo, Filottrano, Montefano, e di aitai hio
ghi si portavano per qualche giorno a Forano a pascere lo
Ipirito nel fervore della preghiera, al Sin , d ^° f
coscienza, alla espiazione dei commessi difetti, e prepararsi
così con l’anima da ogni macchia npurgata a ricevere n
Pasquale ^ Sollenità l'Angelico Nutrimento. Tutti parUvano
da questo venerando asilo di pace con la massima
lasciando con i sospiri, e con le lagrime li buoni
augurando ciascuno a se stesso il momento felice di rientrare
quelle mura, che da per tutto spiravano Santità. Ha il Con
vento di Forano compresa la Chiesa una circonferenza di circa
cento passi comodo ad abitarvi anche 40 Individui^ Orti suffi¬
cienti, e cinti di muri, che formavano Clausura, ed una. està
sissima selva, che per la multiplicita, e 1 altezza delle suo
piante rendeano ancor più venerabile questo solitario Convento.
*
* ❖
La Chiesa oggi dedicata al nostro Serafico Patriarca,
prima era Sacra alla Vergine Annunziata Madre del Verbo,
come rilevasi da una pietra di marmo rozzo situata sopra
sua porta principale con la seguente inscrizione.
D. 0. M.
TEMPLUM HOC SUPREMI NUMINIS = MONACHORUM TEMPO»*
DEIPARAE ANN. DICATUM ERAT. = POSTEA A PRIMAEV®
D FRANCISCI FILIIS = EI DICATUM OB INCOLATUM AB®
HIC FACT. =NICOLAUS IV IN VII* B. M. V. FEST. HUIClECtt*
SIAE = 1292. INDULGI. CONCES. UNIUS ANNI, ET QUADR. DI
PICENUM SERÀPHICUM
261
= BONIFACIUS IX EXTENDIT HANC INDULGr. IN FER. V. MAJ.
HEBD. = ECCLESIAM PERYETUSTAM = A. R. P. NICOLAUS DE
APPINEANO AMPLIAYIT = MDCXXV.
Da cui apparisce, che fu ridotta dal M. R. P. Michele
d’Appignano la Chiesa a nuova forma: essa ha volto reale, e
dell’Antica non resta, che la porta conservata a semplice me¬
moria, ma sempre chiusa, e stà al destro fianco della porta
maggiore. Ha questa Chiesa cinque altari, il Maggiore, e
quattro laterali. L’Altare Maggiore sotto la invocazione di
S. Francesco ha il suo ornato di noce di maestosa costruzione
lavorato da alcuni laici del nostro ordine circa l’anno 1680.
ewi un quadro di tela ove fu dipinta la Vergine con in brac¬
cio il suo figlio Divino, ed ai lati S. Francesco, e Santa Chiara:
S. Antonio di Padova, e S. Pietro d’Alcantara, e varj genj
opera di certo Fanelli da Recanati.
Gl’Altari laterali sono locati entro quattro sfondi con
simetria disposti.
Il primo dalla parte dell’Evangelo ha un quadro di tela
rappresentante S. Francesco Stimmatizzato. Il secondo ha un
altro quadro pure di tela, ove stà espressa Maria l’Immaco-
lata, e li SS. Ludovico Vescovo, Giacomo della Marca, Pietro
d’Alcantara, e Santa Elisabetta Regina d’Ungheria. Il terzo
altare di fronte a questo dalla parte della epistola è dedicato
a S. Pasquale, e dentro aposita nicchia si custudisce una sta¬
tua di legno esprimente il detto Santo in estasi rapito innanzi
l’Augustissimo Sacramento.
L’ultimo Altare è di S. Diego detto pure, l’altare delle
Reliquie : evvi una piccola credenza con sopra dipinto S. Diego
Confessore : e dentro le infrascritte Reliquie — degl’Ossi dei
SS. Sebastiamo, Stefano, Lorenzo, Ignazio, Dionisio, Alessan¬
dro, Cosma, e Damiano MM = delle SS. Appollonia, e Lucia
W. MM = e di S. Diego Confessore. Le autentiche di dette
Reliquie, non che la chiave della credenza ove si custodiscono
sono nella Cassa priorale di Appignano. Prima della soppres¬
sione la credenza delle Reliquie si apriva il giorno ultimo di
luglio, e il giorno 12 Novembre giorni, in che veniano pro-
oessionalmente il magistrato, Clero, e Confraternite di Appi-
guano. Ma dalla soppressione del Convento fino al presente
m trasandata, questa pia costumanza; restano però tutt’ora
262 PICENUM SERAPHICUM
nella Cassa di detto Comune la chiave e le autentiche delle
Reliquie.
Grl’ornati di ogni altare laterale della Chiesa di Forano
sono colonne di stucco. Pendono dall’alto delle mure del
tempio sei quadri di tela non molto grandi, ove sono dipinti
li SS. Bonaventura D. C., Giovanni da Capistrano, Catarina
da Bologna, Rosa da Viterbo, Pasquale Baylon, e Giacomo della
Marca.
*
* ❖
La Chiesa di Forano fu arricchita da varj Sommi Pon¬
tefici di molti, e straordinarj privilegi- Come si vede nella
di sopra riportata lapide Nicolò IV. concesse la Indulgenza
di un anno, e quaranta giorni in tutte le festività di Maria SS.
La Pontificia Bolla in pergamena segnata il di 27. Anno 1292.
esiste nel suo originale nell’Archivio del Convento. Lo stesso
Pontefice donò al Convento di Forano circa l’anno 1288. una
Croce di Argento dorato con varj ornati, e dentro il Legno
della SS. Croce, di che si servono li Religiosi nelle pubbliche
processioni.
Bonifacio IX. con bolla esistente nello stesso archivio
segnata il primo Novembre del 1401. concesse a questo chiesa
la indulgenza uguale a quella della Porziuncula nella feria
quinta della settimana Santa con facoltà al Guardiano prò
tempore di approvare per detto giorno due Sacerdoti o rego¬
lari, o preti per ascoltare le Confession. dei fedeli. Clemente
XII. con bolla del 7 Novembre 1737 estese per Forano la
Indulgenza della Porziuncula a due giorni naturali, ed in
perpetuo, cioè allo spuntare del Sole del giorno primo Ago¬
sto sino al tramonto del dì seguente. Ricorrendo l’anno Santo
Benedetto XIII con suo breve del 9. lug. 1725. concesse la
solita plenaria Indulgenza dei due giorni primo, e secondo
Agosto. Ciò pure concesse Pio VI. nell’anno Santo del 1775.
con suo breve del dieci luglio anno suddétto 1775. Clemente
XI nell’anno 1703 diede l’Altare privilegiato di S. Francesco
nel giorno dei defunti, e tutta la ottava, ed in ogni seconda
e sesta feria dell’Anno. .
Nelle processioni di S. Marco, e delle litanie maggi 011
intervengono li Religiosi di Forano in Appignano. Il Superiore
PICENUM SERAPHICUM 263
del Convento nella processione di S. Marco canta uno dei
quattro Evangeli e con la nostra Croce si benedicono le cam¬
pagne, ed il popolo ; come pure si canta nella Parrocchia
prima della processione la Messa da un nostro Religioso.
Nella Chiesa di Forano non vi sono sepolture gentilizie
tranne quella della Casa Benigni di Appignano.
*
* ❖
In questo Convento in diverse epoche sono morti dei Re¬
ligiosi con fama di Santità, e sono seppelliti nella medesima
Chiesa, ma non si conosce come ed il luogo preciso, ove fu¬
rono tumulati. Per una relazione fatta da certo f. Pasquale
d’Appignano al M. R. P. Agostino da Mondolfo M. ro P. le nel 1647.
vi morirono il Ven. Francesco da Castel d’Emilio assistito da
S. Giacomo della Marca nel 1463. Il Ven. P. Nicolò d’Appi-
gnano nobile della casa Filippi Guardiano nel tempo del
Noviziato del B. Pacifico da Sanseverino morto il 17 febbr.
1672.. Il P. Michele nobile Angeletti d’Appignano ai 3. di
ott.bre del 1636.. Il Ven. Basilio d’Ortezzano alli 2. di Ago¬
sto del 1652. P. Giovanni Costantini da Recanati ai 19. di
Apr. del 1664. L’ottimo giovanetto f. Lorenzo da Massa Car¬
rara Chierico Novizzo la di cui preziosa morte ebbe luogo il
giorno 4. Giugno del 1674. Il Ven. P. Bonanentura da Cin¬
goli ai 28. febb. 1675. P. Bonaventura d’Appignano ai 12.
Marzo 1675. Il pietoso laico F. Antonio Malia da Treja al
primo di novembre del 1760. Nel primo di Genn. del 1779.
N- Giuseppe da Filottrano laico professo di straordinaria ora¬
zione, di edificantissima esemplarità. Nel 1781. ai 13. di marzo
d P. M. R. Maria da Castel D’Emilio padre di molti meriti, di
c °i si ha il seguente funebre Elogio. « Forani P. Francisci Ma-
riae de Castro Aemilii L. The. esc. Def. Presidente R. Monaste¬
ri S. Clarae Neapolis M. ri P.vlis, custodis, et actualis Guardiani
hujus Conventus magnae devotionis viri, divini Cultus, et
Uegularis observantiae studiosissimi ». Di tutti li suddescritti
defunti conservasi nell’archivio del Convento una piccola
Memoria riguardante la loro virtuosa condotta.
Nel 1507. questo Convento ebbe Guardiano il R. P. An-
g°lo della Genga nobilissima casa, da cui sortì 1’immortale
■Pontefice Leone XII.
264
PIOENUM SEBAPHICTJM
*
* *
Nel centro del bosco, che contornava il Convento di Fo¬
rano, lontana circa cinquanta passi sta la Chiesa dedicata a
Maria Vergine sotto il titolo di Regina degl Angeli ed è ap¬
punto ov’era una piccola Cella, in che il B. Corrado da Offlda
orando nell’anno 1289 il giorno due fehb. dedicato alla puri¬
ficazione della Vergine gli apparve la Suprema Regina de
Cieli col suo tenero Pargoletto tra le braccia circondato da
Sovraumano Splendore ricevendo dalle mani della Donna Ce¬
leste quel Verbo Sommo, che sulla terra discese ad appor¬
tarci salute: lo tenne stretto vicino al cuore, bagiò il suo
volto Divino, diffondendosi tutto nel Supremo Amore. Il
B. Pietro da Treja, che segretamente avea seguito il B. Cor¬
rado udì in disparte i suoi dolci Colloquj, e vide il grandioso
prodigio, prodigio riportato dal Gonzaga nella seconda parte
dell’origine dell’ordine Serafico, non che dal P. Marco da Li¬
sbona nella seconda parte del Lib. 6. della sua Cronica cap.
27. e da altri scrittori.
Il B. Pietro, che osservò, ed avea registrato il prodigio
nelle più dettagliate circostanze seguita la morte del B. Cor¬
rado nel 1306 cui avea giurato di non parlare sino, che Egli
vivesse, lo fece palese al P. Guardiano d allora, e questi fece
dipingere in tavola la narrata apparizione della Vergine col¬
locandola nella divisata Celletta ove stette per lo spazio di
97 . anni tenuta in molta venerazione. Ma perchè col tratto
del tempo, e per la umidità del luogo rovinava la tavola, e
la pittura, quindi fu riedificata da fondamenti una Chiesa
propria, e devota, per il cui Edilizio la Comune di Appignano
diede una somma vistosa. Fu chiamato un pittore onde a fi®
sco nel muro ricopiare la Immagine di Maria, del Bambino,
e del B. Corrado. Fu data mano all’opera, ma il volto della
Vergine non era di soddisfazione ne dell’autore, ne del P. Guar¬
diano. Diffatto, e rifatto più volte mai riusciva di gradimento.
Disperava l’Artefice sul compimento dell’opera. La sera del
19 Maggio del 1403. Cancellò nuovamente il volto della Ver¬
gine, e chiusa con sicurezza la Chiesa, si riserbò l’ultima
prova nella seguente mattina 20 suddetto. Svegliato sullo
spuntare del giorno và per mettere mano un altra volta a
PICENTJM SEBAPHICTJM
266
suo lavoro trova il sagro volto di Maria espresso in un sor¬
prendente, straordinario, e devoto aspetto segnato sul termi¬
nare del Collo con una lineetta d’oro, che ancora si vede, e
che senza tema di errore dee giudicarsi essere il confine, che
distingue l’opera dell’uomo sin dove giunge il lavoro della
incognita Angelica mano, che impresse il sagro volto della
eccelsa Regina.
L’Artefice trasportato dall’interesse asseriva, essere sua
propria opera il volto amabile della Sagra Immagine, e così
potè averne dal Guardiano intera la convenuta mercede. Non
serve però la menzogna ove sta la mano di Dio. All’improv¬
viso infermasi gravemente il poco leale Artefice, ed i mezzi
umani non sono valevoli a guarirlo. Entra allora in sè stesso
chiama li religiosi di Forano, gli confessa l’accaduto, resti¬
tuisce la ricevuta mercede, la dispone in uso alla Chiesolina
di Maria, e sul momento guarisce. Si risà il prodigio, se ne
diffonde la fama, e d’allora la Vergine di Forano è ricono¬
sciuta per un lavoro degl’Angeli, e riscuote particolare devo¬
zione. Accorsero a folla, come oggi vi corrono pure i veri de¬
voti della gran Madre di Dio, dalla cui pietà non solo fu
ridotta come al pre .ente lo è, la Chiesa formale, ma anche
vagamente ornata di qualche pittura, ed arricchita di Argenti,
che la catastrofe di più luttuose vicende distrusse. Intese
Raffaele d’Urbino, che il volto della SS. Vergine di Forano
fosse dipinto dagl’Angeli; dilettante, com’era di pittura, ma
allora poco eccellente, andato a visitare quella Immagine Sagra
con non minore curiosità, che devozione, vedutala appena,
confessando anch’egli, non essere opera umana, è tradizione
oa nessuno contradetta, che dopo avere contemplata più ore
tal’opera, fosse rapito come fuori de sensi per la meraviglia
insieme, e la consolazione, per cui gli restò talmente impressa
quell aria, il modo, il colorito della Divina Pittura, che ritor¬
nato al suo soggiorno, e studiando dipingere su quella idea,
Procurando imitare quella maniera, e servirsi di quel modo,
oivenne poi quell’eccellente pittore, il cui nome sarà sempre
nnmortale.
Fra le molte, e ragguardevoli persone, che mosse dalla
cvozione vennero in Forano a visitare la Madonna degl’An¬
goli si annovera il Sommo Pontefice Innocenzo XI quando
Prelato era governatore in Macerata, il quale innalzato al
266
PICENUM SEKAPHICUM
Pontificato concesse in perpetuo 100. giorni d’indulgenza ogni
sera, e 200. nei sabbati a tutti li Religiosi, ed a chiunque in¬
terverrà con essi nella Chiesola alla recita della Litanie di
Maria, ove li Religiosi ogni sera inalberata una Croce recitando
il mattutino della Vergine processionalmente si conduceano,
e terminata la terza lezione del sacra Uffizio cantate le lita¬
nie, Tota pulchra, e sua orazione, ripresa la processione pro¬
seguendo le laudi di Maria si riconduceano alla Chiesa maggiore.
Mosso dalla celebrità di questa Sagra Immagini lo R. m0
Capitolo di S. Pietro di Roma, e replicata per tre volte la
estrazione a sorte, come è costume di quel Sacro Collegio
Capitolare, in confronto di altre due Sacre Immagini, sortita
sempre prima la Madonna degl’Angioli di Forano, la fece
coronare con diadema d’oro dal Vescovo di Osimo l’Eminen¬
tissimo Cardinale Spada gl’otto ottobre 1715 la quale corona¬
zione fu proposta al Capitolo di S. Pietro dal Sig. Cardinale
d’Aste, che l’avea visitata personalmente. Stà a perpetua me¬
moria nella piccola Sagrestia della sua Chiesa una pietra con
la seguente inscrizione:
HUIC VIRGrINI CORONATAE IN COELIS
CORONAM AB ILLMO, ET RMO CAPITULO
S. PETRI DE URBE OBTINUIT, ET IMPOSUIT
HIC IN TERRIS EM. AC RM. SPADA CARD.
EPUS AUXIMI 1715. DIE 8. OCTOBRIS
ET RESTAURAT. 1716.
Varj Pontefici concessero alla Chiesa della Madonna di
Forano varie indulgenze e parziali, e plenarie nella festività
della Vergine, come per li defunti l’Altare privilegiato conia
liberazione di un’anima dal Purgatorio, e ciò per breve di
Pio VI. Segnato il dì 27. Lugl. 0 1785. Lo stesso Pontefice ai
quattro di marzo del 1785. confermò la Indulgenza concessa
alli Religiosi, ed a tutti quelli, che intervengono la sera con
essi alla recita delle litanie di Maria applicabile anche perii
defunti. Pio VII. con breve dei 4. Novembre 1809. concesse a
detta Chiesa la Indulgenza plenaria nella Natività, ed altre
feste di Maria di anni sette, e sette quarantene e Leone XU
dichiarò l’Altare della ridetta Chiesa privilegiato ad istar di
quello di S. Lorenzo fuori delle mura in Roma per tre volte
la settimana.
PICENUM SERAPhlCUM
267
*
* *
Nella seconda invasione dei francesi sotto il decreto
dei 25. Apr. 1810. cadde anch’esso il Convento di Forano,
anch’esso si vide spogliato di quei buoni Religiosi, che lo
abitavano, e divenne deserto. Le sue Chiese si conservarono
appena per il titolo di succursali alla Pieve, e Parrocchia di
Appigliano, ed allo sfratto dei Religiosi, che mesti abbando¬
nano il Sagro Asilo, il Superiore d’allora P. L. Leonardo da
Cingoli è solo permesso restarvi con l’abito di prete secolare
in qualità di Custode. Inorridisce l’animo nello ridire le ap¬
propriazioni, i furti, le rapine, che furono fatte sugli oggetti
appartenenti al Convento, ed alle due Chiese di Forano. In
conclusione Forano non potea più chiamarsi allora luogo Santo.
Altra procella minaccia questo Convento rispettabile: aperte
le pubbliche aste demaniali sulla maggior parte dei beni ec¬
clesiastici, e il Convento, e gl’orti, e la estesa selva di Forano
restano colpiti dalla rea disposizione, e sono comprati dal
Sig. Dottore Michele Santarelli di Macerata per la somma di
Lire Italiane 15951. cent. 65, come risulta dall’istromento sti¬
pulato li 80. Giugno 1812. eccettuate le Chiese, e l’abitazione
per un Custode, che fu in seguito fissato in detto luogo per
ufficiare la Chiesa assegnandogli dieci camere, una cucina, il
luogo della libraria, un piccolo orto, ed altri ristrettissimi
vani, che non furono compresi nella vendita. Il Custode venne
fissato dalla Curia Vescovile di Osimo stipendiato dal governo
con la rendita della Prepositura di Appignano allora vacante.
L Acquirente Dottor Santarelli converte la maggior parte
fiel Convento in Casino, e specialmente demolisce quella parte
°v era la cella abitata dal gran Patriarca S. Francesco:
schianta nella totalità il vasto bosco, chè dal solo ritrarre di
esso in fascine, legna da passo, o da lavoro acquista la somma
. scudi 9000. Rende arativo tutto il suo terreno. Non è com¬
piuto un lustro ancora dal tristo evento, e comparisce sulla
cesoiata Italia l’iride della pace. Ritorna trionfatore alla sua
kede il Sommo Sacerdote Pio VII e questo Monarca incom¬
parabile si occupa della ripristinazione degl’ordini regolari.
Dietro le disposizioni del S. Padre autorizzati, li Religiosi
alla Segretaria di Stato a riprendere i Conventi, ed i locali
268
RICENUM SERAPHICUM
invenduti, e ripristinarli: il provinciale dei Min. Rif. della Marca
portatosi in Forano nel f'ebbr. del 1816. e considerando Fin-
venduto locale, si giudicò sufficiente a collocarvi, nove o dieci
Religiosi. Stabilì il defunto P. L. Pacifico da Filottrano per
agire all’uopo di concerto con la Curia Vescovile di Osimo,
la quale non incontrando difficoltà, dietro rescritto di Mon-
sig. Delegato di Macerata, oggi Emo Tiberj. Si prese il pos¬
sesso di detto locale, e rivestirono li pochi Religiosi dal Pro¬
vinciale assegnati il Serafico abito nel 1817.
Furono avvanzate delle instanze allo riacquisto dell’intero
Convento, e selva atterata ; instanze munite di quel tutto, che
la legge rendea invalido l’acquisto fatto dal Santarelli per la
enormissima lesione del contratto ; ma furono rigettate, ed il
Santarelli n’è tutt’ora posseditore. Dai superiori del , nostro
Ordine Riformata della Marca si fanno varie offerte all’Acqui¬
rente, alle quali sino a quest’ora in nessun modo quello ac¬
cede portando sempre delle cavillose difficoltà, ora appigliandosi
a discapito d’interesse, ora ad altri pretesti, e quando si crede
conchiuso un contratto tante volte promosso, e quasi appia¬
nato tutto si vede tornare a vuoto, e li rassegnati Religiosi
in numero di otto, quattro Sacerdoti, un laico professo, e tre
Terziarj non hanno la proprietà, che di un solo terzo dell’an¬
tico locale, e solo nella partecipazione, e per ascendervi,
privi anche d’ingresso, sono costretti entrare un’angustissima
porticina laterale, e però ristretti di cucina, refettorio, orti,
camere, e privi perfino dell’acqua elemento tanto alla vita
necessario. Spandono suppliche al gran Padre S. Francesco, e
voti non mai interotti alla Regina degl’Angioli, che un Con¬
vento tanto insigne, santificato da tanti Eroi, desiderato eia
tanti popoli, cangi pure una volta d’aspetto, e se non per in¬
tero, torni almeno in parte ad essere quello, che era.
Nelle passate vicende è per intero perduto l’elenco delle
persone secolari ascritte al terz’ordine.
AGGIUNTE.
Dopo le tante, e replicate instanze fatte dalla Religione
al Sig. Dottore Michele Santarelli sulla restituzione del Con¬
vento di Forano, alla fine s’indusse a cedere per vendita le¬
PICENUM SERAPHICUM 269
gale tutto il Convento, ed uno spazio di terreno ad uso di
orto situato porzione verso ponente, e porzione a mezzo giorno
dello stesso locale, terreno consistente in quattro tavole, e
quattro cent e ciò dietro lo sborso di scudi romani mille
cinquecento: Se. 1500.
Il giorno 20 Ottobr. 1838. Dal Sig. Giuseppe Pellegrini
pubblico notare in Macerata fu stipolato l’istromento alla pre¬
senza del suddetto Sig. Michele Santarelli, che per se stesso,
suoi eredi, successori, ed aventi causa con esso per lo sborso
dell’anzidetta somma di Se. 1500 cedea spontaneamente, e
libero da ogni legame il Convento, ed il surriferito terreno in
presenza del P. M. R. Serafino da Castel d’Emilio ex Prov. le ,
custode attuale, che autorizzato per procura legale dal P. M. R.
Egidio da Chiaravalle attuale Ministro Provinciale della Rifor¬
mata Provincia della Marca accetta, e riceve il Convento, ed
il contrattato terreno: e dalla presenza del Nobil’Uomo Sig.
Teodoro Conte Compagnoni di Macerata, che come Sindaco
apostolico sborsa in mano al Sig. Dottore Santarelli la ricor¬
data somma di Se. 1500 ed alla presenza dei testimoni Filippo
Ambrosini e Girio Canestrari.
L’Istromento fu registrato in Macerata li 28. ottobre 1838.
m quattro pagine senza apostille: atti pubblici foglio 15. Voi.
oO cas. a 4, 5, 6. Archiv. N.° 22913.
Il giorno 30 ottobre dello stesso anno ne fu fatta in Cin¬
goli la voltura Catastale.
Nel contratto furono di concerto di ambe le parti san¬
zionati degli articoli, che sono espressi nello straniente, la
CUl C0 P ia si custodisce nell’Archivio del Convento di Forano.
( Continua ).
•<>• * •<>• * ¥ ^ ^ ^ ^ ¥ *
<< Nel luogo di Soffiano , fu anticamente uno frate minore di sì grande
anctitade e gratia, che tutto parea divino, e spesse volte era ratto in Dio.
stando alcuna volta questo frate tutto assorto in Dio et elevato, perocché
vea notabilmente la gratia della contemplatione, vernano a lui uccelli di
J° erse rnaniere, e dimesticamente si posavano sopra alle sue spalle, e sopra
capo, et in sulle braccia, et in sulle mani, e cantavano maravigliosa-
d t 6 n - ra C0 ^ M * solitario, e rade volte parlava ; ma quando era doman¬
di °h ' C ° Sa veruna > rispondeva sì gratiosamente e sì saviamente , che parea
e Angelo che uomo; ed era di grandissima oratione e contemplatione:
1 frati Vaveano in grande riverenza ». ( Fioretti, c. xlvii.)
270
PICENUM SEBAPHICUM
COLLEZIONE STORICA
dai Libri, dai Giornali, dalle Riviste
XV. — Per la storia di S. Giacomo dalla Marca (!)■
« La storia dei grandi Santi francescani del secolo XY non è stata
scritta ancora, e gli Archivi Comunali di quasi tutte le città d’Italia e
dell’estero ne custodiscono elementi preziosi che nessuno conosce. Molti
e molti scrissero le vite di S. Bernardino da Siena, di S. Giacomo dalla
Marca di S. Giovanni da Capestrano, del B. Bernardino da Feltro, e di
tanti altri dotti e pii minoriti, che, come astri minori, operavano per
l’Europa fatti meravigliosi, ma nessuno ha visitato 1 luoghi che essi per¬
corsero, ha cercate le tracce che essi vi lasciarono, ha interrogati gli r
chivi e i documenti publici nei quali influirono, paghi di accennare quei
tanto che in poche righe ne scrissero i vecchi biografi, dimenticando che
se gli antichi scrittori rammentarono con brevi parole la presenza di qual¬
cuno di quei Santi in alcuna città d’Italia o di altre regioni, m quella
stessa città debbonsi trovare documenti, notizie e monumenti, che e er¬
rore di trascurare. Il eh. Olmi che incominciò a ricercare memorie mu¬
nicipali per la Vita di S. Bernardino, ne raccolse tosto ricchissima messe
quantunque le sue ricerche sieno state limitate assai (2). E della vi a
stessa di San Francesco, chi può dire che si conosce tutto, e che tutti 1
luoghi visitati da lui sieno conosciuti ed illustrati come sarebbe da pre-
tendere ^
« Gli è per questo che mi sono proposto di pubblicare qui alcune
memorie relative alla vita di San Giacomo dalla Marca, vale a dire su a
presenza di lui nella Città di Foligno, e su ciò che egli vi opero, me;
morie delle quali gli storici di lui tennero pochissimo conto, e delle quau
in Foligno stesso si è perso affatto il ricordo. Eppure la di lui presenza
in questa Città forma epoca nella sua storia ed è uno dei punti piu beh
della sua vita Municipale ! , , :
« Di San Giacomo della Marca parlano a lungo, come e naturale,
biografi francescani, e sulla vita di lui raccontano numerose e notevoli
circostanze. L’ultimo libro che se ne scrisse è una così detta Vita -storie
di San Giacomo della Marca composta nel 1870 dal Sac. Giacinto m
lai (3), il quale, avendo scritto per ultimo, ed avendo dato ai suo imi
(1) Miscellanea Francescana di Foligno; an. IV, fase. Ili, p. 65-78.
(2) L’Apostolo dell’Italia nel secolo XV. Siena, 1888. r : tt à
(8) « Vita storica di San Giacomo della Marca dei Minori, Protettore della C
< e Diocesi di Napoli, scritta pel IV Centenario della sua morte dal suo ConcittóU.
« D. Giacinto Nicolai Canonico della Cattedrale di Narm etc », Bologna, tip. Ma h
giani, 1876 in-8 di pag. XX-330.
PICENUM SEBAPHICUM
271
il titolo di Vita Storica , dovrebbe ritenersi che ne abbia radunate le no¬
tizie con una abbondanza notevolissima, e le notizie stesse abbia esami-
na ^® ?, VagUate liticamente. Pur troppo, malgrado la pomposità del titolo
quel libro e un lavoro molto mediocre, e di storico non ha che il titolo
imperocché, oltre il racconto della vita di Ini, che era già nota per an¬
tichi e moderni biografi, non vi si trova narrato un fatto nuovo, non vi
si chiarisce un punto dubbio, e non costa che l’autore abbia fatto ricer¬
che o indagini di alcuna maniera.
« San Giacomo della Marca predicò a Foligno nella Cattedrale la
quaresima del 1445. Ne vedremo poi i documenti espliciti. Trovò la città
divisa m fazioni, il lusso esorbitante, gli animi discordi. Da pochi anni
cioè solo dal 1439, la città era caduta sotto l’immediata dipendenza del
Pontefice Eugenio IV, che per mezzo del celebre Cardinal Vitelleschi ne
avea cacciato ì Trinci che la dominavano (1), ma non tutti si acconcia¬
vano al nuovo dominio, altri desiderando reggersi a governo libero, altri
preterendo richiamare i Trinci, altri rassegnandosi di appartenere alla
Chiesa, ban Giacomo raccomandò la concordia, la pace, la modestia e
la gente traeva a folla a sentire le di lui amorevoli predicazioni. Leg-
g ® si i'" Z1 ne - 1 2 P ubllci documenti del Comune, che i Priori della Città
attaché tutti potessero ascoltare la sua parola, dettero ordine che mentre
eg ì predicava, nessuno artista potesse aprire la sua bottega, o esercitare
alcuna arte, sotto pena di cinque soldi per volta. Il Cancelliere del Co¬
mune, nè segnò il ricordo cosi :
« Die primo martij 1445.
« Vicus tubator magnificorum dominorum Priorum antedictorum eorum-
" c l ue mandato et impositione retulit mihi Cancellano se liodie preconi-
« zasse m locis publicis Civitatis Fulginie. Quod nullus artifex apperire
<! clebeat aliquam appotecham nec exercere aliquam artem donec finita et
8 annunciata ent predicatio que fit singulo mane in Ecclesia beati et
" gloriosissimi martiris sa,noti Felitiani sub poena solidorum quinque qua-
* p et Vlce P ro contrafaciente, que pena applicatur prò medietate ordini
-rrioratus, et alia medietas Camere Fulginia (2) ».
, * Terminata la (quaresima, il Santo, che probabilmente avea dimo-
0 nel Convento di San Bartolomeo di Marano ove erano i frati del
o-H i 6 da Fo % ao si recò nel vicino Santuario di S. Maria de¬
si j j P resso Assisi, ove, per le fatiche sostenute durante la quare-
uia, cadde malato come vedremo. A Foligno però sebbene egli se ne
sse allontanato, si pensava molto a lui, e i buoni insegnamenti e le
i ocomandazioni che avea fatte, stavano per produrre frutti copiosi ed
Portanti. Egli avea inculcato ai Cittadini di por fine alle discordie, di
'ialmentlt/ hbro'Tv* “ D ° RI ° D ' deUa Fami 9 lia Trinci. Foligno, 1638, spe¬
ra! n r r hivi0 Coraunale di Foligno, lliformanze , 1441-1445, fol. 56.
dà p er certo VCOBIL,jl ^ ^ Paoluccio de’ Trinci. Foligno, 1627, p. 77, lo
272
PICENUM SERAPHICUM
tornare in pace, di star unitamente soggetti al dominio della Chiesa, e
di vincolarsi con un solenne giuramento a sottoscrivere e mantenere un
patto, che chiamò Santissima Unione , onde vivere di accordo e miglio¬
rare il publico stato. Leggo negli Annali dell' Umbria ài Durante Dono (1)
e più chiaramente in quelli di Lodovico Iacobilli (2), che il 22 Aprile di
aueU’anno 1445 il publico Magistrato di Foligno mando una deputazione
dal Consiglio, cioè Ser Averardo di Pietro Averardi Notaio, e Maestro
Onofrio di Pietro Onofri Medico, Consiglieri ambedue, a trovare « b. Uia-
como della Marca, che si trouaua infermo nel Conuento di S. Marta degli
Anaeli, con donargli carta, confettioni e cose medicinali , e pregarlo a tra¬
sferirsi in Foligno dopo guarito, et tutto eseguiscono con molta consolatiom
di esso Beato (3). » Il Dorio aggiunge anche che la spesa del breve viaggio
fu di tre soli fiorini. Tornati i due Consiglieri m Foligno, il giorno M
vi giunse pure S. Giacomo, si recò ad abitare in S. Bartolomeo, (4) e pro¬
babilmente fu in questa venuta che fra lui e i rettori del Comune si
presero i concerti pratici per proporre al Consiglio prima, e al popo o
noi l’approvazione della Santissima Unione. San Giacomo ritorno a Santa
Maria degli Angeli, e poco dopo, cioè il 21 Maggio seguente, adunatosi
il pubblico consiglio, Piermarino di Gian Pietro, uno dei Consiglieri
che in quel trimestre era dei Priori, a nome dei suoi colleglli nel Prio¬
rato espose come, avendo tutti intese le santissime predicazioni, e vedute
le opere egregie del religiosissimo uomo frate Giacomo, considerate an¬
che le esortazioni di lui per celebrare la publica unione fra cittadini, per
lo Stato di Sua Santità il Papa, e per la quiete della Citta e Diocesi d
Foligno opinava che l’unione suddetta dovesse mandarsi ad effetto, n
termini 'stessi che il pio francescano l’avea proposta. Ecco la testuale
proposta che, per usare una frase moderna, il Consigliere Piermarino
pose all’ordine del giorno :
« Quod auditis sanctissimis predicationibus ac cognitis optimis ope
« ribus religiosissimi ac uenerabilis fratria Iacobi de Marchia, ao eto ®
« intellectis et consideratis bonis hortacionibus ipsius fratns Iacobi quo
« ad unionem celebrandam inter Ciues huius Ciuitatis prò stata b®
« d n et Sancte Romane Ecclesie ac quiete pacifica huius Ciuitatis «
« tocius diocesis. Quod sibi uidetur quod dieta unio executiom manoe-
« tur secundum quod idem frater Iacobus in suis predicationibus dixit »
« Sessantaquattro erano i Consiglieri intervenuti a quell’adunanza, e
alcuni di essi con belle parole manifestarono la loro adesione alla p
posta ci Priori. Il Consigliere Ser Beninteso di Ser Giacomo propose
che i Priori e due cittadini per terziere si recassero a Santa Maria
gli Angeli ove dimorava il Santo, ed avessero piene facolta di deliber
(1) Bibl. del Seminario di Foligno. MS. A, V, 3, fol. 49. a V 6)-
(2) Jacobili.i. Annali dell'Umbria, ad aun. 1445 (Bibl. del Seminano, A, V,
(ri) Jacobili.i, loc. cit.
(4) J Acculimi, loc. cit.
(5) Arch. dett. loc. cit. fol. 77.
PICENUM SERAPHICUM
273
come S. Giacomo proponesse. Ser Nicolò della Tacca, saggio ed abile
consigliere, si dichiarò favorevole a questa unione, la quale egli chiamò
una cosa santa e gioconda. Yiviano di Luca opinò di rimettersi intera¬
mente a quel che San Giacomo volesse fare, e finalmente Rinaldo Ga-
lassi aggiunse che a San Giacomo si facesse conoscere il carattere degli
abitanti del Comune, perchè egli potesse proporre una concordia capace
di partorire buoni risulsati.
« Non sarà inutile conoscere il testo istesso delle proposte fatte dai
quattro Consiglieri sulla proposizione dei Priori. Eccole per ordine :
« Ser Bennintesius ser Iacobi dixit; consuluit etc....
« Quo ad unionem Ciuitatis dixit quod domini priores una cum duo-
« bus Ciuibus prò quolibet terzerio uadant, loquuntur fratri Iacobo pre-
« meatori de unione fìenda ciuium et hominum Ciuitatis et Comitatus
« r ulgima, et quicquid per eosdem deliberabitur et fiet, ita obtineatur.
« Ser Nicolaus Petri de la tacha. dixit; consuluit etc....
« Quo ad unionem hominum et personarum Ciuitatis Fulginia se-
« cundum dictum uenerabilis uiri fratris Jacobi , dixit quod est quid san-
ctum et jocundum habere Ciuitatem et homines unitos prò conserua-
« cione eiusdem.
« Viuianus luce.... dixit, consuluit etc....
« Quo ad unionem ciuium et hominum Ciuitatis quod fiat secundum
* ritum et consuetudinem dandum per uenerabilem uirum fratrem Jaco-
« bum predicatorem.
« Raynaldus Curradi gallassi. dixit, consuluit etc....
« Quo ad unionem hominum et personarum Ciuitatis et Comitatus
* dixit et consuluit quod capiatur forma et regula a uenerabili
* spirituali uiro fratre Jacobo predicatore notificando eidem uitam
* bommum Ciuitatis et Comitatus Fulginei (1).
.* ^ Priori, terminata la discussione, avendo facoltà di far porre a
Partito qualunque proposta credessero, scelsero quella di Ser Benintese,
ritT!r- 0pmaVa dl inviare a S - Maria de gli Angeli una Commissione di
«tacimi, per intendersi all’uopo con S. Giacomo. Fatti distribuire i voti,
in ? ebnero la approvazione con 63 voti favorevoli e 1 contrario : però,
j. ^ ce di recarsi a parlare con S. Giacomo, cosa che avevano preceden-
tor 5 e n già ^ a ^ a ’ prima di tutto mandarono a Perugia come ambascia¬
li^ a - 1 Card - Domenico Capranica Legato dell’Umbria e Rettore di Fo-
gn°, il Consigliere Ser Nicolò della Tacca, il quale, a nome della Città
tran? es P°® e parecchi bisogni del publico, e chiese il parere su molti
r j 1 2 * 4 5 > 6 principalmente su questo della Santissima Unione. Il Cardinale
tuttcontento che quel VUnione si facesse, e che facessero pure
c jj °., 010 cpe frate Giacomo persuadeva e confortava. Anzi, desiderava
qual Patt ° solenne f° sse sottoscritto da gran numero di cittadini, nel
l i senso ne avrebbe scritto a messer Troilo dei Yerdolotti da Ascoli
(1) Arch. dett. loc. cit. fol. 78-79.
Amo 1, 1915 . p ASOIOOLO n.
274
PICENUM SERAPHICUM
che lo rappresentava in Foligno (1). Eccone quella parte di lettera che
riguarda questo punto :
« Spectabilibus Viris amicis nostris carissimi Prioribus Ciuitatis
Fulgmei^it | j n hierusalem presbiter Oardinalis Firmanus apo-
« stolice' Sedis legatus. Spectabiles uiri amici nostri carissimi. Hauemo
« recepute nostre lettere, et inteso quanto per ser Nicolo de la tacha
« nostro ambasciatore da parte uostra ci e stato exposto Et quanto a a
« prima parte de li facti del juramento (che) uole frate Jacoho se faccia
« in quella cità, ue respondemo che omne cosa che lui ne persuade et
« conforta semo contenti se mandi ad effecto et quanto major numero
« e tanto più ci è caro, per che semo certi che lui non cercha se non
« cose che P siano laude ad dio et salute de quella cita et cosmi confor-
« tamo et pregamo uogliate fare de bono animo per honore de dio et
« stato de Giostro Segnor et de sancta Chiesia. E1 simile sermento a
« meser Troillo in omne cosa interuengia secundo e da bisogno. uà
« tum Perusie die XXVIIJ Maii, 1445 (2).
« Intanto i Priori della Città avevano nominata la Commissione de¬
cretata nell’Adunanza del 21, ed a questa aveano aggiunti altri quatt
cittadini. Nei publici documenti del Comune, questa commissione
dovea preparare la Santissima Unione fu registrata cosi :
« Die XXVJ mensis Maij.
« Infracripti sunt Ciues positi et ellecti per magnificos dominos Priores
« antedictos super unione concordia et pace fiendainteromn.es ciu
« habitatores Ciuitatis Elginei secundum ^ tenorem ? onclìl \^^ v l 0 .
« formati die uigesimo primo dicti mensis May ut m precedentibus p
« ximis foleis aperte continetur. Cum additione aliorum quatuoi u
« ellectorum per ipsos dominos priores cum Concilio nouem. Quoru^
« omnium Ciuium super dieta unione ellectorum nomina sunt hoc
« libet.
« Magister Johannes de Scopio
« Sinibaldus Johannis
« Magister Honofrius magistri Vetri
« dominus Johannis Moscatellus
« Grisantius magistri Jheronimj
« Petrus Francisci doli
« Magister Nicolaus medicus
« Dominus Guido de bieijs
« Raynaldus Luce
« Auerardus Ser Vetri (3).
(1) Jacobilli L. Discorso della città di Foligno. Foligno, 1646, p. 45.
(2) Archivio Comunale. Rifor. 1441-1444, fol. 80.
(8) Ibidem, ibidem.
PICENUM SERAPHICUM
275
« Essendo, stato tutto disposto pel solenne giuramento della Santis¬
sima Unione , si stabilì che nelle ore pomeridiane della Domenica sei di
Giugno la desiderata giura, come spesso vien detta, sarebbe stata final¬
mente celebrata. Nè il palazzo del Comune, nè quello del Podestà, nè
quello vastissimo già dei Trinci, allora del Rettore dalla Città, nè l’am¬
pia Cattedrale erano luoghi capaci per contenere il popolo che numero¬
sissimo si prevedeva. Si scelse la piazza del Comune, che era la più
grande della Città, e si volle che il luogo dove l’atto si sarebbe rogato,
sarebbe stato la grande scalea della porta laterale del Duomo, conservata
allora nello stato come fu fatta nel 1201 (1). Non è a dire come all’ora
annunciata il popolo gremisse la piazza. Sulla scalea del Duomo eravi il
Dott. Troilo de Verdilotti da Ascoli rappresentante il Cardinal Legato,
il Vescovo di Foligno Dott. Antonio Bolognini, il Dott. Nicola da Sco¬
prì Priore del Duomo, Marinangelo di Simone e Francesco di Pace Ca¬
nonici di quella chiesa, il primo incaricato a ricevere il giuramento di
sottomissione e di concordia, gli altri quattro chiamati come testimoni
all’atto che dovea compiersi. Presso la bellissima porta del Duomo fu
eretto un pulpito, ed ivi salì San Giacomo della Marca che predicò an¬
cora una volta, raccomandando pace, concordia, rispetto, sottomissione,
per onore della Chiesa e del Pentefice Eugenio IV, per vantaggio della
Comunità, per utile di tutti. Quelle parole dovettero destare entusiasmo
ed uno solo dovè essere il sentimento di quelle migliaia di cittadini,
cioè pace e concordia. Il Santo religioso chiamò a salire il pulpito Ser
hernardo de Albrizi da Como che era Cancelliere del Comune, il quale
esse un lungo proemio, poi i nove capitoli della Santisima Unione, poi
invitato da un trombetto del Comune, chiamò a nome i capi famiglia del
Paese, di ogni classe della città, che tutti, meno pochi impediti legittima¬
mente, accettarono e giurarono i capitoli stessi. Primi si presentarono i
priori della Città, i quali giurarono in mano del Dottor Troilo Verdi-
lotti toccando i Santi Evangeli del Messale, poi gli altri cittadini in nu¬
mero di 859. Il Cancelliere del Comune scrive che in quella piazza eravi
presente quasi tutta la città, che mancavano solo i massari del Contado (2)
e che infine S. Giacomo dall’atto della scalea benedisse tutti gli adunati.
« Quello fu veramente un atto solennissimo, e non può non ammi-
rarsi lo zelo e l’efficacia della santa predicazione del pio religioso, il
Viale colle persuasioni e colle buone e amorevoli maniere riuscì ad otte-
e re così mirabile effetto. Invero, nei documenti che abbiamo prodotti,
m quelli che saremo per produrre, bellissimi sono i termini che si usano
sn .P c . 0rc ^ are operò egli in Foligno. Una volta si rammentano le
, predicazioni , le ottime opere , e le buone esortazioni di lui (3):
h altra volta si ricordano del pari le ottime e santissime predicazioni et
1 azioni del medesimo (4), di cui pure si lodano i consigli e le per-
to’VÌ- dise S no dell’antica facciata nel Zcjucacni Orlandini A. Coroarafia
a>\ (\' ^’ ,an *' e ’ v °b ?• Firenze, 1845, monumenti del medio evo, tav. 2,' n. 1.
f u A ' lineata mancanza il Cancelliere l’attribuì a mancanza di tempo, una forse ne
sentimi discordia allora assai viva, fra cittadini e contadini, e il non aver questi
•ulte le Prediche di S. Giacomo.
■ih hreh. Comun. Rifornì. 1441-1445, fol. 77.
(4) Ibid. fol. 82.
276
PICENUM SERAPHICUM
suasioni (1) Le sue predicazioni ed ammonizioni vengono ricordate al¬
trove ed altrove pure si dice con quanta benignità e con quan a grande
carUà egli avesse predicato ai Cittadini di Foligno (2) Non e quindi a
meravigliare se egli ottenne un effetto che nè prima ne poi altri ottenne
mai quello cioè di pacificare una città divisa in fazioni con intendimenti
politici differenti, e non ancora assuefatta a sostenere il dominio ponti
ficaie che da un lustro appena vi avea preso piede.
« Non crediamo superfluo di riprodhrre tutto intero il lungo docu;
mento della Santissima Unione con il proemio relativo, con i Capitoli di
essa col rogito del Cancelliere, e con quelle tre o quattro centinaia di
firme che lo seguono. Questa parte specialmente a taluno sembrerà poco
interessante, ma non sembrerà certo tale a chi pensi come ognuna di que e
firme sia una testimonianza ad onore di San Giacomo, un documento sull
importanza che ebbe la sua influenza nelle citta che visitava, e come
complesso di quelle firme costituisca un vero e proprio plebescito poli
tico^ libero liberissimo, non imposto da minacce, non estorto da promess ,
ottenuto^^ dalla semplice’ parola di un povero frate, che predicava quan
benigne, et maxima cum cantate. Ecco dunque il testo tu ^ to ,“ ter ° li d ® 1 ^
Santissima Unione, il cui dettato contiene parole e forinole dialettali non
mnllo voliate neirUmbria, perchè il Cancelliere che lo scrisse non era
Sàli Z&t regioni bensì di Corno in Lombardi». Dobbkmo una pj-
fola di Encomio 8 alla solerzia od alla diligenza di questo modesto e se»
vHwinto Cancelliere, Ser Benardo de’ Albnzzi da Como, il quale, aven
doci conservato con rara esattezza ogni minuto particolare anche su quant^
-nrecedè e seguì il giuramento della Santissima Unione , rese ag
segnalato 6 servigio, tramandandoci un racconto che oggi forse ignoreremmo.
Ed ecco senza più l’interessante documento (o).
« Jhesus Christus. Amen.
« Ad laude et gloria de lo omnipotente altissimo et eterno. dio, de
« la soa Benedetta et gloriosissima Madre Madonna Sancta Mhria: de
« soi beatissimi apostoli meser sancto Piero e meser sancto Paulo.
« glorioso martire et confessore meser sancto Feliciamo capo, gjnd :, P ^
« tectore e difensore di questa magnifica cita di I oligno ^
« corte celestial. Mediante le optime et santissime predicanone etd
« peratione de lo Beuerendo uenerabile et religiosissimo padr
«frate Jacomo de la Marchia religiosissimo et spctissimopredi^
« et annunciatore de la sacra senptura e di I ordine de li frati m
« Con licentia et consentimento et adhortatione de lo Reuerendissim l
« christo padre et segnor Monsegnor lo Cardinale de Fermo dign
I legato^ di questa irouincia; Secundo anchora li ordinamenti e refe*
« matione facte nel consilio de li nouanta. «ia-
« Li infrascripti Magnifici Signori Priori del populo di questa ^
« gnifica cità di Foligno, cioè Pieromanno di Johan di Petro, Cr
'
flì Ibid. fol. 85.
(2) Ibid. Rifornì. 1464-1468, fol. 29.
(3) Archiv. Com. Rifornì. 1441-1445, foli. 82-87.
PICENUM SERAPHICUM
277
ben di Thomas, ser Antonio Spigati, honofrio d’antonio fulignutij prior
nouello, Marino di Domenico Ciamfer de Moro prior di Montagna, Ni¬
colò Nochi de Marchusetellis prior del piano con altri deci infrascritti
cittadini ad queste cose per li dicti magnifici Signori priori deputati
et elletti per possanza et arbitrio a loro concessa nel ditto consiglio
de li nouanta, cioè, Sinibaldo di Johan de Pagliarino, maestro Johan
de Scopio medico, meser Salustio per meser Johan Moscatello so pa¬
dre, Maestro Honofrio de maestro Petro medico, Grisante de maestro
Jheronimo, Petro de Francesco de Ciolo, maestro Nicolo medico, me¬
ser Guido de Bicijs, Raynaldo di Lucha, Auerardo di ser Pietro, per
mantinimento del stato di sancta Chiesa, de lo sanctissimo in Christo
padre e segnore nostro segnore papa Eugenio Quarto, et ad honore
et trmmpho d’essi e de lo Reverendissimo in Christo padre et segnor
Monsegnor lo camerlengo, de lo Reuerendissimo in Christo padre et
segnor Monsegnor. lo legato antedicto, et ad exaltatione acrisemento
et bona uentura di questa magnifica Comunità con so distretto e con¬
tado e di tutti li boni Cittadini et Contadini d’essa seruitori di sancta
Chiesia et amici et beniuoli del presente pacifico stato : Et a ciò ogni
homo attenda con diligentia al pacifico et bon uiuere, et che 1 odij
ranchori et maliuolencie s alchune ne sono siano totaliter extirpate et
gitate a terra, e che lo inimicho de la humana natura mediante lo
adiutorio de lo omnipotente nostro Dio non habi a seminare discordie
ne zizanie per le quale lo stato di nostro Signore e di sancta chiesia
ne lo ben uiuere di questa cità per l’avenire hauesse ne potesse auer
alcuno mandi amento ? et a do li boni habiano loco e stato e li pessimi
et maluagi siano mandati in ultimo exterminio con loro e soi seguaci
e ciascuno, secundo li soi merti habiano le debite remuneracione, cioè
che li boni siano exaitati, et repremiati del ben fare e di soa uolunta
ed li catiui e traditori si alcuno per sugestione diabolica satrouera per
1 auenire, si faccia tal dimostracione con effetto che in perpetuo questa
magnifica cità con so districto et contado stia a deuocion di sancta chiesia,
e del Sanctissimo nostro Segnor e de li altri summi pontifici canonico
mtrantium e di soi Reverentissimi legati Ambasiatori et Commissarij.
« Et a ciò questo pacifico stato habia a crescer et durare di ben in
meglio. In questo felicissimo giorno et in questa beatissima hora in
presentia de lo Reuerendo padre et religiosissimo meser frate Jacobo
de la Marca ; del eximio doctore meser Troillo de Yerdilotis in loco
de lo Reuerendissimo Monsegnor lo legato e di me Bernardo de Al¬
arci 8 da Como cancellar di questa magnifica comunità stipulanti et
receuenti in uice et nome de la sacrosancta Romana chiesia, de lo
tantissimo in christo padre et segnore nostro segnore papa Eugenio
quarto, de li Reuerendissimi Monsegnori li Cardenali antedicti e di
questo magnifico Comune. Yoyano et comandano li magnifici Segnori
Priori antedicti per inspiratione diurna, per commissione a lor facta, e
consiglio de quili deci spectabili Cittadini di sopra nominati per
admonitione del prelibato uenerabile et religiosissimo padre meser frate
'Jacobo, per consentimento et adhortatione de lo Reuerentissimo Mon¬
segnor lo Legato antedicto corno di sopra si contiene.
2^8 PICENUM SERAPHICUM
« Che prima loro magnifici Segnori priori e di poi li Infrascripti
« Citadini del ordine del priorato, de le Compagnie, et anchora li Con-
« snli et sindici del contado li quali sono stati ellecti et descripti et
« admoniti per unione exaltacione gloria et trrampho, e per lo pacifico
rS)n Sne P r di questa magnifica Comunità, dauanti a tato lo popu o
I furano a li sacriVi euangeli con le mane tocando le script» de o
« sacratissimo mesale, di obseruare et fare obseruare m tutto e per tutto
« li infrascripti sanctissimi e benedetti Capitali et ordinamenti facti or-
« dinati et disposti così sanctamente, e di non contravenire ne pensare
« rimosso amore, timore, prece, pregere, ranchore odio, et cl ^® h ™ a alt ^
« humana grada : preponendo dio nanti ali ochi soi, e tuta la corte
* ^Considerando quanto bene: quanto utile: quanta fama: e qual
« eternai gloria seguiterà al stato di sancta Chieda, e di questa magnifica
« Comunifa, secandosi questa sanctissima et benedetta anione cosi s
« tamente ordinata e disposta, ricordandossi de la grande Cita de Ninni ,
I ta rale /Seta a penitenza fo dal Altissimo nostro Dio, non so a-
« mente preseruata, ma magnificata grandemente, et receptata m gracia,
Tr che a penbeicia e ben fare si redasse, per imitamene de la quale,
I meomenzaremo a legere quisti sactissimi et benedetti statati ordina
TYìPntl et decreti Lo nome de lo omnipotente nostro dio e io so aai
I torto to prino^o m«o et fine tempre con gre» denotrone chramand.
' A TAnnò 1 domini nostri Jesn Ohristi Millesimo qnadringentesimo gu*
« draeesimo quinto die dominico sexto mensis Junij hora circiter tert ,
« pontificata Sanctissimi in Christo patris et ^“ ^^^dedmo-
« mini Eugenij diurna prouidencia pape quarti, anno fi 1 ;™ , ■
« Astante vniuerso fere populo et ornai turba ma ^°4 i ^ lt e a f "Ssi
« nia in platea magna ueten ante scalas Ecclesie beatissimi et g
i martoria dinoti Miriam, de mandato magnifico^ tanmonmr Sj
« rum et me uocante Religiosissimo ac venerando patre domino f
« Jacobo de Marchia predicante in suo Aulogio seu pulpito assem ,
« ibi lecto prius proemio alta et intelligibili uoce, publicaui ac §
prascripta omnia Capitala de nerbo ad uerbum prout supenus contente.
a Enc uocati et nominati fuerunt ibidem simili modo omnes et sin
« jmli descripti et anotati in ipsa vmone, prout m sequentibus foleis _o
« tinetur Quorum maior pars deuotissime vnatim jurauit ad sancta D
« Evangelia sacris Missalis scripturis ambabus mambus tactiss de ob
« uantis predictis omnibus singulis Capitalis supradictis. Jn maniDu
I Stadi doctoris domini Troilli de Yirdilotis legum doctoris et cote
« missarii Reuerendissimi in Christo patris et domini domini Legat
« pradicti stipulantis et recipienti nomine et urne sacrosancte Ro u
« Ecclesie Sanctissimi domini domini nostri et huius pacifici s a
PICENUM SEKAPHICUM
279
« gnifice Cinitatis Fulginei. Et hoc pretentibus prò testibns Reuerendo
« in Christo patre et domino Antonio de Bologninis decretorum doctore
« Dei gratia Episcopo Fulginatensi : domino Nicolao Magistri Joannis de
« scopio decretorum doctore priore diete Ecclesie, domino Mariangelo
« Simonis, et domino Francisco Pacis ambobus Canonicis diete Ecclesie
« prò testibus.
« Ego Bernardus de Albricis Cumanus publicus «Imperiali auctori-
« tate notarius ac in presenciarum Notarius Reformacionum et Cancella-
« rius predicte Magnifi.ee Civitatis Fulginei de predictis rogatus fui et
« ideo in testimonium premissorum signum mei tabellionatus apposui
« consuetum.
« Yhs Xptus.
« «Infrascripti sunt Ciues Fulginei ellecti et deputati prò sanctissima
« ac ueneranda unione de qua in precedenti prohemio fìt mentio: prò
« statu sancte Romane Ecclesie, Sanctissimi Domini Domini, nostri Pape
« Eugenij et prò quiete ac utilitate status populi diete Ciuitatis : Que
« unio. facta fuit consiliis ac persuasionibus uenerabilis ac religiosissimi
« patris domini, fratris Jacobi de Marchia predicatoris sanctissimi de or-
« dine obseruantie fratrum minorum: consensu tamen et licencia Reueren-
« dissimi in Christo patris et domini domini Dominici titulo Sancte f in
« Jherusalem presbiteri Cardinalis Firmani in hac prouincia legati di-
« gnissimi tempore prioratus magnifìcorum uirorum Pierimarini Johannis
« Petri, Criscimbeni Thomasij : et Antonij Spigati, Honofrij Antonj
« Folignorj prioris nouelli, Marini Dominici Ciamfer de Morro et Nicolai
« Nochi de Marcusetellis prioris del plano priorum populi Ciuitatis Ful-
« ginei » (1).
« Anno domini nostri Jesu Christi millesimo quadringentesimo qua-
« dragesimo quarto die dominico sesto mensis Junij: hora tercia etc. In
« presenzia. fermo uniuersi populi ciuitatis Fulginei, me Cancellano
(< Comunis infrascripto nominante, vnatim Bartolomeo Quaiola tubeta
^ Comunis predicti alta uoce uocante Omnes fere descripti et nominati
« in Ynione et jura predicta: exceptis nonnullis et paucis admodum qui
(< propter eorum obsentiam ab hac Ciuitate, uel propter suam infirmita-
tem tam solemni actui et tante sanctissime solemnitati . non interfue-
« mnt, et exceptis Sindicis^ et Consulibus huius Comitatus qui licet ad-
<( nioniti fuissent de tali vnione fìenda, tamen propter brevitatem temporis
<( t or san interesse minime potuerunt, quibus data nihilominus est facultas
<( jurandi imposterum de tali vnione sactissima servenda, Reliqui omnes
* P re dicte vnionis deuotissime jurauerunt ad sacra Dei euangelia mani-
« r. US ^ a ? tis s ^ ris scripturis Missalis, in manibus Eximij Legum doctoris
* Coniini Troili de Yirdiloctis Reuerendissimi Domini Domini Legati
« antidicti Commissari], ac nomine et uice Sancte Romane Ecclesie 1 et
anctissimi Domini Nostri ut supra recipienti: de obseruandis predictis
illusi 6 urmo UOI citcaami ai ogni quartiere, molte aeile quali hanno note
om^ ratlv ? ; P er 1° SC0 P° della nostra Collezione non servono, quindi le abbiamo
tesser cfr. fascicolo citato, p. 70-78. (N, d. R.)
280 PICENUM SERAPHICUM
« omnibus et singulis Capitulis et in eis contentis sub penis m eis et
« quolibet eorum nominatis. . ,, T
« Acta fuerunt hec Fulginei. In platea magnateteli antes callas Lapi-
« deas Ecclesie beatissimi et gloriosissimi martiris Sancii Feliciams P re "
« sentibus Reuerendo in Christo patre domino Antonio de Bclogmnis decre-
« torum doctore Episcopo Fulginatensi, domino Nicolao Magistn Jolianms
« de Scopio decretorum doctore Priore diete Ecclesie, domino. Marman-
« gelo Simonis et domino Francisco Pacis ambobus Canomcis diete
« Ecclesie et quampluribus aliis personis prò testibus ad premissa uocatis
« et adhibitis, et etiam presente religiosissimo ac uenerabili frate Jacobo
« Marchiano predicto omnibus juratis et in vnione predieta nominatis in
« nomine Jhesu suam benedictionem condonante..
« Supradicto anno et die lune septimo mensis Jumj. Vicus de lui-
« gineo tubator retulit mihi Cancellano infrascripto se bodie vna cum
« Bartolomeo Quaiola et Paulo de Montefalcone tubicims dictorum domi-
« norum Priorum et eorum parte et mandato precomzasse P er
« loca publica et consueta huius ciuitatis Fulgmei et alta et intelligibili
« noce legisse et diuulgasse de uerbo ad uerbum predieta omnia et-sm-
« gula Capitala et in illis contenta. .
« Ego Bernardus de Albricis Cumanus publicus Imperiali auctori-
« tate notarius, ac impresentiarum notarius Reformationum et Cancella-
« rius prediate Magnifico Communitatis Fulginei de premissis omnibus
« et singulis rogatus fui et ideo predicta omnia manu mea scnpsi et m
« ipsorum fidem et testimonium signum mei tabellionatus apposui con-
« suetum » (1).
« Dall’ultima parte di questo documento si rileva che 1 Pnon vollero
dare ai suddetti capitoli una importanza anche maggiore, e pero ne
giorno che seguì il giuramento di essi, ne fecero piti volte dar lettura
publica a suon di tromba in più luoghi della Città, sia perche chi no
vi intervenne nel dì innanzi ne potesse prendere cognizione, sia perone
chi li udì e li giurò li potesse anche meglio ritener nella memoria.
« Saggiamente poi i Priori suddetti ne inviarono copia al Cardinal
Legato a Perugia, perchè li approvasse, cosa che tosto fu fatta impe¬
rocché giunse ai Priori la lettera seguente, con la quale il Legato
approvava i capitoli, e ne rimandava la copia con le particolari approva¬
zioni a ciascuno di essi. Ecco la lettera del Cardinale Capramca Legato
dell’Umbria e Rettore di Foligno :
« Spectabilibus uiris amicis nostris carissimis
« Prioribus Civitatis Fulginei.
« D. titulo Sancte f in Jherusalem presbiter Cardinalis Firmanus
« apostolico sedis legatus. . . . ^ . ,. r .. ar0
« Spectabiles uiri amici nostri carissimi. Reddito sunt nobis htt
« uestre vna cum capitulis Juris jurandi prestiti per Ciues ìllius Ouu
(1) Trovasi tutto questo lungo documento nel nominato volume delle Riformane
dal 1441 al 1445, dalla carta 82 alla carta 88.
PlCENUM SERAPHICUM
281
« tis prò stata Sanctissimi D. N. et sancte matris Ecclesie, que omnia
« nobis grata admodum et iocunda fuerunt : tam prò stata prefati San-
« ctissimi D. N. tum prò quiete et salute uestra. Quamobrem ut postulastis
« Capitala ipsa signauimus manu propria et libenti quidem animo, eaque
« signata et sigillata ad uos remittimus, hortantes uos ipsos ad huius
« tam laudabilis propositi perseuerantiam, quod uos facturos speramus.
« Ex Perusio IX Junij 1445 » (1).
« Le approvazioni del Cardinale furono limitazioni dei vecchi diritti
municipali i quali man mano, in Foligno e fuori, venivano cadendo per
far luogo al nuovo ordinamento politico, che, all’antica autonomia ed alla
primitiva dipendenza nominale o alto dominio della Chiesa, sostituiva
quello reale ed effettivo, esercitato per mezzo di un Legato Pontificio
residente in Perugia, e di un Rettore che lo rappresentava in Foligno.
Difatto, il giuramento della Santissima Unione fu una vera dedizione della
città di Foligno al Papa, fu un plebiscito libero e pensato, col quale
questa città cominciò a far parte realmente del dominio temporale della
S. Sede. E questo è uno dei punti più importanti per i quali il docu¬
mento stesso segna un’epoca nella storia del Comune di Foligno. (2)
« Nuli’altro rimaneva a fare per questa Unione , e forse S. Giacomo
quando giunse l’approvazione surriferita era già partito da Foligno. Non¬
dimeno nel pubblico consiglio si parlava ancora di essa e si prendeva in
proposito qualche altra risoluzione. Tutti gli atti relativi furono autenticati
con molti sigilli del Comune, e per cura del Cancelliere furono trascritti
tutti nei libri delle Riformanze. Il 15 Giugno però, radunatosi il Consi¬
glio dei novanta, i Priori esposero ai loro colleghi, che, avendo pronti
® sigillati i Capitoli della Santissima Unione , opinavano che si potessero
deporre e custodire nella Chiesa di S. Francesco, dove era la cassa che
custodiva le scritture del Comune. Ecco il tenore di quella proposta, dalla
quale anche si rileva che il progetto di deporre quel documento in San
Francesco, fu opera dello stesso San Giacomo.
« Quoniam Capitala Sanctissime vnionis signata sunt et confirmata
" per Reuerendissimum Dominum D. Legatum, dehinc registrata per
8 Cancellarium nostrum in libris Cancellane, si placet presenti Concilio
8 quod reponantur in Ecclesia Sancti Francisci huius Ciuitatis in quadam
8 Oapsa que ibi est catenata et nomine Comunis, secundum quod uene-
8 rabilis et religiosissimus uir frater Jacobus de Marchia predicator ordi-
* nis minorum ordinauit. Yel quid fieri uidetur » (3).
, « Tre furono i Consiglieri che interloquirono sulla proposta, Maestro
io vanni da Scopoli Medico, Maestro Onofrio Medico, e Nicolò di Ser
lacomo. Tutti convennero nell’affidare ai frati di San Francesco quella
(1) Ibidem, fol. 81.
del ^ e o U0n0 le approvazioni dei singoli capitoli della Santissima Unione per parte
cìt eg ~ at0: 8 Datum Perusie die IX lunii MCCCCXLIV ». Gir. Miscellanea, fase.
' P- <4: = Archiv. detto: Riform. cit. fol. 81-82. (N d R)
(3) hoc. cit. fol. 89. '
282
PIOÉNUM SERAPHICTTM
publica scrittura, anzi, l’ultimo dei tre propose che si chiudessero con
tre chiavi; se ne desse una ai francescani di San Bartolomeo, un altra
a quelli di Foligno, e la terza i Priori ritenessero in palazzo. Le parole
dei tre cittadini suonano plauso per San Giacomo e debbono riferirsi
integralmente.
« Mag. Johannes de Scopio Medicus vnus ex dictis Consiliariis in
« dicto Concilio existens, surgens dixit et consuluit.... Quo ad Capitala
« Sanctissime vnionis, ipsam vnionem commendauit plurimis uerbis et
« exemplis et dixit quod Capitala ipsa bene sementar, et lauda.t quod
« ponantur in Sancto Francisco in dieta capsa cum tribus saraturis. (1)
« Mag. Honofrius Medicus vnus ex dictis consiliariis surgens dixit
« et consuluit.... Quo ad Capitala vnionis facte in hac magnifica Ciuitate
« predicante religiosissimo uiro frate Jacóbo Marchiano ordinis Minorare
« consuluit et laudauit quod ponantur in dieta capsa Sancti Francisci. (2)
« Nicolaus Ser Jacobi vnus ex dictis Consiliariis surgens dixit et
« consuluit.... Quo ad Capitala vnionis Sanctissime.... quod fiant tres cla-
« ues, vnam habeant fratres Sancti Bartolomei, aliam fratres Sancti Fran-
« cisci, et aliam Domini Priores » (8).
« Nei libri del Comune, manca la deliberazione che i Consiglieri
dovettero prendere in proposito, ma il diligente Cancelliere della Comu¬
nità registrò con la solita esattezza ciò che si fece di quei statuti e dove
furono collocati. Egli registrò che il Consiglio aveva approvata quasi
integralmente la proposta di Nicolò di Ser Giacomo Consigliere, onde la
mattina di S. Pietro 29 di Giugno, i Magnifici Priori della Città con il
Podestà di essa Ciono Orlandi da Siena, accompagnato da molti cittadini
si recarono nella Chiesa di San Francesco, in tempo che quei frati can¬
tavano la Messa solenne, ed entrati nella Sagrestia, aperta una grande
Cassa, vi chiusero con tre chiavi una cassetta minore che conteneva i
noti Capitoli e gli atti relativi, e tornati al Palazzo, consegnarono una
delle tre chiavi al Podestà sunnominato, ritennero presso di essi una
seconda, e deliberarano di consegnare la terza ai frati di S. Bartolo¬
meo presso Foligno. Tutto ciò viene descritto nel ricordo che segue:
« Die Martis XXYIIII Junij qua die fuit festum beatissimi Petri
« Apostoli.
« Magnifici Domini Priores suprascripti prout determinatum et ordì;
« natum fuit in Concilio nonaginta vna cum spectabili uiro Ciono Orlandi
« de Senis honorabili Potestate Ciuitatis Fulginei et pluribus aliis Ciuibus
« huius Ciuitatis in mane dum cantabatur Missa maior iuerant ad Eccle-
« siam sancti Francisci et cum dictis Potestate et Ciuibus intrauerunt
« Sacrarium diete Ecclesie et in capsa quadam reposuerant aliam capsetaW
« paruusculam in qua sunt Capitala Sanctissime vnionis facte tempor 0
(1) Ibidem.
(2) Ibidem, fol. 90.
(8) Ibidem.
PICENTJM SERAPHICUM
‘283
« religiosissimi fratris Jacobi Marchiani de obseruaneia Minorimi: et dieta
« Capitarla a parte exteriori, signata sunt quatuor sigillis paruis comunis
« uidelicet a tribus ab vno latere, ab alio latere vno sigillo tantum.
« Et his factis uenerunt ad palattium ipsorum dominorum Priorum et
« dicto Domino Potestati assignauerunt vnam clauem ex tribus clauibus
« cum quibus apperitur dieta capsa magna. Aliam dabunt uenerabilibus
« Fratribus Sancti Bartolomei extra muros huius Ciuitatis : et aliam
« ipsi Domini Priores penes se retinebunt (1).
« Purtroppo così sante ed utili risoluzioni non durarono molto, e
dopo alcuni anni si tornò alle antiche discordie, e vi furono proscrizioni
e risse, e tumulti, e uccisioni : ma, come vedremo, S. Giacomo lasciò di
sè desiderio assai, e il solenne atto che avea compito lasciò lunghe, e
non lievi tracce. Nel 1489 il Rettore di Foligno che era Giulio Cesare
Vescovo di Montepeloso, veduta la città in discordia, chiamò dinanzi a
sè da dugento cittadini, e propose di mandare ad effetto una buona volta
una publica concordia tante volte proposta, ma mai mandata ad effetto
sulla forma di quella fatta fare dal beato Giacomo della Marca « ut se-
pius (per usare le di lui parole) dictum est, et alias factum opera beati
Jacobi de Marchia. » (2) Ma nel 1489 S. Giacomo era morto da parec¬
chi anni : dei 400 cittadini che giurarono la Santissima Unione del 1445
la maggior parte doveva pure esser morta: il culto però e la venerazione
per San Giacomo doveva essere ancora grande, se il nome di lui veniva
posto fuori come argomento di pace e di concordia.
« Nella sua predicazione quaresimale del 1445 anche un altra cosa
ottenne S. Giacomo in Foligno. Egli trovò che i Cittadini in occasione
di nozze e di funeri faceano spese esorbitanti in vesti, cortei, lusso di
hrnii e di apparati senza fine. Anche qui ammonì e raccomandò modestia
di abiti e limitazione di spese, del quale avviso si fece organo nel pu-
hlico Consiglio Giacomo di Gentiluccio, il quale, alla fine dell’adunanza
del 15 Giugno espose ai suoi colleghi, che a suo modo di vedere, e per
quanto gli avevano detto parecchi cittadini, la Città riceveva molti danni
Sla per la superfluità delle spese nuziali, sia per quelle dei funeri, onde
proponeva che i Priori compilassero statuti suntuari relativi. Piermarino
di Giampietro che era dei Priori accettò la proposta, confortandola col-
l’osservare esplicitamente, che la proposta stessa egli la sottoponeva ai
Consiglieri, memore delle prediche e degli ammonimenti di San Giacomo.
Ecco il documento relativo :
« Jn suprascripto generali Concilio, et peractis omnibus suprascri-
<( ptis, surrexit Jacobus Gentilucci vnus ex dictis Consiliariis dicti Con-
cilij et dixit ac consuluit. Quod, uidere suo, tam audita etiam aliorum
* phirimorum Ciuium, hec Ciuitas maxima detrimenta passura est pro-
* pter superfluitatem expensarum que nouissime fieri incipiunt in uesti-
, (1) Loc. cit. fol. 88. Oggi in S. Francesco di Foligno nulla si conserva di questi
documenti. &&
(2) Rifornì . 1488-1484, fol. 33.
284
PICENTJM SERAPHICUM
« bus et iocalibus Mulierum buius Ciuitatis, et similiter m expensis fune-
« ralium : et rogauit ac consuluit. Quod Domini Pnores seruan facerent
« et mandarent statuta et ordinamenta ac reformationes buius Ciuitatis
« loquentes super predictis. Que si executiom mandarentur, esset quid
« vtilimum Giuibus et artifìcis (sic) huius Ciuitatis. Quibus dictis Perma-
« rinus Jhoannis Petri Prior antedictus, auditis et mtellectis uerbis dicti
« Jacobi Gentelucij et etiam memor predicafionum et amonicionum Vene-
« rabilis fratis Jacobi Marchiani circa predicta, proposuit coram dictis
« dominis Consiliariis. Quid in predictis fieri sibi uidebitur Et si placet
« quod Statata et Reformaciones Comunis super his disponentes seruentur
« nel ne » (1).
« Come è chiaro, i Priori vollero sentirci il parere dei Consiglieri,
uno dei quali, il Medico Onofrio propose cbe si nominasse una commis¬
sione per questo fine, ita quod res, egli aggiunse, santissime dingantur
et prò Militate Comunis. Ma un altro Consigliere, Viviano di Luca, osservo
cbe la Commissione sarebbe stata superflua, e mutile la compilazione eh
nuove leggi, bastando a suo giudizio cbe si osservassero i vecchi statuti
suntuari fatti « tempore fratris Bartolomei super predictis , quescripta sm
in Statuto rubro Comunis Fulginei, manu ser Benedicti de la Kocheta oli
Cancellarli huius Magnifice Ciuitatis. (2) Difatti nello statuto Comma
(che dal colore del cuoio col quale è ricoperto, dicevasi lo statuto ossi
esistono minute e particolari leggi sui funeri e sui maritaggi (3 com¬
pilati il 16 Marzo 1426 (4), nel quale anno fu veramente a Foligno a
predicare la pace e a raccomandare la modestia delle vesti e del lusso,
un altro Santo frate, Bartolomeo da Giano (5) cbe altre volte eziandi
crasi recato in questa città. (6) I Priori però dovettero conoscere che
le leggi suntuarie del 1426, non erano piu buone nel 1445 onde alia
proposta di far rivivere le vecchie prescrizioni, anteposero di nominare,
come opinava il Medico Onofrio, una Commissione nuova e questa
eletta con settanta voti favorevoli e soli cinque contrari (7).
« Qui termina quanto operò in Foligno San Giacomo nella sua prim
venuta, cioè dal Marzo al Giugno del 1445.
❖
* *
« La seconda venuta accadde nel 1464, anzi sembra cbe in quest’anno
egli siasi recato più volte in Foligno. Forse non c’inganniamo se aW
miamo che egli vi predicò la quaresima. Risulta infatti da documen
(1) Riform. 1435-1445, fol. 92.
(3) Arch/°Com. Statuto del Comune , tol. 122-124. Sono intitolati Ordinami
super sponsalitiis et corruptis mortuorum et ornamenti mulierum.
(4) Arch. detto. Riform . 1425-1433, fol. 66-68. . T1 il3-
(5 JaoobiìjLI L. Vite dei Santi , Beati delV Umbria. Foligno, 1653, voi. Il, P* * g
(6) Vedili mio studio: Le arti e le lettere alla Corte dei Trinci. Foligno, 1»
P (7) Arch. Com. Riform. 1435-1445, fol. 92.
PICENUM SERAPHICUM
285
tempo, che nell’anno 1464 predicava in Foligno un religioso che godeva
molta stima, e che tutti i giorni quasi raccomandava ai cittadini di non
acquistare più pegni dagli ebrei, con molto nocumento delle anime loro.
L’11 marzo di quell’anno si radunò il Consiglio Centumvirale, ed eranvi
presenti settantasei Consiglieri. Gianfrancesco di Ser Nicolò Rampeschi,
che era dei Priori, a nome suo e dei Colleghi in ufficio rivolse ai con¬
gregati un discorso che ci vien quasi conservato testualmente dal Can¬
celliere della Comunità in questa forma :
« Spectabiles Consiliarij. Cause propter quas.... fecimus isto die...
« cohadunate sunt.... Imprimis. Vos audistis quam benigne et maxima
« cum cantate in hac proxima quadragesima ille Venerabili Religiosus
« paedicator noster nos sepe sepius et continue in omnibus pene predi-
« cationibus suis hortatum est ac monuit quod prò exoneratione nostre
« conscientie et ne anime nostre amplius in huiusmodi laqueo maneant,
« scilicet excomunicationis, providere debeamus rei nostre ; idest circa
« pignora empta ab hebreis per nostros Ciues et forte et per Comitatiuos
« in preteritum. Ex quo bonum esset quod prouideretur, quod vnus alteri,
« et alter alteri qui pignora huiusmodi emerunt ad inuicem remissionem
« faciant liberalem : nec non in Capitalis hebreorum apponi et addi facere
« capitulum hoc, quod . de inceps elapso tempore quod in eorum capitu-
« lis continetur de pignoribus deperditis, pignora huiusmodi deperdita
« retrouendi debeant publicum ad sonum tube ut fit in aliis ciuitatibus
« et terris. Nec non et bonum esset prouidere de electione fìenda de
« nonnullis ciuibus bonis super pacibus fìendis inter nostros Ciues in
« presenti quadragesima ut moris est » (1).
« Dal quale discorso si rileva che la mente dei Priori era di nomi¬
nare una Commissione di Cittadini che provvedesse tanto sull’affare degli
borei, restituendosi l’un l’altro fra Cristiani quei pegni che aveano acqui¬
stato da quelli, quanto sull’affare della publica pace e concordia. E la
Commissione fu eletta, con 73 voti nella persona di 20 cittadini, sebbene
qualcuno la volesse più numerosa. (2) Ora, io ritengo che quel uenera-
oilis religiosus predicator il quale quam benigne et maxima cum cavitate
Predicava la quaresima, possa esser stato lo stesso S. Giacomo della
l'iarca, il quale veramente nel Maggio di quell’anno predicò a Foligno
a Crociata, e in nome di Pio II concesse delle indulgenze. Ecco come
racconta la venuta il Jacobilli nei suoi inediti Annali di Foligno ,
desumendo la notizia da varii fonti :
* U gran seruo di Dio Fr. Giacomo della Marca dell’Ordine dei
(< Minori Osseruanti, essendo fatto Commissario generale della Crociata a
1 p.^ a §§l°> u iene a 16 detto 1464 a Foligno con un breue di Papa
Pio II, nel quale concede indulgenza plenaria a tutti quelli... che da¬
ranno per il sussidio della Crociata, il ualore di quello che spendereb¬
be Arch. Com. Riform . 1464-1468, fol. 29.
(2) Arch. Com. toc. cit.
286
PICENUM SERAPHICUM
« bero in una settimana per essi e loro famiglia in uitto. Ricene molte
« elemosine che fa conseruare appresso due depositari che furono Bartolo
« di Gaspare Varcannati, e ser Betto di Ser Andrea Varini, uiuendo esso
« con molta pouertà et essempio, predicando nella Cattedrale con gran-
« dissimo spirito. Nell’Auento s’infermò nel Conuento di S. Bartolomeo
« fuori di Foligno. Fu uisitato e.... da cittadini e fece alcuni mira-
« coli » (1).
« E che realmente allora San Giacomo stesse male, si rileva con
certezza da questo, che cioè il 6 Novembre di quell’anno 1464 il Papa
fece scrivergli una lettera dal Cardinal Legato di Bologna, nella quale,
attesa la sua malferma salute, lo esonerò da tutte quelle fatiche che lo
occupavano dì e notte. (2) Qui è bello inserire il racconto di un gra¬
zioso aneddoto del Santo mentre stava ammalato m San Bartolomeo.
Esso ci viene narrato da tutti gli scrittori francescani, ma ignoro donde
lo traessero. Noi lo riproduciamo colle parole stesse del Jacobilli :
« Onde nacque, che la fama della santità di lui fu sì celebre et vm-
« uersale, che la maggior parte delle persone bisognose ricorrevano alla
« oratione di questo gran Seruo di Dio. Il quale nel predetto temp
« infermatosi grauemente nel medesimo Conuento di b. Bartolomeo, si
« sparse la uoce che se n’era uolato al Signore, et che facea molti mirar
« coli. In questo mentre, in un Castello di Fuligno, non molto distante
« dal Conuento, s’infermò a morte un’hvomo secolare, il quale fu persuaso,
« che per ricuperare la sanità facesse uoto al Beato Giacomo e a
« Marca: il che dall’infermo esseguito subbito diuenne sano. Volendo
« poi il Contadino in sodisfazione del uoto adempire a quanto ano»
« promesso, gli fu detto che il Beato Giacomo non era altrimenti morto,
« ma che dimoraua nell’istesso Conuento et però l’andò a uisitare, e
« giunto alla presenza di lui gli rese molte grazie, et gli partecipo i
« uoto, ch’auea fatto di portargli una torcia di cera la quale gli
« consegnò con pari gratitudine et pietà. Ammirata dal Beato la tede e
« bontà di colui, gli disse eh’essendo Idio origine d ogni gratin, a m
« rendesse i ringratiamenti della sanità ricuperata; et con la benedittiou
« del Signore lo licentiò dalla sua presenza (3).
« Questo racconto così semplice e naturale, non può sospettarsi ®
modo alcuno che sia stato inventato, quantunque non conosciamo
qual fondamento il Jacobilli, il Waddingo ed altri fino al Nicolai
abbiano ricordato. Aggiunge anzi il Nicolai un altra circostanza, eh
mentre il Santo dimorava in S. Bartolomeo, gli fu condotta dinanzi
vecchia indemoniata, la quale lo gettò a terra con una forte guancia
(1) Jacobilli. Annali di Foligno , ad an. 1464. Ivi indica i fonti del: suo rac«o
così- Monumenta Fulginei, Vitelleschi Catelma (che forse scrisse qualche cronaca
suo tempo), Dorius lib. 9, 1464, Acta b. Iacobi de Piceno.
(2) Vedila nel Wadding, Annales Minorimi, ad an. 14fa4, n. aavii.
(3) Vita del Beato Paolo Trinci. Foligno, 1627, p. 78.
PICENUM SERAPHICUM
287
Ai che egli provvide liberando la malata col segno della Croce, e col
nome di Gesù. (1) Il Nicolai avrà certo avute le prove di questo fatto.
« Intanto nell estate del 1464 erano succedute in Foligno novità
assai, e malgrado la pace fatta più volte, furonvi risse, occisioni, confi¬
sche, causate da una classe di cittadini che volea reggersi a republica e
non riconoscere, il Pontefice. Fu una vera sollevazione, nella quale pre-
sero parte molti di quei stessi cittadini che nel 1445 avevano giurata la
tantissima Unione. La piazza grande, le scale e la chiesa stessa di S. Fe-
liciano dove venti anni prima aveva risuonato la voce di San Giacomo,
e dove il popolo aveva giurata la pace, furono teatro di scene sanguinose.
JN on.si rispetto fede giurata, non santità di luogo, e frale immagini dei
banti, © a piè degli altari si uccisero pacifici cittadini, e gli agonizzanti
stessi si tolsero di vita. Fu un momento di pazza frenesia, che disonorò
e offusco la bella memoria della Santissima Unione. (2) Ma la calma
torno, e la Città, che in un momento di pazzia erasi levata in arme,
orno alle antiche consuetudini. Gli animi però erano sempre esaltati, ed
eravi bisogno di chi li rappacificasse veramente. I priori della Città ri¬
pensarono a San Giacomo della Marca, alla lega fatta fare in Città ven-
anm prima, al nome che godeva, alla venerazione che riscuoteva e
perciò ne scrissero al Papa, pregandolo di mandar loro per predicatore
Giacomo. Il Papa assentì, e per mezzo del Vescovo di Treviso Refe¬
rendario Apostolico, che ne scrisse una lettera al Magistrato, fece cono¬
scere il suo gradimento per la scelta fatta. Digraziatamente mancano
ocumenti e circostanze su questo fatto, e noi non possiamo far altro
?, 6 pnblicare la lettera del Vescovo di Treviso, che in questo punto è
1 unico documento che si conosca.
« Venerabili ac religioso uiro Patri in Christo carissimo , frati Jacobo
eie Marchia , uerbi Dei predicatori eximio. Supplicarunt Communitas et
ciues Fulginenses Sanctissimo Domino nostro, dignaretur suaSanctitas
de gratia speciali ei prò isto anno concedere' ut paternitas uestra ad
predicandum Dei uerbum ibidem accederet, de cuius uita et doctrina
plurimum confidentes, animarum suarum saluti bene consultum putant.
Quorum deuotioni Beatitudo sua gratiose annuit, nobisque uiuae uocis
oraculo commisi!, hortaremur Vos in Domino pariter et moneremus,
ut ad Ciuitatem istam uos conferretis, ipsumque Dei uerbum juxta peti-
tionem eorum ac deuotionem, et quantum creditum uobis a Dio talentum
suppetet predicaretis, et ita per praesentes uos hortamur atque mone-
uius, namque et Sanctitati suae rem gratam efficietis. Valete in Domino
MOCCCLXIV 1 Pr ° n ° bÌS ’ R ° mae ’ 6X Palatio Apostolico, XVI Octobris
« 'lheodoricus Episcopus Treuisinus a S. D. N. Papae referendarius ». (3)
W Ffta Storica di S. Giacomo. Bologna, 1876, p. 119.
lamini V? di racconto fattone dal Cardinale di Pavia (Ep. et Comm. Iacob. Picco-
Famiàu Milano, 1506, fol. 345-446) e da Durante Dorio {Storia della
duglia Trinci eco. pag. 169 e segg.).
0>) Wadding. L. Ann. Minor . ad an. 1464, n. XXV-XXVI.
288
PICENUM SERAPHICUM
« Fu in questa venuta che San Giacomo si ammalò, e fu allora che
accadde l’aneddoto del buon villano che ottenne di guarire credendolo
morto non che quello della vecchia che lo gitto a terra. E a deplorare
che di tanto bene che fece San Giacomo in Foligno nessun ricordo o
scolpito, o inciso, o dipinto ci sia rimasto Le scritture della OMesa di
S Francesco sono andate smarrite da secoli ; il Convento di S Bartolo¬
meo è stato rinnovato da capo a fondo ; fu modificata la grande scalea
di S Feliciano, e inutilmente si cerca un marmo che ricordi 1 opera sa¬
lutare del pio, del dotto, del grande minorità marchigiano, mentre questo
ricordo, sia pur modesto, non solo sembra opportuno, ma e veramente
doveroso^ ^ ^ ^el giorno di primavera, salisse quell’amena collina
presso Foligno, ove sorge il Convento di S. Bartolomeo di Marano dei
Minori Osservanti, entrando nella Chiesa, trova presso la porta una sta¬
tua di assai mediocre valore che rappresenta San Giacomo della Marca.
Dinanzi a quella statua tomi il lettore colla memoria a quattro seco
indietro, ed evochi nella sua mente la figura scarna e pensosa di biffi
Giacomo, che dal tumulto della sottostante citta saliva sulla verzura m
quel colle a rinfrancare le membra e lo spinto, elevando il pensiero alla
contemplazione delle divine cose » (1).
(1) Michele Faloci-Pulignani.
« Al tempo che frate Jacopo da Fallerone, uomo di grande sanctitade,
era gravamente infermo nel luogo di Moliano nella Custodia di Fermo,
frate Giovanni della Vernia, il quale dimorava allora al luogo della Massa,
udendo della sua infermitade, imperocché lo amava come suo caro pa
si puose in oratione per lui, pregando Iddio divotamente con oratione men
tale, che al detto frate Jacopo desse sanità del corpo, se fosse il meg io
dell’anima. E stando in questa divota oratione, fu ratto in estasi, e vi e
in aria uno grande esercito d’Angeli, e Santi sopra alla cella sua eh *
nella selva, con tanto isplendore, che tutta la contrada dintorno n’era am
minata: e fra questi Angeli vide questo frate Jacopo infermo, per cui eg
pregava, istare in vestimenti candidi tutto risplendente ».
(Fioretti, c. li)-
Con. l’approvazione dell’Ordine e llelFAutoritò^ ^
Artidoro Ortolani, Gerente responsàbile .
MACERATA - PREMIATO STABILIMENTO TIPOGRAFICO AVV. FILIPPO GIORGETII&
Fascicolo l\l. 3.
TREIA (Macerata)
25 Giugno 1915.
PICENUM SERAPHICUM
PERIODICO BIMESTRALE FRANCESCAIO-STOBICO-CBITICO-REEIONALE
Anno XU -5erie Seconda del “Crocifisso Redentore,,
« Proferet de tliesauro suo
nova et vetera ».
Matth. XIII, 52.
INDICE DEL PRESENTE FASCICOLO
!• Per il « Picenum Seraphicum » * La Direzioni*! . p a „ 289
2. Convento minoritico del SS.mo Crocifisso in Treia (Contili.) . . , 299
• Beato Angelo Clareno dei Minori (Contili.) - Il Direttore ...» 312
^d^Forano ' ** ^ ^ ® Cormdo d ’°ffl da nel nostro Convento
5- Memorie Minoritiche: dal ms. Gambalunghiano D. IV. 23/ del
sec. XVIII - P. Gregorio Giovanardi O. F. M. (Contili.) ...» 335
•IP. Giovati Battista da Pesaro: Grande Viaggiatore, e Missionario
Francescano del Secolo XVI - Fr. Candido Mah,otti dei Minori. . 351
/isita Triennale „ del P. Orazio Civalli (Contili.) .. 381
I Nostri Santi: Martirolo/io Piceno ... QO ,
lo V ezl0ne Storica: dai titoli, dai giornali, dalle riviste, . 402
• varia: Statuti del Monte di Pietà di Cingoli ......... 423
Bar Si prega di leggere le Notificazioni
n Quarta pagina delia copertina "S£q
MACERATA
PREMIATO STABILIMENTO TIPOGRAFICO
AVV. FILIPPO GIORGETTI
già “ IL CRQCIfI550 REQEDTORE „
--
PUBBLICAZIONE BIMESTRALE
PER CURA DELLA MlNORlTICA PROVINCIA DI S. PaCÌfiCO J)ÌVÌ!lÌ
Diretto, dot P. CIRO do Pesoro O. P. M.
~7 -
Condizioni «li Abbonamento.
PER L’ITALIA
PER L’ESTERO
1 . _ U » Picenum. Seraphicum » in ogni suo fascicolo
bimestrale avrà non menb di 144 pagine.
2 . _ I Collaboratori che pubblicheranno non meno di
due lavori completi, riceveranno gratis l’intera annata conte-
nente i detti due lavori.
3. __ .Si concedono gli estratti a richiesta dei Collabo¬
ratori, purché il richiedente corrisponda alla spesa della carta
relativamente al numero.delle copie desiderate.
4 _ Non si accettano abbonamenti per applicazioni
di Messe.
5 . __ Gli aderenti riceveranno il primo fascicolo g en
naio-febbraio: a chi, dopo ricevuto-il primo numero non in¬
vierà la quota di abbonamento, non sarà più spedito d e
riodico.
3 , _ Non si concedono numeri di saggio senza previ 0
invio di L. 1, la quale sarà computata, verificandosi l’abbo¬
namento.
L. 7
» 10
11
PER “ IL PICENUM SERAPHICUM
--&-<C@D>-0-—
Non per la facile smania di far noto a tutti, quella na¬
turale compiacenza che si prova nel ricevere congratulazioni
o nel leggere encomi sui giornali e sulle Riviste, ma solo
per compiere un dovere di gratitudine pubblichiamo alcuni giu¬
dizi pervenuti a questa Direzione, circa l’importanza del Pice¬
num Seraphicum, dando così ai nostri cari lettori una prova del
largo favore incontrato dal medesimo nell’ambiente degli stu¬
diosi in fatto di francescanesimo.
Procura Generale
dei Frati Minori
Roma
Carissimo P. Ciro,
Li 21 Febbr. 1915
Gradisca ì miei augurii per l’ottima riuscita del primo fascicolo del
Picenum Seraphicum »
Prego il Signore conceda a Lei ed ai suoi Collaboratori tutte le
grawe necessarie perchè la Rivista continui sempre in melius a gloria
«eli Ordine nostro.
Con affettuosi ossequi mi creda
Suo Devotissimo
Fr. Placido Angelo Lemos
Proc. Gen. dei Minori
Provincia di S. Pacifico
dei Frati Minori
Matelica
14 Marzo 1915
Molto R. Padre Ciro,
S*° letto con vero piacere il primo numero del nostro « Picenum
P icum » dalla P. V. sapientemente diretto, e l’ho trovato conforme
Anno I, 1915 . Eascicoi.o in.
19
290
PICENUM SERAPHICUM
ai desideri della nostra Provincia e sovrabbondantemente ricco di sto¬
riche notizie del Serafico Istituto in questa nostra bella regione, ben di¬
sposte ed opportunatamente documentate. Me ne congratulo vivamente
con la P. V. M. E. che non ha risparmiato fatica e sacrifici, perche il
desiderato periodico, non solo rispondesse all’aspettazione di tutta que¬
sta nostra Provincia, ma anche di molto la superasse.
Le giunga la presente come un piccolo attestato della mia doverosa
riconoscenza.
La benedico di cuore e con ossequi mi professo
di V. P. M. E.
Affezionatissimo in G. 0.
Fu. Pietro Mora
Min. Prov. dei Minori
M. R. e Carissimo P. Ciro,
Il « Picenum Seraphicum » è stata una bella idea e menta il plauso
e la riconoscenza di tutti i francescani veri amatori delle glorie della
propria Istituzinne.
Einnovo gli auguri e ricambio affettuosamente 1 saluti fraterni.
Pesaro, 21 fébbr. 1915
Suo Afif.mo Confr.
P. Pacifico da Sanseverino
Guarà, da Cappuccini
Molto Rev. P. Ciro,
Ho ricevuto il 1. numero del « Picenum Seraphicum » e le invio 1®
mie più sincere ed entusiastiche congratulazioni per la splendida e intere
sante pubblicazione.
Eingraziandola di cuore la ossequio
Camerino, SI fébbr. Ì915
Suo Devotissimo
P. Eaimondo Gabbianelli
dei Minori
PICENUM SERAPHICUM
291
P. Ciro Carissimo,
Mando la presente per abbonarmi all’importantissimo bimestrale
« icenum Seraphicum » Sono del tutto persuaso che farà incontro non
solo fra noi Eeligiosi Francescani, ma ancora presso quanti sono amatori
di stona. Bravo, P. Ciro, me ne rallegro di vero cuore !
Fraterni saluti dal sempre vostro
Fermo, 23 fébbr. 1915
Aflf.mo Confratello
P. Nazareno Menicucci
Ofm.
M. R. P. Ciro Stimatissimo
Ebbi il primo fascicolo del Periodico: lo lessi subito tutto, ed in ge
nera e con piacere. Per me l’articolo più importante, e, non fo per adu-
ar a, meglio condotto, è quello sul Clareno: onde quando l’avrà condotto
a ne, riuscirà una bella monografia e spero, come oggi suol dirsi, esau-
nente.... 7
La saluto e mi creda suo
Iesi, 27 febbraio 1915
Afif.mo Confr. ed Amico
Fu. Candido Mariotti 0. M.
Il numero ricevuto mi è riuscito di pieno gradimento, e mi congra-
• 0 con gl intraprendenti iniziatori e compilatori. Auguro vita prospera
Uftga con saluti cordiali al Direttore P. Ciro.
Pesaro, 10 marzo 1915
D. Romolo Molaroni
Proposto della Cattedrale
Molto Rev. Padre,
iute H ° lett ° n Picenum Seraphicum e se seguita, riuscirà una delle più
y p osanti pubblicazioni francescane d’Italia. Mi rallegro di cuore con
aternita e faccio i migliori auguri....
Ossequi cordiali.
Vivaio-Incisa , 11 mano 1915
Devmo Suo
P. Saturnino Menoherini
0. F. M.
292
PICENUM SERAPHICUM
R.mo Padre,
Le mando l’importo dell’abbonamento al Suo importantissimo Pe¬
riodico di cui bo gradito assai il primo numero di saggio.
Mi creda con distinta stima.
Sanginesio , 24 marzo 1915
Dev.mo in Cristo
P. Giovanni Zaffrani
Provinciale del Terz’Ordine Regolare di S. Francesco
Gentilissimo P. Ciro,
Ho letto il primo Fascicolo e mi ha piaciuto assai perchè non l’ho
trovato partitante, come succede spesso a qualche scrittore di cose Se¬
rafiche.
Con sensi di parzialissima stima e sincero affetto fraterno ho il bene
dichiararmi.
Della P. Y. M. E.
Osimo, 2 4 marzo 1915
U.mo Dev.mo Confratello
Fr. Francesco Carassai
Guard. dei Min. Conventuali
M. R. P• Stimatissimo,
Le spedisco l’abbonamento al suo pregiato Periodico Picenum Sera-
phicum. Continui pure alacremente il suo cammino, chè farà molto bene
agli studiosi di storia francescana. Il Picenum Seraphicum è opera degna
d’ogni encomio.
Lanciano, S. Antonio, 14 maggio 1915.
Suo Aff.mo Confratello
F. Giacinto D’Agostino 0. F. M.
“ Il Cittadino „
di Macerata An. Vili
N. 11 - 13 marzo 1915
“ PICBNUM SERAPHICUM „
« E’ il tilolo della magnifica rivista succeduta al Crocifisso
tore di Treia, che si pubblica bimestralmente sotto la direzione del P- 1
PICENUM SERAPHICUM
293
da Pesaro, al prezzo di L. 7. Nè abbiamo esaminato accuratamente il
primo numero, che ci è sembrato sotto ogni aspetto ricco ed interes¬
sante. Felicissima idea, a parer nostro, è stata quella d’iniziare in esso
la pubblicazione della preziosa Visita triennale del maceratese P. Civalli
divenuta oggi così rara.
« Concepito su di vasto piano, diretto ad illustrare le glorie fran¬
cescane di questa nostra regione, nella quale come su poche altre, l’ideale
del Poverello d’Assisi rifulse nel suo pieno splendore Picenum Seraphicum
incontrerà il plauso di tutti gli studiosi, e sarà accolto in tutte le nostre
biblioteche pubbliche.
( ^ promotori dell’ottima rivista ed allo Stabilimento Tipografico
dell Avv. Filippo Giorgetti, che con grande amore e con vero intelletto
d’arte ne cura la splendida per quanto difficile edizione, i nosti auguri
più vivi e sinceri. »
“ La Voce di S. Antonio „
Roma
Anno XX-13 marzo 1915
« Salutiamo con vera gioia questo novello Periodico di storia fran¬
cescana nella Marche, il quale, tutt’altro che invadere il campo altrui,
a dita a tutte le Provincie dell’Ordine una miniera inesaurabile di studi
propri ed interessanti, i quali non possono non contribuire in modo splen¬
do ed efficace alla storia generale della grande Famiglia Francescana
e della Chiesa. Siamo certi che se in tutte le regioni (e nel mondo sera-
co ve ne sono ancora molte) si facesse il medesimo che promette di
are il Picenum Seraphicum col suo indovinato programma, tante belle
g orie dell’Ordine e dei luoghi non resterebbero ignorate o svisate, come
Purtroppo è accaduto fin qui. I tesori immensi e preziosissimi che rac-
° [* d . ono tante biblioteche regionali non verranno mai per intero dissep-
P e hti e collocati nella loro vera luce, finché non si terrà la via che in-
e ftde tracciare il Picenum Seraphicum,
« Abbiamo data una rapida scorsa al primo numero dell’ottimo Pe¬
riodico e ci siamo subito accorti che non solo il programma è mante-
mit °’ ma che L pubblicazione, modesta in apparenza, serve mirabilmente
a completare e correggere tante altre pubblicazioni del genere più vaste
6 Poderose.
dell * Cl rallegriamo Pertanto vivamente con i buoni e laboriosi Padri
a Provincia di S. Pacifico da Sanseverino, i quali con idea veramente
e uiale, si son proposti d’illustrare storicamente l’Ordine Serafico in tutto
294
PICENUM SERAPHICUM
il territorio marchigiano, che abbraccia le provincie civili di Pesaro, An¬
cona, Macerata ed Ascoli Piceno, non esclusa la Repubblica di S. Ma¬
rino ».
“ Miscellanea Francescana „
di Mons. Michele Faloci
Assisi
Anno XVI - Fascicolo I.
« Picenum Seraphicum ». — Si è pubblicato il primo fascicolo di
questo nuovo periodico, il quale si propone, come abbiamo accennato
{Misceli. XY, p. 160), di radunare nelle sue pagine tutto quanto può in¬
teressare la storia francescana della Marca di Ancona. Ne è benemerito
fondatore e direttore il Rev.mo P. Ciro da Pesaro 0. M. che possiamo
chiamare nostro collaboratore. Questo fascicolo di p. 144, fra le altre
belle cose, contiene la stampa della celebre Visita triennale del Conven¬
tuale P. Civalli, documento molto interessante della fine del XYI secolo.
Il Picenum poi ripubblica, con grande larghezza, articoli di altri perio¬
dici, purché di soggetto marchigiano, e dai volumi della nostra Miscel¬
lanea, ha anche riprodotto le bibliografie di ben 47 libri di soggetto
francescano piceno, che abbiamo pubblicato dal 1883 in poi.
« Al nuovo Confratello i nostri auguri. »
Sono parole di encomio, espressioni di simpatia, giudizi
benevoli sul merito del nostro lavoro, ringraziamenti ed au¬
guri i quali non solo ci servono di geniale incoraggiamento e
di forte sprone a proseguire con slancio la via intrapresa, ma
per noi sono ancora prova indubbia di aver posto mano a
un’opera rispondente ai bisogni degli odierni studi francescani
e alle giuste esigenze della critica moderna; ad un’opera eh
è sommamente necessaria per completare la storia de e
nostre Marche e venire in aiuto a quella della grande
benefica Famiglia del Poverello di Assisi. Pertanto, fidu¬
ciosi nel valido appoggio dei nostri collaboratori e lett°r >
sicuri delle nostre vere glorie passate, il Picenum Sevap tc
narrerà tutta intera la storia del francescanesimo regionai ,
illustrando luminosamente lo studio assiduo, la virtù eroica,
le sante imprese, il lavoro instancabile e tutto il bene °P
rato per il lungo corso di sette secoli nell’Ordine, nella Cfims -
nella società dai Francescani delle Marche.
picenum seraphicum
295
*
* *
Questa franca affermazione, spontaneamente caduta dalla
penna per la certezza del nostro ingente patrimonio storico,
potrebbe, forse, far sorridere il mondo degli increduli i quali
quando si tratta di una pubblicazione avente in modo esclu¬
sivo per soggetto la storia dei poveri ed umili frati, non sanno
o non vogliono riconoscere in essa interesse alcuno, poiché
prevedono di non trovarvi una sola pagina infiorata di tutti
quei luoghi comuni che costituiscono per essi e rimangono
sempre il fondo di ogni loro rettorica. Alle varie famiglie
francescane della nostra Regione, a queste milizie umili e
grandi che in tempi miserevoli seppero consolare e tenere
alto il vesillo della vera fratellanza e della vera civiltà, a
questi assidui pionieri dell’ideale cristiano fra i rottami am¬
massati dal delirio di basse passioni, dalle negazioni triviali
del più ributtante pessimismo, essi, gl’increduli, sono capaci
di chiedere: Qual’è l’opera vostra ? in che vi rendeste utili ?
Potremmo rispondere subito che per vedere l’opera benefica
dei Francescani nelle Marche attraverso sette secoli di vita,
per constatare la loro utilità religioso-sociale a vantaggio dei
popoli bisogna seguire passo passo la nostra pubblicazione
bimestrale e leggerla senza preconcetti, senza passione, senza
ostili giudizi, ma solo alla stregua di documenti irrefragabili :
adora solo si vedrà, gustandola, la verità storica di queste
milizie irrompenti da ogni angolo piceno, per combattere la
battaglia santa della virtù, della giustizia e della cristiana
fratellanza.
Infatti, la storia di queste pacifiche ed umili milizie narra
Cle ne i tempi dell’oro e del ferro i nostri popoli forsennati
n °u ebbero, fra la crudele tirannide di pochi e l’abiezione
servile delle plebi, che l’ombra austera del convento, minac-
Cla ai primi, sollievo e conforto agli oppressi. Che se la pre¬
potenza, resistendo alla libera parola della carità francescana,
£l faceva audace nella turpitudine delle sne opere, da questi
poveri chiostri salmodianti e preganti non cessavano di venir
Jioii i robusti soldati della Croce i quali sul pulpito, dalle
So.1 6 ^ 16 ’ in mezzo a * popoli, nel governo delle diocesi, sul
°gfio pontificio, tra gli stessi barbari, predicavano la pace,
296
PICENUM SERAPHICUM
difendevano la giustizia, guidavano le moltitudini sulla via
della vera morale e della soda civiltà cristiana. E Pellegrino
da Fallerone, Pacifico. Re dei Versi, Francesco Venimbeni,
Girolamo d’Ascoli, Gentile da Matelica, Tommaso da Tolen¬
tino, Giacomo dalla Marca, Pietro da Mogliano, Giambattista
da Pesaro, Felice Peretti, Pacifico Divini e cento altri cam¬
pioni di sapere, di carità, di eroismo consolarono con la loro
benefica azione sociale le genti italiche e straniere.
Le pagine del Picenum Seraphicum diranno che nel nome
di Dio e del sentimento cristiano si accesero anche nei no¬
stri numerosissimi conventi non poche scintille dalle quali
doveva venir fuori la nuova civiltà, l’idealità nuova delle
città guelfe, l’arte nuova, la vita nuova : diranno come nelle
corti di Urbino, di Camerino, di Pesaro è nella stessa Re¬
pubblica di Sammarino i francescani abbiano cooperato per
rendere più umanitarie le leggi, meno procace il lusso, più
accessibile la giustizia, più larga e benefica la carità: diranno
come, nella fierezza dei secoli, innumerevoli bisognosi di pane
e di conforto bussavano alle porte dei nostri conventi le
quali si aprivano sempre pronte al soccorso materiale e spi¬
rituale dei corpi straziati dalla fame, delle anime dilaniate
da infiniti dolori.
La miseria e l’usura gettavano i nostri popoli nella piu
profonda desolazione, e il secolo XV favoriva la prepotenza,
l’affarismo, l’ingordigia flemmatica e sistematica degli ebrei:
in che si resero utili i francescani piceni ? essi chiedevano la
elemosina nel nome santo di Dio ed i loro conventi si tra¬
sformavano in vere cucine economiche le quali, a differenza
di quelle fondate dalla moderna civiltà, erano distribuite gra¬
tuitamente. E siccome ogni angolo delle Marche aveva un
convento dei poveri seguaci di S. Francesco, così ogni angolo
delle Marche aveva la sua cucina per i bisognosi di pane.
Ma l’impronta caratteristica lasciata dai francescani in questo
tristissimo secolo fu l’opera dei Monti di pietà contro l’usura
dissanguatrice dei popoli. Lodovico da Camerino, S. Giacomo
dalla Marca, Antonuzzo da Monterubbiano, Francesco dub¬
bino, Gabriele da Iesi, Marco da Montegallo, Francesco da
Santelpidio, Giovanni da Fermo, Marco d’Urbino, Anonimo
di Ancona, Francesco da Caldarola, Antonio da Pollenza, L°
renzo d’Arcevia pieni di amor di Dio, esuberanti di vero pa¬
PICENUM SERAPHICUM
297
triottismo diedero a Monterubbiano, a Recanati, a Macerata
Cagli, Pesaro Sanseverino, Fabriano, Osimo, Fano, Tolentino,
Ripatransone, Sassoferrato, Iesi, Arcevia, Fossombrone, Calda¬
rola e a Cingoli i frutti del loro amore, gli effetti del loro
umanitarismo, fondando in quelle terre l’istituzione santa dei
Monti di pietà.
Accanto a questi superuomini della carità benefattrice
non devesi dimenticare i superuomini della robusta intelli¬
genza. Le Marche francescane possono indubbiamente presen¬
tare una ricca biblioteca di svariatissime opere attestanti la
feconda produzione scientifica e letteraria dei suoi figli,
quando nei secoli di ferro e d’ignoranza le tenebre sinistra-
mente avvolgevano la verità, nascondendola ai grandi e molto
più alle plebi. Il nostro Repertorio Bibliografico continuerà a
mettere in piena luce i frutti abbondanti di uno studio pro¬
fondo ed intenso, continuato in mezzo a tante lotte ed al
succedersi affannoso di tanti sconvolgimenti cittadini. Fran¬
cesco Venimbeni, Corrado Miliani, Francesco e Giacomo
d’Ascoli, Giovanni da Ripatransone, Giacomo dalla Marca,
Angelo Lucido da Fermo, Antonio da Matelica, Costanzo
Suttafoco, Minio da Morrovalle, Simone Gaucci, Giovanni da
Serravalle, Orazio Civalli, Felice Gabrielli, Gentile da Monte-
fiore, Giambattista Chiodini, Mauro Saraceni, Agostino Gal-
lucci, Maurizio Centini, Venceslao Pieralisi ed una serie lun¬
ghissima d’illustri scrittori rimarranno nella nostra storia e
nel nostro cuore quali indistruttibili monumenti di sapere e
di dottrina, per una doverosa e santa emulazione di studio.
E le pagine del Picenum Seraphicum diranno che le
chiese dedicate al Serafico Patriarca dei poveri e degli umili
nelle città di Ascoli, di Fermo, di Ancona, di Pesaro, di Ur-
bino, vera rinascenza dell’arte, lanciate dagli artefici cristiani
verso il cielo come aspirazioni dell’anima, rispondono a quel
tnovimento francescano il quale, dalla silente chiesetta di
Valle Eremita e di Forano al classico S. Francesco di Ascoli
f vii •^ ncona hm segnato un progresso ascensionale anche
nell architettura delle terre picene, tra le genti italiche, nel
’nondo universo.
, Ala tutto ciò non basta; anzi tutto ciò è poca cosa. Alle
. e degli increduli del mondo sfiorenti in un piccolo riso malva-
§ 10 , da cui stilla non il brio caustico ed emendatore, ma tutto il
298
PICENUM SERAPHICUM
fiele di anime disperanti, le pagine del Picenum Seraphiam
manifesteranno le milizie di Dio con le schiere dei loro santi
e dei loro beati, schiere sfavillanti di luce e di vittoria, schiere
che formano la grandezza e la gloria della Marca francescana.
Poiché sembra che l’Altissimo ai poveri nostri conventi per¬
duti negli angoli remoti delle città, o fra le rupi inaccessi¬
bili delle montagne, od ove più fitte intrecciano i boschi le
loro liane, abbia affidato, come la leggendaria coppa ai cava¬
lieri del Sangraal, il calice prezioso dell’eroismo umano, della
sovrumana completa dedizione di sé agli altri ed al cielo. E
quel calice prezioso stillò sangue di martiri, lacrime di peni¬
tenti e di asceti, balsami, nei quali il Creatore infuse l’opera
della grazia e del miracolo.
Ed il numero grande dei santi e beati francescani è una
gloria incontrastabile delle nostre Marche. Il nostro martiro¬
logio è un campo fiorito, in cui le virtù tutte del mondo,
innalzate al grado eroico, formano un’aiuola dai colori e dai
profumi svariatissimi. Accanto al candore liliaceo dell’olezzante
verginità, tende al cielo i forti suoi rami la palma del mar¬
tirio, si nasconde l’umile viola, vegeta il lauro severo. Mentre
santa Veronica Giuliani e le beate Battista Varani e Mattia
Nazarei, serbano intatta nell’estasi della preghiera e della
contemplazione la verginità dell’anima e del corpo, sì che
nessuna bassezza umana neppure la sfiora, San Nicolò da Sas-
soferrato, il suo concittadino beato Pietro ed i beati Gentile
da Matetica e Tommaso da Tolentino tingono del loro sangue
il saio francescano. San Giacomo della Marca ed i beati Fran¬
cesco Venimbeni, Corrado d’Ascoli, Pietro da Mogliano e
Marco da Montegallo parlano la viva parola della fede e del¬
l’amore, piegano al loro cenno indurate volontà, estinguono
gli odii, riuniscono gli animi e ridonano alle città la pace
bramata. I Santi Benvenuto d’Ancona, Liberato da Loro, Se¬
rafino da Montegranaro, Pacifico Divini e molti beati e beate
rendono l’umiltà loro mirabile, il loro silenzio virtuoso, »
loro pazienza eroica, la rigida loro mortificazione un veio
spettacolo presso Dio e presso gli uomini.
Tutto questo diranno le pagine del Picenum Serapracw
e tutto questo sarà la risposta eloquentissima al mondo deg 1
increduli, sarà la prova indiscutibile della nostra franca afiei-
mazione.
La Direzione
Picenum seraphicum
299
CONVENTO IHOBIIICO DEL SS,MO CROCIFISSO IN TREIA (l)
('Continuazione : vedi p. 149-162)
Treja antica fu nobilissima Città del Piceno rammentata
da Plinio — Ist: nali, lib. 8. Cap. 18. Fù essa illustre Mu¬
nicipio dei Romani per testimonio di due inscrizioni erette
dai Trejensi in onore di Mario Capitone, e di Cajo Camucio
Clemente suoi difensori, e Patroni. Seguì la destruzione di
questa città sotto le armi dei Goti, che devastarono le pri¬
marie città dell’impero Romano. Cessato l’impeto di queste
armi nemiche, quei pochi cittadini sovravvanzati alle rovine
della Patria si studiarono riedificarla, ed allora fabbricarono
dalle macerie della distrutta la nuova Treja nella distanza di
un miglio circa dagli avvanzi di quella, cui si diede il nome =
Montecchio = Ma dalla S. M. di Pio VI. ripristinata all’onore
di Città, riprese l’antica denominazione di — Treja = cui il
Sommo Pontefice Pio VII restituì la Cattedra Vescovile fat¬
tone amministratore perpetuo l’Arcivescovo di Camerino. Stà
la nuova Treja nell’alto di un colle in clima temperato, e sa¬
lubre : gode un ameno, ed ubertoso territorio diviso in colli,
v alli, e spaziose pianure bagnato dal fiume potenza al mezzo
giorno. Sta dentro la sua giurisdizione alcune ville, e nell’interno
varie Chiese, e corporazioni Religiose dell’uno, e l’altro sesso.
Sta nel temporale sotto la giurisdizione Apostolica di
Macerata, da cui dista all’O. circa nove miglia.
*
* *
Un miglio lontano dalla nuova Treja al N. stà la Chiesa
( G SS. Crocifisso, che anticamente chiamavasi = la Pieve
rR , G) Facciamo seguire al testo del documento, già pubblicato, la
--one Ms. del 1887, la quale completa in parte i principali punti
Ve T ^ f l u esto convento. Naturalmente alcune notizie contenute nel
echio documento sono qui ripetute, ma ciò non toglie il valore della
Presente relazione. ' (N. d. R.)
800
PÌCENUM SERAPHICUM
di Treja = e può congetturarsi, che questo fosse uno dei siti
migliori di Treja Antica, e ciò rilevasi da varie lapidi, medaglie,
frantumi di statue, ed altri antichi monumenti, che d’intorno
vi furono ritrovati. Verso il finire dell anno 1400, fù dal. pub¬
blico restaurata la detta Chiesa, e dedicata al SS. Crocifisso,
e perchè fosse custodita, ed ufficiata con decoro ai 4 di Api*
del 1512 fù deliberato dal pubblico consiglio, che si elegessero
quattro dei primari cittadini ad oggetto, che detta Chiesa
restasse governata, e la immagine del SS. Crocifisso tenuta
con più venerazione. Ai 22 di Luglio del sudd. anno 1512
dai priori stabiliti dalla Comune, e da quattro confratelli eletti
della Compagnia dei disciplinati fu stabilito affidare la cura
di questo tempio ad una corporazione Religiosa, e fù scelta
dal generale Consiglio quella di S. Girolamo di Fiesole. Non
potè però condursi sì presto alla esecuzione del progetto, e
ciò forse, perchè Treja, anzi tutto il Piceno era dalla, peste
travagliato, non che dal passaggio, ed alloggi di milizia stra
nieri, e solo il giorno 21 marzo del 1519 si fece apposito
istromento, che conservasi nell’archivio della Comune, e dal
1619 = sino al 1668 = dai PP. di S. Girolamo di Fiesole fu
abitato il Convento edificato a contatto della Chiesa de
SS. Crocifìsso.
*
* *
Soppressa questa Congregazione di S. Girolamo dal Sommo
Pontefice Clemente IX. per decreto emanato sotto il 6 decem-
del 1668. il popolo di Montecchio nutrendo particolare vene¬
razione verso li seguaci del Santo di Assisi fin da quan °
furono ricevuti in centro al paese li PP. Min. Conventuali,
e dal tempo, che li PP. Clareni, e successivamente i PP. Min-
Oss. tì abitavano il Convento di Santa Maria di Valcerasa 9U
territorio Trejense, che poi abbandonarono questo luogo n e
1629 Come pure acceso l’amore ai figli di S. Francesco nel a
popolazione di Treia per li frati, che abitavano il convent
di Forano, che con edificante condotta capitavano nel P ae
e nel territorio mendicando giusta il suo povero istata <
fu stabilito di dare il convento, e la Chiesa del SS.
cifisso ai PP. Min. Rif. di Forano. Furono molti gli oSt
coli superati dalla Comune di Treia su questo pioposito, e
PICEHUM SERAPHICUM
301
per una decisa contrarietà del Sig. Cardinale Fransoni Vescovo
di Camerino: pure il di 30 Agosto del 1671 furono superati
gl’ostacoli, e fu il Convento, e la Chiesa del SS. Crocifisso
ceduto alla nostra Riforma, e la S. M. di Clemente X. ad in¬
stanza del Magistrato Trejense si degnò approvare una tale
concessione ; e l’Eminentissimo Fransoni il giorno 21 dello
stesso mese anno suddetto fù costretto darne legale possesso.
L’accennata concessione di Clemente X. stà incoporata con
l’istromento di possesso : Rogato dal Sig. Paolo Ricci Cancel¬
liere in Treia, inserito tra gl’atti della Cancelleria Vescovile di
Camerino.
Si ha per autentica tradizione, che mentre vertevano li soprac¬
cennati torbidi erasi a rumore sollevata la popolazione e sentiasi
una voce uscita dalle labbra di tutti = Li frati di Forano =
quei di Forano = non altri = al Crocifisso = Adunato apposita¬
mente il pubblico consiglio quelli istessi, che erano contrari
vuotando videro, come per un prodigio, che il voto da essi
gittato, che teneano contrario, con gl’altri sortiva dall’urna
bianco e favorevole. Furono poste delle Guardie al Convento
sicché venissero, e vi restassero sempre li Religiosi di Forano.
Dal Magistrato fu spedito un deputato a Roma, che appia¬
nasse ogni difficoltà che di fatti ogni difficoltà fu appianata.
Questo Convento discosta, come si disse, un miglio dalla
Città: è in ottima situazione; è comodo anche per trenta indi¬
vidui: forma un quadro perfetto: maestosi, e belli sono gl’archi
del Claustro : sta il suo aspetto a mezzo giorno verso la Città:
m un’orto sufficiente cinto da muri, che formano clausura.
Dii fu assegnato un esteso bosco alla montagna distante circa
nue miglia dal Convento; bosco, che fu perduto in tempo di
soppressione.
*
* *
, . Da Chiesa restaurata, ingrandita dietro la cura sollecita
rr l pietosi Trejensi oggi è straordinaria nella sua bellezza.
a tre navate, tutta a volto reale: è molto grande, e può
riAif Una P rime Chiese, che vanti la nostra Riforma
I e . Provincia della Marca. Elegante e maestosa è la sua
acciata, facciata resa maestosa così circa il 1781, epoca, in che
II pure rialzata la navata di mezzo, non che il coro, e la
302
PICENUM SERAPHICUM
Comune fattane instanza alla Congregazione del buon governo
contribuì la somma di so. 134. = Ha questo magnifico tem¬
pio nove altari, il maggiore, ed otto laterali. Nel maggiore
entro una nicchia corrispondente coperta da una tela, ove
sta dipinto un genio avente tra le mani una Croce, sta
in venerazione particolare un’antica Immagine di Gesù Cro¬
cifìsso di legno. A rilevare questa Immagine si applicò, io
credo, uno scarpello animato da un genio Divino. Tante belle
cose su questo simulacro si veggono espresse: quel dolce, e
commovente abbandonamento del Sacro Capo, che si ripiega
sul corpo, mentre esprime la soprabbondanza del dolore, che
lo spiomba più vivamente, figura l’abbandonarsi, che Ei fa
al dolore senza impazienza, e senza contrasto. La fronte Ce¬
lestiale, intorno a cui rapprese stanno con accordo ineffabile
la morte, le agonie e la calma del Paradiso : le pupille lan¬
guide, e semispente, che fanno strada al più intimo dei suoi
affetti • le pallide labbra che restano chiuse al lamento, e
mezzo aperte alle languide effusioni dell’appannato cuor suo.
Tutto insomma il Volto Divino sparso di tranquilla Maestà,
e tinto dai segnali di morte, è proprio uno specchio, m che
si scorge avicenda l’uomo dei dolori, e il Dio della virtù, e
l’anima fedele, che ferma su di esso attento lo sguardo della
Religione trovasi in un sacro commovimento perplessa, ed in
decisa, se l’alta pace dello spirito sopprima, o vinca in Gesù
gli spasimi della natura ; se la dolcezza degl’atti superi 1 atro¬
cità delle pene; se l’inimitabile profilo dell’Uomo-Dio mo¬
ribondo sia così espresso a far meglio conoscere la eccessività
dei tormenti, o il naturale atteggiamento della rassegnazion
e divina mansuetudine. Tanto sudò quell’ingegno per tare
presente anche ai sensi, che l’Uomo Dio sulla Crocè è som¬
mamente grande, sommamente tranquillo.
L’Altare del suddescritto SS. Crocifisso è altare Greg
riano quotidiamente, e in perpetuo.
Il nostro attuale Procuratore G!° P. M. Rendo Tomma
da Treja ottenne, che nella Chiesa del SS. Crocifìsso si cele» 1
ufficio, e messa del SS. Redentore la terza Domenica di lu
glio collo rito di prima classe con la ottava, e la Domem
della Solennità la Indulgenza Plenaria. ,
Il primo Altare laterale di questa Chiesa dalla parte
l’Evangelo racchiude entro una nicchia di legno dipinto
PICENTJM SERAPHICUM
303
Immagine di Maria sotto il titolo = Vergine delle grazie =
statua in legno rilevata, e riccamente vestita.
L’Altare secondo da questa parte è Sacro alla Concezione
di Maria, ed ha un quadro di tela ove si vede dipinta la Ver¬
gine Immacolata, cui formano ornato due colonne di stucco
a guazzo dipinte.
Il terzo Altare ha un quadro pure di tela esprimente la
Vergine del Rosario, S. Domenico Patriarca, e Santa Rosa
di Lima: due pilastri di legno gli sono di ornato, aventi so¬
pra dalla parte della Epistola la statua di S. Francesco di
Paola, e di S. Antonio di Padova dalla parte dell’Evangelo,
statue ambedue di legno.
L’Altare quarto da questo medesimo lato è sacro a S. Anna
Madre di Maria espressa in un quadro ugualmente di tela insieme
con S. Gioacchino suo sposo, S. Elisabetta Regina d’Ungheria,
ed il B. Pietro da Treja: ha per ornato due colonne di stucco.
Il primo Altare dalla parte della Epistola sta in sime
fila con quello della Vergine delle Grazie, e dentro di un-
urna a quella simile rilevato in una statua di legno si custo¬
disce S. Pasquale Bajlon.
Il secondo è di S. Francesco d’Assisi espresso il Santo
m atto di ricevere le sacre stimmate in un quadro di tela, e
come nell’Altare secondo alla parte dell’Evangelo due colonne
uguali formano l’ornato di questo.
L’Altare terzo ha dentro uno scavo formato a modo di
grotta il Presepio di nostro Signore coperto da un quadro
ove 90no dipinti li SS. Antonio Abbate, Biagio v. m.
bmidio m. e Rocco Confessore con ai lati due colonne di
kcajola intonacate.
L’ultimo Altare ha in un quadro di tela dipinta la Santa
-'asa di Loreto, S. Vincenzo Ferreri, e S. Patrizio V. Patrono
1 Treja, e due colonne di stucco gli formano ornato. Fu
a » 08 tra Chiesa di Treja, solennemente consegrata nel giorno
di Marzo 1727 e ciò rilevasi dalla seguente inscrizione:
D. 0. M.
ILLMUS RMUS D. COSMUS TORELLI
PATR. FORLIYEN: EPUS CAMERINENSIS
AG SOLIO PONTIF. ASSIS. DIVINO IMPULSU
DIE 1. MENSIS MARTII MDCCXXVII
ALTARE MAIUS, ET EGCLESIAM HANC
PARI, AC SOLEMNI RITU GONSEGRAVIT.
304
PICENTJM SERAPHICTJM
Gode questa Chiesa la indulgenza dei sette altari ad se-
ptenmum. Domenica di Pentecos te, e nella Domenica prece¬
dente viene pubblica processione alla venerazione de bb. Cro¬
cifisso dalla Città. Nella Domenica di Pentecoste con le con¬
fraternite, corporazioni Religiose, e clero secolare interviene
pure il Magistrato vestito degl’abiti secolari, e ciò in ringra¬
ziamento per la liberazione della peste del 1745 con la spon¬
tanea, e gratuita oblazione di se. 3. Nella Processione della
Domenica precedente la Pentecoste, processione di voto, inter¬
vengono le confraternite, ed il Clero secolare.
❖
* *
Con il Legno della SS. Croce entro due credenze si con¬
servono queste poche Reliquie = Degl’Ossi di S. Esuperan-
zio = Di Santa Christina M. = Di S. Secondo M. = Di S. Ur
bano M. = Di S. Valentino M. = Di S. Felicissimo M. = Di
S. Patrizio V. In Sagrestia entro teche di stagno vi sono
altre reliquie da esporsi nelle rispettive feste.
*
* *
Hanno nella Chiesa del SS. Crocifisso di Treja sepoltura
Gentilizia le nobili case Grimaldi, Paladini, Sala ; non oheG
famiglie Tomassoni, Cola, Giava, Buratti, Petrocchi, Teloni
Domenico, e Pettarelli Giuliano. .
La sepoltura di casa Grimaldi e chiusa da una p
di marmo bianco con la seguente inscrizione.
A. £. fl.
MEMORIAE. FAMILIAS. GRIMALDI
APUD. LIGURES. ET PICOENOS. EX. ORDINE. PATRIT.
QUORUM. HIC. MORTALES. EXUYIAS
MICHAEL. ERANCISCI. NICOLAI. FIL. GRIMALDI
PRIMUS. EFFERRI. YOLUIT. ANNO MDXLVIII
PICENTJM SERAPHICTJM
305
Siegue poi un altra inscrizione riguardante lo ristauro di essa
sepoltura
ROMOLUS GRIMALDI
VETERI AMOTO LAPIDE
PIETATIS MONUMENTUM
L. L. P. C.
ANNO A VIRGINIS PARTU
, CIOIOCCXCII
Chiude il sepolcro del Sig. Angelo Paladini, e suoi eredi una
lapida con questo epigrafe:
ANGELUS. PALADINUS
NOBILIS. TREJENSIS
s. s. s. s.
FUI. NON. SUM
ESTIS. NON. ERITIS
NEMO. IMMORTALIS
MDCCLXXXXII
*
* *
Nella Chiesa del SS. Crocifisso di Treja si soddisfano li
seguenti legati. Messe N. 33 per il quondam. Giulio Scala
i altare della Madonna delle Grazie : due in ogni mese da
enn. a tutto Marzo, e tre in ogni mese da aprile a tutto
ecembre. — Messe 33 annue per la quondam Elisabetta
umiani : due in ogni mese da Genn. a tutto marzo, e tre
°| ni mese da Apri, a tutto_ decembre =. Altre messe 33
lo stesso ordine per la q.m Giacoma Lombardi = Messe
annue per il q.m Pompeo Navarini all’altare di S. Francesco :
in 6 ln . mese da Genn. sino a Marzo inclusive, ed una
°gm mese da Apr. sino a Decembre pure inclusive. == Messe
J C£ ®tate annue per il quondam Baldo Brini, una in ogni
e da ^maggio sino all’ottobre inclusive.
f e3 t ,. -“di tutte le messe del Convento il giorno 16 Maggio
Una M Pasquale per devozione della Nobil Casa Fusoja =
Pern t 6 - SS ?- Ìn ogni settimana P ro singulis Defunctis = Obblighi
P e m di messe spettanti ai signori de Conti Vecchi : una
Ar *° I, 1916 - Piccolo ni.
306
PICENUM SERAPHICUM
Mpssa in tutti li venerdì di Marzo; nei giorni di Lunedi, mar¬
tedì e mercoldì della settimana Santa : altra messa ll S 1 ': ,rn °
delle Pentecoste, come pure nel giorno dell ascensione — e ^ s
tre nella Domenica della SS. Trinità: tre nella testa di tutt
i qnnti • altre tre nella Natività del Signore : Cinque nelle
feste della Concezione, Natività, Annunziazione, dolori, ed As¬
sunzione di Maria... Tutte le sunnotate messe all altare del
SS Crocifisso. = Altre messe 10 infra annum all aitai e dell
roco della Parrocchia di Paterno.
*
* *
Sono straordinarie le grazie, che il popolo di Treja riporta
dalla Dio delle misericordie invocato dalla Immagine del SS.
cffìsso venerato nella nostra Chiesa. In ogni circostanza-
quando spandea innanzi a questa Immagine pubblio e $^ |
si vide nelle sue richieste esaudito. Nell anno 1746 1
sione di pestifero morbo fu estratta la sacra Immagi , P
S nellf Chiesa principale di Treja. ”
nacquero dei disturbi, e perche il veneiato Simulacro i
portasse alla nostra Chiesa fu necessario venire adattile»
emanati da Tribunali di competenza.
Nell’anno 1781 ai 14 di Giugno suite ore 15 Itahan^ ^
rono sentite delle gravi scosse di Terremoto . fu s p
oc r- r ori fìsso - e rnimo Magistrato, e capitolo per tie gio
continui : 7i portò a cantare nel Suo Altare Messa Solenne co»
la offerta di libre 27. di cera. francesi f u pure
Nell’anno 1796. per la invasione dei Francesi tu P
estratta la SS. Immagine dietro risoluzione consigliai A
magistratura, e fu trasferita nella insigne Colleg; ^
cattedrale) celebrandosi m essa un devoto Tiaduo. P l0)
andasse in ordine si fece una scrittura solenne tra il C«P
ed i nostri Religiosi. Successe la solenne Processione fi g
PICENUM SERAPHICUM
807
20. Giugno dell’anno suddetto locata la sacra Immagine sotto
maestoso Trono coperto da damaschi cremesi con intrecci
doro, e cascate di 16 fiocchi, con l’intervento delle Confra¬
ternite, corporazioni Religiose, e clero secolare, facea funzione
il Guardiano del nostro Convento giusta il concertato cere-
moniale. Era la SS. Immagine portata da otto uomini vestiti
di sacco : ed all’intorno otto Religiosi vestiti di Tonicella :
Incominciò la funzione allo spuntar del sole. Nella piazza
era alzato un maestoso padiglione, ed in fondo a questo un
altare corrispondente ove fu posto il S. Simulacro. Eu fatto
analogo discorso da un P. delle Missioni di Macerata, e data
la benedizione al popolo si proseguì alla Collegiata. Nel giorno
21, 22 e 23 fu celebrato un devoto Triduo, ed il giorno 24
tu riportata la SS. Immagine con lo stesso ordine. Fu fatta
predica sopra un palco eretto innanzi alla Chiesa, e benedetto
d popolo. In tempo della sua assenza la statua non fu mai
abbandonata dai Religiosi, e ricondotta fu stipulato il secondo
istrumento.
Nell’anno 1817. quando il Convento non era ancora ripri¬
stinato, anzi della sua ripristinazione parea perduta ogni spe¬
ranza, il Ven. Seminario di Camerino credea di avere qualche
^gione sullo stesso Convento, però la sera dei 28 febbr. dello
8 esso anno 1817. venuto l’Economo di esso Seminario per gli
p. ! ^ un notaro, che seco condotto avea, prese possesso della
_ nesa del SS. Crocifisso, non che di quella piccola porzione
, 11 Convento lasciato al Custode. Una Sig. a Treiese, che era
Chiesa sentì l’atto di questo possesso, e ne fece correre
j 0ce * n Città. La voce in poco tempo si propagò e credendo
P°polazione, che li Camerinesi volessero togliere dalla no-
ra * a SS. Immagine del Crocifisso, nacque una sommossa
po are : circa un’ora di notte si adunarono centinaia di
Risone erroneamente credule su quanto in mente fissato
* a *o, cioè, che potesse essere dai Camerinesi rapito il SS. Cro-
,jj Ssc j- accorsero a folla alla nostra Chiesa con la decisa risoluzione
Deli n SU0 tem P̰ rimossa la S. Immagine e collocarla
Se a Chiesa principale della Città. Al popolo tumultuante non
Ppero fare ostacolo alcuni nostri Religiosi, che erano in
e a ^ en f° come Custodi; che però entrata la folla in Chiesa,
in sua nicchia il SS. Crocifisso lo trasportarono
dtà circa la mezza notte accompagnato da uno, o due
308
PICENUM SEBAPHICTJM
Sacerdoti, e da vari soldati accorsi a sedare il tumulto. Nel
giorno appresso la Immagine dell’Uomo Dio Crocifisso“ “
sua Chiesa a forza strappata, si vide esposta nella Cattedrale
nella Cappella del SS. Sacramento. Si ebbe poi ordine espresso
da Roma che il SS. Crocifisso fosse restituito alla sua Chiesa,
e ctò dovette eseguirsi la mattina dei 27 Giugno dello stesso
anno 1817 dopo quattro mesi, ed un giorno dal tumultuoso
rapimento.
*
* *
Nel tempo della soppressione li Signori Trejensi s’impe-
o-narono, che la nostra Chiesa fosse dichiarata soccorsale della
Parrocchia; però vi furono sempre in qualità di custodi, ma
coll’abito di Preti secolari alcuni dei nostri Religiosi, a
a fronte di molte contrarietà per parte del Demanio. Il Con¬
vento ed orti, nonché la selva situata sul monte si vendetter ,
e furono acquistati dal Sig. Passerini di Camerino causidico m
Ancona per persona da nominarsi, la quale fu nominata nella
persona del Sig. Conte Filippi di Treja. Ma il magistrato ri-
comprò dallo stesso Filippi il Convento e gl orti con il pr
testo di fare entro i recinti degl orti istessi il pubblico Cerne
tero, ma con la intenziqne dei buoni, restituirlo un g 10
alli nostri Religiosi, fu dalla Comune sborsato allo nacquis
la somma di Se. 1200.
Dopo lo ritorno di Pio VII alla sua Sede volevano li buoni
Treiensi restituire alla Religione il Convento, ma alcuni «la¬
vaggi si opposero volendo invece il progettato Cemeteio.
fatti da Roma ne ottennero permesso : allora si portar
alcuni tristi in Convento; schiantarono ogni pianta fruttiter ,
mano misero ai muri dell’orto per ridurlo allo stato di Oem
tero. Dai buoni fu staccato un contr’ordine, ed 1 pumi
tero desistere dall’intrapreso progetto.
*
* *
Alla fine piacque all’altissimo, ed al nostro P. S ; Fra»
cesco, che il Convento, Chiesa, ed orti del SS Crocifi-
Treia ritornassero alla nostra Riforma. Inspirato dall a
pietoso Sacerdote D. Domenico Cola possidente nella conti
BICENUM SERAPHICUM
809
di S. Lorenzo, e curato nella Parrocchia di Paterno, per un
impulso straordinario di carità, ed affetto singolare alla no¬
stra Religione riacquistò per compra legale lo ridetto Con¬
vento, ed orti con lo sborso fatto alla Comune di Se. 1200.
con la virtuosa intenzione di restituirlo ai nostri Riformati;
come di fatti il suo magnanimo cuore, dopo fatto l’istro-
mento di compra con la Comune, ne fece in mano del
nostro Sindaco Apostolico il defunto Sig. Romolo Grimaldi,
governando allora la Provincia il fu P. M. R. Sebastiano da
Cingoli ne fece la formale cesione il giorno 21. Ottobr. 1817.
riservandosi per se sua vita durante il comodo di una camera,
ed un uffìzio di Messe cinque compresa la cantata in perpetuo
nel giorno 21 ottobr. D’allora fu ripristinata la famiglia, i
nostri Religiosi vi entrarono al pieno possesso del Convento,
e lo godettero pacifici, come pacifici lo godono ancora.
Al surriferito Benefattore S. D. Domenico Cola, la Reli¬
gione sempre riconoscente, e grata nell’interno del Chiostro
di fronte all’ingresso, poco lontana dalla porta del coro eresse
nna lapide con la presente inscrizione
DOMINICO. COLA. TREIENSI
S. MARIAE. IN. PATERNO. PAROCHO
QUI
INSTINCTU. PIETATIS. EXIMIAE
PRINCIPUM. LIBERALITATEM. AEMULATUS
COENOBIUM. HOC. DIRA. TEMPORUM. VICISSITUDINE
EREPTUM
PECUNIA. SUA. REDEMIT
ET. ORDINI. MINORUM. PATRIAE. DEO
SINGULARI. MUNIFICENTI^ REDDIDIT
DIE. XXI. OCTOBRIS. ANNI. MDCCCXVII
F. THOMAS. A. TREIA. DEFINITOR
ET UNIVERSA REFORMATA PICENI. FAMILIA
BENEFACTORI. INCOMPARABILI
M. P.
Questo magnanimo generoso Sacerdote cessò di vivere il
str° ln< ni5^ luglio dell’anno 1822. Si eressesepolturanella.no-
g Chiesa, e fu il suo cadavere tumulato fra l’altare di
asquale, e l’altro di S. Francesco. Fu sommo il dispia-
PlCEìlUM SERÀPHICUM
BiO
cere provato dalla nostra Religione per la perdita di questo
amorevole benefattore; egli trovava ogni contento quando si
trattenea in Convento : era proprio dei Religiosi la delizia,
ed il conforto, e venia considerato come uno dei nostri piu
intimi amici, e dei confratelli nostri. A memoria della sua
straordinaria carità sopra il suo sepolcro fu nel muro eretta
altra lapida con queste espressioni:
DOMESTICO. COLA. TREIEFSI
S. MARIAE. IN. PATERNO
PAROCHO. PERVIGILI
SERAPH. RELIGIONEM
SINGULARITER. DEAMANTI
QUI. COENOBIUM. HOC
ADVERSU. TEMPORUM. CASU
DIREPTUM
AERE. PROPRIO. REDEMIT
RELIGIONIQUE RESTITUIT
XII. KAL. NOVEMB. MDCCCXXII
HIC. HUMARI. MANDAVIT
PAUPERRIMA. HAEC
MINOR. REFORM. FAMILIA
MUNIFICI. SUO. LARGITORI
PAUPERRIMUM. HOC. MONUMENTUM
P.
*
* *
Il nostro Convento di Treja avea una sufficiente libreria,
ma il di 29 Genn. del 1799 furono tutti i volumi e gli »
mari trasportati in Treja dietro una risoluzione dell arami
strazione dipartimentale tenuta il giorno 16 Deoembre 1
1798 = Cessato il governo Repubblicano e caduto sotto
armi Tedesche, il fu P. L. Felice da Montecassiano fatta >
stanza alla R. ed I. Reggenza, furono ricuperati alqua
libri, ma molti, e le opere migliori perdute, e ciò pei i
tivo nascondimento del suo in ventai io.
PlCENUM SERAPHIGUM
su
In questo Convento vi fu ordinariamente lo studio di
Filosofia, come vi si tiene anche al presente riaperto poco
dopo il suo riacquisto.
La famiglia attuale di esso è di 8 Sacerdoti, quattro
Chierici, tre laici, e quattro terziari.
Lo registro del Terz’Ordine è mancante di molto, e non
si è potuto raccogliere, che le qui segnate persone nobili, e
distinte.
La Illma Sig. Orsola Pellicani Trejese nel 1769 = La
N. Sig. Marianna Benigni nel 1775 = La N. Sig. Margarita
Santa Lucia nel 1788 = La N. Sig. Modesta Tommassetti
nel 1805 = La N. Sig. Settimia Teloni nel 1807 = La N.
Sig. Angelica Meloni nel 1809 = La N. Sig. Nicola Perse¬
chini Dionisi nel 1823 = Il N. Uomo Sig. Benvenuto Per¬
sechini nel 1828.
« Una volta, essendo venuto al luogo d’Offida forestiere [il B. Corrado
da Offida], li frati il pregarono per Vamor di Dio e della caritade, ch’egli
ammonisse uno frate giovane ch’era in quello luogo, lo quale si portava
Sl fanciullescamente e disordinatamente e dissolutamente, che li vecchi e li
giovani di quella famiglia turbava dello ufficio divino, e delle altre rego¬
lari osservanze o niente o poco si curava . Di che frate Currado, per com¬
passione di quello giovine et alli preghi de’ frati, chiamò un dì a sparte
il detto giovine : et in fervore di carità gli disse sì efficaci e divote parole
di ammaestramento, che con la operatione della divina gratia, colui subi¬
tamente diventò, di fanciullo, vecchio di costumi, e sì obbediente e benigno
e sollecito e divoto, et appresso sì pacifico e servente, et ad ogni cosa
virtuosa sì studioso, che, come prima tutta la famiglia era turbata per
lai, così per lui tutti n’erano contenti e consolati, e fortemente l’amavano ».
{Fioretti, c. xliii),
312
PICENUM SERAPHICUM
BIATO ANGELO CUIffl MI 1IN0R
^FFTJIsrTX STORIGO-GBITIGI.
(Continuazione: vedi n. 2. pag. 163)
IV. — Quarto equivoco. — Le condanne.
Dalla soluzione dei tre precedenti equivoci siamo riusciti,
almeno ci sembra, a diradare non poche tenebre sinistramente
avvolgenti la figura storica del nostro Clareno. Il presente
equivoco, però, è uno dei più forti, dei più spinosi, quindi è
il più difficile. Infatti esso presenta tale aggrovigliamento di
date, di nomi e di sospetti da richiedere non poca prudenza
in chi volesse tentarne la vera soluzione. Non è un solo equi¬
voco, ma una lunghissima serie di malintesi e di errate ap¬
plicazioni la quale rende assai scabrosa la via da seguire.
Non nascondiamo, pertanto, la nostra vera trepidazione nel-
l’addentrarci in questo pericoloso laberinto di storia : se ci
sarà dato uscirne sani e salvi, potremo dire con sicurezza
che il Clareno rimane trionfalmente liberato da tutte le ac¬
cuse sollevate contro di lui e contro l’opera sua, rimanendo
appianata la via per descriverne con sicurezza storico-critica
la vita ed ammirare con vero entusiasmo spirituale quell’au¬
reola luminosa di santità che brilla di fulgentissima luce sul
suo capo da quasi sei secoli. Confidiamo, dunque, nella bontà
della causa che abbiamo preso a difendere ; nell’ordine e nella
verità dei fatti che dovremo esaminare ; nella stessa santità
del nostro Beato cui domandiamo aiuto e protezione diretta
per dire di lui tutto e solo ciò che è storicamente vero.
Si è cercato di persuadere, specialmente in questi ultimi
anni, che il Clareno per la sua pertinace disobbedienza e per
le sue eresie, non solo era caduto in disgrazia deH’Ordine,
cui in realtà ha sempre appartenuto, ma fu ancora inquisite)
minacciato, condannato dalla santa Sede come vero eretico e
come uno dei più terribili nemici della Chiesa. Tutta la forza
PICENUM SERAPHICUM
313
dello studio storico-critico circa una tale accusa è risposta,
secondo noi, nell’esame severo e spassionato dei documenti
pontifici emanati contro gli esagerati od eretici Spirituali, co¬
nosciuti in seguito sotto il nome di Fraticelli. Da questo esame
analitico dovrà emergere la verità, cioè si dovrà vedere se
realmente le dette condanne tocchino il Clareno in modo di¬
retto, o per lo meno quale e quanta relazione abbiano con il
medesimo.
Purtroppo sono stati generalizzati gli atti energici della
S. Sede contro la sètta dei beghini, dei begardi, dei bizochi
e dei fraticelli, estendendoli quasi sempre al Clareno ed a’
suoi fedelissimi compagni di sventura, senza badare tanto per
il sottile se in realtà i detti atti lo colpivano o no personal¬
mente. Da ciò ne è seguito che il Clareno è stato quasi sem¬
pre coinvolto nel sospetto che appartenesse alla sèttà dei Fra¬
ticelli e ne fosse non solo il fautore, ma l’anima e la vita.
Noi siamo i primi a concedere che i sospetti e le accuse con-
h'o di lui non furono nè poche nè leggere ; anzi ammettiamo
G 1 ® in forza dei gravi sospetti e delle terribili accuse presso
fi Papa, il Clareno sia stato preso di mira a preferenza di
molti altri veri settari: però da tutto questo e dal sostenere
che egli sia stato realmente colpito dalla scomunica, come
eretico, ci passa una enorme distanza.
r . Poggiati, pertanto, sul fatto indiscutibile che il Clareno
tt>ai è stato un ribelle colpevole contro l’Ordine e contro la
. kiesa, noi ammiriamo ed ammireremo sempre la sua vera
innocenza ed il suo grande eroismo di fronte alla guerra con-
mua, sostenuta da lui con tanta forza e coraggio: rigettiamo
ino tre con sentito ribrezzo gli attacchi e le violenti censure
che in questi ultimi anni alcuni scrittori gettano in faccia a
questa veneranda figura di apostolo, di martire, di santo.
Non è più qui il caso di ripetere ciò che abbiamo diino-
lato ne g li equivoci precedenti, cioè che frate Angelo Cla-
eno si trova proprio agli antipodi con la nefanda sètta dei
aticelh. Affermiamo anche una volta che egli apparteneva
j]] Vei ^ Spirituali, ai frati della povera vita nel puro senso
c la, parola,, ai soli compagni di fr. Liberato, ed era fervido
J at ° re dell’osservanza rigorosa della Regola, invitto sosteni-
Sl 6 < e ^ a Sua f 11 t e gi'ità. La santa Sede ha colpito il settari-
0 spirituale, cioè quei frati della povera vita i quali in
314
PIOENTJM SERAPHICUM
realtà tralignarono e furono veri eretici. Se non si vuole ac¬
cettare questa precisa e netta distinzione, sara assolutamente
impossibile entrare in argomento e sciogliere in qualche modo
il presente equivoco. Si rifletta poi che il nome con il quale
venivano indicati ed inquisiti i ribelli era identico a quello
sotto il quale militavano i buoni Spirituali ed i veri frati
della povera vita : qui è risposto in gran parte il nocciolo
della quistione. . , ,,
Dalle delazioni fanatiche, dalle accuse incalzanti, dalle
ricerche sommarie, dagli affrettati giudizi e pei sino a e mo
teplici condanne in quel tempo di lotte e di tristissimi fatt
ner l’Ordine e per la Chiesa è nata tale e tanta confusione
di nomi che perfino alcuni antichi biografi non sono riu¬
sciti a distinguere persone da persone, sospetti da sospetti,
giudizi da giudizi : ond’è che il Clareno, emergendo pei
la sua ferrea volontà nel sostenere tutti 1 dii itti della
gola professata ed essendo stato sempre preso di mira, per-
chè riconosciuto come uno dei più tenaci intransigenti,
dai medesimi biografi spesso confuso nei processi e nelle con¬
danne. Qual meraviglia, pertanto, trovare> qualche documento
anche antico, nel quale si parli di lui, della sua colpe
pertinacia, della sua travagliata società presa come setta e
quindi delle sue condanne ? Tanto è vero che oggi pure
cuni eruditi scrittori, basati su quelle antiche testimonianze,
non sanno se assolverlo o condannarlo, temendo di dareip
o meno valore storico alle affermazioni dai medesimi trovai
o citate. Non rimane, dunque, altra via che prescindere
tutte le testimonianze antiche, da tutti 1 giudizi modem ,
analizzare spassionatamente i soli documenti pontifici
Il chiarissimo P. Corrado Eubel, continuatore del * &
larium Franciscanum », al tomo V, pubblica dai Reges 1
ticani i documenti pontifici riguardanti le inquisizioni, le ■*
chiarazioni, le minacce e le condanne emanate contio s
dei Fraticelli. Chi legge l’indice del detto volume, trova
nome del nostro Clareno con le citazioni dei documenti
lo riguardano (1). I documenti ivi citati sono cinque . 1 P
(1) p. Conradus Eubel : BuUarium Fraciscanum, tomus ^
typis vaticani, 1.898: - Index Personarum, pag. 621 - « Ange*
Clarino seu de Valle Spolel, caput Spintuahum, 266, 29 q
948, 1058. »
EÌCENUM SERAPHICITM
816
tre hanno l’asterisco, e ciò vuol dire che nel documento il
nome del Clareno non si trova, ma solo nelle note poste dal¬
l’autore al documento stesso: gli altri due, indicati senza l’aste¬
risco, contengono il nome del Clareno.
I tre documenti con l’asterisco sono i seguenti:
1. — * 266: « Officiali Narbonensi [Ioannes XXII]
mandat, ut citet quosdam fratres Minores « Spirituales » nun-
cupatos. » (1)
2. — * 297 : « Contra Fraticellos et alios id genus
pseudo-religiosos [Ioannes XXII] procedi iubet. » (2)
3. — * 894 : « Respondet [Ioannes XXII] Philippo de
Maioricis, fratri germano Sanciae reginae Siciliae, ad ipsius
petitionem de concedenda observatione regulae unacum testa¬
mento s. tranciseli ad. litteram sine glossa. » (3)
I documenti senza asterisco sono questi, cioè :
1- — 948: « Contra Angelum de Valle Spoletana tra-
ticellorum ducem [Ioannes XXII] procedi iubet. » (4)
2. — 1058: « Guardiano (conventus Aracoelitani) de
Urbe ord. Min. atque inquisitori haer. prav. in prov. Rom.
[Ioannes XXII] mandat, ut capiant illum (Angelum de Clarino),
qui se ministrimi Fraticellorum facit. » (5)
Ognun ben vede che da uno studio analitico di questi
cinque documenti dipende la sicura soluzione della nostra
tesi circa il Clareno. Tutti gli storici, compreso il P. Luca
Waddingo, non possono aver avuta altra base su cui poggiare
e loro affermazioni, poiché se il Clareno fu realmente condan¬
nato di eresia, la condanna doveva essere emanata dal Papa
p lesa di pubblica ragione. Noi abbiamo troppa stima del
P- Eubel per dubitare che possa esistere nei Regesti Vaticani
oltre i cinque documenti notati, e senza che egli l’abbia sco¬
perta, altra condanna contro il Clareno più esplicita, più di¬
retta, più determinata. Nessuno pertanto si meraviglierà se
nella difficile soluzione del presente equivoco seguiamo solo
l Eubel, cioè se analizziamo i soli cinque documenti posti
a lui sotto il nome di fr. Angelo Clareno e ne esaminiamo
Se renamente le note illustrative.
316
PICENTJM SERAPHICUM
266: « Dudum ad nostri apostolatus etc. » (1)
Già sappiamo che l’illustre P. Ehrle divise gli Spirituali in tre
gruppi, cioè quello di Angelo Clareno, quello degli Spirituali di To¬
scana e quello degli Spirituali della Provenza. Il documento 266,
indicato dal P. Eubel sotto il nome di Angelo Clareno, riguarda di¬
rettamente e solo il terzo gruppo U quale, come afferma an¬
che F. Tocco, abbraccia i dissidenti di Narbona e di Bèziers. (2)
E’ una citazione con la quale il Papa intima, per mezzo del-
l’Inquisitore di Narbona, ai ribelli di presentarsi in Avignone
per essere giudicati. Il colpo energico della santa Sede era
sicuro, nè poteva dar motivo ad equivoci o a confusione di
sorta poiché nel documento sono espressi nominatamente
tutti'gli Spirituali dissidenti e ribelli di Narbona e di Bèziers
chiamati al redde rationem. (3) Le note illustrative, poste dal
P. Eubel a questo documento, descrivono chiaramente tutti ì
punti che si riferiscono alla citazione, all’arrivo in Avignone
(1) Op. cit. t. c. 118-20: « 1317, aprilìs 27, Avinione — V Tcal. man
anno primo. »
(2') F. Tocco, op. cit. 380-85.
(3) Cfr. P. Eubel, op cit. t. c. 119: i citati nel documento sono.
« Guillelmus de sancto Amantio, Raymundus Crivelerii, Germanus de....
« Bernardus Parasolis, Berengarius Tortelli, Guillelmus Laurentu iacob
« de Portali, Iacobus de Rivo, Laurentius de Salsis, Raymundus, tarlati
« Bernardus Durandi, Petrus Fabri, Bernardus Francisci, Guillelmus ban
« tonis, Ioannes Barravi, Guillelmus Rogerii, Raymundus Borditi, Arnae
« dus Raymundi, Bernardus de Alzono, Franciscus Sysmi Pontius Roca,
« Ioannes Raserii, Bernardus Antini haci, Guillelmus Amaudi, Raymundus
« Bels Berengarius de Ferrantibus, Guillelmus Tholosani, Bernardus
« Bonèti, Bernardus Tomerii, Bertrandus Grancarota, Joannes Oorv ,
« Petrus Austensii, GuillelmusPorcelli, Joannes Ecclesiae Raymun .
« Ferrerii, Joannes Pruni, Raymundus Borditi, Gentilis de March t
* Bernardus de Savarduno, Raymundus Joanms, Raymundus Mag ari,
« Guillelmus Rosseti, Guirandus Martini, Petrus Vitalis, Guilleim
« Yesiani, Iacobus de Monteesquino ».
A questi quarantesei di Narbona si devono aggiungere gli altri s
dici di Bèziers, cioè : « Bernardus Martini, Petrus Dominici, Vincente
« Guiraudi, Berengarius Julioli, Petrus Bayssi, Petrus Raymundi G
« tardi, Petrus Raymundi de Mayraco, Bernardus Andrene ®? rna T r ac0 .
« Polherii, Bernardus Guille, Berengarius Cofi, Deodatus Michaelis, J ^
« bus Seguini, Pontius Portanovae, Joannes Fabri, Guillelmus Radulpu
Cfr. pag. 120, docum. 267.
PICENTJM SEKAPHICUM
317
dei ribelli (22 maggio 1317) e alla presentazione dei medesimi
al Papa, tre giorni dopo. Rimandiamo il lettore al volume
dell’opera citata per la completa notizia del latto. (1)
Qui si presenta spontaneamente la necessità di doman¬
dare : quale relazione ha il nostro Clareno con il riferito do¬
cumento? Diciamolo subito: direttamente e indirettamente
nessuna. Egli trovavasi già in Avignone presso il Cardinale
Colonna ed aspettava il desiderato momento di essere chia¬
mato dal Papa per esporre al medesimo il proprio stato e
quello dei poveri suoi compagni di sventura per giustificare sè e
i suoi da tante accuse mosse contro il loro operato. Infatti,
era stato riferito al sommo Pontefice che egli aveva apostatato
dall’Ordine, e pur tuttavia continuava, sotto mentite spoglie
di frate minore, la sua eretica propaganda a danno dell’Or¬
dine e della Chiesa ; che, senza alcuna potestà, egli ascoltava
le confessioni dei fedeli, assolvendoli dai loro peccati ; che,
abrogata la Congregazione dei Celestini da Bonifacio Vili,
egli non aveva voluto obbedire di ritornare all’Ordine ; che
pesava sopra di lui e de’ suoi compagni la scomunica comu¬
nicatagli dal Patriarca di Costantinopoli con lettere apostoli¬
che del medesimo Bonifacio Vili (2).
Il nesso, pertanto, tra la pontificia citazione dei ribelli
di Narbona e l’udienza del Papa accordata al Clareno non
consiste che nella sola coincidenza del tempo in cui si svol¬
sero i due fatti e della quale sembra che il P. Eubel e, dopo
di ^ u b il P. Holzapfel vogliano servirsi per mettere il Cla-
reno in stretta relazione con i ribelli di Narbona e di Bè¬
ziers. Procediamo cautamente.
Il P. Eubel dice che il Clareno fu chiamato alla presenza
. Giovanni XXII insieme a fra Ubertino da Casale, mentre
O) pubblico concistoro si agitava la quistione gravissima dei
raticelli dei quali era capo fra Angelo Clareno, facendolo
apparire precisamente come causa principale dei dissidenti già
citati, i quali, formando il vero e proprio status Fraticellorum,
* Ovev ano fra breve essere severamente condannati. (3) Il
(1) Cfr. ancora il P. Holzapfel op. cit. 56.
in interrogazioni rivolte al Clareno dal Papa, come vedremo
seguito^ appariscono chiaramente questi principali capi di accusa.
(3) Cfr. op. cit. t. c. 119 nota.
B18
PICENUM SERAPHICUM
P. Holzapfel, seguendo il P. Eubel, fa di piu e di meglio.
Egli descrive la citazione pontifìcia per i ribelli di IN ar bona
e di Bèziers ; nomina il Clareno immediatamente prima del
documento e immediatamente dopo ; fa vedere che la cita¬
zione è stata motivata dalla inefficacia di un ordine emanato
dalla Commissione cardinalizia, dopo che il Papa aveva chia¬
mato alla sua presenza i capi degli Spirituali dissidenti, cioè
Angelo e Ubertino : riversa in gran parte sul Clareno la stessa
inefficacia dell’ordine cardinalizio contro i ribelli di Sicilia e
della Provenza. Ordita così la tela storica del fatto, egli dice
che, quando i citati di Narbona e di Bèziers entrarono m
Avignone e si presentarono alla Curia, furono traditi in custo-
diam, usquedum Papa ampliava decerneret ; e subito aggiunge.
« Interim Angelus ante concistorium est citatus etc. » (1)
Da ciò chiaramente ne segue che gli autori citati, diret¬
tamente o indirettamente vogliono confondere 1 due fatti, cioè
la citazione dei ribelli e l’udienza pontificia accordata al Cla¬
reno il quale, secondo i medesimi, essendo assolutamente u
generale dei Fraticelli, non poteva nè doveva essere dimenti¬
cato o lasciato in disparte nel processo di Avignone. La coin¬
cidenza dei due fatti in un medesimo periodo di tempo e m
luogo si presta moltissimo ad una forte confusione, sempre
però a danno del Clareno, dalla quale difficilmente si libere¬
rebbe chi non avesse in animo di approfondire questo punto
Mettiamo subito in evidenza due ragioni per escludeie
qualsiasi relazione tra i due fatti. La prima è che il Clareno
si trovava allora in Avignone, non perchè citato dal Papa a
presentarsi a quel concistoro, ma precisamente perche, come
abbiamo veduto altrove, vi andò da sè con il vivissimo desi¬
derio di parlare al Pontefice riguardo ad uno stato di co
che non potevano nè dovevano essere più tollerate, tratta
dosi di accuse e di calunnie infamanti il buon nome ed n
buon costume, ledenti ogni forma di giustizia umana e divina.
La seconda ragione facilmente si desume dal medesimo inte
rogatorio rivolto al Clareno dal Papa. Sappiamo infatti
(1) Cfr OD cit. 1. o. — Chi legge attentamente questa pagina, ^
vrà convenire ^che fAutore coinvolge il Clareno nel fatto dell» c.i»«»»
dei ribelli, facendone causa comune.
PICENTJM SERAPHICTJM
319
che cadessero le domande di Giovanni XXII, quali fossero le
risposte del Clareno e quale effetto sortisse l’udienza ponti¬
ficia. Non è inutile delineare con chiarezza il detto interro¬
gatorio per renderne informati i lettori del presente lavoro e
per giustificare la nostra tesi.
Le fortissime accuse contro questo povero reietto avevano
fortemente esacerbato il Pontefice, disponendolo assai male
contro di lui. Frate Angelo, dopo tanto soffrire, si trovava è
vero dinanzi alla suprema autorità cui era pronto aprire tutto
intero l’animo suo; ma dall’aspetto del Pontefice comprese
subito che o non sarebbe stato ascoltato, o non sarebbe stato
creduto. Le insurrezioni dei ribelli di Narbona e di Bèziers
occupavano troppo in quel momento la santa Sede : non gli
erano ignoti i forti sospetti che pesavano su di lui circa la
causa di quel movimento reazionario : la stessa ospitalità, go¬
duta da oltre sei anni in casa del Cardinale Colonna, poteva
essere un motivo di diffidenza da parte di Giovanni XXII.
Peraltro egli aveva ottenuto ciò che, dopo il processo di
Roma (1308-10) e dopo l’interrogatorio del concilio di Vienna
(1311), formava l’unico suo desiderio : ora poteva dire franca¬
mente il fatto suo. Era una doverosa giustificazione la quale
8 imponeva alla sua retta coscienza e dalla quale doveva di¬
pendere la propria vita morale e quella dei poveri suoi com¬
pagni.
La prima domanda che gli rivolse il Papa fu se egli era
^'ate minore : naturalmente la risposta del Clareno non po-
eva non essere affermativa. Sebbene oppresso da tante tribo-
azioni, da essere in seguito costretto a scriverne un libro,
s mo a Celestino V, nessuno poteva mettere in dubbio il suo
stato strettamente francescano : Celestino V lo sottrasse all’ob-
e dienza dell’Ordine per gravissimi motivi di persecuzione,
ma non lo dispensò dalla più rigorosa osservanza della Regola,
e neppure rese nulla la solenne sua professione religiosa. Da
‘Dell’anno (1294) sino al presente momento il Clareno era
8 ato ramingo, in continuo e forzato esilio dall’Ordine solo
perchè i Superiori della provincia non vollero mai riceverlo
convento. (1) Fra tante vicissitudini ed infiniti contrasti
S 1 si sentiva più intimamente unito di mente, di cuore, di
(1) Cfr. P. Holzapel, op. cit. 46.
320
PICENUM SERAPHICUM
coscienza a quell’ordine cui tutto sè stesso aveva sacrificato
e per il quale era pronto versare il proprio sangue, dare la
vita intera, morire.
Aveva eroicamente combattuto per la pura, per 1 mtegia
osservanza della Regola, non già per un vuoto, ambizioso e
settario idealismo di povertà; voleva che l’Ordine si mante¬
nesse e prosperasse sulla granitica base posta dal serafico
Fondatore, allontanando, distruggendo tutto ciò che si oppo¬
neva a questo spirito virtuoso. Si comprende quindi la sua
franca e risoluta risposta al Papa, di essere cioè vero Irate
minore. Il P. Holzapfel chiama, a questo riguardo delia po¬
vertà, idealista il nostro Clareno e fanatico sognatore di una
Chiesa futura, modellata sullo stampo di un pretto gioacc i
nismo (1). E’ una ingiusta insinuazione la quale ci attesta
sempre più e meglio l’errato preconcetto che il giovane scrit¬
tore ha di questo invitto e santo campione della vera po¬
vertà francescana. . VVTT
Dalla prima risposta del Clareno, Giovanni XXII resto
impressionato e comprese che affermava sinceramente la ve¬
rità poiché gli domandò subito la ragione per cui, essendo
frate minore, si era distaccato dai minoriti. A questa seconda
interrogazione il Clareno non poteva che rispondere in modo
indiretto, avendo compreso assai bene da che era stata mossa
tale domanda. I suoi nemici e persecutori lo avevano dichia¬
rato apostata fin dal 1294, accusandolo come ribelle pertinace
ai comandi di ritornare all’obbedienza e denunziandolo coni
generale della nuova fazione settaria. Il terreno era stato a*
funga data accortamente preparato contro di lui ; perciò q u
lunque risposta diretta avrebbe potuto comprometterlo : egn
pertanto si accontenta di dire puramente e semplicemente c
che è vero, pregando il Pontefice di appellarsi piuttosto a cm
non poteva essere ignota la verità delle cose e dei tat
(1) « Pugnabat enim [Clarenus] prò idea quadam religiosa, P r0
« tissima scilioet paupertate, quam ipse mente conceperat tamquam
« ducentem ecclesiae reformationem m sensu Ioachimi_ abbatis. 0
« pugna prò ecclesia futura non dubitabat negare obedientiam eccie ^
« praesenti, quandocumque ei videbatur necessanum » Cfr. op. ca¬
per ciò che riguarda il senso del gioacchmismo, può aversi xm &
cognizione, leggendo l’opera citata di F. Tocco sul capitolo «
gelo eterno », 191 ss.
PICENUM SERAPHICUM
321
« Padre santo, disse il Clareno, io non mi sono allontanato
dai miei confratelli ; interroga i medesimi, poiché furono essi
che mi hanno respinto. » (1)
una Lf/ Pa taCqUe per alcuni istanti - Ricordandosi poi di
una forte accusa mossa contro il Clareno circa il magistero
df dìrgirsTHò f C ° nfeSSÌOne ’ f comandò imperiosamente
di dirgli se ciò fosse vero. « Padre Santo, rispose subito io
on sono sacerdote, e il principale motivo per cui non volli
ascendere al sacerdozio fu proprio per evitare l’occasione di
Questa 0 frfne 0 dair ° bbedienza ad ascoltare le confessioni. » (2)
Questa franca affermazione non poteva lasciare alcun dubbio e
credptt m b n0m ° motlvo ad una replica qualsiasi. Giovanni XXTT
credette bene rievocare allora il fatto delle severissime mi
pagni^Era * B “ ^ dÌ lai e “T co^'
Pana-'rSiPb^ UeSt Ti Un e PUnt v 7 dl a PP°gg io assai forte per il
cato e P da e e i Se Bonifaci ° VI11 10 aveva realmente scomuni-
nedètto XT n! scomunica non fosse stato assolto nè da Be-
il niA. X1, ne da Clemente V, il che non appariva davvero
eno non avrebbe trovata alcuna ragione di difesa.
s-pnoK equivoco precedente abbiamo esaminato la ragione
Ciò VTTT 1 H?° Vente esclusiv0 dePe severe misure di Bonifa-
F Tocco l bl T pure , 7 eduto ’ riepilogando la descrizione di
tiuonnf Ò Che aCCadde m assenza del Patriarca di Costan-
La risposta di] ^? mmessa l’esecuzione degli ordini del Papa.
canili XXTT 1 ' 1 - 01 A alla nevocazi °ne fatta ora da Gio-
nìunic« 11 ! + 1V1 Perfettamente compresa. Infatti questa sco¬
stassi inS a r fp ta , fulr T ata contro c l uei Poderi eremiti negli
senza averli^ loro Congregazione approvata da Celestino Y,
fu ni 1 sentltl P rima > nè voluti ricevere dopo ; il che
v eva n J a n m anif + Sta 1 mal 1 animo da P ar te di coloro che l’a-
provocata a base di una nerissima calunnia, e di vera
* SOS, Pater^nAngelus, . non reces si ab eis, potius interroga ip-
" TÙtto llr V ipS1 re P ulerunt - » Cfr. P. Wadi, an. 1318, XXIII
Str ° Annali^ a f 6 16 ” 8p ,? st ® SOno blamente riassunte dal no-
|Rnahsta e «portate quasi alla lettera dagli storici dell’Ordine.
* &olui L PatGr S ^ ncte ’ non sum sacerdos; et una de racionibus ornare
We, 0 p citTlS GSt ^uia nolebam audire confessiones. » Cfr. P.
8 fisima ratin ‘ ‘ “ Nel /-. WADD - vi è questa variante: «... et po-
< ^z:;i\r: e v 3acerdoti ° <*■*»* ** ne ad x_
* as a kupenoribus possem compelli. » Cfr. 1. c.
^ NN ° 1916 - Fascicolo III.
21
21
322
PICENTJM SEEAPHICTJM
lesione delle norme più elementari del diritto canonico. Il
Clareno era sicuro di ciò, quindi non gli potevano mancare
parole per esporre il caso con tutta franchezza, e non gli
mancarono^ diserto ero necessarie le prove; ed il Cla¬
reno voleva in sul momento avvalorare le sue asserzioni con
argomenti convicentissimi ; ma il Papa gl impose• «temo,
nerchè l’ora era tarda e sentiva il bisogno di ritirarsi II Cla¬
reno obbedì, ma rimase molto male : temendo forse > ohe non
o-li sarebbe più permesso di presentarsi al Papa, nell usci
dall aula pontifìcia rivolse a Giovanni XXII queste brevi ma
vibrate parole : « Padre Santo, se voi avete pronamente ascob
tato i miei accusatori che vi hanno narrato il falso, siete m
dovere di ascoltare pure me che vi dico ^verità >
tefice ordinò allora di trattenere in custodia il Clareno. s
a che non fosse assolto dalla scomunica che secondo lui, av
realmente incorsa. Così ebbe termine quell;udienza (2)
L’epilogo di questo fatto è importantissimo. La ver V.
doveva finalmente trionfare sul Clareno, manifestand
l’innocenza, sebbene presa di mira e combattuta f ^ oce ^ na
ha una forza segreta per reagire contro ogni prepotenza um
e far valere i suoi diritti ; che la forza della giustizia presto o
tardi s’impone a tutti coloro i quali scaltramente riescono p
qualche tempo ad imperare sui deboli reietti. Da venti anni
il povero Clareno soffriva sotto il peso schiacciante d u
presunta censura ecclesiastica : nulla gli si era concesso p
(1) Ofr. F. Tocco, op. cit. 259. - Il Vadding. 1. o. seguendo b
Cronaca del Clareno, riassume la rispostaeomunicabilexn esse,
« ait se nullatenus excomumcatum, neque item excomunmaui
« rum nullo unquam tempore voluent, nec excogitaverit contra P
fife* ut tacerei Ille hoc aegre tulit, et dixit, suam Sanctitatem ^
I sarios falsa crimina obiicientes plenius audmsse, se vero veri 0 i u i-
« rantem debuisse auscultare. Erat tunc hora pomeridiana sexta
. tìque Pontifex se a negotiis retrahere, et mssrt ctoga >•
* donec ab excomunicatione, quam incanisse mdicabat, abso
PICENUM SERAPHICUM
323
rendere meno triste, meno accasciante la sua già troppo
infelice condizione; tutto si era adoperato perchè apparisse
veramente reo di apostasia, di pertinacia, di ribellione di
settarismo e di eresia! Simile ad un turbine spaventoso e deva-
statore, la persecuzione più accanita, più feroce non lo aveva
abbandonato un momento solo. Dalla silente e pacifica soli¬
tudine del Chiarino presso Ascoli alla dolorosa fuga in Gre-
cia ; dalla Grecia al forzato e travagliosissimo ritorno nelle
Marche ; dalle Marche alla volta di Viterbo, da Viterbo a
orna, da Roma a Vienna, da Vienna in Avignone, abban¬
donato, solo, profugo e rammingo, passarono questi venti anni
attraverso le angoscie della sua intemerata coscienza, attraverso
lacrime ePldaZ1 ° ni dl amm °’ attraverso infinite ed amarissime
trovava lì, nella Curia pontificia di Avignone,
attenuto da quella stessa suprema autorità tante volte in-
ocata, affranto dal dolore nel pensare che il Papa lo credeva
dallJ°ru^ nSSir -ivr r ^ e ^ e e P er giunta anche uno scomunicato
dalla^ Chiesa. Ma Giovanni XXII, il giorno seguente, mentre
Alarono si abbandonava alle sue tristissime considerazioni
riprese in seno esame il caso dell’infelice detenuto. Volle nuove
formazioni sul suo conto, studiò il fatto concreto della scomu-
u-j. a ’ sc ,°P n pienamente la verità delle cose : quindi diede su-
tpln™* lr ? e ^ mandar libero il Clareno, assolvendolo ad cau-
J ale a dlre ’ dato il caso che direttamente o indiretta-
ment e fosse stato in qualche modo colpito dalla censura, ora
zLlT 86 dubbiamente liberato. Fu una prudente precau-
lo «1 a Sf rte Peutefice; fu una maggiore sicurezza per
quelL 890 *?™ 0 ’ fu rultima risposta a tutti i denigratori di
q ella vittima innocente. (1)
darin ^ 0ac 1 Iu d endo questo primo paragrafo sulle presunte con-
sottn ii Clareno > dmiamo che il documento * 266, posto
P IP, k ? U ° ” ome ’ non lo riguarda affatto e che le note del
della nelle qUali è nominato, nulla dicono in sfavore
nostra tesi. La citazione dei ribelli della Provenza con
* propter^ìl^, Ehele ’ °P; ci . t - 1 c - * Et mandavit summus Pontifex
* audL nli. excommumcacionem detmeri fr. Angelum, donec postea
— p ■m j’ ® ventate precipit eum dumeti et absolvi ad cautela.ni »
« data ad oLÌ'J' se . d die sequenti re omni discussa, pacifice dimisit'
ci cautelam absolutione a censuris. »
824
PICENTJM SERAPHICUM
il loro processo subito in Avignone e 1 udienza accordata dal
Papa al nostro Clareno sono due fatti assai distinti, x quali
non hanno tra loro altra relazione che quella del tempo e
del luogo nei quali si svolsero. Ciò e chiaramente adde¬
strato dalla stessa natura dell’interrogatorio che
rivolse al Clareno e dalle risposte di questi al Papa, interi o
s-atorio del tutto estraneo al caso dei dissidenti di Narbona
f di Bèziers. Non si dimentichi poi che il P. Eubel, m que¬
ste sue note al documento, descrive le cinque proposte che si
dovevano discutere in quel concistoro contro i issidenti cn
tati al redde rationem, prima delle quali era proprio cont
Clareno, considerato e ritenuto ministro generale della sette
dei Fraticelli, (1) mentre, invece, nessuna di esse ha rela
zione con l’interrogatorio subito da lui.
§. 2. — * 297 : « Banda Romana » (2)
E' la forte Costituzione di Giovanni XXII contro i Fra¬
ticelli propriamente detti e comprende 1 frati della por
•i„ • Vyi 7 ochi i beghini e tutti i ribelli d Italia e della
venia, in modo spedalo quelli di Sicilia di Narbona e *
Tolosa I colpiti da questa Costituzione hanno specialissu
Steri per cui sarebbe impossibile confonderli con .alti**
quali, pur appartenendo alla generica categoria deg i P 111 ’
non devono essere compresi in tale condanna. I colpiti sono.
\ _ Lupi rapaci in veste di pecora ;
2 . _ Seguaci di eretica pravità ;
3. — Simulanti una vita angelica ; nì . • • già
4 . _ Pretesi aggregati alla Congregazione dei Celestini, g
soppressa da Bonifacio Vili ; .
5. _ Presuntuosi di speciali permessi per vestire un a»
diverso da quello dell Oidine,
« conistorio^uEVuqu^res peteban™ status Fraticelle-rum,
nus pseudo-religioso* [Ioannes XXII] procedi miei. - 1317, dee
30, Avinione. »
PICENTJM SERAPHICTJM
325
6 . - Asserenti di appartenere al Terz’Ordine francescano j
7. — Frivoli difensori del loro stato e della loro sètta ( 1 ).
Da quanto è detto nel paragrafo precedente chiaro appa¬
risce che il Clareno ed i suoi veri compagni non presentano
alcuno dei caratteri indicati nella Costituzione ; anzi l’assolu¬
zione ad cautelam , che il Clareno ottenne dal medesimo Pon¬
tefice, pochi mesi prima ( 2 ), sembra escluderlo del tutto. Di¬
ciamo sembra , perchè non abbiamo la presunzione di affermare
peientoiiamente una sentenza, la quale potrebbe presentare
non lievi difficoltà per i meno informati in una quistione
tanto spinosa.
La « Sancta Romana » non porta alcun nome dei con¬
dannati : essa è generale e si estende a tutti i Fraticelli in¬
distintamente e a tutti quelli i quali hanno vero carattere di
settarismo, non esclusi i falsi frati della povera vita, i pre-
ii>A Se , gUaCÌ dei Cele . stini e g 11 Spirituali apertamente ribelli
.ine e alla Chiesa. Ora il nostro Clareno, come ci siamo
studiati di provare fin dal principio della nostra tesi, non fu
ae fraticello (nel senso più odioso della parola), nè eretico,
fle falso frate della povera vita, nè preteso seguace dei Cele-
8 (poiché dopo la soppressa Congregazione fu solo un po¬
sero reietto, cercante la legittima difesa dalle accuse calun¬
niatrici che piombavano da ogni parte su di lui), nè un ri-
elle alle autorità : dunque la presente Costituzione non lo
riguarda affatto.
Il P. Eubel, nelle sue annotazioni alla « Sancta Romana »
ice che Giovanni XXII con due Costituzioni apostoliche ha
oipito tanto gli Spirituali in genere, come i Fraticelli in
pecie : la prima, « Quorundam exigit » ( 3 ), riguarda gli Spi-
uaii ; la seconda, « Sancta Romana » , riguarda i veri Fra¬
telli, cioè tutti i seguaci (sic !) del Clareno ( 4 ). Questa aflfer-
d<uJ 1 ' ) S uesti sette caratteri speciali risultano evidentemente dall’analisi
ua medesima Costituzione.
7ale (2) , L,aSS ° luzÌOne ad c , au ^ am h Clareno l’ebbe nel maggio del 1317
rao-raP lre se ^ e mes i prima della « Sancta Romana. » Cfr. tutto il na-
8 ra io precedente. ^
2\ a Eu . bkl > °P- cit - t- c. 128, doc. 289.
deve « i c ' nota !• ~ F’ inutile ! Il Clareno, per il P. Eubel,
te nga! SS ° 1Utamente essere ca P° 6 guida dei Fraticelli; non c’è verso che
326
PICENUM SERAPHICUM
inazione, circa la seconda parte, è assoluta ; al P. Eubel non
rimane che illustrarla, e lo fa sulle tracce delle pubblicazioni
del P Ehrle (lì. Riepilogando tutta la storia del Clareno,
incomincia dagli anni 1260-1270 ed arriva al 1317 per far
vedere che la « Sancta Romana » lo colpisce direttamente,
perchè capo di quella fazione settaria, cioè i veri Fraticelli, la
quale è condannata dalla presente Costituzione in modo definitivo.
Siamo pienamente d’accordo nel dire che la « banda
Romana » riguarda i veri Fraticelli, poiché ciò è un fatto
evidente ed assoluto ; saremmo anche d accordo nell amme
tere che il Clareno ed i suoi infelici compagni di sventura
restano condannati in forza di questa Costituzione, qua ora
però possa provarsi con evidenza che essi erano m realta i
veri Fraticelli. Si portino, dunque, documenti chiari, evidenti,
sicuri, indiscustibili che il Clareno fu un settario un eretico un
ribelle uno scomunicato, un pertinace, un apostata dall Ordm
e dalla Chiesa, ed allora noi piegheremo il capo, sospende¬
remo immediatamente la nostra difesa, riprovando e condan¬
nando quanto abbiamo scritto fin qui. ...
Non si dimentichi che i Fraticelli propriamente detti fi¬
acchi, beghini, begardi, falsi frati della povera vita) non pos¬
sono essere considerati come veri francescani, poiché o
lo furono, od erano semplici terziari secolari, fatta eccezione
di coloro che, perduto il vero spirito di vocazione, traligna¬
rono in modo obbrobrioso. Il Clareno, invece, fu vero france¬
scano del primo Ordine, e nessuno avrà 11 coraggio di after
mare che fosse caduto così in basso nella fede e nel co
da classificarlo per un eretico pertinace e per un volganssim
debosciato. Si potrà magari, volendo, chiamarlo tenace
sue idee circa il rigore dell’osservanza della Regola protes
sata ; si potrà anche dirlo esagerato in questi suoi pnncip
un assoluto rigorismo ; mai però un settario delmquen
molto meno capo e guida di una sètta di eresie, e d im
ralità. In poche parole: o i Fraticelli non furono eretici e
immorali, e allora cadrebbe da sè la presente quistione ,o«
lo furono, il Clareno non poteva assolutamente essere ae
loro sequela.
(1) P. Ehrle : op. cit. t. I, 519-521-669 ; t. II, 108-316-317-327 ; t. I V >
8-25.
PICENTJM SERAPHICUM
327
Siamo convinti che per sostenere l’applicazione diretta
della « Sancta Romana » al Clareno, bisognerebbe o attenuare
di molto la reità dei Fraticelli, il che non lo acconsente la
storia ; ovvero trasformare il Clareno in un soggetto della
peggior risma possibile, il che non è facile sul serio. Il P.
Alvaro Pelagio, scrittore contemporaneo e penitenziere di
Giovanni XXII, quando a proposito della detta Costituzione,
descrive la perfida vita dei Fraticelli ed il loro immoralissimo
costume, non si perita di chiamarli gente di bassa condizione
per lo più guardiani di mandrie, muratori, carbonai, fab¬
bri ecc. (1) Ed è precisamente da questi bassi strati sociali
che i Fraticelli sorsero e furono trascinati da scaltri mesta¬
tori ad un stato in apparenza più alto e più dignitoso. Se¬
dotti dall’aura popolare di un francescanesimo sui generis, in¬
dossarono una stranissima foggia di abito penitente per im¬
porsi alle moltitudini volgari e far numero ; inbevuti di facili
e comode dottrine, ebbero la pretenzione di una riforma ge¬
nerale della società e della Chiesa.
Non paghi di commettere disordini e corruttele dove si
presentavano ad essi propizie occasioni, vollero approfittare del
dissidio che regnava nell’Ordine Minorità tra gli Spirituali
& d i meno zelanti della rigida purità della Regola. Aiutati
! n gran parte dagli scontenti e dai turbolenti, che non pote¬
rono mancare, e davvero non mancarono in quel tristissimo
periodo, invadevano i conventi dei veri francescani, distur¬
bando tutti, ingannando molti, non rispettando alcuno e di¬
chiarandosi padroni assoluti dei locali da essi profanati. Ecco
Peichè troviamo in alcune comunità e provincie d’Italia e di
rancia conventi francescani invasi e diretti dai Fraticelli, ed
ecco la ragione per cui l’Ordine sembra aver avuto spiacevo¬
lissimi contatti con i medesimi e funeste relazioni con le con-
anne emanate dalla Chiesa contro quella sètta di facinorosi.
a no, conclude il detto P. Alvaro, la Costituzione < Sancta
°mana », come del resto tante altre, fu emanata contro i
Depldnctu Ecclesiae: lib. 2. c. al. art. 61. — Questo Scrittore è
p 0c ,° dal Wadd., dal P. de Latera, dal P. Panfilo e da altri non
stori 11 storicl . dell’Ordine .- alcuni hanno voluto indebolire alquanto la sua
che Ca aU j° r ^ ' non e ’driaino in merito della quistione ; diciamo solo
Gi ’ e88 «*do contemporaneo ai fatti di cui ci occupiamo, ed al fianco di
anni XXII, le sue affermazioni possono avere un indubitato valore.
328
PICENUM SERAPHICUM
veri Fraticelli e contro i loro fautori che nulla hanno a ve¬
dere con i francescani, compresi il Clareno ed i suoi com¬
pagni. (1)
*
* *
Chiudendo la sua nota alla presente Costituzione il P. Eubel
mette in chiaro la quistione circa la disobbedienza del Cla¬
reno al comando fattogli dal Papa di rimanere e sottostare
alla eremitica congregazione dei Celestini. Qui sorge una dif¬
ficoltà abbastanza grave: si tratta, infatti, di mettere, se saia
possibile, in accordo quattro dottissimi scrittori, cioè lo stesso
P Eubel, i PP. Holzapfel e Golubovich ed il prof. F. Tocco
i quali non dicono affatto la stessa cosa circa il medesimo
punto. Premettiamo che tale quistione per nulla riguarda la
» Sanata Romana » : siccome, però, il P. Eubel la pone in¬
cidentalmente in questa nota, crediamo bene di scioglierla qui.
Ecco ciò che i detti scrittori affermano in proposito.
I' _p. Eubel : « Qua quidem epistola [Escusatona\
id effecit Angelus, cui cardinales Iacobus de Columna et Nea-
poleo de Ursinis favebant, ut pontifex persuasila, eum verae
fidei adhaerere, libertatem ipsi donaret, conditione addita, ne
iam fratrem Minorem, sed eremiticam congreg. Coelestmae
ageret vel gereret, quod sane simulare utrumque consueverat.
Tamen idem agere neque tum desiit, cum eius pars, quae
« Fraticellorum » nomine dicebatur, item ac Beguinorum e
Bizochorum factio constitutione « Sancta Romana ecclesia »
suppressa esset. Atque tantum aberat, ut sociis relictis a
Coelestinos transiret, ut in Italiani reversus fratres suos asse-
clas sicut antea congregaret ac dirigeret. » (2)
2 _ P. Holzapfel : « Angelus Clarenus perfida agenui
ratione reditum ad oboedientiam evitavit. Cum enim hucusque
semper regulam et testamentum praedicasset tamquam sua
suorumque asseclarum normarn vitae et semper professa
esset se esse verum Fratrem Minorem, nunc mandanti
fici, ut ordinem iam approbatum ingrederetur, respondit
pertinere iam ad quendam eorum, ad ordinem scilicet c
(1) Op. cit. 1. c. art. 67. — Cfr. P. Wadd. ad an. 1318, XIV.
(2) Op. cit. t. c. 136 in nota, 2. col.
PICENUM SERAPHICUM
829
lestmorum. Cumque Papa instaret, ut reciperet quoque habi-
tum Uhus religioni viveretque secundum eius regulam prò-
misit Angelus utrumque, quin tamen postea impleret. » P (1)
o. P. Golubovich : « Il Clareno non ostante abbia
SOlenne T nte a Giov - XXII di obbedire alla bolla
Sancta Romana , che sopprimeva il sodalizio de’ frati della
povera vita o eremiti, riconosciuti da Celestino V, e per giunta
dienza V dell abate^r ^ m ° naCÌ Celestini sotto l’obbe-
enza^ dell abate di Subiaco, pur non di meno volle celata
tamente continuare e continuò in fatti le funzioni di generale
del soppresso sodalizio. » (2) S
risDostp 4 drrru ELICE i T i 0( S 0: * Da q ueste buone ragioni [dalle
ìap ., Clareno] il Papa si lasciò convincere, e rimandò
dLentl CaP °^ eÌ - dÌSSÌdentÌ P 1 Clareno ^esso], a’patto però
rebh! * ! addinttUra neJl or dine dei Celestini, coi quali sa-
rasseo-natn Ut0 mig J 10re armonia che coi Minoriti. Ed egli,
rassegnato ma non domo, svestì l’abito e seguitò a stare in
Bonflaci^' VII^T ( 3 ) 1 Cardlllale CoJonna antico avversario di
medetmf T VÌSta ® embra , che 1 quattro scrittori dicano la
tendole fn TV a ^ all f zai ] do P erò le ^tte affermazioni e met-
solite confi fronto tra lor °’ esulta evidentemente una delle
inetftabffi * f^ no del Clareno ’ s ’ intende - quasi
concetto L P pl /° g ^ a 8tudiare COn qualche sinistro Vre-
«enza ac Z f e8t , a in ^ssima quistione. Prendiamo come base,
aza accettarla per intero, ciò che dice il P. Eubel.
al rn, ÌCUr ° ^ cattolicità d el Clareno, « pontifex per-
ooi è [° larenum ] ™™e fidei adhaerere », il che per
as sai chiaro “^ S ì ma ™P° rtanza ’ 11 P - Eu *>el attesta in modo
Clareno a- ' ' ! C0ndlzl0ne posta da Giovanni XXII al
manere tÌii* 1011 nto . rnare all’obbedienza dell’Ordine; b) di ri-
Clareno „ & eremi ^ lca congregazione dei Celestini : c) che il
a Qche rlntTT aaP o U ° simuIare runo e l’altro stato; d) che,
scoi c(lf° a . " Sa l lGta Rùm ana », non ha abbandonato!
direziono P u gni ’ 6 Ì Cbe .’ ntorna to in Italia, ha continuato l’alta
ei medesimi, non ostante che fossero soppressi.
330
PICENTJM BERAPHICTJM
Il primo e secondo punto sono indiscutibili ; essi, più che
in altri documenti, poggiano sulla stessa Cronaca del Clareno..
Il terzo punto contiene una gratuita asserzione: si consi eri
attentamente il periodo che corre dalla soppressione dei P-
veri eremiti Celestini, fatta da Bonifacio Vili, sino alia data
711, Sanata Romana », e poi si provi come e quando
Clareno abbia simulata la sua condizione. Il quaito ed
quinto punto sono stati da noi completamente discussi nel
terzo equivoco. Dobbiamo solo aggiungere che 1 veri compa¬
gni docciarono, dei quali egli avrebbe continuata una cert
direzione dopo il suo ritorno in Italia, non erano affatto Fia
ticelli, quindi neppure essi furono colpiti dalla Costituzione 1
° U1 Holzapfel, non smentendo se stesso nel forte ed
ostile suo preconcetto contro il Clareno, incomincia a sua
affermazione con un grave insulto , perfida agendi vallone »,
quindi fa vedere l’incoerenza del Clareno nell amore
l’Ordine e nella disobbedienza al Pontefice di ri or ” ’
quasi che Giovanni XXII gli avesse 3 imposto un tal enfino,
conclude poi, dicendo che, non ostante la formale W om
di vestire l’abito e di vivere nella Congregazione dei Cele
stinT il Clareno non ha fatto nè l’uno, nè l’altro. Domandiamo
al P Holzapfel se sia vero che il Clareno non abbia ese S T
l’ordine del Papa; e, poiché sappiamo che il Clareno si sv^
realmente dell’abito francescano e visse in seguito ne - ^
a Subiaco, desideriamo sapere quali fossero 1 abit .
ed il romitorio posto sotto la vigilanza di quell abate Se P
il Papa aveva messa la condizione al Clareno di n .
nare all’obbedienza dell’Ordine dove sta. 1 incocrenza .
non potendo ritornare all’obbedienza dell Oidine, a
ha mantenuta la direzione della travagliata società , vale
dfre hTcontinuato ad essere il consolatore dei poveri reietti,
' poiché a questo solo si riduceva tutta ladecantate 11 ezj e ^
perchè l’Holzapfel chiama questo un perfido modo di a
Pertanto, ci sembra che egli devn alquanto da eie bbe .
l’Eubel e confonda non poco il comando del Papa e
dienza del Clareno. , -emesso
Il P. Golubovich afferma : a) che il Clareno ha pi j a
a Giovanni XXII di obbedire alla « Sancta Roma1 ^ "^
quale sopprimeva la Congregazione eremitica, ncono
PICENTJM SERAPHICUM
331
(sic) da Celestino V ; b) che il Clareno aveva vestito l’abito
dei monaci Celestini sotto l’obbedienza dell’abate di Subiaco- c)
che celatamente volle continuare le funzioni di generale del
soppresso sodalizio. Veramente quando il Clareno ricevè il
comando pontificio di non ritornare all’obbedienza dell’Ordine
la Costituzione « Sancta Romana » non esisteva ancora •
quindi non sappiamo su quali documenti sia basata la pro¬
messa di obbedire alla detta Costituzione. Notiamo poi ohe la
Congregazione dei poveri eremiti Domini Coelestini non fu
soppressa da Giovanni XXII con la « Sancta Romana », ma
da Bonifacio Vili; lo dice aperiis verbis la stessa Costitu¬
zione : aggiungiamo che non è esatto il dire che la Congrega¬
zione soppressa fosse solo riconosciuta da Celestino V poiché
sappiamo, invece, che egli ne fu il vero fondatore’. (1) Il
tatto di avere il Clareno vestito l’abito dei monaci Celestini
sotto 1 obbedienza dell’abate di Subiaco è posto qui dal P Go-
ubovich come già avvenuto prima della « Sancta Romana »
che e assolutamente falso ; la Costituzione porta la data del
30 d'cembre lim ; il Clareno si ritirò a Subiaco dopo la
molte del Colonna, cioè verso la fine del 1318. Il terzo punto
concorda con le conclusioni dei due surriferiti scrittori.
Donti-fì ? r °J', f piamente la ragione del comando
P ntihc 10 fatto al Clareno di non ritornare al propio Ordine;
„ c , 1 entrare in ff ue ll° dei Celestini « coi quali sarebbe vis-
r 10 m migliore armonia che coi Minoriti », e fa vedere la
orzata rassegnazione del Clareno (che noi chiameremo vir¬
oosa) a togliersi quell’abito tanto da lui amato e per il quale
rima aVeV * soflferto ’ aggiungendo solo che, svestito dell’abito,
“r ^ Avignone in casa del Colonna. Qui neppure una
del P i a Slmulazi0ne 0 dell’incoerenza, ma solo il comando
obwBf' la / ag ^ ne del m edesimo, la rassegnazione, la pronta
razion en a a n de f CIaren °- Tocco lia seguito iasemplicenar-
ammtv.un 3 , Cronaca scritta dal Clareno stesso, la quale con
sol,™ ablle chiarezza e brevità dice : «. et tunc [dopo l’as-
hab,h 'n d cautelam ì mandavit [Giovanni XXII] ei quod
m worum fratrum assumeret. Assumpsit ergo habitum
bareno j fr ' ^ P rima P arte del secondo equivoco sul Generalato del
Ostini. ° Ve 6 descritta la fondazione dei poveri Eremiti Domini Coe-
332
PICENUM SERAPHICUM
illum et promisit vitam sequi domini Celestini seu S. Tetri de
Morone^ de tanta diversità nel descrivere un fatto
così semplice? Ammettiamo che sostanzialmente le dette nar¬
razioni non lo travisano, ma notiamo la grande imprecisione
che vi domina; segno questo che le fonti, se si vuole esclu¬
dere la Cronaca clarenitana, non sono cosi chiare, precise,
evidenti da dare una notizia perentoria e indiscutibile. Uò
che vi è di vero nei quattro scrittori si riduce solo a tre
capi : a) il comando di non ritornare all’Ordine a motivo dei
grandi dissensi; b) la pronta obbedienza del Clareno; c) 1 ese¬
cuzione di ritirarsi in un eremo, come di fatto si ritirò a S
biaco sotto la direzione di quell’abate. Riguardo poi a a
clusione dei PP. Eubel, Holzapfel e Oolubovich crediamo di
aver detto abbastanza nei capitoli precedenti. (2)
Forse a qualcheduno sembrerà che la nostra tesi proceda
solo in via di esclusione, e che tutta la sua forza consista
proprio nel partito preso di non voler ammettere che ì
reno sia stato un vero seguace dei Fraticelli, anzi il capo
medesimi. Non neghiamo tale esclusivismo, negiiamo
mente che esso sia privo di base. I documenti studiati hn
qui sono insufficienti per una seria applicazione al Glaren
delle condanne emanate dalla Chiesa. Perche . pere ìe
una prova assoluta del fraticellismo clarenitano, mentre. 1
dette condanne colpiscono proprio la setta dei Fraticel .
si è forse riconosciuto che il Clareno non può essere acca
sato di eresia? (3) non si è forse sicuri della moralità
(1) Ofr. P. Ehrle : Hist. trib. Archiv. I. 148.
(2) Cfr. in modo speciale tutto il terzo equivoco. - Non o
sfuggire che principale interesse di questa conclusione sarebbe di P
vare il generalato del Clareno, e per questo suo generalato provare ^
egli realmente apparteneva alla vera setta dei Fraticelli. Cosi lo
tati scrittori avrebbero potuto concludere che la « Sancta Romana
colpiva in modo diretto e sicuro. . pnuivoco
(3) Sebbene riportate in nota nella prima parte del terzo eq ^
crediamo utile ripetere qui tre sole testimonianzeapprovantilano ^
ticità del Clareno: 1. - « Pontifex [Giovanni XXII] P^uas ’ 0> 186
[Clarenum] verae fidei adhaerere etc. » Cfr. P. Eeubel cp. cit. •
in nota • 2 — « Nullum haeresis vestigio,m et [Clareno] obici P osslt > u
Avi™» Ol», op. cit. XXXI: 3. - . Il Clareno —« °"J,.
eretico in dottrina, co. . Ofr. P. Goiototob i »P- et. t. Il, 468 m
PICENUM SERAPHICUM
333
sua vita? (1) come basare, dunque, una sua colpabilità me¬
ritevole di scomunica ? Non si dimentichi che la fede ed i
costumi sono presi di mira in modo speciale dalla « Sancta
Romana »: dunque se prima non si prova l’eresia o l’immo¬
ralità del Clareno, mai potrà provarsi che quella Costituzione
Jo colpisca !
(Continua)
(1) Per esserne persuasi basterebbe solo leggere la Vita del Clareno
negli Annali del P. Wadd.; la Djfesa del P. da Latera; le lettere, la
Cronaca e 1 Esposizione della Regola scritte dal medesimo Clareno e
cento altri storici che si sono occupati di lui. Il candore del costume,
muto al rigoroso regime di sua vita, fu l’aureola luminosa che continuerà
sempre a rispondere sul capo del Clareno.
ai. y- -e- ■<>■ .<>. -e- .<>■ <»• ■» -y •<>■ •». -v- <>• v- .<>. —
PAGINA D’ORi
Piefro òa Treia e Corrado ò’Offiòa
nel nosfro Conuenfo òi Forano.
da nmi 1 te y P ° di quest0 mnct0 f rate Pietro f u frate Curado
1 qUole essendo insieme di famiglia nel luogo di
erano [Forami] nella Custodia di Ancona, il decto frate Chur-
frat S d- n and ° un dl ne H a selva a contemplare di Dio, et
c he r tr ° f ecretamente andò dietro a llui, per vedere ciò
tion dU avvenisse l et f rate Churrado cominciò a stare in ora-
orala pregare divotissimamente la vergine Maria, et con
dJtnJ n ? nt °’ ch ’ ella dii acattasse questa gratta dal suo bene-
ovai tghuolo > ch’egli sentisse un poco di quella dolcegga la
e 0 h JJf 1 2 3 . sanct0 Simeone il dì della Purificatione, quando
Quest ° m braccw Gesù Christo salvatore benedecto. Et fatta
et Pr ,° ratWne ’ la misericor diosa vergine Maria sì Ilo exaldì •
ccou apparire la Reina del cielo col suo Figliuolo in braccio
Grandissima chiarità di lume, et appressandosi a frate
334
PICENUM SERAPHICUM
Currado, sì gli puose in braccio quel benedeclo Figliuolo,
il quale e’ ricevette divotissimamenie et abbracciandolo et strin¬
gendolo poselosi al petto , e tutto si strugea e risolveva in amore
divino et inesplicabile consolatione. Et partendosi la vergine
Maria da frate Currado, frate Pietro in fretta si ritornò al
luogo, per non essere veduto da lui: ma poi, quando frate
Currado tornava tutto allegro et giocondo, gli disse frate Pietro.
0 celico, grande consolatione hai avuta. Diceva frate Currado.
che è quello che tu dì, frate Pietrof che sai tu quello ch'io
m’abbia avuto? Ben so io, ben so io, dice frate Pietro, che Ila
vergine Maria col suo Figliuolo Va visitato . Allora frate, Cut
rado (il quale), come veramente humile, desiderava d’essere
segreto nelle gratie di Dio, sì ’l pregò che noi dicesse a per¬
sona; et fu sì grande amore d’allora inanzi tra loro due che
uno cuore et una anima parea che fosse tra lloro in ogni
cosa » (1).
(1) Dal capitolo XLI Fioretti: ediz. a. L. Passerini, Firenze 1903,
tip. Camesecclii, p. 113. — Bartolomeo Pisano riassume il fatto m questi
termini precisi: « Hic frater Petrus vidit beatam Mariam summo fulgore
radiantem in festo Purificationis Filium suum parvulum Dominum Iesum
ponentem in ulnas sancti fratris Conradi de Offida, et hoc, dum staren
ambo de familia in loco Forani de custodia Anconae ». Cfr. m « Anaiecm
Franciscana », Quaracchi 1906, tip. S. Bonaventura, tomo IV, p.
-^r -%r
« Al tempo che frate Iacopo da Fallerone, huomo di grande sanctità,
era infermo gravemente nel luogo di Mogliano della custodia di Feì >
frate Giovanni detto della Vernia, il quale dimorava allora nel luogo delti
Massa, udendo della sua infermità, imperò che l’amava come suo caro
padre, si puose in oratione per lui, pregando Idio divotamente con ovatti ^
mentale che al decto frate Iacopo rendesse sanità del corpo, se fosse
meglio dell’anima ».
(Fioretti, cap. u)
PICENUM SERAPHICUM
335
iSMftlS iflMtfiCM
dal ms. Gambalunghiano D. IV. 231 del sec. XVIII
CAPO II.
Dei Conventi della Marca secondo l'ordine delle Custodie
CUSTODIA -A-SOOL-A^lsrjA.
(Continuazione v.n. 2, pag. 183)
§ IIP - MONTEFIORE. (1).
S. Bonaventura mentr’era Generale dell’ordine l’anno
la Chiesa ^ ^ lu ° g °’ 6 Papa Urbano IV l’anno 1264 benedl
UOMINI ILLUSTRI.
nifa TTTTr^lf Partini , che fu creato Cardinale da Papa Bo-
stnl - e* VIII TT 1 ann .o 1295, celebre per le sue Legazioni Apo-
«toiiclie in Ungaria. r
felice Vescovo Gobonese
■•Tommaso Vescovo Vergolese
creati da Bonifazio Vili
RELIQUIE.
del l^ 1 ven , era una Croce di nobil lavoro dentro cui è parte
con ?° la salutifera Croce, donata da Papa Niccolò IV
Con altre Sante reliquie.
In Montefiore si tenne Capitolo l’anno 1467. (2)
0 jdontefìore è della diocesi di Fermo.
(*) Quello che segue è nell’aggiunta.
386
PICENUM SEBAPHICUM
Sopra la porta maggiore — Annis fuit mille trencentis
hoctibus actum me videas PP. mente colas qui limina cerms
Pulohrior in domibus licet anxia porta supernis.
In Coro nell’ingresso in Chiesa = F. Elia Ephiscopus (sic)
Gobenensis de Monte Florum Ordinis Minorum tempore Bo-
nifacij Pape Vili creatus fuit. Et F. Thomas Episcopus Vir-
golensis de Monte Florum Ord. Min. a Bonifacio Papa Vili
Crea Gentilis Partinus de Monte Florum Ord. Minorum ad
Cardinalatus apicem evectus a Bonifacio Papa Vili anno lV
sui Pontificatus nonnullis in Orbis Terrae partibus legatiombas
perfunctus ex hac vita migravit anno MCCCXXV11.
Sopra la Porta maggiore — Sanctus Bonaventura Orai
rnq Minorum S. R. E. Cardinali dum sui Ordinis Generalati
officio fungeretur anno MCCLVI hoc quod extat temp um
eimt AUa Porta laterale che guarda il Chiostro sopra un pic-
col sasso leggesi: D.”" s Urban. PP. IIII me benedixit anno
Domini MCCLXIIII- ^
In una finestra di vetro all’antica leggesi = Beatus f ra
ter Gentilis de Monteflorum- i. m „ rm0
Dentro alla stessa Chiesa v e un bel deposito di marm . ,
ove nella parte superiore leggesi = MCCCX Dommus
tilis de Monte Florum Cardinali Ordinis Minorum tempo
Bonifacij Pape Vili titulo S. Martini in Montibus: e poco p
sotto — Frater Gentilis cum duobus Episcopis Fratre Fe
Episcopo Gobonensi, et Fratre Thoma Episcopo Virgulen».
§ IV. — FORCE (1).
Nell’archivio si conserva memoria essere stato fondato
Questo Convento il giorno 8 ottobre MCCXLXXVI nel r
?£to di ffiov. XX con licenza del P." D Marco Abate*
Farfa, nella di cui giurisdizione Nullius era la Terra
F. Lodovico da Fermo dell’Ordine dei Minori V ^
Castimenense consacrò la Chiesa sotto il titolo di M.
(1) Diocesi di Montalto, e prima del Pontificato di Sisto V. era V
lius di Farfa.
PICENTJM SEBAPHICUM 337
braTO^l 368 ^ ^ SlSt ° Abate Par fense il giorno due di Fe-
is C ri Z fon P e ie - d Gnpn 8< ? la ^ dormitorio si conserva un’antica
tis MCCLXXVI (l) 1Um C ° nStrUÌ ÌnC6ptUm fuit anno salu -
UOMINI ILLUSTRI.
nel Hsffa ££& ^reni" S ' T ’ ^ delIa Marca
Firenze B nTl466 e ° ^ F ° rC<i Mae8tK> “ S ’ T ’ Io 1”isitor di
vento F d, E F„rf 1ÌS p a , PeUeÌ a aU ° Staffol ° OTa Agli» del Con-
quisitore mnfro ? ‘? I08 ° * meriti n «l 1684 & destinato In-
ConMrdia Nel ?V^ aV! ,r “ elle 'Diocesi di Aquileia e
l’Ordine e nel 1 SS 7 c '‘.'TJ .' 0 Geiler ale Apostolico del-
ve„nè !i,l l-- 7 oelebrandosi il Capitolo Generale in Ascoli
«O L’anno i™’c! n cln . 1 uantesim o nono dopo S. France-
de Goti! Sisto Quinto creò il Pellei Vescovo diS. Agata
RELIQUIE.
si venerano 1 delIa ?+' Cr0ce donato da Pa P a Niccolò IV
nioite insigni reliquie, e^ si tengono
popolo. 1 p Domenica di Agosto con gran concorso di
^■utrdS’Sr^r 06 i] Ter2 ’ 0rdine di ~ di ™ te
§ V. — MONTALTO.
da S V l?l e la C 08 tan .i e L'edizione cbe abbia i suoi prinoipii
inori dfm«„ CeS00; 6 11 8lt ° di8tante dalla Città circa un ungilo
mano e in mezzo a una selva (costume del Santo nel
! lia /perchè r SS n U68te dall ’ a ^ mnta « appendice che dir si vo-
da Ferni,) r j a P p P P6clse - Ne ( la P™a copia il vescovado di F. Ludovico
L « momorie'se-
Alm ° I, 1915 - Fascicolo III.
22
388
PICENUM SEBAPHICUM
fondare le sue case) avalora la tradizione. Vi si venera un
imagine in tavola di Gesù Crocifisso, dinanzi a cui si dice
che ^orasse il Santo. La pittura è antichissima Sisto Y.
chiarò Città Vescovile Montalto sua Patria. (1) F
Racconta il Galli nella sua stona ms. che S Francesco
fu in Montalto, e recitando orazioni all ombra dei faggi che
sono vicini al nostro Convento infastidito dal numero dei pa-
seri ordinò loro che se n’andassero, e non tornassero mai p •
Si vuole che duri il prodigio di non radunarsi mai p
nasceri in quel luogo. Vi è una campana fusai annoMCCLXill.
P " Unitaria nostra Chiesa v’è una cappelletto, 0 ^ e sl 0n °
nn imagine di M. V. che ha in fronte sopra il ciglio destio
R segno S dT colpo dattole con uno stilo da un Empio Mon •
Mainati la rifece, e Mone, Magalotti la nrtorò (come a
arguisce dall^s^nente^ epigrafe) Mediolanensis | utr. Sig.
Eef. Sommo Pont. Sixto V | Preaid. ««bemator | snae m
Deiparam piotati a 1 Monumentum | sa ]a ®, . i utr.
Anno MDLXXXVII. Lanrentiue Mmgalottu» Florent. ^ U
Sign. Ref. eadem sibi l’i-ov.’ A Paulo V Pont. O. •
mandata Incoiavate Religioni | Deano maembns mumvtt. or
navit I Anno MDCXVIII. (?) . . fA i a
In Chiesa v’è un’imagine del Salvatore dipm * ^
alla greca assai consumata, che dicesi portata da S. Fr
UOMINI ILLUSTRI (2).
F Felice Peretti che salì al Sommo Pontificato col nome
4Ì Tslvlra rioTas“°e vien nominato in P»
1U ° S P. Francesco Mro (in) S. T. intorno al VOratore della
F. Flaminio Benedetti Maestro in S. 1. e Oia
Provincia a Papa Sisto V. « Tpn1oo . ia ohe
F. Francesco Maria Lucidi Maestro m S. Te 0 ,
dal Vicariato del S. Uffirio di Livorno l'anno 1689 fu P
(1) Dalla prima copia; il seguente è ricavato dall’aggiunta.
(2) Il seguito è della prima copia.
PICENUM SEBAPHICUM
389
mosso all’Inquisitorato di Belluno, e nel 1694 fu trasferito al-
l’Inquisitorato di Ceneda.
In Montalto si tenne Capitolo Provinciale l’anno 1568.
RELIQUIE.
Del legno della S. Croce donato da Papa Niccolò IV, e
in oltre si venerano altre insigni reliquie.
§ VI. CASTIGNANO.
Il luogo vecchio posto sopra un colle fuori della Terra
moggi diroccato in gran parte si vuole dalla tradizione inco¬
minciato da S. Francesco. Alessandro IV in una sua Bolla (1)
del 16 Aprile 1255 concede Indulgenza a chi sovviene i FF.
Minori di Castignano per compiere le loro labriche. (2)
Rainaldo Vescovo d’Ascoli per proseguire la fabrica son¬
tuosa incominciata dai FF. Minori di Castignano concede loro
il poter ricevere fino a cc lire di denari vulterani dei mali
acquisti.
In un’autentica di bolla di Clemente v’è il sigillo di Hu-
gone(?) Vescovo di Iesi del 16 Luglio 1282.
Papa Niccolò IV Vite perennis ecc. Datura apud TJrbem
veterem X cal. Februarij anno VI (?) d’indulgenza alla Chiesa
dei FR Min. di Castignano nelle feste di M. V. Annun. Na-
Purif. ed Assun. di S. Francesco, S. Michele, S. Croce,
e loro ottave.
Le Monache di S. Chiara di Castignano conservano un
reve d’Innocenzo IV che vuole sieno governate le Monache
ai k. Damiano dai FF. Minori. (3)
In Castignano si tenne Capitolo Provinciale l’anno 1575.
astignano inoggi appartiene alla Diocesi di Montalto. Il Fiume
f. roc ^ e d colle, sopra cui era il primo Convento, ci ha obli-
s a ti a passar in miglior sito nella Chiesa di S. Egidio.
d) Ottomani. Dat. Naopoli anno 4.
(2) Dalla prima copia.
(3) Dall’aggiunta.
340
PICENUM SERAPHICUM
UOMINI ILLUSTRI.
F. Marino Maestro in S. Teologia Provinciale della Marca
nel 1481.
RELIQUIE.
Del Legno della S. Croce donato da Papa Niccolò IV,
della Colonna, cui fu legato N. S. G. C. ed altre insigni (1)
§ VII. — S. VITTORIA.
Adi 13 Febraro MCCLXXIX D. Morino Abate del Mo¬
nastero di Farfa col consenso dei suoi Monaci ad sonum ta-
bulae et maliori dona a Fra Assalto, e Roggero Tonti da
Firenze Sindaco la Chiesa di S. Giovanni posta nel castello
di S Vittoria affinchè i FF. Minori possano fabricarvi Chiesa
e Oratorio a onore di S. Francesco e di porvi la prima pietra
benedetta. Inoltre vendette al suddetto Sindaco due pezzi di
terra l’uno e l’altro posti nel vicolo chiamato Floriano perii
prezzo di C fiorini d’oro. , . _ _ m/v
Adi 16 Settembre MCCCLXVIII F. Lodovico da Ferm
Vescovo Casturenense consacrò la Chiesa di S. Francesco del a
Terra di S. Vittoria, e per il giorno della consacrazione, e
annua dedicazione dispensò molte Indulgenze, e similmente
per le Feste di quei Santi cui furono dedicati gli altari. (//
§ Vili. — APPIGNANO.
Il luogo vecchio, che si suppone eretto da S. Francesco
è posto in una solitudine discosto assai dalla Teira. Succe
sivamente fabricammo nel nostro secondo secolo Minori!
altro Convento appena dentro la Terra. Il vicino Torrente i
ha spiantato dai fondamenti. Cadde il Convento sotto la V
(1) Dalla prima copia.
(2) Dall’appendice.
PICENUM SERAPHICUM
341
pressione. Vi tornammo, e stiamo inoggi dentro il paese a
S. Angelo Chiesa parrocchiale. Vi si fabrica Convento nuovo.
RELIQUIE.
Si venera da quel popolo una S. Croce donata da Ni¬
colò IV.
UOMINI ILLUSTRI.
F. Felice Caserta d’Appignano M. ro in S. T. Vie. G. le del
S. U. d’Adria 1655.
§ IX. — ACQUAVIVA.
Per tradizione si tiene fondato da S. Francesco. Il sito
è lontano dalla Terra, la quale è in Diocesi di Ripatransona.
Si tiene, che vi siano seppelliti molti Santi Frati dei primi
tempi. Anni sono sotto l’altare di S. Antonio furono trovate
delle ossa, ma senza veruna memoria. A questo luogo Ales¬
sandro IV l’an. 1260 concede Indulgenza. Cadde il Convento
nella soppressione. Clemente XI l’anno 1713 ce lo restituì
mosso dalla fama di vari prodigi, sopra dei quali si fabricò
processo. La Chiesa fu consagrata prima del 1260.
In Aquaviva si celebrò Capitolo Provinciale l’anno 1569.
RELIQUIE.
Si venera una Croce donata da Papa Niccolò IV. (1)
Fra i primi Conventi dell’Ordine Francescano si conta il
piccolo Conventino di Aquaviva. Si vuole che Papa Niccolò
gli mandasse in dono una Croce arricchita di molte re¬
liquie.
scorrere degli anni fu aumentato di fabriche, acqui¬
lo beni stabili, e vi furono celebrati due Capitoli Provinciali.
e o scaduto secolo egli cadde sotto la soppressione Inno-
fi) Dalla prima copia; il seguito dall’appendice.
842
PICENUM SERAPHICUM
Genziana, e vi furono posti due Preti a ufficiare la Chiesa.
Indi passò sotto titolo di Badia al Piovano di S Benedetto,
onde non facendovi questo la residenza la Ohiesota restò ab¬
bandonata. Per la qual cosa sotto il X Decembre MDCLXXI1
Iddio con prodigi straordinari dette a conoscere quanto gn
dispiacesse l’abbandonamento di quel Santo Luogo. I prodigi
sono stati la comparsa di fiaccole accese in diverse forme, e
in diversi siti. Si aggiravano talora dinanzi la porta della
Chiesa alle volte intorno al Convento, ora in gran numero
ardevano sul campanile, altre volte come globi strisciavano.
Sono stati veduti quattro o cinque lumi unirsi e farne
un solo, o da uno distaccarsene quatro o cinque Una volta
da un sol lume ne nacquero più di cento ponendosi a due a
due in ben ordinata processione. Ora folgoreggiarono come
lampi più volte arrivarono come facolli ardenti dentro la
Terra' fino sopra la Chiesa parocchiale. Talvolta si spiccarono
come stelle da varie parti che in un istante si presentavano
dinanzi la Chiesa, e da quella indi dilungavate. Ora mostrando
di precipitare dal Cielo si posavano sul tetto della Chiesa, e
poi tornavano verso il Cielo.
Nel giorno di S. Tommaso Apostolo essendo una foltis¬
sima nebbia all’improvviso più di trentacinque persone resta¬
rono circondate da chiarissima luce. La vigilia del Nata!
videro le mura della Chiesa e Convento piene di splendore,
e altre volte senza comparsa di lumi parvero di finissimo al¬
lento. La sera dei XIV Febraro andò a lanciasi sopra il Con¬
vento dei PP. Agostiniani scalzi, ove sino a tre volte si a
cese, e si spense. Il giorno di S. Giuseppe fu chi vide per
due volte accendersi e smorzarsi come d una fiaccola il
che ardeva alla Statua del S. Patriarca. Comparve una volta
un Fraticello vestito berettmo sul pulpito col capo scope »
e mani giunte, che sparì come un lampo al terminarsi la-
messa. cantata. Altre volte è stato veduto un Frate pel Con
vento da bambini innocenti. Si sono sentiti odori per la Chies
senza comprendersi da che provenivano. L olio della lampa
di S. Francesco si è aumentato.. Quasi ogni notte pm
anno furono udite suonar le campane da se. Nella Chiesa
una statua di terra rappresentante S. Francesco tenu a
grandissima venerazione, dinanzi alla quale ha operato 1
molti miracoli.
PICENUM SERAPHICUM
343
Si conserva una Bolla d’Alessandro IV anno VI d’indul¬
genza alla Chiesa dei FF. Minori di Aquaviva per le Feste
di M. V., SS. Francesco, Antonio e Chiara, e per la Dedica¬
zione della Chiesa. Fu restituito alla Religione questo Convento
l’anno MDCCXIII da Papa Clemente XI.
EPIGRAFE.
Divo Francisco Assisiati Peuceticam Apuliae oranti appulso
Antonius Ioviee (?) Comes Princeps Aquavivae pauperrimo di-
tatus hospite hoc coenobium extruxit, quod labentibus annis
in usum secularis Cleri conversum Francisco S. R. E. Cardi¬
nali de Aquaviva exortante cum nuper Seraphicis filiis fuerit
restiti!tum iidem grati animi monumentimi posuere an. sai.
MDCCXIV.
CUSTODIA DI FERMO
§ I. - FERMO.
Il primo monumento di questo Convento è una bolla di
Gregorio IX del 1240 che approva la donazione della Cap¬
pella di S. Leone fatta ai FF. Minori. Allo stesso Convento
e stato incorporato un antico Convento di Clarisse, di cui si
conservano alcune bolle mancanti al nostro Bollario Minori¬
lo. U Monastero della Clarisse aveva la Parrocchia inoggi
trasferita alla nostra Chiesa di S. Francesco, la quale è di
nobile antica struttura a tre navate. V’è lo studio di Teolo-
e per l’addietro vi fu il Collegio di Praga, il Professato
e il Noviziato. Il Convento è rifatto nel corrente secolo ma
non compito ancora.
UOMINI ILLUSTRI.
Sotto l’altar grande si venera il Corpo del B. Adamo da
erm ° morto nel 1283. Fu zelante Predicatore.
344
PICENUM SERAPHICUM
Il B. Giovanni sopracchiamato Alvernicola dal lungo sog¬
giorno sul monte della Verna appartiene a questo Convento.
Nacque egli in Fermo, e la grazia avendo prevenuto la na¬
tura nella tenera età di bambino si mostro inclinato al digiuno
alla mortificazione di se stesso, all’orazione ed alla solitudine.
In età di dieci anni prese l’abito di Canonico regolare, tra
i quali vedendosi impedito a praticare le amate austerità con
l’aiuto di F. Giovanni da Muro, che fu Generale dell’Ordine
dei Minori, e poi Cardinale, in età di tredici anni nel 1272
dai Canonici regolari passò al nostro Istituto, e fece il novi¬
ziato sotto il Servo di Dio Iacopo da Fallerone. Dopo la pro¬
fessione fu mandato a dimorare sul monte della Verna luogo
conforme al suo spirito, dove gli si aprì la strada facile al¬
l’esercizio dell’umiltà della povertà dell’astinenza della mace¬
razione del corpo e della continua presenza e raccoglimento
in Dio. Da ogni cosa prendeva motivo di lodare il Signore e
di pensare bene del suo prossimo, e quando i pretesi zelanti
dell’Ordine biasimavano la sontuosità della nostra Chiesa e
Conventi Giovanni giudicava religiosi buoni quei Frati che
con le loro virtù guadagnavano gli animi dei benefattori a
inalzarle e provederle. Digiunava sei quadragesime ogn’anno
la maggior parte in pane e aqua. Vestiva una tonaca rozza
e aspra ; dormiva o sul nudo pavimento o sopra un tavolato
coperto di pelle d’orso. Per tre anni dormì in piedi o appog¬
giato al muro o a un tronco. Ebbe il dono dell’orazione della
contemplazione dell’estasi e della scienza infusa, per cui a
maraviglia spiegava la Santa Scrittura, e scioglieva le dim-
coltà. Fu da celesti apparizioni di Gesù Cristo della Vergine
degli Angeli e de’ Santi favorito. Zelò la gloria di Dio e la
salute delle anime nel ufizio della predicazione. Ardeva d sU °
cuore d’amore verso Dio, e nudriva una tenerissima divozione
al Santissimo Sagramento. Esercitò un ampio potere sopra 1
Demoni, penetrò i segreti dei cuori, e predisse il giorno della
sua morte, alla quale si preparò con i Santissimi Sagramen i
e dopo aver esortati i Frati all’imitazione di Gesù Cristo re¬
citando salmi e orazioni placidamente spirò il giorno di San
Lorenzo l’anno 1322. Il suo Corpo riposa alla Verna ed
suo capo si venera tra le reliquie della nostra Chiesa
S. Croce di Firenze. Si vuole, che il B. Gio. sia l’autore
Prefazio, che recitiamo in onore di S. Francesco.
PICENUM SERAPHICUM
345
F. Lodovico Vescovo Casturicense nel 1368.
F, Francesco Castelli M. ro in S. Teologia Provinciale della
Marca nel 1464.
F. Francesco Antonio Troellieri M. ro in S. Teologia
nel 1731. &
CAPITOLI PROVINCIALI.
^' 0 ^ lven ^° di Fermo si fece Capitolo per l’elezione
del Provinciale nel 1478, nel 1548, nel 1591 e nel 1658, in
cui fu eletto il P. M ro Vincenzo Fratacozzi da Fermo, e nel
1661.
Di altri Capitoli Provinciali celebrati in Fermo si trova
memoria cioè nel 1305, e nel 1349, 1369, 1440, 1584.
§ II. — MONTEDELLOLMO.
Adì 4 Febraro 1266 D. Iacopo Abate di S. Croce di
Uento (1) dà e concede per amor di Dio a onore, commodo,
di S. Francesco per abitazione dei suoi
„ ™ ori la Chiesa di S. Maria di Castello posta nel Ca¬
stello di Montedellolmo rogato F. Bartolomeo.
Adi 9 Marzo 1270 lo stesso Abate Iacopo con altro suo
FÉ' 1 ^ en ^.° ra ^dca a F. Gullielmo Guardiano del luogo dei
-Minori di Montedellolmo la donazione fatta all’Ordine di
• Francesco della Chiesa di S. Maria di Castello, e suepos-
sessioni. r
doli. s ^ esso gimmo e anno si stabilisce la vendita
sud^Ai 6Sa ^ di Castello e sue possessioni tra il
‘ Abate 6 F. Gullielmo Guardiano per il prezzo di 300
c raven. e anconitan.
zinn Sl r aumenta il lu °g° medesimo l’anno 1266 con la dona-
casp G a ^ at,teo da Monteurbano Guardiano, di alcune
d a k M 6 P lazza ’ e 11 donatore fu Gerardo D. Berardo Raiulini
ua Montedellolmo.
D p Altre case > e piazze acquistò il Convento l’anno 1273 da
solri- asc 1 lanella q. m Gerardo Maneuti pel prezzo di 122 lire, 20
1CU volterran.
(1) Nella prima copia vi è Chienti.
346
PICENTJM SERAPHICUM
Antonio Vescovo e Principe di Fermo da facoltà a F. Gio¬
vanni da Montelupone Arcivescovo Neopatrense (1) di con¬
sagrare la Chiesa di S- Maria di Castello di Montedellolmo
dell’Ordine de Minori; dat. il di 21 Maggio 1392: e concede
perciò la sua indulgenza. , ,,
In Chiesa vicino al Presbitero dell aitar grande v e que¬
sta inscrizione.
D. 0. M.
R mo P. Mag. Bonifacio Augustini M. Con. de Monteulmi
Romanae Sapientiae Theologo Viro religiosissimo doctissimoque,
qui ardens innocentiae ac scientiae lampades e manibus num
quam deposuit Firmanse, Cesense, Viterbij, Fiorenti», Bono-
niee Romanse per annos XV cathedras Prefectus, et pei XV
Episcoporum exaraini, Primo sententiarum libro in lucem
edito, aliosque iam iam paratos seternitati si vixisset, conse-
craturus, Conventu Patrio erogata pecunia locupletato, Ordi-
nis Prefecturas, et Episcopatus sponte oblatos recusavit, Man-
surus in gevum memoria, fama, gloria, obijt in Patria setatis-
su* annorum LXVIII Salutis nostr* MD.IIC dieIHI^-
bris hoc in lapide revixit immortalitati Ari. MDìjLaaaa
industria, opera, et huius Ccenobij gratitudine sub Gubermo
Ad. Rev. P. Mag. Nicolai Columbari Discipuli dolentxs. v 4 /
UOMINI ILLUSTRI.
B. Pietro, che fu seppellito in quella Chiesa.
F. Pierangelo Fausti Maestro in S. T. fu Provincia
della Marca nel IBI9. . . r e .
F. Angelo Guidoni Maestro in S. T. Commissario u e
rale della Provincia l’anno 1587. i
F. Fausto Fausti, che ricevè la laurea di Maestio
Capitolo Generale di Siena l’anno 1574, religioso di nio
prudenza applicato ai governi e all’esercizio della predicalo _
F. Bonifazio Fausti Nipote Maestro in S. Teologia albe
(1) Dell’Ordine dei Minori.
(2) Fin qui dall’appendice, il seguito dal testo o prima copia.
PICENUM SERAPHICUM
347
nella predicazione di Monsignor Cassandri, nella quale il
Fausti riuscì assai, e fu ascoltato nelle più insigni Città d’Italia
con applauso. Morì in Assisi.
F. Bonifacio Agostini insigne nella pietà e dottrina, che
insegnò dalla cattedra e publicò con le stampe. Fu Lettore
della Sapienza romana Esaminatore de Vescovi e Provinciale'
della Marca nel 1691. Mori nel 1692 in età d’anni 68, avendo
rinunziato il Provincialato.
In Montedellolmo si celebrò Capitolo nel 1552, 1581.
§ III. - MONTEGIORGIO.
Innocenzo IV con doppio breve Quoniam, Dato il primo
Lugduni cab Iulij anno IV ed il 2. Dat. Assisij 11 nonas
iuli J XI concede indulgenza a quei che daranno mano,
e aiuto ai FF. Minori di S. Maria in Giorgio e li solleva-
ranno nei loro bisogni per compiere le loro fabriche.
Adi VII Xbre 1263 D. Peregrino Abate di Farfa consi¬
derando i meriti ed il buon servizio prestato dai FF. Minori
al detto Monastero, e considerata inoltre la disubbidienza, la
contumacia, il dissipamento, e la vita insolente, e poco one¬
sta dei suoi Monaci e Conversi, e lo sciupamento delle cose
della Chiesa del Monastero posta in S. Maria in Giorgio Dio¬
cesi di Fermo, ove era la Prepositura, spoglia il Proposto, i
onaci e Conversi dell’amministrazione del luogo, e da, con-
Rm 6 C0 . nse S na al Sin daco dei FF. Minori la Chiesa di
p M ar la in Giorgio con la Prepositura, reliquie, cose sacre,
alazzo, Case, piazze, cemeterio, orto, Chiostro, campane, libri,.
Paramenti, calici, croci, turiboli, privilegi, dignità, e onori
gettanti a detta Chiesa, riservando al Monastero il gius so-
P r a alcune cappelle, il gius e giurisdizione episcopale goduta
J ai Monastero di Farfa nel Castello e fuori di Monte S. Maria
111 Giorgio. (1)
v 9 uesta donazione essendo contrastata dai Monaci, Gio-
na^xT con suo bfeve Petitio, Dat. Avenione pridie no-
S ^ ove mbris anno XVII la confermò a nostro favore.
Clemente IV con suo breve Pertulerunt, Dat. Perusij XIV
(1) Cosi appellavasi allora Montegiorgio.
348
PICENUM SERAPHICUM
Cai. Aprilis an. II scrive al Vescovo d’Ascoli, che difenda la
libertà della sepoltura dei FF. Minori di S. Maria in Giorgio.
Altra conferma di Gio: XXII è data in Avignone IV
nonas Octobris anno XIX.
Sotto il di 28 Xbre 1263 D. Peregrino Abate di Farfa con¬
tratta la vendita di alcune terre della Badia per il prezzo di
mille e novanta lire e dugento minuti con Benedetto Cristiani
Sindaco dei FF. Minori di Monte S. Maria in Giorgio.
Il mede" 10 Benedetto Cristiani avendo preso l’abito dei
FF. Minori, avanti la sua professione sotto il di Vili Febraro
MCCLXVIII cede e dona tutti i suoi beni mobili, e stabili (1;
al Sindaco della Chiesa Romana per i Frati Minori prò ma-
randa Ecclesia S. Maria* Montis S. Maria* in Georg* et
complenda, nec non emendis, murandis, compiendo, domibus,
ceterisque rebus necessariis Fratribus dicti loci. .
Nello stesso archivio conservasi un breve di Gio: XAii
Dat. Aven: XVII Hai. Iulii anno Vili con la facoltà reei-
piendi locum unum in terris Nobilis Viri Pandulphi de Ma-
latestis Pisauriensis Diocesis ad nomen, opus, et usuili M. 1 2
norum. (2)
RELIQUIE.
Nella Chiesa si venerano molte insigni reliquie, della
S. Croce, del velo di Maria Vergine, altre di S.^ Francesco
ed altre assai, che si espongono la Domenica fra l’Ottava de-
l’Ascensione.
UOMINI ILLUSTRI.
B. F. Giovanni da Monte S. Maria intimo confidente del
B. Corrado da Offìda. (Vad. an. 1289 t. 5)
F. Ugolino da Monte S. Maria vivea nel Pontificato
(1) Cioè i seguenti beni: La sua Terra o terreno, posto nel luog 0
detto Pelletterie; altro terreno posto sulla strada pubblica e lire c
quatordici; i quali beni aveva il Donatore comprati dall Abate, e m
stero di Farfa, e che appartenevano alla Chiesa di S. Maria, m cu
stati introdotti i FF. Minori, ma dall’Abate eransi riservati pel suo
nastero. (Da una seconda aggiunta.)
(2) Dalla seconda aggiunta, il seguito dal testo.
PICENUM SERAPHICUM
349 ^
Gio: XXII; scrisse la Vita di S. Frane, e del B. Gio: da
Fermo — Un Trattato della Provincia Picena, di cui ha fatto
uso il Vadingo.
F. Mario Orpinelli dotto religioso, Reggente di S. Bona¬
ventura, da Paolo V fatto Vescovo di Montalto.
Vive in questo Convento il P. Maestro Domenicantonio
Baldassarri religioso di polite maniere, che ha publicata una
dissertazione a favore dei PP. della VI Sinodo, e attende a
rifare dai fondamenti il Convento.
In Monte Giorgio si tenne Capitolo Provinciale l’anno
1320, 1585.
§ IV. — MONTEGRANARO.
Si fabbricava questo Convento a tempo d’Innocenzo IV
anno 1247, come costa da una sua bolla, e la tradizione
pretende, che vi siamo andati nel 1226, in sito diverso da
quello che occupiamo presentemente. Infatti l’anno 1259 Ge¬
rardo Vescovo di Fermo perchè non avevamo luogo idoneo,
ue forze a compiere l’incominciato luogo ci dona la Chiesa
e a . Veigine e S. Barbara con le case piazze e campane
possessioni ragioni calici libri e paramenti. Questo luogo era
similmente fuori del paese. Finalmente l’anno 1431 si
° p G ? e . ® u g en i° IV il poter abbandonare il luogo vecchio,
? tabric arne un nuovo dentro il paese, e l’anno 1435 con suo
oreve Eumilibus ci da la facoltà di comprare dagli Agosti-
ulani la Chiesa di S. Maria delle Grazie. Alessandro IV spedì
Parecchie bolle a favore del Convento di Montegranaro; la
Puma incomincia Sanctorum mentis dell’anno 125. con cui
oncede Indulgenza nella Dedicazione della Chiesa e suo An-
e q nm°’ P er ^ esbe e °ft’ ava di S. Francesco, S. Antonio
Chiara; la seconda Vitce perennis dell’anno 125... d’in-
genza per la Festa di M. V.; la terza Vestrce meritis di
f. e r ricevere sopra le usure e rapine fino alla somma di
dor| Cent0 ° ncie d oro; con altro Iustis petentium approva la
* Zl0 » e di Gerardo Vescovo di Fermo, con altra Paci et
\ e « vieta di fabricare Chiese e Monasteri dentro lo spazio
nar Cento Passi vicino al Convento dei FF. Minori di M. gra¬
ppi 0, C0K Un a ^ ra Postularunt dichiara libera la nostra se-
Ura - Niccolò IV con sua bolla Vitce perennis concede In-
350
PICENTJM SERAPHIOUM
duleenza nelle Feste di M. V. Gregorio XI concede 50 giorni
d’indulgenza a ehi visita la Cappella di S. Barbara, i ri a-
brica questo Convento dai fondamenti.
UOMINI ILLUSTRI.
Nel 1580. Fioriva il P. Maestro Antonio da Monte-
^T'Francesco Mauri Maestro in T. Teologia fu Segretario
dell’Ordine e nel 1585 nel Capitolo celebrato m Montegranaro
fu eletto Provinciale della Marca. L’anno 1603 ebbe 1 Inqui-
litotto df pL, e nel 1604 quello di Firenze, dove mon
1 Francesco Pacifici Maestro in S. T. Inquisitor d’Adria
nd Nef corrente secolo (XVIII) fiori il P. Maestro Felice
Conventati (?) . 1 - aa
Altro Capitolo fu in Montegranaro nel 1566.
[Continua)
P. Gregorio Giovanardi
0. F. M.
« Morì frate Iacopo da Fallerone la vigilia di sancto Iacopo apo
nel mese di luglio, nel sopradetto luogo di Mogliano; nel quale, per
suoi meriti, la divina bontà adoperò, dopo la sua morte, miracoli ».
( Fioretti , cap. &•)
. Era frale Giovanni [da Penna] uno Uomo con animo alleg
riposato, e rade volte parlava, et era Uomo di grande or ottone et *•»
et spetialmente dopo Maialino mai non dorsi,a nè tornava alla su
ma stava in chiesa in oratione insino a dì ».
(Fioretti, cap. xli'V.)
PICENUM SERAPHIOUM
351
IL P. GIOVAR BATTISTA DA PESARO
He Viaggiatole e Missionario Frano lei Setolo IVI
I.
«• J Abbiamo indubbie prove, scriveva nel secolo passato il
dp? p r ? r ^ 6r benche Protestante, dell’infaticabile attività
rrmn iatlMin °n come viaggiatori e come Missionari; essi fu¬
rono inoltre diligentissimi nell’osservare le notevoli cose dei
paesi dove passavano, ed accurati nel registrarne la memoria,
nnfn espertl . de ,f h uommi P oi chè eran usi a vivere tra il po-
disl aVV ? Z1 alk P °I ertà 6d alla soffere nza d’ogni maniera
v - 5 ’. P° ter ono penetrare in paesi dove niun altr’Ordine, o
viaggiatore moderno, avrebbe osato arrischiarsi. » fi) E così
presso a poco la sentono il Cantò, l’Humboldt ed altri, re-
o m ° i A? Sempi ° n ^ n pochi di ^ nesti magnanimi Viaggiatori
trino^ 10 ^!r S ˡ j an francescani, massime in Oriente, e fin dal
temS P ̰ ddl ° rdir f‘ Sì magnanimi, lo ripetiamo, poiché nei
i mezzo ’ ed an °he dopo sino ad un secolo fa e meno,
cosici l - Viaggl ! c om e accenna il citato Scrittore, erano fati-
aon\- mi 6 P enc olosissimi sia pe’ mezzi di trasporto, che o
Per Al 6ran ° ° d eran ° imperfettissimi, e perciò disadatti tanto
senmrf » ^ PG1 ' mare ) Sicchè dovean Raggiare quasi
bar/A i piedl .’ e P er strade e luoghi, spesso tra popoli bar¬
coni- agg1 ’ senza guida ’ senza conoscenza di lingua e di
non v^ 11 ’ senza sapere alcune volte neppur ove s’andassero, e
ciò «A rad ° r ncand0 anche del necessario alla vita; e per-
E? P uV° l a paura addosso e la morte avanti gli occhi,
di ro m 11 “ne primario di tali viaggi non era mica l’acquisto
insomm’a °f A fama ’° P e ggio d capriccio e lo svago, un fine
altri vi! 1° mondai*o e terreno, come purtroppo è di tanti
laggiaton antichi e moderni, cristiani e non cristiani.
LfaAA ^Portato dal P. Teofilo Domenichelli dei Minori - Sovra la
1 viaggi del B. Odorico da Pordenone ecc. pag. 20.
352
PICENTJM SERAPHICTJM
No davvero, ma bensì la gloria di Dio e la salvezza delle
anime Yale a dire, obbediano a quel precetto del divin Mae¬
stro agli Apostoli, dei quali eran essi i seguaci eo. i conti¬
nuatori nell’opera dell’umana redenzione: Andate per tutto il
mondo, predicate il Vangelo a tutti gli uomini Chi crederà
e verrà battezzato, sarà salvo, chi poi non crederà, sara con¬
dannato (1). Rinnovato poscia tale precetto, quanto a noi
Francescani, dal nostro Serafico Padre, prima colla parola: bu
miei figli carissimi, dicea loro un dì che se ne vide attorno
un buon numero, andate a due a due per le diverse parti del
mondo, annunziando agli uomini la pace e la penitenza per
la remissione dei peccati (2). E poi coll esempio, recando
egli medesimo, e per due volte, in Oriente, ed in altre parti
fuor d’Italia; sempre al medesimo ed altissimo scopo, ed an¬
che a cercarvi il martirio. Nè questa parola, quest esempio
d’un tanto Padre furon vani, poiché codesti suoi fagli lo ri¬
petiamo, fin d’allora in tutti i tempi, in tutti i luoghi furon
i primi e forse i più numerosi appetto di altri Religiosi he
desistici a recarsi alle Missioni in ogni parte di mondo, sicché
si potrebbe in qualche modo ripetere eziandio di essi ciò eh
il santo Re Davidde prediceva degli Apostoli: La loro
si è diffusa per tutta quanta la terra, e le loro parole sino
confini della medesima (3). Ed è questa per avventura la pi*
bella gloria dell’Ordine nostro. . . n r ra .
Fra codesti più grandi Viaggiatori e Missionari Co
telli è d’annoverarsi, nella seconda metà del secolo decimose-
sto il P. Giovan Battista da Pesaro; poco conosciuto nell v
dine e meno fuori di esso. E da ciò la ragione prmcipa e
questo nostro cenno storico-biografico su di esso, affane F
punto di farlo meglio conoscere e renderlo, se fosse possihi -
anche popolare; oggi, giova ripeterlo, che si da importane
Viaggiatori, i quali sia per mare sia per terra se ne van .
con tutta commodità, e sovente con tutt altro SC0 P° c ^ ug6
giovare alla vera civiltà, alla vera religione. Una dell °
per cui il P. Giovan Battista è poco noto si e che la sua
pubblica è quasi tutta comune con quella di altri suoi
(1) S. Marc. cap. 16, vers. 15-16.
(2) Il B. Tommaso da Celano — Vita Prima, cap. 1~.
(3) Sai. 18. 5.
PICENTJM SERAPHICTJM
353
S'vemS^T 10116 a dÌ missione - Ed un’altra che assai tardi
sono venuti a luce ì documenti che lo riguardano direttamene
" 0,am ° S ui “ 6 ««* P® opera specialmente^del
noir a 10 p. Continuatore del Waddingo, e più del P Mar
ria Franoes^D e a ZZ E S“*° b ™T eriti ] ’ unu e Miro delia Sto-
virpmn ! !? ; E d questl docum enti specialmente ci ser¬
viremo a compilar questo cenno, senza la pretesa di farlo
mpieto, che a ciò si richiederebbe uno studio più lungo ed
“òpera 9 ”) 6 ’ ^ è
II.
Vita lVp.!f 0 r? adre ^ C0SÌ abbiamo da l Ristretto della sua
castello ^ Pesare 0 nel r Sta Lu ^ Ui di Monte le Vecchie,
1540 nel mese di qp f+ 1 Co “ uae dl Tomba —, nacque l’anno
della suddetta antica^^r^ G J e ^ rio % lio di C. Battista
essendogli on i 1 £ amiglia > e da donna Camilla Perii. Ed
passato fi £° stod detto nom e, come in memoria del suo Avo
d i padre l dUnadre™ 0 aM ° ® tà ’ ~ già rimaso orfano
dal M R p m p dl S “r 61 medesimo ~ f u vestito
te n>po Guardiano di S 1C F Lucarelh .? uo Zio P a terno, a quel
diocesi S r ^ Francesco nella terra di Mondaino -
stessa Religione cioè “ edesi “° ® uo ablto > e fu fatto fare della
portò queslabitò 98 d • Padn Trancescani Conventuali ; e
quest abito 28 anni ». - Ove facesse poi i suoi studi,
Wlne Q d? t L̰X^ ti fS°W dU i e • Prin ? 1 ipalmente > vale a dire La breve
poi Sommo Pontefice !nl d lui medesimo.al Cardinale Medici che
Marcellino da Civezza nell ° m6 dl Le 0 p 6 XI ’ portata per intero dal
ce *c ana eC e sotto u T n , ell ^ sua opera Saggto di Bibliografia Sanfran-
>o d’incerto A n o/ ar a Pe T°’ pag ’ 452 ’ ed una Breve Vita defio
Bìblìoq ratìcn ^ + manoscritta, riportata pure per intero ne\VAppetì-
*• he Gubematìs Lria fàìOrbu Seraphicus etc. De Missionibus del
P ar la altresì ha so ^° stessa parola Pesaro , pag. 787. Se ne
P ' Arturo ai 7 1^1 su< ? cmto > nel Martyrologium Franciscanum etc. del
1111 sa nto storL h 6mb " e ’ pag b B ° 9 - Ed a ’ te “PÌ nostri ne abbiamo
Minorum etl “ì? a ® u oi Compagni nei tomi 21 e 22 degli An-
na *Be Sion?» 1 dal d ? tt0 R Melchiorri; e nel voi. 7 Sto-
r e ne fa cenno Fra , nce ' <<cane ì ecc -> del P. Marcellino; senza contare che
H Spiali e p’Stgh™ i n ° SW “ tichi 6 mod6mi S « ri «»ri iL
NNo I, 1915 - Fascicolo III.
23
23
354
PIOBNITM SERAPHICTJM
non sappiamo; alcuni vogliono, come il P. Huerta, cui ade¬
risce il P P. Marcellino da Civezza, ch’egli avesse avuto compa¬
gno ne’ medesimi il gran Pontefice Sisto V suo Confratello
ciò che non può essere giacché il Peretti era nato 19 anni
prinm di° J, vale a dire nel ^21 Probabilmente però
ne fu discepolo o in Rimmi, o m Siena, od m lerm
ove questi insegnò; il che appare anche da quello si dira m
9egUÌ <!°Dalla felice memoria, seguita il Biografo, del Pontifico
Pio Y fu mandato a quella sì bella e venerabile impresa della
guerra navale, fatta nel 1571, nella quale serviva egh come
Confessore al nostro Serenissimo Duca quando da Principe
rò a quella sì grande impresa ». - S’intende qui senza. dub¬
bio la famosa battaglia navale, combattutasi nel golfo di Le¬
panto, ove venne prodigiosamente distrutta la grande
dei Turchi da quella piccola dei Cristiani;. e lfia ccatol
smisurato orgoglio di questi giurati nemici della Croce Onde
da qui incominciò pel nostro P. Giovai Battista quella sua
vita piena d’avventure, di pencoli ed anche di tatti eio
alla gloria di Dio ed alla salute delle anime. Tornato sano
salvo da là, e desideroso, dice qui il Continuatore del Wa
dino-o di osservare la santa Regola francescana con maggior
strettezza e perfezione, se ne andò in Ispagna. e s’aggr^
alla provincia di S. Giacomo dei Francescani Scalzi, istittnt
già da un 50 in 60 anni prima del P. Giovanni
lupa- detti poscia anche Alcantarim da S. Pietro dA ^
che fu il più bell’ornamento di questa Minontica fiorm •
secondo l’Arturo, ciò avvenne in Madrid. « I quali h rati,
gue il Biografo, già avean fatto molto progresso e e
per le rigorose penitenze che esercitavano, e pei il
raro esempio che davano di se stessi. » . -, ita
E, bene appresa la lingua ed eletto Predicatore, fi d ^
tosto con grande zelo e fervore a questo santo mi
emulando in ciò, ed anche superando, i nuovi Oonfrateih. P, @
però si rimase in Ispagna, poiché per la sua molta te
capacità venne presto destinato ad altra ben P 1 " 1 P he ci
e difficile missione nel nuovo mondo; ma qui ^ sciam ° s0 lo
narri tutto ei medesimo nel breve ragguaglio che ne fece, ^
ci permetteremo di raddrizzare qua e la qualche esp
o storpiata o non più bene intesa.
PICEXUM SERAPHICUM
355
III.
dcdAAH 8 * 0 gi0ra ^. 16 di « ennai0 di quest’anno 1693,
!n» ,! V" C ? ria * santo Paolo primo Eremita, che 60
anni fu nel deserto, vissuto con mezzo pane — al giorno —
che per il mansueto corvo gli mandava il Signore Dio- non
adendo io potuto riavere il libro che detti al Papa delle’ cose
fili gian . r f. g ^ della China, ho voluto dare a gustare alli gen-
che fiSiVn 1 V °n ra Alt6 A Za Serenissima le molliche del p g ane
vob 1-^T 6 ^ 0 mandÒ a quelle P° vere creature ragione-
e di vZrl\ H- ndie C Q n grande onore di sua divina Maestà
e ài Vostra Altezza Serenissima, che allora era Protettore e
Oovernatore di questa sua Serafica Religione. Della quale es-
y 11 in degmssimo Professore, ed avendo col merito del-
almeun lenza fatt , a SÌ ^ nga P eri grinazione e viaggio, devo dare
Parte d ì lagguagll ° a11 Altezza Vostra e scoprire al mondo la
vina m 1 5 ° che ne avrà in paradiso quando per la di-
cum * senc S rdia verrà l ora di andarvi a sedere e regnarvi
cura pnncvpibus populi Domini Dei nostri. E per proledere
Cello eb' ameilte 6 °°? la maggi0r brevità, ch e P io P Srò db ò
arrivammo ™ ° CCOrrerà alla memoria m ciaschedun luogo ove
gorioVTTT° m lfr d0 ; , die0 C 5 e ’ essen do Sommo Pontefice Gre-
e Protetto ’ 6 Serenissima amplissimo Cardinale
desimi Ir T l i ° rdine nostro > e Ministro Generale del me-
rfcSL 1 \ C T f° m U Tr ~ Cristoforo da Chefontaine -, per
l’0?dinp le ? Ste ^ Sa Vostra Altezza un grande Religioso del-
gnuoln nostro ’ Frate Laico, Antonio cioè di S. Gregorio Spa-
i Vo4™ A U ,f dal P 7V ? Eoma ’ Ìm P etrò dal Papa,
Gissimo Va, A t f ZZa e d n 1 G_enerale dl condurre operai del San-
aecessitatp !f C i °i & paiti; essen do quelle creature sì
le Lettera ? 1 ^ SanU fede cattol i ca - Onde, avute
i RelioS Ap0St0hche ’ venne in Spagna, e quivi aggregati
P iù inde^n Pe L q T S Ci- grande impresa ’ tra ’ quali essendo io il
altrimeuH ’ • u « Rell g 10 so ca P° P erò la pensava di lui ben
tenerlo rl^’- ^ 01c ie j be n conoscendolo, fece il possibile per ot-
era pL a * Superiori, col beneplacito del Re Cattolico, — che
Per el P ;? P ° 11 ~ andamm c alla città di Siviglia. E quivi
cleztone canonica fatto nostro Superiore Frate Pietro
356
PICENUM SERAPHICUM
d’Alfaro della stessa Siviglia, Religioso d’angelico aspetto;
dono d'aver noi quivi predicato il Vangelo more apostolico nelle
mazze per il gran concorso dei popoli, che ci venivano a ve¬
dere, essendo cosa nuova in quella città il vedere Frati scalzi
_ c i 0 è _ colli piedi nudi per terra — e dopo essersi convertita
una Turca alle nostre prediche come un segno del frutto che
il Signore pretendeva cavare da tale missione, 1 anno 15//,
la notte di S. Giovan Battista facemmo vela e partimmo da
santo Lucar de Barrameda, porto molto celebre edimportante
ove arrivano le flotte del Re, che vengono dal Peiu e dalla
NU ° V < a Ecco quel che successe nel primo viaggio del suo pic¬
colo ovile, dei 13 Religiosi cioè eletti per memoria dei
sacro numero apostolico, secondo che il Papa aveva voi . ^
e sua Maestà Cattolica vi mento tanto, dandoci tutto quello
ch’era necessario per sì gran viaggio ». — Il da Civezza, c
avea in mano anche altre Storie e Relazioni di quest* epe
dizione, specialmente quella del P. Martmez dice eh era cmm
posta di 15 Religiosi, 11 Sacerdoti cioè, 2 Chierici e 21 Lai _
Conversi, e ne specifica i nomi, i cognomi e la patria ma
forse il nostro P. Giovan Battista, che dice essere stati 1*
non vi comprendeva i Fratelli Laici (1).
IV.
« Si partì adunque, prosegue il nostro Missionario, ed m
10 giorni arrivammo alle isole Canarie, dove ste e i
Frate Dieco, che Sisto V. ad istanza del Re Cattolico ca
nizzò, e Vostra Altezza, essendo allora Protettore di Spag '
ne trattò l’affare -. « E qui ci racconta qualche
di queste isole; ma a noi non interessa punto molto piu c
ben conosciute prima -. « Poi partimmo ed entrammo p*
quel golfo sì tempestoso di quel mare Oceano —, Atlantic
detto Alagli Spagnuoli il golfo de la Sieguas, non ^
timore grande, essendoché le onde sogliono passar s 'P ^
navili da banda a banda, acciocché conoscessimo essei
quel detto : Qui navigarli mare, narrent pencula ejus. r
886 ,
(1) Storia Universale delle Missioni Francescane ecc. voi. 8 pag.
PICENUM SERAPHICUM
357
meglio pio vare il Signore Dio li suoi Servi, volse che in quella
flotta —— forse che allora, almeno secondo lui, anche una sola
nave diceasi /lotta, ovvero viaggiavano insieme a qualche altra
nave mercantile — entrasse la peste, e 6 dei nostri passarono
a miglior vita con segni evidenti, poiché l’uno diceva mo¬
rendo : Introibo ad altare Dei; l’altro : Videbo Dominum ; l’al¬
tro : Complacuit Patri vestro dare vobis regnum. Ad un’altro
trovammo nel petto, sulle nude carni, una croce con acuti chiodi
che lo aveano ferito ; alla morte d’un altro apparve di notte
una colomba bianca sopra della gabbia — cabina —, essendo
egli stato devotissimo della Regina del cielo, digiunando 18
anni ogni sabbato a suo onore. Ed un altro, ch’era il più
robusto e gagliardo di tutti, convenne risolversi a partir di
questa vita con più prestezza degli altri, e diceva : Muoro
volentieri, essendo che sia meglio la carne mia esser cibo di
pesci che di vermi; e sapendo noi che Iona Profeta, il quale
tu cibo di quel gran pesce, ora crediamo che regni glorioso
in paradiso. Solo io ed il Superiore ed il buon Frate Laico
restammo senza peste; gli altri che furono tocchi, poi risana-
■ ~ fecondo il P. Martinez, lo Storico addotto sovente
. Marcellino, ne sarebbero morti solo 4 di peste, e li no¬
mina ; ed altri 3 nell’arrivare alla Nuova Spagna (nell’opera
sopra citata a pag. 887); ma ciò al nostro scopo poco importa
°hi de’ due dica il vero.
« Ma, prosegue il Pesarese, acciò non ci potessimo glo-
iare d aver passato quel gran golfo senza gran timore di
n<ni 6 ’ P erm ^ se il Signore Dio che si appiccasse il fuoco
Afa nave il giorno di S. Anna; e già abbruciata da un canto
e d i 01 f Z10ne della Madre di Nostra Signora e del Figliuolo
fnn . S .‘ Fra ncesco e di quel nostro angelico Superiore, il
g- 00 8 attinse subitamente. Prima però di arrivare, scontras¬
si 0 un isola detta in lingua spagnuola la Descade, che poi
dpli 110 ? 111 .^ di Santo Domenico; — S. Dominco, la più grande
sol/fo^ 6 nell’America Centrale dopo Cuba—ove i primi
Dori . bpagnuol i’ che vi arrivarono al tempo di Carlo V, si
ai °ne tanto male con que’ naturali (indigeni), che quando
fors aSSamm ° n0Ì ’ ne PP ure un «ole ve ne trovammo vivo; e
t e . 6 .P er flnesfa causa li Spagnuoli presenti vi sono stati a’
der» Pl n ° StrÌ SÌ nialtrattati dal Drucco, perchè sta scritto : Da-
mensura, qua mensi fueritis, remetietur et vobis. E’
358
PICENUM SERAPHICUM
isola fertilissima, e in un porto, ove ci fermammo, detto Ochoa,
vi fa il buon zucchero come nelle Canarie. Poi in pochi giorni
cioè la vigilia della Madonna di settembre, arrivammo al primo
porto di Nuova Spagna, detto S. Giovanni Deiva »; — cioè
il Messico, che fu scoperto e poi conquistato da Ferdinando
Cortez tra gli anni 1519 e 1521 — e quivi, laudato il Signore
e baciata la terra in segno di gratitudine, ci animammo a
seguitare il viaggio, ed arrivammo ad un luogo di mal’aria,
detto Vera Croce. -- Vera Cruz, oggi porto principale dei
Messico da questa parte —, ed in vero che gli quadra il nome
essendoché come li Giudei cavarono per mezzo della Croce il
sangue al nostro Redentore, così rinimico pare faccia colli
Cristiani per mezzo di certi moschetti, i quali sono tanto cru¬
deli, che, mordendo i nuovi arrivati a quella terra, cavano
loro il sangue. Ma i naturali vi pongono rimedio con certo
bagno o tinta, quale posta sopra i nostri piedi e gambe, più
non ci potettero dar noia. Poi arrivammo a miglior terra
detta Sciologa, poi a migliori paesi, com’è la Scala, la città
della Popola, e finalmente a Messico, sì rinomata città, —
oggi capitale di questa grande Repubblica con 350 mila abi¬
tanti e più — fummo ben ricevuti con onore e dagli Spagnuoh
e dai naturali; e quivi evangelizzammo sino al mese di de-
cembre con tanto concorso ch’era necessario ascender sopra
delli tetti perchè que’ naturali vedessero almeno il Predicatore
non potendo ascoltare. E questo viaggio fu terminato ^col-
l’arrivare al porto di Acapulco, passata tutta la Nuova Spa¬
gna; e qui ci fermammo ». — Passata tutta la Nuova Spa¬
gna, ei dice, vale a dire da Vera Crux a Capulco sul Pacifico,
buon porto anche al presente, andando per terra ove questa
regione è assai poco estesa. Sicché tutto questo suo viaggi 0
dalla Spagna a tale porto fu di circa 5 mesi.
Y.
— Qui dobbiamo fare un passo indietro per dire al 1°*'
tore in poche parole ciò che il P. Giovan Battista non ci ha
detto; vale a dire che quando i nostri Missionari P artir0 “
da Siviglia, partirono sì per questa Nuova Spagna, come di
ei medesimo; ma la meta non dovea esser questa, alme
PICENUM SERAPHICUM
359
nella mente de’ Superiori, bensì le isole Filippine. E siccome,
osserva qui il P. da Divezza, si riteneva ornai con sicurezza
che si potesse andare alle Indie Orientali partendo dalle Oc¬
cidentali, come avea già divinato l’immortale Cristoforo Co¬
lombo, e praticato il Magellano nell’andare appunto nel 1521
alla scoperta delle stesse Filippine, fatto forse ancora igno¬
rato dai nostri Missionari, risolsero essi di tener questa via;
e vi riuscirono e bene. Ma più, quando giunsero alla detta
città di Messico, essendo stato il loro drappello decimato dalla
peste, come sappiamo, si pensò tosto di reintegrarlo. « Nè
ciò fu difficile, dice qui il sopraddetto Storiografo, essendosi
offerti parecchi di que Confratelli che qui evangelizzavano
a riempire il posto de’ caduti; come il celebre P. Giovanni
d’Ayora, il P. Bartolomeo Ruiz, che fu poi il primo apostolo
dei regni del Tonkino e della Concincina, il P. Stefano Or-
bz, il P. Giovanni Porras, il P. Pietro Munique e il Fratello
Converso Giovanni Clemente, che poi avrebbe fondato il primo
ospedale per i nativi delle Filippine in Manilla. Se non che
a supremo capo della Missione, Pietro Alfaro, parvero pochi
per il gran campo apostolico a cui si recavano, e stimò bene
rinviare alla Corte di Spagna e di Roma Frate Antonio da
Gregorio per sollecitarne di là un numero maggiore. Ri¬
partito questi per la ricevuta commissione, quelli di Messico
“ avvi arono frattanto al porto di Acapulco, da cui, essendo
s ata allestita la nave che dovea trasportarli, fecero vela pieni
di straordinaria allegrezza » (1).
Dopo ciò lasciamo che prosegua il racconto il nostro
yi°van Battista. « Alli tanti di marzo, l’anno 1578, ci
Partimmo da quel porto, e cominciammo quella seconda na-
g^ione, e per me terza; ed in quel mare, detto mare del
u i navigammo come per acqua dolce, senza mai aver mal
°inpo nè vento contrario, onde in breve, cioè la vigilia della
isi azione della Madonna — 1 luglio — arrivammo alle isole
1 ippine. E prima lasciammo le isole Learbute a mano manca,
e me avevamo lasciato il Perù dall’altra ». — Non possono
** queste isole che le dette oggi Galapagos, piccolo arci-
9 ago innanzi alla Repubblica dell’Equatore e sotto l’Equatore
e desimo appartenenti presentemente agli Stati Uniti d’A-
(1) Storia Universale delle Missioni Francescane ecc. voi. 8 pag. 888.
360
PICENUM SERAPHICUM
merica —. « E giugnemmo alle isole Ladrone, dette dai Porto¬
ghesi delle Vele. Sapemmo che erano 12 o 13, isole incolte,
piene d’uomini selvaggi, che vanno nudi come si nasce, benché
le donne con una foglia grande si cuoprano le parti naturali.
Hanno gran timore delli tiri di archibusi, e però gridano
eripec , che in quella lingua vuol dire: non con l’archibuso.
Tirano con fronda, e fanno tanto male che ammazzano
i loro nemici con quadrelli di pietra che tirano. Non vogliono
oro nè argento, ma il ferro sì per lavorare la terra. Sono uomini
di gran forza, con un pugno rompono una di quelle noci
d’india. Quivi, non essendo l’ora di farvi frutto, fummo sti¬
molati a lasciar quest’idolatri come eran prima; e, lasciando
questi indegni, in breve tempo si arrivò alle isole di Ponente
dette Filippine ». — Furon chiamate Filippine dallo Scopri¬
tore Magellano, come s’accennò sopra, ad onore del Sovrano
Filippo II che allora regnava; formano esse un grande arci¬
pelago, abbastanza coltivate e popolate, state sempre sotto la
Spagna sino a pochi anni sono, quando, vinta questa in guerra
dagli Stati Uniti, caddero sotto di questi.
Non ci dice su quale di queste isole approdarono, proba-
bilissimamente però tu su Luzon, che n’è la principale, e nel
porto di Manilla, città capitale ed assai importante anche al¬
lora. E neppur ci dice nulla in fondo di questo lunghissimo
loro viaggio, ad eccezione del cenno sulle isole dei Ladroni,
quasi fosse stata una semplice traversata; giova per ciò udirne
qualche cosa di più da uno d’un’altra spedizione di Missio¬
nari Confratelli, fatta un 18 anni dopo, molto più che questo
viaggio fu identico a quello : eccola. « Ai 25 di marzo ®
1596 spiegammo le vele d’Apulco, e dirigemmo il nostro viag¬
gio verso Occidente, di conserva con un’altra nave ch’era la
capitana. Ma questa compagnia durò poco, perchè al principio
della navigazione la perdemmo di vista, e non la rivedemmo
più se non dopo che fummo arrivati all’isole Filippine. Nc>
solcammo quell’immensità di mare, ch’è più di seimila migha
di golfo, camminando sempre pel medesimo parallelo tra 11
ed i 15 gradi di latitudine boreale; con prospera e felicissima
navigazione, senza mai muover vele, nè volgere antenne,
con vento a poppa, per esser sempre il medesimo, che soave-
mente e continuamente spira per tutta quella zona Torri
dall’Oriente verso l’Occidente; talché sarebbe impossibile r
PICENUM SERAPHICUM
361
tornare per quel parallelo. Ed è bisogno uscir fuori dei Tro-
di?™*L V ° ler ri m Vare / entÌ settentrionali, o australi, che con¬
ducano verso 1 Oriente, per ritornare al Messico, o per dir
Sffndaf P0 f t0 dl Acapu ì°°\ ch ’ è via gg io di 6 mesi; sebbene
all andare si fa m poco piu di 2, siccome facemmo noi che
lo facemmo in 76 giorni, dopo de’ quali arrivammo alla vista
i P n 5* e lsol | e ’ P oste a ii a latitudine boreale da 7 a 15 gradi
Vela? 1 » ^ no11 ciliamano de los Ladrones, ovvero de las
vari IL JL? U1 a 1 “ arrat 1 ore si ferma a lungo a descrivere sotto
nostro p fc p deSte 1S ° le ’ ° 0me avea fatt0 in P° che Parole il
nostro F. Giovanni ; a noi però basta sin qui
VI.
stinnLL^. cc< ^ a dunque il nostro Missionario giunto al suo de-
tempo d non f ? 0Ve Cert ° dovette fermarsi per qualche
poli^ T t0S f f tro P er apprendere la lingua di que’ po-
tuttóri h m f °, nd ° 01 Vien dett0 da lui medesimo. Si conserva
2£!^ra diretta*' suoi paesani, parenti ed
zi 0n i ’d ni qUale f a + °!° Sue notlzie > fa delle raccomanda-
nar! » • li F e r 1Q dl testame nto, quasi certo di non più tor-
ed il 1 nvede J ll - La ^le lettera, secondo la data 27 luglio 1578
dall? r°f° , de a data ’ del Ponente, (altri leggono •
noni?t e - del P Tu\ e f ° rSe meglio ) non Può dubita?! che
Per chi e?r e8Se t-f dal f inA ÌppÌne P ° C ° dopo giunto colà; poiché
ad Occidp t Par f° daU America ’ q ueste gH stavano sempre
luogo Zj 3; f con frano però secondo la descrizione del
ditoima TO d °I e a s P edlsce , Che chiama mondo nuovo, e gran-
MemanZ^’ * tu ! ta ltalia ’ Spagnai rancia, ed
inerir? a ms \ eme > parrebbe che volesse indicare piuttosto l’A-
lippi ’ a S ° la Nuova Spagna, il Messico, poiché le Fi-
Pare LT hanno , ne PP ure l’estensione della sola Italia, nè
andato f deSSe x Par are della Cina ’ alla d uale non era ancora
mondo U ? n P ° tea averne cognizione, nè chiamarla
vo. Fasta, sia come si vuole, noi porremo qui que-
(1) 11 P. Marcellino eco. Storia delle Miss. Frane, eco.
862
PICENUM SEBAPHICUM
sta lettera nella sua integrità, essendo non PO c ^ interessante
non fosse altro a conoscer sempre meglio la sua ìndole e pa
della sua vita.
lesus, Maria, Franciscus.
« Popolo e Comunità mia nelle viscere di Cristo molto
amata: Pax Ubi semper. Se bene mi ricordo dal di chic
nacqui al mondo cieco, e dopo nato restato orfano senza pa
dre^e senza madre, nudrito ed allevato fra gli altri suoi fi
gliuoli sino al quarto decimo anno dell’età mia, quando mi _
Zio Fra Nicolò mi vestì dell’abito, e sino al di d oggi, mai
tì ho dato buon consiglio, nè buon ricordo, e nè manco ades o
che sono lontano da te 15000 miglia — un po troppe
auesto mondo nuovo, fra il numero dei Predicatori, mand
a convertirli da Sua Santità e dal Re Cattolico,
frno- non sapendo se un giorno — questi popoli — mi taranti
mercede e grazia di cavarmi da questa misera V lì f 10n
Questo terreno e fragil corpo mio, come sempre e per la 1 g
gior parte è successo agli altri che sono stati mandati a
desimo effetto, che cioè sono volati martiri al cielo, m è pa
dar questo av^so e consiglio, acciò col sangue mio, essendo
ancor io nato in codesto Castello, per essere stato io i mag
gior peccatore del mondo ». - Qui seguono un paio di ugbe
dalle Squali lo stesso copiator della copia .antica ^nomne topo
tuto cavare alcun costrutto; par voglia dire che, dando eg
onnOTie ner la fede di Cristo, soddisfarebbe in qualche
a Dio ed alla Vergine dei peccati fatti e dei benefìci rmev ^
e poi conchiude il periodo -, « m questo nuovo e grand* a
mondo, maggiore di tutt’Italia S P a gf a ’IXcnttolita tì rac-
insieme. E se sarò morto per la Santa Fede Cattolica,
comando li miei parenti che siccome lasciai il
infermo, forse saranno nelli orfani. E addimando
qualsivoglia mal esempio ch’io t’abbia dato, e bp. 6 , gi
dichi alli Frati da mia parte quando faranno capitolo, ^
degnino parlare con questa mia lettera, e pregaie
Ministro di farmi perdonare il pane che fra loro ma g l
tutto il tempo senza aver fatto professione che anco q^ _ o
fu per mia negligenza, e qualsivoglia mal esemp
mio irab^-
perdono di
i rvrp,2*0
PICENUM SEBAPHICUM
diedi ai maggiori, eguali ed inferiori, sì in parole come in fatti
ed a mio fratello Francesco, quale fu meco in Ispagna, e mai
pm comparse, gli dimando perdono che per mia occasione
resta senza i figliuoli suoi e parenti. Oggi mi obbligo tuo •
voglio sempre pregare Iddio benedetto che ti sia propizio e.
avorevole, e confidato nel tuo amore verso di me senza niun
mento mio: Farò fine, ma non di amarti.
Dal Sole... del Ponente quest’anno 1578 di luglio alli 27.
Tuo Oratore F. Giovanni Lucabelli
da Monte le Vecchie
nri w ì n , bl ’ e Tf te ™£ 0 ’ ~ P ros egue egli il racconto — avendo
pigliato altri 6 Frati in Nuova Spagna in luogo dei pas¬
sati a miglior vita, ripartiti more apostolico, — vorrà dire
1 ,. , a r*e . ed in bieve tempo saputa la lingua di quel-
p ° a prmcipale detta Luzon, vi piantammo l’Ordine nostro,
nnl Ì a r zammo innumerabili anime, che in 3 mesi con
quelle che prima avevano battezzato li Frati di S. Agostino
nume^K-r nume ^° dl 600 °; ed ord saranno senza dubbio in-
merabdi essendo tanto tempo che partimmo. E’ ben vero
solo u? 1 ’ Ch f “damino al gran regno della China, avendovi
stru7 r rat ° 3 .f®?’ da 9 chiese ~ fi ui è confusione di co¬
lini one . e . perciò di senso, colpa forse il copista — per il
uSo V wf ter ° Vi Si fondarono solamente, 4 mill’anime per
Zi • attezzammo - E n °n è vero che le battezzammo more
come d ° 0n y n as P er sono, spargendo acqua sopra di loro
loro i q T!!° a cum; ma catechizzandoli prima ed insegnando
Lu Z nn Tr° ttnna cristiana in quella lingua di quell’isola detta
nio" f' E P 01 ammims trammo loro il sacramento del Matrimo-
donno aC i end0 t l01 ° f ° rza dl Pillar® P er loro consorte, di tante
st’isola n- solevano avere, la prima da essi pigliata in que-
per vt a- Z enUer0 a P0i gH Padri della Compagnia di Gesù
§iugnSn? 1 Nu ° Va ? pagna -/ ~ Eppure le Filippine, sog-
s Pidtn.,i n01 anche qu1 ’ ben chè promettenti copiosi frutti
‘lupo o-in sicc °“ e accenna egli medesimo, non era, almen
quasi fi t0 cola ’ la sua m eta; un campo ben più vasto, e
sua e dTn nS °; P 6 n n P, lla ancor diss °dato, aspettava l’opera
lontano t Confratelli Compagni, già ce lo ha detto, il non
utano Impero Celeste, la Cina.
364
PICENUM SERAPHICUM
VII.
_ Sanno già i lettori, massime se Confratelli, che l’Or¬
dine Serafico ha il vanto d’avere introdotto in Cina per primo
sul principio del secolo decimo quarto, se non il cristianesimo,
predicatovi, come si crede, dall’Apostolo S. Tommaso, e con-
servatovisi in parte da non pochi Nestonam almeno il Oat-
tolicismo, e nella stessa sua capitale Cam-balik, oggi Pechino;
per opera sopra tutti di due grandi Viaggiatori e Missionari,
il P. Giovanni da Monte Corvino ed il B. Odonco da Porde¬
none al tempo della dominazione Mangolica, assai favorevole
al cristianesimo. Tantoché in breve vi si potè formare una
numerosa cristianità e la Gerarchia cattolica, a capo delia
quale fu messo dalla Santa Sede lo stesso P. Giovanni qual
Primate ed Arcivescovo, e parecchi Vescovi tutti Francescani,
Onde per un momento si potè sperare dal Sommo Pontefice,
da codesti Vescovi e Missionari che in breve, tanto solo ci
non mancassero operai, tutto l’Impero Celeste sarebbesi co
vertito alla fede cattolica. Ahi però che non fu cosi! Dopo un
sessantanni circa, scacciata dagli stessi Cinesi la detta dinasti
e tornati a comandare essi medesimi, ne scacciarono eziana
tutti i Cristiani perchè amici dei loro nemici; e cosi si cfiiu
sero in faccia le porte della Cina ai Missionari Cattolici, anzi
a tutti gli Europei. E rimasero chiuse agli uni ed agii alt
per circa due secoli, vale a dire sino al famoso . i 1CC1 aila
Macerata, Gesuita, il quale dopo ripetute prove e ripulse ai
fine nel 1595, colla piena cognizione della lingua, a PP re ® •
Macao, degli usi e costumi, e portando seco tutte le c g
zioni scientifiche ed artistiche dell’Europa, e sopra tutto g
nio qual era, potè sì riaprirle, entrarvi e stabilirvisi sicuro,^
altamente stimato ed onorato massime dai savi; seguito po
da’ suoi Confratelli e dai Religiosi di altri Ordini Regolari i /
( 1 ) Fin dal 1565 i Gesuiti aprirono m Macao _ un gran 0^578 ;
Missionari. Il P. Ricci arrivò a Goa nelle Indie ai 18 di febb . al
fu chiamato a Macao circa la Pasqua del 1582 ove stette u m
10 di 7bre 1583 mise piede la prima volta m Cina nella citt ^ fu
King, provincia di Canton; dopo 6 anni che vi dimorava, ne . 3
discacciato; solo nell’aprile 1595 parti per Pechino, i^mmidosx P ^ gl
anni in Nanchino; e finalmente giunse a Pechino nel 7bre lo» ^
stabili definitivamente e vi mori — (Il P. Tacchi Venturi Ct
lica ecc. maggio e giugno 1910.
PICENUM SERAPHICUM
365
Q i f • TVT- • • ; TA r V1 ai P 1U vissero tanti
a ;f Missionari; di fatto, dopo che Vasco di Gama nel 1497
ebbe scoperto il Capo di Buonasperanza, e quindi il passag-
g a e Indie ed alla stessa Cina, poiché prima bisognava
andarvi pel centro dell’Europa e dell’Asia, si provarono sì a
rientrarvi e predicarvi di nuovo la fede cattolica non pochi
zelantissimi Missionari di vari Ordini Religiosi; ma 0 non vi
riuscirono affatto, o, appena entrativi furtivamente, ne dovet-
tero uscire. La gloria d’essere stato il primo in tale tentativo
dove dice qui il nostro Confratello P. Marcellino da Civezza
sulle relazioni dei Sarai va, a Frate Gaspare da Croce Dome-
Gesmfiu 1666 i (1); sebbene il P - Pietro Tacchi — Venturi,
simn d ’ a 2T- ? b ? ua anno P rima avean tentato il mede-
ahr, r ? ad r ri dell f Com P a gnia, e li nomina (2). Più tardi
altri G e8Ultl f lo stesso; nel 1579 due Padri Agostiniani
nostri K me Flll PP ine ; e ’ P er venire a noi, due anni dopo i
almpm Flan ^ eSCam ’- P are dalle det te isole, i quali potettero
P iedea da rvi nn saggio della loro missione:
muto ° “ì br / V f dal nostro P> Giovan Battista, che fu ap¬
punto uno de’ fortunati. 1
eran <<Fa quarta “ ia navigazione fu dalle isole Filippine al
cioè Fr g f n °-D de l la 0ve andammo 4 Religiosi l’anno 1579,
Battift? Q ^ d Alfar ° ~ Superiore -, Frate Giovan
di T 0lT h ‘ S n a Z ° Pesare ® e > egli medesimo —, Frate Agostino
cesoo T? l a e J mte Seba stiano di Baezza; due soldati, Fran-
Spaena ' Th ° Piana Pardo > con un altro di Nuova
zon^TV? tt0 Pietr ° dl Migliavoel, con alcuni naturali di Lu-
sen^ attl , in una P lccola fregata senza sapere arte di mare,
seo-uitar! CC i hier ° + 6 S o DZa Sapere 11 via ^ io - Ci animammo a
dì di I n? nostro Superiore, ed in 3 giorni arrivammo pel
due am v l0vaam Battista al gran regno di China, siccome
a diro u aV f nt ì eravamo Partiti da Siviglia. Ed ora, venendo
relasnov, 1 ® sba ute, saprà Vostra Altezza Serenissima per vera
a °mina gmn r6g 1 n ° della Cbina ’ in 9 uelIa lingua si
cameni. aibin ’ 6 Un 80 0 regno sebbene affermino che anti-
ridusZ Z 6ran0 tre; , comb attendo però tutti e tre fra loro si
ad un solo. E sebbene sia un solo, nondimeno è
lo! delle Missioni Francescane ecc. voi. 8 paq. 962
{ ) Cmlf à Cattolica, mesi ed anno sopra citati.
366
PICBNUM SERAPHICUM
diviso in 15 regni, o provincie, di tanta grandezza ch’è in¬
credibile; e benché affermino essere il suo circuito 3 mila mi¬
glia, io credo che sia maggiore — altro che maggiore ! —,
sia per la relazione de’ loro libri, sia per la, relazione de
Mercanti co’ quali ragionai, sia anche perchè non vogliono
conquistare altri paesi, ciò è segno della grandezza di quel
regno ecc. ecc. » — E così seguita egli la sua relazione, ab¬
bastanza lunga, sulla religione, sulla lingua, su gli usi e co¬
stumi, sul prodotto della terra e va dicendo, ma oggi per noi
e pel ’nostro scopo son cose di poca o nessuna importanza, e
perciò non le riportiamo. . ,
_Egli non cel dice, ma sappiamo da altre relazioni cne
approdarono a Canton, grande città anche allora, come tutti
sanno, gran porto e porta ad un tempo della Cina, oggi d un
milione e mezzo d’abitanti. Buon pe’ nostri Missionari che al
loro arrivo s'imbatterono in un Cinese, il quale aveva nce
vuto il Battesimo in Manilla, e stava colà per ragione di com¬
mercio- onde li accolse benevolmente e fece loro da interprete
e da guida presso le autorità cui dovettero presentarsi senza
che venissero riconosciuti per que eh erano. Quasi subito per
vi morì, consunto da tanti patimenti e disagi, il P. ?
stiano da Baezza; onde il loro Superiore, veduta la gran e
difficoltà d’iniziarvi una vera e regolare Missione, massim
per la ignoranza della lingua, risolse di tornare indietro e
passare cogli altri alla vicina Macao, sulla piccola P emS0
omonima, colonia portoghese, appunto per apprendervi
lino-ua cinese. Tre mesi, secondo ci ha detto lo stesso P. Giova 1
Battista, si fermarono entro la Cina, forse errando qua e
ed in continuo timore » (1).
Vili.
Però nel tempo stesso che qui in Macao apprendevano
la lingua cinese, non ismisero mica il loro santo nume ’
tutt’altro. « Dirò a Vostra Altezza, prosegue il nostro resa
ciò che vi successe — o meglio si fece — in Macao, primo p
(1) Dal P. Marcellino da Oivezza — Storia Universale ecc.
sopra citato pag. 964.
PICENUM SERAPHICUM
367
di questo regno, s’è principiato l’Ordine nostro per il mio indegno
ministero si son fondate cioè due chiese a onore del Signore
Dio e della Madonna degli Angeli. I pagani si misero una
volta avanti ad una di queste chiese a celebrare la loro festa
. a Duna, ed erano innumerevoli; non volendo essi tener
rispetto al Sacramento ed alla chiesa nostra, montai sul palco
e colla disciplina, aiutato dal Signore Dio, ne mandai dis-
persi migliaia, sicché non seppero altro dire ». — Saggiugne
qui un altra relazione che fu tanta la buona impressione della
penitenza e santa vita di questi Religiosi, che 5 giovani no-
lorn l r l° g ^ S ìl 1 qUa Ì Ì 6ran Jà a merca nteggiare, chiesero il
S ablt0 ’l el J ero ed ivi stesso fecero il noviziato sotto del
maiTi 3 ? 0 ( f. 10vanm - Ma che? in questo frattempo per la
tn ì? Ce a nva ^ a e discordia tra il governo spagnolo e por-
toghese, questo vedeva assai di mal occhio codesti Frati Spa¬
gnoli, perche li riteneva quali spie di quello; ond’essi vro
ono p a a s abbandonarono Macao e se ne andarono altrove,
landò ivi per custode della chiesa e del convento il P
cSrpm Batti9ta Pdhè Italiano. Ben presto però gl’impiegati
.el Governo portoghese fecero il medesimo e peggio anche
Macao Str ° Pesarese e tutti altr b scacciandoli del tutto da
in bri E f° SÌ ’ 6i P™ se S ue > l’ a nno 1581 partimmo e venimmo
tutto temp ° r - ; dlce m breve tempo, ma questo viaggio,
l’Inrìn n* r mare ’ e Inngo assai — al regno di Malacca, — ncl-
dio fll °; Cl ? a preSS ° l’I^finatore, vicino a Sumatra —, ove pre-
fondò d ° 1 Evan ^ el 1 ° in 1 uella lingua, imparata in breve, vi si
di D,v. Ur ^ prinCipale conv ento dell’Ordine nostro, detto Madre
gno di’ -d ? 01 ’ essendoché il Re Cattolico guadagnossi il Re-
_ Portogallo e 1 Indie, fu necessario tornare alla China;
_ ntende a Macao — e vi tornai con i 6 Fratelli Novizi
chiesi fo[ dettl s °P ra ~ a dar decorso a quelle due prime
corno ° hma Q U1 Però ascoltiamo un po’ meglio da altri
giorp avvenne questo ritorno a Macao, poiché è tutto a mag-
qu a lr.n° n0re ’ chiamiam °lo così > d el nostro Eroe, a costo di
del P at f , unes l e gelosie, scrive il Da Civezza sulle traccie
lardarn iVlartinez ’ che aveano cacciato il Padre Alfaro, non
faccia? 110 a rom P ere a nche contro il Padre da Pesaro, mi-
°) se non si affrettasse a partire, di venire allontanato
_m—nrnrTHrmu—
368
PICBNUM SEEAPHICUM
da Macao colla forza, come di fatti ne lo allontanarono, im¬
barcandolo con Frate Antonio da S. Tommaso sopra una nave
che partiva per Malacca, dove ricevettero ospitalità dai loro
Confratelli Domenicani. Fortunatamente vi arrivava in quel
momento (maggio del 1581), un vascello da Cauchin col ca¬
pitano generale Arias Comez di Miranda, recando la novella
che Filippo II era divenuto Re anche del Portogallo; e sa¬
puto del Santo Missionario quivi confinato, lo fece subito
chiamare, e prodigategli mille finezze, lo pregò che vi aprisse
un convento sì per l’assistenza della colonia come per la con¬
versione de’ nativi, e si tenesse sicuro della sua protezione.
Il convento fu immediatamente costruito, e frattanto 1 Arias,
proseguendo per Macao (ma crediamo che ciò avvenisse molto
tempo dopo), volle esservi da lui accompagnato. Vi fu rice¬
vuto in trionfo; per lo che al convento, che già quivi era
stato aperto, aggiunse un Seminario per numerosi fanciulli
di diverse nazioni, affine di ammaestrarli nella fede cristiana,
mentr’egli da essi veniva imparando il cinese : Ma riprova¬
tosi ad entrar nell’Impero, questo non gli fu mai consentito (1>
« Tornato adunque a Macao, ripiglia il racconto, il ;
Giovanni, si riscattarono con il favor divino dalle mani delii
Cinesi, che non ammettono forastieri, li Frati da loro dete¬
nuti venuti dopo noi; fra i quali fu Frate Martino Ignazio, che
scritto l ’Itinerario di China. E poi fu necessario per obD -
dienza di lasciar loro l’acquistato, essendoché sia usanza
Spagna con li nostri farli acquistare e loro pigliarne il P
sesso; e con ragione essendo il Re sì cattolico e sì en
merit0 ». __ Sebbene questo passo sia un po’ oscuro.
si è che o per una o per altra ragione, sempre però a cau
del Governo spagnolo, il nostro povero P. Giovanni, cou
straniero, se ne dovette andare di nuovo da Macao e da
Cina. Quindi possiamo considerare questa sua partenza co
il principio del suo viaggio di ritorno in Europa dalle P
più remote dell’Oriente; viaggio però non diretto, ma, F
così dire, a tappe, essendoché ovunque approdava, segum*.
come meglio gli era dato ad esercitare il suo apostolico
nistero: tanto era in lui lo zelo della gloria di Dio e
salute delle anime.
(1) Opera e voi. sopra citati, p&g. 966.
PICENUM SEEAPHICUM
369
yr ciZk 8iova 9ai
l’Ufficio di Superiore della caT T T’ a - lui V T ne com messo
cura degli infedeli, ed altre edlltL cosT^Né ^ ^
stanco di tante hrLh* 1 I, \ ' Ne mostr °ssi mai
accresc^sero 3 forz^^cora^io^ in ^ aiea anz * c ^ e ^este gli
sempre superiore a tutte lT difficoltà*edTtffiti* 0 r*“T
Xst? *r eniett °
«ore aCi P / lrtÙ 6 " eI1 ° 26l ° A '^nierL ge “’
dale degli toferni dX? “.“‘“““f!?’ frequentava Pospe-
oe-nì 2 ’ n P ia gati e dei lebbrosi, e li serviva con
SeT ’• ™™ d r e le P ia ® he . rifacendone i lett7Tre “
i, 1 ™;. olbl ed “Che mendicandoli quando ne manca'
l«™ Vrt r ggi r va°’dr„T re * GeSÙ °* tu ’ cl >c vedeva te
bietta ella fosse E tutti lT" °° Sa PCT 9uant<> vile ed ab-
fervore, con totaTietà e ITI ?” com P iva con tanto
con solo i fedeli nfa ■ . e ? C H - rapiva in ammirazione
mirahilì„ J ; ma , eziandio i gentili. E, quel ch’è niù am-
giammai ” cora ’ benobe occupatissimo in tutti questi Esercizi
ecntempTionf O e P rasenza di Di ». dall’orazione e dalla
'ita privata? Pillava'^ C0sa ? lre ..P“ dell’austerità della sua
«te elùde * se TZ PCr 10 P1 ? di so!e erbe destri e que-
«tuoia; 11 dormiva sdla mX? ^ VeStÌVa d ’“ a a Pecte di
sotti nsoùne fh A d ? terra ’ 6 80vente Passava le intiere
»on sùrz u ( n Tandù M 6Ve ’ CTa ritenuto ’ ed era di fatto,
Dello strclir, ^ -^• lsslonano > ma eziandio per un santo
guarlo 6tt ° SenS ° ddla P arola: ora ad accompa-
IX.
la India 1 “Ù >a T7 m< l adUn ' ÌUe di nuovo - da Macao- per
fomento | a ]„?„ A “ bascla ton Giapponesi; ed arrivate a lai-
nto la loro e la nave nostra, cli’erano della China, si
1 etc ■ tom. 21, ad annum 1579 pag 9 19 7 ’ * 0rrftóf Min(h
^ NN ° I » 1916 - Fascicolo III.
24
370
PICENUM SERAPHICUM
perse a vista de’ nostri occhi una grossa nave di Portogallo
fa quale doveva portare un milione d’oro, presso lo stretto di
Malacca; ma gli uomini non si annegarono perche furon ri¬
cevuti nel nostro naviglio di China, ed erano un mi e, 1
Capitano però della nave delli Giapponesi per paura non volle
accettarne nessuno; e mille eh’eravamo vedrà Vostra Altera
Serenissima che navilii sono quelli di China — » . Certo eh e
da maravigliarsene, poiché, se abbiamo ben capito, ques a or
nave conteneva in tutte un due mila persone, e P e ^ cl ° ^
ch’oggi si terrebbe per grande assai, poniamo pure che allora
non fossero in tali navi tutti que’ locali e que’ commodi eh
vi sono al presente onde occupano maggiore spazio - »•
venimmo, ei seguita, a certe isole Malduce - vorrà dire
Nicobari nel golfo di Bengala, che s’incontrano a destra
quando s’esce fuori sulla punta di Sumatra - poi all isokd
p pvlao _ Ceilan — ove nasce la cannella. E qui tummu
combattuti da 18 fusto di Mori perle.spazio di 3 0>^S 10 ™ e
di 8. Benedetto; ed il Signore ci dette vittoria ». b * 1 *'
in quest’isola, grande un 2 volte la nostra Mia, beliato no
nel mare Indiano, con una popolazione di piu di 2 mino
non sostassero per la ragione forse che allora a PP ar ^” e J atta
Portoghesi; oggi l’hanno gl’inglesi, che, al solito, 1 hann
molto progredire in tutto. T ,. • nua l
« Poi nell’anno 1584 arrivammo ah Ma; — m q
luogo? non cel dice - e quivi, evangelizzato il Signore t
l’Avvento nel gennaio dell’anno seguente partimmo peljo
oglho e’versoi Capo di Buona Speranza, lasciando a
dritta l’isola di santo Lorenzo - Madagascar^ - e vemrn^
in breve tempo a salvamento all isola di S. Elena, a «
tanissima da Terra e fertilissima ma spopolata; vi sono g _
giardini a proposito per pigliar fresco e grandi a “ 1 ^ a .
piacque al Signore ch’io v’istituissi la fraterni p i0
donna del santissimo Rosario, e vi restarono 3seivi ?o .
ad averne cura per quando vi arrivassero le navi non
fondo il Re - di Portogallo - che tale isola si abiti ^
— Quest’isola, che può considerarsi come un oasi m m
al grande deserto di acque, qual’e l’Atlantico, ed un § ie
ed un momentaneo riposo alle navi che vengono dafi
Orientali; specialmente dopo la dimora e la rinieD^o
Prigioniero, che vi scontò la pena dovutagli pe
_
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suo orgoglio, ora è tutt’altra cosa da quando vi si fermò l’il¬
lustre nostro Missionario, poiché è popolata da 6 in 7 mila
abitanti d’origine diversa, coltivata e ben tenuta dalla Com¬
pagnia Inglese delle Indie Orientali. Ha una circonferenza
di circa 30 chilometri.
— E seguita: « Indi venimmo all’isole di San Iosuè, ed
a Capo Verde ed alle Canarie; e finalmente a Lisbona ». —
Sicché, arrivato egli alle Canarie, ove pure, se ben se ne ri¬
corda il Lettore, sfora fermato nell’andare all’America e Nuova
Spagna, aveva compiuto perfettamente il giro del globo, e
perciò avea fatto un viaggio di ben 40 mila chilometri, poi¬
ché sfora contenuto quasi sempre nella zona torrida e non
lontano dall’Equatore. Se si considera però ch’egli non era
andato sempre dritto, ma su e giù, di qua e di là, e spesso
avea rifatto e per lungo tratto, massime in Oriente, alcuni
vjaggi, può affermarsi che questo suo giro quasi si raddop¬
pia. E sempre scalzo, mal vestito, mal nudrito, tra mille con¬
trasti e pericoli, col timore e colla paura sempre avanti gli
occhi. Questo è sì sacrificio, questo è vero eroismo, poiché fu
m tutto sempre mosso, come si disse fin da principio, dall’a-
mor di Dio e dalla salvezza delle anime ! e poi non finiscono
ini le sue apostoliche fatiche e perciò le sue sofferenze.
Li fatto, seguita il suo racconto « da Lisbona venni per
terra — e certo non in carrozza —, a Barcellona, ove l’anno
585 predicai in lingua spagnuola quando vi venne il Re, e
ece giurare per Principe il suo Figliuolo, e dette al Duca
i Savoia la sua figliuola. E finalmente venuto e tornato a
orna, Vostra Altezza Serenissima mi favorì sempre, e le
piaceva il rigor nostro dell’andare scalzi ». — Ci dice che da
nbona andò a Barcellona, e pare direttamente, secondo leg-
^ lam ° Però nel Continuatore del Waddingo, sarebbe passato
P ei Madrid, che in fondo trovasi in istrada, e si sarebbe fer-
a o nello stesso convento ove sfora ascritto agli Scalzi : certo
p. e ln questa o in un’altra occasione, dopo il suo ritorno dal
r ° del mondo, vi si fermò e trattò a lungo coll’istesso Sovrano.
X.
.9 ~~T Beco adunque il nostro P. Giovan Battista dopo 8 in
1 di viaggi come Missionario alle varie nazioni del mondo,
372
PICENUM SERAPHICTJM
tuttavia in gran parte barbare ed infedeli, rientrare in Italia
anzi in Roma; colla intenzione però non già di riposarsi e
molto meno di finirvi i suoi giorni, anche perchè è tuttavia
nella sua virile età di 45 in 46 anni, ma per trovare e pre¬
parare novelli operai da condurli poi ei medesimo quanto
prima potrà a quella sterminata vigna del Signore, benché
questo santo suo proposito venisse poi reso vano da altri. E
che di fatto egli avesse quest’ardente desiderio, ed avesse già
tutto disposto e preparato, appare chiaro da due Rescritti del
Sommo Pontefice Sisto Y, cui egli medesimo aveva già data
relazione della sua compiuta missione, e pregatolo del per¬
messo appunto d’una seconda, con tutt’altro che fosse neces¬
sario per mandarla a compimento con felice riuscita. Il primo
è in data 28 settembre, anno secondo del suo pontificato, cioè
del 1586, col quale concede a lui ed ai Compagni Missionari
molti privilegi e molte facoltà a vantaggio e salute spirituale
dei popoli che evangelizzerebbero; e coll’altro, diretto a lui
medesimo, dopo di averne fatto bell’elogio, lo raccomanda vi¬
vamente nel lunghissimo viaggio, che dovrà fare, alle rispettive
autorità ed a tutti i fedeli: questo è in data 1 settembre del¬
l’anno medesimo ( 1 ) — : proseguiamo con lui.
« Dopo che il Signore richiamò Vostra Altezza a tener
cura del suo Granducato, fui tribolato; e Sisto V estinse il
nome degli Scalzi in Italia, facendoci Riformati — Conven¬
tuali, perchè i persecutori e gl’invidiosi gli dissero ch’io
non aveva voluto ritornare all’India, ciò ch’è falso; ma fu che
non mi lasciarono tornare quei del Consiglio — s’intende di
Spagna —, perchè il Papa non aveva posto nel Breve : Dwrti-
modo eonsentiat Rex Catholicus —; onde, accorgendosi di ciò,
mi rimandarono in Italia ». — Sicché, come si vede chiaro,
il P. Giovanni da Roma s’era condotto di nuovo in Ispagu a
col Breve a lui diretto, presso il Re ed il suo Consiglio; so o
non sappiamo se con intenzione che, ottenuta la richiesta ap
provazione, avrebbe proseguito per le Filippine, ovvero aa
rebbe tornato tuttavia in Italia a meglio preparare questa su
nuova spedizione; il fatto si è che tornò, onde prosegue^
« E così ho speso il tempo finora in predicare due quaresima
22
(1) Il Continuatore del Waddingo - Annales Ord. Min. ecc. tom. ’
pag. 60.
PICENUM SERAPHICTJM
373
a Genova, tre a Venezia, una a Roma ed un’altra in Lom¬
bardia. E così se Vostra Altezza Serenissima vorrà aiutarmi,
la supplico umilmente e mandarmi una lettera a questo pro¬
posito, acciò nostro Signore mi confermi le Lettere Apostoli¬
che, e di più vi aggiunga di poter pigliare in Italia questi
luoghi per aver col tempo copia di Ministri per tale impresa; —
voleva dire luoghi in Italia ove formare appunto Missionari
per la Cina — ne dicat inimicus; coepit aedificare, et non po¬
tuti consumare. E d’ogni cosa ne sia laudato il Signore Iddio
e sua santissima Madre, e riverito il Padre Nostro Santo
Francesco, e Vostra Altezza Serenissima, conosciuta per par¬
ticolare Principe geloso della salute di tante anime, da chi
cominciò dopo il Signore Iddio il loro rimedio ». Di Roma alli
5 di gennaio 1593.
— E qui dobbiamo tornare un tratto indietro: egli ci ha
detto poco sopra che « Sisto V estinse il nome degli Scalzi
in Italia, facendoci Riformati »; — questo passo ha bisogno
di spiegazione, e questa l’abbiamo specialmente dal Continua¬
tore del Waddingo. Egli, il P. Giovanni, come già ben sap¬
piamo, apparteneva agli Scalzi di Spagna, or bene, tornando
egli dalle Indie, e passando per la medesima Spagna, spinto
dall’amore grande pel suo Istituto, condusse seco da là alcuni
di questi suoi Confratelli, allo scopo d’introdurlo anche in
Italia, non fosse altro, come s'accennò sopra, a formare Mis¬
sionari. E di fatto pian piano riuscì ad aprire, o meglio ad
avere, 3 conventi, uno in Genova, detto il Monte Calvario,
uno in Roma dal titolo la Madonna del Miracolo ed uno in
Napoli chiamato S. Lucia in Monte, il quale certo già appar¬
teneva ai Conventuali Riformati; ma senza il necessario per-
taesso pontifìcio. E perciò Sisto V, venuto a cognizione, di
Clò > benché gli volesse tanto bene, soppresse detti con-
venti, ed obbligò lui stesso, anche perchè non gli era
Piu dato, almen per allora, di tornare alle missioni estere,
1 abbracciare la Riforma dei Francescani Conventuali;
a quale in fondo avea in Italia il medesimo scopo che
l a I? Scalzi in Ispagna, vale a dire di osservare
tegola Fi-ancescana a tutto rigore; e mise a scelta a quei
^ fiuti da là o di tornarsene in patria, o di seguire pur essi
eh ° r0 ^ a P 0 ’ e senza più 1° seguirono. Per tal modo Sisto V,
e non potea dimenticare il suo Istituto, con quest’atto lo
374
PICENUM SERAPHICUM
favorì non poco; il P. Giovan Battista però, in questo ezian¬
dio più accorto, ottenne pian piano il suo scopo primiero
prima parzialmente sotto lo stesso Pontefice, poi 1 ottenne
completo sotto altri. Vogliam dire che questa Riforma de’
Conventuali, incominciata già da alcuni de’ piu zelanti fra
loro circa il 1557, al tempo di Sisto V contava già vari con¬
venti in vari luoghi d’Italia; non era pero cosa veramente
stabile e ferma. Che cosa fece allora il nostro Pesarese ? fece
sì che questa Riforma adottasse presochè tutti gli usi e gli
Statuti degli Scalzi o Alcantarini Spagnoli; di maniera che
da Riformati Conventuali addivennero in sostanza Alcanta¬
rini. E, quel eh’è più e meglio, n’ebbe approvazione dallo
stesso Pontefice Sisto con atto pubblico in data 15 ottobre
1587; colla condizione però che rimanessero tuttavia soggetti
al Ministro Generale degli stessi Conventuali. Ma pian piano
questi Conventuali Riformati, almeno come tali, finirono, es -
sendo stati soppressi dal Papa Urbano Vili nel 1626. Il P-
Giovan Battista però, ch’erasi ritirato nel detto convento di
S. Lucia in Monte di Napoli, sotto nome ormai senz’altro di
Alcantarini, potè continuare la sua Riforma recata dalla Spa¬
gna e dilatarla; onde col tempo e per opera di altri, se ne
formarono due fiorenti provincie, le quali dettero in ogni
tempo ottimi e Santi Religiosi, fra i quali S. Giovan Giu¬
seppe dalla Croce, redivivo in tutto S. Pietro d Alcan
tara (1).
XI.
— Dopo ciò riprendiamo la narrazione della sua vita
coll’Autore con cui l’abbiamo incominciata, almen per cono¬
scere sempre meglio in quanta stima, anzi in quanta vene
razione foss’ei tenuto, massime in Roma, dopo il suo ritorno
dall’estere Missioni, dagli uomini più illustri del suo tempo-
(1) Il continuatore del W addingo — Annales Ord. Min. etc. tom. •
pag. 158 etc. E P. Heribertus Holzpfel Ord. Min. etc. — Maiw
Historicum Ord. Frat. Min. pag. 297. — Questo punto andrebbe ra_^
con più ampiezza ed accuratezza, pel nostro scopo pero ci pare c e &
non facendo noi una Storia, prapriamente detta, ma un semplice c
PICENUM SERAPHICTJM
375
« In tutte le città ove andava giornalmente predicando la fede
di Cristo, senza mai stancarsi, avea un concorso incredibile
di gente dell’uno e dell’altro sesso. Anzi di più, nel ritorno
ch’egli fece da là, fu molto accarezzato da Filippo II, Re di
Spagna, come altresì per goderselo meglio, e poter seco fa¬
vellare a suo gusto e piacere e voglia, lo fece fermare in pa¬
lazzo, e gli diede stanza appartata, benché facesse ogni resi¬
stenza per non rimanervi, perchè, rimanendovi, di quando in
quando gli dava soddisfazione secondo che richiedeva e diman¬
dava; e che forse solamente il Re di Spagna ebbe gusto a
favellar con lui ? Ecco che anche Arrigo IV Re di Francia,
detto anco Re di Navarra, bramando di fare largo per tutto
ove passava, era guardato per meraviglia e accarezzato ».
— Qui, come dice anche il Copista dell’originale, non si com¬
prende bene il vero senso —. « L’anno 1593, venendo egli alla
sua patria Monte le Vecchie nel principio del mese di luglio, e
trattenuto per alcuni giorni nella paterna casa più forzata-
mente che altro dai due suoi fratelli, fu chiamato dal nostro
Serenissimo Duca Francesco Maria II, che allora si trovava
in Urbino, e ragionando seco delle cose del detto Mondo Nuovo
e del profitto che vi aveva fatto, non lo godè tanto quanto
lo volea lui, conciosacchè, essendo chiamato dal Papa Cle¬
mente Vili, nel partirsi che fece da casa sua ossia patria, in
eterna sua memoria e di Gesù Cristo, le lasciò una Croce
piena di sante Reliquie, le quali con libero dono ripose nella
chiesa di S. Donato, titolare e protettore di quel luogo; e
affinchè fosse conservato sempre con ogni riverenza, sì per
le grandi Reliquie che vi erano, com’anche del preclarissimo
d°no, Giovanni suo fratello, che gli anni addietro viveva an-
COr a, ed era di 91 anni, ne fece fare e rogare istrumento
pubblico per mano di Notario; ed il Molto Rev. Signor. Don
Costanzo Lucarelli, al presente Rettore di S. Clemente delle
Gabiccie, suo benemerito Nipote, acciò sia tenuto in suo pre-
§1° e venerazione, l’ha fatto riporre dentro a un bellissimo
ornamento di pietra, vicino all’altare della loro cappella di
storico. Ad averne più esatta cognizione, gioverebbe veder pure P. Fr.
'Rimiro di S. Maria Maddalena ecc. Custode attuale della Provincia dei
inori Osservanti Scalzi di S. Pietro d’Alcantara nel regno di Napoli,
° m ° h nel capo 2. ecc. Napoli 1729.
876
PICENUM SEEAPHICUM
detta chiesa, erettavi in onore de’ Santi Giacomo e Filippo
Protettori di detta casa Lucarelli ». — Se, come qui è detto,
la famiglia Lucarelli aveva davvero nella chiesa del luogo la
propria cappella, che suol dirsi gentilizia, e più il proprio altare,
vuol dire ch’era davvero nobile, o almeno signorile, benché
forse decaduta.
« Arrivato che fu a Roma, subito andò a baciare il piede
al predetto Papa Clemente Vili, il quale l’aspettava con tanta
gran brama e desiderio, che gli andò incontro a riverirlo con
soverchia gratitudine, e lo fece sedere ed anche coprire. Par¬
lò con lui alla lunga più e più volte, accarezzandolo; oltre
di ciò quasi per forza lo fece rimanere e stare in palazzo,
non saziandosi di favellare con lui e di farsi dire il profitto
che lui con li suoi Compagni fecero in quei paesi della Cina
e delle suddette Indie Orientali. Anzi detto Pontefice ascol¬
tandolo volentieri e servendosi del suo consiglio nelle cose
gravi, fu anche cagione e consiglio a benedire Enrico IV Re
di Francia, come benedisse, e lo restante, che si fece in Roma.
A che cosa poi detto Papa l’adoprasse, l’Autore della Storia
e Relazione non dicendo, non lo posso dire nemmen io; ma
dirò ben questo, secondo ch’egli narra e dice; si rese così am¬
mirabile nel cospetto delle genti che da tutti, secondo che o
vedevano e conoscevano, era stimato e riverito per Santo,
per fino dai Sommi Pontefici Paolo IV, Pio V, Gregorio XIII,
ed il suddetto Clemente Vili » — Da Paolo IV ci pare di
di no, poiché questi morì nel 1559 quand’egli, il P. Giovanni,
non aveva neppur 20 anni; piuttosto, saggiugniamo noi qui
con un altro Storico di quel tempo, il P. Huerta, Sisto V ne
avea pure sì tanta stima che quando tornò dalle sue missioni
volea crearlo Cardinale; ma egli, umilissimo qual era, rifiuto
sì eccelsa dignità e contentossi di avere il titolo, o meglio di
conservarlo, di Predicatore Apostolico, ed al solo scopo di po
ter darsi con sempre maggiore autorità e libertà a questo
santo ministero, come di fatto egli fece.
«Di più fra’ Cardinali Agostino Valente Vescovo vero¬
nese, Gabriele Paleotto Arcivescovo di Bologna, Agostino Car¬
dinale Cusano, diceano, sempre che ne ragionavano, non abbiam
conosciuto niun Religioso, nè secolare in maggior venerazion
presso ogni sorta d’uomini tanto privati quanto Principi
Frate Giovan Battista. Federico Cardinale Borromeo, quan
PICENUM SEEAPHICUM
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una volta s’era partito da lui, disse queste proprie parole: In
questi pochi giorni che meco ha praticato quest’uomo da bene,
e buon servo di Dio, Fra Giovanni Battista da Pesaro, m’è
parso di stare in Paradiso, perchè l’ho trovato molto eccellente
nelle virtù e pieno dei doni di Dio. Disse quelli pochi
giorni imperocché, tornato che fu dalle Indie e dalla predetta
Cina, lo tenne seco 8 giorni, non saziandosi neppur egli di
favellar con lui delle cose occorsegli in que’ paesi, e della
piantata fede che vi avea fatto. Fu anco stimato di più per
uomo molto santo, d’inestimabile bontà, imperciocché S. Fi¬
lippo Neri quando il detto Padre ritornò dalle dette parti e
andò a Roma, secondo che ho detto di sopra, quasi ogni giorno
l’andava a trovare e visitare, e non era contento di goder
seco le cose spirituali e del Signore lo spazio d’un quarto ov¬
vero di mezz’ora, ma vi stava le quattro, le cinque ore intiere.
E di più fu veduto alcune volte per la gran bontà e somma
semplicità di detto Santo inginocchiarsegli davanti e baciar¬
gli le mani con gran copia e abbondanza di lagrime; com’anco
lo stesso faceva il Beato Felice Cappuccino, la Beata Caterina
da Prato, la quale, scrivendogli più volte, scrive vagli come a
Santo. E che solo i suddetti ? Anzi di più tutti quelli ch’e-
ian di Dio, scrivendogli come a sommo privilegiato e parti¬
colare del Signore, l’onoravano con tal nome, nominandolo Santo
se non per altro, almeno per la santità dei costumi, delle
opere e del parlare... ».— E qui seguita il Biografo a narrare
come, tornato egli dall’estere missioni, cercò d’introdurre in
“alia, anzi neU’istessa Roma, la Riforma degli Alcantarini,
n on vi riuscì che in parte, ed altre cose che già sappiamo;
piuttosto lasceremo che ci narri il seguente aneddoto della
sua vita, perchè ci mostra sempre meglio la sua umiltà in
aperto contrasto, ma apparente, colla grande stima di cui
godeva presso tutti.
« Viveva in quel tempo in Roma Federico Zuccaro, Pit-
°ie di raro merito, come tutto il mondo sa e dicono le opere
il quale, vedendo il conto che ne faceva il Papa con
atta l’altra corte dei Cardinali e Principi, dovendo fare il qua-
5? della Venerabile Compagnia della Concezione, situata nella
!esa di S. Francesco di Pesaro, un dì l’invitò a casa sua,
e “endose] o a ritrarre e ad efficiarlo di naturale dalla parte
estra i cioè dell’Evangelio, da quasi la cintola in su; egli
B78
PICENUM SERAPHICUM
quando vidde che lo voleva, come ho detto, ritrarlo, si levò su r
e disse non voler per niente essere effigiato, riputandosi più
peccatore d’ogni altro, e che non voleva esser veduto nè ve¬
nerato da niuno. Detto Zuccaro però gli seppe tanto ben dire
con dargli ad intendere che non vi dipingerebbe la faccia
sua, ma che voleva servirsi de’ suoi gesti per efficiar S. Fran¬
cesco, e così contentossi quando 1 ebbe ricavato tutto al na¬
turale, ed egli vidde d’essere stato ritratto, mostrandone gran¬
dissimo dispiacere, subito lo racquetò con dirgli: contentatevi
e non temete, domani, tornando quà, voi non vedrete più
questo volto. E disse il vero, conciosacchè quando l’ebbe ri¬
tratto tutto al naturale secondo che voleva lui, dipingendovi
un altra volta sopra, il dì seguente vi tornò, e vidde non esser
più lui com’era il dì avanti; onde restò tutto contento e sod¬
disfatto, e per allora non fu più altro. Senonchè a suo tempo
mandando il suddetto Quadro qua in Pesaro a la predetta
Compagnia, ed essendo messo su come si vede, nel venire a
morte, il che avvenne l’anno 1604, detto Signor Federico scrisse
che si andasse colà al quadro ch’egli aveva già dipinto, si
guardasse bene appiedi dal lato dell’Evangelio, e comincian¬
dosi da quel segnale che diede lui, si levasse via tutto quei
volto, poiché levandosi via senza offesa alcuna di detto qua¬
dro, si scoprirebbe il viso del Beato Fra Giovanni Battista da
Monte le Vecchie, Frate Francescano che di fresco era morto
a Napoli; ma quelli che ne avevan cura, temendo di non
guastare il quadro, non l’obbedirono altrimenti. Ed egli, sapen¬
dolo, di nuovo istando con buone ed efficaci lettere assicurava
ognuno che quando levassero via detta tela, e facessero tutto
quello che egli ordinava, se il quadro rimanesse offeso in cosa
alcuna, egli s’offriva di rifarlo. Di maniera che, assicurati
che furono, lo levaron via ed Scoprirono sì bene che non
conoscendo esservi stato altro volto sopra, ciascuno ne rimase
attonito e maravigliato; onde questa città vostra, quando meno
si sperava, senza veruna sua spesa e fatica, rimase erede e
fu arricchita del suo ritratto, e ne può anche gir tanto p 11 *
festevole e baldanzosa quando che fu fatto per tanto rara
valente mano ».
PICENUM SERAPHICUM
379
XII.
— Senonchè il nostro buon P. Giovanni, sebbene non
ancor vecchio d’anni, ma più che vecchio di apostoliche fa¬
tiche, di patimenti e di penitenze, è già prossimo alla sua
fine; o meglio è già maturo pel cielo, ove certo gli stà appa¬
recchiata una immarcescibile corona di gloria, qual premio
condegno di tanti suoi meriti acquistatisi su questa terra. Ed
ecco come questa sua fine ci viene narrata dal medesimo suo
Biografo—. «L’anno 1604, volendo l’alta Maestà Divina premiar
del cielo e della vita eterna il suddetto Beato Frate Giovan
Battista Lucarelli da Monte le Vecchie, Castello qui di Pesaro,
nel trovarsi in Napoli nel suo convenuto, quasi nel principio
di Quaresima, nell’età sua di 64 anni, s’ammalò d’infermità,
mortale, e così armandosi di tutti i Sacramenti ecclesiastici
— siamo già entrati nel seicento —, avanti che morisse, esortò
tutti li suoi Padri, che intorno al suo letto faceano cerchio
e corona, a perseverare nell’incominciato bene, a servire Id¬
dio ; finalmente raccomandando l’anima sua al medesimo Dio
rese l’anima al suo eterno Creatore. Ed il Signore, subito
morto, ne lo volse glorificare ed illustrare, poiché subito spi¬
rato apparve a molte devote sue persone tanto in Napoli
quanto fuori, particolarmente a S. Filippo Neri in Roma, uomo
di tanto grande spirito e santità che dopo morte, avendolo
•'ho glorificato pure assai con miracoli, ora degnamente da
tutto il Cristianesimo si riverisce ed onora come Santo. La¬
vato che fu il glorioso corpo e vestitolo de’ suoi panni peni¬
tenti come costumano i Religiosi, fu portato in chiesa, accom¬
pagnato da tutti i Padri, e spargendosi per Napoli la fama
uella sua morte, essendo già conosciuto da ognuno per uomo
uono e molto gradito servo di Dio, corse ognuno per ve-
eri °, e spirando più che soave e mirifico odore, le genti non
Sl saziavano di mirarlo, tanto risplendea ed era bello il suo
otto. E benché i Padri disegnassero di seppellirlo la sera, il
unaulto però del popolo che instava a tenerlo sopra terra, fu
e uuto anco l’altro giorno; e sebbene per ogni ragione pas-
e 24 dovea fetire, odorando tuttavia più, fu tenuto così
in chiesa ad istanza e consolazione del popolo ancora due
° 0ln i...; tanto più che ne seguirono le infrascritte cose ».
880
PICENUM SERAPHICUM
« Mentrechè il santo corpo stava in chiesa così esposto
ad ognuno, volse Iddio illustrarlo e glorificarlo con l’infra-
scritte grazie e miracoli; conciosiacchè due spiritati si libera¬
rono con esservi menati alla presenza di 2000 persone. Oltre
di ciò, concorrendovi infiniti altri e consumandosi dette gra¬
zie e miracoli, vi si liberò una donna cieca, un sordo ed un
altro putto spiritato, con molti altri de’ quali il M. R. Signor
Don Costanzo suo Nipote, Rettore di S. Ermete delle Gabiesie,
l’anno 1625, andando a Roma a l’Anno Santo, si estese sino
a Napoli apposta, non tanto per visitare e vedere il luogo
dove era seppellito, ma anco per pigliare pieno ragguaglio di
tutta la sua vita; trovando però che facevasene pubblico ed
autentico processo per mettere la sua vita a stampa, e con¬
tentandosi di quanto ho io di sopra esposto e narrato, dico
che la sera del 20 del suddetto mese, volendo i Padri sep¬
pellirlo nella loro sepoltura, fu fatta istanza dal popolo stesso
che fosse messo in appartato luogo; e così fu posto nel primo
arco della navata della chiesa dal corno dell’Epistola con l’in-
frascritte lettere : In tandem Fratris Ioannis Baptistae Pisaun
Ordinis Minorum ac Reformatorum Conventualium qui sanditatis
nomine vixit et obiit. — E qui il Biografo, dopo d’aver detto
d’un distico apposto al sepolcro del servo di Dio, soggiugne
e conclude —. « Nel resto non mi occorre dir altro, solo
che, incominciando da quell’ora in qua, che fu morto e quivi
sepolto, a concorrervi il popolo a furia, secondo che vi
furono portati molti voti per grazie ricevute, favori e miracoli,
così continua ancora fino al di presente. E non dovendo dir
altro de’ Beati, mi scuso in questo e protesto. Ed avendone
ragionato, come si vede, non intendo nè pretendo di far cosa
contro l’Editto di S. Chiesa venuto fuori ultimamente; il quale
non vuole si nomini niuno per Beato se non quando viene
canonicamente beatificato e così dichiarato da Sua Beatitu¬
dine ». — Trattasi qui del famoso e ben noto decreto di Ur¬
bano Vili, in data 16 marzo 1625, col quale si proibiva sl
in seguito di dare il titolo di Reato., e molto più di prestare
pubblico culto ecclesiastico a Servi e Serve di Dio, che n° n
godessero pacificamente da -100 anni del detto titolo e cU f’
sino alla solenne e canonica beatificazione —. « Imperocché,
ei prosegue, rimettendo io il tutto alle suddette sante ^ e ^
minazioni, ho dovuto camminar per le vie antiche, s i°
PICENUM SERAPHICUM
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voluto stender bene le loro istorie, — di quali? — e degnamente
ad ognuno lasciarne in perpetuo dipinte in carta le loro degne
memorie » ( 1 ).
Fr. Candido Mariotti dei Minori
(1) Il nostro P. Arturo nel suo Martyrologium Franciscanum etc.
nel dì 7 novembre ne fa questo bell’elogio: « Neapoli in Campania
Beati Ioannis Baptistae Pisaurensis, Confessoris, et Concionatoris eximii;
qui Chinense regnum mirabili vitae sanctitate, et ferventissimis suis
praedicationibus, multis extitit causa salutis ; tum Reformatorum a Con¬
ventualium Congregationi initium dedit (ciò non è esatto); et post multos
exantlatos labores ad superna conscendit ». E dopo un cento venticinque
anni circa scriveva pure di lui il sopra citato P. Casimiro Alcantarino
nel 1° tomo delle sue Cronache Alcantarine, capo secondo : « Il P. G-iovan
Battista menò ivi (in S. Lucia in Monte) una vita assai esemplare, come
aveva fatto sempre dal tempo che prese l’abito di Scalzo... Attendeva
di continuo alla predicazione evangelica, e nell’ultima predica che fece,
predisse la sua morte. Dopo di essa si compiacque il Signore _d’illustrarlo
con molti prodigi, ed il suo corpo dopo alcuni anni fu trovato incorrotto ».
(ISIIIIIIIEMEE. DEE 111UI0 [MIEI
(' Continuazione: vedi n. prec., p. 214 222 )
Offìda. a>
Terra delle più grandi, ed onorate di quante ne sono nel
Uresidato, e in lei hanno fiorito sempre uomini e nelle armi
e nelle lettere. In armi per non andar molto vagando, ba¬
sterà rammentare il fatto, per il quale è anco molto nominata
la Terra: quando, dico, l’anno 1557 alli 11 di Maggio diede
a fotta a Francesi, facendoli precipitare a cavallo da ripe
altissime, e meritamente, perchè per quanto dicono, voleano
dar sacco alla Terra. Cornelio Tacito nel primo degli Annali
scrive di un Soldato chiamato Ruffo da Offida, che arrivò
Passando per tutti gli ordini militari ad essere Maestro di
— Wadd., t. II, 424-XXXI; t. XV, 477-XXXII.
(1) Pisano, 1. c.:
382
PICENUM SERAPHICUM
_MflMHHHHBB
campo, e fu della antica milizia ristoratore e delle fatiche e
disagi militari pazientissimo, ma conchiude di lui « et eo ini-
mitior quia tolleraverat » perchè era cogli altri spietato per
aver egli tanti disagj sopportato. Gio. Simonetta commemora (1)
un Baldassar d’Offida, che fu commissario della Chiesa: le
operazioni di questo, e la sua morte si potranno vedere nel¬
l’opera intitolata Sforziade, e varj successi di questa Terra (2).
V’è la nobil casa de’ Boldrini, e vive con esso noi il
Sig. Priore di S. Maria gentiluomo molto compito. In lettere
ebbe un P. Francesco Osservante, detto il Borgia, questo scrisse
sopra le questioni nelle sentenze del Dottor sottile: l’ho ve¬
dute manoscritte; e morì finalmente a Perugia. Vi fu un’al¬
tro Padre dell’isteso Ordine, chiamato F. Francesco , e per
altro nome il Borgetta , questo mentre andava emulando il
primo, morì Regente nel Convento di Bologna (8).
Ornano non poco questa terra i due Reverendis. Monsi¬
gnori Silvestro Branconio Vescovo di Monte Marano Prelato
di molte lettere, e Monsig. Fabrizio Perugini Vescovo di Ter¬
ragna Prelato di molto governo. Il Sig. Gio. Battista Peru¬
gino Segretario di Paolo V morì nell’officio della Segretaria
nel mese di Decembre 1618. questo chiamò per sotto Segre¬
tario Gio. Battista Lucido da Macerata, il quale dopo la morte
di lui, e con gusto di N. S. perseverò molti mesi in detto
luogo: morì anch’esso finalmente l’anno 161C. del mese d’Agosto.
Agli anni andati visse Monsignor Gio. Battista d’Offida
di casa Benedetti Vescovo di città di Penna ed Atri. Fiorì di
fi) Istorie, lib. Ili, c. 11; lib. IY. c. 3.
(2) Lib. IY; lib. VII.
(3) Di questi due religiosi non possiamo dare un vero sunto biblio¬
grafico, poiché finora nulla abbiamo trovato di preciso. Nel Compendioso
Racconto Ristorico, compilato nel 1654 dal cappuccino Fr. Andrea Rosini,
e pubblicato in Offida nel 1908, tip. Anseimi, a p. 117 si legge: « Oj
questo stesso Monastero [S. Francesco in Offida] furono dignissimi ng
due famosi Franceschi, l’uno detto il Padre Borgia, l’altro BorgetW,
entrambi lettori Generali di tanto grido, così vivi d’ingegno, tanto affi¬
nati nella dottrina di Scoto, che furono celebrati per gli più eruditi,
speculativi, che a’ tempi loro honorassero le Cathedre, sormontassero g
Pergami d’Italia; scrisse il primo sopra Scoto così dottamente ohe
Cardinale Samano, perchè non restasse sepolto il parto speculativo d
ingegno così sottile, hebbe ambitione d’havere nelle mani gli d 1 .
manuscritti, perchè mediante le stampe ne restasse herede il Mondo se 1 ®
tifico; ma la morte all’uno tolse lo spirito, all’altro la vita ». (N.d. •
PICENUM SERAPHICUM
383
questa patria un Beato fra Bernardo dell’Ordine de’ Cappuc¬
cini, il quale come testifica una Cronica scritta a mano degli
stessi Padri morì con molta Santità nel luogo di Ca¬
merino (1).
Nominatissima è non dimeno questa terra per il miracolo
del Santissimo Sacramento dell’Altare tripartito in ostia, carne
e sangue di N. S. Intorno al qual miracolo si potrà vedere
un elogio spirituale del Foretti Eremitano d’Offida, nel quale
si restringe l’istoria del fatto succintamente ed è questo mira¬
colo nella Chiesa de’ Padri Agostiniani. Alla S. Croce di
Maggio vi è un grandissimo concorso. Bartolomeo Cassaneo (2)
narra come nel Ducato di Bologna in una Chiesa vi è riposta
l’ostia non corrotta, la quale da un scellerato Giudeo fu passata
con il coltello, e miracolosamente mandò fuori sangue, e sino
a questo giorno si vedono i segni, ed opera molti miracoli.
Altri miracoli somiglianti scrive Gio. Bolero essere stati fatti
in diverse parti del mondo intorno a questo SS. Sacramento (3).
Di questo miracolo d’Offida ne tratta anco D. Niccola Laghi
da Lugano nel suo libro intitolato i Miracoli del SS. Sacramento.
In questa terra abbiamo il Convento di sito grande ; la
Chiesa è un tempio magnifico d’una navata sola a compara¬
zione di quanti n’abbiamo in provincia della Francescana
Religione ; per la povertà del Convento non è offiziata da
finel numero de’ Padri che si converebbe. Vi sono molte
reliquie in particolare una spina di N. S. molto bella. Vicino
all’altare maggiore della Consolazione della Chiesa vi è questa
memoria.
Anno Domini 1359 tempore Domini Innocentii Papae VI.
tndictione prima Mensis Maii consecrata fuit haec Ecclesia per
fìev. Dominum Fratrem Nicolaum Argoliae Episcopum tempore
Proiincialis Capitali.
Fiorì in questo Convento il B. Corrado d’Offida il quale
e ntrò in Religione di 14 anni: morì alla Bastia mentre ivi
(1) BIBLIOGRAFIA: Cronache di Marco da Lisbona, parte III,
o ] hX, cap. 26: — Annali del Boverio, t. I, an. 1528, § 29; an. 1531,
| *“! an. 1558, § 6: — Martirologio del P. Arturo, ediz. 2*, p. 244,
’ Smgno: — Compendioso Racconto Historico del Rosini, ed. cit.,
p ',F n > P-1B1.
vj) Catalogo della Gloria del Mondo; par. XII 7 consideraz. 63.
(3) Relazioni d’Europa ; par. I, lib. X.
884
PICENUM SERAPHICUM
predicava, fu il suo corpo portato a Perugia nella nostra Chiesa,
Monsignor Fabrizio Perugini impetrò di poter levare un brac¬
cio, e portarlo a questa patria. La vita del Santo fu descritta
da Monsignor di Sinigaglia nell’Itoria Serafica lib. 1. L’Au¬
tore delle Conformità al f. 150 vuole che il b. Corrado rivo-
casse cinque uomini da morte a vita (1).
Oltre due Padri Baccellieri Cesare e Giacomo Padri let¬
terati e Predicatori di qualche nome, visse il P. M. Giovanni
il quale per le sue virtù fu fatto Vescovo di Nicopoli, come
di ciò fa fede una scrittura antica nel nostro Convento di
Fabriano, ove si fa menzione della sacra di quella Chiesa con
questa forma di parole : Ecclesia Fabriani fuit consecrata de
mense lunii Dominica praecedente Nativitatem S. Ioannis Ba-
ptistae anno Eni 1398. Episcopi fuerunt Eeverendus Dominus
loannes de Offida Ord. Min. Episcopus Nicopoliensis. D. Be-
nedictus de Escalo de Ordine Eremitarum et D. Episcopus de
S. Natana tempore Guardianatus Fratris Martinutii Martinae
de Fabriano (2).
In questo Convento d’Offida fu fatto un Capitolo Provin¬
ciale alli 8. di Maggio nel 1359. essendo Provinciale Fra Gio¬
vanni dalla Ripa. La visita fu molto utile alla Chiesa ed al
Convento ; fu ordinata una custodia d’argento per il SS. Sa¬
cramento, furono riparate alcune stanze che andavano pe r
terra. Predicando qua una Quaresima, mediante il Divino
aiuto racquistai un bellissimo Giardino per il Convento, e por
congiungere il fine con il principio, i vari successi di questa
terra si potranno vedere presso Giovanni Simonetta, e Fran¬
cesco Adami (3). Qua sono molto nominate le due arti delle
fabbriche d’Archibugio, e Sapone, delle cui varie sorte vedasi
quello, che ne scrive il Garzoni (4).
(1) BIBLIOG-EAFIA : Bart. Pisano, ed. cit., pagg. 233-284-276-4B0-
451-504: — Chronica XXIV Generalium, ed. cit., pagg. 253-410-41'
422-430: — Fr. Rosini, op. cit., oap. XII, p. 84: — Paul Sabati® >
Actus ; Paris 1902, Libr. Fischbacher, pagg. 150-160-189-212 : A
logus sanctor. fratr. minor, ed. P. Lemmens, p. 8: — cfr. il sega
bibliografico: Picenum Seraphicum, fase. II, p. 224, nota 9.
(2) Giovanni Cocchi d’Offida, fu creato Vescovo di Nicopoli
10 gennaio 1396 da Bonifacio IX: cfr. P. Eubel, HierarchiaeCa-i
Medii Aevii, ed. cit., p. 365: — P. Wadd., ed. 2 a , t. IX, p. 131-III. (V • ^
(3) Fragmentorum de reb. gest. in civit. Firmi, lib. II, cap. 6», *•
(4) Piazza universale , fol. 823.
PICENUM SERAPHICUM
885
Lontano da questa terra nove miglia in circa è un luogo
nominato Mfonte Brandone. Fatria del B. F. Giacomo del no¬
stro Ordine uomo miracoloso, e gran Predicatore ( 1 ). L’anno
1442 predicò la Quaresima nella Città di Fermo: un’altra in
Ancona dove operò alcuni miracoli. L’anno 1463 predicando
nella Città di Brescia il giorno della Resurrezione di N. S.
disse, che il Sangue di Cristo mentre stette sparso in terra nel
giorno della Passione non si doveva adorare di culto di La¬
tria, non essendo unito al Verbo in unione ipostatica; sopra
di questo nacque disputa a Roma alla presenza di Pio II. es¬
sendo per ordine di sua Beatitudine congregati i Padri del
nostro Ordine, ed i Padri Domenicani. Le ragioni addotte
sono state raccolte da Monsignor di Sinigaglia nella sua isto¬
ria Serafica ( 2 ) ove si ragiona della Vita del B. Giacomo,
-«.vendo Pio II. udite le ragioni prò utraque parte non li parve
determinar cosa alcuna, scrisse al b. Giacomo: ne assertive
predicaret amplius, quousque a Sede Apostolica fuerit provisum.
, cnsse sopra questa materia Sisto IV un volume intero, ed
e opera molto degna.
Morì finalmente in Napoli ed e sepolto in S. Maria nova.
Gonciosia cosa che per la sua santimonia, come dice Giacomo
J ilippo (3) il Re Ferdinando avesse chiesto in grazia a Sisto IV.
1 P oter lo aver seco per potersi consigliare nelle occorrenze,
e per sua satisfazione particolare.
Monte fiore. ( 4 )
e v f ntonio Rivobuono (5) fa onorata menzione di Rocco Luzi
di pi’ Che lanno 1567 - leggesse: filosofia morale nello studio
nonv i a - Vive °ggi liberato Andrioli Dottor di Legge molto
mato in questi contorni. In questa Terra ebbe la Religione
sul noi ;? UeSto gran Santo avremo occasione di parlare tante volte,
c °mr)en4 0 r lCmum ‘ una ricca bibliografia a commodo degli studiosi sarà
6 Penati ■ 9o and 0 tratteremo di lui nelle due rubriche : 1 nostri Santi
fertm-io bibliografico. {N , (L R)
/q< Rodolfo Tossivano, Storia Serafica, 1. I, f. 108.
supplemento delle Istorie, lib. 14, f. 303.
(5) 1 c - ~ Wadd., t. XXI, p. 254-XXXIV.
V ) JJe Gymnasio Patavino, 1. I.
Alm0 I ’ 1916 - Fascicolo III. OE
386
PICENUM SERAPHICUM
due conventi, uno fuori, del quale n’appariscono 1 vestigj.
Questo ch’ora possediamo di dentro, è stato edificato d ele¬
mosine essendo Pontefice Innocenzo IV. l’anno 4. del suo
Pontificato, e sono anni che visse detto Innocenzo, 328; e cosi
si raccoglie da un breve di lui. La Chiesa è bella assai grande
il quadro dell’Altare Maggiore è di buona mano, un piede
della Madalena è fatto con qualche artificio ; in un muro
dentro d’essa Chiesa v’è una finestra rotonda con queste parole
B. Fr. Gentilis de Monte Florum. Dicono che fosse Laico,
e che ivi riposi il suo corpo ( 1 ). . . . ,,
Nell’istoria. Seraf. di Monsig. di Sinigaglia (2) e I au¬
tore delle Conformità dicono, che il Corpo del B. Gentile
che fu martire, e che oprò molti miracoli nella terra di bai-
mastro nella Vicaria d’Oriente riposi in Venezia nella Chiesa
de’ nostri Padri. Per tor via questa difficoltà si potrebbe dire,
che siano stati due i Beati Gentili, poiché di questo Martire
non si pone la Patria ma si dice semplicemente de Marchia {*h
E ritornando alla Chiosa, a in ano manca doli Aitar &§
odore, v’è una cappella di pietra bella per cosa antica, ove
sono sepolti il Padre e Madre del Cardinale Gentile come
dimostrano due statue di Pietra a giacere con questa memo¬
ria Anno Domini 1310. D.nus Gentilis de Monte Fiorum i
dinalis Ord. Min. tempore Bonifacii Vili. Titilli S. Martini n
Montibus. In questa Cappella vi è la memoria di due altr
Vescovi, i quali dicono essere stati nostri Frati e dellist
Patria, i nomi così si leggono = Elias Episcopus Gobon
sis: et Fr. Thomas Episcopus Vergolensis.
Ilustrò questo Convento il sopra citato Cardinal Gentn
Teologo esimio, Dottor Parigino: lesse molt’anm nei F 1
studi della Religione con frutto non poco de 3 ™ 1 ™, t0
Essendo Lettore del Sacro Palazzo da Bonifacio Vili, fu ci
m Le nostre ricerche non sono ancora arrivate a scoprire chi s
questo B. Fr. Gentile da Montefìore: se sarà il caso, ne riparleremo. ti v -
(2) Rodolfo da Tossignano, 1. I, f. 104. ^
(8) BIBLIOGRAFIA, Pisano, op., cit., pagg. 274-275-625 o
Archiv. Frane. Hist, an. Ili, p. 296: - Orbis Seraphtcus t I, P- ^
n. 10, ss.: — Marco da Lisbona, Cronache, par. II 1. Vili, ^
n. 95 ; _ Martirologio Francescano, 5 settembre: — I. w Am ’> Mm0 rk
t. II, p. 122-XXV; t. VII, p. 236-XVIII: — Camillo Acquacott , rt o
di Matetica , t. I, p. 128; t. II, p. 35R - Il P. CivaUi non m e a ;
che questo B. Gentile Martire non è di Montefìore, ma di Matelica. ti
PICENUM SERAPHICUM
387
Cardinale col titolo di S. Martino in Montibus l’anno 1298.
nella seconda promozione che fece Bonifacio in Roma nella
prima Domenica dell Avvento, come vuole Onufrio Panvinio
nelle sue annotazioni. Lasciò molte opere degne alla posterità,
morì finalmente in Avignone l’anno 1312 ( 1 ).
Vivono al presente di questo Convento Padri molto ono¬
rati : il P. M. Tullio Regente in molti Conventi, ed il P. M.
Francesco Ricci Teologo della università di Fermo.
Acqua Viva. ( 2 )
Il Biondo e f. Leonardo degli Albertini nella descrizione
d Italia chiamano questo Castello Nobilissimo, e vogliono, che
. quà tragghi origine l’Illustrissima Famiglia degli Acqua¬
tivi, dalla quale, come da un cavallo Troiano sono usciti tanti
Fuchi d’Adria, Cardinali, ed altri Prelati di S. Chiesa. Ornò
questo Castello non poco Monsig. Vescovo Megliori Cappel¬
lano già di Sisto V. Morì questo Prelato nel Mese di Feb¬
braio 1601. lasciò al Convento la sua libraria.
, P° co lontano dà quà abbiamo il nostro luogo, il cui sito
p m °lfo bello, e alla Chiesa viene a seppellirsi la nobiltà del
.. aes , e > come di ciò danno segno manifesto le molte memorie
ln Pidra che vi sono. Vivono di questo Convento giovani di
molta espettazione in particolare il P. M. Francesco, e il
• M. Paolo Vivani Regente in alcuni Conventi della Reli-
f 10 j e ' Q ua fu fatto un Capitolo Provinciale l’anno 1569, es-
eudo Ministro M. Cesare Nardi di Fano.
d (1) ^BIOGRAFIA: Tossignano, op. cit., lib. II p. 219 b ; lib. Ili
p nVvvTT 0 / 5 *'* Seraph., t. I, p. 128, n. 131; — Wadd., ed. 2 a , t. V
Sba»! 9 ~ XXIV ’ 398 - IV ; I- VI > P- 27-XXVI, 101-1, 169-11, 199-X: -
p. fSfi GLU ’ n° P ' cit ' ! p - 3 9 2 ’ n - 1699: ~ Archiv. Frane. Hist., an. II.
p 27 Gonzaga, op. cit., p. 76: — Miscellanea Francescana, voi. V,
sècon’i n ' XXXVL — ba creazione di questo Cardinale non fu nella
a ella a promozione 3e i 1298, come afferma il Civalli, ma precisamente
p - g ^arta del 1300: cfr. Hierarchia Cathol. Medii Aevi, compilata dal
andò T ec K P* ivi 0 detto ancora che Gentile da Montefìore
a r 6 ^ 0 } n Ungheria il 19 ottobre 1807 e morì, non in Avignone
Eur ^ ^ °^obre del 1812. In base alla critica edizione dei
■e dì l, devono essere corrette le date del P. Waddingo, del P. Cival li
, (N - d - R ->
388
PICENUM SERAPHICUM
Forci. ( x )
Della fondazione di questo Convento non trovo cosa ve¬
runa (2). Qua fiorì il P. M. Francesco da Forci, i.quale ju
Provinciale della Marca l’anno 1486 (3). Visse di questa
terra il P. M. Evangelista Pelleo Inquisitore d Istriane Vicario
Apostolico fatto da Sisto V, l’anno 1586 nel mese di Luglio
e nel capitolo Generale celebrato nella citta d Aiscoli ^ 168
nella vigilia delle Pentecoste fu creato Generale deli Ordine e
finalmente dall’istesso Pontefice fu fatto Vescovo di S. Agate
ove lasciò memoria di sè con molte fabbriche Fece mAscofi
essendo Padre di quel Convento un appartamento di Camme»
Paternali molto nobile. Spese in un Claustro del suo Con
vento nativo da 600 scudi, e se Dio gl’avesse prestata maggi
vita, questa casa avrebbe altra forma di quella che al prese®,
si vede (4Ì. Visse un M. Bernardino da torci, e fu Provinc
di Romania (5). Quà fu fatto un Capitolo Provinciale 1 ann
1486 essendo Provinciale M. Francesco da torci.
Cosignano.
Il primo luogo, che qui ebbe la Religione era poco kn
tano dalla terra in un bellissimo sito, come oltre la Ch
che è in essere, ne appariscono vestigj manifesti questo ^
destrutto da Balduccio Firmano, e da Rinaldo suo Tato
credo che fosse nel 1388. affi 7. di Maggio, nel qual tem^
Cosignano si ribellò da’ Fermalii come narra Fran
Adamo (7). Ora questo che abbiamo di dentio, nt P
(2) I Stonaci' di' San Salvatore soggetti all’Abb. di Farla donar 0 »^
la Chiesa di loro giurisdizione, ed il sito per il Convenga tempo
(8) Cfr. P. Sbaraglia, op. cit. p. 254, n. IMó. __ WaD d,
)a\ BIBLIOGRAFIA: Tossignano, op. cit., li», hi, P- iyy ' oT vxJV
t XXII, p. 74-LXX, 151-CLXVIII, 197-XXIII; t. XX ,P_ gestro.
Finora nulla abbiamo potuto trovare di questo Padw M ^
(5) Finora nulla abbiamo potuto ^ u—— ^aZyTT- t.
(6) Pisano, 1. c. - P. Wadd, ed 2», t. V, p. 104-XU,
(7) Fragni, de reb. gest. m Cimi. Firmi, cap. oi.
PICENUM SERAPHICUM
389
forma d’ospizio, che di Convento, è insomma di pochissimo
rilievo.
Quà fiorì il B. Alberto da Cosignano , il cui corpo riposa
a Morro di Valle (1). Visse anco gli anni passati t. Antonio
Padre di molta bontà, e di molto zelo. Questo fu molti anni
a Perugia Confessore di Monache ad istanza dell’Ill.rao Gallo.
Il Poggio della Canosa.
Conventino alla campagna preso dal P. S. Francesco : è
di sito conveniente per essere fra monti: vi sono due fontane
d’acqua molto buona, una nel Claustro, e l’altra vicino al Ci¬
mitero. A questo luoghetto Papa Niccola IV. non solo donò
della Croce Santa, ma anco un Calice tutto d’argento assai
bello (2).
Capradosso.
Ospizio, e luoghetto nuovo posto alla foresta: la Chiesa
e dedicata alla Madonna, e v’è molta divozione. Loco proprio
per darsi alla quiete della mente fuggendo lo strepito, e le
cure delle cose secolari.
Marano.
Terra vaga e deliziosa posta alla riva del mare piena di
.ranci, copiosa d’acque, le quali scorrono con bellissima
Vista. Fu di questa Patria Giov. Battista Evangelista Gramma-
. (1) Vedi in seguito nella rubrica: 1 nostri Santi: è il secondo della
Pnma serie. (A. d. R.)
che ir" P resen ^ e resta presso a poco nella stessa forma sì la chiesa,
n Convento. La Croce di ottone dorato è semplice, ornata solo di
^nque sonagli d’argento, e pochi coralli. Il quadro di S. Francesco è di
Ver°* assa ^ buona, e non inferiore è un quadro più piccolo della B. ma
Da ^ me ’ ^ ^ . un Cappellano obbligato a dimorarvi, ed ufficiar la Chiesa,
con ^ Ues ^° s ^° scende al Castello per una rupe orrida a vedersi
lam n °f P oca f a tica. Il Castello verso questa parte è rovinato per una
^ fosso vicino. Il Marchese Massei d’Ascoli è padrone della
sono ° r ìP. ar ^ e terreni coltivati e delle case del Castello. Gli abitanti
pochi, miserabili, e poco uniti fra di loro. CN. d. A.)
390
PICENUM SERAPHICUM
tico e Poeta di molto nome, siccome mostra chiaro l’opra di
varie poesie latine, dedicata all’Emo Cardinale Montalto stam¬
pata in Venezia l’anno L589. .
Quà fuori della Terra abbiamo un Conventmo sotto titolo
di S. Basso, preso e edificato in gran parte da un Padre
chiamato F. Sìmone Ricci da Marano, morì il primo anno
dell’offizio di colui, che scrive le presenti cose, e lasciò alcune
elemosine. . ,
In questa nostra Chiesa non sono molti anni sotto J ai¬
tar maggiore fu ritrovato il corpo di S. Basso, e vogliono
alcuni, che qui fosse anticamente la Città di Nicea, della quale
fosse poi Vescovo S. Basso; il cui corpo è bellissimo da ve¬
dere ed ora per maggior sicurezza l’hanno trasportato alla
Cattedrale della Terra. La sua festa si celebra alli cinque di Di¬
cembre. Pu martirizzato l’anno 326 sotto Decio, e Valeriano ( )•
Nella nostra Chiesa vi è una pietra antica di marmo a
guisa di deposito con queste parole
D. M.
P. SENTIO. FELICI. AVO
RAVENNAE. NEGOTIATORI. OLIARIO
SEXTILIA. ADIECTA. MARITO
OPTIMO
Desinamo fuori ad un Giardino pieno di vari frutti, come
Naranci, Pomi Adami, Cedri, ed in alcuni alberi si vedevano
insieme fiori e' frutti, era anco poco lontano dalla Mensa una
peschiera piena di varj pesci allevati con tanta domestichezza
che venivano a mangiare il pane alle mani. ,
Non molto lontano è la terra delle Grotte, e un alt
chiamata S. Benedetto. Questa Piaggia dice il Biondo nei
sua Italia illustrata, fuor che quella di Surriento, e di Gajei
è la più amena e dilettevole di tutta Italia: pienissima i
ranci, di Vigne, d’Oliveti, e di altri bellissimi e fruttiferi a
beri. Vedi quel che dice Francesco Petrarca (2).
( Continua)
(i; Vedasi di questo Santo quello che è scritto nel Nartirolog 10
dell’E.mo Card. Baronio. ( N - d ' ' J
(2) De remed: utriusq. Fort., dial. 38.
PICENUM SERAPHICUM
391
I NOSTRI SANTI (1)
Martirologio Piceno
Una critica difesa del Martirologio Francescano s’impone,
specialmente oggi che la storia ha delle forti esigenze che
ieri non aveva, a tutti gli studiosi in fatto di antiche biogra¬
fie. Le semplici affermazioni, basate su documenti che distano
parecchi secoli dai soggetti che si vogliono illustrare e far
rivivere nell’età nostra, non bastano più: bisogna ordire la
tela di nuovo e tessere con tutte le risorse della critica mo¬
derna la grande tela storica di tutti quelli eroiche hanno prece¬
duto le nostre generazioni. Ma questo utile rifacimento non può
compiersi se non risalendo alle sorgenti della storia medesima,
analizzando con criteri indiscutibili le stesse sorgenti. E’ una
giusta esigenza che deve non solo essere rispettata, ma anche
soddisfatta quando si mette mano a descrivere le gesta ma¬
gnanime, le eroiche imprese di quelli che sono vissuti tanto
tempo prima di noi.
L’autore del Martirologio Francescano non si occupa solo
dei suoi contemporanei: esso descrive tutti i grandi seguaci della
serafica milizia che si distinsero per l’eroismo delle virtù cri¬
stiane, per la santità di vita, per la morte preziosa e per il
Potere taumaturgo di operare miracoli, movendo dalla prima
m età del secolo XIII ed arrivando alla prima metà del XVII:
sono quattro secoli di storia che egli passa in rassegna, de¬
scrivendo con ricchezza di particolari tutte le loro biografie
e dandoci di ciascheduna il frutto delle sue ricerche biblio¬
grafie. E’ un lavoro poderoso che merita stima e gratitudine.
e rò, sono quattro i secoli che ci dividono dal P. Arturo da
onasterio, e quattro secoli costituiscono un lungo periodo
61 fi Ua le gli studiosi di storia hanno scoperto nuovi criteri
* ei giudicare le antiche biografie. Chi prende oggi in mano
(1) Continuazione vedi fascicolo 1. p. 99-108.
392
PICENUM SERAPHICUM
l’opera dell’Arturo rimane assai indifferente e non sempre circa
la medesima esprime un benevolo giudizio: per alcuni le sue
narrazioni hanno poco valore storico; per altri manca alle
medesime una solida base critica: per molti esse sono pura¬
mente leggendarie ed esagerate sia nella loro sostanza come
nel loro numero. Questi giudizi poco benevoli ed assai severi
riguardo al Martirologio Francescano ci sono stati espressi
non una, ma ripetute volte. . _ ,
Crediamo, peraltro, non offendere 1 lettori del Picenum
Seraphicum , affermando che tra i medesimi pochi sono che
hanno in mano l’opera del da Monasterio : essa infatti non e
un semplice libro di lettura alla portata di tutti, e fuori delle
biblioteche è assai difficile vederne una copia. E’ nostro do¬
vere, quindi, presentare su queste pagine quella parte che ri¬
guarda la regione marchigiana, studiare le fonti alle quali ha
attinto il P. Arturo, vedere cosa dicono relativamente al beato
per il quale sono citate, correggere gli equivoci se vi saranno
e completare lo studio bibliografico. Per facilitare poi il lungo
e difficile lavoro ci serviamo dell’ordine alfabetico come lo
abbiamo già pubblicato, essendo quasi impossibile seguire
quello cronologico.
1. — B. Adamo Adami da Fermo (1).
« Firmi in Picoeno, Beati Adami Confessoris: qui potens
verbo et opere signis admirandis enituit. = Obiit circa an.
1285 apud Conventum Mrmanum: concionator famosissimi^,
qui praedicando Hirundinibus silentium imposuit: et a lupo,
ad rectum iter quod amiserat, secure deductus est. Obnt sancw
fine , illicque sepultus est, ubi claret miraculis. » (2)
Sono sei gli scrittori sui quali il P. Arturo poggia q _
sta sintetica biografia, cioè: Marco da Lisbona (3), Kodo
(1) Antichissima e nobile famiglia fermana : cfr. Trebbi e Filoni
Guerrieri, Erezione della Chiesa Cattedr. di Fermo a Metropolitana. * eri
tip. Bacher. 1890, p. 142. . 9 fl( jiz.
(2) P Arturo da Monasterio : Martyrologmm 1 ranciscanum, «
Parigi, tip. Covterot, 1653. p. 211, 16 maggio a fl i a manc»
(3) Cronaca scritta in spagnolo circa il 1550: apparve a Salaman^
nel 1626; tradotta in italiano, a Napoli nel 1680; m tedesco, a M 7
di Baviera nel 1720; cfr. Parte 2., lib. 5, cap. VI, § I, sotto lanno
PICENUM SERAPHICUM
393
da Tossignano (1), Abramo Bzovio dei Predicatori (2), Luca
Waddingo (3), Mariano da Firenze (4) ed il servita Filippo
Ferrari (5). Il più antico, quindi il più autorevole dei citati,
è indubbiamente Mariano da Firenze cui per autorità storica
fa seguito Marco da Lisbona. Queste due fonti non risalgono
che alla prima metà del secolo XVI e alla seconda del XV:
le altre testimonianze, eccettuato il Waddingo, sono molto
posteriori e copiano quasi alla lettera le due precedenti.
Di Mariano da Firenze non ci è dato portare il testo
genuino, perchè le sue Cronache, fino ad ora, sono irreperi¬
bili: però dal suo Compendium circa le medesime quel testo
in parte ci risulta, ed è il seguente :
« Frater Adam Rufìus (sic), eximius predicator, in vita
« et in morte miraculis plurimis corruscans, apud Firmum
« requiescit. » (6)
Marco da Lisbona, elogiando il Beato, si esprime così :
« Nel Convento di Fermo è sepolto il corpo di Frat’A-
« damo, che fu Predicatore famosissimo di quel tempo ; il
« quale predicando una volta e dandogli molto fastidio le
« rondini col garrire, lor comandò, che si levassero di quel
« luogo, e subito se n’andarono fuori di Chiesa : Caminando
« egli un giorno, smarrì la strada ; nè sapendo a qual banda
« voltarsi, se gli avvicinò un lupo, e presolo co’ denti mode-
« stamente per l’habito a guisa di domestico cane, l’indrizzò
« verso il suo camino. Questo Religioso Santo dopo la sua
« morte risplendè con molti miracoli. » (7)
Sebbene l’anno di morte del B. Adamo sia alquanto di-
p. ^ (1) Historia Seraphicae réligionis, Venezia 1586: lib. 2., in Custodia
(2) Cfr. tomo XIII, ad annum 1287 -
o ,. Annales Minorum, Roma 1625: cfr. tomo I, ad annum 1234.
s ■ ~ Questo assiduo ricercatore e lavoratore instancabile, nella pre-
11 6 biografia si è servito di fr. Mariano da Firenze in modo esclusivo,
arr' ' . Cronaca, lib. 2. cap. 7. — La Cronaca di Mariano da Firenze
irrepe Vl° ^ maa & s ^ a * a pubblicata; ed il prezioso ms. finora è
irI * ' a ^ la l°gus sanctorum Italiae, 16 maggio,
jp > ' Compendium Chronicarum Ordinis fratrum minorum, auctore fr.
Florentia : cfr. in « Archiv. Frane. Histor », anno II, p. 101.
270 ) Edizione di Napoli 1680: parte 2., lib. 5., cap. VI, n. 11, pag.
/U ’ l’anno 1287. ’ 1 S
394
PICENUM SEBAPHICTJM
scutibile, è certo però che egli morì nella seconda metà del
secolo XIII: quale valore dunque potranno avere e dette
narrazioni alla distanza di quasi due secoli ? L Arturo nella
prefazione del suo Martirologio, oltre un lungo studio storico,
ci dà l’elenco degli autori sui quali ha basata tutta 1 ope ,
e tra questi vi è pure il Chronicon ms. del B. Francesco Ve¬
nderli, quasi contemporaneo del B. Adamo; però m questa
biografia non citandolo allatto, e neppure citando altri scrit¬
toi? anteriori a fra Mariano da Firenze, si e addimostrato
impotente a colmare la non trascurabile lacuna di due secoli.
Non si creda, peraltro, che tale impotenza tolga tutto il va
lore storico alla concisa narrazione del nostro Martirologio.
Mariano da Firenze e Marco da Lisbona non sono scrittori
disprezzabili: essi avranno avuto senza meno il loro appoggi
autorevole e di questo si saranno giovati per riepilogare a
biografia di quei beati che con la loro vita eroica, con a
loro morte santa, con la potenza dei miracoli hanno creato
una forte e viva tradizione la quale attraverso i secoli nes¬
suno mai è stato capace di soffocare o di spegnere comp
Ma la critica non resta soddisfatta di questa semplice
congruenza. Essa vuola, e con ragione qualche cosa di W
nositivo Perciò si domanda: i due primi scrittori, dei quali
si è servito l’Arturo, oltre la probabile tradizione orale av^
vano altri storici sui quali basare la loro biografia? Sen
dubbio: la Cronaca dei XXIV Generali esisteva da lunga
ed era assai conosciuta; quindi non è verosimile che fo»
ignota ai due scrittori citati dall’Arturo i quali per le loro
compilazioni si trovavano nella necessita di raccoglie! e t
le produzioni storiche più accreditate m quel tempo. W
sta Cronaca era stata compilata nella prima me^d^
colo XIV, vale a dire poco più di mezzo secolo dopo la mo
del B. Adamo, ed ecco ciò che narra di lui.
« In conventu Firmano claruit frater Adam, ma
« praedicator. Qui cum semel praedicans ab hirund
« garrientibus turbaretur, praecepit eis, u 8 a statini
* et eius praedicationem ulterius non turbarent. Quae sta
« extra ecclesiam avolantes ex tunc non redierun •
« etiam semel per viam pergens [transiens] de via a
< afifuit lupus quidam, qui eum quasi cams domestici P
PIOENUM SEBAPHICTJM
395
« vestes trahens ad pontem, a quo deviaverat, eo sequente
« perduxit [reduxit]. » (1)
Non possiamo comprendere perchè l’Arturo non citi un
sì importante documento il quale empie in modo esaurientis¬
simo la deplorata lacuna dei due secoli, mentre nell’elenco
delle opere da lui consultate si trova precisamente anche
questa Cronaca dei XXIV Generali. Del resto a noi ciò poco
interessa; ci basta di aver trovato un sicuro appoggio per
concludere che le affermazioni del Martirologio Francescano,
riguardo a questo primo Beato, reggono assai bene alla cri¬
tica della, storia.
*
❖ *
Assicurata l’antichità delle fonti alle quali ha attinto il
P. Arturo per compilare l’importante opera sua, si presenta
subito la quistione dell’appellativo « Rufo >. dato dallo scrit¬
tore del Compendium Chronicarum, fr. Mariano da Firenze,
al nostro B. Adamo, appellativo che in seguito ha creato non
poca confusione tra gli storici dell’Ordine. Il B. Adamo da
Fermo è il medesimo B. Adamo Rufo ? no ! Marco da Lisbona e
1 Arturo da Monasterio li distinguono in modo assoluto (2).
L equivoco di fr. Mariano da Firenze ha tratto in inganno il
P- Waddingo il quale sotto gli anni 1234 e 1240, parlando
del B. Adamo Rufo e del B. Adamo senz’altro appellativo,
dice le medesime cose, sebbene con diverse parole. Riportiamo
1 due testi :
« 1234. — Clarebat etiam istis temporibus in eadem
" P r °vincia [Marchiae] fr. Adam Rufus maximus praedicator
* et vir sanctissimus, qui inter plura mirabilia, et illud pa-
* tra vit, ut cum concionaretur in vasta et derelicta Ecclesia,
* ln qua hyrundines nidificabant, atque illae nimio garritu
* essent molestae, iussit ut evolarent; cui ex tempore parue-
li: >nt; nullo unquam tempore illue redeuntes. Positus in
vasta solitudine cum in itinere aberraret, accurrit lupus
toirio 'nP'' Franciscana; Quaracchi, tip. S. Bonaventura 1897,
2 P Primo parla di fr. Adamo Rufo sotto l’anno 1862; cfr. parte
settp V^ ' n- P- 525, ediz. cit.; il secondo nè fa l’elogio ai 22 di
nibre e d afferma che visse nel 1860; cfr. ediz. cit., p. 466'
396
PICENUM SERAPHICUM
« cauda blanditus, qui per vestis fimbriam apprehensum ad
« v ìa in rectam reduxit. Magnis prò animarum salute peiiun-
« ctus laboribus tandem obiit in custodia, et oonventu JJir-
« mano, multis corucans miraculis etc. » (1)
« 1240 — Hoc anno in civitate Firmana... in monasterio
« patrum Oonventualium, conditae sunt reliquiae Beati Adami,
« qui fuit concionato!- illustris, de quo narratur cum semel
« praedicaret et suo garritu hirundines impedimento essen ,
« praecepit eis i nomine Christi, ut abscederent statirnque
« avolaru nt. Semel ambulanti per devia, occunt lupus divi-
« nitus, qui more canis domestici, viam ei praemumvit. » (2
Qui «orge spontanea una domanda : le due narrazioni de
P Waddingo appartengono all’identico individuo ? ed in caso
negativo: come si spiega la perfetta identità dei nlievi bio¬
grafici con la sola variante degli anni e del ]^P p ® n ^ f
« Rufo » ? Bartolomeo Pisano, parlando del B. Adamo Rum
dice così : « In Barulo iacet frater Adam Rufus, qui multis
« coruscat miraculis: » (3) « Custodia Barolitana ia
« cum Barulum, in quo praedicat suis exemphs et miraculis
« frater Adam Rufus. » (4) Dunque il B. Adamo Rulo
distinto dal B. Adamo da Fermo. .
Anche il P. Waddingo, però, sembra che li abbia voluti
distinguere, ma non vi è riuscito : infatti, al a prima narra
rione egli fa due aggiunte, quella dell’appellativo « Wj
e l’altra dei miracoli; ma ciò non lo salva dallequrvo
quale è caduto, seguendo fr. Mariano fiorentino poiché i r
lievi principali delle due biografìe sono, come abbiamo vedut ,
perfettamente identici, sebbene i miracoli descritti nella pnm
debbano attribuire solo al B. Adamo Rufo morto a.Bari ( )■
si rende ancor più manifesto dal Dialogus *
fratrum minorum in cui sono narrati dieci miraooh del B. » ^
Rufo, erroneamente attribuiti da fr. Mariano da Firenze
(1) Annali, ediz. 1., 1. c. p. 517.
(8) ^DeConformitate, in « Analecta Frandscana », Quaracchi l9 ° 1 * * 4 5 6 ’
tomo IY, p. 298.
(4) ibid., p. 531. .. f Mariano
(5) Il P. Waddingo ha seguito senz altro il racconto di t •
da Firenze il quale, descrivendo ì miracoli operati dal B. Bu ,
che questi è morto nel convento di Fermo: di qui 1 equivoc .
PICENUM SERAPHICUM
397
B. Adamo da Fermo. (1) L’evidente equivoco del Waddingo
è stato poi corretto nella seconda edizione de’ suoi Annali. (2)
Non crediamo cosa molto facile e troppo interessante tro¬
vare la ragione dell’equivoco nel quale è caduto fr. Mariano
da Firenze: bisognerebbe avere sott’occhio le sue Cronache
e fare uno studio analitico sulle fonti delle quali si è
servito. Ci basta la difesa sul valore critico delle affermazioni
del Martirologio Francescano riguardo al nostro B. Adamo
da Fermo (3).
2. — B. Alberto da Cossignano (4).
« Muri-vallis, in Picoeno, Beati Alberti a Cossignano,.
Confessoris; signis admirandis, et meritis eximiis Celebris.
= Cognominatur de Cossignano in Picoeno, miraculis clarus
apud Murum-vallis — (5).
Il P. Luigi Tassi dice : « E’ incerto l’anno, in cui que¬
sto gran Servo di Dio passò di vita dal convento di Morro-
valle, ove conservasi la salma di lui : » (6) noi aggiungiamo
che non solo l’anno, ma perfino il secolo nel quale egli visse
è sconosciuto. Il P. Waddingo non ne parla affatto, sebbene
qui nelle Marche fosse abbastanza noto, almeno un secolo
prima che egli scrivesse i suoi Annali.
(1) Questo Dialogus, scritto circa il 1245, e pubblicato per la prima
volta dal P. Leonardo Lemmens, Roma 1902, tip. Salustiana, sotto il
titolo « De Adam Rufo » narra dieci miracoli ottenuti per intercessione
del detto Beato : cfr. p. 96-97-98.
(2) Cfr. tomo II, p. 371: « Miracula haec omnia tribuit Marianus
* P. Adamo, qui apud Firmanos iacet, eumque Rufum nominat. At Ada-
* munì Rufum non in coenobio Firmano, sed in Barolitano in Provincia
* S. Nicolai constituunt Bartholomeus Pisanus, Rodulphus et Marcus,
" atque Adamum simpliciter dictum, ignoti scilicet cognominis, in Fir-
* mano etc » Cfr. Gatalogus sanctorum fratrum minorum , ed. P. L. Lem-
^mis, Roma 1903, tip. Salustiana, p. 19, nota b.
(3) Per la biografia di questo Beato si hanno scarsissime notizie,
suo corpo riposa nella Chiesa di S. Francesco, a Fermo, sotto l’altar
Maggiore, in una antica urna di marmo rosso.
-p (4) Piccolo Comune nella diocesi di Ripatransone, circondario di
ermo. Provincia di Ascoli Piceno.
(5) Martirologio Francescano, ediz. cit. p. 92-93, al 1 marzo.
(6) Cenni cronologico - biografici della Osservante Provincia Picena /
baracchi 1886, tip. S. Bonaventura, p. 92.
398
PICENUM SERAPHICUM
L’Arturo cita tre autori; Rodolfo da Tossignano (1), Al-
eezira (2), Piqueto (3): la testimonianza, però, sulla quale
poo-gia in modo speciale questo brevissimo cenno biografico
è del Tossignano il quale ha quasi le medesime parole :
« B. Albertus de Cossignano in Piceno miraculis clarus apua
« Murano. Vallis. » Grli altri due autori, citati dal nostro Mar-
tirologio, sono posteriori al P. Rodolfo da Tossignano e nulla
aggiungono di più: tutta la base storico-critica per questo
Beato consiste unicamente nell’asserzione del Tossignano. Per
tanto non potendosi trovare altro valido documento piu antico
di questo, nè avendo dagli autori citati una data certa per
stabilire in che tempo fiorì il B. Alberto, è necessario accon¬
tentarsi, sino a nuove scoperte, di affermare semplicemente
che egli è vissuto prima della seconda meta del secolo
A semplice notizia bibliografica, oltre gli scrittori già
notati, aggiungiamo la Visita Triennale del P. Orazio Civalli (4),
e la Vera Prosapies del P. Cleto Calcagni (5), i quali, pe¬
raltro, essendo posteriori al P. Arturo, non accrescono ne U
valore critico del Martirologio, nè lo scarsissimo materiale
biografico del quale il Martirologio si è servito.
8 .
B. Amato d’Ancona.
Pi-
« Anconae, B. Amati, Confessore; miraculis clari.
« cenum miraculorum gloria illustrava » (6)
E’ indispensabile premettere una breve osservazione
servire non solo allo studio della presente biografia, ma a
che in seguito. L’Arturo si serve in modo speciale degli »
tori o a lui contemporanei, o vissuti poco prima di un se >
mentre spesso fa sfoggio di una larga bibliografìa a .i 0
verità poco giova alla prova critica che egli vuol dare
(1) P. Pietro Rodolfo da Tossignano, op. cit. lib. I. p. 73 -
(2) P. Vitale da Algezira: Arbor Epilogica totius Or din. h
3) P. Giovanni Piqueto: Catalogus virorum illustnum
4) E’ l’opera in corso di ristampa sul nostro Picenum be,a P, Q 0 .
E J la semplice biografia: . Coskmano. Quà fiorì il B. Alberto io
signano, il cui Corpo riposa a Morro di Valle. » , è sta ta
(5) Il P. Cleto Calcagni e morto nel 1672 e la sua operett
stampata a Macerata nel 1650. .
(6) Martirologio , ed. cit. p. 60, 8 tebbraio.
PICENUM SERAPHICUM
399
sue concise descrizioni: qual’è la ragione plausibile di questo
suo sistema ? crediamo non andare lungi dal vero affermando
che il criterio generale seguito da lui sia questo : presentare
ai lettori del Martirologio solamente le opere già stampate e
quindi più accessibili per una comoda e facile consultazione.
Quando egli compilava il suo Martirologio, le opere più alla
mano ed anche più accreditate erano indubbiamente gli An¬
nali del P. Waddingo, la Storia Serafica del P. Pietro Ro¬
dolfo da Tossignano, le Cronache di Marco da Lisbona, VAl¬
bero epilogo del P. Vitale da Algezira ed il Catalogo del
P. Giovanni Piqueto.
Questi autori presentavano al tempo del P. Arturo da
Monasterio quanto mai di buono e di ottimo, in fatto di
storia critica, si potesse desiderare dagli studiosi: pertanto,
servendosene l’Arturo con ogni esattezza, dava al suo Marti¬
rologio un vero ed indiscutibile valore. Questa, secondo noi,
è la vera ragione per cui egli assai raramente cita quei codici
nfiss. che pur avevano formato il ricchissimo materiale del suo
grande studio preparatorio e del quale, in principio dell’opera,
presenta un’indice copioso. Ora si comprende con la massima
facilità che, seguendo un tal criterio, le biografie dei beati
vissuti nei primi tre secoli dell’Ordine presentano alla critica
moderna un fondamento assai deficente e quasi sempre incofn-
pleto. La premura, pertanto, che dobbiamo adoperare nel no¬
stro lavoro sta tutta nel colmare le grandi lacune bibliogra¬
fie, facendo vedere che, sebbene l’Arturo taccia le fonti più
sufiche, pure nel Martirologio francescano vi è quanto basta
per sostenere la verità storica del sue molteplici e svariatis¬
sime biografie.
Pi-emessa questa osservazione di non lieve importanza
Per la difesa iniziata con il presente studio analitico, esami-
mamo subito la base critica posta dall’Arturo alla biografia
e f B. Amato d’Ancona.
Lue soli sono gli autori citati: il Tossignano (1) e il
Waddingo (2). Il Waddingo segue il Tossignano, ma è al¬
quanto più diffuso e più completo. Sotto l’anno 1289 ha la
B) tùr. op. cit., lib. II, in Custodia Anconitana.
W Annali, 1. ediz., t. II, 1289-XXVII, p. 560; t. Ili, 1323-XLIV,
1 * 11 - — Cfr. 2. ediz., t. V, 215-XXXI; 225-XLIX: t. VII, 21-XLV.
400 PICENUM SERAPHICUM
seguente biografia: « Fr. Simon et F. Amatus sanctitate con-
« spicui, lequiescunt in Monasterio Anconitano, quod locum
« novum et S. Franciscum scalarum vocant, e quibus hic
« fF. Amatusl dum in feretro iaceret Ancomtanum quendam
« manu contracta cadaver devote attingentem perfecte sana-
« vit- Puero a nativitate coeco, alij de Romandiola, tertio de
« Perusio cui nomen Lelius visura contulit; quamplures a
« daeraon’e possessos liberavit; a ruptura pluriraos sanavi ; :
« Medioianensem omnium membrorum usu destitum sanum
« fecit, et quod his maius est, puerum Ancomtanum per tre»
« horas mortuum ad vitam revocavit » (1). . ,
La chiesa di S. Francesco alle scale e stata costruita nei
1323, ed i corpi dei BB. Simone ed Amato sono ivi sepolti,
ciò vuol dire che la loro morte è avvenuta dopo ll l323 ' e
non nel 1289, come potrebbe sembrare dall anno sotto cu
l’Annalista ne parla: infatti il Waddingo stesso riporta fP® 1 2 3 4 * 1
iscrizione lapidaria la quale trovava» in una parete delqmmo
chiostro di S. Francesco alle scale : « Anno Domini 1323
« testo Assumptionis Dominae, ista Ecclesia constructa ^
« per Dominum Nicolaum Episcopum Ancomtanum, ad
« rem sanctae Mariae Majoris, tempore Domini loannis
« Papae XXII. In hac Ecclesia sepulti sunt beati Fra
« Simon et Amatus sanctitate conspicui, etc. » (2).
Tutto il valore critico storico su cui poggiamo le ■
inazioni del Tossigno, del Waddingo e dell Arturo circa 9^
sto Beato si desume dal Compendium di fr. Mariano da
renze, dalla Chromrn XXIV Genemlium :e dal Cataloga
rum fratrum minorum, cioè risalendo dalla puma m y
™c“lo XVI alla prima metà del XIV. Mettiamo sotto gl'
occhi del lettore i tre importantissimi documenti.
1. Compendium: « Amatus, etiam de Anchona,
« humatus cura gloria miraculorum (3). 2. Chroilica g
Generalium : « In Ancona ftater Simon et frater
« sanctitate conspicui requiescnnt. >> (4) CatalOgOS- ^
« Amatus de Ancona sacerdos post mortem suam, an q
(1) Op. cit., 1. c., 1. edizione.
(2) Op. cit., 1. o., 1. edizione. . TT „ 469.
(3) Cfr. Archivum Franciscanum. Histoncum, anno II, p-
(4) Cfr. Analecta Franciscana t. Ili, p. 410.
ibidem
\M> r
PICENUM SEEAPHICUM
401
« sepeliretur, unum virum de Ancona accedentem ad ejus
« corpus cum manu contracta integre curavit coram multis
« fratribus et saecularibus. Item illuminavit unum puerum
« de eadem civitate a nativitate caecum. Item unum alium
« caecum de Romandi ola illuminavit coram fratribus et sae-
« cularibus. Item unum alium caecum de Perusio nomine
« Lellum. Item quam plures liberavit a daemonio vexatos.
« Item resuscitavi unum puerum de Ancona, qui jacuerat
« mortuus per tre horas. Item a ruptura quam plures libera-
« vit. Item quemdam alium de Mediolano omnibus membris
« destitutum piene suis meritis restituit sanitati. Et multa
« alia miracula Deus per ipsius merita fecit et facit continue » (1).
Questi due ultimi documenti costituiscono la vera base
storica della presente biografia, poiché sono contemporanei
allo stesso Beato, il quale, come si è veduto, è morto preci¬
samente nella prima metà del secolo XIV: dunque il nostro
Martirologio presenta, anche per il B. Amato, tutta la cer¬
tezza circa la sua veridicità storico-critica.
Nella cripta della Cattedrale di Treia si ammira nn di¬
pinto del quattrocento in cui tra molti santi e beati vi è
ancora l’immagine del B. Amato. E’ una tavola che misura
2)04 X 2,26 : il fregio della lunetta è alto cm. 30: la tavola,
formata di cinque pezzi di legno d’olmo e di betula, è inges¬
sata; ha il fondo d’oro ed è dipinta a tempra : le iscrizioni,
aventi le iniziali rosse e molte abbreviature, sono a caratteri
gotici. Sotto l’immagine del nostro Beato, con l’aureola, si
legge: « B. Amatus de Anchona » (2).
(1) # Scritto circa il 1335; pubblicato dal P. L. Lemmens, Roma
yd, tip. Salustiana, p. 19 in nota c): il brano è tolto dal codice di
nburgo ; vedi Introduzione , op. cit. p. XIY.
, (2) Questa tavola apparteneva al nostro convento di Forano: è
quanto logora e rosa dai tarli: i cinque pezzi di legno sono legati
sieme da tre assi trasversali di. quercia.
▼ 7IV ▼ ^Iv ▼ ^
uvea * ^ Tate Giovanni dalla Vernia [da Fermo], imperò che perfettamente
et anegato [represso], ogni diletto et consolatione mondana e temporale,
bontà t* UVea P os t° tatto suo diletto e tutta la sua speranza, la divina
o n 7 / a y, donava maraviqliose consolationi e rivelationi, spetialmente nella
lenità di Christo ». ™
I, 1915
(Fioretti, cap. li).
- Fascicolo III.
26
402
PICENUM SEEAPHICUM
COLLEZIONE STORICA
dai Libri, dai Giornali, dalle 'Riviste
Come abbiamo detto nel primo fascicolo del Picenum Sera-
phicum, e come lo attesta il sotto titolo, la presente rubrica
doveva servire per raccogliere dai libri, dai giornali e dalle
riviste, quanto sino ad ora è stato pubblicato in mento alle
monografìe, biografìe e bibliografìe riguardanti qualsiasi sog¬
getto francescano-regionale: era una vera ed assoluta, collezione
storica di soli materiali, già studiati e presentati al pubblico
con questi materiali riuniti il Picenum si riservava di ricostruire
le svariatissime e molteplici biografìe per collocare sotto il vero
punto di vista, in fatto di storia critica, tutti i piceni france¬
scani a base dei materiali già radunati e mediante un movo
studio comparativo con l’aggiunta di altri documenti comple¬
mentari. A nostro modo di vedere tale sistema ci era sembrato
lecito e, diciamolo pure, assai facile, trattandosi di una colle¬
zione puramente preparatoria. Non tutti però sono di questo
parere, e qualche rimostranza, in modo speciale da parte a
quelli che hanno lavorato e pubblicato i propri studi e sui
quali giustamente riconoscono un meritato diritto, non ci
mancata davvero, sebbene in modo assai amichevole e moli
indulgente. Pertanto, non volendo e non potendo abusare delia
micizia e dell’indulgenza addimostrataci, cambieremo Itmtprtm
Zie intendevamo dare alla presente rubrica, o sopprimendola
del tutto o lavorando ex professo sui lavori storici già pubbli
in altre riviste. Questo nostro proposito l avremmo messo suoi
in pratica, incominciando dal presente fascicolo qualora
voro che segue non fosse stato già consegnato alla tipografìa
composto prima delle accennate rimostranze Quindi speria
che l'ottima Miscellanea Francescana dell lll.mo Mons. •
usi con noi ancor una volta quella benevola deferenza d.•
ci ha dato tante prove amplissime e per la quale atte
qui tutta la nostra sincera gratitudine.
PICENUM SEBAPHICUM
403
V. — Intorno all’Archiyio di S. Francesco in Fabriano.
Dell’antico convento dei Frati Minori di Fabriano, che sorse a continuare
la gloria di quello primamente fondato da S. Francesco stesso nella Marca,
poco o nulla oggi è rimasto oltre il grande edilìzio monastico, in parte di¬
ruto e trasformato, che si trova quasi nel cuore della città. L’archivio che
da solo avrebbe potuto costituire un monumento pregevolissimo per la storia
cittadina e provinciale non solo, ma anche per la storia delle lettere in ge¬
nerale, è andato quasi per intero perduto. E gli scarsissimi manoscritti di
provenienza francescana che oggi la « Comunale » possiede, non bastano per
conoscere tutta la vita e l’importanza di quel deposito di coltura svariata che
poteva essere un archivio di Frati Minori. Di esso però troviamo cenni in al¬
cuni codici fabrianesi: ad esso alludono spesso i cronisti dell’Ordine e gli
scrittori di cose locali nelle indicazioni che questi danno di parecchi mss., i
quali oggi con tanti altri rimasti ignoti sono andati forse ad arricchire bi¬
blioteche private o straniere. Di tali fonti edite e inedite, pertanto, io mi sono
valso per illustrare in qualche modo un archivio che nessuno mai ha fatto
aggetto d’uno studio qualsiasi e che sebbene scomparso, non merita che sia
taciuto quanto se ne può arrivare a conoscere.
L’Archivio di S. Francesco alle Logge (1) sorto naturalmente col convento,
dovette iniziarsi con una raccolta di documenti storici appartenenti ai tre luoghi
c be i Frati Minori occuparono nel periodo di quasi 70 anni, (2) prima che
Pendessero stabile dimora nel cuore della città (1282), cioè ai tre conventi
detti di \al di sasso, di Cantia, e di porta Cervara. Infatti il Gilì e ilGuer-
r| eri, due storici fabrianesi del sec. XVIII ricordano come esistente ancora a
J Uel tempo « nel suo originale nell’Archivio dei PP. ai S. Francesco in Fa¬
biano» * a tt° di donazione delle terre di Cantia ai frati medesimi, fatto nel-
311110 1234. (3) Ed il Wadding nel secolo XVII trae ancora « Ex monumentis
monasterii Frabrianensis » una lettera apostolica di Alessandro IV scritta nel
ad una setta di persecutori che si era costituita in città contro i Mino-
a jp. tD ti convento di Fabriano ebbe questo nome dal porticato che vi fece costruire
ingresso il papa Nicolò V nel 1449 é che fu ceduto ai Frati nel 1457 dal Papa Ales¬
sandro Vi.
■Prou' • ^ JjU1 K l -tassi da Fabriano (Cenni cronologico-biografici della Osservante
scai| ,MlC * a ^ cena ’ Q uarac chi, 1887 - pag. 23) sostiene che il primo convento france-
la f 0 r rt ° nel Storio fabrianense dati dal 1212, sebbene il Wadding ne assegni
°g az ' one at 1216 (Annales Minorum — Voi. I, pag. 232-233).
g f ) Vedi le < Memorie Storiche di Fabriano . raccolte dal Can. C. Gilii e Gap.
neri ieri » inedite, presso la Biblioteca Comunale (cap. SI c. 21 r).
404
PICENUM SERAPHICUM
riti del luogo. (1) Quando poi i Frati si furono definitivamente stanziati in
S. Francesco alle Logge, allora cominciarono a sentire il bisogno di allargare
i confini della propria coltura e pensarono di fornirsi di quei corredo di
libri ascetici e morali che la missione di predicatori rendeva a loro più neces¬
sari. Ciò avvenne alla fine del secolo XIII o poco dopo, e l’iniziativa fu presa
da Francesco dei Yenimbeni, quello stesso frate che aveva tanto cooperato
per dare ai suoi fratelli in religione una sede più commoda e sicura, e che
fu poi la gloria principale del convento fabrianese. Infatti i cronisti dell Online
Serafico narrano come il Beato non appena divenne erede delle sostanze di
Compagno suo padre, comprasse di suo un certo numero di codici e li met¬
tesse a disposizione degli altri frati. Anzi il Wadding parla d’una vera e pro¬
pria biblioteca fondata dal Yenimbeni nel seno del Convento fabrianese (2)
ed accenna altresì ad un indice di libri di cui l’avrebbe provveduta (3). Ma noi
oltre che ignoriamo quest’indice il quale non ci è stato conservato, non sap¬
piamo neanche l’anno preciso dell’acquisto dei primi codici, nè tampoco dove
e come furono essi comprati: notizie queste che sarebbero state tutte impor¬
tantissime a sapersi.
11 Wadding ed in genere tutti i biografi del Venimbeni ricordano u
fatto notevolissimo senza entrare nei suoi particolari. Ma sia che si vuole, lo
biblioteca fece presto ad arricchirsi di altri manoscritti e a trasformarsi m
prezioso archivio. Mentre vi si continuavano d’anno in anno le cronache con¬
ventuali e cittadine, col progredire della coltura generale e col miglioramennto
sempre crescente delle condizioni della comunità anche il numero dei hbri
mss. sacri e profani dovette sempre più aumentarvi. Ma, mentre la citta d»
Fabriano nei suoi diversi rivolgimenti politici era immersa in gravi lotte ci¬
vili, in ribellioni, tumulti, assedii, stragi e saccheggi, il Convento di S. Fran¬
cesco alle Logge, come qualunque altra istituzione del luogo non potè rima¬
nere sempre estranea a questi luttuosi avvenimenti. Cè chi, essendo sa
Guardiano del Convento nel 1519, quando cioè Fabriano assistè al bru
spettacolo di alcuni magistrati gettati dalle fenestre del palazzo del P° es
sulla piazza, aflerma di aver dovuto esercitare assai male il suo ufficio e
aver molto solferto propter bellegerosos in Convento existentes: ciò che ci
pensare a veri danni riportati dalla Comunità in quell’epoca di saccheggi
guinosi, sebbene nelle Riformanze municipali non se ne faccia parola. L c
poi chi, alla distanza d’un secolo, avverte che ai suoi tempi una gran P a
dei codici dell’archivio era di già andata perduta, senza dir come nè quan
(1) Vedi Wadding., op. cit. Voi. IV. p. 36-37.
(2) Vedi op. cit. voi. VI. anno 1322. c. I,
(3) Vedi op. cit. voi. IV, anno 1267. c. VI.
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Ma le due affermazioni mi sa che convengano per far ritenere come proba¬
bile se non certo, che l’archivio francescano abbia avuto delle gravi perdite
nei disordini degli anni 1517-1519. Di più i frati non pare che siano stati
sempre gelosi custodi dei propri tesori archivistici: se, come ci consta, lascia¬
rono nel 1365 bruciare un’altra parte di codici in un incendio scoppiato nel
convento di Matelica. Questi fatti vedremo confermati in seguito da testimo¬
nianze autentiche. Ma con tutto ciò l’archivio Francescano durò sempre co¬
pioso ed importante fino al principio del nostro secolo. E quando la pace
della Comunità fu turbata con le soppressioni del 1810 e del 1861, i frati
trafugarono, dove e come meglio credettero, tutto il materiale archivistico
che avevano: e se nella pima espulsione non erano riusciti, per la novità
della sorpresa, a far d’ogni erba fascio, nella seconda, certo non c’era da
sperare che si sarebbero lasciati dietro una sola carta manoscritta che fosse
creduta d’un qualche valore.
Tuttavia il trafugamento dei manoscritti non fu completo nel 1861. Ba¬
sta esaminare il catalogo dei 92 codici della « Comunale » di Fabriano com¬
pilato dal bibliotecario A. Zonghi nel 1891 e inserito nel I volume degl’in¬
ventari di mss. italiani che viene stampando il prof. G. Mazzatinti (1), per
convincersi che questo Comune ereditò qualche cosa dall’Archivio di S. Fran¬
cesco alle Logge. Il codice n. 10 infatti, che porta il nome di « Repertorium
«cclesiasticum b. Fruncisci Venimbeni », è assolutamente di provenienza Fran¬
cescana, poiché oltre che questo ms. del sec. XIV si crede autografo del Ve-
Qirabeni, contiene in ambe le parti della pergamena che lo involge le parole;
<( In islo quinternulo sunt, quaedam exarata manu B. p. fratris Francisci de
labnano » parole scritte, come vedremo in seguito, da un altro Minorità
dello stesso convento che fu frate Domenico di Giovanni di Mariano fabria-
ne se. Ma così fosse facile riconoscre la provenienza degli altri codici mona¬
stici nel catalogo accennato! La « Comunale » di Fabriano possiede i resti
di più archivi frateschi del luogo : ed oggi senza indizi chiari come quelli
del codice n. 10 testé ricordato, non è più possibile distinguere i mss. ap¬
partenenti ad un archivio da quelli di un altro. Quindi dobbiamo abbando-
nar e l’idea di scoprire quali e quanti siano i codici francescani ora in pos¬
sesso del Comune fabrianese. Non così però dovremo rinunziare alla ricerca
ei titoli, almeno, di tanti mss. perduti o se non perduti irriconoscibili che
aa tempo formarono il pregio dell’archivio di S. Francesco alle Logge. Di
e ricerca che io ho creduto e credo importante, esporrò qui appresso i
"saltati ottenuti.
Fori;
(I) Vedi « (>. Mazzatinti — Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia ».
t! P- L. Bonfardini, 1891 : Voi. I. pag. 231-237.
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Nell’Inventario del Mazzatinti non si è fatta menzione di alcuni libri di
amministrazione del suddetto convento, che pure si trovano presso la biblio¬
teca del Comune di Fabriano, sfuggiti anch’essi forse all’ultimo trafugamento.
Ed in vero essi non hanno importanza letteraria: ma io che li ho osservati minuta¬
mente, ho trovato in alcuni di essi dei cenni bibliografici riguardanti l’archivio,
che possono benissimo fornir materia per un catalogo postumo, sebbene incom¬
pleto, di quell’antica raccolta di codici. Questi libri mss. sono cinque e poiché
sono quasi ignorati (1) dagli studiosi di cose francescane, mette conto di
descriverli qui particolarmente. Essi mancano ancora di segnatura: ma bastano i
dati cronologici che io fornirò, per distinguer l’uno dall’altro.
Il primo in ordine di tempo è un piccolo memoriale cartaceo, con co¬
pertina membranacea mezzo lacera, scritto per intero da fr. Nicola Yignuzi, che
fu Guardiano del Convento molte volte, durante il sec. XIV. Contiene 104
carte numerate, e fuori, sulla copertina anteriore, si leggono in un carattere
uguale a quello dell’iscrizione esterna del codice numero 10, le parole seguenti
« In isto libello sunt multae — antiquitates fabricae quantum libel — inor-
dinatae sint positae Praefatum quinternum sine me — morialeego fr. Domi-
nicus — Iohannis Mariani de Fabriano — perlegi die 28 junii 1533 » —
La stessa nota, però con maggior lusso di parole è ripetuta a tergo, sull’altra
parte della copertina. I ricordi contenuti nel manoscritto vanno dal 1313
(v. c. 12 e segg.) al 1352 (v. c. 82). Questo piccolo memoriale offre il mag¬
gior numero di dati archivistici del Convento.
Quasi contemporaneo al codice ora descritto è un grosso volume carta¬
ceo coperto di cuoio nero, che registra le spese e l’entrate del Convento da
1326 al 1380. Costa di 330 carte numerate, scritte dai diversi Guardiani che
si sono succeduti l’uno all’altro entro questo periodo di tempo, e di cui esi¬
ste in prima pagina un elenco quasi completo fatto dal nominato Vignuzi-
Sopra l’elenco c’è anche il titolo del volume, ma non è possibile leggerlo per
intero attraverso i guasti sofferti dal primo foglio. Anche questo registro e
stato consultato da fr. Domenico di Mariano, che vi ha lasciato qua e la P a
recchie annotazioni. Esso infatti, come l’altro, può fornire parecchi dati
torno alla costruzione e all’arredamento della Chiesa di S. Francesco ogg
distrutta, e intorno al culto del B. Francesco da Fabriano.
11 libro delle proteste « letto e pubblicato tante volte il sabbato sera
(1) Dico così perchè ne ha dato appena un cenno il Marcoaldi nella sua « j
e statistica della Città e Comune di Fabriano » (Fabr., tip. Crocetta, 18 • \ e
pae. 821; in cui parlando degli Archivi monastici raccolti nella Biblioteca ° ;bri
si esprime con le semplici parole: « Vi si conservano circa ÌOO volumi * veccn
di amministrazione appartenuti ai soppressi conventi di S. Maria Nuova (de
stiniani) e di S. Francesco (de’ P. P. Conventuali), e 187 pergamene. »
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sagrestia al capitoto delle colpe e in pubblico Refettorio » è un volume car¬
taceo, con copertina di cartone esternamente rosso, di 130 fogli numerati e
scritto da più mani. Il suo titolo si trova nel terzo foglio r. ed è il seguente
« Copia del libro dei decreti locali del Convento di S. Francesco di Fab-
briano dell’Ord. Min. Conventuale... Ordinato dal P. R. Maestro Filippo Gualdo
Ministro Generale dell’Ordine del S. S. Francesco. ..» Nei due fogli prece¬
denti c’è come un riassunto postumo del libro, fatto dal Cancelliere del Con¬
vento. Le proteste e i documenti registrati vanno dal 1517 al 1639.
Alla distanza di più d’un secolo dal 1517 fu cominciata a scrivere la
nota degli arredi chiesalici -che abbiamo in un piccolo volumetto cartaceo,
con copertina membranacea, senza titolo o numerazione di pagine. Va dal
1631 al 1643 ed è scritto da una sola mano. Contiene parecchi fogli bianchi.
Fra le cose registrate in questa specie di vacchetta vi è una notevole rac¬
colta di messali e antifonari.
Viene poi in ordine di tempo un altro grosso volume cartaceo con co¬
pertina di pelle colorata, e che porta in fronte nel r. del primo foglio la
data « Addì 1 Gennaio 1633 ». Segue il titolo « In questo libro si noterà
tutta l’entrata e l'uscita del Convento di Fabriano cominciando dal primo
giorno ed anno sopradetto sendo al presente Guardiano il P. M. R. Gerolamo
Pueri di Fabriano... » 11 volume è diviso in due parti secondo il duplice
scopo a cui serviva, e le registrazioni arrivano fino al Maggio 1644. E’scritto
tutto da una mano soltanto e risulta di carte 210-184.
E’ chiaro dopo questa descrizione, che nella serie dei libri amministra¬
tivi del Convento mancano quelli più importanti. Infatti oltre ad un catalogo
completo dell’Archivio ci doveva essere un libro a parte, dove si registravano
le opere manoscritte che si davano a prestito ai frati del luogo o a quelli
dei Conventi vicini. Non in tutti i tempi, io credo, sarà avvenuto quello che
e toccato al Guardiano Vignuzi, di dover notare cioè i prestiti e le restitu-
zioni dei libri nello stesso registro in cui appariscono le spese di vita gior¬
naliera. Buon per noi, del resto, che così possiamo vedere, di su le utili seb¬
bene scarse memorie del Vignuzi, quali fossero i manoscritti più ricercati che
eel bel mezzo del secolo XIV facevano parte dell’archivio francescano fabria-
n ese. L’elenco che io ne ho potuto fare è stato tratto dalle carte 82, 88, 93,
• 35, 98,102 e 104 del primo registro e dalla carta 256 del secondo. Le ci¬
tazioni si riferiscono agli anni 1348 — 1350 — 1354 e forse anche al 1357
Co ®e apparisce dai dati cronologici che portano i fogli suddetti. Certo, le
°Pcre qui sotto segnate non avranno costituito esse sole tutto il materiale
t eli Archivio in quel tempo: lo scopo più religioso che scientifico o letterario
. Prestito, non dava modo al custode di registrare spesso frale opere date
m lettura anche le profane, delle quali, del resto, erano ricchissime le biblio-
c
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teche francescane. Ecco per tanto l’elenco dei codici, steso nell’Ordine Cro¬
nologico dei registri, e corredato delle note necessarie all’intelligenza dei ti¬
toli non sempre chiari :
— Ystoriae sanctorum cum corio rubeo olim fratris lacobi. (1)
2. — Testus sententiarum cum assidibus et corio rubeo, olim fratris Ven-
turae Iohannis lacobi cum littera P. 2.
3. _ Totum opus Bonaventurae adbreviatum cum assidibus et corio albo,
meo usui deputatum.
L — XII sexterni in carta pecudina, sermonum ut credo olim fratris
Nitholutii Antruti Conventus Fabrianensis.
5. — XIIII Sexterni in carta bonbicina sermonum ut apparet olim dicti
fratris Nicholutii Conventus Fabrianensis.
6. — Sermones cum assidibus cum litt. D, credo quod fuerint fratris Mathei.
7. _ Ystoriae sanctorum quae fuerunt fratris Mathei habet T. prò signo
in assidibus.
8. — Biblia, fratris Nicholutii Andrutii.
9 . _ Quartus Riccardi, fratris Bartholi.
10. — Scriptum physicorum, fratris Francisci Andrutii.
11. — Y sexterni scripti physicorum.
12. — Augustinus super Genesim ad litteram.
13. —- Istoriae sanctorum Zantelli. . .
14. — Quatrale olim fratis Petri Baldelli quod sic incipit: « Convertimun
ad me ».
15. — Libellus ubi sunt sermones exordinarii incipit : « suscepimus, Deus,-
tuam ».
16. — XXY1II sexterni in cartis de papiro, diversorum sermonum feriahum
et festivorum.
17. — Sermones Uoraginis,(2) in cartisedinis; incipiunt « Humanae labilis uitae».
18. — Sermones Lucae, (3) olim fratris Andrioli Ruscioli.
(1) Le parole « olim fratris lacobi » accennano all’antico possessore del ms. I®
ho creduto di non ometterle, perchè esse servono a distinguere questo codice da a
che hanno lo stesso titolo senza essere tutt’uno con esso. — Valga quest’avver e ^
anche per altre espressioni simili che si trovano in questo elenco accanto ad a ri^
toli; come anche per le parole « meo usui deputatus » che s’incontrano di freque
e che si riferiscono allo stesso autore del prestito. dj
(2) Iacopo da Voragine fu frate domenicano vissuto dal 1280 al 129». 1
€ Qubtif et Echakd » Scriptores Ord. Praed., t. I, 79.) g .
(3) Frate Luca da Bitonto francescano visse pure nel sec. XIV. I suoi «*
nes » furono però stampati per la prima volta nel 1488 (Vedi « Sbaraglia » u i
mentum ad scriptores etc., p. 489. col. 2.)
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Volumen sermonum cum assidibus, quod incipit : « Ecce rex tuus »;
fuit fratris Macthei cum litt. H.
Sermones festiui — Gemmae gratissimae in cartis pecudinis: incipiunt:
« gloriosam mortem. »
Volumen sermonum ferialium, cum coperta rubea, quod sic incipit :
« hora est jam nos de sompno fugere. »
XXV sexterni non ligati in cartis de papiro, in quibus sunt praedica-
tiones fej-iales et festivae.
Biblia fratris Bonaventurae Zantelli.
Breviarium olim fratris Bonaventurae Zantelli.
Summa Munaldi (1) cum litt. V.
Sermones feriales olim fratris Raynaldi de Serra, in duobus uoluminibus.
Uolumen quod incipit: <r Regula Galieni de sanis et aegris, cum litt. H. 2.
Tractatus laycales -
Uolumen in quo est expositio tractatus .
Bordo in quo sunt evangelia totius anni exposita.
Papias meus.
Sermones Bindi (2) cum assidibus et panno, incipiunt: « Ecce rex tuus. »
Quartus Ricchardi, meo usui deputatus.
Postilla de monte halerio (calerio) (3).
Liber tractans de praepositionibus gramaticalibus.
Quadrale quod incipit : « Convertimini » in cartis pecudinis :
Biblia olim fratris Pauli.
Moralia, meo usui deputata.
Liber de proprietatibus animalium, meo usui deputatus.
Sermones Seruisancti, (4) meo usui deputati.
Bricton (5) meo usui deputatum.
(1) Frate Monaldo da Capodistria, francescano, morì prima del 1316 e scrisse
Parecchie opere, tra cui una che va sotto il nome di « Summa Monaldi » (Vedi Sba-
Raslia , °P- cit. pag. 547, col 2.)
(2) Bindo da Siena, Minorità, viveva intorno al 1299 e compose più opere, oltre
9 u esti « Sermones » (Vedi Sbaraglia, op. cit., pag. 141, col. 2.)
(3) Parecchie Postille vanno sotto il nome di fr. Filippo da Moncalieri, monaco
ra »cescano del sec, XIV. (cfr. Sbaraglia, op. cit. pag. 619, col. 2.)
,S’er ^ Ebbene il codicista scriva « Seruisancti », l’autore di questi Sermones è quel
Ve liasanc ^ lls di cui parla lo Sbaraglia, op. cit. pag. 658, e che non si sa a quale con-
tt , n 0 del| a Toscana appartenesse tra i sec. XIII e XIV. Pare che scrivesse, fra l’al-
st e Q a ®st’opera che non era altro che un vocabolario biblico, prese nome dallo
80 autore che fu frate Guglielmo Britton, minorità francese del secolo XIII. (Vedi
Dao. t> D ING ’ ® cr iptores Ordinis Minorum, Roma 1650, pag. 150; Sbaraglia, op. cit.,
317-318.)
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42. — Sermones, olim fratris Raynaldi de Serra, cum corio uiridi: sunt duo
uolumina..
43. — Sermones beati Anthonii, (1) meo usui deputati.
44. — Liber de cantu.
45. — Tripertina.
46. — Dyalogus Gregorii.
47. — De Istorijs animalium.
48. — Istoriae scolasticae I. 2.
49. — Iohannes Yallensis, (2) meo usui deputatus.
50. — Tabula super dicium librum per alfabetum.
81. — Cronica, meo usui deputata.
52. — Tertius Ricchardi A. 2.
53. — Psalterium olim fratris Mathei.
54. — Sermones Bindi (3) meo usui deputati.
55. — Spera: incipit: « intentio... »
50 _ Unum par sermonum cum litt. C. « Consultate apostolum et pontificiem »-
57. — Alii sermones in carta de papiro; incipiunt : « Rupti sunt fontes abissi ».
58. — Yolumen quod incipit: « Seneca ad Lucillum. »
59. — Liber concordiae, meo usui deputatus.
00. — Epistolae Pauli glosatae.
01. — Biblia, meo usui deputata.
02. — Postilla super Matheum, meo usui deputata.
63. — Summa Raymundi (4) fratris Dominici.
04. _ Quartus Scoti, olim fratris Bonaventurae Beuenuti.
05. _ Quadrale fratris Iacobi, in cartis de papiro.
66. — Tertius Alexandri (5) S. 3.
67. — Testus sententiarum expositus, meo usui deputatus.
08. — Epistolae Pauli continuae
(1) S. Antonius Lusitanus è S. Antonio di Padova (1195-1231), autore di 111 °*
Sermones. (Vedi Wadding., op. cit. p. 34; Sbaraglia, op. cit., p. 79.) ffla
(2) Ioannis Vallensis o Guallensis fu autore di molte opere nel sec. XiU •
non si sa a quale di queste alluda il codicista. Per la biografia del frate francese
vedi lo Sbaraglia, op. cit., p. 427 ss.
(3) Vedi n. 32. l2 75,
(4) Raimondo di Penafort fu domenicano spagnuolo vissuto dal 1175 a
autore di una Summa de poenitentia et matrimonio: cfr. Quetif ed Eohakd,
cit. I. 106. „ r^mas»
(5) Alessandro di Hales, celebre teologo francescano e maetro di b. J-
d’Aquino, morto a Parigi nel 1245. Fu autore di molte opere, tra cui la pm 1 2 3 4 ^
tante è la Summa theologiae divisa in tre parti: cfr. Waddig., op. cit. p. ' ’
raglia, op. cit. p. 13-20.
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— Testus sententiarum. O. 5. cum corio nigro.
— Quadrale quod incipit : « Tronus. »
— Yolumen olim fratris Iacobi, ubi sunt XL mansiones.
— Sompnus pauperum.
— Sermones fratris Nicolae Andrutii, festivi, in cartis bombicinis et sunt
XXIY sexterni.
— Sermones Lucae (1) olim fratris Iacobi, meo usui deputati.
— Tabula super dictis sermonibus.
— Sermones Bindi (2) cum assidibus et panno lineo, feriales; incipiunt :
« Ecce rex tuus. »
— Istoriae sanctorum, meo usui deputatae eum corio rubeo.
— Postilla super epistolas ad corintios primam et... in cartis pecudinis.
— Yolumen in cartis de papiro quod incipit. « Cum ieiunatis. » (3)
— Sermones flgurales, meo usui deputati.
— Postilla fratris Philippi, (4) olim fratris Petri Baldelli, scripta in car¬
tis de papiro.
— Sermones Sancti Anthonii (5) olim Franciscutii Petri, et olim fuerunt
Convenlus Esii.
— Dialogus Gregorii cum assidibus nigris.
— Ordinarium uitae religiosae cum assidibus, incipit. « Nunquid nosti
Ordinem Caeli. » (6)
— Decretum, meo usui deputatum.
— Postillae Pauli. H. 1.
— Postilla super epistolas ad Romanos. H. 3.
— Istorine ecclesiasticae et tripertita K. 2.
— Sextus Bonifatii et simbolum glosatum.
— Liber epticorum X. 2.
~ Albertus (7) P. 3.
~~ Biblia, olim fratis Mactei.
~~ Breviarum, olim fratris Andreae de Sancta Anna.
— Duo paria sermonum in cartis de papiro, unum feriale, aliud festivum.
Scriptum de generatione et corruptione.
(t) Vedi n. 18.
(2) Vedi n. 32. 54.
(8) Forse è il Quadragesimale di fr. Antonio da Lucca, vissuto intorno al 1299
^cordato dallo Sbaraglia a p. 79, col. I, op. cit.
W Vedi n. 84.
( 5 ) Vedi n. 48.
cit Gos ì comincia VOrdinarium ecc. di Giovanni di Galles; cfr. Sbaraglia, op.
P* 429 col. 2. Vedi anche il n. 49 di questo elenco,
i ) Alberto Magno, maestro di S. Tommaso, morto in Colonia nel 1282.
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96. — Scriptum super librum phisicorum de anima et de generatone et cor-
ruptione.
97. — Liber de civitate Dei.
98. — Breviarum fratris Iohannini Baldutii apostatae.
99. — Volumen cantus, olim fratris Beuenuti.
100. — Perspectiua Rogeri, (1) cum litt. 0. 4.
101. — Liber ubi est legenda Sancti Francisci.
102. — Sermones feriales et festiui, in uno volumine in cartis pecudinis cum
coperta rubea ; incipiunt : « hora est jam nos de sompno ».
103. — Yolumen sermonum, in cartis bambacinis, et cum coperta alba.
104. — Libellus in quo sunt aliquae quaestiones loycales, qui sic incipit:
« Quum circa modos » in cartis pecudinis.
105. — Libellus in quo sunt quaedam gramaticalia, in cartis pecudinis, qui
sic incipit: « absoluta.... disciplina ».
106. — Tractatus et fallaciae Thomae in uno uolumine.
107. — Construtiones magistri Iunctae de Nucerio.
108. — Collationes fratris Iacobi. (Volumen magnum.)
109. — Liber Anseimi et Damasceni, qui est loci montis Gruarii.
110. — Borrio in cartis de papiro cum corio albo, incipit: « hora est
jam nos ».
HI, _ Postella super epistulam ad Romanos; incipit: « Achaia regione «e*
est sancti Remigii, in cartis de papiro.
112. — Quaedam collationes in cartis pecudini ubi sunt Concordantiae; in® 1 '
piunt: « videbunt filium hominis ».
113. — Sermones Bonauenturae, olim fratris Mattimi F. 2.
114. _ Sermones tertius et quartus Bonauenturae in uno volumine, cum assi-
dibus et corio albo, meo usui deputati.
115 . _ Libri Augustini in uno volumine cum assidibus.
116. — Augustinus de Trinitate, A. 6.
H7. _ Postilla super Evangelium beati Mattimi, meo usui deputata.
118. — Tractactus sperae Z. 4.
119 . _ Ars cantus, meo usui deputata.
120. — Liber Euangeliorum, cum assidibus, sine corio.
121. — Liber de cantu, olim fratris Benuenuti.
122. — Liber exemplorum.
123. — Liber olim fratris Beuenuti, de arte cantus.
124. — Sermo tertius Bonauenturae. V. 3.
(1) E’ una delle opere di Ruggero Bacone, resosi frate francescano circa
1240, e morto nel 1294: cfr. Sbaraglia, op. cit. p. 642-643.
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150.
— Concordantiae.
— Breuiarum olim fratris Iacobi.
— Cronica.
— Liber concordiae Ioachini.
— Sermones Sermisanti in cartis pecudinis, incipiunt: Mihi absit. (1)
— Liber cum corio rubeo, ubi et tabula ad ommem mansionem.
— Correctorium bibliae meo usui deputalum.
— Burrio meus ubi et istoria beati francisci et Sancti Venantii.
— Istoria beati Francisci antiqua.
— Liber medicinalis cum assidibus, qui sic incipit : « Quum quidem...
in rectoricis. »
— Volumen cum assidibus quod sic incipit: « In hoc nostro libro ».
— Tres quaterni non ligati, qui sic incipiunt: cc Liber.... de simplicibus
lassantis.
— Moralia Gregorii meo usui deputata.
— Sermones. Albitiani, cum assidibus et panno lineo : incipiunt: « Ecce-
rex tuus. »
— Sermo beati Anthonii.
— Sermones festivi in carta de papiro, incipiunt: « Vestigia etc. »
— Sermones feriales et festii, incipiunt; « Quantum cum ieiunas. »
— Summa de uirtutibus; incipit: «... opus habet quinque partes. »
— Quadrale in carta de papiro : incipit « Convertimini ad Deum. »
— Scriptum Thomae super phisicam.
— Testamentum nonum cum libris sapientialibus in uno volumine.
— Phisica.
— IV sexterni.... in cartis edinis.
— Postilla super Euangelia dominicalia in cartis de papiro sunt tres
sexterni; incipiunt: « erunt signa. » (2)
— Volumen in cartis de papiro in quo sunt multa praedicabilia et di-
uersa de festis et feriis.
~~ Mammotrectus (3) copertus cum assidibus.
dall n - 40. Quest’opera del Servasanto col principio Mihi absit è ricordata
oaraglìa corno esistente una volta manoscritta nella biblioteca di S. Francesco
Ferrara.
Al ^ Porse questa Postilla è quella che lo Sbaraglia attribuisce a fr., Jacopo da
1 U a ] ria 6 COn ' a 9 ua * e comune il titolo e il principio cfr. op. cit. p. 365, col.
( ] a j/^.° Sbaraglia ne registra anche un’altra a p. 362, attribuita ad un tal Jacopo
1 ’ non s > sa in qual epoca vissuto.
Sba r ^ ues t° è il titolo del dizionario biblico di fr. Marchesino da Reggio : cfr.
AGUa > °P. cit. p. 509, col. 2.
HBHHHHKS
4^4 PICENTJM SERAPHICTJM
151 - Ordinarium vitae religiosae, Ioannis Vallesis, sine assidibus, quod
incipit: « Cum praedicator euangelicus »; (1) signatum L. 3.
152. - Sermones Verraginis, sunt quadragesimale sine copertone de assidi-
bus, qui incipit : « Alia populi mei. » (2)
133 _ Volumen cum assidibus et corio rubeo ; olim fratns Petn Baldelli,
in quo sunt sermones qui incipiunt ; « Sapientia Sanctorum pnn-
cipium yoluminis Maria Mater Domini. »
154 _ Sermones festiui cum copertorio piloso in cartis de papiro, qui mci-
piunt : « Amice ad faciendum. »
155 - Sermones ferialies et festiui, in uno volumine in carta pecudin ,
cum copertorio, sine assidibus, qui incipiunt: « Aedificavit baio
• mon » qui fuerunt olim fratris Andrutii. (3)
In questo elenco se manca qualche cosa è precisamente un piccolo nu
mero di mss. di cui parte sono evidentemente ripetuti, parte non si possono-
leggere con chiarezza. . „
8 Spigolo ora nel piccolo memoriale degli arredi chiesastici scritto ne ■
XVII quello che riguarda il materiale librario messo a sei vizio e a
annessa al convento. . me
Questi volumi sebbene depositati in massima parte nella sacrestia, ^
avverte l’autore del memoriale, naturalmente facevano parte deli ai eh ,
cui dovevano essere un bell’ornamento se prestiamo fede alla minuta de
zione del codicista medesimo. Di essi uno solo è detto che fosse s amp
trascrivo le registrazioni nell’ordine progressivo delle pagine del libi .
« Una tabella ove sta afissata una carta pecora abbellita d’mtorn<> d ^
celli di S. Francesco dell’amore della Religione ove sono scritti gl ob g
Conuento ».
m Lo Sbaraglia non registra un Ordinarium eco. di Giovanni di Galles, co® ^
dJA» ,»«..» P»ol. : «,bh». (P- l®- 4 ®) **+
prologo avrebbe .voto . priooipio 1. parole, Cum Dodor, s.ee Prativa»
licus etc. Vedi n. 49.
(8) Un’altra mano aggiunge nel secondo registro (c. 256. r ), donde fui^ ^
gli ultimi sei titoli di mss., le parole, fuerunt omnia combusta in toc c0 dio«
anno domimi 1365. Questa notizia mi spinge a far osservare che il pre teB e-
non si concedeva soltanto ai frati domiciliati nel convento al quale q riceVU t» 0
vano ma anche a frati e persone di fuori, a cui si chiedeva talora
una caparra in danaro. La frase che il prestatore adopera « ' J ga qttf
eonuentus spesso egli segna anche la restituzione c0 “ U “ ^afei al conve»® 1
mss saranno andafi dispersi per questi prestiti fatti a lettori estra
PICENTJM SERAPHICUM
415
(a c. IO e 22) :
« Due messali usati. — Due messali nuovi, con li segnacoli di seta —
sette messaletti da morti. Due Rituali Romani, uno nuovo e l’altro dei vecchi
— Un libro in foglio da notare ».
(a c. 15) ;
« Una carta pecora ben adornata d’intorno ove si leggono gli obblighi
vecchi e nuovi del Convento di S. Francesco di Fabriano.
(a c. 24-25 )
« Questi sono Antifonari, Introiti Graduali : offerte... Versi, Alleluia che
s’aprono n. l’anno invero, sono in numero undici. Vaghi, belli, figurati di
carta pecora, ma due in particolare sono di smisurata grandezza e questi due
si conservano nella Cassa nell’Erario per timore non si squarcino, sono fra li
belli bellissimi ».
« Il primo Antifonario comincia il sabbato post ottauam epiphaniae —
Suscepit Deus — e finisce l’Antifona di S. Pietro: Quodcumque lig. s. t. e.
L et in Caelis ».
« Il 2. Antifonario principia a lettere rosse — Antiphonae supscrittae
dicuntur in dominicis diebus ad bened. et ad mag. usque ad Aduentum. —
Homo quidam — e finisce con l’Antifona di S. Clemente — Dedisti, Do¬
mine etc. »
« Il 3. Antifonario principia a lettere rosse — In Resur. Domini — e
termina con l’antifona — Princeps gloriosus — e dopo v’è l’ufficio della
S- Trinità e del Corpus Domini ».
C( U 4 Antifonario principia di quarima — lune inuocabis ad magnificat
~~~ e termina con l’Antifona — Ecce ancilla Domini ».
(( U 5 Antifonario comincia con l’uflìcio delle sacrate stimmate del Pa-
„ narca S. Francesco — Crucis Uos hunc alloquitur e termina con l’ufficio di
• Chiara; son stati aggiunti dopo l’antifona della dedicazione della Chiesa.
« Il 6 Antifonario principia il primo sabbato dell’ad. a lettere rosse
0 ) Antifona: — cui nomen Domini; finisce. — Nolite timore ».
« 11 7 Antifonario principia con l’Antifona : — Loquero, domine — e
Ull sce con l’Antifona di S. Giovanni. — Missit (sic) rex incredulus — et al
ne vè l’aggiunta dell’Ufficio della Trasfigurazione».
(( Hue Antifonari Grandissimi:
un Antifonario grandissimo maggiore e di tutti è più bello degl’altri, ma
___ basso principia in Natalitiis Sanctorum a Paxa usque ad Pent. Antiphona
Lux
perpetua — e finisce 1. 1. dell’Antifona — Veni, sponsa Cristi.
^esu^ n *^ ro antif °nario estravagante simile al sopradetto principia. — Dominica
,r etionis Domini, inuitatorium — e finisce — Magnificat dell’Antiphona
416
PICENUM SEBAPHICUM
Veni, sponsa Cristi — come il sopradetto ed è tutto coperto con corio negro,
con brochie (sic) grandi di ferro, e gli altri otto libri sono coperti di tavole,
e nelta schiena v’è il corio.
Due libri grandi (in) cartapecora per le messe ; Il primo libro delle Messe
è delle Domeniche, principia con l’Introito — Ad te leuaui animam meam -
e finisce: — Vidi aquam — Il 2. libro è delle feste infra annum, principia
per s. And. Apio — Introito (sic) Domini sicut mare Galileae —, e finisce
con un credo.
(V’è ancora un Antifonario stampato per li santi del nostro ordine con
gl’introiti per le messe, mandato in luce per Ludovico Balbo già maestro di
cappella del Santo da Padua).
cc Anche abbiamo un libro mezzano di carta pecora per cantare feste
solenni, doppie semidoppie, i Kirie, Venite, Gloria, Sanctus, Agnus Dei, se¬
quenza di morti, Vidi aquam, et cetera. »
« Due salmisti vecchi, un martirologio: l’altro fu rubbato ».
I pochi codici francescani rimasti nella « Comunale » di Fabriano non
possono dare alla mia ricerca un contributo maggiore di quello che io ho
esposto qui sopra. Ma nel sec. XVII non è solo il piccolo registro testé sfo¬
gliato a fornirci notizie dell’archivio di S. Francesco alle Logge. Un codice,
pochi anni posteriore a quello, ma di diversa provenienza contiene citazioni
importanti d’altri manoscritti posseduti dal Convento : ed è il Codice che lo
Zonghi registra nell’innventario edito dal Mazzatinti, al n. 52 (1) col titolo
Vita del b. Francesco Venimbeni (secolo XVU1 — in doppio esemplare (8W
La paventisi, intanto, cronologicamente inesatta, (2) richiede una succio a
illustrazione dell’opera e del ms. insieme.
II Caldori, sacerdote fabrianese morto nel giugno del 1651 (3) compos
parecchi anni innanzi a questa data una biografia del Venimbeni, che è ri¬
masta tutt’ora inedita e di cui si son fatte più copie. Io credo di non andai 6
errato assegnando quest’opera al primo ventennio del sec. XVII, sebbene la¬
tore non dica nulla di preciso intorno a ciò nella sua prefazione. Ma le « '
queliti allusioni al suo tempo con la frase « al presente » verso la fine (e
l’opera non vanno oltre it 1620 o il 1621. y
Di più nel cap. 26 parlando della morte del Venimbeni dice clie^
giorno in cui questa avvenne è stato solennizzato come festivo per lo sp a ^
di poco meno che 300 anni, cioè fino all’anno in cui scriveva lui (*>•
(1) Vedi Mazza-tinti, op. cit. Voi. I, p. 234.
(2) Non stento a credere che qui si tratti di uu errore di stampa.
(3) Vedi Marco aldi, op. cit. p.49. 9 u»
(4) Le parole del Caldori sono queste : « Aggiungasi che il giorno de
PICENUM SEBAPHICUM
417
poiché il V. è morto nel 1322, quest’anno verebhe ad essere il 1622 o meglio
Come la Comunale di Fabriano conservi due esempiaridi quest’opera io non
so dire (1) Ma mentre l’uno, quello cioè segnato mss. 116 è manifestamente
una cop.a del 1677, l’altro « mss. 117 » non è certo se non sia piuttosto
1 autografo del Caldori. Questo codice, infatti che è più completo del primo
e o sontto in un carattere che può risalire benissimo a più di mezzo secolo
ie io, ci si presenta in più luoghi cassato e corretto come l’originale d’uno
scrittore che non contento del primo suo getto, torna daccapo e dove toglie
n!I!f dgglunge ’ ? UI Sbercia, li sostituisce parole, frasi e periodi. Senonchè
te correzioni non sono della stessa mano che ha scritto il codice: anzi
uno fa credere, a vederle che appartengono all’autore dell’altro ms. il quale
a ne hat “a alcuna ‘ Per tale ragione sopratutto l’esem-
ZVvnll Cr ° n0l0glCamente anteriore all’altro non esce dai limiti del
antico V Ed ° ra t0rnand ° alla mia ricerca mi varrò dell’esemplare più
ognuno 1 2 3 4 i 6SSere 13 V , Ìta del Venimbeni n Caldori fece quello che farebbe
assiilm A hC sapesse dove trovare materia più abbondante ed utile al primo
potè dpi t V 7 a Se . ntlt ° pai ' larC ’ fra l aItro > d ’ una « Vita » scritta da un ne-
iemno in mp ’ eSISte " te di « S ‘ Francesco. » Non mise
P n mezzo e si reco subito a) Convento. Così egli racconta nella Prefa-
* f6 f ÌV ° PW ' 10 Spazi0 di P° co meno 300 anni,
< uire i,r b cl d ; UO r°T 11 P ° POl ° ° he C0DC ° rre a ui8itare - baciare « Pub-
(1) V P °’ che d ° P ° tanto tem P° ancora si conserva intiero. »
-Ma questo™? u a ° 0m " na ' e ne P osaiede anche un terzo esemplare nel 143.
solo della nref • ^ ,?? f Incom P leto dell’opera del Caldori, mancante non
ta mente attinenti?! anche di tutti <l uei ca P itol i che non erano stret¬
ti-, e adì t 8 : ", V ? del Venimb f ’ 11 èdel sec - XVIII, sebbene sia ane-
due esemplai nno nnT l *" 11 f 006890 di Beatificazione (1774). Degli altri
primo carL , P & k se S natura moderna « ms. 116 » l’altro « ms. 117. » Il
dl » mani di?? 8 ? *" Mr \ e cartone > di sesto comune, in 98 fogli scritti da
* della Libra * Vlta 6 Miracoli ' del B ‘ Francesco Venimbeni o
* Minori Conieni rITi g '° 8 ° deII ’ ordine dì S. Francesco | sotto la Regola di
* Pad ri I Coniata ? '‘i- 1 ? d ‘. CUl B ‘ Corpo 81 conserva intatto | nelle Chiesa di detti
* All’anno 1*77 , V r ale ” tlB0 de ’ Presentati del Castello di Cerreto di Fabriano I
* Mia scritta da'? La Tav ° lade ’ Ca Pl‘oli Contenuti | nell’opera | ed è l’istessa di
* s - Niccolò . r > n Gl ° : f ntoni ° Caldori di Fabriano | esistente nella Libraria di
" umne, i n i 7fi * esem P Iare mvece cartaceo, legato in carta pecora, di sesto co-
' c °li del Beato v 8Cri “® tutte da una mano > ha per titolo : « Vita | Et Mira-
* di S - Frances??? 00 Da Fabriano I Dell’ordine de’ Frati Minori Conventuali |
‘ altf e memorie de’ S ? 6 Fondat ' on> de Conuenti e Monasteri e principali et
* Ver m Auttori J Sant ‘ 1 6t Beatl ° he hann ° illustrato detta Terra | Raccolte da di-
et scritture Autentiche | Da D. G. A. G. S. F. »
No !» 1915 - Fascicolo III.
or;
418
PICENUM SERAPHICUM
zione questa sua visita : « Me n’andai perciò a ritrovare il P. Maestro Giro-
ce lamo Pueri Guardiano della famiglia Serafica di Conuentuali e gl’esposi il
« mio desiderio : il quale con somma prontezza mi guidò all’archiuio del suo
« Conuento oue si conseruano le scritture di più di trecento anni addietro. »
E qui il Caldori allude alla fondazione dell’Archivio: poi passa a dire quali
furono i primi frutti delle sue ricerche, e aggiunge : « Et tra gli altri ritro¬
se vammo due libri in foglio scritti a mano, oue sono raccolte molte antiche
« memorie della Religione, del Conuento et della Terra di Fabriano ».
Nulla di ciò abbiamo visto nel catalogo precedente: ma il Caldori dà dei due
libri una descrizione piuttosto minuta e dice che « l’autore di questi libri
« fu il R. P. fre Domenico di Mariano da Fabriano dell’istessa Religione,
« Bacelliere di Sacra Teologia, Guardiano più uolte di questo Conuento.... »
Ouesto frate è quello stesso che abbiamo visto firmato sulla copertina de
primo memoriale del sec. XIV descritto a principio della presente memoria.
Quindi i due libri di Frate Domenico non possono essere stati scritti prima
del 1533. Infatti il Caldori soggiunge che in un di essi si leggeva : « Inc'P 1
« Vita Beati Patris fratris Francisci de Fabriano collecta per Venerandum
« Patrem Fratrem Dominicum Bonauenturae Pesti de Fabriano eiusdem B. ra¬
ce tris Fratris Francisci Nepotem, filium sororis suae, loanna nomine, recopiata
cc uero et nouiter exarata per me Fratrem Dominicum Ioannis Mariani Cr®
cc de Fabriano sacrarum litterarum Idiotum et indignum Bacchalaureum •
cc 23 Mensis lunij Anni Domini 1547. Adsit ergo principio Virgo Maria
cc meo » (1). Le quali parole attesterebbero che il Caldori non abbia cono¬
sciuto l’originale del nepote del Venimbeni. Ma nel corso dell’opera 1 auto'
par che si contraddica, poiché a c. 633 r. scrivendo: cc il primo autore de
uita di lui racconta questo particolare » non può alludere che a Frate u
menico di Bonaventura Festi. Di più a. c. 120 v. afferma: cc Questi miraco
cc non si ritmano nel libro della uita che scrisse il Nepote del B. 1 aaio..-
« Noi soggiungeremo qui sotto alcuni miracoli lasciati scritti dal suo Nip° •
Probabilmente adunque il Caldori rinvenne questo codice mentre au
deva a compilare la biografia del V., dopo cioè averne scritta la prefazione t •
* 1
(li A quest’opera accenna torse il Caldori, a. c. 55, r. quando dice che * 1 Q
« celliere Domenico di Mariano registra un epitaffio che al suo tempo era “ e ^
. di detta stanza (ossia quella che avea ospitato un tempo il Serafico di Assis i ^
« si contiene breuemente tutta la detta historia » (ossia la stona d una prole
medesimo Santo relativa al luogo dove sorse poi il Convento nel.1282).. op .
(2) Del resto questa Vita fu pubblicata nel sec. XVIII poiché lo Sbarag j ra „-
< cit., p. 221, col 2, parlando di fr. Domenico di Bonaventura dice : « ’ fflS .
« cisci Fabrianensis.... ex vetustissimo Fabnanensis S. Francisci Coeno u ,
« paucis ab hinc annis ediderunt Act. SS. Collectores Bollandi to. 3. Apri .
« ad diem 22, praefertque titulum hunc: Ìncipit Vita B. Patris etc. »
PICENUM SERAPHICUM
419
Dell altro libro di frate Domenico di Mariano il Caldori non riferisce il
principio: cita soltanto una parte dello scritto, che è la seguente « Ne mi¬
te reris, lector, me ulterius miracula seu uitam B. P. Fratris Francisci de
« Fabriano non scribere, quia ego in quodam quinterno uestustissimo uitam
« et miracula eius reperi, licet in aliqua parte prae nimia uestutate a talmis
« consumpta fuerint, tamen quanto melius poterò loco suo Deo auxiliante su-
« bscribam etc. » E queste parole sono sufficienti a far comprendere quale
fosse il contenuto del secondo libro di frate Domenico, il quale avendo nel
pnmo narrata la vita del Venimbeni, volle trattare a parte dei miracoli suoi.
Quanto poi al cc Vetustissimus quinternus » non è chiaro a quale ms. preci-
samente si riferisca. (1)
Ma non finisce qui il racconto del Caldori. Seguitando a parlare di frate
Domenico di Mariano aggiunge : cc Di più l’istesso Padre nè sopra detti libri
« piu uolte fa mentione di un libretto scritto a penna dell’istesso Beato : que
« sto ancora s’è ritmato nel detto Archiuio, doue il B. Francesco fa men-
« tione di molte cose del suo tempo, della sua nascita e uocatione, e da altri
<( particolari degni di perpetua memoria. » (2)
II Caldori adunque ha potuto colsultare anche questa importante Cronaca
personale e generale ad un tempo del Venimbeni che fu cominciata a scri-
I ere nella seconda metà del sec. XIII e forse condotta fino alla morte del-
ore. L dell’uso che egli ne fece è prova il ricordo dell’opera a c. 38 v.,
dpllà r (( ^ lta et ^ iraco * i dove il Caldori riferisce il latino stesso
a cronaca per due fatti relativi al 1267 e al 1268. (3)
bra i afo, del resto, sebbene non dica altro nella sua Prefazione, sem-
foss/f 3 9VeSSe modo di Frugar ben bene nell’Archivio francescano e che
richia aV ° nto dalla fortuna d* altre scoperte. La sua opera infatti è piena di
tabrian 11 3 \ ISS Francescani che egli non può aver esaminati che nel Convento
Mia s „ eS p ° n P arl ° d ‘ ap:une lettere apostoliche e bolle pontificie, di
Potrei)tf** 103 G alcuni ad ' notarili che egli ricorda e trascrive, e che
lude a) 6 aVei VISt ° altrove - Ma noto anzitutto che a c. 45 v. il Caldori al-
( «na « relatione » che il Venimbeni avrebbe lasciato, intorno all’ln-
h tempi deh * aUe V0 ' um ' Domenico di Mariano si conservavano ancora mss.
^p. cit ri ooo aiaglia ne ^ a biblioteca di S. Francesco in Fabriano: cfr. Sbaraglia
(2) Q COl ‘ 2 ‘
suoi ^nnalT° SQ ^ ^ Chronicon Fàbrianense che il Wadding ricorda spesso nei
dall ° Sbarai r" (V * anni 1251 n ’ XXX > 1267 n ‘ IV efcc ‘) e registrato anche
(B) Vi a a V * P* 2 ^ 2, co ^* ^ ^ ra °P ere del Venimbeni.
^ancesco^^ 10186 anc ^ e a c * ^ r * con P ar °le • come racconta il nostro
tato le virtù (V 6 a °* ^ r .’ C ° n le P arole * Hora fi nostro B. F... dopo aver raccon-
1 quelli restringe il tutto in questo gratioso epilogo etc. »
!
420
PICENUM SERAPHICUM
diligenza della Proliimmta, cominciante con le parole: Ad memoriale in
futurnn. Ego Frate, Francis* de Fabriano eie. . Pel a c. « r. accenna
ad nn « racconto che (il V.) fa dei Ministri Generali dell’Ordine suo » e i
questo racconto riferisce anche un brano. A c. 49 r. parlando degli studi
del Venimbeni dopo la sua Professione religiosa dice: «In un libro antico d
cc questo Conuento ho ritrouato scritte tra l’altre cose un indice di alcun»
« libri che adoperò per i suoi studi il B. Francesco, quali fl j' on ° P
« dei denari che lasciò il Padre per testamento a questo effetto. Tia
« sono la sacra bibbia, molti auttori et interpreti sopra le sacre Sentent e,
« come S. Bonauentura, l’Alessandro, il Cardinal Pietro Tarantasio del sac.
« Ordine dei Predicatori: in oltre l’opere dei sS. Agestmo, Gn°lamo, G &
« rio Ambrosio, et altre di S. Bonauentura: di Giovanni Valense con mote
« espositori sopra i Salmi et altre parti del Vecchio e nuouo testarne^ ,
« molti trattati di Filosofia e scienze matematiche et altri uolumi sotto titolo
« di Predicabili. » „ in i
Di un simile acquisto di libri il Caldori fa parola anche piu innanzi, c
a c. 60 r., dove afferma che con una parte dell’eredità paterna « .1 Ven
« beni fece comprar libri per uso e comodità de Frati che attendevano
« studio delle sacre lettere ». Ma forse l’autore con queste parole non
cenna ad opere diverse dalle precedenti, Ip quali depositate nell archi
tevano essere studiate egualmente da tutti ì Religiosi del Conve -
poi all’indice ricordato dal Caldori è notevole anche 1 analoga tartina 0
del Wadding il quale, pochi anni dopo di lui (1), affermava: « In ei_
« menta quae morienti (Francisco) supererai et apud Mmores a »i
« servantur habetur etiam Indiculus librorum quos em, fecit pecun a a p
« suo ultimis tabulis in hunc finem legata. » (2) Ora no. non pos amo i
ugualmente, poiché l’indice che si conservava ancora verso la meta
XVII è scomparso in seguito pur esso in un col libro antico in cu j
letto il Caldori. Ma se in quell’epoca sopravviveva questo misero cab ^
mss. acquistati dal Venimbeni erano già quasi tutti perduti. Lo dice
dori stesso nel periodo che segue a c. 49 v: « De quai libri un s s
cc troua al presente coneruato da Padri come reliquia con opinione che s. P |#
cc e fatica desistesse Beato, il che io non ardirei di affamare P #
cc ritrouo nel numero de’ libri comprati per essecutione del testaci
« suo Padre, come di già abbiamo detto». .. i(
Il Caldori, se pure era in grado di farlo, non doveva lasciate d P
(1) Nota che il Wadding si stabilì in Roma nel 1618 e vi mori nel ^
rante questo tempo compose i suoi Armale* Minorum: cfr. la sua Vita
primo volume dell’edizione romana del 1730.
r _ TTT 10£7 n VT
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PICENUM SERAPHICUM
421
un po’ meglio la perdita di tanti mss. Io ho già detto a principio quali po¬
tessero essere l’epoca precisa e le circostanze che la determinarono. Ma,
nulla di assoluto si può affermare intorno ad un vero e proprio saccheggio
di codici. Intanto gli è così che dei libri del V. appena uno potesse vederne
il Caldori, cioè quello che conteneva i Predicabili ì citati da lui poco prima.
Intorno alla sostanza di questi cc Praedicabilia conventus » il biografo dice
(c. 50. r.) che comprendevano « più di cinquanta discorsi o materie predica-
« bili, tolte dalla Scrittura, ornate et amplificate, con similitudini, compara¬
te tioni, esempi e sentenze dei filosofi et altri scrittori sacri e gentili, onde
« riescono fioriti e più copiosi i trattati, il primo de’ quali è sopra la dignità
« et officio del Sacerdote Euangelico et del Prelato... »
Ma sebbene il Caldori dubiti che tutta l’opera sia stata scritta dal Ve¬
nimbeni, non può fare a meno di creder suo il primo dei trattati contenuti
nel volume che egli potè consultare. E lo allega ricopiandolo in appendice
alla cc Vita e Miracoli » col titolo seguente : « Praedicabilia — E diuinae
« Scripturae locis excerpta — De officio ac dignitate Praelati et Sacerdotis
« — Euangelici — Quae prima leguntur in uetusto Codice manu scripto
<( B. Patris Francisci Fabrianensis — Ordinis Fratrum Minorum Conuentua-
« lium. — Caelum mihi sedes est etc.... — tue enim sumus ordinati. » (1)
11 contenuto di questo « trattato » è un commento continuo ai Profeti, agli
Apostoli ed ai Padri della Chiesa. Ma l’importanza del documento sta nell’es¬
sere la copia di una scrittura del sec. XIII, poiché il Caldori accenna al ms.
prima di parlare nel cap. XI della fondazione del Convento entro Fabriano
(1282). Ed il Caldori aggiungendolo alla sua opera ha fatto che si conservasse
forse l’unico documento che qui si abbia della dottrina del Venimbeni. Ma io
credo che questo non sia completo nella copia del biografo. Il quale del resto
r»on pone termine al cap. IX « Vita et Miracoli » senza riferire un lungo
discorso latino del medesimo Beato intorno a S. Bonaventura. Ma da quale
scritto l’abbia egli tolto non dice. Senza dubbio si tratta qui d’un altra opera
del Venimbeni esistente nell’Archivio e che al Caldori, per solito sufficiente-
m ente accurato, è sfuggito questa volta di ricordare.
Dopo il volume de « Praedicabilia » sembra che al biografo del sec.
A^ll rimanesse da conoscere ben poco della produzione letteraria del Venim-
beni depositata nell’archivio di S. Francesco in Fabriano. Il C. infatti solo a
c - 3 2 r. facendo la storia del Capitolo Provinciale della Marca congregatosi
0) V- o. 16 i e seg. Questo documeuto del resto si trova soltanto ricopiato in
^ Uel ms • che io credo autografo, del Caldori : nella Copia di Valentino de’ Presentati
all’estratto del sec. XVIII manca del tutto. Il Wadding lo chiama tractatulum ed
^giunge : « quem ms. habeo in nostra hac sancti Isidori bibliotheca. * (Ann. Min.
C ' VI, P- 386).
422
PICENUM SEBAPHICUM
nel 1319 in questa città per opera del V. mostra di attingere alcune notizie
da una memoria che (egli) lasciò scritta di questo Capitolo; e poi più nulla.
Ma se noi pensiamo alla mole e all’argomento del suo lavoro, dobbiamo dire
che il biografo era stato abbastanza fortunato nella sua ricerca di fonti sto¬
riche fornitegli dall’archivio fabrianese; anche se non vi aveva rinvenuti tutti
gli scritti del suo protagonista. Ed egli era tanto persuaso di non essersi po¬
tuto servire di tutto il materiale bibliografico antico relativo alla sua opera
che a c. 120 v scriveva : cc bisogna necessariamente credere che ui siano
« altre scritture che trattino della vita del B. Francesco, le quali non siano
cc state ritrovate ancora da noi: che se mai uerranno in luce, la vita di que-
« sto B. potrà comparire al mondo assai più copiosa etc. » Ma la speranza,
purtroppo, rimase speranza. Dunque o i frati del Convento sottrassero allo
studio del Caldori qualche documento, ciò che non si concilia facilmente con
le accoglienze che il medesimo biografo dice nella Prefazione di aver ricevute
dal P. Guardiano D. Girolamo Pueri, o, come è più probabile, l’esito infrut¬
tuoso di queste ultime sue ricerche è l’effetto di perdite importanti avvenute
già da prima nel seno dell’Archivio.
L’opera del Caldori non pare fosse nota al Wadding, il quale con la cita
mai. Ma non si può dire ugualmente che il grande cronologo dell’Ordine non
abbia attinto anch’egli e spesso a documenti e mss. del Convento di S. Fran¬
cesco alle Logge. Dei « monumenta monasterii fabrianensis » che egli ri -
chiama nel Yol. IV degli « annales », della « Francisci Fabrianensis Chronica
Marchiae et Fabriani » (1) e delle « Legendao tres b. Francisci Fabrianen¬
sis » che si trovano indicate nell’elenco bibliografico premesso al Voi. 1 del-
l’istessa opera, egli non può aver preso conoscenza che per il tramite del
suddetto Convento. Lo stesso dico dei « sermones multi », dell’ « Ars prae-
dicantium » e del « De ventate et excellentia Indulgentiae S. Mariae de
Portiuncula. » (2) che 11 Wadding. attribuisce al Yenimbeni negli « scripto-
resOrdinis Minorum, (3). Tutte queste opere, forse, si conservavano ancora
manoscritte alla metà del secolo XVII nell’archivio di S. Francesco in l <a '
briano.
Ma i mss. che più tardarono a scomparire furono certamente le crona¬
che degli avvenimenti claustrali e cittadini, che, opera giornaliera e paziente
dei frati fabrianesi erano anche da questi più gelosamente custodite. Il Gl1 "
(1) V. Sbaraglia, op. cit., p. 252. Questa cronaca secondo lo Sbaraglia, doveva
contenere anche VOpusculum de serie et gestis ministrorum Generalium, ricordato a
Wadding nel voi. IV degli Ann. p. 276, come scritto dal Venimbeni.
(2) Caldori, c. 45 v.. e Sbaraglia, p. 252.
(3) Pag. 115.
PICENUM SEBAPHICUM 428
e il Guerrieri, autori d’un opera oltreché inedita incompleta intorno a Fabriano
e scritta tra il 1707 e il 1709, ricordano ancora una cronaca del 1378 (1)
e un altra del 1519 (2) esistenti ancora ai loro tempi nell’archivio dei
Minori Conventuali di S. Francesco. La prima avrebbe accennato al fatto d’un
saccheggio avvenuto nella città, sotto la signoria e col consenso di Guido
Chiavelli saccheggio di cui pare non s’abbiano altre testimonianze; la seconda
si occupava delle tragiche conseguenze dell’altra luttuosa depredazione com¬
piuta in Fabriano dalle milizie spagnole condotte da Ugo di Moncada, viceré
di Napoli, nel 1517. Ma purtroppo queste cronache che potevano spargere
tanto lume sulla storia di Fabbriano, si trovavano già senz’ordine a principio
del sec. XVI11 per confessione stessa dei due suddetti scrittori.
In seguito nessuno fa più menzione di cronache compilate in questo
Convento ad eccezione dello Sbaraglia, il quale attribuisce al Venimbeni un
vero e proprio Chronicon Fabrianense. (3) Baccolgo da lui l’argomento prin¬
cipale che adduce a conforto della sua opinione e che ci fa conoscere un
altro ms. antico esistente ancora nell’archivio poco prima della soppressione
del 1810. (4) Egli dice : cc Exstat adhuc autographum Opusculum Fabriani
« in Archivio Conventus S. Francisci ms. Chartac. in 4 ubi plura de rebus
(l patrii solummodo Conventus S. Francisci chronologice (B. F.) adnotavit. » (5)
(1) Vedi G. e G: « Memorie storiche di Fabriano », c. 118 r.
(2) V. op. cit., c. 112 v. — Trascrivo quii anche il brano di cronaca che è stato
^portato dagli autori delle « Memorie » e che credo inedito : « In quo mense prae-
* cedenti Festum S. Andreae fuit emissus e fenestra media Salae Superioris Palatii
* Dni Potestatis versus Fontem, Vincentius Venantii de Floribus ilio tunc5 primus
* Prior aeu Confalonerius Populi et Com. Terrae Fabriani, et in mane sequenti in
* Pesto S. Andreae e praedicta fenestra precipitata luit Joannes Guglielmus Nicolai
* Joannis, quae omnia tuerunt perprerata (sic) ot ordinata a quodam viro nomine Zo-
(< bieco cuisdam Francisci Zobicchi filius, et ab eius consortio et assessori Tobaldo
* Petri Angeli Guerreris, qui subverterunt sua industria totam Terranei, et gentem,
et in isto conflictu primitus interfectus fnit quidam Monacus S. Blasii Ioe: Bapta
domine filius cuiusdam Baldi Baiini et in medio.... videlicet in 5 noetis bora inter-
* fectus fuit Franciscus pret. Jois Guglielmi filius, et etiam interfecti fuerunt Ser Joan
* ^ e °rgium Seri barn (sic.) Com. et Terrae Fabriani unacum fìlio suo infirmo quie-
scenti in Grabato. Et propter ista et inulta alia his similia Ego Frater Dominicus
e g* et exercui officium Guardianatus cum labore et erumma in vigliis multis nec non
Propter bellegerosos in Conventi! existentes fui in fame et siti et pluries mala (sic)
<( babui in vigiliis multis. »
$) V. op. cit. p. 252.
v4) Si noti che lo Sbaraglia mori nel 1763, ma il suo Supplementum non com-
rve corretto e pubblicato prima del 1806. (Vedi VAdmonitio editoris premessa a
T^sta edizione.) ^
(b) Lo Sbaraglia prosegue a dire cosi : « In exteriori libri operculo, antiquo
Car actere, posteriori manu legitur : In isto libello sunt antiquitates loci et ru-
424
PICENUM SERAPHICUM
Ma oltre al Venimbeni avrebbe lasciato memorie della Comunità in questo
libretto il Vignuzzi e forse anche altri. Il Yenimbeni vi aveva trascritto gli
atti conventuali più antichi, le Bolle e le cause del suo tempo. Ciò ren¬
deva soprattutto pregevole il libretto, tanto più che di questi documenti non
abbiamo ora che un incompleto catalogo manoscritto. Esso risale per la sua
grafia al secolo XVIII ed io ora lo pubblico per la prima volta così comesi
trova deposto fra le carte deH’Archivio Comunale di Fabriano, in un foglio
separato scritto per metà. (1)
« Catalogo delle Bolle Originali ed altre scritture autentiche spettante al¬
l’Ordine dei Minori, ed alla Chiesa, e Conuento di S. Francesco di Fabriano,
che si conseruano nell’Archiuio di Esso Conuento.
1. Bolla Originale di Papa Onorio III che concede al P. S. Francesco
di poter celebrare priuatamente i diurni officii nelle Chiese dell’Ordine in tempo
di Generale Interdetto. Data l’anno 1222, 5 aprile del suo Pontificato l’anno VI-
2. Bolla Originale d’Alessandro Papa IY che prescriue l’abito a frati
Eremitani di S. Agostino a distinzione di quello de frati Minori. Data in Boma
l’anno 2 del suo Pontificato. VII Kalendas Martii 1256.
3. Bolla Originale d’Alessandro IV che concede Indulgenza di 100
giorni ad istanza del Ministro e Frati Minori di Fabriano nelle feste del
P. S. Francesco, di S. Antonio e S. Chiara. Data in Anagni l’anno 2 del suo
Pontificato Idibus lulii 1256.
« bricae privilegiorum Ordinis et alia notabilia : nani circa medium habetur: Privde-
c già et copiae privilegiorum, quae sunt in loco. In nomine Domini Amen. In r*
« scripta sunt omnia privilegia quae sunt in loco Fabriani, quae ego fr. Nicholutms
« Vignutii hic contavi. Anno Domini MOCCLIIH: et in fine : In nomine Donun
« Amen. Anno domini MCCOLXIIII de mense Madii. In vigilia Sancti Venanti
« fuit congregatimi provine, capitulum fabr. in adiutorium capituli promisit Como
c Fabr. c. lib. etc. etc: et in posteriori operculi parte, recentiori manu habetur:
« isto libello sunt multa antiqua Conventus scripta manu beati patris fratrie Francl
« sci de fabriano: s: de mutatione loci et de domibus emptis curn bullis et *P S,S ca '
« sis quae qnidem sunt in loco in cassa nucea. Et plura alia sunt bic exarata. «
« pore domini Joannis Papae 22 obiit beatus Franciscus de Fabriano die 22 Ap
1322. » Forse le parole scritte sulla copertura del codice si debbono a quel ° B
fr. Dominicus Johannis Mariani de Fabriano che nel 1533 scriveva un’avverten
simile sul Memoriale del Yignuzi, e che il Caldori dice autore di due libri.
(1) L’ho potuto copiare per gentilezza speciale del bibliotecario Sig. l & .
Zonghi, che ringrazio sentitamente di questo e di molti altri favori da lui 0 e
durante le mie ricerche. Questo catalogo però dovrebbe completarsi con le * ^
apostoliche ed episcopali pubblicate da Wadding (Annales, t. IV, p. 81. 61. Wh ^
quella del Vescovo di Camerino: In universis Christi etc. portante la data
Giugno 1398 e trascritta dal Caldori a c. 138 v. 140 r. (op cit.), con una Bolla ■
Concessione di Alessandro VI (1457) ricordata dal medesimo Caldori a c. 58 y.,
che cogli atti di fondazione e di donazione del 1234 e del 1282 richiamati i P ^
dal dilli e dal Guerrieri (op. cit., c. 21 r.) il secondo dal Caldori (op. cit., c. »
PICENUM SERAPHICUM
425
4. Bolla Originale del Cardinale Simone del Tit: di S. Martino, Legato
della Marca che concede Indulgenza di 40 giorni a chi aiuterà con limosina
i frati Minori a stabilire la loro residenza dentro Fabriano, doue si erano
trasferiti per gl’incommodi che prouauano nel p. Convento che era fuori nella
Campagna. Data in Pesaro V Idus Februarii, Pontif. Clementis IV anno 2.1267.
5. Bolla originale di Clemente IV, che concede Indulgenza di cento
giorni a chiunque darà limosina prò consumanda fabrica della Chiesa de frati
Minori di Fabriano. Data io Viterbo l’anno IV del suo Pontif. X Kalend.
lulii 1269. (1)
6. strumento originale dell’Attestazione fatta da fra Benedetto d’Arezzo
sopra l’Indulgenza di Porziuncola, scritto in Pergamena dal Notaro Giovanni
Camalasciate a dì ultimo Ottobre 1277.
7. Bolla Originale di Rambotto Vescouo di Camerino che Concede In¬
dulgenza d’un anno e 40 giorni a tutti quelli che visiteranno il luogo, il
giorno dell’immissione della prima pietra da lui benedetta per la Chiesa, che
si uoleua Fondare da Frati Minori sotto il Tit. di S. Maria dentro Fabriano.
Data in Fabriano alli 8 di Maggio 1292 del Pontef. di Nicolò IV l’anno IV.
8. Patente Originale d’Inquisitore Haereticae pravitalis — In provincia
Marchiae Anconitanae in Ciuitate Urbini et eius Dioecesis et Montis Feretri.
In persona di fra Francesco da Fabriano, spedita da fra Peruzzino Prouin-
niale nella Marca nel Capitolo celebrato in Offida a 8 di Maggio 1359.
9. Bolla Originale di Gioioso Vescouo di Camerino, che douendosi im¬
piegare la quarta parte de Beni lasciati nella sua Eredità da Filippo Giacomo
Zuzii per la fondazione d’una Cappella nella Chiesa di S. Francesco di Fa¬
briano, e per sostentamento d’un Religioso Sacerdote dell’istesso Conuento,
ehe ne fusse Cappellano e non essendo sufficiente d’assegnamento per le cose
predette dispensa che possa erogarsi il tutto in ornamento e vantaggio della
Cappella Maggiore di d. Chiesa. Data in Camerino a 26 Maggio 1375.
10. Bolla Originale di Papa Nicolò V sopra il Possedere, diretta « Ge-
n &ralibus et Prouincialibus Ministris et Custodibus Uniuersis Ordinis Fratrum
Minorum. » Data apud Urbem Veterem Decimo Kalendas Decembris, Pontif.
5nn ° DI, 1449. »
Qui finisce il documento con cui chiudo la mia memoria. La quale, sebbene
scarso risultato di pazienti ricerche, non riuscirà forse guida del tutto inutile
* chi voglia conoscere le vicenda e l’importanza dell’antico archivio di
■ Francesco alle Logge. (2)
G) E’ stata trascritta per intero dal Caldori (op. cit., c. 35-36)
G) Questo studio interessantissimo del Dott. Enrico Filippini, sull’Archivio Con-
yntuale di Fabriano, è stato pubblicato nella Miscellanea Francescana di Foligno.
Cfr ‘ *>!• V, p . 179-191.
426
PICENUM SERAPHICUM
URRIfì
Statuti òel monte ài Pietà ài Cingoli
fondato da Fra Lorenzo di Roccacontrada.
(Contin. fase. 1., p. 143)
De Rectoribus deputandis ad conservationem, et
gubernationem Montis, et de pecuniis dandis in manibus
officialis. ii.
Item che per la prefata Communita o deputati da essa
se habbiano ad eleggere et deputare tre huomini de buona
fama, et buona reputatione della detta Terra de Cingulo acti
et idonei ad tale officio deputati et soprastanti curatori rectori
et proveditori allo essere, augumento, et conservatione del
prefato Monte, Quali con verità, utilità ed fideltà habbiano
ad procurare le intrate, et ordine et conservatione del prefato
Monte quali se habbiano ad dare el consegnare allo officiale,
che sarà eletto al detto Monte fiorini cinquanta di moneta
per ciaschuna fiata, et non più, Quali dicto Officiale habbia
ad prestare alli bisognosi con el pegno per le loro necessità,
et finiti de imprestare li dicti cinquanta Fiorini et dicto
Officiale ritorni, et mostrando prima per el suo libro alli
prefati tre soprastanti li dicti cinquanta a lui consignati, et
ad chi, et con che pegno sono prestati li prefati soprastanti
gli facciano dare successive de fiata in fiata attri cinquanta
fiorini de la dieta cassetta mostrando prima per suo libro b
impresti facti ad chi, Quanto, et quando, et con que pegu°
come e dicto de sopra.
Quod Priores et Rectores non possint recipere
nec retinere De pecuniis Montis. ii>*
Item che li prefati Sig.' Priori Rectori et soprastanti
possano, ne debbiano recevere ne tenere alcuna quantità
PICENUM SERAPHICUM
427
denari ne pigni del pretato Monte sotto pena de li quattro
doppi di quel tanto che loro recevessero o tenessero : ma solo
dicti danari debbiano fare mectere et trarre de dieta Cassetta
et ciascheduno possa accusare chi contra facesse et de dieta
pena el terzo ne habbia lo Accusatore el terzo el Monte, et
lo altro terzo lo Officiale che ne farà executione.
De Officialibus eligendis Et de salario
Officialis. iiii.
Item per dare cascione et ordine de provedere de suffi¬
cienti Officiali et administratori del prefato Monte statuimo
et ordinamo che per li dui homini deputati al alla
confectione de esso Monte se debbiano imbussolare dece o
quindeci lochi cioè- Ciptadi Terre et Castelli convenienti lon¬
tani da Cingulo al meno diece miglia luna et de esse imbus-
sulate omni anno se ne cave una per scartina o pallotta ed
a< l quella sera cavata per pallotta se mande la electione, che
glie piccia elegere et mandarce un bono idoneo et sufficiente
rasionero et legai notano da approbarse per esse communita
ad chi le manderà dieta electione con la copia delli presenti
capitoli, et de altri se havessero ad ordinare nel dicto Monte
liciti tamen et honesti, et Quello electo nominato et dato per
quella Communita sia per conducto et tenuto per idoneo et
ie gittimo Officiale alla administratione de dicto Monte per un
^uno da comenzare ad quello tempo parerà alli prefati dece
deputati, et così successive sequiti dicto ordine de anno in
anno et quolibet anno cum salario di tre fiorini prò quolibet
'Ucnse da doverseglie pagare da mese in mese per rata de
al tempo che haveva servito delli denari delle intrate de dicto
iuonte et scriveva di sua mano lo recevuto per suo salario
bel libro del uscita de dicto Monte.
De Mansione Officialis et Quod se absentare
non possit. v.
r Item Chel prefato officiale debbia stare et fare continua
esi dentia in la terra de Cingulo in la casa et stantia glie
428
PICENUM SERAPHICUM
gara deputata per li prefati soprastanti et de essa terra durante
el tempo del suo offitio non se possa assentare per nessuno
modo ne per nisiuna casione senza licentia delli Sig. 1 Priori
et delli Rectori deputati alla conservatione de esso monte Et
absentandose altramente oltra li deci dì perda il salario de
quello mese che lui stesse absente, et li Priori et deputati
predicti non retenendoglie decto salario per dieta absentia et
absentandosene con dieta licentia non possa ne debbia star
absente ultra deci dì al tempo del suo pagamento cadano in
pena di un ducato de oro per ciascheuno applicato per un
terzo allo accusatore L’altro terzo al Monte, et l’altro terzo
al Officiale ne tara executione. = Calotius.
Quod Officialis refirmari non possit. vi.
Item statuimo et ordinamo che el prelato Officiale così
avuto per uno Anno non se possa ne debbia per alcuno
modo refirmare ne stare piu che quello anno ma successive
si proveda per lo altro successore secondo lo ordine predicto.
alla pena se contene nel precedente capitulo.
De sumptibus victus seu cibariorum Officialis. vii.
Item statuimo et ordinamo che in perpetuo durando el
dicto Monte come speramo esso Officiale habbia la spesa de
mangiare et bevere con li Magnifici Sig. 1 Priori et a la lor°
mensa a tutte loro spese, et che li prelati Sig. 1 Priori per »
sustentione de diete spese habbiano dei coppetti di grano pr°
quolibet mense de grano comunis.
De quantitate mutuanda per officialem. viij.
Item statuimo et ordinamo che el prefato Officiale dell^
denari allui consignati et dati de cassetta per impresta
infino alla Quantità dei doi fiorini ad ciascheuno bisogni
domandante sola della Terra, et territorio de Cingulo, overo c
tinuo habitante in essa terra o territorio per qualunque ieg
PICENUM SERAPHICUM
429
lima, et honesta necessita allo homo domandante et con el
piglio sufficiente del valore al manco del terzo piu della
quantità prestata, secundum comunem hominum extimationem,
et per tempo solo de sei mesi continui da seguitare dopo lo
iacto impresto, et contrafacendo dicto officiale al dicto capi¬
tulo cada in la pena delli quattro doppi della Quantità pre¬
stata da retenerse del suo salario, et applicando ut sopra^
De libris emendis et retinendis prò iuribus et computis
Montis. viiij.
Item che per ordine et conservatione de esso Monte se
compere tre, o quattro libri in uno se scriva tutte le intrate
de dicto Monte et le Quantità messe in la dieta cassetta et
donde et da chi et per que modo siano venute diete intrate
per offerte o relieti, o per altra via et modi pervenute al
dicto Monte et tutte pecunie, et quantitate pervenute al
dicto Monte se debbia mettere et conservare in dieta cassetta
da darse et consignare al prefato Officiale de cinquanta in
cinquanta fiorini per prestare alli bisognosi come e detto cioè
in una parte del dicto libro, et in altra parte de dicto libio
se debbia scrivere et tenere conto de tutti quelli che pre¬
stassero licite dicto Monte per alcun tempo et se faranno
creditori per reharveli, et similiter in la dieta pai te de cre¬
ditori se scriva et note le restitutione de tutti danari e cose
da lor prestate per altra liscita cascione allor debite, in uno
altro de dicti libri se scriva et note tutte le uscite de dicto
Monte, cioè in una parte li denari dati al prefato Officiale
per prestare alli bisognosi et in una altra parte in dicto libio
so scriva et note tutte le spese extraordinarie del decto Monte
et in una altra parte nel dicto secondo libro se scriva et note
Il denari se pagaranno al prefato Officiale per el suo salario,
e t detto recevuto se scriva et note per esso Officiale cioè che
de mano sua. Et in l’altro terzo Libro se scriva et note per
esso Officiale tutte le quantità che per lui se prestala cioè
^ chi quanto e quando et con Que pigno et faccia le bollette
a coloro alli quali dara danari le quali bollette contengano
el dì el nome da chi receva et la Quantità de denari prestati
et lo pigno recevuto specificatamente e chiaro.
430
PICENUM SERAPHICUM
De tempore quo stare et iacere debeant accepta
et de pignoribus vendendis. x.
Item Che li pegni dato al detto Officiale si debbiano
raccogliere fra li dicti sei mesi, et se fra dicti sei mesi non
seranno ricolti dalli patroni finiti li dicti sei mesi li prefati
Reofori deputati collo prefato Officiale insieme lo settimo mese
debbia fare pubblicare quattro bandimenti sopra li pegni
recaduti et non recolti, cioè in bandimento per ciascheuna
settimana del dicto septimo mese pel trombetta del comune
al banco in la loggia del comune dove se pesa la seta: pre¬
sente sempre el dicto Officiale con doi al manco de dicti
Reofori deputati, et con uno delli Regolatori Et lo dicto
Officiale scriva in un suo bastardello tutte le offerte, et finiti
li quattro dicti bandimenti uno dì de la ultima septimana
del dicto septimo mese pureehe non sia Domenica ne altra
festa commandata da la S. ta Madre Chiesa se vendano li dicti
pigni recaduti et non recolti se consegnino et trasactinsi liberi
al dicto più offerente, et de quello sera venduto dicto pigno
al più offerente se retenga per el Monte la quantità prestata,
et tutto se remetta in dieta Cassetta del Monte excepto quello
sopravanzasse ultra la dieta quantità prestata quale sopra¬
vanzo remanga in mano de dicto Officiale et incontinente se
renda al padrone che impegno o ad altri che per lui legitti¬
mamente pigliare potesse, et retardandose overo contrafacen-
dose ad alcuna delle predio te cose li prefati Deputati et
Rectori del dicto Monte, et lo dicto Officiale cadano in pena
de’ doi ducati di oro per uno per ciascheuna fiata da appb
carse per la meta al prefato Monte, et per l’altra meta allo
Officiale ne fara executione. Et lo dicto Officiale sia tenuto
con diligentia curare che nel iacere de dicti pegni impegnati
non curra el tempo ultra li dicti sei mesi come e dicto desopra
sotto la dieta pena de doi ducati de oro incurrenda per
passando il dicto septimo mese senza fare quanto de sopra si
contiene da retenerse del suo salario.
Quod mutua fiant egenis prò propriis tantum
et honestis et necessariis usibus. xi.
Item che quelli che vorranno diete pecunie per lo modo
predicto siano tenuti jurare che ne habbiano bisogno p er a
PICENUM SERAPHICUM
431
loro vita o necessita de loro o de loro famiglia o per altra
legittima o honesta necessita et non per alcuna ribalderia
ne cosa dishonesta et chi li vogliano per se o per la sua
famiglia et non per altra persona et se alcuno contrafacesse
cioè che acceptasse per iocare o per fare altra spesa superflua
vana et dannosa o che acceptasse per altri che per li sopra
dicti perda el suo pigno el quale se possa et debbia vendere
senza impedimento alchuno et de quello sopravanzara ultra
la sorte prestata se ne dia el terzo allo accusatore provando
che tra doi dì depoi li accaptati danari quello abbia iocato
o facto altra spesa superflua o deshonesta. L’altra terza poi
et intendendosi puro che in caso che tale accaptante perda
el pegno come e decto sia libero dalla obbligatione de resti¬
tuire li denari sopra quel pegno accaptati.
Quod pignora et mutua refirmari non
possint. xij.
Item che li pegni tanto recaduti quanto non recaduti
non se possano reaffirmare più per alcuno modo ne rescosso
Se possa impegnare se non passato octo dì depoi che sera
^scosso sotto pena de uno ducato doro da retenerse per li
prefati rectori et soprastanti del Monte del salario di esso
Officiale contrafacendo puroche l’uno el l’altro impegnamento
aia» facto al tempo del medesimo Officiale o alias se provi tale
Officiale bavere havuta notitia del primo impegnamento.
Quod Debitor durante mutuo accepto aliud
accipere non possit. xiij.
Item che colui el quale haveva havuti sino in doi fiorini
^presto per sei mesi ino che sta debitore de essi non ne
P°ssa havere prima renduti quelli possa recurrere pure per
^■Dta quantità et non piu per sei mesi, ma quando ne havesse
llav uti mancho de dicti doi fiorini possa et recurrere per el
Su Pplemento fino in la dieta quantità de doi fiorini con altri
Pegni.
432
PICENUM SERAPHICUM
Quod Debitor referat politiam accepti mutui. xiiij.
Itera che quando el padrone tornara ad rescotere el suo
pegno sia tenuto ad reportare la poliza, la quale li lece dicto
officiale de que, et quanto habbia havuto et del pegno impe¬
gnato la quale se per caso l’havesse perduta debbia iurare
havere nel Monte tal pegno et dare sufficiente recolta allo
Officiale de cavarlo senza danno et poi le sia restituito el
pegno in continente facta la restitutione della quantità pre¬
stata al prefato Monte sotto pena de uno ducato d oro allo
Officiale per ciascheuno pegno che tradasse (sic) lo Officiale
de rendere allo patrone.
(Continua) A. Anselmi
« Essendo scindo Francesco in età d’anni xliii nel M c cc°Iiiii°, ispirato
da Dio, si mosse della vai di Spoleto per andare in Romagnia con frate
Leone suo compagno; et andando, passava a pie’ del castello di Monte
Feltro [Sanleo]; nel quale castello si facea allora un grande convito e corteo ,
per la cavaleria nuova [conferimento cavalleresco] d’uno di quelli conti di
Monte Féltri. Udendo sancto Francesco di questa sollennità che vi si facea,,
et anche [udendo che] ivi erano ragunati molti gentili huomini di diversi
paesi, dixe sancto Irancesco a frate Leone: Andiamo quassù a questa festa,
però che, co l’aiuto di Dio, noi faremo alcuno buono frutto spirituale >■
(Fioretti, l a consid. sulle Stimate)
Con l’approvazione dell’Ordine e dell’Autorità Ecclesias tlC ®
Artidoro Ortolani, Gerente responsabile
MACERATA - PREMIATO STABILIMENTO TIPOGRAFICO AVV. FILIPPO GIOROffiTTI & C '
Fascicolo N. 4.
TRE1A (Macerala)
25 Agosto 1915.
PICENUM SERAPHICUM
PERIODICO BIMESTRALE FRANCESCAKO-STORICO-CRITICO-REGIOKALE
Firmo XU - Serie Seconda del “ Crocifisso Redentore,,
« Proferet de thesavro suo
nova et vetera ».
Matth. XITI, 52.
INDICE DEL PRESENTE FASCICOLO
Studiamo la nostra storia - La Direzioniti .Pag. 43B
2. Convento minoritico del SS.mo Crocifisso in Treia {Contili.) . . » 441
3- Beato Angelo Clareno dei Minori (Contili.) - Il Direttore ...» 450
4. Montefeltro e la donazione della Verna: Balla Gerusalemme Celeste
del Galiucci . » 457
5- Memorie Minoritiche: dal ms. Gambalunghiano D. IV. 231 del
sec. XVIII - P. Gregorio Giovanardi 0. F. M. (Contili.) ...» 483
6 . I Nostri Santi: Martirologio Piceno . . -.» 492
7- Pagina d’oro: Una visione di fra Corrado d’0(fida .» 502
Repertorio bibliografico: dalVopera del P. Giacinto Sbaraglia: Serie
seconda: Scrittori del sec. XIV .» 504
9 * iscrizioni lapidarie. » 513
10 - i Ministri Provinciali delle Marche.» 519
Collezione Storica: dai libri , dai giornali, dalle riviste .» 529
La Provincia Riformata delle Marche nel 1837 .» 544
^3. Varia: Statuti del Monte di Pietà di Cingoli .» 570
. Si prega di leggere le Notificazioni
1,n Quarta pagina della copertina
MACERATA
PREMIATO STABILIMENTO TIPOGRAFICO
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IL CR 0 nei 550 REDEnTORE
PUBBLICAZIONE BIMESTRALE
PER CURA DELLA MlNORlTICA PROVINCIA DI S. PftCltìCO DlVl»!
Diretta dal P. CIRO da Pesaro O. F. M.
Condizioni di Abbonamento.
. L. 1
PER L’ITALIA t0
PER L’ESTERO • • • • '.
1. _ il » Picenum Semphicum » in ogni suo fascicolo
bimestrale avrà non meno di 144 pagine.
2. _ I Collaboratori che pubblicheranno non meno »
due lavori completi, riceveranno gratis l’intera annata con
nente i detti due lavori.
3. _ Si concedono gli estratti a richiesta dei Collabo
ratori, purché il richiedente corrisponda alla spesa della ca
relativamente al numero delle copie desiderate.
4 _ Non si accettano abbonamenti per apph ca
di Messe.
5 . — Gli aderenti riceveranno il primo iascico ^
naio-febbraio : a chi. dopo ricevuto il primo numero ■»» p
vierà la quota di abbonamento, non sarà piu spedito
riodico. e fio
g _ Non si concedono numeri di saggio senza
invio di L. 1, la quale sarà computata, verificandosi
n amento.
STUPIAMO LA NOSTRA STORIA
L’eccellenza vera di una provincia claustrale può desumersi
da diversi capi : i principali sono indubbiamente l’antichità di
origine ed il grande numero degli uomini distinti per santità,
dottrina e magnanime imprese. Questi due capi, per la Marca
francescana, sono bellamente sintetizzati in quella descrizione
che della medesima danno i Fioretti di S. Francesco : « La
provincia della Marca d'Ancona fu anticamente, a modo che
’l cielo di stelle, adornata di sancti frati: i quali, a modo che
luminari del cielo, ànno aluminato et adornato l’Ordine di
sancto Francesco et il mondo con esempli et con doctrina ».
La parola anticamente abbraccia tutto il secolo XIII e presenta
la più pura, la più genuina e la più fedele delle tradizioni, arri¬
vata con poca fatica ed incorrotta ai primi del secolo XIV (1).
Eccettuata la culla dell’Ordine, privilegiatissimo Oriente
Serafico, nessun’altra provincia minoritica nell’Italia e nel
Mondo universo può vantare di sè stessa una definizione così
lusinghiera la quale sia contenuta in uno dei tanti documenti
litichi che formano la critica base della vera storia france-
s cana. E’ un primato invidiabile ed invidiato di cui i minoriti
piceni vanno con tutta ragione superbi, poiché esso dice tutta
(1) E’ ormai accertato che i Fioretti di S. Francesco, traduzione ed
e ^orazione italiana degli Actus , o Flores , od anche Moretum , non furono
Scritti nè da uno solo, nè in una sola volta. Gli Actus possono essere
m due parti principali : la prima fu scritta nel secolo XIII ed
? bra °cia quanto è narrato dei frati Bernardo, Masseo, Bufino, Silvestro
^°n e e S. Chiara : nella seconda, scritta più tardi, si hanno le biografìe
} molti santi frati della Marca. Un brano degli Actus, e precisamente la
c ^ Usura del capo IX, parlando della parte più antica dei Fioretti , afferma
f ! Hanc historiam habuit frater Jacobus de Massa (di Fermo) ab ore
[,Tls Leonis, et frater Hugolinus de Monte Sanctae Mariae (Montegiorgio)
per° re dfcti fratris Jacobi, et ego qui scrissi ab ore fratis Hugolini viri
t fide digni. » Cfr. Sabatier, Collection d’etudes et de documents ,
lini ’ — Come si vede, la tradizione orale non ha dovuto percorrere
PitoT s ^ ra, d a per arrivare anche sino allo scrittore degli ultimi sette ca-
s tell f 1 P ar te in cui troviamo la definizione della nostra Marca
di ff’ a ^ a prima metà del secolo XIV, poco dopo la morte (1822)
ra te Giovanni da Fermo, detto della Verna.
Anno 1&15 - Fascicolo IV.
28
434
PICENUM SERAPHICUM
l’eccellenza di questa stellata provincia, addita quale sia il
vero suo posto nella grande famiglia del Poverello d Assisi,
insegna come tanto tesoro debba essere da tutti gelosamente
custodito. Chi ignora questo primato si dichiara subito incapace
di apprezzare le vere glorie francescane della provincia cui
appartiene e per la quale tutto dovrebbe essere consacrato,
mente e cuore, azione e vita.
Ma questo primato sarebbe ben poca cosa per il Piceno,
e non direbbe tutta l’eccellenza della sua regionale famiglia
francescana, qualora non si fosse certi della sua meiavigliosa
influenza, la quale ha attraversato sette secoli, suscitando
dovunque e sempre le più sante, le più instancabili eneigie
di una operosità incomparabile, ed è arrivata fino a noi m
tutta la sua bellezza fattiva, nella sua piena ed alta poten¬
zialità, non ostante mille opposizioni ed innumerevoli ostacoli.
Diciamo fino a noi, perchè non risponderebbe a verità chia¬
marci tardi nepoti dei grandi che vissero nei primi secoli
dell’Ordine a Fabriano, in Ascoli, in Ancona, a Forano, a
Sanseverino; diciamo fino a noi, perchè non si arriva mai
tardi e non si è mai troppo lontani da un primato di gloria
quando tutti gli anelli formanti la lunga catena della nostra
genealogia presentano, sebbene in modo diverso, la medesun
resistenza, le stesse qualità dei primi. Per tal modo noi do-
biamo riconoscere la nostra mediata ed immediata discende
da quei francescani, che hanno saputo incominciare e con i-
nuare, per una serie mai interrotta, ad imprimere sul suo
piceno orme indelebili di santità, di studio, di sapere,
abnegazione, di apostolato, di eroismo, di operosità e di ter
carattere cristiano-religioso-civile.
Abbracciare e valutare nel suo vasto complesso q ue
veridica affermazione è dato solo a chi di proposito svog
ad una ad una le pagine tutte della nostra storia contenuta
tanti codici, nascosta in tanti archivi, incompletamente sp
pagliata in tante pubblicazioni. Da tale visione, da q .
studio analitico dipende il giusto apprezzamento di ciò g
francescani delle Marche sono ora, di quello che erano i»
di quello che furono dal secolo XIX al secolo Xii • .
pleiade di santi fratelli, eletta schiera di maestri e dot
falange distintissima di banditori evangelici e di
missionari, corona fulgida d vescovi e prelati, numero g
PICENUM SERAPHICUM
435
di benefattori del popolo, stuolo larghissimo di zelatori per
la pace e per la civiltà, la nostra Marca francescana è stata
sempre dal suo inizio sino ad oggi una serie ininterrotta di
uomini grandi i quali non solo meritano, ma devono essere
da noi studiati con ogni impegno, con vero interesse.
Ed è a questo scopo che le pagine del Picenum Seraphicum
sono aperte a tutti: esse vengono in aiuto agli studiosi, agli
amanti ricercatori della nostra storia, a tutti coloro che nella
vita francescano-picena vogliono giustamente vedere i frutti
speciali di una esistenza secolare: esse vengono in aiuto a
noi che dobbiamo in modo speciale esser sempre pronti a
rispondere con la verità dei fatti a tutte le calunnie lanciateci
in volto da una società, intollerante e troppo libera, la quale
non solo soffre malvolentieri la nostra presenza, ma si ostina
ancora nella negazione della nostra vera importanza storica:
esse vengono a noi che dobbiamo nella memoria del passato
attingere sempre nuove energie per l’avvenire, incombendoci
il sacro dovere di una continua e fedele imitazione. Nella indi¬
scutibile eccellenza della nostra regione minoritica sappiamo
vedere l’alta missione cui siamo destinati dalla provvidenza
a difesa dei diritti divini, alla grandezza del nostro spirito,
al bene del civile consorzio. Ciò che hanno saputo fare tanti
Mostri illustri fratelli procuriamo di farlo noi pure: così solo
potremo essere i continuatori fedeli delle nostre sante tradizioni.
*
* *
, , A facilitare questo studio, più volte, e con viva insistenza,
e ritornato alla nostra mente il pensiero se non sarebbe utile
a tutti i lettori del Picenum Seraphicum avere sott’ occhio un
adice alfabetico presentante i nomi dei nostri paesi marchi-
^ lan .* ? quelli degli individui degni di speciale memoria, sog-
&otti importantissimi di studio storico, dei quali si sono già
Occupati tanti cronisti antichi e moderni. Tale indice, secondo
°i, avrebbe un duplice interesse : 1° facilitare agli studiosi la
c erca dei materiali per le molteplici biografie : 2° far gustare
epe ai meno studiosi, sia pure superficialmente, la ricca
0 . e . data alla storia dalla nostra regione. Poiché pochi sono
&S 1 i fortunati possessori di ricche biblioteche strettamente
486
PICENUM SERAPHICUM
francescane, così moltissimi si trovano che, volendo occuparsi
di una semplice biografia, non hanno il mezzo di procurarsi
la maggior parte di quei libri che solo sono al caso d in¬
dicarne le fonti critiche e di fornirne gli storici docu-
Provare che tali indici tornerebbeio grandemente utili
per tutti, anche prescindendo dal duplice interesse di cui si
parla, lo stimiamo superfluo. Quante volte, infatti, non accade
di avere un libro storico per le mani, di vedere in esso un
nome che c’interessa, e poi rimanere inermi perchè non si
può consultare altri autori o perchè ci mancano, o perche
«'ignorano, o ancora perchè non si crede che altri ne parlino.
Forse questa è una delle principali ragioni per le quali abbiamo
tante moderne biografie assai deficienti nella loro base sto¬
rico-critica, quindi del tutto incomplete ed inutili. Vero e che
il Picenum Seraphicum, continuando la sua pubblicazione,
man mano completerà le innumerevoli biografie de’ suoi
grandi: però il suo cammino, oltre ad essere assai lungo e
difficile non può dare a noi una certezza assoluta di mici
gustare tutto intero il suo vastissimo programma. Il pensiero,
dunque, di presentare ai lettori questi indici bibliografici
sembra lodevole sotto ogni riguardo non solo, ma utibssim
per lo studio della nostra stotia. •,
Qui, peraltro, sorge subito una difficoltà circa il metoa
da seguire. Allo sguardo del lettore farebbe, forse, maggi
impressione un completo indice con il relativo cenno i
grafico sotto ciaschedun nome; mentre, invece, per la esali
compilazione dell’indice meglio si presterebbe seguire seco
per secolo i principali cronisti dell’Ordine, dando alfabetica
mente l’elenco dei marchigiani contenuti nelle loro opei •
Sebbene questo secondo metodo abbia il suo mconvenien -
cioè la ripetizione dei medesimi nomi nella variata moltep
cità degli autori da consultarsi, pure lo preferiamo al pn® '
L’inconveniente della ripetizione sarà molto diminuito, poi .
classificheremo in tanti gruppi, e secolo per secolo, gu
cronisti, presentando ai nostri lettori una via facile e sic .
per vedere subito e l’epoca approssimativa m cui visse ^
vari soggetti dei quali vogliono occuparsi, e la fonte?*,
meno sincrona cui attingere con maggior sicurezza gli eleni
storici per uno studio in proposito.
PICENUM SERAPHICUM
437
Primo Gruppo — Secolo XIII.
I. - Fr. Leone: Speculum perfectionis (1227) (1).
IL - Fr. Tommaso da Celano: a ) Vita prima (1228; b ) Vita
seconda (1245); c ) Trattato sui miracoli (1245) (2).
III. - Leggenda versificata: Il più antico poema della Vita
di S. Francesco d f Assisi (1230). (3).
(1) In questo primo gruppo sono classificati i principali biografi e
cronologi del secolo XIII. Essi sono i più noti, i più autorevoli ed anche
i più facili ad essere consultati da tutti gli studiosi di cose francescane.
Non mancano nel secolo XIII altri scritti nei quali qualche volta sono
nominati e la Marca ed i suoi frati, come ad esempio : Vita et Verba del
B. Egidio d’Assisi, Opuscola di S. Francesco, Extractiones dalla Leggenda
antica ecc., ma li abbiamo omessi sia per facilitare le citazioni, sia an¬
cora perchè i classificati ci sembrano più che sufficienti al nostro scopo.
Lcr lo Speculum Perfectionis ci serviamo della critica edizione del P. Leo¬
nardo Lemmens : Documenta antiqua franciscana. Quarracchi 1901, tip.
S. Bonaventura, parte seconda.
(2) Il P. Edoardo d’Alencon, Minore Cappuccino, nel campo dei no¬
stri studi è oggi una indubitata autorità. Nel 1906, Poma Desclèe Lefe-
ovre e C., ha pubblicato il suo eruditissimo lavoro su tutti gli scritti di
ha Tommaso da Celano, premettendovi una ricca prefazione « Prolego-
mena » nella quale non solo ci dà la vera biografia dell’antichissimo
scrittore, ma anche una consultata e discussa bibliografia circa tutti i co-
uici esistenti e perduti dai quali egli ha desunto il testo critico dei mss.
Celano. E’ un volume in 8 di p. LXXXYII-481, che ogni studioso
dovrebbe possedere e dal quale noi abbiamo preso le nostre citazioni.
la Vita Prima del Celano è da raccomandarsi ancora il Codice di
I allerone, pubblicato per la prima volta dall’eruditissimo Monsignor Mi¬
chele Faloci Pulignani, Foligno 1910, Società Poligrafica F. Salvati.
(3) Dal bibliotecario della Comunale di Assisi, il Prof. Antonio Cri-
® 0±a ni, fu pubblicato il testo di questa Leggenda e composta la sua let-
p , e haduzione in versi sciolti. Il Cristofani trovò la Leggenda sancii
sancisci versificata, scrittà poco prima del 1235 e dedicata a Gregorio
^ in un miscellaneo membranaceo (A.-182) appartenente all’archivio del
^°^ ven to <P Assisi : nell’occasione del VII. Centenario dalla nascita
' % Grafico Fondatore la rese pubblica, dandole l’indovinato titolo « Il
Df antico poema della Vita di S. Francesco d } Assisi. » Prato 1882, Pa-
t^ eri Ghiasti editore-libraio. E’ un bel volumetto in 8 di p. XVI-287. con-
n< : n h i CLX capitoli della Leggenda ed una erudita prefazione nella
111 6 - ^ ^stofani illustra brevemente le quattordici scritture contenute
n C ^ a ^° miscellaneo. La Leggenda sta al numero 11. — Cfr Miscella -
ea francescana , voi. IV, p. 33-34.
438
PICENUM SERAPHICUM
IV. - Dialogus de yitis sanctorum eratrtjm minorum (124B) (1)'
V. - S. Bonaventura: Legenda major (1263) (2).
VI. - Fr. Salimbene da Parma: Cronaca (1283-1287) (3).
Leggere in questi primi biografi dell’Ordine il nome della
nostra Marca, quello di diverse sue città e di alcuni illustri
piceni, lo teniamo a grande onore. Siamo al primo secolo
della Famiglia francescana e la nostra regione non è sfuggita
allo studio di questi scrittori i quali, sia per i fatti quivi
accaduti in relazione con il S. Fondatare, sia per i frati piceni
che emergevano fin dagli inizi, hanno tracciato quelle prime
linee storiche che poi tanto si sarebbero aumentate da for¬
marne non pochi volumi. Non deve sfuggire che i detti bio¬
grafi, eccettuato il Dialogus e la Cronaca del Salimbene, m
queste primitive elaborazioni, fondamento indubbio di storia
critica, non avevano che uno scopo, anzi unico obbiettivo, a
Vita cioè del serafico Patriarca dei poveri, Francesco d’Assisi: essi
non scrivevano la storia dell’Ordine, ma quella dell Oriente ian
cescano; non ci davano le biografie dei frati, ma quella del santo
Fondatore, toccando con brevi cenni, e quasi incidentalmente, i
soli primi seguaci, le prime reclute della nuova milizia. L’indice,
pertanto, che presentiamo sotto questo gruppo del secolo Nili,
(1) Questo Dialogo, opera del nostro Fr. Crescenzio Grizi da Jesi,
fu scoperto dal P. Leonardo Lemmens alla Vaticana nel codice pergam
naceo 847 e pubblicato dal medesimo a Poma nel 1902, tip. Salustia •
Il volumeltto, in 8 di p. XXIII-122, è preceduto da una copiosa mtro
duzione nella quale il P. Lemmens parla del codice, dell’autore, della ma
teria e fonti del Dialogo e della sua utilità. -n 0 t-
(2) Per un esatto concetto circa la Legenda major del beranco
tore S. Bonaventura rimandiamo il lettore alla Cito di 8. Francesco
sisi scritta da Giovanni Joergensen, Palermo 1910, libr. mternaz. Alb
Reber: Introduzione, p. 71-78. Le nostre citazioni sono estratte dal «m
Vili « Opera omnia S. Bonaventurae, » Quaraccln 1898. „ ^
(3) Carlo Cantarelli tradusse, sulla edizione di Parma (1857), la o
naca di Fr. Salimbene, corredandola di molte note:illustrative . q ^
traduzione italiana fu stampata dall’editore Battei, Parma 1882, n ^
volumi. L’edizione parmense del 1857, abbracciando solo il P ^
1212-1287, è incompleta, quindi incompleta pure e la traduzione a ^
tarelli della quale noi ci serviamo. Il Salimbene scrisse la 6 io c
cinque anni (1282-1287), incominciandone la narrazione dal libi
cane dunque 45 anni. Nel Monumenta Oermamae,, vo\ XXXli-XA■
è stata nuovamente pubblicata, Holder-Egger 1889, dal codice
PIOENUM SERAPHICUM 439
non può essere che numericamente limitato, poiché nè la
Marca, nè i frati piceni furono il soggetto dello studio, delle
ricerche e degli scritti di quei primi biografi. Eppure, eccettuata
l’Umbria ed il suo gran Santo, integrale ed esclusivo soggetto
del loro lavoro, essi si sono abbastanza occupati del Piceno
e dei piceni a preferenza di tante altre provincie francescane
officialmente e giuridicamente create nel Capitolo del 1217
dallo stesso santo Fondatore: ciò serva in parte a confermare
la nostra affermazione circa l’importanza di questa stellata
Provincia e la necessità di studiarla con vero intelletto d’amore.
INDICE BIBLIOGRAFICO
LE CITTÀ.
ANCONA : II. ») p. 57-58 : c ) p. 361-375 ; - III. cap. cui, p. 172 ;
ca P- civ, p. 174; cap. cxxvii, p. 230; - V. p. 531-554-566-556; - YL
voi. I, p. 829. — ASCOLI PICENO : II ») p. 64, n. 62 : «) p. 387 ; -
III. cap. cxv. p. 204-205; - V. p. 556. — VI. voi. i, p. 187 ; voi. ii,
p. 44. — CAMERINO: II. a ) p. 141: °) p. 410, n. 136: - IV. p. 75,
n - U; -VI. voi. ii. p. 44. - CINGOLI: VI. voi. ii, p: 44. — FABRIANO;
VI- voi. ii, p . 44. — FANO: IL a ) p. 138, v; p. 145, ix; p. 148, n: °)
P- 4 19, n. 164 ; p. 383, n. 70; p. 412, n. 146 : - V. p. 561 : - VI. voi. i,
P- 17-18-21-165. — IESI: VI: voi. i, p. 22-247. — MARCHE: IL»)
P- 79-80, n. 77-78-79; p. 147, xv: p. 148, i: b ) p. 181, n. 81; p. 249,
n ' 106: °) p. 878, n. 58; - cap. cxxix, p. 234; - p. 554-563; - VI. voi. i,
P- 203 ; voi, ii, p. 44. — MATELICA : VI. voi, ii, p. 44. — OSIMO :
11 a ) P- 79, n. 77-78: - IV. p. 73, n. 1; p. 74. n. 5; p. 75, n. 8-10. —
p AUSULA (Montolmo) : II. d ) p. 427, n. 186. — RIPATRANSONE :
^ P- 74, n. 3. — SAN SE V ERIN O MARCHE: II. ») p. 80, n. 78;
P- 148, n. 146; - °) p. 378, n. 58; p. 412, n. 146; - cap. cxxvm, p. 332; -
J 1 2 3 ' v °f n. p. 44. — SENIGALLIA: VI. voi. n, p. 51-69. — TOLENTINO:
11 d ) p. 393, n. 104. — URBINO : VI. voi. i, p. 87.
I NOMI.
agostino da recanatl vi. voi. n, p. 236. — anconitani:
u '°)p. 387, n. 85. — BONAGIUNTA DALLA MARCA: VI. voi. n,
P ' Uo - - CRESCENZIO DA IESI: II. b ) p. 167-168, n. 1-2: - IV.
440
PICENUM SERAPHICUM
p. 1: - VI. voi. i, p. 80. — GIOVANNI DALLA PENNA S. GIOVANNI
(Fermo) (1) - GRAZIANO D’OSIMO : IV. p. 78-74-75. — GUIDO DA
MONTEFELTRO: VI. voi. i, p. 261; voi. ii, p. 29-51-64. — MARCO
DA MUTINO (Montefeltro) : VI. voi. i, p. 186-187; voi. n, p. 109. -
MONALDO DALLA MARCA: II. a ) p. 51, n. 48; «) p. 843, n. 3; - V.
p. 515-545. — NICOLÒ DA MONTEFELTRO: VI. voi. n, p. 116-117.—
PACIFICO RE DEI VERSI: I. p. 71-75; - II. b ) p. 232, n. 82; p. 249,
n. 106; p. 273, n. 137:°) p. 343, n. 3; - V. p. 515-545-569. — PAOLO
DALLA MARCA (da Spoleto) Provinciale della Marca : II. a ) p. 79,
n. 78-79 ; - III. cap. cxxvn, p. 230; cap. oxxix, p. 232-234; - IV. p. 82-83. —
PELLEGRINO DA FALLERONE: I. p. 45. — PIETRO DA PAUSULA
(Montolmo) : IV. p. 88-89-90. — RIZZERIO DALLA MUCCIA: II. a )
p. 51, n. 49-50: b ) p. 204, n. 44; - III. cap. xcvi, p. 160.
Nessuno si dia a credere che in questo primo secolo del¬
l’Ordine le nostre Marche abbiano dato alla storia francescana
un sì scarso contributo di soggetti degni di speciale memoria.
Lo abbiamo detto: gli scrittori del primo gruppo, eccettuati
il Dialogus ed il Salimbene, sono in modo esclusivo biografi
di S. Francesco e non cronisti dell’intera milizia serafica.
L’indice bibliografico desunto dai medesimi non poteva darci
di più, è vero, ma ciò che ci ha dato non è in realtà poca
cosa. In seguito altri storiografi si sono occupati dei grandi
seguaci del Poverello d’Assisi: tra questi il nostro Piceno
presenterà, come vedremo, il suo largo stuolo di santi e dotti
frati, i quali realmente « a modo che luminari del cielo, ànno
aluminato et adornato l'Ordine di sancto Francesco et il mondo
con esempli et con doctrina ».
La Direzione
(1) E’ nominato nella Cronaca di Fr. Giordano di Giano (1263) :
Analecta Franciscana, Quaracchi 1885, t. I, p: 3-18. Questa Cronaca no
l’abbiamo inserita nel gruppo, perchè, trattando essa della sola ancia
dei francescani in Germania, al nostro scopo è di poco giovamento.
« La vera carità compatisce e non aggrava, copre e non disvela ^
colpe altrui ».
B. Bernardo D’Offida Capp-
PICENUM SERAPHICUM
441
CONVENTO MINORITICO DEL SS.MO CROCIFISSO IN TREIA
-—=> io—-
A completare la storia di questo convento, oltre la
pubblicazione del documento antico e della relazione ms. del
1837, non sarà inutile seguire il Libro maestrale , ms. del 1727
di cui è stato dato un cenno in principio del presente lavoro (2),
stralciando dal medesimo ciò che stimiamo più meritevole di
essere ricordato.
I. — Le Campane.
Pag. 81. — « Memoria delle Campane di gusta nra
Torre, e loro discrittioni. »
Campana Maggiore.
MENTEM SANCTAM_ SPONTANÉU HONOREM = DEO, ET
PATRIAE LIBERATIONE M. D. XXVIII = TEMPORE PRIORA-
TUS FRATRIS OCTAVIANI DE BRISCIA = CONS : DE ASCULO
MEM : FECIT.
Campana Seconda.
DEO CRUCIFIXO PUBL. EROGATO AERE CONFLARUNT
J XXIIII. — MENTE SANCTA SPOTANEA, HONOREM DEO,
ET TATRIAE LIBERATIONE.
Campana Terza.
DIE 26 MARTI,! 1725 JGNEO GLOBO PERCUSSA TURRI, DE¬
CT 0 CULMINE, ET PRECIPITEM REDDITA AUXILIO S. PA-
^HALIS, BEATISSIMAE VIRGINIS M., ET SS: CRUCIFIXI PA-
fao ■ Continuazione : vedi fascicolo 1. p. 5-21 : fascicolo 2. p. 149-162 :
C %° 0 3 - P- 299-311.
Dfr. Picenum Seraphicum, fase. 1. p. 5, docum. n. 344, nota 2.
442
PICENUM SERAPHICUM
TROCINIO FIRMATA, AO RESTITUTA. CAPANA HANC IN AMPL :
FORM : REDAT : EX ELEEMOS : FR CAROLES DE MONTECCHIO
GUARD. MEMOR : POSUIT. ANNO 1782. COSMUS TORELL : EPS
OAMER : ET FABRAN : CONSECR :
Pag. 82. -— L’impronto della Campana Maggiore, da un
lato una Croce fiorata, dall’altro la Madonna col Bambino
Giesù, dal terzo S. Sebastiano, e due Angeli, che tengono un
Stemma di una Campana, e sotto questa una Stella. »
« L’impronto della Campana Seconda da un lato la Ma¬
donna col Bambino Gesù, dall’altro lo Stemma deH’Ilìma
Communità di questo Luogo di nove Monti, e due Rose, che
li framezzano, dal terzo San Sebastiano, e due Angeli, che
tengono l’istesso Stemma di una Campana con sotto una Stella».
« L’impronto della terza Campana da un lato la fami¬
glia Sacra con con sottoscritto = Anna = dall’altro la Bea¬
tissima Vergine con sotto = Maria = e dal terzo lato il
Ssmo Crocefisso con sotto = Crocefissa — de quali nomi uieue
chiamata la Campana, cioè Anna Maria Crocefissa. »
« Questa Terza Campana a tempo de PP. Fiesolani, che
abitarono questo Conuento si trouaua nella suddetta Torre,
et era di peso libre Vuentisei. Si ruppe questa del mese eh
Maggio in fine della seconda Guardiania del P. Carlo di Mon-
tecchio, e non fu rifatta sino all’anno 1726 del mese di Set¬
tembre, mentre il sudetto P. Carlo era stato fatto nuouainente
Guardiano per la. terza volta, che poi la fece rifondere
S. Seuerino dallo stesso Campanaro, che (82 r.) rifuse il Cam*
panone di detta Città, et accrescere di scielto metallo sino
al peso di lib. duecentequattro, et alli 18 di Nouembre de
l’istesso Anno anche benedire, et ungere sollennemente nella
Chiesa Collegiata da Mons. Cosmo Torelli Vescouo di Came¬
rino nostro diuotissimo sotto l’inuocatione di Anna Man
Crocefissa come sopra. Per rifare questa Campana sino collo;
catione nella Torre fu speso Scudi quarantadue, delli q ua
dodici ne lasciò nella sua morte Fra Gio : Batta Bella de
Spetia di Genoua, che fu Tertiario di questo Conto per
spazio di Anni quaranta in circa e se ne fa mentione in q u ^
sfanno 1728 terzo del gouerno del sud. 0 P. Carlo, il quale c
tale occasione ricavò le su dette intentioni, e le pose in q 11
sto Libro a perpetua memoria. »
PICENUM SERAPHICUM
448
« La su detta Terza Campana si conseruò intiera sino
all’Anno 1732, nel quale alli 22 di Giugno solennità del Cor¬
pus Domini, sonandosi per un’improuiso temporale con tur¬
bine, e tirata a tutta forza indiscretamente da un Contadino
mentre li Religiosi erano alla Processione, ribalzò li poli
fuori de Piumaccioli e cadde dalla Torre, e si diuise in più
pezzi, nel qual tempo essendo Guardiano per la quarta uolta
il sopradetto P. re D. Carlo la fece nuouarn.* 6 rifondere in S. Gi-
nesio dal Campanaro Filippo Caiota, nel mese di Ottobre del-
l’istess’Anno con la medesima (83 v.) iscritione, e memoria
del fuoco, che cadè sopra questa nostra Torre, che era. nella
prima espressa, con hauerlo accresciuta di peso sino al numero
di libre quattrocentouenti, dico Lib. 420. per fare un giusto
e bel concerto con le altre due maggiori, come riuscì perfet¬
tamente bellissimo, con sodisfatione, e piacere di tutta la Pa¬
tria, auendo così pensato, e uoluto lTllmo Sig. Pietro Castel¬
lani Sindico Apostolico mentissimo del Conuento. Per rifondere,
e t ampliare detta Campana fu speso in tutto (sino alla sua
coilocatione nella Torre a lato della seconda Campana) scudi
settantadue 72 de quali ne furono somministrati, scudi Tren-
tadue da Benefattori, quale il sudetto Prelato uolle benedire,
et ungere solennem. te in questa nostra Chiesa in giorno di
domenica, che fu li 18 di Gennaro 1733 sotto la medesima
itvocatione de SS. mi Nomi di Anna, Maria, Crocefissa, come
111 quella si vedono scolpiti con li sudetti impronti, et alzata
e posta al suo sito il giorno 22 detto, dedicato a S. Agnese.
C°n questa nostra Campana unitamente fu benedetta, ed
onta la nuoua Campana unitamente fu benedetta, et unta
a nuova Campana Maggiore di Santa Maria di Paterno
Afusa dalla Casa Fortunati sotto l’inuocatione della B. ma
Uergine, e S. ta Catarina de quali nomi uiene chiamata detta
ani pana, cioè Maria Catarina. »
Pag. 83. — « Memoria della Consacrazione delle due
Pipane Maggiori ».
« Propose da alcuni anni a dietro Mons. re Torelli
( j 0stro dignissimo Vescouo di uolere benedire, et ungere le
c ^ e Campane Maggiori, e Seconda, non essendoui memoria,
6 da altro Prelato fusse ciò stato fatto, ma non hauendo
444
PICENUM SERAPHICUM
potuto effettuarlo sin qua nel tempo solito a qua risedere,
per varij impedimenti di sua indispositione, di contrarietà di
tempi, o di douere ritornare in Camerino ; Finalmente in
quest’anno 1784 che è Guardiano per la quarta uolta il P. Carlo
da Montecchio correndo bellissimi tempi si portò qua li 18.
Febraro, riceuto a sono di tutte le Campane, e da tutti li
PP., e Religiosi alla porta della Chiesa, oue celebrato Messa
al SS. mo Crocefisso, et accompagnato da Suoi assistenti, ePP.,
ascese alla Torre, che trouò serrata nelli Fenestroni a tra¬
montana, ponente, e mezzo giorno, et adornata a modo di
Cappella con sedia Episcopale, et ogn’altro commodo neces¬
sario per li paramenti, utensili, e sedili assistito dalli Sig-
Agostino Jacomelli suo Caudatario, e D. G-io : Batta Monte-
cucchi Vicario Curato dell’Insigne Collegiata, e seruito da
tutti li PP. Sacerdoti del Couto, con tutte le formalità so¬
lenni, e possibili, benedisse, et unse ambedue le suddette Cam¬
pane, la maggiore sotto l’inuocatione della Beatissima Vergine ,
e del Serafico nostro Patriarca S. Francesco, e la seconda sot-
(84 v.) to l’inuocatione della stessa Beatissima Vergine, e di
S. Sebastiano auuocato di questa nostra Terra, de quali nomi
uengono chiamate le sudette Campane, cioè Maria Francesco .,
e Maria Sebastiana. Poppo di che sceso il Prelato, e riposa¬
tosi alquanto in conuersatione de PP. Religiosi, accompagnato
da medesimi sino alla porta del Conuento, e ringratiato, m
suono di tutte le Campane, se ne ritornò al suo Palazzo, douo
il P. re Guardiano con altri PP. si portarono a nuouamente
ringratiarlo del fauore, et honore fatto a questa Chiesa, e
Conuento. » (1)
(1) Nel 1752 fu fatta rifondere la quarta campana, già rotta, e c0 j,
locare sulla torre in sui primi di aprile: il suo peso e di libre 525: 0
Guardiano il P. Filippo da Cingoli. Docum. cit., p. 96 v. — Alla c£ G
pana maggiore si ruppe, nella terza festa di Pasqua del 1801, f anello,
legasi il battaglio : fu fatta trapanare dal Guardiano P. Felice da 1 ^
tecassiano a Macerata dove trovavansi dei bravi fonditori rimine 8 *- ■
lavoro importò la somma di scudi 13,59. —Il Laico fr. Patrizio da
fece fare la campana piccola del peso di libre 126 e dal Guardi
P. Giacomo da Sammarcello fu fatta rifondere la terza campana, m*
mente rotta nel 1802. I due lavori furono eseguiti in Trovigiano di•A
goli dalla ditta Pasqualini e collocati sulla torre nel settembre del
alla terza campana si aggiunsero altre 100 libre di metallo : cfr. L* 0
cit., p. 109 r., Ili v.
PICENUM SERAPHICUM
445
II. — Solenne Processione dei Crocifisso.
Pag. 91 — « Memoria dell’estrattione di questo Nro SSmo
Crocefisso, alla Chiesa Collegiata di qsta lllma Terra, fatta li
10 luglio 1745. »
« Ritrouandosi oppressa questa Terra, o noncupata Città
di Montecchio da male espidemico come uenne giudicato da
Sig. 1 ' 1 Professori, cagionato dalla permanenza, fatta per lo Spa¬
tio di giorni 40 dalle Truppe Austriaci le, e osseruandosi la
stragge, che detto male cagionaua n solo dentro la d. a Terra
ma etiandio per tutto il Contado, fatte a tal fine molte, e
diuerse Orationi Pubbliche, come diuerse Processioni sì colla
Miracolosa Imagine del SS. mo Crocifisso di Sirolo, che sì cu¬
stodisce nella Chiesa dei P. P. Filippini, sì colla statua di
S. Rocco, che si conserua nella Chiesa Collegiata, tutto per
implorare dalla Dna Clemenza l’aiuto, e liberatione da si per¬
nicioso male, ne con ciò placandosi affatto lo sdegno della
Mna Adirata Giustitia li Sig. ri del Pubblico adunato un Ge¬
nerale Consiglio, risoluerono fare estrarre il N. ro SS. mo Croce¬
fisso per tenerlo esposto per uno solenne Continuo Triduo
nella predetta Chiesa Collegiata, e a tal fine furono destinati
Se i Sig. n Deputati, quali douessero il tutto preuedere acciò
douesse d.° Triduo riuscire con tutta ueneratione, e Pompa,
natta dunque tale risolutione e da tutti abbracciata, ed ap¬
plaudita cominciò subbito a sentirsi un Uniuersale allegrezza
P er tale estrattione, e per auere entro il Luogo il sì pretioso
finsero, quale n era più stato estratto dalla N. ra Chiesa: che
c al Anno mille sette cento tre a cagione del terribile Terre-
muoto, che in tal tempo udiasi ; ed appena fu fatto di tutto
il concerto, che cominciò a sperimentarsi la Pietà del
potino Iddio, mentre si uidde a poco a poco dileguarsi la
OJisata influenza, e cessare affatto prima ancora, che di
haslatione se ne uenisse al effettuatione, quale n potè es-
* ei si sollecita si per molte spese, che far si doueuano, si per
a sta gione contraria, che ciò impediua, si perchè le strade
jv cui processionalmente doueua (92 v.) portarsi alquanto
• a . n ° malageuoli, il che poi del tutto fatta conueneuole pro-
1Sl °ne attesa la questua fatta fare da Sig. ri Deputati per il
446
PICENUM SERAPHICUM
Luogo, e tutto suo Contado, come anche per la grossa soma
che in tal contingenza soministrò la Comunità, e rese ben
praticabili le strade, si uenne alla determinatione di d. a ‘tra-
slatione da douersi fare li 10 Luglio, come si diceua dell Anno
1745. Ma pria di ciò fare si portarono li prenominati Sig."
Deputati, col accompagnamento di molti altri Sig. ri a pregare
il P. re Guardiano a nome del Pubblico affinchè uolesse unita¬
mente cogl’altri Religiosi condescendere a qu.*° da loro era
stabilito, e rispostole q. st0 douersi fare con Licenza de Superiori
maggiori, ne fecero q. sti ricorso al P. M. R. Giacomo da bpi-
netoli Vicario Pro. ale di q. sta Prou. ia , (1) quale benigne annuii
alla richiesta, e diede consenso al P. Filippo da Mugliano
Guard 0 di q. st0 Con.* 0 , che douesse accudire a ciò che da big.
era stato destinato sopra il SS. mo Crocefisso, ausandolo a fare
prima tutte le debite diligenze, che si richiedevano con soma
premura da tutti li Religiosi affinchè n avesse la SS. ma ima-
gine patire alcun detrimento come tutto si effettuò, mandali o
li Sig." più uolte un esperto Falegname a riconoscere se era
possibile cauarsi il SS. mo Crocefisso dal suo altare senza alcun
minimo danno del medesimo, e fattane dallo stesso esattisi
diligenza, assicurò si li Sig" che Religiosi a nulla di ciò fi-
mere, mentre a Lui tutto si facilitaua, come in fatti acca
lo che così accaderà (Auertimento) se altra uolta si uenisse
tale risolutone, avendo il d.° Maestro usato modi, che seI V
fracarsi e Cona, e Crocefisso n possa più calarsi dal suo A-
tare. E perchè il predetto R. P. Guardiano bramaua, che
Funtione riuscisse decorosa, nè potendosi ciò fare senza
concorso d’altri esteri Religiosi, supplicò q. stl li Sig." Depu
acciò uolessero con loro limosine concorrere al prouedimeu
di d * Religiosi n trovandosi il Con.* 0 in stato di ciò tare ;
tantòsto udirono li d.‘ Sig " tale supplicha, che con genero
risposta si offrirono dare tutto il bisogneuole, ma n poi s
mentre raffredandosi la loro generosità, si conta auer
al Con.* 0 per il concorso di 100, e più Religiosi, chemter
nero alla Sagra Funtione scudi 4 di pane, e some /
di uino, portone di cui douea trouarsi per la solita que
da farsi per le Pentecoste.
. if44i
(1) Il Definitorio, riunitosi in Congresso a Jesi il 30 gennaio ^
elesse a Vicario Provinciale, per la morte del Ministro P. Egidio “ „
chiano d’Ascoli, il M. R, P. Giacomo da Spinetoli il quale gove
Provincia sino al 26 luglio del 1745.
PICENUM SERAPHICUM
447
(92 r.) — « Affinchè poi in tale Funtione li Religiosi n
fossero pregiudicati de loro dritti, o più tosto semplici conue-
nienze, che tutte tendeuano al unico, e solo oggetto di far
riuscire decorosa la Funtione in ciò si spettaua a medesimi,
il predetto R. P. Guard. 0 più uolte fece premurose Instanze a
Sig." Deputati pregandoli uolerlo fauorire d’un distinto detta¬
glio in scriptis, in cui distintamente esprimesse tutto ciò, che
far si douea in tal funtione da Lui, e suoi Religiosi, nè potè
mai a ciò indurli, ma solo lo assicurò, che essendo la Fun¬
tione della Religione, a Lui, e suoi Religiosi si spettaua por¬
tare processionaim.* e fuori, e dentro la Terra la SS. ma Imagine
in quel modo, e maniera che Egli auesse stimato più proprio,
e più decoroso. Non si quietò con tutto ciò il d.° R. P. Guard. 0
replicandoli se li Sig." Cannonici si frissero di ciò contentati,
e rispostole, che nulla di ciò parlasse, mentre a loro si spet¬
taua il destinare tutto ciò, che far si dovea in tale funtione,
ciò udendo il pred.” R. P. Guard.” più di ciò n parlò, ma con¬
certò il modo, che tener doueasi in tale Funtione, e fu, che
li Religiosi douessero otto uestire colla diiusa di Diacono, otto
con cotte, tre con Piuiali, quali tutti douessero alternatiua-
mente col aiuto d’altri 8 confratelli portare processionalmente
il SS. mo Crocefìsso ; e che dodici altri Religiosi uestiti con
cotta precedessero li altri diuisati, che attorniauano la SS. ma
Immagine cantando VAve Caput a concerto; d’un tale stabi¬
lmente ne fu fatta, parte a d.‘ Sig/ 1 Deputati, quali concorde*
me nte approvarono tutto ciò, che sin’ora si è diuisato, e ciò
* enz alcun’ombra di contrasto. Poste dunque in piano tutte
e predette risolutemi, aggiugnendosi anche rassicurante 0 che
Per li cinque giorni che il SS. mo Crocefisso star douea nella
mesa Collegiata, cioè tre interi e due per l’accesso, e ritorno,
c , a nuli’altro douesse custodirsi, si di giorno, che di notte, che
a Religiosi, cedendosi a q. sti anche di notte le Chiaui della
Predetta Chiesa, entro cui stettero per le cinque notti più
migiosi a fine della gelosa custodia uerso il medesimo, ed
ac mò n potesse alcuno recarli alcun danno con qualche indi-
°reta divotione, Giunto fìnalnte 6 il di 9 del predetto Mese si
Pmtarono in Con.* 0 li Sig." Deputati col Falegniame e su le
s [ e ^ : in circa alla presenza del R. P. Guard. 0 e Religiosi
R Vi ^ SS. mo Crocefisso dal suo Nicchio e posto sopra un
0 he, e Maestoso Castello, iui tu collocato, sino alla (93 v.)
448
PICENUM SERAPHICUM
rnatina seguente, giorno in cui si fece la Solenne Processione.
La matina adun. alle ore otto si trouarono in Con. t0 tutto
il Clero si secolare, che Regolare, tutte le Confraternite, ed
una copiosa moltitudine di Gente si di Paesani, che di Fora-
stieri. Pria d’ordinarsi la Processione li Big." Deputati chiama¬
rono li Sig. ri del Magistrato, e postisi tutti auanti l’Altare
Maggiore alla presenza del R. P. Guard.°ed altri Religiosi fu
letto l’Istrumento di consegna, e di restitutione, in cui li pre¬
detti Sig. ri s’obligarono di scudi cinquemila di pena in caso
contrario etc. e li Sig. rl Angelo Grimaldi, Niccola Mitarelli,
Fran. 00 Giuliani, ed Andrea Ranaldi furono constituiti per si¬
curtà, colle formole, e clausole solite a praticarsi. Indi dato
l’ordine che si dasse principio alia S. Funtione, si sfìlorno
tutte le Confraternite, indi il Clero Regolare tutti secondo
l’ordine consueto a praticarsi. (1)
(93 r.) « Da PP. Cantori fu intonato VAve Caput . epro-
cessionalm.* 6 portato il SS. mo Crocefisso sempre da Religiosi,
e da 8 Fratelli uestiti con Sacco alternatiuam . 16 a cagione del
peso, che ascendeua in tutto, a libre 500. Giunti al primo
(1) Continua la minutissima narrazione, descrivendo in modo spe¬
ciale alcuni incidenti sorti tra i canonici e i religiosi a motivo di prece¬
denza e di piviale: ciò non accadde solo allora, ma ogni qual volta cn
il SS.mo Crocifisso è stato esposto nella Matrice di Treia. Non si voleva
concedere ai religiosi, custodi della Sacra Immagine, il diritto del piviai
e di alcuna funzione: di qui le proteste ed i litigi senza fine per i qua
spesso è dovuta intervenire non solo l’autorità civile, ma persino f a f or
pubblica. Ne si creda che la tenace fermezza da parte dei religiosi ru
non voler cedere il proprio posto ed il proprio diritto provenisse
malvolere, da rancori, da mancanza di educazione o di convenienza :
1671 in poi essi avevano dovuto soffrire non poco per il timore che
sacra Immagine venisse sottratta alla loro gelosa custodia: il pericolo P
grave si presentava ogni qual volta il Crocifìsso veniva portato m 01 .
allora qualsiasi cessione di diritto, qualunque mancanza di formalità g
ridica sarebbe bastato perchè si verificasse ciò di cui i religiosi a .j
temevano. Veri e zelanti custodi di si grande tesoro, sentivano tatt0 he
peso della loro responsabilità, e non permettevano in alcun modo
altri occupasse il posto ed il grado ad essi dovuti in forza di una
ciale e rigorosa consegna tanto da parte del pubblico Magistrato q
da parte dell’autorità ecclesiastica e dell’Ordine. La circostanza de e p
cessioni solenni e della momentanea permanenza del Crocifisso nella V g
maria Chiesa della città voluta dal dopolo, comandata dal Maestra ^
permessa dal Clero, non era sufficiente ragione per derogare ad
ritto legittimamente acquisito dai religiosi.
PICENUM SERAPHICUM 44Qf.
Monistero delle Moniche di S. ta Chiara fu deposto in Chiesa
il SS. mo Crocefisso per hreue spatio di tempo, e per sodisfare
la diuotione di q. lle Religiose....
(94 v.) « La matina poi delli 14, come si disse, alle ore
8 in circa fu nuouam. te ordinata la Processione di ritorno al
modo di sopraccennato, q. do li Religiosi credeuano che il Sig. re
Arciprete uestisse di Piuiale e stola giusto il concertato, niuno
fu che addossasse la sagra diuisa, per lo che li soli Diaconi,
ed altri con cotte riportarono il SS. mo Crocefìsso alla loro
chiesa, in cui pria di arriuare il R. P. Guard. 0 si fe trouare
ne i limiti della sua Giurisditione col Piviale etc., e giunti
alla Porta della Chiesa fu data la Beneditione al gran Popolo
concorso da ogni banda che ne la Chiesa, ne il Prato eran
Capaci per tutti. Riposto in tanto sopra l’Altare Maggiore
cosi fu tenuto esposto sino alle ore 22 in circa, e poi con
tutta diligenza risposto entro al suo Sagro Nicchio etc.
li c- come a lt r( > Regalo n fu dato in tale occasione
alia S. Imagine, che il Diadema d’Argento da un Benefattore
rorastiero incognito, una Pianeta di Drappo con Galloni d’oro
«alia U. Compagnia de Disciplinati, pochi Falcolotti ed altra
poca cera da altri diuersi Diuoti.
« Si tralascia in oltre altri disturbi a q. lj douettero soc-
ombere in tale Funtione li Poueri Religiosi, e di critiche ed
caro > tutto sofferto per l’onore del SS.” 10 Crocefisso.
« Si nota come subbito ritornato il SS. mo Crocefisso, or-
fun & Publico lo s P aro di mortaletti, ne pure uno prese
taf 0 ' ^ ella Processione di ritorno ne pure un cero fu por-
Ch° ^ GCGS0 a cagione del uento, potrebbe dirsi miracoloso.
Sffit 4 giorni continm restò accesa la lampada auanti la SS. ma
8uhvf’ senza maj smoccarsi, ne consumarsi olio, che si uidde
^ , lt0 ritornato oprar Prodigi}, nel restituir la fauella a due
la ;° bad abr o stroppio raddrizzare la mano, e restituir
di . a ad un’attratta etc. Ciò che n fu ueduto nello spatio
giorni, che stiede esposto alla Collegiata sudetta etc.
per ? descritto altro disgustoso incidente tra canonici e religiosi
tosi npi edesimo motivo di precedenza e di funzione, incidente ripetu¬
ti qu e of; ln0n ? , j ter P deda P ace ed ( n Collegiata. Il narratore, occupandosi
^Portavi lncic ^ n tb trascura tutto il resto, che sarebbe stato di maggiore
nza > e chiude bruscamente la sua narrazione.
1915 - Fascicolo IV.
29
450
PICENUM SERAPHICUM
BEATO ANGELO CLABENO MI Illll
STOBIOO-OBITIOI.
(i Continuazione : vedi n. 3. p. 312-333 )
IV. — Quarto equivoco — Le condanne
§• 3 .)
894 : « Utinam, fili, diligenter » ( 1 ).
Il P Eubel, nella nota a questo documento, riporta l’intera
supplica fatta a Giovanni XXII dal fratello della regina Sancia
di Napoli, fr. Filippo di Maiorca, con la quale chiedeva ai
Papa l’approvazione per sè e per altri suoi compagni di vi
vere nella più stretta e rigorosa osservanza della Regola
del Testamento di S. Francesco, senza alcuna dispensa o P '
vilegio di sorta. L’Eubel crede che Angelo Clareno sia stato
il consigliere, anzi il fautore principale di questa supplì^
ne conveniamo perfettamente ; anzi, studiando la supp
stessa, la troviamo nella sostanza e nella forma in tutto e S u ~_
al pensiero e allo stile del Clareno ; quindi non du i ia
che egli ne sia stato il movente e l’estensore.
Dalla condanna dei Fraticelli con la Costituzione <<òa« c ‘
Romana » alla presente risposta di Giovanni XXII er
corsi quattordici anni, nei quali già sappiamo in che prn #
palmente si occupasse il nostro Clareno. Intento semp e
confortare i compagni di sventura e a tenerli saldi nell
grità della fede, nell’amore alla Chiesa, nel rispetto al boro.
Pontefice e nell’attacamento all’Ordine cui appartenevano, &
teneva d’occhio a tutto il movimento dello spinto trance
(1) Cfr. P. Eubel : op. cit. t. V. p. 490. Reg. Vat. t. 116, f-
426. 481. 432.
PICENUM SERAPHICUM
451
e, in modo specialissimo, a ciò che riguardava l’assoluta os¬
servanza dell’integrità della Regola circa il suo punto fonda-
mentale, la povertà. Non gli erano ignote le diverse tendenze
che si manifestavano nell’Ordine intorno alla rigorosa osser¬
vanza di questo punto capitalissimo.
Le severe e giuste condanne dei Fraticelli avevano, senza
meno, fatto buon giuoco ai meno rigoristi dell’osservanza i
quali infierivano maggiormente contro il Clareno ed i suoi
compagni con la scusante che erano condannati dalla Chiesa,
ma in realtà perchè erano ritenuti come l’ostacolo più forte
a quella specie di lassismo che, si voglia o no, si era da
tempo infiltrato ed accennava a crescere e dilatarsi nell’Or¬
dine. Dallo Speco di Subiaco il Clareno non poteva più far
argine ad una simile corrente: la vedeva e gli sanguinava il
cuore, lamentandosene per lettere con tutti quelli che avevano
il medesimo suo spirito e che soffrivano il medesimo dolore.
Si aggiunga poi che la Chiesa pure soffriva non poco in
questo periodo tenebroso nel quale si ebbe perfino l’antipapa
Pietro del Corbaro, ciò che rendeva più triste, più accasciato
il cuore del Clareno il quale in gran parte attribuiva tanto
Diale alla mancanza dello spirito di povertà evangelica dal
quale egli faceva dipendere la vera e totale restaurazione del
genere umano in Cristo.
Leggendo le sue lettere, scritte in questo criticissimo pe¬
riodo, ed il suo Breviloquium (1), si scorge subito l’animo suo
fortemente angustiato sia per i sofferti dolori della più terri¬
bile delle persecuzioni, sia per l’alto ideale della povertà re¬
stauratrice, sia per lo sbandamento de’ suoi cari e fidi com¬
pagni, sia per il male cui andavano soggetti l’Ordine e la
Chiesa. La solitudine dalla quale era circondato e l’isolamento
aa tutti quelli che erano capaci di comprenderlo davano al
suo dire una impronta ed un tono profetico pieganti alla in-
°ueranza e qualche volta alla esagerazione (2). Tolte queste
(f) F- Tocco porta alcuni frammenti di questo Breviloquium : vedi
P' cit. Appendice, pag. 294.
Cla ' F- Tocco, op. cit. pag. 248, afferma che tra le esagerazioni del
del l ° ® pure il disdegno per gli studi dei classici e la condanna
or ° Sfiorire nella cristianità e nell’Ordine come devianti dalla via
che
B)' 1 ? eila . a i Cielo. Tale esagerazione il Tocco la desume dallo stesso
vwoquium. Che questo fosse il pensiero del Clareno non ci sembra :
452
PICENUM SERAPHICUM
esagerazioni, che meglio chiameremmo eccessività o martirio
di zelo, inseparabili da tutte le anime veramente grandi, le
quali lottano per il santo ideale della virtù e dell'eroismo
cristiano, negli scritti del Clareno non si trova che sana dot¬
trina strettamente e rigorosamente cattolica.
Ed è consolante vedere come in mezzo a tante amarezze
proprie ed altrui la fibra adamantina del Clareno non pieghi,
non vacilli, non si spezzi. Egli spera, spera sempre che le
cose non durino in quel modo e gli sorride il pensiero di un
rinnnovamento sociale-cristiano per la povertà di Cristo di¬
sposata da S. Francesco ed incarnata nella Regola del suo
Ordine. Sapeva infatti che dallo stesso sangue regio, dai figlio
del Re Giacomo II di Aragona, Filippo di Maiorca, la causa
spiritualistica era stata vivamente abbracciata. Ciò fu di grande
sollievo al suo cuore da tanto tempo angustiato. Non potendo
da sè tentare un’ultima prova presso il Papa a vantaggio
della dispersa società dei poveri e veri Spirituali, si sente
ispirato di scrivere a fr. Filippo di Maiorca, una lunghissima
lettera, pregandolo di agire in proposito (1). La supplica di
fr. Filippo di Maiorca a Giovanni XXII è indubbiamente un
esatto riassunto della lettera del Clareno.
Non ci fermiamo a studiare questo paragrafo, poic
nulla contiene in ordine alle condanne del Clareno le quali
solo costituiscono la base principale della nostra tesi.
peraltro, non volendo precipitale nn giudizio, mettiamo sotto gli oc
dei lettori i due punti nei quali F. Tocco ha veduto lo sdegno e la co
danna 1 — « (Fol. 83) In hac salutis scientia, quam dedit Domiw
« plebi sue in remissionem peccatorum suorum, debet fidelis à uls Tl,®
« gendo et audiendo toto mentis affectu letari et poetarum manes »»
« las et phylosophorum paganorum doctrmas ad Christi servitutem
« etemam salutem inutiles totaliter ex corde abicere, prò eo quod» >
« beato Augustino nullum salubrem affectum generare possunt m animo. _
« 2. — « (Fol. 85) Maxime autem caveat quicumque est orationis
« diosus ne in sua oratione recipiat et acceptet quamcumque sensl 1 j 0 .
« fantasiam, ut apparitionis spirituum et sanctorum vel luminum au
« rum seu dulcium melodiarum et sonorum et similmm, ne efficiatur :
« tasticus et cadat a regula fidei, quae fides non est de sensibili t
« ymaginabilibus, sed de hiis que sunt super sensum, ymagmation
« intellectum. » n Coà*
(1) Questa lunghissima lettera la riporta quasi per intero dai
della Nazionale di Firenze XXXIX, 75, F. Tocco ne\VAppendice, op.
pagg. 297-310.
PICENUM SERAPHICUM
453
§. 4.) — 948 . : « Ad nostri apostolatus » (1)
Siamo al punto più scabroso della quistione. In questo
documento pontificio si trova finalmente il nome del Clareno,
quindi tutta la nostra difesa cade non solo, ma, continuan¬
dola, addiviene dannosa o per lo meno ridicola. Qualsiasi con¬
gettura, ogni ragione di congruenza, tutte le supposizioni pos¬
sibili in contrario restano vinte, schiacciate, annientate in
modo assoluto. Deponendo la penna, dobbiamo ora chiedere
a noi stessi e agli altri il perchè di tanta nostra insistenza,
quando un documento pontifìcio autentico, che non potevano
nè dovevamo ignorare, nomina il Clareno e, nominandolo, lo
condanna. Prima però di cedere e piegare il capo alle dispo¬
sizioni prese dalla santa Sede contro il nostro protetto, ci si
permetta di domandare : Il nostro Clareno è realmente nomi¬
nato in questo documento pontificio? A maggior intelligenza
di chi legge questi appunti storici ci crediamo in dovere di
presentare per intero lo stesso documento riportato dal P. Eu-
bel nel volume V del suo Bullarium Franciscanum a pagg.
513-514.
« 948 . Contra Angelum de Valle Spoletana Fraticellorum
*• ducerà procedi [Joannes XXII] iubet. (2)
1331 , novembris 22, Avinione.
« Episcopo Melften. (3) et inquisitoribus haereticae pra-
* vitatis in partibus regni Siciliae et terris citra Forum
<{ uuctorictate apostolica deputatis ».
» Ad nostri apostolatus auditum perduxit nuper insinuatio
* ^isplicibilis et infesta, quod quidam ministri Satan, perdi-
, 1Q (1) F- Eubel : op. cit. 1. c. pag. 513: Reg. Vat. t. 116, f. 231, ep.
Uy ° ! Wadd. Anna!. Min. all’an. 1331, n. 2.
(2) E’ il titolo messo dal P. Eubel al documento pontificio.
Y 1.5) ài Vescovo di Melfi, Monaldo Monaldi dei Minori, eletto da G-io-
abb' 11 h 6 ottobre 1326. — Non sappiamo se il detto Vescovo
la o no potuto dare esecuzione ad un tale comando, poiché la lettera
/
r
454
PICENUM SERAPHICUM
« tionis filii et maledictionis alumni, qui se « fratres de pau-
« pere vita » faciunt vulgariter appellali, quamvis eorum se-
« età iam dudum per sedem apostolicam fuerit perpetuae pro-
« hibitioni subiecta, se in illis partibus sub duoatu cuiusdam
« nequam hoxuinis, videlicet Angeli de Valle Spoletana, (1)
« idiotae utique et quasi litterarum ignari, qui se caput seu
« magistrum ipsorum nominat, congregarunt et congregant in*
« cessanter et (gerentes sub pelle ovium rapacitatem lupinam,
« ut subtilius et faoilius decipere simplicium ammos valeant)
« varias haereses et errores, quibus ipsi respersi dicuntur,
« disseminare in divinae maiestatis offensam pericolose m-
« mium moliuntur, falsas praenuntiantes indulgentias et plu-
« res personas ad confessionem sacramentalem, licet claves
« non habeant, animas decipiendo damnabiliter admittentes
« et alia detestanda varia in suarum animarum pericuium et
« plurimorum scandalum committentes. Cum autem talibuB,
« ne crescant haereses et errores huiusmodi, sed extirpentur
« potius, antequam perniciosiorum coalescant in segetem, sit
« citius obviandum, discretioni vestrae per apostolica senpta
« committimus et mandamus, quatenus adversus praedictum
« Angelum et alios eiusdem complices in hac parte secundu
« sanctiones canonicas et privilegia concessa inquisitioms hae-
« reticae pravitatis officio, solerti adhibita diligenza taliter
« procedere (invocato ad hoc, si necesse fuerit, brachn sa
« cularis ausilio) studeatis, quod haereses et errores praedicti
« extirpentur radicitus et fides catholica conservetur iliaesa •
« contradictores quoslibet et rebelles per censuram ecclesia-
« sticam appellatione posposita compescendo. Volumus autei >
« quod vos et quilibet vestrum in solidum possitis proced
« in praemissis. Datum Avinione, X halendas decembns, ann
« sextodecimo. » . ., , ,q: re>
Questo documento ( 948 ) è senza asterisco : ciò vuo
secondo l’annotazione del P. Eubel, che in esso trovasi il no®
di fr. Angelo Clareno ; intatti vi troviamo nominato un cei
del Papa è in data 22 novembre 1881 da Avignone, mentre la Sede ^
Melfi, per la morte del Monaldi, fu provveduta del nuovo suo Ve cfr
il 21 dicembre del medesimo anno, vale a dire soli 28 giorni dop
P Eubel: Hierarchia Cath. Medii Aevi, ed. 2., pag. 33 . ^
(1) Cfr. la nota n. 7 del P. Eubel : Qui idem esse videtur «
Angelus de Clarino. »
PICENUM SERAPHICUM
455
Angelo de Valle Spoletana. E’ necessario domandare: con il nome
di Angelo de Valle Spoletana il Papa ha inteso realmente d’in¬
dicare il nostro Clareno ? Lo stesso P. Eubel non ha il co¬
raggio di affermalo perentoriamente, ma si contenta solo di
dire « Qui [Angelo da Valle Spoletana] idem esse videtur atque
Angelus de Clarino ». Sicché nell’intenzione del P. Eubel il
documento riguardarebbe in modo speciale il Clareno, nel
fatto poi rimarrebbe un semplicissimo videtur.
Esaminiamo bene la lettera pontificia. Il Papa dice :
1. — che una dispiacevole ed infausta insinuatio è arri¬
vata sino alla Santa Sede :
2. -- che Vinsinuatio è contro alcuni ministri di sa¬
tana, figli di perdizione a discepoli di maledizione :
3. — che questi ministri, figli e discepoli si fanno chia¬
mare « frati della povera vita : »
4. — che i medesimi, sebbene già condannati, militano
egualmente sotto un duce o superiore :
5. — che questo duce o superiore è un uomo pessimo
* nequam », un idiota, un illetterato :
6. — che questo idiota si chiama « Angelo di Valle
di Spoleto : »
7. — che egli si arroga il titolo di superiore e mae¬
stro dei detti ministri di satana, figli di perdizione e disce¬
poli di maledizione :
8. —- che essi sotto la direzione di detto superiore e
Maestro si sono adunati e si adunano continuamente :
9. — che, lupi rapaci in veste di pecora per più scaltra-
bmnte e facilmente ingannare gl’incauti, spargono eresie ed errori.
10. — che i medesimi annunziano e dispensano false indul¬
genze ed ascoltano le confessioni dei fedeli senza averne la facoltà:
11. — che commettono altre detestabili sceleratezze
c °n scandalo e pericolo dei fedeli cristiani.
Chi conosce anche superficialmente il Clareno, chi ha
e -tto anche di volo quanto abbiamo scritto fin qui, giudica
®nbito che il documento pontificio colpisce di nuovo la ne-
a, nda sètta dei veri Fraticelli e, con la sètta, colpisce in modo
11 etto il loro superiore, il quale non è, nè può essere il no-
r ° Clareno. Infatti, come, quando, dove egli ha radunato in-
il° r ^° a sè tutti questi facinorosi ? come può dirsi che proprio
j, capitanasse coloro che spargevano eresie ed errori ?
a °n è precisamente il Clareno che riuscì al cospetto del
456
PICENUM SEBAPHICUM
Papa a giustificarsi riguardo alle confessioni dei fedeli ? e non
è il medesimo Giovanni XXII che, « persuasimi eum [Clare-
num] verae fidei adherere, absolvit ad cautelam ? » Per ciò
solo, dunque, converrebbe persuadersi che l’Angelo di Valle di
Spoleto non è il medesimo Angelo Clareno. Diciamo per ciò
solo, poiché vi è di più, vi è di meglio per la nostra tesi.
Sappiamo già quali fossero i nomi del Clareno : Pietro
da Fossombrone, Angelo da Cingoli, Angelo dalla Marca, Ali¬
lo de Chiarino, Angelo Clareno, Giovanni Angelo da Cingoli.
Per quanto abbiamo cercato in quasi tutti i suoi biografi an¬
tichi e moderni e negli storici dell’Ordine e della Chiesa, non
ci fu dato trovare un solo scrittore che lo chiami Angelo di
Valle di Spoleto. Infatti, nè per il luogo di nascita, nè per
la città dove prese l’abito religioso, nè per i vari paesi di
breve o lunga sua dimora, nè per la solitudine che raccolse
gli ultimi suoi aneliti, il nostro Clareno può dirsi umbro e
molto meno della Valle spoletana.
Nel 1831 egli era ben noto al Papa che fin dal 131/
gli aveva comandato di togliersi l’abito dei Minoriti e di sot¬
tostare all’Ordine dei Celestini, perchè con i medesimi sarebbe
vissuto in migliore armonia : ora, se Giovanni XXII intendeva
con questo documento di colpirlo in modo che non fosse po¬
tuto sfuggire alle ricerche, all’esame e alla condanna del tu
bunale di Melfi, non lo avrebbe nominato così vagamente, ma
al nome di Angelo avrebbe fatto seguire senza dubbio il vero
suo distintivo, cioè de Chiarino , oppure de Marchia. A questi
argomenti negativi o di semplice congruenza se ne aggiunga
uno più forte, più decisivo, più perentorio, quasi assoluto.
Per affermazione dello stesso documento pontificio il em¬
pito Angelo de Valle Spoletana è « nequam homo, idiota w*'
que et quasi litterarum ignarus. » Ora sfidiamo chiunque a
bia senno e criterio, e non sia dominato da un sinistro pi
concetto contro il nostro Clareno, a dire se egli fosse u _,
uomo infame, un volgare idiota ed un ignorante in fatto
lettere e di scienza. La sua vita intemerata, il suo puro i
per quanto esagerato, le sue opere, le sue molteplici lette»
sono per noi prova irrefragabile che nel detto documento n
si parli affatto di lui, ma di un allro Angelo del quale p
il momento e per la nostra tesi non possiamo, nè dobbiai
occuparci.
(i Continua) P C P-
PICENUM SEBAPHICUM 457
lutti i la Inaine Iella Vena
balla (Gerusalemme Celeste bel (Gallucct
(,Saggio del Poema).
Erano trascorsi appena quarantasei anni da che il P. Fran¬
cesco Mauri da Spello volava in seno a Dio dal convento
del divin Salvatore in Firenze (1572), dopo aver data l’ultima
mano alla sua Francisciados, poderoso lavoro poetico che me¬
ritatamente lo colloca tra i primi seguaci, nell’arte e nello
sfile, dell’immortale Virgilio ; lavoro artisticamente sublime
di cui la letteraria repubblica serberà al Minorità Poeta la¬
fino eterna gratitudine (1). Vivissima era ancora tra i suoi
confratelli dell’Umbria e della Toscana la memoria di lui, e
1 °Pera sua riscuoteva da tutti un plauso ben meritato, quando
I)n altro Minorità, figlio illustre della Marca, pubblicava a
Venezia (1618), sulla Vita di S. Francesco d’Assisi, la Geru-
salemme Celeste, composizione poetica del tutto originale, bel-
.(1) Di questo importantissimo lavoro poetico citiamo solamente due
Li lzi0n i : l a « Francaci Mauri | Hispellatis Minoritae | Francisciados
Fr BRI XIII ‘ ^ Annotationibus Historicis Et Criticis | Inlustrati | A Raphaele
Md^ C ° Llmo ^ ^ anens i I Canonico Ac Rhetore Seminarii Senogalliensis \
cisc a MWC Primum | Hymno Dantis Aligherii | In Laudem | D. Fran-
norrr SISINATIS | Cum selectis Variorum atque amplissimi \ ejusdem Ca-
. Commentava . | Fani Ex Typographe Burottiano | A. MDCCCXXXIII
X)^^ ssu Praesidium. » — 2 a II S. Francesco | Poema Latino | Del Pa-
P Rof *^co Mauri Minorità | Volgarizzato In Ottava Rima j Dal
I . • Vincenzo Locatelli | 6 61Vaggiunta \ Degli Argomenti E Delle Note
SSISI I Pipogrfìa Editrice Sgariglia | Tomo 1 1 1851 | Tomoli \ 1852. »
4B8
PICENUM SERAPHICUM
lissima nel suo concetto, assai purgata e corretta nella sua
forma. Nel breve spazio di quasi mezzo secolo due poeti fran¬
cescani, latino l’uno, italiano l’altro, si sono adunati intorno
alla venerata tomba del grande Santo d’Assisi ed hanno can¬
tato in due lingue le sue magnanime imprese e tutti i suoi
trionfi. Così, anche nel campo letterario, 1 Umbria e la Marca
hanno addimostrato all’Ordine intero il loro indiscutibile
primato. q ge n Gallu eci conoscesse la Francisciados
del Mauri e, conoscendola, non possiamo asserire che siasene
realmente giovato. Nei passi più salienti e di maggiore pa
rallelismo storico si riscontra sempre una grande iv •
di concetto e di torma, ed è assai raro vedere nei medesimi
qualche imitazione: sono due maniere proprie, originali, indi¬
pendenti ; sono due lavori a sè, sebbene cantino il medesimo
soggetto ed anche gl’identici punti storici. Non e nostro pen
siero, almeno per ora, fare una diligente e rigorosa analisi su
questi due poemi, confrontandoli minutamente tra loro e v
dendone i contatti e l’imitazione da parte del Gallucci . nei
presente saggio, riguardante m modo esclusivo un solo i ^
storico, noteremo quelle rime della Gerusalemme Celest ,
quali hanno riscontro nei versi della Francisciados, "porta*
questi nella loro integrità. Così 1 lettori potranno forma s
giudizio comparativo sui due poemi e gustare nelle due 1
gue il genio umbro e piceno intesi a dire le lodi di que
comune
la cui mirabil vita
meglio in gloria del Ciel si canterebbe
[ Farad ., XI)
Ecco il titolo della Gerusalemme Celeste nella sua P r “® a
edizione veneta del 1618: « S. Francesco | Onero | GbR
lemme I Celeste Acqyistata | Poema Sacro t Con gì t
menti, Annotazioni e Allegorie. | Oue con denoto «Fo ¬
rcammo la Vita essemplare, i miracoli marauigliosi, e % v
menti Santi | del glorioso e Serafico Padre | Con Vna c |
sissrMA Tovola | Di Frate Agostino Gallucci da Mondai
PICENUM SERAPHICUM
459
Min. Oss. Riformato della Marca | Al Serenissimo Signore \
Il Sig. Dvca D’Vrbino. » (1)
Il titolo della seconda edizione è il seguente : « S. | Fran¬
cesco j overo | Gerusalemme Celeste | Acquistata. | Poema
Sacro | Dì F. Agostino Gallucci da Mondolfo I M. 0. R.
della Marca | alla \ Serenissima Signora | la Sig.™ j Principessa
Clavdia di Toscana j Arcidvchessa di Avstria | Duchessa di
Borgogna , Contessa del Tirolo | etc. j In Ingolstadio | Con le
Stampe di GuglielmoEdero \ e con licenza di Superiori. | 1639.»
L’illustre scrittore A. Tessier, il quale possiede una co¬
pia di questa rarissima seconda edizione, come la possediamo
noi pure e della quale ci serviremo sempre, descrive minuta¬
mente il volumetto in tutte le sue parti (2). Tale descrizione
risponde a verità, avendola noi confrontata con il nostro pre¬
zioso esemplare. Il formato del libro misura cm. 6,08)x(3,02 :
dopo il frontispizio, che ha una bellissima incisione di Wol-
fang Kilian, conta 28 pagine, alcune enumerate ed altre no,
contenenti : 1. lettera dedicatoria alla Principessa Claudia di
Toscana (8 dicembre 1638) : 2. sonetto dell’A. alla medesima :
d- lettera a chi legge : 4. lettera all’A. del Vicario Generale
P er i Riformati Cismontani (20 febbraio 1638) : 5. approva¬
tone dei PP. Cornelio da Lodi e Felice di Piazza (30 mag¬
gio 1638) : 6. sonetti del P. Gio : Antonio Zancaroli ; Scipione
Gallucci, fratello dell’A.; Pietro e Giacomo Petracci : 7. pre¬
stazione del Poema per il P. Lodovico da Vercelli : 8. elo¬
gio in versi latini del P. Giuseppe Ipponiate. Tutto il Poema
fumerà 907 pagine ed è diviso in 26 Canti in ottava rima :
1 Canti sono seguiti da argomento morale ed allegorico. In
a timo abbiamo altre 28 pagine innumerate, le quali conten-
gono : p testi scritturati applicati nel Poema: 2. indice ana-
‘tic° dell’opera.
, , Questa Gerusalemme Celeste Acquistata ha una certa ana-
■?gia °on la Gerusalemme Liberata, ma non è eguale nè per
n omero dei Canti, nè per quello delle ottave nei singoli
cit C V Giacinto Sbaraglia, Castigatio ad Scriptores Ordinis, ed.
(163 q? ^02, n. 606, ha conosciuto questa sola edizione : della seconda
m m ? on ne P ar la affatto. Per ciò che registra il Catalogo Cavalieri,
,® rito a lle due edizioni, cfr. Miscellanea Francescana , voi. XI, p. 23.
I ) Cfr. Miscellanea Francescana , voi. I, p. 140, n. 5.
460
PICENUM SERAPHICUM
Canti contenute. Il P. Galiucci imita Torquato Tasso solo
nella prima ottava del primo Canto :
TASSO
Canto l'armi pietose e’1 Capitano
che ’l gran sepolcro liberò di Cristo :
molto egli oprò col senno e con la mano;
molto soffrì nel glorioso acquisto :
e invan l’Inferno a lui s’oppose, e invano
s’armò d’Asia e di Libia il popol misto ;
che il Ciel gli diè favore, e sotto ai santi
segni ridusse i suoi compagni .erranti.
GALLUCCI
Canto l’arme mendiche e ’l Capitano
che ’l gran Stendardo rinovò di Cristo:
e invan l’inferno se gli oppose, e ’n vano
s’armò dei suoi contrari il popol misto:
molto sostenne in questo mondo insano;
molto soffrì nel salutare acquisto :
vinse i nemici, e sotto i segni santi
vari raccolse ed infiniti erranti. (1)
La Gerusalemme Celeste del P. Gallucci è senza meno un
lavoro importante, di soda e robusta poesia in cui si riscon¬
trano proprietà di lingua, forbitezza di stile, armonia di con¬
cetti e vera arte di buona letteratura italiana. L’austerità de
soggetto non gli permette fantastiche escuisioni sui
campi della greca mitologia o voli arditamente sensazionali di
erotiche imprese di mondo: egli si lascia guidare da una soda
pietà, che è l’unica ispiratrice di tutto il suo canto, e riesc
a farsi leggere sino alla fine con vivo interesse. Nei suo^
canti ci fa vedere che non gli è mancata la favilla di
genio creatore il quale solo sa e può dare una vera impron
d’immortalità alle produzioni letterarie. . .
Non possiamo trattenerci dal trascrivere un giudizio,
merito a questo lavoro, espresso da un contemporaneo
P. Gallucci: « Volumen unum paginis 963 in octavo, co
« plectens cantus viginti sex, praefixis metrice cuique can
« argum enfia historicis, totidemque moralibus, et allegò
« post quemque cantum adiunctis. Opus est concinne tex 1
« et vere egregium, in quo italici Vatis genium mire ier ’
« Tassus per omnia aemulat, quamvis Auctor D. Franci 1
(1) Il Mauri incomincia il suo poema così :
« Astricomis Heroa manus, thoraca, pedesque
c Vulneribus fossum, qui flava e rupe Subasi,
« Ora tubaque canens, mille indiga ad arma vocavit
« Agmina, et ad vitae melioris compulit usum,
« Mena canere ardet ».
PICENUM SERAPHICUM
461
« et Franciscanae Religionis insignia, ac decora sectetur. » (1)
E’ verissimo: il P. Galiucci ama il Poverello d’Assisi con sen¬
tito affetto di figlio, lo invoca fiducioso, lo prega di un spe¬
ciale aiuto e depone a suoi piedi un Poema santo destinato
solo a cantare di lui tutte le lodi :
Divo, che con gli esempi e con gli accenti
a mille lingue già sciogliesti i nodi,
ed insegnasti alle più rozze genti
di dare a Dio le meritate lodi :
che l’opre tue la sù nel ciel rammenti,
che le vagheggi e la mercè ne godi :
consenti or qui che le rammenti anch’io,
e si conti tra quelle il canto mio (2).
*
* *
Del P. Agostino Galiucci e delle sue opere il Picenum
Bwctphicum dovrà estesamente parlare sia nella Serie dei Mi¬
nistri Provinciali, come anche nel Repertorio bibliografico :
Vh basterà un semplice cenno, tanto per presentarlo subito
ai nostri egregi lettori.
Nella seconda metà del secolo XYI nacque a Mondolfo,
diocesi di Senigallia in provincia di Pesaro, dalla nobile fa¬
miglia Galiucci. Compito con felicissimo esito il corso degli
(1) Cfr. Archiv. Prov. S. Pacifico; voi. « P », p. 311.
(2) L’invocazione del Mauri è veramente classica :
« Tuque idem alme Heros, inopum Dux inclyte, seu iam
« Sanguines ardentem astris te, rede corueca,
« Flammatis regio coeli tenet ima; Volucrum
« Qua, Patrie intenti jussis de more supremi,
« Aurea tecta colunt coetus, quot volvit arenas
« Oceanus, pennis acti pernicibus omnes,
« Omnes stelliferis evincti tempora sertis;
« Sive tibi evecto patuit sublimior aula,
« Bisseni Heroes qua, terrae Erebique tyrannis
« Devictis, bissona alte statuere trophaea;
« Da bonus auxilium, da me, pater, aequore vasto
« Currere iter coeptum, atque audacem remige puppim
« Allabi dextro, et portu se condere amato. »
462
PICENUM SEBAPHICUM
studi ginnasiali, liceali ed universitari, si laureò in utroque
iure all’Università d’Ingolstad (Baviera). Già sacerdote ed m
età alquanto avanzata, prese l’abito religioso (1612) nella Cu¬
stodia Riformata delle Marche. Ai giovani studenti delie
scuole conventuali, nella medesima Custodia, insegnò per piu
anni il Diritto canonico : fu per sette volte Guardiano, quindi
Discreto Custodiale (1632). Urbano Vili lo scelse ed inviò,
quale primo Commissario Apostolico per la Riforma,^ ne e
provincie del Tirolo e di Baviera : il Breve pontificio e dato
in Roma, presso Santa Maria Maggiore, l’il agosto 1M4
L'anno seguente, 5 marzo, adunatosi sotto la sua presidenz
il Capitolo Provinciale ad Ingolstad, nel convento deli As¬
sunta, fu con unanimità di voti eletto Ministro : governò sag¬
giamente quella Provincia per cinque anni. Ritornato in Itali
ebbe subito la nomina e l’officio di Segretario Generale pei
la Ritorma. Fu poi Ministro (3 dicembre 1646) della sua Pro
vincia nelle Marche. Il 30 dicembre del 1647 rese la sua b
l’anima al Creatore dal convento di S .• M. a delle Grazie
Senigallia. Oltre la Gerusalemme Celeste, di cui e parola, seri
ancora: 1. Vile delle BB. Agnese Fidi . fondatrice del mo»
stero del Corpus Domini in Pesaro, e Serafina Feltria-Colon
Sforza : furono stampate ad Ingolstad nel 1637 : 2.
pendio degli Annali del Baronia con Annotazioni : q uest °*f da
riveduta ed assai encomiata dal letterato Camillo Giorda ,
Pesaro, non vidde la luce per le stampe ed il prezioso •
andato perduto. (1) Da una sua lettera al P. Girolamo d a
cevia sembra che egli fosse il traduttore in italiano ( • .
dello Speculum disciplinae scritto dal minorità fr. Giov
Peckam, attribuito a S. Bonaventura: questo libretto u
sarebbe stato poi impresso a Yenzia del 1621. (2)
(1) Ofr. Archiv. Prov. S. Pacifico; voi. « P », p. 311 : « ^ U< J.
« anno 1632 meditabatur in praelum, ut constat ex epistola Oi. . ^
« milli Iordani Pisaurensis, cui Auctor opens censuram commisera -
« rum variis Religioni muniis occupatus, huius Epithomatis vulga
« racta haud est, atque exemplaria mmss. latent. » ^
(2) Per il momento lasciamo correre questa notizia cosi co ^
biamo trovata nei Cenni cronologicoPiografici della Osse^an^P^
Picena del P. Luigi Tassi: Quaracchi 1886, tip. S. Bona
p. 188.
PICENUM SEBAPHICUM
463
*
* *
Il nostro Poeta, nel Canto XIV della sua Gerusalemme
Celeste , premette la vestizione religiosa di S. Chiara ed il suo
stabile ingresso in S. Damiano ; quindi descrive il progetto
del Poverello d’Assisi di andare in Oriente a predicarvi la
fede di Gesù Cristo. S. Francesco s’incammina per la lontana mis¬
sione, movendo dall’Umbria, con cinque de’ suoi compagni: dopo
sei giorni di viaggio, per interna ispirazione, si ferma sul
Montefeltro ed ivi ottiene in dono il sacro Monte della Verna,
che doveva poi essere per lui e per l’intera milizia france¬
scana il vero Calvario serafico. Ecco l’argomento di tutto il
Canto XIV :
Giunge al campo mendico e chiede il Velo
Chiara d’Assisi ; il Capitan l’appaga :
ma pria l’esorta a stabilire il zelo
con mente tutta santa e nulla vaga.
Di Damiano il tempio a lei fa cielo ;
di gran succession la fa presaga.
Parte Ei per Spagna ; e va con guida eterna
dove nel Montefeltro ottien la Verna.
Mettiamo sott’occhio del lettore la simpatica narrazione
del fatto come la troviamo negli Actus Beati Prancisci et So-
ùorum Ejus (1) e nella traduzione dei medesimi, chiamata
Fìorecti del Glorioso Messere Sancto Francesco e de’ svoi
Frati. (2)
ACTUS FIORE CTI
15 Accidit autem, quodam tempore « Essendo sancto Francesco in età
* antequam haberet stigmata Sai- « d’anni xliii. nel m e cc° Ixxiiii. (3),
* vatoris, quod de Valle Spoletana « ispirato da Dio, si mosse della
(1) Edizione di Paul Sabatier : Parigi 1902, Libreria Fischbacher.
. (2) Edizione di G. L. Passerini : Firenze 1903, tip. G. Camesecchi
6 figli.
(3) Questa data non risponde a verità, poiché il fatto, che serve di
.Sgotto alla narrazione, è avvenuto l’8 maggio del 1213. Cfr. in propo-
d ° l’erudito studio del P. Benvenuto Bughetti dei Minori, pubblicato
* La Verna » ; Arezzo 1913, tip. cooperativa, p. 1-6.
464
PICENUM SERAPHICUM
« recedens in Romandiolam perge-
« ret. In ipso autem itinere, qnum
« ad quoddam castrum Montis Fere-
« tri pervenisset, celebrabatnr tunc
« ibidem militiae novae magna so-
« lemnitas. Quod quum didicisset
« pater sanctus ab incolis, fr. Leo-
« ni socio suo dixit :
« Eamus ad istos, quia curri adju-
« torio Dei inter eos aliquem profe-
« ctum faciemus . » In dieta autem
« solemnitate erant multi nobiles
« de diversis partibus congregati.
« Inter quos erat quidam de Tu-
« scia dominus, Urlandus nomine,
« valde dives et nobilis, qui, pro-
« pter miranda quae de sancto Fran-
« cisco audierat, magnam devotio-
« nem ad ipsum conceperat, eum-
« que yidere et audire cupiebat.
« Sanctus autem Franciscus quum
« praedictum castrum intrasset, ut
« commodius a multitudine audire-
« tur, super quemdam murum ascen-
« dit et ibidem [adstanti] multitu-
« dini praedicavit. Et prò themate
« boc proposuit in vulgari : « Tanto
« è il bene ch'io aspetto, ch’ogni pena
« m’e diletto. » (1) Sensus est:
« vai di Spoleto per andare in
« Romagnia con frate Leone suo
« compagno ; et andando passava
« a pie’ del castello di Monte
« Feltro ; nel quale castello si fa-
« cea allora un grande convito e
« corteo, per la cavaleria nuova
« [conferimento cavalleresco ] d’uno
« di quelli conti da Monte Feltri,
« Udendo sancto Francesco di que-
« sta solennità che vi si faceva, et
« anche [udendo che ] ivi erano ra-
« gunati molti gentili huomini di
« diversi paesi, dixe sancto Fran-
« cesco a frate Leone :
« Andiamo quassù a questa festa, pt'
rò che, co l’aiuto di Dio, noi faremo
alcuno buono frutto spirituale. »Tra
gli altri gentili huomini, eh’erano
venuti a quel corteo, sì v’era un
gentile huomo di Toscana, c avea
nome messere Orlando da Chiusi
di Casentino ; il quale, per le uia
ravigliose cose ch’egli avea udit®
della sanctità di sancto Francesco,
gli portava grande divotione,
: avea grandissima voglia di veder c
: e d’udirlo predicare. Giugnien o
: sancto Francesco a questo caste 0
c et entra dentro, et vassene iu sU
c la pia^a, dove era ragunata tut &
* la moltitudine di tutti questi g 6 ^
< tili huomini, et in fervore di S P
:< rito monta in su uno muricele ^
k et cominciò a predicare, P r0 ^
« nendo per thèma della sua P r
(1) Il ms. di cui si è servito Paul Sabatier e quello di Liegi ha^
questo testo : « Tanto equel bene te aspecto tonne pena me delecto.
p. 31 in nota.
PICENUM SERAPHICUM
465
€ Tantum est bonum quod exspecto
« quod omnis poena me delectat.
« Et super haec verba tam devote
« divina eloquia per linguam ejus
« eructavit Spiritus sanctus proban-
« do illa, scilicet per poenas mar-
« tyrum, et apostolorum martyria,
« et duras poenitentias confessorum
« multasque tribulationes sanctorum
« et sanctarum, quod omnes stabant
« suspensa mente quasi angelum at-
« tendentes. Inter quos dominus Ur-
« landus praedictus, gavisus valde
« de optata sancti Francisci prae-
« sentia et tactus intus de illius
« praedicatione mirifica, proposuit
* cumino cum sancto patre de ani-
€ Hiae suae salute tractare.
€ Unde praedicatione finita, dixit
* sancto Francisco : « Pater, ego
* àliqua vellem tecum de salute ani-
* wae meae tractare. » Sanctus vero
f ^ ra nciscus, totus discretionis sale
' C031 ditus, dixit ad eum: « Domine,
vade hoc mane et honora amicos
faos, quum te invitaverint ad fe-
s tum, et post prandium loquemur
^antumeumque volueris ». « Ille
t ai ^ em a ssentiens et post prandium
^ c ttna sancto Francisco de salute
t ^ùftae suae plenius ordinavit. Et
t 111 fra® dixit: « Frater Francisce,
t ^ ^o unum montem in Tu -
t Cl( * devotissimum et solitarium
a e > et vocatur mons Alvernae ;
Nn ° 1, 1915 - Fascicolo IV.
« dica questa parola in volgare :
« Tanto è quel bene che io aspetto
« che ogni pena m’è dilecto ; » et
« sopra questo thèma per ditamento
« [: ispirazione ] dello Spirito sancto,
« predicò sì divotamente e sì pro-
« fondamente, provandolo per di-
« verse pene et martini de’ sancti
« Apostoli et de’ sancti Martori et
« per dure penitentie de’ sancti
« Confessori, et per molte tribula-
« tioni et tentationi delle sancto
« vergini et degli altri sancti che
« ogni gente stava cogli ochi e
« colla mente sospesa inverso lui,
« et attendevano come se parlasse
« uno angelo di Dio : tra i quali il
« detto messere Orlando, toccato
« nel cuore da Dio per la mera-
« vigliosa predicatione di sancto
« Francesco, si puose in cuore d’or-
« dinare o ragionare co llui, dopo la
« predica, de’ fatti de l’anima sua.
« Onde, compiuta la predica, egli
« trasse a parte sancto Francesco
« et dixegli : « Padre , io vorrei or -
« dinare teco della salute de l’anima
« mia. » Rispuose sancto France-
« sco : E’ mi piace molto; ma v’à
« istamane , e honora gli amici tuoi
« cho fanno invitato alla festa, e
« desina co lloro; et dopo desinare
« parleremo insieme quanto ti pia -
« cerà ». « Yassene dunque messer
« Orlando a desinare : et dopo de-
« sinare toma a sancto Francesco,
« e sì ordina e dispone co llui e’
« fatti de l’anima sua pianamente.
« E in fine disse questo messere
« Orlando a sancto Francesco : « Io
30
466
PICENUM SEBAPHICUM
« multum aptus iis qui solitariam
« vitam desiderant. Si tibi et tuis
« sociis ille mons placeret, libentis-
« sime prò animae meae salute eum
« vobis donarem ».
ò in Toscana uno monte divotis.
simo, il quale si chiama Monte
della Vernia, il quale è molto so¬
litario e salvatico et troppo bene
atto a chi volesse fare penitentia
in lluogo rimosso [remoto, lontano]
dalla gente, o da chi desidera
vita solitaria, s’egli ti piacesse,,
: volentieri il donerei a tte e a
: tuoi compagni per salute de la-
: nima mia ».
« Udendo sancto Francesco così
t liberale proferta di quella cosa
i eh’ egli disiderava molto, ebbe gran-
« dissima allegrerà; et lodandone
k e ringratiandone in prima Iddio,
r poi messer Orlando, si gli dixe
« cosi : « Messere, quando voi sarete
« toì'nato a casa vostra, io manderò
k a voi due miei compagni, e voi
* mostrerete loro quello monte; e
« s’egli parrà loro atto ad oratione
« e a far penitentia, insino « 0,(1
« io accetto la vostra caritativa pvo
« feria » (2).
« Sanctus vero Franciscus affec.
« tuosissime desiderabat loca soli-
< taria invenire, ubi posset commo-
€ dius divinae contemplationi va-
« care, ita quod audita oblatione
* praefata, primo referens laudem
« Deo qui per suos fìdeles providet
c suis oviculis, deinde gratias agens
« dicto domino Urlando, ita respon-
« dit: Domine, quum redieritis ad
« partes vestras, ego mittam vobis
« duos de sociis meis, et vos montem
« illum eis monstrabitis, et si aptus
« vidébitur, libentissime vestram ca-
8 ritativam óblationem accepto (1). —
Da una minuziosa analisi di tutto il lavoro de * P '. ^li¬
stino Gallucci in confronto con ì due testi, dai qual n
biamente ha tratto l’intero materiale pei- *"**$*?&
tave, risulta chiara l’attenzione del Poeta nel nonrvo
nè jhù nè meno di quanto era contorme alk venta
questo incostantissimo fatto storico La giustezza del
\e esigenze della rima e la veste letteraria ci danno
zr&ss : j irrinr ^ ■
PICENUM SEBAPHICUM
467
lunga narrazione del Galiucci solo quelle indispensabili va¬
rianti, le quali si riscontrano in tutte le composizioni conge¬
neri: però il substrato storico, anzi la frase, lo stile e quasi
lo stesso modo di periodare, che si riscontrano negli Actus e
nei Florecti, sono non solo rispettati dal nostro Poeta, ma trattati
con scrupolosa precisione sotto una veste riccamente letteraria.
GERUSALEMME CELESTE
CANTO DECIMOQUARTO.
1 . ( 1 )
. e giunse il sesto di (2) tra monti
c’hanno de’ Feltri il nome, e ’l nome danno
de Feltri, a Feltri; (3) e son signori e conti,
che per merti e per gloria alteri vanno : (4)
vanno, e per fama, ov’è, ch’egli tramonti,
ov’è che levi il sole autor dell’anno,
ed alternando seco i raggi e ’l lume,
d’illuminare il mondo hanno in costume.
(1) Nel Canto è V Ottava n. 68: abbiamo incominciata una nuova
Numerazione delle Ottave, perchè meglio risalti tutto l’argomento di cui
1 occupiamo, e che, del resto, fa parte a se, non avendo con il prece-
e £te relazione alcuna.
. (2) Il sesto giorno dalla partenza del Santo da Valle di Spoleto,
1 sponde all’8 maggio del 1213 : cfr. la nota n. 3, p. 463.
c . Montefeltro è l’antico nome di un piccolo territorio dell’ex-du-
Pol° ^ fra il torrente Conca ed il fiume Marecchia : ne era ca¬
di» 110 ^ 0 San Leo e diede il nome alla famiglia degli illustri Montefeltro,
Ile Cesa dai conti di Carpegna, la quale acquistò il castello Montefeltro,
S .^nse il nome e per circa due secoli (1274-508) signoreggiò Urbino,
gallia ed altre città vicine.
lealtà - ^ P° e ta ha pienamente ragione, poiché i Montefeltro furono in
^lustri: basta solo nominare i principali: Buonconte , morto alla bai>-
agha di Campaldino (1289) :
« Io fui di Montefeltro ; io son Buonconte :
€ Giovanna, o altri non ha di me cura ;
« Perch’io vo tra costor con bassa fronte. *
Guido .... (Purgai., V.)
i capo dei Ghibellini, insigne per talenti militari nelle guerre
468
PICENUM SERAPHICTJM
Tra questi, eccelsa mole, a cui s’ascende
per cento scale, (1) un se ne vede eretto
che, chi l’occhio vi fisa e ’l guardo intende,
ne loda il sito e celebra l’aspetto :
né la fortezza men, che tal lo rende
qual si conviene a militar ricetto,
e questo più che cinge a lui le chiome
una città, che ’l ciel tocca col nome (2)
irvrnpriali e pontifici ; dai Pisani fu creato loro signore (1290) ; s’im¬
padronì di Urbino che divenne la capitale de’ suoi stati ; si ritiro a vi ^
monastica tra i Minori (1296) ; morì nel 1298 : -- Perico guoi
reggere la parte ghibellina nella Marca e nella Romagna, accreb
2? e £ trucidato da quei d'Urbmo nel 1322 : - Speranu,,
all’obbedienza Fermo, Osimo, Fabriauo e tenue u. comune con Nolfol
cria d’Urbino : — Nolfo , capitano 1 Pisani m una nuova guer ^
tro^Firenze (1342) ed in gran parte fu spogliato de’ suoi domini -
Antonio, ricuperò (1375) l’eredità di Nolfo suo avo sostenne^unga g
coi Malatesta, capi di parte guelfa, e mon nel 1404. - Giudo A d&
S ?S6 V Sìinf- moriZ ‘hS _ oST'aZ,^ uncino da al-
censurati (1444) Federico II, fu il 1-!jJ,r&
titolo da Sisto IV; comandò la lega tra il re di Napoli e 1 *10
contro Venezia; mori nel 1482: - Guido Ubaldo 0 Gmdobalfo
figlio del precedente, spogliato de’ suoi Stati dal duca Valen ,1 avend#
nel 1502 e li resse con grande saviezza fino alla morte , no
prole, adottò Francesco Maria Della Rovere figlio di sua so '«Uà :P cb e
di Giulio n. Così il ducato passò dai Montefeltro ai Della B feltr0
lo tennero fino al 1631. - Per ciò che ^guarda a famiglia Mon
efr I Fasti di S. Leo di Dorilo Megarense ; Foligno 18b2, tip- ^
sini: - Memorie del Montefeltro di Orazio Olivieri ; Venn&biU del
tip. Feretrana: - Notizie Storiche della Provincia di Pesaro e Urbm
Conte Camillo Marcolini ; Pesaro 1883, tip. Nobili.
( 1 )
« Vasai in Sanleo, e discendesi in Noli ;
« Montasi su Bismantova in cacume
« Con esso i pie’; ma qui convien ch’uom voli ».
(Purg.y IV)
« Copre del Colle ’l più elavato vertice
« Solida, antica, inaccessibil Rocca »
[Dorilo, canto I)
(2) E’ Sanleo.
PICENUM SERAPHICUM
469
3.
Nome di santo, e se pietà comporta
tanto di grazia altrui, ch’estingua il fiero:
e che lo levi alla superna parte,
dove si gode ogni diletto intiero.
Può ben l’istessa, e non le manca l’arte,
d’una mistica veste ornando il vero,
seco raccorre un’uom, che non fu reo,
ed a quello donar nome di Leo. (1)
4.
Ma che? Questi è valor, vincer dovea
il mostro formidabile ed immane,
che, dalla Scizia uscito, empio struggea
tutte d’Italia le città sovrane :
che strage miserabile facea
dell’infelici creature umane ;
e che, di sangue altrui bagnato e tinto,
solo un Leon volea per esser vinto. (2)
(1) « Ipse loci Genius sanctus Leo praesidet Arci »
[Epicedio di Guido Postumo)
E’ indubitato che nell’èra cristiana, e precisamente nel terzo secolo,
• Leone abitò questo monte sul quale trovò il culto pagano : « Porro
1 S e ntilitiis Romanorum Ritibus morigerantes Feretrani, in Monte Feli-
* ciano simulacrum Feretrii Iovis venerabantur : » cfr. 0. Olivieri, op.
^ » .P; 8 : il Santo distrusse quel culto, convertì al cristianesimo i fere-
* a m i qu a L poi non solo lo vollero patrono, ma diedero alla Rocca il
SUo nome.
(2) Sembra che qui il Poeta, con la similitudine della vittoria ri¬
portata da S. Leone contro Attila, descriva il culto pagano prestato dal
|j 0 polo al dio Giove Feretrio, culto che fu poi vinto dalla predicazione
folt * e ^ un altr ° ^eone, cio0 il Patrono del Monte-
470
PICENUM SEBAPHICUM
6 .
Lo vinse egli e cacciollo : (1) or gode in cielo
della vittoria sua degna mercede :
e benigno la sù seconda il zelo
di questa a Lui raccomandata sede. (2)
Sede, ch’Idalio in Creta e Cinto in Deio
e ’l chiaro Olimpo in Macedonia eccede.
E se ’l pareggi al Libano pur anco
ha vago a par di quello il dorso e ’l fianco.
6 .
Ma se v’aggiungi il suon, ch’ivi in tal punto
si sente, e l’armonia ch’indi rimbomba,
attonito dirai ch’ai ciel congiunto
e la soavità n’have e la tromba. (3)
Eco lo sa che presone l’assunto
dalle caverne sue, dalla sua tomba,
mentre pensa uguagliarlo altro non puote,
se non sol replicar l’ultime note.
(11 Chiude la similitudine e indica la distruzione dei tempio id 01 »-
trico^ e la completa vittoria del cristianesimo su tutto il Montefeltro.
« Geme Leon sul folle error ch’affascina
« gli abitatori del Feretrio suolo,
« e caldo Tarde di veder desio
t a terra sparsa la profonda mole ;
c nè ’l brama invaia, chè delle sue virtuti
* già diffusa è la fama, e ’l popol folto
« a lui sen corre, e da’ suoi labbri pende.
« Leone allora di Gesù la legge
« e ’l culto annunzia, e quindi atterra e spezza
« l’idolo indegno, e i rei ministri fuga.
« Cade il gran tempio, e ’l Feretrano Monte
« dall’Apostolo suo San Leo si noma ».
{Dorilo, canto II.)
(2) Per ciò che riguarda la consacrazione episcopale di S. Leo 6
Sede in Montefeltro, cfr. Dorilo , op. cit note 6-7, p. 20-21. t0 ,
(3) Descritta la città di Sanleo, il Poeta entra subito m argo®
parlando della gran festa che ivi i grandi celebravano m quel g
8 maggio 1213 . ^ g urg ; t a b l,i H magnus procerum consessus, ovansque
« Pautalim exoritur rumor ; vocesque faventis
« Crebrescunt vulgi, et olarae praeconia laudis. » ,
Cosi il Mauri comincia la narrazione del medesimo fatto al P
pio del libro IX della sua Francisciados.
PICENTJM SEBAPHICUM
471
7.
Lo conosce Francesco, e brama intanto
salir la sù ; ma la cagion desia,
che gii riveli alcun del novo canto,
che gli dica il perché delTarmonia.
Stabile in ciò, da questo e da quel canto
compagno il desiderio, il guardo invia.
Ed ecco vede e sente indi a non molto
chi tutto gli rivela il fatto occolto. (1)
8 .
Parlò costui, che del signor del loco
Galasso il primogenito si fea
cavalier delTImpero, e che quel giuoco,
gioco era d’arme, e che da lui pendea.
Ch’a vista si gioconda ivi non poco
popolo era già corso, e vi correa.
E di questo i più degni, i più sublimi
nella solennità sariano i primi.
9.
Di Monte Acuto il generoso Alberto,
Guido conte di Poppi e san Lorino,
di Chittignano il giovanetto Uberto.
Ricciardo, un di Carpegna, un di Sestino. (2)
(1) Il Poeta esprime assai bene il pensiero degli Actus : « Quod
Quum didicisset pater sanctus ab incolis. »
(2) Non possiamo asserire se questa minuta descrizione dei princi¬
pali signori, convenuti a Sanleo in occasione di quel cavalierato, sia im¬
maginaria, ovvero storica. Che a quella festa fossero invitati i nobili di
ontefeltro, di Carpegna, di Urbino, di Toscana ed in modo speciale
e . limitrofo Casentino è naturalissimo, dato il costume del tempo in
jx 1 1 grandi signori, in certe occasioni, tenevano realmente corte bandita,
voi res ^° non ® inverosimile che il Poeta abbia avuto sott’occhio le ta-
bia 6 geneal °gi c he delle principali famiglie dei paesi nominati, ed ivi ab-
a* P res o il nome dei più famosi cavalieri che fiorivano nel 1213. — Gli
n St? tanno queste sole parole : « In dieta autem solemnitate erant multi
1 es de diversis partibus congregati . »
472
PIOENUM SERAPHICTTM
Di Chiusi Orlando : e Questi è di tal merto,
che non ha paragon nel Casentino.
Nè la fama di lui può star secreta,
o lo vogli nell’armi, o nella piòta. (1)
10 .
Taccio de gli altri ; e per virtù sovrana
son essi pur sempre lodati eroi
deirUmbria, di Romagna e di Toscana
provincie, e della Marca intorno a noi.
Questi con foggia e con maniera estrana
dimostreranno in arme i pregi suoi.
Ed oggi qui faranno opre guerriere,
lotte, giostre, tornei, zuffe e barriere.
11 .
Tacque, e tolse congedo : (2) ardito all’ora
qual mai fosse Francesco, il guardo intese
ne’ compagni e parlò, che van non fora
a vista andar delle sentite imprese.
E che la su darebbe ad essi ancora
qualche premio onorato il ciel cortese. (3)
Sì crede e spera ; e capitan de’ fanti,
lieto si tragge e consoltato avanti.
(1) Actus « Inter quos erat quidam de Tuscia dominus, Urlati $
nomine , valde dives et nobilis. » — Il Mauri canta di questo Orlando b '
taneo, signore di Chiusi Nuovo e di tutto il Casentino :
« Inter primores fama notissimus urbe
« Civis erat tota, sumul et ditissimus agri
« Tuscorum: omnis eum primis consuerat ab annis,
« Iam tum surgeli tem puerum, gens Lyda vocare
Orandem.
(2) Prima di salire a Sanleo, S. Francesco si è minutamente ^
formato « ab incolis » e della, festa e dei convitati : ringraziato gl m
matori, muove silenzioso per l’erta del Monte. n
(3) Actus : « Fr. Leoni socio suo dixit: Eamus ad istos , quia
adjutorio Dei inter eos aliquem profectum faciemus ».
PICENUM SERAPHICUM
478
12 .
Giunge, e vede nel tempio (eran fornite
le cerimonie già) tutte raccolte
le genti, sì, che spesse ed infinite
dir si potrian, non che diverse e molte.
Vede egli queste all’uscir fuoraunite:
ma vede che le strade a lor son tolte
da chi precede, e tale è chi precede,
che ognun tien pronto a seguitarlo il piede.
13.
Giovine, ardito e bello ; il manto e l’armi
lo fan parer qual’è, duca e guerriero :
seguono i primi ; e chi tra lor risparmi
all’ornato non è di cavaliero. (1)
Segue la turba ; ed essa unisce i carmi
di trombe e di tamburi al suono altiero.
Rimbomba questi, e poi, com’altrui piace,
fa pausa alquanto e si riposa e tace.
14.
Francesco all’or si leva ; e sovra un sasso,
che dalla terra si solleva un poco,
(ancor che pel camino afflitto e lasso,
e sia per la salita esangue e fioco,)
si mostra a tutti ; ed essi il guardo e ’l passo
fermano a vista sua tutti in quel loco.
Si mirano a vicenda ; e poscia attenti
porgon l’orecchie a i salutari accenti. (2)
. (1) Il Poeta descrive il festeggiato cavaliere, cioè Galasso figlio
Primogenito del Signore del luogo. Ci duole non essere riusciti a trovare
Q 1 fosse realmente questo Galasso e quale il nome del padre suo. La
costruzione dell’albero genealogico dei Montefeltro è stata ed è assai
itile ile : yi hanno posto mano Costanzo Felici d’Urbania, Sansovino,
Ucehi Travagli, l’Arciprete Marini, Clementini, Guerrieri, Tiraboschi ed
tri 5 ma sono tutti discordi tra loro. Fino a nuove scoperte, bisognerà
Contentarci della semplice affermazione del nostro Poeta.
$t ^ utile qui ripetere i due testi dai quali il Poeta prende que-
a ®ua scrupolosa narrazione. Actus : « Sanctus autem Franciscus quum
474
PICENUM SERAPHICTJM
15.
Comincia quegli : « E’ tanto il ben ch’aspetto,
(questo lo tema fu del suo sermone,)
ch’ogni pena, ch’io provo, emmi diletto. » (1)
E qui fe punto, ed aguzzò lo sprone.
Poi seguitò con sì vivace affetto
la tela del proposto paragone,
e con tanto fervor, ch’i circostanti
pareano statue al suo cospetto avanti,
16.
Come rota talor nel tempo adusto
facella il ciel, ch’ai mondo empie di tema ;
o come da vapor non ben combusto
l’aria folgori avventa e par che frema ;
tal ei da gli occhi, e tal dal volto augusto
misti a rigor, che la pietà non scema,
vibra raggi di sdegno, e move il suono
terribile così, che sembra il tuono.
« praedictum castrum intrasset, ut commodius a multitudine audiretur,
« super quemdam murum ascendit et ibidem multitudini praedicavit. »
— Fiorecti : « Giugniendo sancto Francesco a questo castello, et entra
« dentro, et vassane in su la pia 9 <ja, dove era ragunata tutta lamoltitU'
« dine di tutti questi gentili huomini, et in fervore di spirito monta &
« su uno muricciolo, et cominciò a predicare. » — Il comune di Sanie 0
ha nel suo stemma S. Francesco in atteggiamento di predicare dall’at 0
di una tribuna di pietra eretta a’ piedi di un grandissimo olmo, esisten
nel secolo XIII in mezzo alla pubblica piazza. Cfr. Dorilo, op. oit. P*
1, nota , 6: Questa tribuna di pietra eretta a piedi di un grandissimo olw j
come dice il Dorilo, nello stemma attuale non si vede affatto: notia#
ancora che non è il solo S. Francesco che campeggia nello stemma s°
montato dalla corona contale ; esso è diviso in due parti eguali, aven^ r
a destra la bicipite aquila imperiale, a sinistra S. Francesco in atto ^
predicare sotto l’olmo. Prima che il Poverello d’Assisi visitasse Safl®'
nello stemma vi era la sola aquila : l’olmo cadde nel 1662 ; del m^ 1
ciolo non è rimasta traccia alcuna.
(1) Risponde perfettamente al fatto storico. Actus : « Et p r0 ^
mate hoc proposuit in volgari : — Tanto è il bene eh*io aspetto , eh °U
pena m’è diletto . »
PICENUM SEEAPHICUM
475
17.
Grida, esorta, riprende ; i più crudeli
compunge, e punge i peccatori e gli empi;
rammenta la pietà del Re dei cieli,
e de i seguaci suoi l’opre e gli esempi ;
l’obbligo de’ cristiani e de’ fedeli ;
delle chiese l’onor, l’onor de tèmpi.
Promette premi, e là dov’è l’intigro,
grave propone ed infemal castigo.
18.
Minaccia pene, e sì ch’altri paventa
improviso successo : e tutte ad una
le colpe sue con gran dolor rammenta,
e penitenza far volne opportuna.
V’è chi seguirlo pensa, e chi lo tenta,
e chi lo prega, e v’è chi l’importuna.
Altri chiede rimedio al suo periglio,
altri aita dimanda, altri consiglio. (1)
(1) Quanta robustezza di concetti e di stile, quale fedeltà di nar¬
razione in queste tre ottave ! Il Gallucci appena si stacca dal testo degli
Actus, ma quelle poche frasi sono da lui commentate in modo da rile¬
garne subito tutta la bellezza originale : « Et super haec verba tam de-
* vote divina eloquia per linguam ejus eructavit Spiritus sanctus pro-
* bando illa etc., quod omnes stabant suspensa mente quasi angelum
* attendentes. » — Il Mauri non porta il testo di cui si è servito S. France¬
sco coma esordio per questa predica, ma descrive in modo classico l’effetto
Prodotto dalla medesima salla raccolta moltitudine. Merita essere ripor¬
tato per intero
« Èrgo omnes uno ore fremunt: stupor insuper omnes
« Altus habet : simul heroem dignantur honore
« Omnes divino : pueri, jnvenumque catervae
« Illum suspiciunt ; illum admirantur, amantque
« Primorum coetus patrum ; observantque piarum,
« Attonitisque inhiant animis tota agmina matrum.
« Tum referunt ut prima dabat monita aurea pubi ;
« Obscenae ut fraudes, utque exitiale venenum
« Nosse voluptatis, simul et vitare docebat ;
« Ut virtutìs opes, regnumque insigne canebat :
« Cum tantum illa animis ielicibus aurea donet
« Hospitia, et coelo sedes paret una beatas :
« Contra autem exceptos pollaci fraude, voluptas
« Praecipites volvat, stygiasque agat atra sub undas. >
476
PICENUM SERAPHICUM
19.
Tra questi Orlando fu, ch’l Santo a nome
conoscendo e per fama ; or che lo vede,
e vede le sue voglie abbiette e dome,
miste a fervor ch’ogni fervore, eccede ;
il capo nudo e sparse indi le chiome,
si traggo avanti e di parlargli chiede :
chiede e l’ottien ; se ne rallegra e gode :
l’inchina, lo ringrazia e gli dà lode. (1)
20 .
Ma perchè ’l tempo all’or grave e noioso
stato saria, che quelle genti, a squadre,
tocche da zelo e da timor pietoso,
stavano intorno al riverito Padre,
altro tempo propone : (2) indi pensoso,
ma pensoso di cose alte e leggiadre,
si ritira a palazzo, ove già tutti
i compagni di lui s’eran ridutti.
(1) In questo punto il Poeta è assai felice : si vede molto bene che
egli segue passo passo tutte le frasi contenute negli Actus ; le studia,
le analizza, le fa proprie, le veste con arte squisita, e dalla sua lira ar¬
monica cava soavissime melodie, le quali mentre con esattezza narrano
il fatto storico, discendono in fondo all’anima e la commovono tenera
mente : « Inter quos dominus Urlandus praedictus, gavisus
« tata sancti Francisci praesentia et tactus intus de illius
« mirifica, proposuit omnino cum sancto patre de animae
« tractare. » Sebbene del tutto libero, è assai espressivo anche il Maur
in questo grido di gioia che fa emettere ad Orlando :
« O mihi laeta dies o felix orbita luci
« Sideraee, atque animo nimium expectata volenti ;
c Quae vehit optatum lumen, specimenque beatae
« Nunc insigne oculis dat cernere vitae ! »
(2) Actus : « Sanctus vero Franciscus, totus discretionis sale c0ll( ^ 1 g
« tus, dixit ad eum : = Domine, vade hoc mane et honora amicos
« quum te invitaverint ad festum, et post prandium loquemur quan
« cumque volueris. »
praedications
saluta
suae
PICENUM SERAPHICUM
477
21 .
Qui siede a ricca mensa, ov’il convito
era solenne, e per vivande rare,
e per concerto musico e gradito,
e per congresso illustre e singolare.
Giungi anco il ragionar dolce e compito ;
e giungi a questo il grido popolare,
che sentirai, se vi ti fermi attento,
di valore e pietà pari concento.
22 .
L’uno all’altro succede, e se da prima
altri la cerimonia, ecco vien poi
chi la predica esalta e ne ia stima,
e tutti ad un racconta i pregi suoi.
S’altri loda il guerrier, che si sublima
in arme a par de’ più famosi eroi,
altri commenda, e ’l fa con zelo amico,
nelle sue grazie il Capitan mendico.
23.
Sono alterni gli encomi ; ed essi fanno
così grata armonia, ch’l pregio invola
all’armonia de’ musici, che danno
il fiato al flauto e ’l suono alla viola.
Ecco già sono in fine; ecco già vanno
a frequentar nel armeggiar la scola.
Rimane Orlando ; e, mentre il tempo aspetta,
nel desiderio suo se stesso affretta.
24.
Affretta e va ; ma sente, e n’ha diletto,
che sono in corte i cavalier di Cristo.
Che ’l Prence a lor, con generoso affetto,
478
PICENUM SERAPHICUM
quanto d’uopo gli fa tutto ha provisto. (1)
Tocco ei perciò dal zelo onde il suo petto
arde di foco nobile, e non visto,
colà si traggo, e di veder s’appaga
la di lui compagnia povera e vaga.
25.
E se gli lice oprar cortese mano
in servigio di quella, o se consente
ch’ei sieda a lui vicino, il Capitano,
infinito è ’l piacer, ch’esso ne sente.
Guarda, osserva, vagheggia ; in volto umano
gli par d’avere un’angelo presente ;
anzi più d’uno : a lui sembra il drappello,
piccolo sì, ma sovrumano e bello. (2)
26.
Quand’egli poi col gran Francesco a parte
si ritira e ragiona, e che di lui
conosce il favellar puro e senz’arte,
ma tutto intento alla salute altrui,
libero ogni pensier seco comparte ;
e se non basta una sol volta, o dui,
gli replica di novo, e sì che resta
pago e contento appien d’ogni richiesta.
(1) La dettagliata descrizione del banchetto è immaginaria, si cod'
prende, ma è bellissima ed assai naturale. S. Francesco ed i suoi cobi*
pagni non erano a mensa di quel sontuoso convito ; entrarono però 111
corte e, in luogo appartato, fu fatto somministrare ad essi dal Sign° re
di Palazzo il cibo necessario. Il Mauri in ciò è meno esatto, poiché coB*
duce S. Francesco ed Orlando in luogo silenzioso, facendoli muovere
quella stessa mensa al termine del banchetto :
« Iamque altos subeunt postes, tectisque superbis
« Suecedunt jussae extemplo stant ordine mensae.
« Utqu© suus dapibus finis datus, ilicet ambo
« Excessere toro simul, et penetralibus altis
« Excepti sedere. *
(2) Gli Actus dicono che S. Francesco, in questo fatto, aveva P e ^ r
compagno fr. Leone : il Gallucci con il nome di « picciolo drappi
PICENUM SERAPHICUM
479
27.
Nè questo sol ; ma s’innamora in modo
del suo trattare affabile e divino,
ch’unirsi a lui d’indisolubil nodo,
e lo vorebbe aver sempre vicino. (1)
Ha questi un monte ; e ’l monte alpestre e sodo
tal ha deserto il sito, aspro il cammino,
che chi lo guarda, e da lontano il vede,
stanza di fiere e d’assassini il crede.
28.
Ma, se v’è chi v’attenda, in spazio breve
può farlo albergo solitario e grato ;
ed a Laverna dar quel, c’aver deve,
gloria, nome, splendor, concorso e stato.
Egli perciò, nè gli è noioso o greve,
l’offre in presente al Capitano amato ;
lo prega chè l’accetti, e da lui chere,
chè gli faccia per Dio questo appiacere. (2)
afferma che, oltre fr. Leone, vi erano altri compagni, cioè cinque in tutti: di¬
fetti nella ottava strofa (67), precedente la narrazione di Sanleo, aveva cantato:
« . è qual lo move il proprio affetto,
« sceglie cinque compagni.... *
Lasciamo correre questa licenza storica; tanto più che gli Actus , sebbene
dominino fr. Leone soltanto, non escludono che ivi si trovassero anche altri.
(1) E’ una efficacissima digressione con la quale il Poeta prepara
1 Ettore al punto culminante di quel fatto storico che forma il princi¬
pale soggetto del canto. Qualche riscontro lo troviamo, sebbene in modo
assai diverso, nella Francisciados del Mauri :
« Hinc votis te saepe meis, Francisce, cupitum
« Ut tandem huc vectum adspicio ! ut te nostra terentem
« Limina nunc, pater, agnosco ! ut juvat ora tueri
c Exoptata diu ! Sed enim tua maxima virtus
« (Quae, reor, huic hodie sese divinitus urbi
« Ostendit) superat famam ; et memorabile nomem
« Extulit, insignique adeo claravit honore. *
(2) E’ l’offerta del Monte della Verna che si eleva altissimo nel
Untino presso Chiusi, e del quale il divino Poeta cantò :
« Nel crudo sasso, intra Tevere ed Arno
« Da Cristo prese l’ultimo sigillo
« Che le sue membra d’u anni portarno.
(Paradiso, c. XI)
l’offerta nei Fiorecti è notata con queste parole : « E infine disse
480
PICENTJM SEKAPHICTJM
29.
Loda Francesco il dono e non ricusa
il generoso suo cortese invito ;
ma vuoi vederlo, e per all’or si scusa
se non può stabilir seco il partito. (1)
Soviengl’intanto, ed è per grazia infusa,
che può mandare a rimirar quel sito
alcun de’ suoi compagni, onde non tardo,
elegge a questo far Pietro e Bernardo.
« questo messere Orlando a sancto Francesco : = Io ò in Toscana uno
« monte divotissimo, il quale si chiama Monte della Yemia, il quale è
« molto solitario e salvatico et troppo bene atto a chi volesse fare pe-
« nitentia in lluogo rimosso dalla gente, o a chi desidera vita solitaria,
« s’egli ti piacesse, volentieri il donarei a tte e a’ tuoi compagni per
« salute de l’anima mia. = » Questo Monte privilegiato e l’offerta del
« Conte Orlando a S. Francesco sono bellamente descritti dal Mauri:
« Stat capita attollens praeruptis ardua saxis
« Undique mona, campis longe conspectus Hetruscis ;
« Utilis umbrosis tantum mihi saltibus, et, quae
« Lanigerique greges nobis, armentaque late
« Tondent, dumetis, herbisque virentibus aptus.
« Advenisse diem jam nunc reor (o bona tandem
« Saxum ingens, tua nosce libens) quo nominis atri
« Deponas ignomiam ; veterumque malorum
« Exutum probris, nemus, immanesque cavernas
« Usibus addicas sacris : nova gens, novus hospes
« Adveniet; cultusque novos, novaque ingeret antris
« Ille tuis spolia, et magno ditabit honore. »
(1) E’ l’intero epilogo degli Actus e dei Fiorecti : « Udendo sancto
€ Francesco così liberale proferta di quella cosa ch’egli desiderava nao
« ebbe grandissima allegreqija ; et lodandone e ringhiandone in
€ Iddio, poi messer Orlando, sì gli dixe così : = Messere, quando ^
« sarete tornato a casa vostra, io manderò a voi due miei compagp >
« voi mostrerete loro quello monte; e s’egli parrà loro atto ad orat
« e a far penitentia, insino a ora io accetto la vostra caritativa P
« ferta. — » Ecco il ringraziamento di S. Francesco ad Orlando 0
lo canta il Mauri :
« Quis vero tibi, magne hospes, quis praemia factis
« Aequa tuis referat ? Primum dignissima, recti
« Di semper memores : tua dehinc te maxima habebit
« Semper honoratum virtus, nec laudis egentem
« Unquam destituet ; sed enim tua dona loquetur
« Longa dies, canet Hetruscas ea fama per urbes
« Ardua, et externas vehet indefessa per oras. »
PICENTJM SERAPHICUM
481
30.
Si volta indi ad Orlando, e con parole
degne appunto di se, succinte e pie,
grazie gli rende ; e chi dà luce al sole
prega che giri a suo favore il die ;
che per lui lo compensi esso, che puole,
e che gli apra del ciel tutte le vie. (1)
Così conclude in un molti guadagni.
Poi s’accommiata e torna a’ suoi compagni.
31.
Presago già de’ suoi futuri onori,
narra a tutti il successo e che s’appreste
la coppia, impon, con mattutini albori
d’ire a veder l’incognite foreste :
e se son tali i solitari orrori,
quai detti furo, in quelle parti e in queste,,
ne prenda essa il possesso ; e che di legni
all’Oratorio il suo principio assegni. (2)
32.
Ciò detto, tace ; e, dove intende il Conte
della città, si tragge : e grato e pio
prende congedo, e di calar dal monte,
pria che ’l sol levi, a lui scopre il desio.
L’ascolta quegli ; alle sue voglie pronte
favorevol si mostra, e non restio.
Lo prega ben che resti, e se gli piace,
che faccia quivi un suo convento in pace. (3)
dono ^ 1 - gUard ° • a11 atto g mnd . ico (1274) per la conferma di questa
< r •’ l’erudito lavoro storico-critico del P. Zefferino Lazzeri in
f/r?V’ op - cit v P* 7 ' 29 -
noi ri U Poeta continua a servirsi della sua licenza storica, notata da
^ecedentemente. Infatti, non sembra che l’invio dei due frati per
tr °vat 6 la , Verna siasi effettuato proprio da Sanleo ; come pure non è
Cat an *° c ^ e Francesco destinasse o lale scopo i due compagni Pietro
data 1 6 . er ^ ardo . da Quintivalle. I Fiorecti dicono solo che egli avrebbe
sign ì a sanile missione a due compagni, senza nominarli, quando l’in-
oenefattore^ sarebbe stato di ritorno a Chiusi.
\ ) Genialissimo ed assai naturale è questo congedo che S. Fran~
A * Ko 1916 - Fascicolo IV.
31
482
PICENUM SERAPHICUM
83.
Non un, ma tempi fian clie ne’ tuoi stati,
risponde quei, nè son lontani i tempi,
più d’un’albergo avranno i miei soldati,
e chiese, e case, ed oratori, e tempi.
E se non fosse c’or siamo obbligati
d’ire oltre a mari a conversar con gli empi,
qui troncherei per tuo piacer la strda :
ma, perchè non si può, forz’è ch’io vada. (1)
Chi visita oggi Sanleo rimane commosso, leggendo sul
lato principale del palazzo Nardini, prospicente la piazza,
questa sintetica ed espressiva iscrizione :
QUI S. FRANCESCO NEL Vili MAGGIO MCCXI1I
PREDICÒ
OSPITE IN QUESTA CASA
EBBE IN DONO
DAL CONTE ORLANDO CATANI DI CHIUSI
IL MONTE DELLA VERNA
osseo prende dal Conte di Sanleo : il Mauri non lo trascura, anzi
sulle labbra del Santo la promessa di ritornarvi :
« Hinc reditus ne certa quidem mihi tempora nec te
« Exigere id fas rere, hospes gratissime; quamquam
« Multa licent de me tibi, quamquam exposcere multa.
« Et tamen haud frustra (nostram sic numina fìrment
« Sanctam fidem) spondere ausim, meme hospita rursum
« Tecta haec visurumi ».
(1) E’ l’ultima ottava del canto XIY con la quale il ^alluce*
mina il racconto di uno dei fatti più importanti nella stona di b.* ^
cesco e dell’Ordine. La profezia riguardo ai moltissimi conventi cfl
rebbero sorti come per incanto dappertutto nelle Marche, e che U
rollo d’Assisi potrebbe aver fatta indubbiamente, si _ è verificata "
ogni credere. Si rimarchino bene le ultime quattro rime : esse ^
stano e il profondo dolore del Conte di Sanleo per la partenza di golo
Francesco e l’amore grande di questi per il Montefeltro, dove non ,
ha provato tanta dolcezza di ospitalità, ma ha ricevuto in on ^
monte che si sarebbe trasformato in suo vero Calvario e che un «A
sarebbe addivenuto centro di tanta santità, mèta desideratissima
merevoli e devoti pelligrinaggi. , .
Tl Mauri fa. risaltare assai bene il dolore del Conte e 1 aaaw •
4 . fidi praeclaras hospitis aedes,
< Ipsum et moerentem festinatosque regressus
« Orantem et dextera acceptum sese usque tenentem
« Liquebant, multamque dabat laeto ore salutem. »
PICENUM SERAPHICUM
488
i* >
URIE
dal ms. Gambalunghiano D. IV. 231 del sec. XVIII
CAPO II.
Dei Conventi della Marca secondo l'ordine delle Custodie
CUSTODIA ASCOLAUA
(Continuazione v. n. 3, pag. 335)
§. V. — AMANDOLA
Amandola Terra della Diocesi di Fermo. L’Origine di
quel nostro Convento è oscura. Nell’archivio si conservano
die bolle di Clemente IV per i nostri Inquisitori della Marca.
Del Convento della Mandola si fa memoria nel Provinciale
di Giordano scritto inanzi al 1840.
La Chiesa è stata consagrata dopo il 1850 e prima del
1361, nel qual anno concedono indulgenza per l’Anniversario
della Dedicazione ed altre Feste F. Marco Vescovo di Ca¬
merino, Simone di Umana, F. Giovanni di Ancona, F. Nie¬
llò di Iesi, F. Luca di Fano, Niccolò di Pesaro, Francesco
di Urbino, Ugolino di Fossombrone. F. Tommaso di Cagli, e
^ nome di Boxio Gio : Vescovo e Principe di Fermo il di
mi Vicario Generale Ateo Rondani da Piacenza Archidiacono
e Canonico di Fermo. (1) Simile Indulgenza dispensò F. Gio-
v anni Vescovo di Gubbio, dal cui diploma sappiamo, che la
eonsagrazione fu fissata la Domenica di Pentecoste.
L’anno 1386 sotto il di 21 Xbre F. Matteo Cisci da Mo-
tv 1 ? Custode della Custodia Fermana elegge i Sindaci Apo-
S °D c i per il Conv. dell’Amandola.
(1) Dalla prima copia, il seguito dall’aggiunta.
484
PICENUM SERAPHICUM
Lo stesso F. Matteo Custode sotto il di 11 Gen. 1374 in
virtù del privilegio di Niccolò IY e di Martino IV elegge i
Sindaci Apostolici per i Conventi della Custodia Fermana.
UOMINI ILLUSTRI
Al campanile v’è il corpo del B. Gabriele Ghisilieri da
Iesi con riscrittone : Hic residet corpus V. viri P. Gabrieli»
de Exio 1489-20 Aprii.
Vicino all’altare di S. Pietro sul muro v’è il sepolcro del
B. Servo di Dio con la sua imagine circondato di splendori
intorno al capo con le parole mezzo guaste..., rvus Dei 1485.
Forse egli è il Servo di Dio dalla Penna Inquis. re nel 1327.
I corpi di questi Beati sono stati riconosciuti da Monsi¬
gnore Alessandro Borgia Arcivescovo di Fermo l’anno 1726.
F. Andrea Scinopi Maestro in S. Teologia Teologo ai
Concilio di Trento e caro a Papa Sisto V.
F. Andrea Ascentiani Maestro in S. Teologia e Predica¬
tore, Visitatore e Commissario Generale nella Sardegna e
Provincia della Marca l’anno 1626
All’Amandola fu Capitolo nel 1504 (?) 1514.
ISCRIZIONI
A mano ritta dell’aitar maggiore :
D. 0. M.
A dm . R. P. Andreas Schynopius | ab Amandola Theo
logus insignis | ceterarum artium professor | eximius sui in
stituti | observator Sacro Tridentino | Concilio interfuit a bix
V | somme dilectus letho preventus | purpurea dignitate co
decorari | non potuit. D. V. = A mano manca dell’aitar gran
D. 0. M.
Adm. R. P. Mag. Andreas Ascentianus | Amandule» s | 9
Tbeol. Ma. Concion. eximius | Neapolis Ferrarne Ancori 9
Cenobiorum rector vigilantiss. j Sardinise Visitator et °
PICENUM SERAPHICUM
485
Generalis | Almse Picenae Provinone Minister dignis. j Bono-
niensis Collegj. oeconomus benemeritus | Hanc Ecclesiam et
Coenobium ad istam | meliorem ac nobiliorem formam Red.
Fr. F. T. F. F. Anno D. ni MDCLV.
Die XVIII Feb.
§. VI. — LORO
Gerardo Vescovo e Principe di Fermo assegnò ai FF. Mi¬
nori la Chiesa curata di S. Silvestro di Loro cum omnibus
iuribus, et pertinentjis suis spiritualibus et temporalibus, ut
ibi morarentur, et locum suum fundarent. L’anno 1378 : anno
1- del Pontificato di Urbano VI essendo stato donato loro lo
spedale di S. Giorgio, e con autorità ordinaria incorporato al
loro Convento, la Chiesa cambiò il titolo di S. Silvestro con
quello di S. Giorgio.
F. Lodovico da Fermo Vescovo Casturicense consecrò la
Medesima Chiesa a onore di S. Francesco, e l’arrichì di molte
indulgenze il di 1. di Maggio 1372.
Altre indulgenze in congiuntum di questa consagrazione
furono dispensate da
F. Marco Vescovo di Camerino
F. Pietro Vescovo di Osimo
F. Giovanni Vescovo di Ancona. Di tutte le quali con¬
servasi in quel nostro archivio i documenti originali senza
sigilli.
Nel Pontificato di Gregorio XI questo Convento avea i
sondaci, e nel secondo nostro secolo possedeva molti beni(l).
UOMINI ILLUSTRI
, F. Antonio Maestro in S. T. che fu Vicario Generale
e U Ordine in Italia l’anno 1434.
F. Pietrantonio Rossi Maestro in S. T. Provinciale della
«farca l’anno 1737.
F. Pio Migli Maestro in S. T. di raro talento, che ha
(1) Dall’aggiunta, il seguito dal testo.
486
PICENUM SERAPHICUM
pubblicato un opuscolo dell’Imm acolata Concezione di M. Y.
Ha pronta per le stampe la Vita della B. Angela da Foligno.
In Loro si tenne Capitolo nel 1536, nel 1547, nel 1576.
§ VII. — PENNA S. GIOVANNI
Il P. Maestro Ilario Altobelli scrive nella storia distesa
a mano essere questo luogo dei primi tempi dell’Ordine. La
fondazione antica era fuori del Paese, dove i Frati hanno
una Chiesa sotto l’invocazione di S. Maria delle Grazie, ove
sono i beni stabili del Convento ed un Pozzo antico. Ivi fu
sepolto il B. Giovanni della Penna, rammentato nelle Crona¬
che, e trasferito nel luogo nuovo, posto in una bella cassa di
marmo sopra l’altare di S. Giovanni con quest’epigrafe: Cor¬
pus B. Ioannis de Penna hic conditum est. Il luogo presente
dentro la terra è del 1467. Su la facciata della Chiesa si
legge _ Papa Paulo In nomine Domini Anno Domini.... fo¬
cus iste fere.... factus est his viventibus Fratribus Magistro
Sancte Bonacordis, Magistro Catarino, F. Alexandro, Fratre
Francisco, Frate Iacobo, et F. Angelo et architectus nomen
Mag. Salinus Lombardus.
De Magistro Catarino narravit Mag. er Hieronimus ra-
brianensis, quod Mag. er Catarinus fuerit Episcopus Camerini,
et quod habetur Fabriani.
Mag. ter Franciscus Rufus opinantur aliqui quod meli
Pvovincisilis
Mag. er Trebatius Mariotus nostro sevo literis et virtutibus
insignis. Fuit Bac. Conventus Patavij, Regens Cremonse e
alibi, Concionator prseclarus et honoratus per plures annos i
Taurino apud Serenissimum Ducem Sabaudi®, cui in mun _
Concionatoris servivit. Obijt Assisij cum opinione sancti a '
D. nus Marcellus Rufus reliquit tórcentum et qumquagin
coronatos prò expiationibus, et sacris faciendis in altari
desi® Yeteris.
Hucusque Altobellus
Testamentum laudati Marcelli autographum custoditur
ibidem, et publicatum fuit an. 1593 per P. Petrum Sebaste
PICENUM SERAPHICUM
487
An. 1486 D. Grisalda uxor D. Christophori Cicchi de
Penna h®redem constituit universalem ommium suorum bo-
norum Ecclesiam S. Mari® Gratiarum, de qua supra. (1)
Il Pontefice Niccolò IV concedè Indulgenza alla nostra
Chiesa di Penna S. Gio. per le Feste di M. V. San Francesco
e S. Croce.
Alia Penna si celebrò Capitolo Provinciale Panno 1579.
UOMINI ILLUSTRI
B. Giovanni. Nacque questi alla Penna, e giovanetto vide
un dì altro bel garzone, da cui fu cortesemente ammonito a
portarsi alla Chiesa di S. Stefano a udire il Predicatore, a
imprimere altamente nel cuore, ed eseguire fedelmente gl’in¬
segnamenti. Tu, soggiunse il garzone, farai un lungo viaggio
dopo il quale fortunatamente poggiarai al Paradiso. Semplice
e innocente qual era Giovanni ricevè a buon grado l’aviso.
Era il Predicatore il B. Filippo compagno del nostro Santo
Fondatore da lui spedito l’anno 1215 a evangelizzare per la
Marca Anconitana, in cui assai più del umana eloquenza cam¬
peggiavano le cristiane virtù e l’unzione dello Spirito Santo
e d inculcava a quei popoli a far penitenza. Nell’udirlo Gio-
v anni si sentì ispirato ad imitarlo, e finito il sermone gli si
presentò chiedendogli d’esser ascritto all’Ordine Minoritico.
Filippo osservò l’indole la semplicità il candore del postulante,
e( ì esaminata la vocazione spedillo a Recanati, dove i nostri
Fadri celebravano Capitolo.
Imaginò Giovanni esser questo il lungo viaggio, dopo il
quale gli avesse a toccare a spiccare un volo al Paradiso ;
°guun sei pensi quanto lo facesse presto e volentieri.
Ammesso con unanime consenso dei Padri fu vestito
.Fa tonaca Francescana, e professò a suo tempo l’abbrac-
c iato istituto. L’anno seguente 1216 il Padre S. Francesco
chiamò i suoi Frati a S. Maria degli Angeli in Assisi a ce¬
drare il primo Capitolo Generale. Vi si portò con gli altri
\ Mostro Giovanni, cui nel ripartimento dei Frati per le Mis-
Sl °ui toccò la Provenza in compagnia del B. Giovanni Bo-
(L Dalla appendice, il seguito dal testo.
488
PICENUM SERAPHICUM
nelli (?) da Firenze Provinciale, del B. Monaldo Fiorentino,
del B. Cristoforo Romagnolo, e di altri trenta Frati. Se nel
primo viaggio pres’errore Giovanni, questo come che lungo
imaginò esser quello onninamente, che dovesse por fine al
Paradiso. Allegro e contento egli vi s’incamminò, e per il
corso di venticinque anni viaggiò per le contrade Provenzale:
fu si copiosa la benedizione del Signore sopra le fatiche dei
zelanti Missionari che non bastavano i Frati a occupare tutte
le case offerte in quella Povincia dalla pietà dei Fedeli. Pieno
di malinconia il cuore dal vedere allongato il suo corso mor¬
tale si pose un dì a sedere sotto un albero e qual’altro Elia
a dimandare a Dio la promessa e tanto da lui sospirata li¬
bertà dal mortai suo esilio. Mentre sospiroso ripeteva la pre¬
ghiera udì una voce, che gl’intimò levati su, che tuttavia ti
resta un gran viaggio , ed egli, sarò almen sicuro di salvarmi ?
e la voce, confida in Dio e ti salverai... Soggiunse:... A que¬
sto punto nel ms. e interrotta la narrazione, mancando nel
fascicolo almeno una pagina per terminare la biografia del
B. Giovanni. Le memorie dei vari altri conventi della Custo¬
dia di Fermo sono un po’ disordinate nel ms. e formano le
così dette aggiunte o appendici più volte ricordate. A queste
in seguito, mancando il testo ordinato, dovrò attenermi. Ora
volendo compiere, almeno in succinto, il racconto della vita
del B. Giovanni, mi servirò dell’Aureola Serafica (Quaracchi
1900, v. IV. p. 16-13).
« Rientrato in Provincia (il B. Giovanni) fu fatto Guar¬
diano in parecchi conventi, e nell’esercizio di tale ufficio mo¬
strò gran prudenza e carità senza limiti. Iddio lo favorì del
dono dei miracoli e gli rivelò i segreti dell’avvenire. La sua
vita scorreva nel raccoglimento, nel silenzio e nella preghiera,
e la notte dopo Mattutino, rimaneva applicato alla contem¬
plazione sino al giorno. Era occupato in questo santo eserci¬
zio, quando gli apparve un angelo e gli annunziò che fina¬
mente la sua carriera s’avvicinava al termine, e che per finn®
di purificarsi, Iddio gli dava la scelta tra un giorno di p ul '
gatorio e sette di sofferenze in questo mondo.
Il Beato non esitò di scegliere le pene di questa vita;
tosto si sentì assalire da violenta febbre, colla quale parvero
piombare sul suo corpo tutti i dolori e tutte le torture. .
A questi inesprimibili tormenti vennero ad aggiung er3
PICENUM SERAPHICUM
489
pene di spirito e tentazioni di disperazione che lo fecero sof¬
frire anche più crudelmente.
Dopo i sette giorni d’espiazione, il Signore si degnò
d’apparirgli circondato di splendore, gli addolcì le sofferenze,
gli ricolmò l’anima d’allegrezza, gli annunziò che era al ter¬
mine della lunga carriera che gli era stata altre volte pre¬
detta, e lo invitò alle delizie deH’eternità. Un raggio di gioia
illuminò il viso del malato, e l’anima di lui volò al cielo. Era
circa l’anno 1271.
La sua tomba si conserva a Penna, sua patria, e Pio VII
ha approvato il culto che gli era reso da tempo immemora¬
bile. »
§ Vili. — FALERONE (1)
Il Monastero di S. Francesco dell’Ord." 6 de’ Minori Con. 11
situato nella Terra di Falerone diocesi di Fermo nella Piazza
a PP°ggiato alle Muraglie di essa Terra, talmente che sta in
Isola, fu fondato et eretto dalla Università l’anno e tempo
h si puoi ritrovarlo; chè Falerone nel 1520 fu preso da sol¬
dati del Sig. r Giovanni de Medici, e saccheggiato p. ord. n ’ di
Monsig. re Nicolò Bonafede da S. Giusto a quel tempo Vicele¬
gato della Marca, si ritrova solo che nel tempo che viveva
d Serafico P. rc S. Francesco fu di q. sta Patria il Beato Pelle¬
grino della Famiglia de Nobili da Falerone, q. st0 essendo nello
studio di Bologna havendovi sentito predicare il P. re S. Fran.°°,
lasciò il secolo, si fece Frate Minore, e fù di molta perfet-
t'one e santità.
Fiorì anco il Beato Giacomo da Falerone, il q. 1 ’ fu M. ro
fi e l Beato Fra Giovanni da Fermo, morì in Mogliano. Onde
Possiamo credere, che q. sti Beati pigliassero q. st0 luogo nel 1206
alli 28 di Ottobre. E nel 1212 prese la Religione il Nome di
Conventuale che è Nome Apostolico imposto da Innocenzo 4 e
^ Bolla d’Innocenzo è nell’Archivio de SS. Apostoli in Roma.
^°ri S. Frati. 00 nel 1226 et in vita sua fiorirono li soprad. 41
e ati da Falerone q. 11 crediamo, che pigliassero q. s ‘° Luogo.
Ba Chiesa di detto Luogo fu consecrata nel 1302 alli 7
Scr i tl) Da un foglio staccato in quattro pagine, intitolato Memoria e
1 "0, come si scorge, in una lingua un po’ antiquata.
490
PICENUM SERAPHICUM
d’Agosto dalli RE.." 1 SS. ri Vescovi Mons. Tomaso Vescovo di
Genova e da Monsig. Bon Giovanni Vescovo, e Principe di
Fermo al tempo d’Innocenzo 6., e q. st0 si cava dalle Istorie
e Conformità della Serafica Relig. ne nel Convento di Macerata.
La Torre di essa Chiesa fu fabricata nel 1440 nel tempo
di Eugenio 4. come appare per un epitaffio di marmo posto
nella med. a Torre.
Il Con.‘° contiene di struttura novanta Canne, che fanno
dieci stara, e sei Canne di circuito compresavi la Chiesa.
La Chiesa contiene di struttura et altezza di muraglia
sei mila e settecento Piedi. Piedi 6000 — 700.
Il Pavimento di essa Chiesa con il Coro, e le due Cap¬
pelle, che vi sono è di struttura cento venti nove piedi — 129.
La Torre di essa Chiesa è di altezza di cento piedi — 100
e di Larghezza otto piedi — 8.
Nella Medema Chiesa vi sono due Sagrestie, una piccola
vicino al Coro contigua e l’altra poco più grande contigua
all’Altare della Pietà.
La piccola è di struttura sei piedi di Lunghezza, e cin¬
que di Larghezza, l’altra otto piedi di Larghezza e sedici piedi
di Lunghezza. La Chiesa è Titolare S. Fortunato Vescovo di
Todi, et è aggregata alla Chiesa di S. Giovanni laterano in
Roma nel 1526 al tempo di Clemente 7. nel terzo Anno dei
suo Pontificato, si come apparisce per un Breve conservato in
questo Con. to (1) j
In de. tt0 Con.‘° sono dei dormitorij, cioè Alto e Basso, au
alto vi sono sedici Cantiniere, una delle q. h serve per il Deposito,
et un altra p. la Libreria del Con. 10 , e le altre p. li Frati ci
vi abitano, e p. Frati passeggieri. •
Al Basso vi è il Cortile à volta con la Cisterna, e
(1) Nel ms. Gambal. vi è copia di questa Breve del 1 Giugno
che comincia : Curri alias retroactìs, trascritto in un foglio fuori tes
indirizzato con lettera accompagnatoria del P. Angelo de Angelis
luglio del 62 al M. R. P. Bacc. Giambatt. Bartoli M. C. al 1 bb T Agra-
stoli Roma: Vi è pure un’altra copia di un Breve del Capitolo
nense del 10 luglio 1691, Universis Xti fìdelibus col quale conferma ^
le indulgenze e privilegi ecc. concesse e da concedersi alla Basine pa r-
teranense da applicarsi alla Chiesa di S. Fortunato di Falerone, aw
tenente (si è detto erroneamente come apparisce da. una nota) F> tuJ Ji
1 ertii Ordinis S. Franasti , mentre dovrebbe dire ai Minori Gonv
come consta anche dal Breve del 1526.
PICENUM SEBAPHICUM
491
sono sei Cammere, dove abbitano Frati stanzianti ed anco
p. il passaggio de Superiori, vi è la Cantina a volta, sopra
la Cantina il Magazzeno doppio, cioè p. Grano, e p... o legumi
con una Conserva annessa da tenere olio e Carne salata. Il
Refettorio con la dispensa, e la cucina con il Cucinotto, la
Legnaia con le Canali, e Caldara da cocere il mosto ; due
orti e doi stalle, tre Case, che stanno dentro la Terra, e doi
Botteghe, che rare volte si appegionano.
Case nelle Possessioni in Campagnia sono undici, ed in
r l. tte Case vi sono due Palombare ed una Chiesa detta S. Maria
degl’Angeli, e q. sta Chiesa è di struttura trentotto piedi lunga,
diciadotto (sic) piedi larga, e altri diciadotto di altezza.
Item possiede una Chiesola dentro la Terra chiamata
S. Carlo q. le e di struttura dodoci piedi lunga, e otto piedi
larga, e dieci piedi alta.
v Adì 21 Agosto (1) MCCLXXXII il Nob. Sig. Rainaldo,
e Sig'. Giberto D. nl Corradi da Falerone volendo dividere i
loro beni si compromettono in Fra Corrado Frate Minore
loro Fratello etc. Actum in Castro Phaleroni in Ecclesia vel
Oratorio FF. Minorum etc. Mag. Fr. Ballus de Mediolano Vicario
0- e in spirituale della Marca d’Ancona con suo documento
Sanctorum meritis et. Datum apud Montem ulmi secundo Ca-
lendas Maij anno MCCLXXXVII Sede vacante concede in¬
dulgenza alla Chiesa di S. Maria di Falerone dei FF. Minori
°gui prima Domenica del mese.
Matteo Rondani da Piacenza Archidiacono e Canonico
Fermo Giusperito e Vicario di Buongiovanni Vescovo e
rincipe di Fermo concede Indulgenza per molte solennità
eli anno alla Chiesa del B. Fortunato dei Frati Minori di
* alerone.
Dat. Firmi XXVII Junij MCCCLXII.
EPIGRAFI
a Consecrata fuit haec Ecclesia anno MCCCLII die septima
Ugusti Innocentio VI summo Pontifico, a Thoma Episcopo
a nnensi, et Bonivanne Episcopo, et Principe Firmano.
(1) Il
seguito del testo.
492
PICENUM SERAPHICUM
An no MCCLXXXV F. Simon Custos Custodisse Firmane
virtute privilegi] Martini Papse IV elegit Sindicos prò Con¬
vento Faleroni et speciatim in causa quam habetvel habere
sperat contra Ianietum Brunachoni.
Anno MCCLXXXVIII die XX Aprilis F. Henricus Cu¬
stos Custodiae Firmarne legit Sindicos prò Convento Phaleroni.
Anno MCCCXC Iacomellus Magf Pauli de Phalerono
donat prò dote altaris S. Marise et prò sustentatione FF. unum
campum unam vineam, et unum canetum cum onere cele-
brandi quotidie Divina ad dictum altare. Actum in Castro
Phaleroni in Trasanna loci S. Francisci de dicto Castro.
{Continua) P. Gregorio Giovanardi
-Afe—’ìfe—■3fe—’ìfe—?fe—Afe—^fe—sfe—^fe—
I NOSTRI SANTI (1)
Martirologio Piceno
4. — Venerabile Angelo Antonio Sandreani
« Arceviae in Piceno, Venerabilis Angeli Antonii pam
dreani Ordinis Minorum Conventualium, qui vitae austerità^
et animarum zelo conspicuus, et a Deo praeclarissimis doni 9
insignitus, magna sanctitatis fama vitae cursum complevit. » jJ
Il Venerabile Sandreani sortì i natali in Arcevia il ^
marzo 1675 e morì nel convento di S. Floriano in Iesi il "
ottobre 1752. Alla sola distanza di un secolo dalla suam° r ®
preziosa furono dalla sacra Congregazione dei Riti approva
le virtù in grado eroico. Il racconto storico delle sue g eS
fu desunto da tre processi di beatificazione e canonizza 010
(1) Continuazione, vedi fascicolo n. 3, p. 391-401. ,oj.
(2) E’ la biografia inserita nel Compendio del Martirologio, P~Lg
cato a Venezia nel 1879 dal P. Giuseppe Maria da Suapio, p. 180, 29 otto
PICENUM SERAPHICUM
493
costruiti nelle diocesi di Sinigallia, Ancona e Iesi. Il R.mo
P. Maestro Francesco Lombardi scrisse la Vita del Sandreani
ed il Postulatore delle Cause dei Santi per i Minori Conven¬
tuali, Mons. Antonio Arcivescovo titolare d’Iconio, la pub¬
blicò nel 1853. (1) Trattandosi di un Venerabile morto nella
seconda metà del secolo XVIII, ed avendo come base storica
per la sua vita eroica i processi presso la sacra Congregazione
dei Riti, crediamo non insistere più oltre per dire che la pre¬
sente inserzione biografica nel Compendio del nostro Marti¬
rologio è più che giustificata criticamente.
5. — B. Angelo Clareno
« Neapoli in Campania, Beati Ioannis-Angeli, de Cin-
gulo, Confessoris; qui scientia, et pietate multos ad poeniten-
tiam convertit, et zelo purioris observationis Regulae suae
ductus, Clarenae Refformationi initium dedit ; in qua sancti-
tate illustris decessit e vita. » (2)
Di questo Beato il Picenum Seraphicum si è occupato sin
dal primo fascicolo e continuerà ancora ad occuparsene diffu¬
samente. Non è qui il caso di riepigolare quanto di lui è
stato detto e quanto saremo per dire in seguito. Scopo del
presente studio è solo la difesa del Martirologio circa l’anti-
°bità dei documenti che gli servono di base, non già la di¬
scussione storico-critica delle sue numerosissime biografie o il
0ro ampiamente descrittivo: ciò sarà fatto quando dei nostri
piceni avremo adunato tutto il materiale possibile e potremo
incominciare, seguendo l’ordine alfabetico, una più robusta e
completa orditura da servire agli studiosi come base indubbia
P er tessere la nuova tela storica di tutti quei grandi che
nanno preceduto l’età moderna. Allora sarà facile ad ognuno
Se rvirsi di questa vasta preparazione e presentare con indi¬
scutibile sicurezza, anche al pubblico più scettico e più indif-
erente, l’intera gloria della nostra Marca fracescana.
S T) Vita del Venerabile Servo di Dio P. Maestro Angelo Antonio
reani, Religioso Professo dei Minori Conventuali di S. Francesco,
eveniente narrata dal P. M. Francesco Lombardi ex Provinciale del
V e simo Ordine, Presidente e Parroco di Anzio. — Roma, coi tipi di
(9 6 Lorenzo Aureli, 1853.
Martyrologium Franciscanum, ediz. cit., p. 182, 26 aprile.
494
PICENUM SEBAPHICUM
Il P. Arturo da Monasterio parla della santità del Cla-
reno, poggiandone la biografia sulla testimonianza di diversi
storici (1) : i più antichi sono F agostiniano Sirnone Fidati da
Cascia ed il nostro Bartolomeo da Pisa. Il Fidati ebbe lo
stesso Clareno a maestro in sacra teologia, perciò lo conobbe
assai bene ed ebbe agio di ammirarne la soda dottrina ed
apprezzarne le virtù eminenti. Dalla Marciana di Venezia,
codice latino III-107, il P. Livario Oliger pubblicò il funebre
annunzio della morte del Clareno, scritto dal Fidati ed in¬
viato a fra Giovanni da Salerno. Lo riproduciamo testual¬
mente :
« Nisi quia origo lucis manet immortalis et simpla, et
« vena doctrine invariabilis et divine siccitatem ignorat ; et
« nisi fons eternus invisibiliter derivaretur in flnmina et in
« secretissimos se rivulos partiretur ad irrigandum arrentia
« corda et universam animam sitientem, tanto ploratu dignos
« iudicarem ac vellem esse scientes, quousque oculi et cere-
« brum in lacrimas solverentur, ut non cessaretur a fletu
« priusquam, si qua sunt in corpore, humida siccaretur. Nani
« extinctum est hominum singulare lumen, sed origo manet
« in Patre. Siccata est precipua vena doctrine, sed manet in
« Filio viva. Obturatus est in homine fons, sed Spiritus San-
« ctus intelligibiliter semper manet. Et si nichil ammisisse
« ceteri credant, mellis thesauros atque butyri penitus n° n
« viderunt, nec gustaverunt Dei celeste donum in homin®
« supernaturaliter revelatum. Et inexpertes facti hominis su-
« per intellectum hominis elevati, quod non noverant, pera 1 '
« disse non putant. Ego autem, qui novi, vidi, experimento
« probavi, audito transitu eius, non habui ulterius gaudi® 1
« super terram, et consternatus mente, habito in caverna tri'
« stitie, ac velut privatus lumine solis incedo palpatim- &
« euchari lingua sopita ut surdus audio munimina ceteroru®-
« Et sapientes insipientes, doctos ignaros, scientes sciol° S!
« spirituales carnales, pudicos impudicos, regulares sine l e S e '
« doctores sine vita, homines bestiales, illuminatos cecos ext®
(1) Non teniamo conto delle inesattezze che si riscontrano nel ^
tirologio circa il luogo ed il tempo della morte del Clareno. Già
piamo che egli mori nell’alpestre solitudine di S. Maria d’Aspidi 01
cesi di Marsico nella Basilicata, il 15 giugno del 1387. Cfr. p,r£
Seraphicum, fase. 1. p. 22.
PICENUM SEBAPHICUM
495
« quos novi homines super terram si comparatione utar ad homi-
« nem, ymmo ad angelum, qui decessit. Et vere Angelus nomine,
« sed verior re, qui illorum vitam, quantum est possibile, imita-
« batur in omnibus super terram. Heu michi, quot qualiaque
« fulta ratione lamenta occurrunt. Nam orbatus patre, me
« cognosco pupillum, nec sub actoribus aut tutoribus dereli-
« ctum. Lactens puer mamillam perdidit, quam suggebat, ut
« exalet animam suam in sinu noverce sensualitatis. Fracto-
« rem panis perdidit parvulus,' ut affectus fame intereat. Si-
« tienti aqua defecit, baculus claudo, ceco dux, erranti via,
« naviganti proreta, bellanti arma, infirmo medicus, doctoi
« discipulo, edentulo alumpnus. Nam in ispo post Deum ia-
* ctaveram totius mee fiducie fundamentum, et suis directio-
« nibus navigabam, sperans per ipsum portum quietis actin-
« gere. Nunc autem perdidi prorie anime scapham. Et rectus
« ab ipso regebam alius, et dirigebam ab ipso directus. Sub
* eius obbedientia prelatis parebam, et in cantate subiectis
« securius consulebam, predicabam catheticatus ab ipso, et
« sua securitate populos arguere non verebar. Quid plura ?
« Erant michi omnia bona pariter cum ilio. Quo mortuo,
« cunota in contrarium renovantur. Pono finem verbis. Nam
* Plura dictat leti materia, quia vere currus Jsraelis populi
s Piritualis et auriga eius recessit in superioribus collocatus.
* Sed quia aliquarum epistolarum et dictorum eius est me-
* moria super terram, quas ut potui, studui aggregare, tam
1 aliis, quam michi directas, nolens ut eius memoria totali-
* ^ er de seculo deperiret, tue benignitati transmicto quatenus
* ° Um tibi vacaverit, non alio occupatus, paulatim scribas
<( bona littera in carta edina aut pecorina, volumen bonum et
« honorificum faciendo, cum intendam, si qua de ipso inve-
x< nire poterò ac procurare, sempiterne mandare memorie. » (1)
BARTOLOMEO PISANO: « [Custodia Anconitana] habet
* 0cum de CINGULO, de quo fuit ille praedicator insignis fra-
* er Angelus (2), sanctitate et paupertate praeclarus ; qui
q 110 B) fbr. Expositio Regulae Fratr. Min. auctore Fr. Angelo Clareno :
tracchi, tip. S. Bonaventura. 1912, p. XXX-XXXI.
dei • Pisano chiama il Clareno anche Gentile da Cingoli. L’identità
•* et B artlc °lari prova essere il medesimo : « Frater Gentilis de Cingulo
81 caruit magisterio, transferendo de graeco in latinum Ioannem
496
PICENUM SEEAPHICUM
« divinitus linguam graecam accepit et grammaticam grae-
« cam et Ioannem Climacum de graeco transtulit in latinum,
« dialogum beati Macarii pulcherrimum et quendam librum
« devotissimum beati Ioannis Chrysostomi ; qui talis fuerit,
« eorundem librorum stilus profundus evidenter declarat. Hic
« in praedicatione et aliis fuit magister fratris Simonis de
« Cascia ordinis Eremitarum, praedicatoris famosi, prout in
« quadam epistola lugubri de morte ( 1 ) dicti fratris Angeli
« asserit ipse frater Simon. » (2)
Tattandosi di un Beato sulla cui vita eroica sono molte
le discussioni, forti i dubbi, tenaci i preconcetti, procuriamo
di meglio consolidare la base sulla quale si è poggiato l’Ar¬
turo per inserirlo nel Martirologio Francescano. Secondo il
nostro modo di vedere, i due documenti citati hanno un grande
valore, sebbene il Fidati possa sembrare un testimonio alquanto
esagerato, per il grande affetto verso il suo proprio maestro,
ed il Pisano disti dalla morte del Clareno circa mezzo secolo.
Esaminiamo altri scrittori. L’Arturo fa un salto troppo im¬
pressionante : egli, dai due documenti del secolo XIY, passa
senz’altro agli storici dei secoli XVI-XYII, cioè dal Pisano
a Marco da Lisbona, continuando poi con il Tossignano, il
Gonzaga, Waddingo ec. Sorge, pertanto, una spontanea do¬
manda : tra il Pisano (1390) e Marco da Lisbona (1550) non
vi è stato altro scrittore che abbia parlato delle virtù del
Clareno ? Per il momento e per la difesa del nostro Martiro¬
logio basterà riferire la biografia tracciata da altri due croni¬
sti non citati dall’Arturo, cioè il B. Bernardino d’Aquila e
fra Mariano da Firenze : così l’impressionante lacuna di oltre
un secolo e mezzo, lasciataci dal Martirologio, sarà ridotta a
soli novant’anni.
1. — CRONACA DEL B. BERNARDINO D’AQUILA
(1480): « Fuit insuper quidam notabilis et sanctae vitae vir , n °'
« mine frater Angelus de Clareno, fervens utique et suae regul aa
« Climacum, dialogum Macarii et quendam librum Ioannis ChrysostofljV
« apud doctos [et] Christi amicos in memoriale erit perenne. » Cfr*
« Analecta Franciscana ». t. IV, p. 340. — Circa la patria del Cla re
vedi Picenum Seraphicum, fase. 1., p. 24.
(1) E’ il documento del Fidati riportato più sopra.
(2) In « Analecta Franciscana », t. IV, p. 513.
PICENUM SERAPHICUM
497
« cupidus observator, qui etiam magno desiderio desideravi
« ut a communi fratrum tumultu semotus cum aliquibus fra-
« tribus regulam suarn secundum voluntatem patris nostri
« beati Francisci et factam professionem servare posset. Sed
« magna persecutio contra ipsum et suos mota fuit, et, quod
« desiderabat, obtinere non potuit, imo tribulatus multiplici-
« ter fuit. Iste bonus homo de Italia pulsus perrexit in Grae-
« ciam. Et cum esset nocte Nativitatis Domini in quadam ec-
« desia, in qua lingua graeca dicebatur officium divinum, in
« se gratiam sentiens et genuflectens coram praelato dixit:
« Iube domne benedicere. » Praelatus, qui jam suam sanctita-
« tem cognoverat, benedixit eum ; ille vero ad librum acce-
« dens lectionem in lingua graeca perlegit, ac si graecus na-
« tus esset et in lingua illa diutius eruditus extitisset. Et ex
« tunc in posterum, graecae linguae notitiam habuit, ita ut
« nonnullos libros de graeco in latinum transtulerit. Inter
« ahos vero libros, secundum quod rnihi relatum fuit, nota-
« bile volumen transtulit et maximae utilitatis, quod nos
« Ioannem Climacum vocamus a Climas, quod est scala, quae
« ad similitudinem scalae triginta gradus habet. Iste liber in
* nostra familia magnae reputationis habetur ; docet enim
* spiritualem vitam, docet tentationes daemonum et vitia,ut
« vitentur, et virtutes, ut sequi valeamus, miro modo demo-
Stra h ut clarius viderunt, qui ipsius notiam habent. » ( 1 )
p TA 7 - COMPENDIO DELLE CRONACHE DI FR. MA-
« " f j "DA FIRENZE1(1523): « Angelus de Cingulo, sanctitate
« n *f°P a } l P er toti s h™ temporibus clarebat, qui divinitus in
°te Nativitatis linguam et gramaticam grecam accepit,
vantia * Tp r Bernardini Aquilani Chronica fratrum minorum obser-
°. ir * C0( lice autographo primum edidit fr. Leonardus Lemmens
Co ^tinu a onia © ? typis Sallustianis MCMII : p. 4. — Il B. Bernardino^
Hiedesimo 9 ^^^^ 3 " 6 ^^ areno ? delle sue persecuzioni e dei pericoli dal
si ^stre B ^ atamei l te attraversati: la sua figura era coperta ancora da
di gustarl • 16 qUali > pur lasc ! iando intravedere la santità, impedivano
^iRiazio 9 ^ 1U SU ° : ^ cronista, però, non ritratta la bellissima
titae vir , ne c °n la quale aveva chiamato il Clareno « notabilis et sanctae
‘ ' * e S ll jesta pago di sorvolare su tutto il resto, concludendo
cit..
Lente
P. 6.
*° 1915 - Fascicolo IV.
Verilatem tamen novit ille y qui nihil ignorai » Cftv
32
498
PICENUM SERA PHICUM
« ex quo de greco in latinum dialogum Beati Macharii et
« librutn Sancti Iohannis Climaci traduxit. » (1)
Colmata in parte la lacuna lasciata dal P. Arturo da
Mon asterio, non sarà inutile riportare ciò che dicono, circa
la santità del Clareno, i primi tre autori citati nel Martiro¬
logio, cioè Marco da Lisbona, il Tossignano e Francesco Gon¬
zaga appartenenti alla seconda metà del secolo XVI.
1. —MARCO DA LISBONA (1550): « Di questo Vene-
« rando Padre (sic) si dice, che imparò la lingua Greca senza
« Maestro humano ; dalla quale tradusse in Latino Giovanni
« Climaco, et altre opere; e poi da questa mortale alla Ce-
« leste, et eterna se ne passò, lasciando di sè fama di Beato. » (2)
2. — PIETRO RODOLFO TOSSINIANO (1586): Eo
in loco [Cinguli] sancte vixit Beatus Clarenus, sanctitate prae-
cipuus etc. (8)
3. — VEN. FRANCESCO GONZAGA ( 1587 ): « Horum
« Antesignanus [dei Clareni] fuit doctissimus quidam pater, ac
« frater Angelus de Cingulo, quod Anconitanae Marchiae op-
« pidum est ; cuius in sacris concionibus facundia, atque do-
« etri na, nec non et linguae Graecae peritia illis temporibus
« mirabilis fuit. Nam et Ioannis Climachi piissimum opus
< et Macharij dialogum, et libellum quendam divi Ioannis Cnn-
« sostomi polito, elegantissimoque stylo, ex Graeco in Latinum
« transtulit et plurimos a vieijs ad virtutes conversos 9U ‘
« concionibus, atque adhortationibus Christo Servatori p e P
« rit. Is ergo cum suae Regulae, quam et fedelissime, acuti^
« simeque exposuit, zelantissimus esset, sub Adulpho Germ
« norum Imperatore, circa annum Domini 1294 a P r . a .
« si nnm o Pontefice Coelestino V cui etiam familiarisi®^
« fuit, diploma, quo sibi vitam eremiticam, qua ex eiusde
« summi Pontifichi auctoritate solus aliquandiu gavisus lue
« cum sibi adheraere volentibus ducere, fratres recip 6
(1) Ofr. Archiv. Frane. Hist: an. II, p. 469-70. ca p.
(2) Ofr. Traduzione , ediz. di Napoli 1680, parte II, lib. VU,
TTXTTT , p. 399. — Al cap. XVIII, p. 285, colloca il Olareno tra
Frati di gran perfettione, et osseruatorì della pouertà.
(3) Hist. Seraph. Relig., Venezia 1586, lib. II, p. 256 v.
PICENUM SERAPHICTJM
499
« atque aliaquae loca solitudinibus erigere liceret, donec tan-
« dem negocijs prò voto succedentibus, tranquilliori vita frui
« posset impetravi, atque in Montem clarum, a quo tum
« ipse, tum eius sequaces Clareni sunt appellati, pedem ibi
« cum suis fixurus primo concessiti. Pater frater Angelus a
« Cingulo in quodam Neapoletani regni monasterio sarcina
« carnis solutus migravit ad Dominum. » (1)
Non crediamo necessario proseguire l’esame sugli scrit¬
tori del secolo XVII per concludere che P Arturo ha poggiata
la presente biografia su validi fondamenti, giustificando in
gran parte quel titolo per cui il Clareno meritava essere in¬
serito nel nostro Martirologio.
6. — B. Angelo da Mercatello Metaurense (2)
« In Picoeno, Beati Angeli a Typherno Metaurensi, Con-
lessoris ; humilitate atque puritate conspicui. = Ex familia
voservantium ad Capucinos migravit , ann. 1528 ubi virtutibus
Cam irandis eluxit » (3)
L’Arturo cita il tomo primo degli Annali dei PP. Cap¬
puccini, scritto dal P. Zaccaria Boverio, ed un ms. esistente
^lla Provincia delle Marche. Dalla morte di questo Beato
Uò69) alla pubblicazione del detto volume (1612) abbiamola
°la distanza di quarantatrè anni ; il documento, quindi, può
lrsi senz’altro di prim’ordine. Il continuatore degli Arm ali
y 6n De Origone Seraphicae Relig., Roma 1587, part. I, p. 4-5. — Il
con» b0nzaga ’ non parlando direttamente del Olareno, ma solo della
le J^ azione °be da lui riconosce l’origine, fa poca testimonianza circa
bssirn U 6 san thà del nostro Beato: ad ogni modo vi sono delle bel-
conv . es P ressioni nbe potrebbero servire in proposito. Per esempio : le
^ Q f 61 ; si0 ni dal Clareno ottenute con la predicazione ; le anime ritornate
della lStc ..P er . le sue esortazioni; zelantissimo della sua Regola; amante
esnM'w? 0 budino e la frase « migravit ad Dominum », la quale veramente
** ana morte santa.
Paese k an tico Tifemo Metaurense è precisamente l’odierno Mercatelllo,
di Pesaro ° ^ on ^ ano ^ a Angelo in Vado, diocesi di Urbania, provincia
Nel ^ Martirologio del P. Arturo, ediz. cit., p. 128, 22 marzo. —
errata 0 ' del Bicenum Seraphicum, p. 103, la data 29 marzo è
500
PICENUM SERAPHICUM
del P. Waddingo (1) riassume e commenta la narrazione del
Boverio in questi termini precisi :
« In provincia Marchiae Angelus de Tipherno Metau-
« rensi ex minoribus Observantibus Capuccinus, et, ut phrasi
« Boveriana utar, in navicula reformationis inter vortices un-
« darumque procellas stabilis alios metu perculsos verbis et
« exemplis ad perseverantiam hortatus, micuit radiis aurea-
« rum virtutum aureo ilio saeculo, quo nova reformatio co-
« ruscabat plurium perfectionum splendoribus. Poesi seposita
« certum est, ea mentis simplicitate Angelum fuisse donatum,
« ut nihil unquam mali in aliquo suspicaretur. Devotus sa-
« cramenti eucharistiae, teste Boverio, ab extremis ecclesiae
« foribus ad altare fulguri similis volitavit. •> (2)
L’archivista dei PP. Cappuccini nelle Marche, P. Giu¬
seppe da Fermo, così parla del B. Angelo:
« 16 Febbraio 1569. — Morea in Oriente, [muore] Frate
« Angelo da Sant’Angelo in Vado, sac. e fratello germano del
« celebre pittore Taddeo Zuccari. Fu l’undecimo di quei no-
« stri primi padri che dall’Osservanza passarono a noi. i
« fulse in ogni genere di virtù e fu più angelo che uomo.
« Talvolta, appena entrato in chiesa fu veduto levarsi in alto
« e slanciarsi quale folgore là ove trovavasi la Sacra Ostia. » A)
7. — B. Anonimo d’Ancona Martire (4)
« Anconae, Beati Anonymi, Martiris qui ob castitatis
defensionem, mortem subire haud dubitavit. = Hic licei
nis, ingenti lamen viriate refulsit. Nam cum ex obedientia a
(1) Il P. Gaetano Michelesi da Spinetoli : egli preparò il XX tom»
degli Annali, il quale fu poi pubblicato dal P. Eusebio Fermendzm,
O. uaracchi, nel 1899.
(2) Cfr. Annales Minorum , t. XX, p. 270, n. XVIII, sotto 1 anno
(3) Cfr. Necrologio dei Frati Minori Cappuccini della Provincia
cena; Ancona 1914, tip. Dorica P. Sabini, 16 febbraio. — Abbiamo
luto riportare questo brano, perchè ci dà tre notizie che altrove .
siamo stati al caso di trovare : 1. il luogo dove il Beato mori « do
in Oriente » : 2. l’anno in cui vesti l’abito religioso « 1528 », trov
indicato nella medesima biografia gli anni di religione, cioè 41 : o. ^
cognome « Zuccari ». Porse l’Archivista si è servito del ms. citai
P. Arturo da Monasterio. . 0 fai
(4) Come nel romano, così nel Martirologio francescano vi suu
PICENUM SERAPHICUM
501
eleemosynam peiendam intra Anconam urbem accessisset , quae -
dam impudicae mulieres, amore eius incredibilis pulchritudinis
captae, exarserunt in concupiscentiis suis : moxque illum ad se
evocantes, cum ille huiusce rei inscius, domum esset ingressus
prò eleemosyna capiendia , ianuas claudunt, nefariumque desi-
denum pandunt : quibus respondens se malie mori quam Deum
offendere , et castitatem labefactare, ab eis praefocatus est : il-
lius corpus nocte sequenti, detulerunt ad portam Conventus , quod
cernentes Religiosi , illud condigno honore apud se tumularunt. » (1)
Questa bellissima biografìa trova il suo vero appoggio
solamente nelle Cronache di Marco da Lisbona e la sua con-
ierma negli Annali dal P. Waddingo (2). Il fatto del marti¬
no sembra accaduto circa il 1432, mentre, come sappiamo, il
da Lisbona scriveva nel 1550: sono dunque 118 anni che
separano il fatto dalla sua narrazione. Dolentissimi di non
potere sul momento colmare questa forte lacuna, diamo il
testo del da Lisbona come trovasi nelle sue Cronache, testo
letteralmente tradotto in latino dal P. Arturo :
* ^ ella Provincia della Marca nella Città d’Ancona vn
rate giouane molto bello così d’animo come di corpo, per
* comandamento del suo Guardiano andò a chiedere elemo-
* Slne a ^ e porte, e così cercando, fu chiamato d’alcune donne
l che borano inuaghite della bellezza del Religioso ; il quale
* entra ndo dentro per riceuere l’elemosina, fu dalle donne
« k P 01 '^ a ’ e P°* discopertogli il loro peruerso amore ;
< ia n giovanetto castissimo fece loro resistenza, hauendo
t ^terminato di morire prima, che offendere Dio sposo del-
« anima sua : Finalmente il Demonio, che in quelle suentu-
« z 1 ^ onne dimoraua, diede lor ordine, e forza d’ammaz-
< nt’i C ° me fecer0 > P ei 'chè non uolle acconsentire alle sfre-
„ -j 9, e °r uoglie : fu la seguente notte portato segretamente
« chip 0 COrp ° alla P ° rta del suo Monaste ro. Onde non è da
« rLi vf re \ c ^ e l’ anima sua non fusse coronata della Corona
1 Martirio in Paradiso. » (3)
la ragfo ^ è ignorato il nome proprio. E’ assai difficile comprenderne
soiiq . )n Ile vT ec i a hnen 1 e nel caso nostro in cui i primi documenti non
(lì oc Una ® norme distanza dai fatti che narrano.
fO\ -n • Martirologio, ediz. cit., p. 512, 20 ottobre.
3ì oc nma ediz v t - V > P- 247-48, n. XXVI.
J '■"ir. trad. cit., parte terza, lib. 1, cap. LY, n. 131.
502
PICENUM SERAPHICUM
PAGINA D’GR
Una uisione ài fra Corraòo ò’Offiòa
« Frate Currado da Ofida, miràbile gelatore della evan¬
gelica povertà della regola di sancto Francesco, (fu) di sì
religiosa vita et di si grande merito apo Jdio, che Christo be-
nedecto nella vita et nella morte l’onorò di molti miracoli ; tra
quali, essendo una volta venuto al luogo d’Offida frati fore¬
stieri, il pregarono per l’arnor di Dio et della carità ch’egli
amonisse uno frate giovane, ch’era in quel luogo, il quale si
portava sì fanciullescamente et disolutamente et disordinata-
mente, che vecchi e giovani di quella famiglia turbava, et dello
uficio divino et dell’autre regolari observange niente o poco si
curava. Onde frate Currado, per compassione di quel giovane
et per priego di quegli frati, chiamò in disparte quel giovane
et in fervore di carità gli disse sì efficaci et divote parole d a-
maestramento, che colle operationi della divina gratia colui su¬
bitamente diventò di fanciulto vecchio di costumi, et sì ubidiente
e benigno et sollecito et divoto, appresso sì pacifico e servent
a ogni cosa virtuosa studioso et, come prima tutta la famig 1
era turbata per lui, così poi tutti erano contenti e consola i
forte l’amavano. _ , 0
« Adivenne, come piacque a Dio, che in pochi dì, <* v
questa sua conversione, il detto giovane morì; di che i F
molto se ne dolgono : et pochi dì dopo la sua morte \ anX
sua aparì a frate Currado, standosi egli divotamente in o
tione dinanzi a l’altare del detto convento, et salutollo divoi
mente, come padre ; et frate Currado il domanda : Chi se ^
Questi risponde: lo sono l’anima di quel giovane fra te
morì a questi dì. Et frate Currado dixe ; 0 figliuolo cariss
che è di te ? Rispose: Padre carissimo, per la gratia di
et per la vostra doctrina, ènne bene-, perocch’io non sono ^
nato, ma per li miei peccati, i quali io non ebbi tempo di V
PICENUM SERAPHICUM
503
gare suficientemente, sostengo grandissime pene di Purgatorio :
ma io prego te, Padre, che come tu per la tua pietà mi soc¬
corresti quando io era vivo, così ora ti piaccia di soccorermì
nelle mie pene, dicendo il Pater nostro per me alquante
volte ; inperò che la tua oratione è molto accettevole nel
cospetto di Dio. Allora frate Currado, consentendo benigna¬
mente a’ suoi preghi et dicendo una volta il Pater nostro con
Requiem aeternam, disse quell’anima-. 0padre Rarissimo, quanto
bene et quanto rejfrigerio sento ! ora io ti prego che ’l dichi
un’altra volta. Et frate Currado il dice ; et decto eh’egli l'ebbe,
dice l’anima : Santo padre, quando tu ori per me, tutta mi
sento aleviare : onde io n prego che tu non ristia di pregare
per me. Allora frate Currado, reggendo che quella anima era
così aiutata per le sue orationi, sì dixe per lei c. volte il Pa¬
ter nostro ; et compiuti che gli ebbe, dixe quell'anima : lo ti
nngratio, padre Rarissimo, dalla parte di Dio, della Rarità
ehe ài avuta inverso di me ; inperò che per la tua oratione io
sono liberato da tutte le pene, e romene a regno celestiale; et
detto questo, si partì quella anima. Allora frate Currado, per
grande allegreqqa, con fortò i frati et recitò loro per ordine tutta
quella visione, » (1)
(1) Dal Capitolo XLII Moretti : ediz. G. L. Passerini, Firenzel903,
kp- Carnesecchi, p. 114-115. — E’ la fedelissima traduzione degli Actus
C:a P' 50 : « Qualiter frater Corradus de Offida convertit quemdamjuvenem
a post mortem liberavit eum de purgatorio. » Cfr. Paul Sabatier, Parigi
p. 150-152. — La Cronaca dei XXIV Generali ha quasi le stesse
parole (cfr, Analecta Frane., t. Ili, p. 423-424): Bartolomeo Pisano rac¬
conta il fatto medesimo, ma è più sintetico. Ecco la sua descrizione :
* n ratei- Conradus de Offida, sanctus homo, dum quondam fratrem iuve-
* nera insolentem suis monitis convertisset ad servandam regulam pro-
mi ssam, et ille incepisset, superveniente morte, ad purgatorium du-
* ctus est ; qui divina voluntate ad fratrem Conradum reversus, indica-
* se magnis poenis subiectum ob negligentiam regulae neglectorum
ì non impletorum], et quod prò ipso Deum oraret, dicendo aliqua Pater
nos tcr-, quod frater Conradus faciens libenter, statim dictis Pater noster,
a purgatorio lideratus, ad gloriam perductus est. » Cfr. Analecta Fran¬
cano, t. IV, p . 451.
504
PICENUM SERAPHICUM
REPERTORIO BIBLIOGRAFICO
SCRITTORI FRANCESCANO-PICENI
(Sino a tutto il secolo XV111)
D^LL’OPER^ DEL P. GIACINTO SBARAGLIA MIN. CONV. (1)
Serie Seconda * Secolo XIV.
1. — Pit. Angelo Clareno. — 1. Epistola excusatoria ad papam de
falso impositis , et fratrum calurrmiis. — 2. Expositio Regvlae Ordinis Fra-
trum Minorum. — 3. Chronica septem Tribulationum Ordinis Minorum. —
4. Praeparantia Christi Jesu habitationem et mansionem ineffabilem et di-
divinanti, in nobis secundum exterioris et interioris hominis mores. — 5. Bre-
viloquium super doctrina salutis adparmdos Christi. — 6. Epistolae. — 1. Tra-
■ductio de graeco in latinum Regulae, seu Asceticarum S. Rasilii. — 8. Idem,
Scalae Paradisi Johannis Climaci. — 9. Idem, Dialogi S. Macarii Aegyptii
Di questo venerando Religioso, cui il Martirologio Francescano e cento
altri scrittori antichi danno il titolo di beato, esaltandone le virtù eroiche,
descrivendone i vari miracoli, ci stiamo occupando sul Picenum con largo
studio analitico. In un semplice e sommario repertorio bibliografico è impos¬
sibile dire di lui e de’ suoi scritti quanto oggi vuole con rigore di giustizia
la critica della storia. Lo Sbaraglia, a tempo suo, non poteva dire di più e
di meglio, illustrando le opere, ed in parte la vita, del Clareno (2); ma non
tutto ciò che ha detto basta ed è esatto per un giusto concetto della diffi¬
cile e complessa bio-bibliografìa circa il medesimo.
II catalogo degli scritti di frate Angelo lo abbiamo formato in base al
dotto studio che il P. Livario Oliger premette alla pubblicazione della Expo¬
sitio Regulae, dello stesso Clareno. (3) In quello studio sono passati in ras-
fi) Continuazione : vedi fascicolo n. 2, p. 223.
(2) Cfr. Sbaraglia, op. cit. p. 40, n. 208.
(3) « Expositio Regulae Fratrum Minorum, auctore Fr. Angelo Clareno, q uaW
nunc pritnum edidit, notisque illustrava P. Livarius Oliger 0. F. M. » Quaracch 1
1912, tip. S. Bonaventura: cap. IV. « De Fr. Angeli operibus >, pag. XXXII-L^' "
Ctr. G. Joergensbn, Vita di S. Frane, d’Assisi, Palermo 1910; Introduzione, p. Il 1 ' 113 '
PICENUM SERAPHICUM
505
segna i nove lavori di questo dotto, perfetto, santo ed instancabile francescano:
ivi l’Oliger parla dei molti codici mss., del luogo dove si trovano, delle loro
esatte indicazioni, delle loro molteplici varianti e del loro contenuto, illu¬
strando tutto con abbondante ricchezza di particolari, con utilissimi confronti
e con vero rigore di sana critica moderna. Non avendo altro di nuovo e di
meglio da aggiungere in proposito, rimandiamo il lettore al citato studio del
P. Oliger il quale risponde perfettamente a tutte le moderne esigenze in fatto
di esatta e completa bibliografia.
2. — Anonimo. — Vitani B. Joannis Firmani cognomento Alvernicolae.
Non deve far meraviglia se nell’elenco delle nostre opere si trovino delle
anonime. Molte volte gli scrittori, specialmente antichi, tacevano il proprio
nome o per sentimento di umiltà o perchè stimavauo superfluo mettere la
filma in mss. destinati solo a comune edificazione, o a semplici memorie con¬
ventuali ; ovvero perchè, troppo noti ai correligiosi in mezzo ai quali compi¬
lavano il proprio lavoro, non la credevano affatto necessaria. Moltissimi ori-
gtnali, portanti magari il nome dello scrittore, con l’andare del tempo si sono
perduti del tutto, e le copie superstite sono anonime per trascurane dei primi
f°P isti » finali hanno forse giudicato poco male ommettere il nome dell’au-
°oUi traccia. A questa elementare osservazione aggiungiamo che gli antichi
amanuensi scrivevano nel primo o nell’ultimo foglio, il quale poi serviva da
copertina al codice, la data in cui l’opera era stata composta ed il nome
1 6 autore ; molti di questi codici, però, hanno attraversato in seguito un
t Un ?° I )ei ‘i°do di trascuranza, hanno subito il lento lavorìo della polvere, dei
® r 1 e dei locali umidi, lacerandosi per tal modo e perdendosi quel primo
jj c u l ‘ mo luglio che solo avrebbe potuto togliere ogni dubbio circa la gene¬
ra provenienza dello scritto. Così molte opere sono passate nel numero de-
§fi anonimi.
tor - .^ ll0 Sbaraglia (t) il presente Anonimo (XIV) è registrato tra gli scrit-
^ g ! 1 a * tln * 'lui secolo XIV : fu compagno del B. Giovanni da Fermo, quindi
che* 0010110 < ? ocumen l° P er il soggetto del suo lavoro. Non osiamo affermare
questo incognito scrittore sia realmente della nostra regione : lo inseriamo
bia T * )C1 S0 Do e H° di cui si occupa, che per la certezza circa la sua pa-
t eca j- , si cons ervava, a tempo dello Sbaraglia, nella conventuale biblio-
' S D Groce a Ft r ® n 2 », e dovrebbe essere quello stesso di cui si sono
1 1 PP. Rollandoti e la ristampa d’Assisi del 1881. Il P. Livario Oliger
(1) °P- «'<•, p. 57, n. 341.
506
PICENUM SERAPHICUM
parla di questo ms ., ma non ci ha dato il testo originale. (1) Gli autori ci¬
tati in proposito dallo Sbaraglia sono il Tossignano (2) ed il Waddingo (3).
A suo luogo daremo la completa bibliografia del B. Giovanni da Fermo, detto
dalla Verna.
3. — Fr. Francesco Rubeus D’appignano D’Ascoli, Dottore Parigino. —
1. Commentarli in 4 libros Sententiarurn ; — 2. Quaestiones super Mattheum;
— 3. Circa praeconia Virginis Matris ; — 4. Commentarius in libros Me -
taphisicorum ; — 5. Opus coniradictionum Jacobi a Caturco ; — 6. Quae¬
stiones de paupertate Chrisli et Apostolorum.
11 Picenum nella Visita Triennale del P. Ci valli e nella Serie dei Mini¬
stri Provinciali delle Marche si è in parte occupato di questo illustre scrit¬
tore ; (4) ommettiamo quindi tutto lo studio che lo Sbaraglia premette allo
scopo di precisare l’identità del medesimo il quale trovasi indicato sotto di¬
verse denominazioni, cioè : Francesco d’Ascoli, Francesco Rubeus, Francesco
d’Appignano d’Ascoli e Francesco dalla Marca. Sono denominazioni apparte¬
nenti allo stesso individuo, il quale non è altri che il famoso Maestro Fran¬
cesco d’Ascoli, distinto con il titolo di Dottore Succinto.
Lo Sbaraglia, illustra le sei opere indicate, dandoci dei relativi mss. un
cenno bibliografico. (S)
1. — La Biblioteca Paolina di Lipsia stampò il catalogo de’ suoi mss.,
e a pagina 184, n. 25, sono notati i mss. dei Commentari del Rubeus. Dal
catalogo di Montfaucon (6) si ha notizia che il ms. del libro de Incarna-
tione , cioè nel terzo delle Sentenze, trovasi nell’Ambrosiana di Milano. Nella
Biblioteca conventuale dei XII Apostoli a Roma si trovavano, a tempo dell»
Sbaraglia, il secondo, terzo e quarto libro delle Sentenze, mss. in foglio grande
cartaceo, indicati come segue :
« Secundus liber Sent. Fratris Francisci Rubei de Marchia, incomincia.
« Circa principium secundi libri quaero primo, utrum creatio sit demostrai) 1 2 * 4 * 6 '
« lis de Deo : in fine si legge: Explicit secundus liber Sententiarurn Frali’ 15
« Francisci Rubei reportatus per fratem Gulielmum de Rubione Parisius: fo' se
« questi era un suo discepolo. »
(1) Cfr. Il B. Giovanni della Verna ( 1259-1322 ). Arezzo, Cooperativa Tipog ra ® c&
1913. In 8, di p. 80.
(2) Cfr. Lib. I, p. 110.
13) An. 1322, n. XLVIII.
(4) Cfr. Picenum Seraphicum, fase. 2, p. 214.
(6) Op. cit., p. 244, n. 1278. ^
(6) Tomo I, p. 514 : questo codice pergamenaceo lo cita, nel suo trattato
Conceptione, Gherardo Rondelli Canonico della cattedrale di Liegi ; cosi pure nel 111
desimo trattato lo cita il P. Gionando Benesi dei Predicatori.
PICENUM SERAPHICUM
507
« Liber tertius : incomincia : Circa tertium quero, utrum Verbum Divi-
« num absque contradictione potuerit assumere individuum generis subalterni
« termini praeter individuum speciei specialissimae. »
« Liber quartus : incomincia : Incipit quartus liber Sententiarurn Venera-
« bilis Doctoris Magistri fratris Francisci Rubei de Marchia. Circa quartum
« librum quaeritur, utrum in Sacramente sit aliqua virtus supernaturalis
« sine eis formaliter inhaerens in obiecto etc. termina : Expliciunt quaestio-
« nes Magistri Francisci de Marchia de Ordine Fratrum Minorum super quar-
« tum librum Sententiarurn. »
2. — Le Questioni sopra l’Evangelo di S. Matteo, scritte dal nostro
Dottore, sono citate da Ambrogio Spierà il quale viveva nel 1450. (1)
3. — Per la Marca francescana non è piccola gloria aver avuto un
suo figlio illustre il quale, fin dal secolo XIV, sostenne e difese quella dot¬
trina che nel secolo XIX doveva ottenere il suo completo trionfo con una
dogmatica definizione, cioè la tesi circa l’immacolato concepimento di Maria
Vergine. (2)
4. — Due sono le testimonianze approvanti che il Commentario in
libros Metaphisicorum fu scritto dal Rubeus, Pietro Tatareto (3) e Giovanni
Canonico (4).
5. — Lo Sbaraglia per YOpus contradictionum Jacobi a Caturco
(Giovanni XXII) porta solo la testimonianza di Pietro Rodolfo da Tossignano. (5)
6- — E un dottrinale in difesa della famosa lotta sostenuta dagli Spi-
■'tuali, nei secoli XIII-XIV, sulla povertà. Il nostro Dottore prese parte attiva
a fiuel movimento e scrisse le sue Questiones in opposizione a Giovanni XXII :
Pentitosi, in seguito, di essersi lasciato trasportare da uno zelo troppo ecces-
s>v° in difesa del fondamentale precetto della Regola minoritica, ne fece sin-
cera e lodevole ritrattazione (1344). Ecco il titolo dell’opera : « Incipit im-
<( probatio Magistri Francisci de Esculo Ordinis Minorum contra libellum
5 L omini Johannis : Quia vir reprobus etc. De patre impio queruntur filli,,
* kocl. 41. » (6) Oltre quest’opera sulla povertà, Francesco d’Ascoli - unita-
(t) In suo Quadragesimali de Floribus sapientiae, serm. 27., cons. II, conci. 1.
Cu ^ ^ r * Sbaraglia : « Citatur a Petro de Alva col. 437. Militiae ex Antonio
0 ^° Episcopo Acernen. lib. de Concept. pag. 63. » Può vedersi ancora negli Acta
p ^ ls Fratrum Minorum , an. XXIII, Quaracchi 1904, Numero unico dicembre,
* ~~ Huter, Nomenclator litterarius theologiae catholicae , IV, 426.
(3) In tertio ) dist. 2. q. 2.
March' ^ Fhìsicorum q. 5. § Quantum ad primum sub nomine Francisci de
°P- <**., lib. HI, p. 316.
Vfiv.. . * msfi ' ®i trovavano nella Biblioteca di S. Croce a Firenze alla scanzia 30*
Ver8 ° il chiostro, n. 733.
508
PICENUM SERAPHICUM
PICENUM SERAPHICUM
mente ad Enrico de Kalem, Guglielmo Ocham e Bonagrazia da Bergamo,
scrisse alcune Allegationes (1) con le quali si sforzava d’infermare e ren¬
dere nulla la deposizione di Michele da Cesena dal Generalato dell’Ordine. In
conseguenza delle Allegationes fu condannato due volte dal Generale Fr. Ghe¬
rardo Odoni, nel 1328 al Capitolo di Parigi, nel 1331 in quello di Perpi-
gnano. (2) Nel 1341 fu costruito una specie di processo, o, meglio, un giu¬
diziale esame sulle difese del Rubeus, essendo giudice il Vescovo di Sabina,
Pietro Cardinale Gomesio. (3) Tre anni dopo, alla presenza di Clemente VI,
Francesco d’Ascoli, dispiacentissimo e pentito degli eccessi in cui era caduto,
difendendo una causa che credeva buona, fece la sua ritrattazione e la sua
professione di fede : « Me poenitet, quod unquam aliquid scripserim... credens
« zelare prò Ordine meo adversus praefatum Dominum Johannem scripsi
« etc. » (4) E’ bene che i nostri lettori conoscano per intero la ritratta¬
zione e la professione di Fede fatte da questo Dottore alla presenza del Papa
in Avignone :
« Ego Fr. Fanciscus de Escuto Ordinis Minorum recognoscens veram
<r Catholicam, et Apostolicam tidem, fateor me illam fidem flrmiter credere,
or et tenere, quam Sacrosancta Romana Ecclesia, quae Ma ter est omnium
« fidelium et magislra, tenuit, et docuit, tenet, et docet, et quam Sanctis-
« simus in Christo Pater Dominus Clemens Papa VI cuna Sacro Collegio
« Cardinalium tenet et docet. Et praecipue credo et teneo, cura etiam
or scriptura sacra in plerisque locis hoc asserat, Redemptorem nostrum
« et Dominum nostrum et Jesum Christum, ejusque Apostolos nonnulla
« Imbuisse, et quod asserere pertinaciter, quod Christus et Apostoli nihil ba¬
ci buerint in proprio vel communi, est erroneum et haereticum ; et quod
« Christus et eius Apostoli habuerunt in rebus, quibus usi sunt, ius utendi
or et faciendi ea, quae scriptura sacra testatur eos fecisse, et quod usus non
« possit esse iustus absque omni iure utendi, et quod in praemissis Fel. ree.
« Joannes Papa XXII recte et Catholice definierit, in constitutione sua q uae
<r incipit, Cum inter nonnullos, quam reputo Catholicam, et contrarium tenero
« post decretalem, et eius publicationem pertinaciter ore et corde, profìteor
(1) Nella cit. Bibl. scanzia 2, verso la chiesa, vi erano i mss. i quali sono oit*®
ancora nel Libello del contemporaneo Fr. Nicolò Minorità il di cui ms. conservasi a
Roma nella Biblioteca Ottoboni.
(2) Questo fatto lo racconta il nominato Fr. Nicolò Minorità nel suo Libello-
li) E’ stato pubblicato da Stefano Baluzzi nella sua Miscellanea , t. I, P- 31 '
(4) Cfr. Waddingo, 1. ed., t. Ili, n. 19, p. 356 : « Fr. Franciscus de Escaj 0 ’
« sive Asculanus, vir gravissimus, doctissimis quibusque adnumerandus, qui sub J _
< mente VI ad cor rediit et hutniliter suum fassus errorem veniam petiit, ut ip se re
< fert in tractatu, quem de sua scripsit poenitentia. »
60 &
« prout ipse in dieta sua constitutione declaravit, erroneum et haereticum fore.
« Et doleo et me poenitet, quod unquam aliquid scripserim, dixerim, vel fe-
« cerim, contra ipsam, et specialiter de verbis excessivis, quae credens zelare
« prò Ordine meo adversus praefatum Dominum Joannem scripsi, dixi, vel
« feci, et peto veniam, gratiam, et misericordiam de praemissis. Et confìteor
« dictum Dominum Joannem toto tempore, quo regimini universalis Ecclesiae
« praefuit, verum et Catholicum Papam fuisse et ipsum Catholice, et ut ve¬
li rum, et fidelem Christianum vixisse et obiisse. Et hanc meae fidei brevem
« confessionem et annotationem iuro et suppono correctioni, et emendationi
1 ac suppletioni eiusdem Sanct. Patris et Domini nostri Papae Clementis
« VI. » (1)
11 Sommo Pontefice Clemente VI, conoscendo che Fr. Francesco Rubeus
nelle sue difese sulla povertà aveva scritto non haereticae pravitatis malitia,
wd indiscreto zelo sui defendendi instituti , non solo gli concesse amplissimo
perdono, ma con vera e paterna dolcezza Io restituì a quel grado e a quella
autorità che prima esercitava nell’Ordine. Si era trattato, infatti, di una dot-
binale opposizione e di una tenace fermezza di pensiero in ciò che ancora
era semplice controversia circa il vero ed assoluto significato della povertà
relativamente alla osservanza della regola francescana : « Restitisse, et errasse
lr> ns dumtaxat, quae controversiam concernebant paupertatis. » (2)
2 ~ Fr ‘ Gentile da Moni™ (3) — 1 . Plures Theologiae libros ; —
; Registrum literarum legationis ; — 3. Conslilutiones prò regno Hunga-
nae ; 4. Acta et Constitutiones ; — 5. Ilomilias habitas ad populum.
.. ® a diversi cronisti, ed in modo speciale da Bartolomeo Pisano, Marco da
pj? p l1a e P‘ e l ro Rodolfo Tossignano, lo Sbaraglia fa l’elenco delle opere di
1 ! en ble (4). Per la parte bibliografica crediamo sufficente il cenno dato
e a Visita Triennale del P. Civalli. (5)
jl ... }• Che Fr. Gentile sia lo scrittore di più libri teologici lo afferma
aut ° SS ^ nano : P ep d sembra che i medesimi, dei quali non abbiamo altra
0, ovole indicazione, siano perduti.
Il Registro delle lettere, scritte da Fr. Gentile durante la sua
W Cfr. Waddingo, ed cit., t. c., p. 525-VII.
g ®r. Waddingo, ed. cit., 1. c.
questa O eramente c °me scrittore apparterebbe al secolo XIII : però lo mettiamo in
( 4 ) p e ’ P erchè è morto nel 1812.
(5 V*’ SBAttAGLIA t °P- cifc *» P- 302 j n * 1533 -
n/ ^ lcenum Seraphìcum, fase. Ili, p. 886.
v Op. cit., lib. II, p. 219 ; lib. Ili, p. 318.
510
PICENUM SERAPHICUM
legazione in Ungheria, trovasi ms. nella Vaticana al n. 4013 : lo attesta anche
il Catalogo di Montfaucon. (1)
3. — Le Costituzioni per il regno ungarico furono divulgate (1309)
nel convento di Poznan (Polonia prussiana) mentre Fr. Gentile vi esercitava
la sua importante missione in qualità di Legato Apostolico : incominciano
« Varietati morborum ». Nel Baronio si trovano con questo titolo: <r Ada
Conventus Possoniensis. » (2)
4. — Gli Acta ed altre Constitutiones per la Chiesa ed il regno d’Un¬
gheria sono stati pubblicati a Budapest dal ms. Vaticano per cura del Mauri. (3)
5. — 11 Waddingo, poggiato sull’affermazione dell’Eysengrenius, ag¬
giunge le Omelia che Fr. Gentile tenne al popolo. (4)
S. — Fr. Giacomo Gavarrini da Montefalcone Appennino (5) — Cata-
logus Santorum, et Beatorum Ordinis Minorum.
In questo secolo fu scritto indubbiamente un Catalogo dei nostri santi
francescani: il P. Waddingo e l’Arturo da Monasterio ne fanno menzione più
volte. jL’autore, certo Giacomo dalla Marca, fu confuso con il Santo del me¬
desimo nome. Nella nostra Collezione storica abbiamo pubblicato di nuovo
l’intero indice di tutte le opere di S. Giacomo dalla Marca (6), ma tra quello
opere non risulta affatto il nominato Catalogo, che è senza meno anteriore
al Santo, ne si sà che egli scrivesse una specie di martirologio dei beati mi¬
noriti. Dal Waddingo poi abbiamo il cognome ed il paese nativo del compi¬
latore del Catalogo, cioè, Fr. Giacomo Gavarrini da Montefalcone della Marca. 0)
Il P. Arturo da Monasterio, nel suo elenco dei cronisti dei quali si è servito
per la compilazione del Martirologio, distingue nettamente i due Giacomi 1 2 3 4 5 6 7 8
Iacobus de Marchia Minorità et Jacobus Guarini. Non vi è, quindi, dubbio
alcuno che lo scrittore del Catalogus sia precisamente il Gavarrini.
Lo Sbaraglia dice che questo Gavarrini può anche aver scritto il Dia^S 0
contro i Fraticelli. E’ una opinione che oggi non regge più, poiché il ver0
autore del Dialogo è proprio S. Giacomo dalla Marca. Il P. Livario Olio el
lo ha pubblicato, facendo sul medesimo un erudito studio bibliografico. (®)
(1) Tomo I, Biblioth. ms. p. 114. $
(2) Cfr. Continuazione degli Annali Ecclesiastici del Baronio, all’anno 1346, n*
(3) In tomo III. Supplem. ad Condì. Labb. Lucaecol 307. et segg.
(4) Cfr. Sbaraglia dal Waddingo p. 98.
(5) Cfr. Sbaraglia, op. cit, p. 370, n. 1925.
(6) Cfr. Picenum Seraphicum , fase. n. 1, p. 77-80.
(7) Annales , ediz. 1, t. Ili, ad an. 1305, p. 42-IV ; ad an. 1306, p.
Supplem. ad an. 1299 e 1305 : ed. 2, t. XI, p. 144-XXXII.
(8) Archiv. Frane . Hist., an. IV, p. 3.
PICENUM SERAPHICUM
511
6. — Fr. Giovanni da Ripatransone Dottore Difficile. — 1. In quatuor
Ubros Sententiarum ; — 2. Tractatus de contractibus ; — 3. Quodlibeta ; —
4. Tractatus de Formalitatibus ; — S. Replicationes contra Joannem de Po¬
litico ; — 6. Disputatio de causa meriti. (1)
Nella sua Visita Triennale il P. Civalli ci ha dato un brevissimo cenno
bio-bibliografico di questo illustre tìglio della Marca francescana. (2) Qui se
seguiamo l’ordine dello Sbaraglia, illustrando solamente le opere sulle tracce
che egli ci presenta, riserbandoci poi di studiare la grande figura di Fr. Gio¬
vanni da Ripatransone quando sul Picenum parleremo in modo speciale dei
nostri Dottori.
1. — Il ms. del primo libro sulle sentenze si conservava nella biblio¬
teca conventuale di S. Croce a Firenze. (3) Lo Sbaraglia accenna le parole
con le quali incomincia il Prologo, desumendole da due altri codici : dal
Tabulario del sacro convento di Assisi, ms. pergamenaceo in foglio : « Circa
<( prologum primi libri sent., in quo communiter Doctores solent investigare
« de notitia Theologica etc.: » dalla biblioteca del convento S. P. M. A., co¬
dice membranaceo in foglio : « Circa prologum primi libri sententiarum primo
<( inquiram, etc. » questo codice termina: « Explicit lectura super I. Sen-
<( tentiarum eximii Doctoris Magistri Joannis de Ripa, alias de Marchia. »
2. — Il libro sui contratti Io cita S. Antonino, Arcivescovo di Firenze,
SUo trattato de Restitutionibus. (4) Corrado Summenhart, nel prologo
i suo Septipartito, colloca il nostro Dottore tra coloro che in materia hanno
date norme speciali, riportando la sua opera e servendosi della sua auto-
f dà. (5) Così fanno il Vorilongo (6) ed il Brulefr. (7)
3. — Corrado Summenhart cita anche questi Quodlibeta ; (8) ma lo
draglia crede che egli parli del medesimo libro sui contratti, chiamato tra-
c ^lum da S. Antonino (9), poiché afferma che ivi fr. Giovanni da Ripatran-
! 0l)e tratt a de dominio rerum atque usu. Però dallo stesso titolo dei Quodli-
da « loannis de Ripis in varia incipit : Quoniam elucidatio sapientiae etc., »
1 comprende con facitità che sono distinti dall’opera precedente. Nella
me-
8e 1 P* r " Sbaraglia, op. cit., p. 457, n. 2382. — Lo Sbaraglia non parla delle
opere, cioè: 1. In quosdam Ubros Aristotelis, praesertim de anima virtuti -
6 mtiis (1320) : — 2. Sermones de tempore : — 3. Sermones de Sanctis.
v ) Cfr. Picenum Seraphicum , fase. 2., p. 221.
( ) Scanzia 33, verso la chiesa, n. 374.
I ) Capitolo II : Somma , parte seconda, tit. I, cap. 8. § 13 ; cap. 15, § 7.
7 Trattato III, quest. 66, § 27.
(*>) In quatuor Sententiarum, dist. XLIX.
(U In primo Sentente dist. XXXV.
^ e PtSpartito, trattato I, questione X, conclusione 3.
Somma, par. Ili, tit. 3, cap. II, § 1.
512
PICENUM SERAPHICUM
desima biblioteca dell’indicato convento S. P. M. A. si conservava il ms.
membranaceo dei Quodlibeta.
4. E’ un trattato il cui ms. cartaceo in 4 si vede nel Tabulario d’As-
sisi dopo le Formalilates Petri Tliomae. Eccone il titolo : « Incipiunt Forma-
« litates Magistri lohannis de Ripis Ordinis Minorum. Quaeritur, utrum di¬
ce stinctio formalitatis et formalitatis, realitatis et realitatis arguat necessario
« distinctionem essentiae et essentiae, rei et rei. »
5. — Giovanni da Poliaco, circa il 1320, mosse e sostenne diverse
quistioni circa gli Ordini Mendicanti : il nostro Dottore, che viveva in quel
tempo, considerando il grave male che da simili controversie ne derivava al
popolo ed ai religiosi stessi, credette bene di opporsi e di scrivere apposita-
mentamente alcune Replicationes, cioè apologie di difesa per commodo dei
Parroci, contro le affermazioni del Poliacense, il quale a sua volta tentò delle
Solutiones contro Replicationes Fratris Joannis Minoritae. Pei 1 2 testimonianza
dell’Oudino, i mss. dell’oppositore Giovanni da Poliaco si trovano a Parigi
nella biblioteca di S. Vittore; e quelli di Giovanni da Ripatransone nella
biblioteca di Rasilea in Svizzera. (1)
6. — Per i mss. di quest’opera Carlo Plessense non solo ci dà l’indi¬
cazione precisa, ma di più afferma che lo scrittore fu un valido oppositore
di Tommaso Bradward., un insigne scotista ed un illustre antesignano della
Sorbona. (2)
7. — B. Giovanni Elisei da Fermo, detto dalla Verna. — 1. Praefatio
prò Missa de S. Francisco : — 2. Alia quaedam ad historiam Francis canata
altinentia. (3)
E’ il Beato di cui si è occupata l’intera cronistoria dell’Ordine : il
num si riserva parlarne diffusamente nello studio critico sul Martirologi®
Francescano.
1. -- Non vi è dubbio alcuno che il B. Giovanni Elisei sia vero au¬
tore del Prefazio ad onore di S. Francesco d’Assisi. Lo Sbaraglia porta sola¬
mente la testimonianza dell’Anonimo Minorità il quale scrisse, poco dopo j*
1480, le Rubriche Ecclesiastiche, opera di cui egli possedeva il ms. Ogg'i
però, altre testimonianze critiche non mancano davvero in favore del
zio composto dal nostro Beato.
(1) Oudinus : tom. III. Comment. sub anno 1320, in Joanne de Poliaco. " P
Sbaraglia mette alquanto in dubbio se l’opposizione del nostro Dottore sia contro
Poliacense, ovvero contro Giovanni Bassolio. ^
(2) Parigi, biblioteca della Sorbona, codice 774, p. 100 ; codice 987, p. 60,
Collectione judiciorum de novis erroribus ad an. 1330 .
(8) Cfr. Sbaraglia, op. cit., p. 885, n. 2008.
r 4
PICENTJM SERAPHICUM
513
2. Ciò che è più interessante e meglio accertato riguardo ad altre
piccole cose scritte dall’Elisei è la sua bellissima testimonianza sull’Indulgenza
6 h- arziunco a ^ ^ SSIS * - P er tutte le citazioni dello Sbaraglia, in merito agli
scnU' di questo Beato, valga ciò che ne dice l’ottima Miscellanea Francescana
m roligno. (1)
(1) Tomo X. p. 85 ; t. XI, p. 84.
uq groppe TOOQoooeTOQQoa gcioaonn e ^
ISCRIZIONI LAPIDARIE
A SISTO V-
(Continuazione: vedi n. 2. pag. 163)
SERIE QUARTA
ACQUEDOTTI - FONTANE - TERME - VIE - EDIFICI VARI.
64.
Nell’arco dell’acquedotto dell’acqua Felice
(Vicino alla Porta S. Lorenzo).
SIXTVS V. PONT. MAX.
VIAS VTRASQVE
ET AD SANCTAM MARIAM MAIOREM
ET AD SANCTAM MARIAM ANGELORVM
AD POPVLI COMMODITATEM
ET DEVOTIONEM
longas latasqve sva impensa stravit
ANNO DOM. MDLXXXV. PONT. I.
**° I. 19XB - Fa sci co i.o IV.
514
PICENUM SERAPHICUM
65.
(Ivi sull’altro fronte).
SIXTYS Y. PONT. MAX.
DVCTYM AQVAE FELICIS
RIVO SVBTERRANEO MILL. PASS. XIII.
SVBSTRYCTIONE ARQYATA VII.
SVO SYMPTY EXTRVXIT
ANNO DOM. MDLXXXV. PONT. I.
66 .
In Via Napoletana (sul fronte dell'arco).
SIXTYS V. PONT. MAX.
PLYRESTANDEM AQVARVM
SCATVRIGINES INVENTAS
IN YNYM OOLLEOTAS LOCYM
SYBTERRANEO DVCTV
PER HVNC TRANSIRE ARCVM
A SE FVNDATVM CYRAYIT
AN. M.D.LXXXY. PONT. I.
67.
(Ivi sull’altro fronte).
SIXTVS V. PONT. MAX. = QYO FONTIBVS RESTITVTIS =
DESERTI VRBIS ITERYM HABITARENTVR OOLLES = AQVAS
VNDIQVE INVENIENDAS MANDAVIT = AN. M.D.LXXXV. PO#'
TIF. I.
68 .
Vicino alla Fonte dell’acqua Vergine.
SIXTVS V. PONT. MAX. = LVNARIAE ARTI ET FVLLONIAE =
YRBIS OOMMODITATI = PAVPERTATISQVE SVBLEVANDAE =
AEDIFIOAVIT = AN. M.D.LXXXVI. = PONT. II.
69.
In Piazza S. Susanna (alla fonte.)
SIXTVS. V. PONT. MAX. PICEVNS = AQVAM. EX. AG®jJ-
COLVMNAE = VIA. PRAENEST. SINISTRORSVM = MVLTA£
COLLEOTIONE. VENARVM = DVOTY. SINVOSO. A. R ECJi
PICENUM SERAPHICUM
515
TAOYLO = MIL. XX. A. CAPITE. XXII. ADDYXIT = FELICEMq.
DE. NOMINE. ANTE. PONT. DIXIT = COEPIT. PONT. AN. I.
ABSOLYIT. III. MDLXXXVIII,
70.
Alle Terme di Diocleziano (al lavacro).
SIXTVS PP. V. = PAVPERVM — OOMMODITATI = MVLIERVM =
EXTRVI FECIT = A. MDLXXXVIII.
71.
Sulla Via Felice.
SIXTVS V. PONT. MAX. = QVOD VIAM FELICEM = APERVIT
STRAVITQ. = PONT. SVI ANNO I. = MDLXXXV.
72.
Ai SS. XII APOSTOLI
(vicino alla porta del Coro, sotto l’immagine del Pontefice).
SIXTVS. V. PIOENVS. P. M. = ORD. MIN. CON. DOMVM HANC =
AEDIFICHS. FONTIBVS. REDDITIBVS = AC COLLEGIO =
• BONAVENTVRAE INS1GNIVIT = CREATVS A. D. MDLXXXV.
73.
nel Collegio S. Bonaventura, sotto il semibusto del Pontefice).
MAGIS QVAM ORDINI SVO = SYXTVS V -=
PUNTmcV. PRINCIPV SAPIENTV = SVMMVS. OPTIMVS. MA-
aìmvS = HOCCE S. BONAVENTVRAE COLLEGÌV = EREXIT.
u 1AVIT. STATVTISQVE = MVNIVIT.
74.
In Vaticano ( nell’Aula Costantiniana).
^ ^ PONT. MAX. = AVLAM. CONSTANTINIANAM.
EXouS P0NTT - = PEONE. X. ET. CLEMENTE. VII. PICTVRIS.
RIO iSr^ AM = ET - POSPEA. COLLABENTEM. A. GREGO-
DlGNunT' P0NT - MAX - = JNSTAVRARL COEPTAM. PRO. LOCI.
Ni iATE. ABSOLVIT = ANNO. PONTIFICATVS. SVI. PRIMO.
516
PICBNUM SERAPHICUM
75.
(Ivi nella Cappella Gregoriana).
SIXTVS Y. PONT. MAX. = SACELLO GEEGOEIANO QYO ANNI-
VEESAEIA COENAE DOMINI DIE A SVM. PONT. SACEO =
SANCTA EVCHAEISTIA MOEE SOLEMNI = EEPONITVE, COE-
TEEISQVE PONTIEICYM = COMMODITATIBYS SCALAS INTE-
EIOEES — CVM VESTIBVLO CONSTEYXIT PICTVEISQVE =
EXOENAYIT ANNO SVI PONTIFICATVS = SECVNDO.
76.
(Ivi sulla prima porta della Biblioteca).
SIXTI Y. = BIBLIOTHECA VATICANA
77.
(Ivi a destra della seconda porta).
SIXTVS Y. PONT. MAX. = BIBLIOTHECAM APOSTOLICAM = A
SANCTISSIMIS PEIOEIBVS ILLIS PONTIFICIBVS = QVI BEATI
PETEI YOCEM AYDIEEYNT = IN IPSIS ADHYC SVEGENTIS
ECCLESIAE PEIMOEDIIS = INCHOATAM = PACE ECCLE-
SIAE EEDDITA LATEEANI INSTITVTAM = A POSTEEIBVS
DEINDE IN VATICANVM = VT AD VSVS PONTIFICI0S
PAEATIOE ESSET TEANSLATAM = IBIQ. A NICOLAO V.
AVCTAM A SIXTO IIII == INSIGNIT. EXOVLTAM = QYO FIDEI
NOSTEAE ET YETEEVM ECOLESIASTICAE = DISCIPLINAE
EITVVM DOCVMENTA OMNIBVS LINGVIS = EXPEESSA E T
ALIOEYM MYLTIPLEX SACEOE. COPIA = LIBEOEVM CON-
SEEYAEETVE = AD IPSAM ET INCOEEYPTAM FIDEI = ET
DOCTEINAE VEEITATEM = PEEPETVA SVCCESSIONE = lN
NOS DEEIVANDAM = TOTO TEEEAEVM OEBE CELEBEB
EIMAM = CVM LOCO DEPEESSO OBSCVEO = ET INSALVBK1
SITA ESSET = AVLA PEEAMPLA VESTIBVLO CVBICVLIS
CIECVM ET INTEA = SCALIS POETICIBVS TOTOQ. AEDIFICI 0
A FVNDAMENTIS = EXTEVCTO = SYBSELLIS PLVTEISQ'
DIEECTIS LIBEIS DISPOSITIS — IN HVNC EDITVM PEBEV-
CIDVM SALVBEEM MAGISQ. = OPPOETVNVM LOCVM EXTVBD
= PICTVEIS ILLVSTEIBYS VNDIQYE OENAVIT = LIBERÀ
LIBVSQ. DOCTEINIS = ET PVBBLICAE STVDIOEVM VTILlTA^
= DICAVIT = ANNO M. D. LXXXVIII = PONTIFIC. IIH.
PIOENUM SERAPHICUM
517
78.
(Ivi a sinistra della seeonda porta).
SIXTI V. PONT. MAX = PEEPETVO HOC DECEETO DE T.TBP . ta
VATICANAE = BIBLIOTHECAE CONSEEVANDIS = QUAE INFEA
SVNT SCEIPTA HYNC IN MODVM = SANCITA SYNTO = INVIO¬
LATO. OBSEEVANTOE = NEMINI LIBEOS CODICES VOLVMINA
= HVIVS VATICANAE BIBLIOTHECAE = EX EA AVFEEENDI
EXTEAHENDI == ALIOVE ASPOETANDI = NON BIBLIOTHECA-
®IO NEQ. CVSTODIBVS = SCEIBISQ. NEQ. QVIBVSVIS AT.TTS —
CVIVSVIS OEDINIS ET DIGNITATIS = NISI DE LICENTIA
SVMMI EOM. PONT. = SCEIPTA MANV = FACVLTAS ESTO =
SI QVIS SECVS FECEEIT LIBEOS = PAETEMVE ALIQVAM
ABSTVLEEIT = EXTEAXEEIT CLEPSEEIT EAPSEEIT = CON-
CEEPSEEIT COEEVPEEIT = DOLO MALO = ILLICO A FIDE-
LIVM COMMVNIONE EIECTVS = MALEDICTVS = ANATHE-
WlS VINCVLO -= COLLIGATVS ESTO = A QVOQVAM PEAE-
AERQVAM EOM. PONT. = NE ABSOLVITOE
79.
(Ivi sulla porta interna).
SIXTVS. V. PONT. MAX. = BIBLIOTHECAM. HANC = VATI-
ANAM = AEDIFICAVIT. EXOENAVITQ. = AN. M. D. LXXXVIII
p 0NT. un
80.
{Ivi a mezzogiorno nella parete esteriore ).
pU TVS V- PONT. MAX. = BIBLIOTECAM = AEDIFICAVIT =
ORTICVS = CONIVNXIT = M. D. LXXXVIII. PONT. III.
81.
(Ivi nella tipografia ).
Pom 0GRAPHIA VATìCANA DIVINO CONSILIO = A SIXTO V.
mJj** MAX - INSTITVTA = AD SS. PATEVM OPEEA EESTI-
nt.^ DA = CATHOLICAMQVE EELIGIONEM = TOTO TEEEAEVM
RBE peopagandam
82.
(Ivi nell’Emisfero della Basilica).
PETEI. GLOEIAE. SIXTVS. PP. V. A. M. D. XC. PONTIF.
518
PICENUM SERAPHICUM
88 .
Al Laterano (sulla porta settentrionale del Palazzo).
SIXTYS V. — PONT. MAX. = ANNO IIII.
84.
(Ivi sulla porta occidentale),
SIXTYS Y. = PONT. MAX. = ANNO IIII.
85.
Negli edifici dell’Ospedale di S. Spirito in Saxia (alle falde del monte).
IVSSY OPTIMI PRINOIPIS SIXTI Y. P. M. YRBEM = ROMAM
ASSIM MAG-NIPICENTISSI MIS = OPERIBYS EXORNANTIS =
RYPEM MONTIS S. SPVS IN YIAM PYBLICAM RYENTEM =
SAXIS TERRA COENO REPLENTEM FVNDAMENTIS ANTE =
A IO. BAPTISTA RVINO BONONIEN. = PRAECEPTORE IACTIS
— ANT. MELIORIVS PIOENVS EPYS S. MARCI SYCCESSOR MVRO
— FIRMISSIMO FVLSIT MYNIYIT AEDIFIOIIS ORNAYIT =
M.D.LXXXYIII.
86 .
Snl fronte del palazzo Frangipani (Orti Viminali ).
SIXTO Y. PONT. MAX = OB COLLATA = IN SE BENEFICIA =
HORTOSQ. YTMTNAT.ES AYCTOS = MARTIYS FR AN GIP ANI V S =
GRATI ANIMI ERGO
« Il B. Giovanni della Penna S. Giovanni, entrato giovanetto nel
l’Ordine, peregrinò in molte provincie, spargendo dovunque odore soavissimi
di santità : sopra ogni altra si fermò in Provenza. Era pavido come 111111
delicata fanciulla. Dopo il mattutino di mezzanotte mai ritornava al rip° s0 ‘
Salvò un novizio tentato di uscire dall’Ordine: cooperò all’apertura
molti conventi. Provato da terribili scrupoli, come oro purissimo volò 111
seno al suo Creatore ».
Pisano, Frutto VII
PICENUM SERAPHICUM
519
MINISTRI PROVINCIALI DELLE MARCHE (1)
11- — Anno 1281. — Fr. Ugolino da Montebello (2)
Sebbene solo le Serie D-E notino in quest’anno Fr. Ugo¬
lino da Montebello quale Ministro delle Marche, pure è indi¬
scutibile che egli lo sia realmente. Come prova assoluta ri¬
portiamo il seguente testamento di Rinaldo Brunforte, rogato
nel nostro antichissimo convento di Roccabruna il 23 novem¬
bre 1281 :
« Apud locum Fr. Minorum de Roccabruna praesentibus
« Fr. Ugolino de Montebello, Ministro Fr. Min. de Marchia,
« Fr. Matheo de Aretio, Custode Custodiae Firmanae, Fr.
« Jacobo de Falerono, Fr. Guarniero de Marano, Fr. Angelo
« de Monte S. Mariae [MontegiorgioJ, Fr. Vincendo de Firmo
* Fr. Ruffino de Camerano, Fr. Petro de Cerreto... Item loco
* bb'. Min. de Rocchabruna eodem jure XXV libras reliquit,
* e t mandavit, et voluit quod homines sui et filii infrascripti
* teneantur et debeant semper dictum locum retinere in bono
<! statu, et dare fratribus dicti loci expensas et indumenta
« sicut in testamento Dni Fidesmidi de Molleano avi sui ple-
* nius continetur. » (3)
12. — Anno 1284. — Fr. Antonio da Lucca.
Le nostre Serie, eccettuata la B, concordano perfetta-
en ^ e sia nell’anno come nel nome. Il P. Waddingo, sotto
ann ° 1299, scrive : « Fr. Antonius de Luca insignis praedi-
Ca lor et scriptor, prius Marchiae, deinde Tusciae Minister. » (4)
Continuazione : vedi fascicolo 2., p. 197.
U Forse Montebello di Oroiano, diocesi di Fano, in provincia di Pesaro.
Cf r J. ^ es tamento di Rinaldo il Grande. Archivio di Fermo, N. 112. —
i[ eni0 [ SCe Ij an fa (Francescana, voi. X, p. 108 : Can. I). Giuseppe Salvi :
vicinJ'.^nboriche di Sanginesio (Marche) in relazione con le terre circon-
A ^merino 1889, tip. Savini, p. 182, anno 1281.
( A> Cfr. Annales , 1. ediz., t. II, p. 713-V,
520
PICENUM SEBAPHICUM
Crediamo che questa sola sia stata la base per le nostre Serie .
La Serie A osserva non essere possibile trovare l’anno preciso
ed il convento in cui avvenne l’elezione di questo Ministro,
il quale fu anche maestro in sacra Teologia : pertanto il 1284
è messo qui arbitrariamente.
16. — Anno 1289. — Fb. Salomeo da Lucca.
Anche per questo Ministro le cinque Serie sono d’ac¬
cordo tra loro. E’ abbastanza particolareggiata la seguente
biografia della Serie A : « An. 1289. Fr. Salomaeus de Lucca
« in Hetruria, qui prius tuerat Inquisitor Tusciae, et post
« laudabiliter gubernatam Picenam, eamdem et iste rexit Tu-
« sciae Provinciam. — In Vita B. Ioan. de Firmo (ex diu-
« turno incolatu Montis Alvernae Alvernicola dictus) quam
« in scriptis reliquit Auctor Syncrhonus, referunt Bollandi-
« stae ad diem IX. Augusti, quod cum Vocales de eligendo
« Ministro inter se dissentirent, nec possent convenire in unum,
« Min. Gfen. Matthaeus de Aquasparta, qui Comitiis praee-
« rat, sua usus potestate supradictum Salomaeum Piceno prae-
« fecit. Et ex Bull. Frane. Tom. IV. PP. Nicolaus IV
♦ Litteris « Volentes dudum » praecepit huic Provinciali Mi-
« nistro, ut Crucesignatos remoraretur Fabriani a tran sfrata-
« tione in Terram Sanctam, donec deiisaliterfuissetprovisum.
« Similiter PP. Bonif. Vili. Sub Litteris « Dilectus JHlius *
« hunc Ministrata Legatura suum misit ad Guidonem Comi-
« tem Montis Feretri, et eum edocuit circa status mutationem,
« et bonorum dispositionem eiusdem Comitis, qui postquam
« Arma tractaverat (quo tunc temporis nemo melius) et pò -
« stquam plurimos debellaverat hostes, de assensu suae Uxori»
« Ord. S. Frane, ingressus est. » (1)
Il P. Waddingo pubblica dall’archivio conventuale d’An¬
cona la lettera di Bonifacio Vili diretta al P. Ministro della
Marca, ma non mette il suo nome : questa lettera, datata da
Anagni, è del 23 luglio 1296. (2) La Sene B afferma cae
questo Ministro fu Inquisitore di Toscana nel 1281 e P r °'
(1) Cfr. Serie A, p. 8-9.
(2) Cfr. Annali , 1. ediz., t. II, pag. 662-IX.
PICENUM SEBAPHICUM
521
vinciale di Toscana nel 1292 (1); ciò peraltro non ci sembra
esatto ; poiché, secondo la Serie A, egli avrebbe ricevuto le
lettere dei due Pontefici mentre era Ministro delle Marche ;
dunque precisamente nel periodo che va dal 1289 al 1296!
14.
Anno 1298. — Fe. Bebnabdo D’Abezzo (2).
Circa questo Ministro non v’è dubbio alcuno; solo la
ome D corregge giustamente la Serie A : basta, pertanto,
«portare qui ad esatta notizia per i nostri lettori ciò che
®sse dicono.
Serie A: « An. 1298. Fr. Bartholomeus, vel ut aliis
« placet, Bernardus de Aretio S. Theol. Mag., qui fuit In-
« quisitor Tusciae, et in Inquisitionis Officio tempore Nicolai
« PP. IV multa egregie perfecit. » (3)
Serie D: « Cum ad exprimendum proprium Nomen solerent
« Maiores nostri apponere in subscriptionibus solum initialem
* luterana, hinc factum putamus, ut decepti nonnulli ab hac
* lni « a h litri B. hunc Ministrimi nostrum Bartholomaeum
* a PP G Harint. Bernardus re vera vocabatur sicuri inspicitur ex
« su P ra lapidem sepulchralem in Ecclesia nostra
ppidi S. Gfeminiani in Thuscia. Ita namque legitur : —
* j-. lc * ac0 t R- P- Fr. Bernardus de Aretio S. Th. Mag., et
t • ,° c ^‘ e ximius ac olim in Prov. Marchiae, ac Thusciae Min.
oneus, cuius felix anima devote migravit ad Christum
t *jì?P 0r ® Prov. Cap. die V octobr. A. D. MCOCX1II. Ann.
« D^f 08 ^ ^ ,^ n ^ s ^ er ^ Prov. Thusc. memoratae. — Ex qua
« M -0 e P*f= ra pho liquido intelligimus qnonam nomine hic
* J mat r a PP e H a t us tuerit, quasve Provincias administrave-
nt. » (4),
«v) 7®di Picenam Seraphicum, fase. I, p. 46.
elezio u „ ?. ®> tra i due Ministri Salomeo e Bernardo, mette la
abbin.m 1 2 , Antonio da Luooa, 1294, mentre va nel 1284, come già
«amo veduto al numero 12. S
2 ® diz «h., p. 9.
8 itore e h 6S i a ^ice °^ e ^ r * Bernardo d’Arezzo mai è stato Inqui-
^enuta 0 ] ^ ^ s ? a e ^ ez * one a Ministro della Marca sembra essere
posito. ai( l Ua nto dopo il 1298 : non porta però alcuna ragione in prò-
522
PICENUM SERAPHICUM
15. — Anno 1301. — Fr. Simone Filippi da Foligno.
Appoggiati sopra un « nise forte » della Serie A (1),
ci siamo permessi di completare l’indicazione di questo Mini¬
stro, lasciando però piena libertà agli studiosi di togliergli il
cognome e la patria qualora potessero scoprire che realmente
questo Fr. Simone fosse distinto da quello di Foligno. Nessuna
delle nostre Serie ci dà il cognome o la patria ; così pure in
nessuno dei nostri documenti storici siamo riusciti a trovare
altro Simone, nella prima metà del secolo XIV, il quale me¬
riti di essere specialmente ricordato in fatto di governo pro¬
vinciale. Fino a prove contrarie riteniamo che questo Simone
Ministro della Marca sia proprio il Filippi da Foligno di cui
parla il P. Waddingo sotto gli anni 1320-1333-1385-1340. Nè
riparleremo ira poco.
16. — Alino 1306. — Fr Pietro Pace da Cagli (2).
Di questo Ministro, avente un lieto augurio nello stesso
suo cognome, sappiamo solo che fu assai caro all’intera Pro¬
vincia la quale governò con vera pace per quasi dieci anni-
La Serie A ne sintetizza l’elogio con queste brevi parole)
« Iuxta Agnomen suum tamquam Minister Pacificus magni-
« ficatus est, cuius vultum desiderabat universa Provincia. »
Le altre Serie concordano con la prima sia nel nome, come
nell’anno. 11 P. Civalli nella sua Visita Triennale, parlando m
Cagli, dice : « Fu di questa Casa un M. Pace e fu Provim
« ciale della Marca l’anno 1306. »
(1) Serie A, p. 9 : « An. 1301. Fr. Simon electus in Oppido
« Vallium. Huius Patriam ignoramus, nisi forte fuerit ille, cuius m e ® !
« nit Wadd., qui fiorai t Fulginei in Umbria, et Jnquisitor fuit p er
« tam Vallem Spoletanam. » «
(2) Prima di questo Ministro, le due Serie A ll affermano oh® V
1304 è stato eletto Fr. Rainaldo, senza indicare il cognome o la P a h e
e senza darci di lui la più piccola notizia o almeno un cenno solo^ c
valga a facilitare in qualche modo ulteriori ricerche storiche: le C-h®
lo citano affatto : la B mette eroneamente, in questo medesimo anno 1 '
Fr. Ugolino da Montebello, il quale fu Ministro nel 1281. La P rese ^
nota potrà servire qualora nuove scoperte obbligassero gli sudiosi
enumerare Fr. Rainaldo tra i Ministri della nostra Marca nel 1304'
PICENUM SERAPHICUM
52a
17. — Anno 1316 — Fr. Simone Filippi da Foligno, rieletto (1).
L’Autore della nostra prima Serie, per provare la riele¬
zione di questo Ministro, riporta un brano del Chronicon
scritto dal B. Francesco Venimbeni: il brano consiste nell’an¬
nuncio officiale della solenne canonizzazione di Si Ludovico
Vescovo di Tolosa mandato dal Generale dell’Ordine, Fr. Mi¬
chele da Cesena, al Provinciale della Marca Fr. Simone l’anno
1317. Non potendo consultare il Chronicon del Venimbeni, ci
limitiamo solo a riportare ciò che scrive in proposito la Se-
ne A : « An. 1316. Fr. Simon. Idem videtur qui supra ele-
« ctus in Muro Vallium. —- Narrat in suo Chronico B. Fran-
« ciscus Fabrianen. Anno D MCCCXVII. S. Ludovicum Episc.
« Tolosanum a PP. Ioan. XXII maximis solemniis adscriptum
« fuisse Catalago Sanctorum, eiusque Festum statutum prò
* ^ di® infra Oct. B. V. M., suamque narrationem sic absolvit:
<( Baec omnia F. Michael (de Cesena) Gen. Minister F. Si-
* ^oni Ministro Marchiae suis litteris intimavit. » (2) E’
quindi evidente la rielezione di questo Ministro, non trovan¬
esi altro Provinciale nel detto anno con il medesimo o con
Everso nome.
18. — Anno 1319. — Fr. Teodino da Smerillo (3).
eh 1 ^ q ues t° Teodino ? forse quello che il Generale Mi-
str V la -^ esena aveva eletto a suo Vicario per tutta la no-
nefiq ÌUCaa? ne dubitiamo assai. Non deve dimenticarsi che
1319 Michele da Cesena, per avere aderito all’antipapa
st 0 jj-- Non sappiamo perchè la Serie C non metta la rielezione di que-
e la r , 11 . ro >. mentre le altre la riportano fedelmente. — Circa il cognome
« la r l mane l’osservazione già fatta nel 1301.
3 ffVe A, p. 10.
0011 esatt ann ° ^ nome sono storicamente indiscutibili, ammettendoli
a kuant ^ P rec isione le nostre cinque Serie. La patria, però, sembrerebbe
da Fa^ 0 - lncer ^ a •* alcuni lo dicono da Smerillo, altri da Potenza ed altri
6 darne rian0, ® / .^ en * amo Smerillo, perchè la Serie A, oltre ad affermarlo
riU° è Una spiegazione plausibile, è seguita dalle Serie C-D-E. — Sme-
di A«wi- 3raz i° Ile del Comune di Montefalcone Appennino in provincia
0011 Piceno, diocesi di Fermo.
624
PICENUM SERAPHICUM
Pietro da Corbaro, era caduto in disgrazia di Giovanni XXII,
ed in conseguenza di ciò quel Teodino, avendo comunicato
con gli scismatici, fu coinvolto nelle severissime censure e
spogliato della sua dignità. E’ vero che egli chiese di essere
assolto e l’ottenne mediante una forte protezione ed una la¬
boriosissima difesa del Procuratore Generale dell’Ordine, Fr,
Raimondo de Lados; ma questo non valse a restituirgli la
dignità di Vicario per l’intera Provincia. L’opinione, pertanto
di alcuni storici che il detto Teodino sia questo medesimo
Teodino eletto nel Capitolo di Fabriano l’anno 1319, non
regge alla critica. (1)
Fr. Teodino da Smerlilo era stato, prima della sua ele¬
zione, Inquisitore della Marca d’Ancona, del Ducato d’Urbino
e di tutto il Montefeltro: non si legge che abbia in qualche
modo preso parte ai movimenti d’insubordinazione per difen¬
dere le esagerate dottrine che in questo periodo storico tanto
afflissero l’Ordine e la Chiesa. Il P. Waddingo nel darci un
cenno biografico di questo Ministro è molto preciso ed espli¬
cito; con brevi parole toglie ogni dubbio circa il sospetto che
potrebbe cadere sopra il nostro Teodino : < Praeerat tunc
« (1319) fratribus Minoribus Fr. Theodinus vir pius et doctus,
« Minister Provincialis Piceni, cuius in litteris Pontificiis oc-
« curit memoria. » (2) Governò la Provincia per sette anni-
19. — Anno 1326. — Fr. Sinibaldo Sinibaldi D’Osimo-
Uomo di studio e di sapere, distinto per integrità di vij a
ed onestà di costumi, zelante per la gloria di Dio e per *.
salute delle anime, saggio e prudente nel governo, dotato ^
virtù speciali e di bellissime prerogative, la santa Sede, a
medesimo anno in cui fu eletto Ministro dal Capitolo Provi * 1
ciale, tenutosi nel nostro convento di Pioraco, lo creò vesco
della diocesi di Osimo, concedendogli facoltà di regger 0
Provincia sino al Capitolo dell’anno seguente. I pregi 4
accennati sono contenuti nella Bolla di sua creazione ep lSC , e
pale e costituiscono il fondamento storico su cui dovrà e"
(1) Cfr. la Serie A, p. 10.
(2) Annali, 1. ediz., t. Ili, p. 240-XII.
PICENUM SERAPHICUM
526
basata la biografia di questo illustre figlio della nostra Marca
francescana. (1)
20 — Anno 1327. — Fr. Francesco Rubeo
d’Appianano d’Ascoli (2).
Le Serie A-B lo dicono d’Apiro, ma è un errore evidente:
questo Ministro, eletto dal Capitolo Provinciale, tenuto in que¬
st anno nel nostro convento di Ostra, è, senza dubbio, nativo
«i Appignano d'A scoli.
Per un largo studio di sana critica circa la vera gran-
ezza di questo insigne Dottore presentiamo solamente ciò che
011 lui hanno scritto tre dei più antichi storici dell’Ordine.
1. Bartolomeo Pisano: « Frater Franciscus de Mar-
« chia, nominatissimus in theologia magister, luculenter in
« theologia deprompsit, et multos tractatus ac quaestionés in
* geologia et philosophia composuit. » (3) — « Locum de
* Pignano ; de quo extitit oriundus magister Franciscus Ru-
« beus de Marchia, suo tempore praedicatione et aliis virtu-
t 1 us valde clarus. » (4) « Multi alii magistri fuerunt in
Joc loco [Parigi] famosi, scilicet magister Franciscus de
* Marchia; etc. » (5)
, Ecco le parole della Bolla : « In te litterarum scientia praedi-
* t©rn ’ m ° 1 ^ m v ^ ae ^onestate decorum, in spiritualibus providum et
« iìolP 0 ™ 1 ^! 18 . 0 ^ 0 ^ 8 ? 60 ^ 111 aliis multiplicibus virtutum donis coram
* Vert ,S fratibus fide dignorum testimonio commendatimi, con¬
ni^ oculos nostrae mentis. » Cfr. P. Eubel Bullarium Francisca -
P ( tu ‘ v> P- 305: — Id. Hierarchia Catholica Medii Aevi, p. 120 : —
t. cit ^ 7 }J la ^ es ) 1* ©diz., t. Ili, p. 339-X e Regestum Pontificium,
ÙerhovE' ~ 2. ediz., t. VII, p. 58-XI : — Luigi Martorelli :
He \ ~ Pittoriche d'Osimo , Venezia 1705, tip. Poletti, p. 426 : — Se-
) r‘ lo,
p, 214* Bibliografia nel fascicolo n. 2. del Picenum Seraphicum
p. 838 ? fr ; T Ì n * -à-NALECTA Francescana » ; fructus Vili, pars secunda
S t BID - t ru °tus XI, p. 611.
W Ibid. fructus XI, p. 644.
526
PICENUM SERAPHICUM
2. — Chronica XXIV Generalium: « Magni etiam clerici
« claruerunt illis temporibus [1817]: videlicet frater Fran-
« ciscus de Marchia, etc. » (1) Il Waddingo, enumerando i
« discepoli di Giovanni Duns Scoto, commenta: « Septimus,
« Franciscus de Marchia, quem ex cognomine Picentem credit
« non immerito Possevinus, et ex fragmentis a Canonico
« relatis egregie subtilem reputat Ferchius, et Scoti discipulis
« annumerat. » (2)
3. — Compendium Chronicarum: « Franciscus Rubeus
« de Pignano, Provincie Marchie, qui inter ceteros doctores
« Doctor prefulgidus appellatur. Scripsit luculenter super 4
« Sententiarum libros, et super omnes ferme Aristotelis libros
« et super 4 Evangelistas et plurimos Tractatus et questione»
« in Theologia et philosophia, in predicatione quoque, et aliis
« suo tempore valde carus fuit. » (3)
21. — Anno 1332. — Fr. Simone d’ancona
Le nostre cinque Serie concordano perfettamente nell'as¬
segnare l’anno 1332 per la elezione di un nuovo Ministro :
riguardo al nome e alla patria, però, si rileva in esse una
divergenza assai rimarchevole. La B ha solamente Simone ■
la C indica il P. Perottino da Montelupone : la E chiama
questo Ministro, P. Simone Perottino, pure da Montelupone
Due buone ragioni giustificanti il nome e la patria posti da
noi in principio le abbiamo nelle Serie A-D. Riportiamo sen
z’altro i due testi prout jacent, lasciando agli egregi scritto^
delle medesime tutta la responsabilità storico-critica delle lor
affermazinni e rigettando ciò che asseriscono le Serie
(1) Ofr. in « Analecta Franciscana », t. Ili, p. 486. — I fx,
Quaracchi, nella nota n. 3, riferiscono una lettera del P. Generale,, ^
Gerardo Odoni d’Aquitania (1829), contenente parole poco benevoli
guardo a questo nostro Ministro: ne abbiamo già parlato, in questo
colo, nel nostro Repertorio Bibliografico.
(2) Ofr. Annali, 1. ediz., t. Ili, p. 93-LXI. jj,
(3) Fft. Mariano da Firenze : in « Archiv. Frane. Hist. », a Ali
p. 632. — Ofr. tutte le citazioni della notata bibliografìa, dalle q
emerge ancora la quistione cui accenna il nominato Gerardo Odou
PICENUM SERAPHICUM
527
Serie A : « Ex Chronico Fabrianen. alter insurgit Pro-
« vincialis Minister Simonis nomine ; sed de Patria, et ele-
« ctionis loco nulla incidit mentio. (1) »
Serie D : « Usquenum ignoravimus Patriam Ministri, qui
« hunc attinet annum, sed ex scheda in membrana quam ex
« Archiv. Conventus nostri Sarnani exseriptam nobis per hu-
« maniter cessit P. M. Stephanus Rinaldi in Conventu nostro
« Corinalti studii Regens, percipimus fuisse Patria Anconita-
« num. Pro qua re praestat trascribere verba, quae ad quam-
« darri pariter prò re nostra animadvertionem satis apta sunt
« atque utilia. (2) « Ego Fr. Acto de Monte... emi a Fratre
« Glentelutio de Firmo hanc Bibliam consentiente Ministro
« Fr. Simone de Ancona. Anno Dom. MCCCXXXIIII. »
* ^ uc eundem putamus quem P. M. Michael Buglioni in
« Historia sui Anconitani Conventus pag. 157 recenset prò
« totius Piceni Provincia Jnquisitor una cum collega Fr. Ja-
* co ”° 8 baili ter de Ancona. Animadvertimus itaque etc. »
22. — Anno 1335. — Fr. Pietro da Sassoferrato
Abbiamo proprio il senso inverso di prima; cioè accordo
Panetto delle nostre Serie riguardo al nome e alla patria di
R ® st o Ministro ; disaccordo circa l’anno di sua elezione :
^ 1 * "E 1335, A-D 1339. Sebbene per noi le Serie A-D ab¬
bia ° Un ma g&i°r valore storico, pure nel caso presente dob-
Sa mo ^guire le altre. La Serie B dice che Fr. Pietro da
Bp’ S °a err ^° uno com pilatori delle nostre Costituzioni
-^dettine l’anno 1336 (3), ed è verissimo. Infatti, nel 1336
A ag - ^ a b’ anno 1332.
(b! t] 11 ^ 6 a ^ a ( l u ^ s ^ one circa la liceità del semplice uso del danaro,
le • tÌ ^ re gorio Giovanardi, che pubblica sul Picenum Seraphicum
^ a lun ff v ne Minoritiche del Francesco Antonio Eighini dal ms. Gam¬
bo da s aU °^ mette * n nota ( l ues ^ a err£ da osservazione riguardo a fr. Pie-
® e Hedett aSS °^ erra ^° c , ome uno compilatori delle nostre Costituzioni
incese ^ ovra ^ire nuove i altrimenti apparirebbe non essere un
Cfr, pj ano * au ^ore di queste Memorie, ciò che non può ammettersi. »
ghiai ass”^’ ^ asc ' ^ P- 4,6. Il Giovanardi non si è accorto che il Ri¬
belle de K a > 6 oh 0 per Costituzioni Benedettine non s’intende
da Bened tt X 6 ^ ® enec * etto ’ ma P rec i same nte le nostre ordinate
528
PICENUM SERAPHICUM
Benedetto XII pubblicò gli Statuti dell’Ordine contenenti
ventinove rubriche, più una trentesima per le Clarisse : que¬
sti Statuti erano stati prima esaminati, discussi ed approvati
da una speciale Commissione composta di Cardinali, Vescovi
Abbati, Ministri Provinciali e sommi Teologi. Tra gli otto
Provinciali appartenenti alla detta Commissione è precisa-
mente nominato Fr. Pietro da Sassoferrato (1) : dunque nel
1335-86 egli era indubbiamente Ministro delle Marche. Que¬
sto Ministro fu poi nominato Penitenziere Pontificio per la
città di Roma il 15 aprile del 1341. (2)
23. — Anno 1340. — Fr. Ugolino Brunforte da Sarnano
Eccettuata la B, tutte le altre Serie ci danno il 1344
per l’anno di elezione di questo Ministro. Però, se, come af¬
ferma il P. Waddingo, Fr. Pietro da Sassoferrato nel 1341 fu
chiamato a Roma in qualità di Penitenziere Pontificio, chi
avrebbe governata la Provincia fino al 1344 ? forse un Vica¬
rio Provinciale ? le Serie non lo dicono. Riteniamo, pertanto,
più verosimile la data del P. Righini (1340) sino a prove
contrarie.
Fr. Ugolino Brunforte da Sarnano, figlio di Rinaldo 11
Grande (3), nipote di S. Liberato da Loro Piceno e di Fr. Ugo¬
lino Brunforte da Montegiorgio, si vuole da molti, e fonda¬
tamente, che fosse l’autore dei Moretti di S. Francesco. (4/
Non è nostro scopo fare qui uno studio speciale in proposito;
tale studio è stato fatto in diversi tempi e da molti: tra gli ah 11
(1) Ofr. Chronica xxiv Generalium in * Analecta Franciscana »,
t. II, p. 165-166.
(2) Cfr. 'Waddingo, ediz. 1., t. III. p. 476, n. IV. .jjj
(3) Nel testamenio di Rinaldo il Grande, archivio di Fermo, n.
si hanno queste precise parole : « Iteri Fr. Ugolino /ilio suo prò 1 ^
emendis.... reliquit, et quatuor libras annuatim prò tunicis suis. » Gir-
scéllanea Francescana , voi. X, p. 111. •«inai 0
(4) Chi vuole approfondire la quistione circa lo scrittore orig
degli Actus, o il continuatore dei medesimi appartenente al secondo
(ultimi del secolo XIII e prima metà del XIV) non perda mai di U
che due sono gli Ugolini Brunforte ; il primo nativo di Monteg 10 ^
(Sanctae Mariae), morto circa il 1320; il secondo nativo di Sara
morto circa il 1348.
PICENUM SERAPHICUM
PICENUM SERAPHICUM 529
citiamo il nostro P. Luigi Tassi da Fabriano (1), il „ ua le
Se TL T f? Ioci Puli S Mni ’ « »aesaiiLto ^
ìhri, lo f mle 'Vigenza, ed alla quistione slessa, se non
mniTf \2)' rem ‘° lmm correio Ai * * doZ
Yedfin j * *~
llZ°, OsservanSProzìa
1986 n 932 249 rrw- T , Fahnano 5 Quaracchi, tip. S. Bonav.,
hf 'cfr ~ MtòoO g0lm0 t? Brun f° rte da Sarnano autore dei Fioretii.
1 ) Wr. Miscellanea Francescana , voi. 1 ? p. 31 ? n. XI
C0LLEZI0N€ STORICA
dai Libri, dai Giornali, dalle Riviste
Vl ~~ 8 - Giacomo della Marca nell’ Umbria Serafica
del P. Agostino da Stroncone, (l)
Date Storielle.
« Unita I 2 3 4 * * * do7/^H™ lla r a F ™ nc , es , ca " a di Foli « no ». fondata
Mieta in f w MuMe ./ aloci Pul mani, si è pub-
‘otto il lito/n 1 F? " Cr “ naoa dd p - Agostino da Stroncone
^, Umbna »• « A P. Agostino da
«ac, tl, febbraio del 1687 (3): la sua Oro-
XVlp P/, 1 ’ f" do ha scritta nella seconda metà del secolo
■ -& un documento del massimo interesse rum solo per
’ - Fascicolo IV.
34
530
PICENTJM SERAPHICUM
V Umbria, ma anche per l’intera Famiglia del Poverello d’As¬
sisi, poiché in esso trovasi notato anno per anno quanto di più
importante è accaduto in seno all’Ordine sino a quasi tutto il
secolo XVII. Da questa Cronaca ci piace stralciare le pagine
che sole riguardano il nostro S. Giacomo da Monteprandone
nelle Marche. Sono pennellature brevi, fugaci, sciatorie le quali
cronologicamente ci danno un sunto biografico di tutta la vita
minoritica, di tutta l’eroica missione di questo apostolo instan¬
cabile, di questo grande santo. Anche il presente estratto gio¬
verà in parte al complemento dei materiali storici per uno
studio critico circa la Vita e le opere del nostro insigne Mar¬
chigiano.
1416. _ « Domenico da Montebrandone della Marca, essendo Giu-
dice degli Aggrauij in Perugia, risolue, farsi Religioso : onde aggiusta e
le cose sue al paese, uien in Porzioncola, già pigliata dagl’Osseruaati.
con molt’istanze, è ricevuto al abito da frà Nicolò Yzano Vicario ae
Beato Dio : di Stroncone a 25 di Luglio nella S. Cappella, e per esse
festa di S. Giacomo Apostolo, in onor di lui si chiama Giacomo am
Marca, et è mandato a far il nouiziato nel Conuento delle Carceri, a
basta quest’anno, e non è poco per la Prouiniza. » (1)
1418. — « Nelle Prouinzie di Puglia, e di Calabria, è Vicario
Tomaso di Fiorenza, in Toscana, et in Lombardia S. Bernardino P
opera di cui, e delli Beati Gio : di Capistrano, Giacomo della Man-,
Alberto da Sartiano, tutti riceuuti alla Religione dal nostro Beato <J
si dilata per tutto l’Osseruanza, fauorendola particolarmente il
Pontefice Martino 5. » (2)
1423. — « Circa questo tempo il Beato Giacomo della Marca p r ®
cando in Cascia con gran frutto e feruore della Passione del Sig. ^
dalla Beata Rita già Monacha, accesa d’amor diurno a piè d un y ,
fìsso, prega con lacrime gli faccia sentire in testa il dolore oh egli
per una delle sue spine ; il Sig. gli fà la grazia d’una ferita m v .
che si conuerte in putrida piaga con indicibile dolore ne cascano u
e la porta per tutta sua uita. » (3)
1426. — « San Bernardino riceue facoltà dal Papa di fondar Con■ ^
per l’Italia, la quale per tutto, anco nell’Vltramontani si dilata, hi ^
Gio : di Capistrano, e Giacomo della Marca, anno dall’istesso / ^^t-
piissime facoltà di predicare, e di procedere contro li fraticelli, o
tano molti luoghi della Marca. » (4)
(1) Miscellanea, an. IV, p. 121.
(2) id. ibid.
(3) id. p. 128.
(4) id, p. 124.
PICENUM SERAPHICUM
531
Po™ À- l -A riceue piu ampie tacoltà dal
Papa di procedere contro li Fraticelli, et il Beato Giacomo della Marca
cae predica m Vngaria, ua Commissario in Bosna. » (1)
1434. . « Il Beato Giacomo della Marca dalla Commissione di Bo-
saa torna in Italia, et in Fiorenza è onoreuolmente riceuuto dal Papa. » (2)
1435. « Il Beato Giacomo della Marca rimandato Commissario in
tìosna e operando a fauor della Religione, e della Chiesa per tutto riceue
grand onori et opera Miracoli. Chiamato in Boemia dall’Imperatore rb
celie tutte le maggiori dimostrazioni d’affetto, e di stima. » (3)
* , 1 2 3 . 4 ’ 36 * r" * 11 Beato Giacomo della Marca è Inquisitore in Vngaria
Austria, e Boemia, e riduce questa all’Vbidienza dell’Imperatore Sim-
mond° ; opera si bene, che li Vescoui, Clero, e Principi d’Vngaria, che
g abbi mandato Vuomo si santo, e dicono che questo ha batezzaco più
tmim m \ a D 11 ^ 6 ! 1 ’. credo Manichei ; onde il Papa scriue lettere compi-
siine al Beato Giacomo lodandolo ecc. » (4)
-..•, o 1437 : ~ « A1 Beat0 Giacomo s’aggionge la Vicaria di Bosna, se-
torp PSr ° 16 - Ue °P era zi°ni m Vngaria, e poscia chiamato dall’Impera-
chp ’ , 010 ass ista alla Guerra contro li Turchi. Il Papa con 4 lettere
atnJ! nUe al Beato, testifica il conto che fa di lui ; gli concede facoltà
piissime, e lo raccomanda a tutti li fedeli. » (5)
li ' * ^ acomo della Marca si troua al Concilio di Ferrara con
eati Capistrano e Bernardino. » (6)
Per W 9 j ~ * 11 Beat0 Scorno della Marca fatiga indifferentemente
* ia te de m Vngaria. » (7)
6 7 * 11 Bea f° Giacomo della Marca predica in Padua, e poi
naat o Inquisitor Generale in tutto l’Ordine. » (8)
'( 9 ) Beat ° Giacomo è inquisitor generale nella Marca con
§j «• P- 153.
3 lbid ‘
°) id. ibid.
K -'f P' 154.
8 -ì ibid ‘
7 ] a P - 1B5 ‘
8 - a ' P- 156 -
9 ] a ibid -
id. p . i 67-
532
PICENUM SERAPHICUM
1444. _ « S. Bernardino si trattiene 3 giorni [30 aprile, 1 e 2
maggio! all’Isola Maggiore del Trasimeno con li Beati Capistrano^ e Gia¬
como della Marca. » — « Il Beato della Marca , predicando in Todi ne
punto clie muore S. Bernardino in un subito si fenna, et eleuato m spi¬
rito uede la morte di quello. Ripigliato poscia il discorso dice al popolo :
adesso è caduta una colonna di S. Chiesa. Ya poscia subito all Aquila,
e troua che fa gran miracoli , e predicando ìui in onore del Santo per
tutta la predica si uede una stella su la testa del Beato Giacomo da
tutt’il popolo. » (1)
1446. — « Il Beato Bernardino da Rossa dell’Aquila studiando legge
in Perugia, l’anno passato mosso da miracoli di S. Bernardino si lece
religioso, pigliando l’abito per mano del Beato Giacomo nel Conuento dei
Monte. » (2)
1449 . _ « Il nostro Beato Giacomo della Marca è Vicario dell’Os-
seruanti della Marca. » (3)
1452. — « Il Beato Giacomo attediato nella Marca per zelo della
salute dell’Unione, chiede di ritornare in Bosna e Dalmazia che son in¬
fettate da Manichei, e fra Marco ue lo mandò commissario. » (4)
1454. — « Il Beato Giacomo compone le discordie tra quelli &
S Elpidio, e di Fermo, e poi alfin dell’anno ua in Ascoli, dou’e cine
con lacrime, sicché pur anco non è ito in Dalmazia. » (5)
1455 — « [Per l’Armata contro i Turchi il Papa sceglie sei dep u ^
tati tra i più qualificati Predicatori] li 6 deputati a requisizion del r F.
son di Nostra Prouincia li Beati Capiscano e Giacomo della Marca.
sono d’altre Prouinzie. » — « Il Papa da gl’articoli d ambi le P® ^
comporre le discordie tra Conventuali ed Osservanti] al Beato BW
della Marca con ordine, che gli componga con assoluta potestà, e
rica la di lui coscienza. » (6)
1 0 o#l'
1456. — « Il Beato Giacomo della Marca in questo tempo e ^
missario e Collettore Apostolico in Prouinzia, et in Terra Amolla.
1457. — « U Beato Giacomo della Marca è mandato dal Papa
misario Apostolico, et Inquisitor Generale in Yngaria in luogo di
(1) id. p. 186-187.
(2) id. an. V. p. 28.
(8) id. p. 69.
(4) id. p. 71.
(5) id. p. 87.
(6) id. p. 88-89.
(7) id. p. 89.
PICENUM SERAPHICUM
538
strano. E’ nceuuto con grand’onori: piglia informazione de miracoli di
Capistrano,^ e le manda al Papa, ma esso per la Contrarietà dell’Aria in¬
fermatosi, è necessario ritornar in Italia. » (1)
1459. « Il Beato Giacomo della Marca , é destinato Predicator
della Crociata per l’Italia. » (2)
1462. « Il Beato Giacomo della Marca predicando in Brescia la
mattina di Pasqua dice in pulpito il Sangue sparso dal Signore nella
passione essere stato separato dalla Divinità; fra Giacomo da Brescia
Domenicano Inquisitore osta, l’ammonisce, e poi cita, si frapone il Ue-
scouo, e gli pacifica, ma poi l’inquisitore si richiama in Roma al Papa,
quale informato bene fa 3 Breui a fauore del nostro Beato, e finalmente
intima disputa pubblica per l’anno futuro. » (3)
. 1^3. — « Il Beato Giacomo della Marca dal Papa è fatto Commis¬
sario Apostolico e perdicatore della Crociata per tutta questa Prouinzia,
c °u acolta di mandar altri predicatori, e di raccogliere elemosine ner la
guerra Santa. » (4) ^
si f ~~ * ®' oma a ^ a presenza del Papa nel palazzo Apostolico
a disputa pubblica tra li PP. Domenicani e li nostri della controuersia
sangue di Cristo, e doppo essersi disputato 3 giorni da Vuomini dot-
smn d ambi le parti, il Papa uieta agl’uni, et alli altri sotto pena di
punica il disputare, predicare, e parlare publicamente di tal materia,
Pro ^ Sara Rifinita dalla chiesa. » — « S’è fatto Capitolo, Conferenza in
^ Ul ^_ a > trouandosi quest’anno guardiano di Porzioncola il Beato Già -
Elio? * 6 n ^ arca (MS. Portiunculae) » — « Fra Giacomo da Lerzuela
st ad r ° ^ renei [ a ^ e doppo 6 anni di Gouerno aduna Capitolo in Perugia,
corno r? 1 2 * 4 5 6 7 l’infermità, e la vecchiezza, rinunzia l’ufficio ; il Beato Già -
del n aarc ^ ano di Porzioncola uenuto in Perugia è uisitato nel Conuento
del G- 011 ^ 6 aa alcuni Pu-dri Uocali, che gli chiedono chi giudica degno
fra F erLera l a ^° fr a tanti soggetti meriteuolissimi. Il Beato subito risponde
succed^ 068 * 50 ® auona ? °l ie sara Generale, Cardinale, e Papa, come
Viest ora ® eletto ministro Generale con tutti li uoti. » — « In
Uenir° in e f^ r - e Osservanti adunati a capitolo in Porziuncola prima di
Cenerai e i e ?* 0ne do Uicario Generale udendo che è stato eletto ministro
Con ^ :ra Francesco da Sauona, uengono 400 d’essi in Perugia, e
Uuouo p 1Ca ^ >rocess l° ne assieme con li Padri Conuentali, conducono il
dicator ? ne . ra ^ e ne lla Cattedrale alla Predica ; fra Michele da Milano pre-
^ostosi 6,111 ! 1 ^ 116 ^ er ^ S ran concorso ? e necessitato a predicar in Piazza,
lurba d decente a sedere, il Generale chiama dal mezzo della
61 irati il Beato Giacomo e lo fa sedere alla sua destra sopra a
534
PICENUM SERAPHICUM
tanti gran sog6tti. ** — « Il Beato Giaco tt io della Marca d ordina dal
Papa predicando in Foligno, s’inferma e sparsesi la uoce die sia morto,
un contadino in Villa infermo a morte udendo, esser morto un frate
Santo, fa uoto di portare un Cero al di lui Corpo se guarisce, et eccolo
subito sano : andato poscia per adempire il uoto lo troua uiuo, gli rac¬
conta il Caso, e gli dona il Cero, il Beato pigliandolo, gli dice, che rin¬
grazi Iddio da cui ogni bene procede. » (1)
1465. — « Il Beato Giacomo della Marca dal Papa è mandato a
Uenezia ad istanza del Doge, ch’ottenutolo chiede nuoua licenza di trat¬
tenerlo iui per benefizio de suoi popoli. » (2)
1466 . _ « Circa questo tempo predicando in Perugia il Beato Gia¬
como della Marca iustituisce in S. Francesco la compagnia di S. Girolamo,
non mai abbastanza lodata per li santi ’ esercizii, che pratica. Il B. Gia¬
como gli fa le Costituzioni, e doppo la di lui morte in essa compagni»
si conseruerà con deuozione l’Abito, e Corda d’esso. (Crispoldi, lib. i-
Cap. 26).. » (3)
1472. — « Essendo compito il triennio deue celebrarsi Capitolo Ge¬
nerale, fra Marco lo cita all’Aquila per il 15 di maggio, e dichiara pre¬
sidente d’esso fra Pietro di Napoli, ma il Papa con oneste scuse spo
gliando Marco della superiorità, ui fa Presidente fra Lodovico di Uenez
et il Beato Giacomo della Marca , ma essendo infermo, presiede solo Loa
u i co »_ « Il B. Antonio di Stroncone morendo l’anno passato m S. Damian i
fu sepolto nella sepoltura de frati. Quest’anno, un figliolo di Giacomo»
Spello, uedendo uscire da detta sepoltura una fiaccola accesa, eh u»
fanciulla cerca smorzarla, lo dice alla madre, e questa alli frati, fi
consigliatisi col Beato Giacomo della Marca che si troua iui prese ,
esso gli dice, che la fiaccola significa la santità d’Antonio, e la fanciu
che cerca smorzarla la negligenza de frati che l’occulta, perciò consis
che deua disumarsi, e seppellirsi più decentemente, così si fa alli 0
Marzo. » (4)
1473. — « Il Beato Giacomo della Marca a richiesta del Re
nando, è mandato dal Papa a predicar a Napoli, oue giunto P rotet p re .
douerui morire. Il Papa gli scriue di nuouo, che si trattenga iui a
dicare fin che piace al Re. » (5)
1474. — « Il B. Giacomo della Marca ad istanza del Papa ? cr1 ^
da Napoli al Re d’Ungaria esortandolo alle lega contro il turco, 1
gli risponde cortesissimamente; » (6)
(1) id. p. 129-130.
(2) id. ibid.
(3) id. p. 131.
(4) id. p. 134-135.
(5) id. p. 161.
(6) id. p. 162.
PICENUM SERAPHICUM
535
1475. — « Ferdinando Ee di Napoli, ed altri Potentati istano per
la Canonizzazione di S. Bonauentura, et il B. Giacomo della Marca da
Napoli ne scrive al Papa, e dice che desidera trouaruisi : Sua Santità
gli risponde, che non puoi farla adesso, a suo tempo gli scriuerà che
uenghi, avendo gusto, che ci si troui : intanto se ha cosa di proposito-
in ordine a detta Canonizzazione, l’auuisi, e ci facci diligenza. » — « Il
B; Giacomo è discreto per la Prouincia della Marca, e uedendo fra Marco
di Bologna stato 3 uolte Vie. Generale non esser Vocale adesso, si sde¬
gna con li Bolognesi che non hanno fatto discreto un Vomo si Santo :
protesta di non uoler uenire al Capitolo, se non ha uoto fra Marco, per¬
che è zelante, e mal uisto da suoi Comprouinciali, et in particolare del
suo Vicario Prouinciale, che nell’elezione del Discreto l’ha posposto ad
un mezzo Vomo. Giacomo opera col nuouo Vicario Generale, che dia a
Marco tutti li priuilegii Religiosi, acciò al futuro Capitolo uenga come
-^adre dell’Ordine, e principal Direttore desso. » (1)
P ^ ^ acomo della Marca doppo tante fatighe, Viaggi,
rediche, e Conuersioni : doppo rinunziato l’Arciuescouato di Milano;
auer governata, e dilatata l’Osseruanza : dopo hauer patiti 20 Anni
cuori Iliaci Colici, Podagra, calcoli, flusso di Sangue, debbolezza di
S ^^aco, e doppo essergli cascati tutt’i denti, muore di dolori Colici
® Conuento della Santissima Trinità di Napoli a 28 di Nouembre. Ad
stanza del Duca Alfonso figlio del Ee è tenuto 14 giorni insepolto,
Perando gran miracoli, poi d’ordine dell’istesso Duca è sepolto nel
^0 ^ .®* M ai 7 a della Noua oue sta a pubblica Venerazione. Ha.
ri ti diuersi tratati, et in specie contra fraticellos , De sanguine Christi,,
^Quaresimali, 2 Auenti, uarij Sermoni de Santi , della Gloria della Beata
sc^‘H ,ne '* e ^ a ^ C ^ e s * cons eruano uicino al suo Corpo, e si dicono
dell 1 3 4 5 ^ SUa ^ an0, E Posseuino dice, che ha scritto anco sopra li 4
e sentenze, e Quolibeti, et una Tauola della dottrina di Scoto. — Do
^racoli successi, et. operati in Vita, scriuo solo quelli fatti inProuinzia.
Idr e ^° c °i Santissimo Nome di Gesù libera un Ossessa e sana un
Assisi libera. 4 . Ossessi, e Giouinetta attratta, con la-
S p 0 ^ lnc °ntratosi doppo., gli dimanda s’è perfettamente sana, essa ri-
^ f b fl ua l c ^ residuo di male, perchè ha pregato Dio, che non
Don er ^ a ® a ^°? a cciò il Padre non la sforsi a maritarsi, « sei buona.
V er (Esclama il Beato) che preferisti alla sanità la uirtù ! resterai
del ^ rte ’ 6 P er ^ e M }amen t e sana. » E così succede. Stando nel Conuento
°tiez arn ^°’ ^ uon Vuomo pigliò Cura del Cauallo, di cui perlaVec-
e ri q a Za S1 se . ru i na il Beato, e patendo quello da molti Anni grauissima
l’est a’ C0Xl n u * ua ^ ec ^ e P ose a sedere su la bardella ch’usaua Giacomo, e
0 perfettamente sano, » (2)
tenv
Ù)o ~T jT' * ^° n tanti > 6 si grandi li Miracoli che opera in questa
P d B. Giacomo della Marca , che muouono Papa Leone a conceder
(1) id.
(2) id.
P.
P-
162-168.
163.
586
PICENUM SERAPHICUM
l’indulgenze per la Processione che si fa da frati ogni giorno al di lui
sepolcro e che si canti l’Antifona delle lodi del medesimo Santo, il Di¬
ploma sta nel tom : 7. Anno 1476. » fi)
Si comprende facilmente che questi cenni biografici il
P. Agostino da Stroncone li ha desunti in gran parte dai
volumi V-VI-VII degli Annales Minorarti, pubblicati dal P. Vad-
dingo nel 1642 e nel 1648: peraltro vi sono dei particolari
che non si trovano nel nostro Annalista; ciò, dunque, vuol
dire che il P. Agostino si è servito anche di altri mss. esistenti
nell’archivio di sua Provincia e di non poche notizie che al
suo tempo dovevano essere abbondantissime. E' vero che il
Cronista visse alla distanza di quasi due secoli da S. Giacomo,
ma ciò non toglie che i suoi cenni biografici abbiano ugual¬
mente per la nostra collezione storica il loro valore di controllo
e di conferma.
VII. — Un Ignoto Arcivescovo Francescano delle Marche.
Il P. Corrado Eubel, nella sua Hierarchia Catholica
Medii Aevii (2), ci dà un cenato Giovanni dei Minori, creato
Vescovo di Nicosia in Cipro da Nicolò IV il SO ottobre del
1288. Di questo Vescovo ivi non è indicato alcun distintivo e
neppure la patria. Leggendo però l'importantissima opera del
P. Girolamo Golubovich sulla Terra Santa (3) abbiamo potuto
scoprire che il detto Fr. Giovanni Minorità è precisamente un
marchigiano, nativo d'Ancona. Dall’illustre storiografo di Cipi' 0,
il conte di Mas Patrie (4) il P. Golubovich ha desunto tutte
le notizie biografiche che lo riguardano, dandoci così quanto
basta per una critica notizia di questo Vescovo Minorità, i f J n °'
rato da tutti i cronisti regionali ed anche dagli storici del-
l’Ordine. A noi mancano altri documenti per una compiei
biografia, nè sappiamo dove cercarli; quindi i lettori de
Picenum resteranno paghi di vedere su queste pagine quante
(1) id. an. VI, p. 84. - Cfr. P. Wadding., 1» ed., t. VII, p. 13-14, n.
(2) Vedi a p. 365: Nicosien. (Nicosia, Levcosia) in ius. Cypro, metropol. .
(3) Biblioteca Bio-Bibliografica della Terra Santa e dell'Oriente Francesco
Quaracchi, tip. S. Bonaventura, t. I, 1906 : t. II, 1913.
(4) Histoire des Archer. de Chypre, negli Archiv. de VOrient Latin.
PICENUM SERAPHICUM
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in proposito è narrato dal P. Golubovich nella sua opera.
Ciò servirà di base iniziale per un pili vasto studio circa il
Vescovo Fr. Giovanni d’Ancona.
1288-95. — Fb. Giovanni d’Ancona dell’Oed. de’ Minori,
Arcivescovo di Nicosia nell’Isola di Cipro : cenni bio¬
grafici.
« L’illustre storiografo di Cipro, il conte di Mas Latrie, scrisse una
breve ma dotta biografia di questo Minorità, quasi ignoto agli storici
francescani, pubblicandola negli Archives de VOrient Latin , d’onde noi
desumiamo questi pochi cenni.
« Frate Giovanni d'Ancona fu eletto Arcivescovo di Cipro dal Pon¬
tefice Nicolo IY ai 20 d’ottobre del 1288 (1). Poco sappiamo della vita
di questo umile Minorità ; è però lodato assai dagli storici per la sua
dottrina, modestia e disinteresse. Portò, dice l’illustre storico di Cipro (2;,
sulla sede di Nicosia le virtù del B. Ugo da Fagiano (3), senza avere
lo spirito intrapprendente nè le abbondanti risorse di lui. Giovanni,
datosi ai doveri del suo ministero spirituale, poco curavasi de’ beni tem¬
porali, sfruttati da altri, contento e felice della povertà francescana. Ma
dua bolla Pontificia, data da Orvieto li 26 aprile del 1291, metteva in
dovere certi pretendenti che abusavano della troppa bontà dell’umile
raucescano (4). Non ostante la sua povertà, l’Arcivescovo Giovanni arma
a proprie spese una galea e la conduce egli stesso in soccorso di S.
Giovanni. d’Acri assediata dal Soldano d’Egitto (5). Poco altro si sa del
Rostro Giovanni. Desideroso di menare una vita pacifica, chiede al Pon-
e ce Bonifacio Vili di essere alleggerito del grave peso della diocesi
^vescovile di Cipro (6) ; al cui desiderio, in parte annuendo il Pon-
® ce, viene traslatato ( 1295) alla sede arcivescovile di Torre in Sarde-
(7). Egli fu il primo che usò la formola, poi divenuta comune:
^ ei & Apostolica gratia Nicosiensis Archiepiscopus . » (8)
fi! e ubel , op. cit., mette la data del 30 ottobre. (N. d. R.)
fi) Cfr. op. cit., t. Il p. 246-249.
I25i \ , E. Ugo da Fagiano, già canonico di Reims, fa Vescovo di Nicosia dal
rl 2 3 4 . b0 : cfr * P Eubel, op. cit. 1. c. (N. d. R.)
niela 7ì ibidem, P* 247, ove citasi il Oartulaire de S. Sophie, n. 92, e i Docum. nouv.
dello Sb a r P — Notiamo che la detta bolla non è riportata nel Bullarium
© Ibidem, e nella sua Hist. de Chypre, t. I, p. 492.
Gerard ^ l l? cefiSore immediato di Fr. Giovanni d’Ancona, nella diocesi di Nicosia, fu
a prile h’i decano di Langres in Francia: la sua promozione a Nicosia data dal 24
q rca « 5 fi °he vuol dire che Fr. Giovanni tenne quella Sede Arcivescovile
( 7 ì U anni: cfr. P. Eubel, op. cit., 1. c. (N. d. R.)
cioè TTn ^hfiuhovich, in nota, cita i seguenti autori dal Mas Latrie, ib., p. 249,
< Uni a quelli, Italia Sacra ; Le Quien, Oriens Chr. t. Ili, p. 1206; Mattei, Sar-
Per ° ^ a fi a Gerarchia Cattolica del P. Eubel, p. 504, si ha che
^orrna Bonifacio Vili, con la quale Fr. Giovanni viene traslatato alla Sede di
/of h°rta la data del 4 marzo 1296. ( N. d. R .)
°P. rii- T^ s ; Patrie, Archiv. cit., p. 223, nota 83, e p. 248.—Cfr. P. Golubovich,
Cl S t. I, p . 825-326. '
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PICENUM SEEAPHICUM
1288-95. — Fe. Giovanni [Tueco] d’Ancona
Arcivescovo di Cipro.
« Demmo già un brevissimo cenno biografico di questo benemerito
prelato francescano, noto appena per nome agli storici dell’Ordine (1).
Ora però crediamo utile di produrre tale e quale la dotta biografia che
di lui scrisse l’illustre storiografo di Cipro (2).
« Alla dotta biografia non abbiamo che aggiungere ben poche cose :
« 1.) Che il nostro frate Giovanni era realmente italiano , e nativo
di Ancona , ciò che ci è accertato dal contemporaneo autore de’ Gestes
des Chyprois, che gli dà anche il soprannome di famiglia « Turco. » —
« Pape Boniface tranlata pluzours prelas : entre les autres tralata Varse-
vesque [de Chipre], Iohan Ture , frere Menor, et fu nè d’Ancone, et lefist
arcevesque de Sardeigne » (3).
« In 2.) luogo, che la elezione e consacrazione di fr. Giovanni
ebbe luogo a Rieti tertio kal. novembris, cioè il 30 ottobre del 1288, e
non al 13 kal. (20 ott.) come ha il Mas Latrie ; e che la consacrazione
episcopale gli fu conferita dallo stesso pontefice Nicolò IV, suo confra¬
tello in religione. (4) La bolla della sua elezione è così riassunta dal
Langlois : « Venerabili fratri Johanni archiepiscopi Nicosiensi. Vacante
« Nicosiensi ecclesia per obitum Rannulphi, canonici ipsius ecclesiae duas
« electiones, unam videlicet de magistro Guidone de Novavilla , capellano
« papae eiusque litterarum contradictarum auditore, canonico : alterai
« de Henrico de Gibeleto, archidiacono ipsius ecclesiae celebrarunt ; sed
« praefatus Guido electioni, de se factae consentire uoluit, et praedictus
« Henricus, post nonnullos processus, juri, si quod sibi ex huiusmodi ele~
« ctione competebat, renuntiavit. Quare Papa Johannem Ord. Min. in an
« chiepiscopum ecclesiae praefecit, eique palleum per Matthaeum S, Ma-
« riae diaconum cardinalem tradi facit. Sponso codesti . Dat. Romae ap*
« S. Mar. Maj. 3 kal. nov. an. I. » (5) Le stesse lettere furono spedite
« in sei copie al Re Enrico II di Cipro, a cui raccomanda il neo elette
« Arcivescovo al capitolo, al clero, al popolo, ai subalterni e ai sufflè
« ganei dell’Arcivescovo ; tutte con la stessa data del 30 ott. 1288.
« In 3.) luògo, dobbiamo correggere l’errore del P. Eubel che rip e '
« tutamente identifica il nostro fr. Giovanni d’Ancona col fr. Giovanni P ar ^'
« stron Minorità greco, nativo di Costantinopoli e morto già nel 1275. v*)
« In 4.) luogo, osserviamo che la bolla del 26 apr. 1291, emanai
in favore di fr. Giovanni contro le ingiuste vessazioni che subiva p er
(1) Cita Ira parentesi il t. I della sua opera, p. 825 : il presente cenno e a
p. 447-448 del t. 11. -
(2) Il Conte di Mas Latrie negli Archives de VOrìent Latin , t. II. p. 246- r
opera interrotta e molto rara nelle biblioteche d’Italia.
(8) Gestes, num. 549, in Recueil des Croisades : Docmn. Armèn. t. IL
(4) Cfr. P. Eubel, Epitome , num. 1661.
(5) Cfr. Langlois, Reg Nic. IV, nn. 388-94. ^
i'6) Cfr. P. Eubel, Epitome , num. 1334 nota 6; num. 1356, nota 3; num.
— P. Golubovich, op. presente, t. I p. 289, e p. 286 nota 1.
PICENUM SERAPHICUM
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parte del patriarca Gerosolimitano (1), e pubblicata dal Mas. Latrie (2),
è rimasta ignota al Waddingo, e manca tanto nel Bullarium dello Sba¬
raglia che nel V'Epitome del P. Eubel. E per l’opposto, il Mas Latrie non
ricorda le seguenti lettere papali ; una capitalo, vasallis, suffraganeis ec-
cìesiae Nicosiensis 1 clero ac popolo Nicosiensi ; un’altra al re Eurico II di
Cipro, sulla elezione di fr. Giovanni data il 30 ott. 1288 ; una terza del
17 sett. 1289 diretta a fr. Giovanni cui facultatem eligendi unum presby-
terum Ordinis Minorum in suum confessorem et licentiam testandi conce-
dit; e una quarta del 1. feb. 1289, con la quale di nuovo il Papa rac¬
comanda fr. Giovanni al re Enrico. (3)
« Una quinta lettera, sempre dello stesso pontefice francescano Nicolò
iy, data da Orvieto il 26 apr. 1291, Significava nobis , (4) ricorda le in¬
giuste usurpazioni dell’arcidiacono Enrico (5) a danno dell’arcivescovo
fr. Giovanni ; con esse il Pontefice scrive ed ingiunge : « Archidiacono
« Nimotiensi (Limassol), ut Henricum, archidiaconum Nicotiensem, qui,
* Pf° bonis et rebus quae ex ecclesia Nicosiensi tempore administratio-
« nis suae, cum in discordia electus erat, quandam pecuniae summam et
« res alias [Ioanni] archiepiscopo restituere intra certum terminum pro-
« miserat, sed, termino elapso, non restituit, moneat ut infra unius mensis
<( spatium, post huiusmodi monitionem, promissum solvat ; alioquin eum
* citet ut infra sex menses, praedictum mensem sequentes, personaliter
« coram Sede Apostolica compareat. » (6)
« Un identico ordine diede il Pontefice anche al francescano Matteo
y^scovo di Pamagosta per indurre l’arcidiacono Enrico alla restituzione. (7)
jr a l’arcidiacono, che era uno dei personaggi nobili in Gibeleto, protetto
0rse anche dai principi della Corte di Cipro, non restituì nulla ; nè,
P er quanto si sappia, si presentò alla Sede Apostolica, perciò fr. Gio¬
vanni gli fulminò la scomunica, dalla quale venne prosciolto cinque anni
a °Po da Bonifacio Vili che lo dispensò anche dalla restituzione. No-
* am ° > anche quest’ultima lettera di Bonifacio Vili, emanata nel 1296, e
Uggita al dotto Mas Latrie : « Henrico de Biblio Archidiacono Nico¬
siensi, regni Cypri cancellano olim administratori ecclesiae Nicosiensis,
* e f demum in Archiepiscopum Nicosiensem electo sed non confir-
ma to, ea quae durante illa administratione de bonis ecclesiae Nico-
^ siensis recepit, necnon omnes fructus archidiaconatus Nicosiensis usque
* ad tempns praesens, donat et remittit, ita ut ad aliquam restitutionem
11011 teneatur : eumque ab excomunicationis sententiis, quas Ioannes
!29nV -^ c °lò dell’Ordine de’ Predicatori, perito nella caduta di Acri (18 mag.
JÀ c T *i quindi non potevano a tempo esser giuntele lettere papali del 26 apr. 1291.
3 n 11 Melan V es i t. IY, p. 349.
10. Sbaraglia ; Bullarium , t. IY : — P. Eubel; Epitome, num. 1661 nota
’ Langlois ; n. 456.
Ignota al Mas Latrie e dimenticata dallo Sbaraglia e dall’Eubel.
e aS g | Enrico di Biblio, o di Gibeleto, fu il 21 luglio 1289 generosemente perdonato
egij dalla scomunica per ordine dello stesso Nicolò IV (Langlois, num. 1013) ;
8t)f»ff rt U y av ^ a non cessò di mostrarsi pertinace e renitente alla restituzione dei frutti
al 8110 Arcivescovo.
ni num. 5764.
' 1 Langlois , num. 4938.
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PICENUM SERAPHICUM
« Ordinis Minorum tunc Nicosiensis, nunc Turritanus, archiepiscopus in
« ipsum tulit, absolvit. » (1) Così veniamo a sapere che, oltre lo sper¬
pero e le vessazioni che fr. Giovanni subiva per parte del patriarca di
Gerusalemme, vi si aggiungevano quelle del suo arcidiacono , uomo assai
potente e prepotente, che, non ostante le scomuniche più volte lanciate¬
gli dal suo arcivescovo, lo vediamo si liberamente assolto e per giunta
proposto all’arcivescovato ! In questo grave dissaccordo tra Parcivescovo
fr. Giovanni e il suo arcidiacono, dobbiamo vedere un altro motivo del
trasloco di fr. Giovanni all’arcivescovato di Torre in Sardegna che fu il
4 marzo 1296. Gerardo eletto il 24 aprile 1295 a succedergli sulla sede
di Nicosia, sappiamo che non vi si recò e che fu sospeso. Il nostro
fr. Giovanni era da poco morto quando il 3 ottobre 1298 gli succedeva
sulla sede di Torre un tale Thedicius. » (2)
BI 06 RRF 1 R DI FR. BIOUFinm Q’RNCOnR
scritta òal Conte ài (Das Latrie (3)
(Nostra traduzione )
Giovanni 1° Fr. Giovanni -d’Ancona (4)
E’ certo che nel mese di gennaio 1286 il canonico Lanfranco, no¬
minato in un brano antecedente, come tesoriere della chiesa di S. Sofia (5)
era allora decano del capitolo metropolitano e Vicario di un prelato che
si qualificava « l’eletto di Nicosia. » (6) Questo prelato era Enrico di
Gibeleto o di Bìblio, già arcidiacono di Nicosia. Le circostanze della sua
elezione e della sua rinunzia ci sono abbastanza note.
Scelto ad eleggere un successore all’arcivescovo Ranulfo, il capitole
di S. Sofia s’era scisso nella votazione. Una parte stava per Guido di
Novarialla (!) cappellano del papa, uditore nella corte di Roma il .
rinunziò totalmente e prontamente ad ogni pretenzione. Altri canonie 1 2 3 4 5
avevano eletto l’arcidiacono di S. Sofia, Enrico di Gibeleto, il quale ac¬
cettò l’elezione e ne chiese la conferma alla S. Sede. Convinto dopo a;
cune pratiche di non riuscire ad ottenerla, Enrico rinunziò a tutti i di¬
ritti che la sua nomina, quantunque insufficiente, poteva conferirgli-
(1) Cfr. Sbaraglia, Bullarium, t. IV, sub Bonif: Vili, num. 92: Eubbl, $P
tome, num. 2088, nota i. i a
(2) Cfr. Eubbl, Hiertirchia, I. p. 882, 582. Ughelli, Italia sacra , ediz. ve»
t. I, col. 779, n. 18; t. II, col. 1052, n. 16. . ^
(3) Il testo francese di questa biografìa è riportato interamente dal P. 9-o lu
vichi op. cit., t. cit., p. 449-451, - v0 .
(4) Un brano del Cartolario di S. Sofia num. 90 collocherebbe Gerardo are
scovo di Nicosia nel 1287. La data di questo atto è errata.
(5) Storia di Cipro, t. Ili p. 658, an. 1267.
(6) Storia , t. Ili, p. 669.
(7) Forse Novaria. — [Correggi : Guido di Novavilla.]
PICENUM SERAPHICUM
541
In questa situazione e per non prolungare una vacanza sempre più
dannosa, il papa Nicolò IV elesse all’ufficio, il 20 Ottobre 1288 ( 1 ) un
religioso francescano molto eminente, chiamato Giovanni. Nello stesso
tempo incaricò il cardinale Mathieu, ch’era stato generale dei frati mi¬
nori, di consegnare a Giovanni il pallio che gli conferiva la pienezza del¬
l’autorità episcopale. Alcune lettere furono spedite lo stesso giorno da Roma
per raccomandare il novello arcivescovo alla benevolenza del re di Cipro ( 2 ).
Noi abbiamo scarsissime notizie sulla nascita e sulla vita di questo
prelato. E’ probabile che abitasse a Roma e che si trovasse in uno dei
conventi francescani di questa città, quando la scelta della Santa Sede
cadde sopra di lui per mandarlo in Cipro. Noi lo crediamo italiano per¬
chè trovasi a Nicosia una rubrica in testa ad una bolla trascritta nel
cartolario di S. Sofia, che lo designa col nome di Giovanni d’Ancona:
<iuaedam littera spetialis favoris archiepiscopo Ioanni de Ancona. (3)
Questi del resto sembrava un religioso istruito, modesto, e special-
niente poco esigente per se stesso. Egli riportò sulla sede di Nicosia le
virtù di Ugo di Fagiano, pur non avendo nè lo spirito intraprendente
nè le abbondanti risorse di lui. Gli agenti del patriarca di Gerusalemme
legato della S. Sede in Oriente, ed il patriarca stesso pare che abbiano cercato
di approfittare del disinteresse dell’arcivescovo Giovanni per usurpare i
suoi diritti. Tutte le questioni d’interesse che sostenevano con lui fini¬
vano sempre a loro vantaggio. Il vicario del patriarca s’ingeriva conti¬
nuamente negli affari appartenenti alla giurisdizione metropolitana in
guisa tale che i diocesani di Nicosia trascuravano i loro doveri à grave
danno dei materiali interessi dell’arcivescovo. Giovanni, tutto inteso ai
doveri della pietà, lasciava correre e sembrava contento d’essere spo¬
gliato: egli tollerava sempre e così permetteva ben altre ingiustizie. Senza
ri guardo per la povertà dell’Arcivescovo di Nicosia, stando a un docu-
^ento del tempo, il vicario voleva obbligarlo a restituire una somma pre¬
stata dal suo predecessore Ranulfo al Vescovo di Pafo, raccoglitore delle
decime apostoliche, quantunque si credesse sempre che tal somma fosse
stata pagata da Ranulfo e che del resto non fosse proprio della Chiesa
1 -^ lc osia, ma fosse personale, dell’arcivescovo defunto.
D’altra parte, e senza tener conto dell’antico privilegio di cui go-
0 va la chiesa di Cipro, il patriarca esigeva da Giovanni dei diritti
esorbitanti di vitto e alloggio, quando egli o il suo delegato venissero a
ipro; e nello stesso tempo si ricusava di pagare all’arcivescovo la decima
61 Q. acco ^ e di un Villaggio che egli possedeva nella diocesi di Nicosia. (4)
j ,, &fi per determinare l’arcivescovo a lamentarsi dell’usurpazione e
20 vigenze che non spettavano a lui soltanto. La bolla d’Orvieto, del
a P r ile 1291, la cui rubrica, già citata, parla del nostro arvivescovo
h)vanni d’Ancona ( 5 ), ebbe per obbiettivo di richiamare il patriarca
1111 modo di procedere un pò più giusto.
$ Wadding, Armai;Min., 1288, § 37, Reg. Pont. p. 182. — [Correggi 30 Ottobre.]
$ Wadding, Reg. Pont. p. 183, e p. 258.
MìAJj bar tol., num. 92, Orvieto, 26 Aprile 1291. Doc . nuov. che serve di prova,
ellanea, t. IV. p . 349.
'Jpsius paupertati non compatiens ».
> 6 7 ) Oartol. num. 92.
542
PICENUM SERAPHICUM
I paesi d’oltremare, e l’intera cristianità lo può testimoniare, erano
allora in grave apprensione per gli avvenimenti che stavano per accadere
in Siria, poiché il sultano d’Egitto, risoluto ad un attacco decisivo con¬
tro gli ultimi possessi cristiani, aveva concentrato tutte le sue forze at¬
torno S. Giovanni d’Acri.
Le cronache del luogo ci riferiscono che l’arcivescovo Giovanni si
unì con una nave, che forse aveva armata a sue spese, ai rinforzi con¬
dotti a S. Giovanni d’Acri dal re stesso di Cipro al principio del mese
di Maggio 1291 (1). Giovanni dovette egualmente seguire il re Enrico II
in quella ritirata si precipitosa e biasimevole, ma che poteva essere scu¬
sata e dal cattivo stato di salute del re (2) e dall’imminente della ca¬
tastrofe, che la partenza di Enrico II precedette di soli 3 giorni la presa
di S. Giovanni d’Acri (18 Maggio).
II cartolario di Nicosia ci riporta alcuni atti della sua amministra¬
zione posteriore al suo ritorno in Cipro. Il 10 Gennajo 1292, con una
lettera scritta nel palazzo arcivescovile, ubi jus redditur , egli eleggeva
un priore per la chiesa di S. Salvatore del cimitero di Nicosia (3). Il
10 Settembre dello stesso anno, in presenza del visconte di Nicosia e
di alcuni giurati devoti all’arcivescovo e la cui riunione costituiva cosi
regolarmente una seduta della corte dei Borghesi, comprò per la sua
chiesa, dal canonico Gerardo di Antiochia, una casa posta a Nicosia, al
prezzo di 2800 bisanzi d’argento (4).
La lettera del 10 Gennaio 1292 era bollata con un sigillo di cera
rossa su nastrini di seta verde, rappresentante la Santa Vergine ( Beata
Maria), alcuni santi e un arcivescovo con la scritta : « SigUlum fratris
Joannis , Dei grafia , archiepiscopi Nicosiensis ». Nella firma delle lettere
usava una forma del tutta nuova, che veniva ben legittimata dalle circo¬
stanze della sua nomina fatta da Bonifacio Vili ; « Frater Ioannes, D el
et apostolica gratta , Nicosiensis archiepiscopus ». Noi abbiamo precedente-
mente accennato al motivo dell’errore il quale indusse alcuni scrittori 11
credere che l’uso di tal forma risalisse al 1251 (5). Il documento
del
1292 è il più antico esemplare che abbiamo trovato in Cipro. L’episc 0 '
(1) Amadi, fogl. 127. Storia Cipro, t. I p. 492.
(2) Storia di Cipro , t. I p. 498.
(3) Cartol ., nana. 65. Doc. nuov., Miscellanea , t. IV p. 351. •
(4) Storia di Cipro , t. Ili p. 675. — [Fr. Giovanni acquistò questo stabile» s
tuato presso la cattedrale di S. Sofìa, per l’ingrandimento della medesima : « e .*
et recipienti ad opus ecclesie sue predicte ». Cfr. Cartolario cit. n. 57; Eulart, L*
gotique etc. t. I p. 84.] . $
(5) E’ una costituzione ( senza data) concernente i canonici soprannumerari^
Santa Sofia, e che comincia con queste parole: « Nos frater Heiias », ecc. Le vi al ’
t, III, Labbè, Concilia, t. XI, 2. parte, col. 2400. E’ dopo questo unico documei
senza data, ma scritto in seguito ad una costituzione del 1251, che i Bene 1
(Art. de verif. les dates; Cron. dei concili, ann. 1298) e Le Quien han fatto rl . _
tare fino all’anno 1251, l’uso della formula Dei et apostolicae sedis gratia archwp ' 0 j a
pus, nella cancelleria di Cipro. Io non ho trovato alcun esemplare dì questa t° v ^
negli atti degli arcivescovi di Nicosia prima dell’anno 1292, e prima dell’ep 19 * 5
di Giovanni I d’Ancona, che sembra essere il primo arcivescovo di Nicosia elet .^
rettamente dal papa senza l’intervento, ma col consenso del capitolo. — [Cfr* A
de l’Or. Lat. t. Il p. 23 e not. 83].
PICENUM SERAPHICUM
543
pato di Gerardo di Langres, prelato che il papa trasferì da Langres a
Nicosia, ci offrirà un altro esemplare del 1298 e d’ora innanzi la
formula « Dei et apostolicae sedis gratia » diverrà frequente nelle
lettere indirizzate sia in Oriente che in Occidente. Essa à un signifi¬
cato storico. Indicava cioè le modificazioni che subiva del tutto l’antico
modo di eleggere dei capitoli e la naturale preponderanza che gli avve¬
nimenti sempre più davano, nella corte di Roma, non solo nella nomina
effettiva, ciò che non può mettersi in discussione, ma anche nelle scelte
dirette dei candidati.
Dagli avvenimenti del 1292, passiamo con un salto un pò brusco,
ad un fatto più importante : la nomina, nel 1295, dell’arcivescovo Gio¬
vanni ad arcivescovo di Torre, in Sardegna, di cui parla, senza commen¬
tarla, l’Ughelli (1) registrata dal Le Quien (2) e confermata dal Mat-
tei (3). Quali furono i motivi di questo trasferimento ? In quali circo¬
stanze fu fatto ? Nessun documento ce lo dice. La storia generale
d’Oltremare permette, a questo riguardo, di fare soltanto alcune
ipotesi.
Il re di Cipro era stato obbligato, dopo la presa di S. Giovanni
4’Acri, di imporre una tassa straordinaria, detta Tétage o capitation (4),
a ,tutti gli abitanti del regno, qualunque fosse la loro opposizione, fun¬
zione, nazionalità, affin di provvedere alla difesa dell’isola, minacciata da
una invasione. Era questo un diritto innegabile di comune difesa ; e la
uecessità di tal misura era tale che nè gli stranieri, nè gli ecclesiastici
ue andavano esenti. La Corona fu ella imparziale nella riscossione del
« tetage »? I suoi agenti furono imparziali con gli ecclesiastici ed i laici ?
Aon si sa. L’arcivescovo Giovanni, benché così desideroso, di vivere con
, l ÌR pace, forse non potè sopportare in silenzio nè il re, nè l’applica¬
zione che sembrerebbe essere stata molto rigorosa e prolungata (5), con-
c °usiderata la necessità dei tempi, di una decisione sì contraria ai privilegi
ecclesiastici. Tuttavia non sembra esser egli arrivato al punto di decretare
interdetto contro il regno. Pure sembra l’abbiano creduto i cortigiani
ol re Enrico, e le bolle del 10 maggio (sic) 1295, le quali autorizzano
a famiglia reale a far celebrare i divini uffici in una cappella privata,
a voce bassa e senza suono di campane nel caso di un interdetto gene-
6 lanciato contro il paese, sembrano essere state sollecitate dal timore
1 una probabile misura (6).
544
PICENUM SERAPHICTJM
Questi conflitti dovevano tuttavia turbare il carattere pacifico deb
l’arcivescovo e forse appunto per sottrarsi alle difficoltà di quella situa¬
zione domandò alla S. Sede il favore di lasciare l’isola di Cipro per an¬
dare ad occupare un’altra diocesi in Europa. Il suo trasferimento non
può essere anteriore all’anno 1295 ; probabilmente ebbe luogo nei primi
mesi di quell’anno.
LA PROVINCIA RIFORMATA DELLE MARCHE NEL 1837
(Continuaz. vedi fase. n. 2, p. 237-269)
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4. - Convento di Massa - S. Francesco.
E’ Massa un Castello, che riconosce la sua origine dai
nobilissimi Massimi Romani, poi passato in feudo ai Guerrieri
di Fermo, ma oggi soggetto al governo pontificio sotto l’Ap»
stolica delegazione di Fermo, non che sotto la giurisdizione
Spirituale dell’Arcivescovo di detta Città. Questo Castello non
ha particolari edifizj, e del suo antico non restano che poche
case ruinose, e cadenti. Sta situato sopra di un Colle deli¬
zioso per la sua elevatezza; evvi una certa industria nei
cappelli di paglia, per cui gl’abitanti del Castello, e del con¬
tado applicati a questo lavoro non conoscono indigenza. D 1 '
sta Massa da Fermo a levante circa 22 miglia e da Macerata
al N. E. 12.
*
* *
Nella lontananza di trecento passi circa dal detto fa¬
stello al N. E. è situato un nostro Convento, che si acquista
dal nostro Serafico Patriarca S. Francesco circa l’anno
poco dopo 1’impianto della sua Religione. Stà sulla cima dl
un Colle, che per ragione della valle soggetta = Monte Sta
lio = si chiama. Era dedicato alla Vergine Annunziata,
stà oggi sotto la invocazione di S. Francesco. Gl’ Abitanti
Massa si studiarono di ampliare detto Convento, che P rlCl
PICENUM SERAPHICUM
545
non era, che un piccolo asilo, che pare servisse di Ospizio
alli Monaci di S. Benedetto : è però più probabile, che que¬
sto in origine ristrettissimo asilo si donasse proprio a S. Fran¬
cesco da certo Signore Polidori Antonio da Massa. In pro¬
gresso fu reso comodo nell’abitazione, e nell’alimento almeno
per venti Religiosi. Per la sua solitudine, e lo esteso bosco
che lo circonda chiama dei buoni secolari a raccogliersi per
qualche giorno con i Religiosi allo scrutinio della propria co¬
scienza, ed a pascere lo Spirito nella preghiera, e nel silenzio,
in fondo alla valle signoreggiata dalla vetta deliziosa scorre
u nume Lete, non quello, su che hanno favoleggiato i cantori
del Pindo, ma più delizioso, io credo, e nel suo corso, che
mette foce aH’adriatico, più piacevole.
*
* *
La Chiesa per la sua povera, ed umile architettura, e
P er la sua antichità è straordinariamente devota fu essa fab¬
bricata in parte sotto la cura, e dietro l’assistenza dei due
K primarj di S. Francesco, li BB. Masseo, e Ruffino. Essa
ui due navate : si vede in questa Chiesa la idea dei primi
s rato 1 r J. del nostro Santo institutore troppo atti nella loro
dell 1CÌtà alla meditazione dei profondi, ed augusti misteri
ria nostra Santissima Religione. Questa devotissima Chiesa
Uav C f n<1Ue altari : ìl Ma g& iore ’ e quattro laterali nelle due
molt Nell ’ altare ma ggiore evvi un quadro in tavola di
n . .P re gi°’ ove stà dipinta Maria l’Immacolata, con quei
mist nSlgnÌ Dottori ’ e P ad ri della Chiesa, che scrissero del
del suo Immacolato Concepimento, quadro, cui formano
Pi*r° due colonne di legno variopinte. La pittura sortì dal-
latp U i re P enne d° del tanto rinomato Durante. Il primo altare
6 ^ a ^ a P arte dell’Evangelo è del SS. Crocifisso, e vi si
ho ra UI ? Saato Simulacro in legno rilevato, e custodito en-
S. A a PP° sita nicchia coperta da una tela, ove sta dipinto
ai i a i t0r i 10 Abbate, ed alcuni Santi del nostro ordine, avente
q Ueafc 1 due colonne di legno dipinte. L’altare secondo da
V a P ar te ha un quadro di tela rappresentante Maria la
t°nio T> e ^ ^telo Assunta, ed i SS. Francesco d’Assisi, An¬
ni Padova, Bernardino da Siena, Giacomo dalla Marca,
** 0 I. 1915 . Fascicolo IV.
35
546
PICENUM SERAPHICUM
e Pietro d’Alcantara: Il suo ornato sono due colonne di legno
dorato. Nel terzo altare dalla parte della epistola evvi un
quadro in tavola rappresentante il Presepe di nostro Signore
creduto opera originale dello stesso Durante. L’altare ultimo da
questo lato è Sacro a Maria: sotto il titolo = di Madre della
Misericordia = avente entro una nicchia un quadro di terra
cotta rappresentante Maria, quadro coperto da una tela con
sopra il Nome di Maria: di questa Immagine tenuta in parti¬
colare venerazione, si ha, che trasportata per ordine di certo
Sig. Nicola Macatelli dalla Città dell’Aquila negli Abruzzi
alla terra di Mogliano nelle Marche, Patria dello stesso Ma-
catelli, transitando lungo la discesa, che dal Colle mette capo
al surriferito fiume Leto il cavallo, sul cui dorso posava la
Sacra Immagine, si fermò in mezzo alla strada, e ad onta di
percosse, urti, ed altri mezzi usati al proposito, non volle pro¬
gredire innanzi, ma invece scosso il freno a rapido, velocis¬
simo corso mosse alla volta della nostra Chiesa, e giunto in¬
nanzi alla porta di essa piegò a terra le ginocchia, per il cui
miracolo, il ridetto Macatelli, volle, che, qui restasse la Im¬
magine Santa, e da quel tempo, come a memoria dell’acca¬
duto portento, fino all’epoca della soppressione, la Comune
di Mogliano il giorno della Epifania di nostro Signore, che
pare sia il giorno anniversario al prodigio, nell’altare della
Vergine facea celebrare Messa Solenne, questo altare è P rl ‘
vilegiato quotidianamente, ed in perpetuo.
L’ordine della Chiesa di S. Francesco di Massa è semi
gotico : tranne la volta del Cappellone, nello resto è trava a,
ma nella sua travatura distinta.
*
* *
Ai lati del quadro dell’Altare maggiore entro due CI .^
denze una coperta dalla Immagine di S. Pasquale Baymc _
in cornu epistolae, e l’altra da quella di S. Pietro d A c
tara alla parte dell’Evangelo si conservano le infrascritte
liquie = degl’ossi di Grato M = Vittore M= Dionisio
Eleopante M= Costanzo M= Felice M= Fortunato M®*
M= Claudia V. M— Lucilla V. M= Paolina V. M= * e
PICENUM SERAPHICUM
547
sima V. M= Equirino M= Fargo M= Cosma M= Gioveniano
M= Teodoro M= Desiderio M= Del legno della SS. Croce
di Gesù, = Cappella del nostro P. S. Francesco.
*
Hi Hi
La Comune di Massa da annualmente al Convento la
somma di se. 16 ed il Convento ha l’obbligo di due uffizj, di
quattro messe lette per ogni uffìzio : il primo nel giorno 20
Giugno nella Chiesa parrocchiale : il secondo in detta Chiesa
d giorno quattro Novembre, ed il terzo agli otto di decembre
nella, Chiesa dedicata alla Vergine Immacolata. Ritrae pure
1 Convento dalla Cassa Cammerale di Fermo la somma di
sc - 14 ed ha parimente l’obbligo di tre uffizj di tutti li Sa-
nerdoti del Convento : il primo nel giorno di Resurrezione di
S. Il secondo nell’ascensione di Gesù al Cielo: Il terzo
p giorno del Santo Natale, obbligo addetto alla suddetta
assa Camerale dal Sig. Antonio Polidori, che tanto si di-
stinse nella devozione al nostro Serafico ordine.
*
* *
i’alt ^* tre \ e se P°lture dei Religiosi, una per li Sacerdoti, e
a , * a ^ 6r * P ro ^ ess ^ 6 terziarj, vi sono le gentilizie della
Oli 1 • ^ asa Guerrieri ; dei Signori Siderj eredi della Signora
Sie* 1 • Cam P ana Gi Osimo. Dei Signori Paletti Spinosi; dei
SbaK^ .kivorotti = delle Case Mancini, Maurizj, Tirabassi,
rb ati, Incannini, Moglianesi, Nobili, e Celj.
*
* *
* e giorno 25 Marzo 1836 previa una Bolla in perga-
dei a Gì S. E. Rma Monsig. Luigi Frati generale dell’ordine
di g Gi Maria, e Vescovo Callicinense, data nel Convento
Getto f r . Ce G° m Roma il di 3 del mese di Febbr. anno sud¬
dita ’ istituito nella nostra Chiesa di Massa la Confrater-
0 to il titolo della Vergine Addolorata con tutte le in-
648
PICENTJM SEBAPHICTJM
dulgenzie, e privilegj addetti alla medesima confraternita
sanzionata per pubblico istromento fatto dal Sig. Salvatore
Ruggieri pubblico istromento fatto dal Sig. Salvatore Rug-
gieri pubblico Notaro nella Comune di Monteappone, go¬
verno di Monte Giorgio con la sottoscrizione del P. Vin¬
cenzo d’Ascoli Guardiano d’allora, e dei testimonj Giuseppe
Dominicis, e Vincenzo Marini, non che del surriferito Rug¬
gieri, e registrato a Fermo con due pagine senza apostille
li 4 Apr. 1836 al voi. 67 degl’atti civili fogl. 67. Lasciata
copia per l’archivio al numero 8868. Il P. Guardiano ne avea
già ottenuto il permesso dal Vicario Provinciale il P. M. R.
Serafino da Castel d’Emilio.
■ *
* *
In mezzo alla Chiesa s’incontrano tre lapidi, che coprono
tre sepolture appartenenti all’anzidetta Casa Guerrieri avente
ciascuna lapida lo stemma gentilizio ; nella prima evvi In se
guente inscrizione.
EN HIO MINUTIUS, QUEM IMMATURA
DOLENTEM ERIPUIT NOSTRAE GENTIS AB ORBE DECIJS
INVIDA FATA LICET SCIDERINTIAM (?) STAMINA
VITAE: NOMEN, ET IPSIUS PERVOLAT ORA VIRUM
HOC ILLI POSUIT GENETRICI : CATHERINA SEPULCRUM
SIT TAMEN UTQUE SUIS OSSIBUS URNA QUIES
MDCXIII
Nella lapida seconda.
D. 0. M.
IOA: PAPTISTA GUERRERIUS DE MASSA J. U. DOCT. = ^
OB SINGUL: ANIMI DOTES, QUIBUS ORNATISSIMA APP^T
INTER FIRMANOS CIVES COOPTAT : ET IN REBUS AGE^
DEXT : = VARIIS OFFICIIS, IN PRIMISQUE ALMAE
BURBII = GUBERNIO SUMMA CUM LAUDE FUIT: TUM 1
DEM = E VITA DECESSIT AN. MDLXXXV. AET: SUAE
NORIO = ITEM GUERRERIO J. U. DOCT. OB TANTI PAf
CUNCTIS = IN REB. AEMULATOR EXIMII SIBI NOBIA
FACULTATEM = QUAE NO... AGENS. HIC CUM CARISS. PA**
PICENTJM SEBAPHICTJM
549
NOVISS = TUBA EXPECTAT : OBIIT DIE X AUG. MDCXXVI =
AETATIS SUAE LXIV = ANNIBAL : IOA. BAPTIST A JOA. CARO-
LUS AVO... PATRI OPTIMIS
P.
Nella terza.
D. 0. M.
ANNIBAL GUERRERIUS DE MASSA
VIR
MORIBUS, SCIENTIA, PRUDENTIA PRAEDITUS
INTER BREVIUM APOSTOLICOR: SCRIPTORES
AB ALEX ANDRO VII. USQ. AD INNOCENTIUM XII
COOPTATUS
ATQUE INTER FAMILIARES, ET INTIMOS CONMENSALES
ADSCRIPTUS
TAMEN PATRIAM REVERSUS OBIIT ANNO DOMINI
MDCC. AETATIS SUAE LX. UNDE
OLIMPIA CAMPANA NOBILIS AUXIMANA
AMANTISSIMA UXOR. POS.
*
* *
Nel Convento, non che dal Castello di Massa fiorirono
Religiosi insigni per Santità, e per dottrina. Oltre il Rmo
R- Tommaso da Massa, che era chiamato per antonomasia
uomo massimo per sua dottrina sublime, che fiorì circa l’anno
1587 di cui conservasi lo ritratto con questo elogio = Insi-
gnis forma, doctrina insignior unus; at superat summi cultus
utrumque Dei: cujus ad interitum Sacra Minerva Gemit. =
Si conta pure il P. Pietro Guerrieri : Si distinse Egli
ne fie Scienze non meno, che nella Regolare osservanza. Per
0r dine dei Superiori Generali sostenne la carica di com mis-
s ario Apostolico sopra i Clareni, e nella Marca di Mro Pvie
^ e l 1565, e nel 1567 : Sotto il suo Commissariato furono ri¬
otti i Clareni alla nostra osservanza: di questo degno Padre
^ scritto il seguente elogio = fuit in praedicandi facultate
eo excellens, ut uno, eodemque Patre ob praedicatorum ino-
Piam ad plures convicinos populos sacras conciones habuerit:
550
PICENUM SEBAPHICUM
fuit in Spiritu fervens, et clarus, ut et res insensibiles eripuit
in admiratione sui = Si ha di questo servo del Signore, che
convertisse in una circostanza l’acqua in vino, e che operasse
vivendo altri miracoli. Nell’anno 1827 dal Guardiano d’allora
previo il permesso della Curia Vescovile di Fermo si cercò
il suo Cadavere : Nel luogo, ove credeasi sepolto si trova¬
rono due Cadaveri, ed uno era forse quello, che si cercava,
ma non avendo segno, o memoria, il Guardiano fece ricoprire
in confusione le ossa dei due Cadaveri, e se al Cielo non
piace di manifestare nelle sue ossa le glorie del P. Pietro
Guerrieri resteranno sempre sconosciute, ed obliate.
Morì pure nel Convento di Massa circa l’anno 1588 il
P. Battista da San Ginesio : Sortì Egli un’anima buona, in¬
teso sempre all’acquisto delle virtù, e della perfezione : alla
integrità del costume accoppiò l’austerezza della vita, le con¬
tinue non mai interrotte penitenze e colmo di meriti, e dalle
fatiche estrenuato salì al cielo a cogliere delle sue virtù la
meritata corona.
Nell’anno 1696 rese nello stesso Convento placidamente
l’anima al suo Signore l’ottimo Laico F. Andrea da Bel Monte
di cui si ha il seguente Elogio = Post hujus vitae labores
virtutum omnium, sed obedientiae, et charitatis prsecipue quibus
semper fuerat delectatus, beatam efflavit animam, et venera¬
bile corpus huic coenobio reliquit 1596. =
Nello stesso anno morì nel Convento medesimo il P. Alessan¬
dro da Rapagnano, che adorno di una straordinaria semplicità
non si lasciò fuggire un mezzo solo alla piena osservanze
dei professati doveri, aggiungendo incessanti mortificazioni e
di corpo, e di spirito. Dopo morte una donna ammalata P el
un’ulcera cancrenosa, portata sul feretro, ove giacea Cade -
vere il P. Alessandro, e pregando la sua bell’anima, perche
gli ottenesse da Dio la bramata salute, sull’istante risanò.
Circa lo stesso anno passò nel medesimo Monastero a
vita migliore, ed eterna il P. Francesco pure da Rapagli 8 * 10 ’
Religioso anch’esso di virtuosa condotta, tenuto in Conce
di Santo. Attese sino agl’ultimi momenti della sua vita
disimpegno de suoi Sacerdotali uffizj mai lasciò di celebra
Messa, sebbene morisse nella età di cento sei anni. Di 9
sto, e degl’altri surriferiti Religiosi si conserva qualche 10
moria geli’archivio del Convento.
PICENUM SEBAPHICUM
551
*
* *
Non permise il Cielo, che in tempo di soppressione
fosse venduto, e mancasse questo venerabile Monastero, ma
fn tenuto in affitto unitamente agl’orti, ed alla selva dal Sig.
Gaspare Ripamonti da Mogliano, il quale subaffittò il Con¬
vento, egl’orti ad alcuni Religiosi. La Chiesa fu dichiarata
succursale della Parrocchia: dalla Curia Vescovile di Fermo
vi fù stabilito un custode nella persona del fù P. Sebastiano
da Massa nostro Religioso, che vi stette sempre in compa¬
gnia di altri due Sacerdoti, e due conversi, e la Chiesa niente
ha perduto in quell’epoca, e fù sempre ufficiata, come lo era
prima, che fosse sciolta la Religiosa comunità.
Come piacque all’Altissimo ritornato il Sommo Pontefice
a l dominio de suoi stati, dietro instanza fatta dal P. M. R.
Domenico da Monte Cosaro Mro Pvle a sua Eminenza Rma
n Sig. Cardinale di Fermo, e questi usando delle facoltà apo¬
stoliche communicategli con dispaccio della Segreteria di Stato
d giorno 14 Novembre del 1815 restituisce di pieno Consenso
del Signore Ripamonti il Convento, Selva, ed orti alla Reli-
? 10ne > e vi fù ripristinata la famiglia il giorno 24 Apr.
del 1816. & & u
La famiglia attuale di Massa è di sei Socerdoti, tre Laici,
e tre Terziarj.
*
* *
Manca lo registro delle persone secolari ascritte al
ter z’ordine.
n Dal primo di Maggio sino a tutto il mese di Settembre
Convento ha l’obbligo della recita del Passio nella Messa
Ohventuale; obbligo annesso alli tre ricordati uffizi della
Comune.
Nel Mese di ottobre ha pure l’obbligo di un Uffizio di
jDattro Messe compresa la cantata, per legato del quondam
L S- Guglielmo Nobili, oggi a carico della Casa Concini.
S p. a M essa annua nell’altare del Presepio il giorno di
• Giuseppe per testamentaria disposizione di Francesco Fian-
^mi. obbligo de suoi eredi.
552 PICENUM SERAPHICUM
Lo ricordato P. Tommaso da Massa visse sotto il Pon¬
tificato di Sisto V. già precettore nei studi dell’Aquila, Bo¬
logna, Napoli, e Roma, chiamato dal Granduca di Toscana
con l’assegnamento di cento piastre al Mese.
Ebbe Massa un altro P. Tommaso della Famiglia Mar-
cellini detto il Massa juniore, sotto il Pontificato di Paolo V.
distinto per dottrina, e ricco di molti meriti.
Ebbe pure il P. Guglielmo, che sotto il Pontificato di
Giovanni XXII fù deputato Inquisitore della Marca.
5. — Convento di Ascoli S. Antonio Abbate
E’ Ascoli antichissima Città da alcuni scrittori = Escu*
lum = per contradistinguerla da Ascoli nell’Apulia. Sebbene
presso scrittori più accredidati si trovi, come al presente si
dice = Asculum =. Essa fu sempre annoverata tra le Città
del Piceno, anzi riconosciuta come capo di questa Provincia.
Fu illustre municipio, e colonia dei Romani, e per il valore
marziale de’ suoi Cittadini si fece alcuna volta temere dalla
stessa Roma. Di questa nobilissima Città non se ne conosce
il principio vero, è certo però, che ebbe il suo illustre incre¬
mento da Asio valoroso, e distinto Rè della Gregia, che di
là in Ascoli firmò il suo Trono. Molto più nobilitata, ed ac¬
cresciuta dai Popoli dellTllirico e della Liburnia, fino a di¬
venire non solo madre di più feconde città, ma anche ad
esser la più rispettata e la più augusta di quante per la sponda
dell’Adriatico hanno date leggi al Piceno, all’Umbria, a Marat
a Sanniti e agl’ultimi lidi della Calabria. Per questo in vari
tempi ha ricevuti speciali gl’onori da Cesare Ditatore, da V® -
spasiano, e circa il duodecimo secolo da Enrico VI che p el
ben due volte la onorò di sua imperiale presenza. Sebbene
tra le ostili vicende tra ferro e fuoco in qualche parte att 01 '"
rata, pure risorse più vigorosa, e più bella sempre in qualità
di gloriosa Repubblica sino, che volontaria si sottopose al
giogo soave della S. Sede, per cui da un savio istorico si r1 '
conosce come l’antica Treviri nella Germania, e la perinsig 11 ®
Tolosa. Ascoli abbracciò la Religione del Crocifisso quasi ne
suoi primordj annunciatagli di propria bocca da S. Lino P a P a
immediato discepolo del Principe degl’Apostoli : è cosi stabn
PICENUM SERAPHICUM
558
la credenza dell’Evangelo in Ascoli si mantenne, che la sua
Cattedra Vescovile si annovera frale prime del Piceno, e dopo
il glorioso apostolato del Vescovo, e martire S. Emidio spe¬
dito dal Pontefice S. Marcello circa l’anno 300 si disperse
interamente ogni ombra d’idolatria. Stà Ascoli situata in
mezzo alla valle del Fiume Tronto, dove questo cospicuo
fiume riceve le acque del Suino, che oggi chiamano Castel¬
lano. Deliziosa è la sua, posizione; maestose le sue fabbriche,
fertile il suo Contado. Dista circa 20 miglia all’O. dal mare,
e 36 al N. da Fermo. Ha la sua apostolica delegazione, ed è
città di confine per gl’Abruzzi.
❖
❖ *
Inteso il nostro Serafico Patriarca S. Francesco alla prò
Mozione, ai progressi, allo stabile impianto del triplice Ordine
suo, quando era in viaggio all’uopo, transitando per la Città
di Ascoli, ed invaghito del vicino monte detto di S. Marco,
Monte, che signoreggia a mezzo giorno la valle soggetta, in
Mezzo a cui s’erge fastosa Ascoli mostrando nelle molte Torri,
c he l’adornano i segnali delle sue glorie marziali, e della sua
Mitichità. In centro al detto monte, che per la sua solitudine
vfiiama le Anime della virtù invaghite a prendere dolci i
colloqui con Lui, che si compiace staccare l’uomo dai cla-
Mori del secolo prima di parlare con esso bocca a bocca. In
centro a questo monte, al di dentro di un eremo angusto e
Connesso, chiamato l’eremo della Maddalena, perchè fondato
come in ricovero ai Predicatori della Penitenza sotto il titolo
cella insigne penitente di Maddalo. Stette per qualche tempo
d gran Padre del nostro Minoritico Ordine a sfogo dell’in-
cnso amore, che per il suo Gesù lo circonvolge, e lo invade.
^ questo Sacrato Eremo fu appunto il luogo donde trassero
0ri gine li molti Conventi del Francescano istituto, di che va
*? Cca la Città di Ascoli. Non trovasi, per quanto tempo nel
e tto Eremo dimorasse il gran Padre con i suoi alunni no-
^ e bi ; solo si dice che in questo piccolo Asilo vestisse l’abito
B. Corrado d’Ascoli unitamente al P. Girolamo della vicina
w* a di Lisciano di Casa Massa, detto d’Ascoli che fu poi
bistro G.“ di tutto l’Ordine, indi Cardinale di S. R. C. poi
554
PICENUM SEBAPHICUM
Romano Pontefice col nome di Nicolò IV. Fra li molti Con¬
venti abitati dai Religiosi Francescani dell’una e l’altra fa¬
miglia si contava il Convento di S. Savino, Convento situato
verso levante al fianco dello riferito monte di S. Marco, luogo
chiamato = Colle Colombaro = Convento, che si crede ap¬
partenesse alle Monache di S- Benedetto, acquistato per la
nostra Religione da S. Giacomo della Marca. In questo Con¬
vento abitato dai PP. Min. Osservanti fino all’anno 1625. ed
allora per Bolla del Sommo Pontefice Urbano Vili, fu con
altri ceduto alla nostra Riforma. Dal 1625. fino al 1673. abi¬
tarono li nostri Riformati nel convento di S. Savino.
*
* *
Piacendo ai Signori Ascolani di avere presso la città,
ed in un luogo di miglior commodo li nostri Religiosi, sicché
li assistessero nei spirituali bisogni: dopo varj progetti, dopo
offerti varj locali, cioè = La Madonna della Cona presso porta
Romana = S. Vittore in centro alla città = S. Salvatore sulla
strada, che da S. Savino mette capo a strada maggiore, ed
altri ancora, vengono alla determinazione di assegnare ai
Frati di S. Savino il Convento di S. Antonio Abbate, fuori
le mura della Città di quà dal fiume Tronto, oltre la porta
detta = Tuffile = Convento abitato un tempo dalle Religi° se
probabilmente di S. Benedetto, e ciò rilevasi da due rotoli!
che furono trovati nello ristauro della Chiesa di che doveano
servirsi le Monache per mettere in sagristia gl’apparati sagi' 1
o per ricevere dentro, e mandare al di fuora quel tanto, che
alle particolari, ed alla comunità necessitava. Passò poi q ue ‘
sto monastero ai RR. Canonici di S. Lorenzo Giustiniani, e
soppressa questa corporazione con particolar decreto delle
S. M. di Clemente IX. il Convento di S. Antonio con i sU< ?'
beni, nonché con tutti li suoi mobili e stabili da Clemente X- * u
dato in commenda a Monsig. Giuseppe Vallemani da F a ~
briano Cassiere di sua Santità. Non pochi furono gli ostacoh
che dovette sormontare lTll.mo Magistrato d’Ascoli per l’ aC '
quisto del Convento di S. Antonio Abbate per poi assegna^ 0
ai PP. della Riforma. Ma come piacque all’Altissimo, dieh®
il maneggio del P. Teodoro d’Ascoli allora Procuratore
della Riforma in Roma, nonché dietro le premure dei buo n
PICENUM SEBAPHICUM
555
Ascolani, massime dei Signori Dottori Giacinto Pitrilli, ed
Emidio Novelli, che erano in Roma per diversi affari ; si ot¬
tenne licenza dall’Emo Cardinale Francesco Barbarini Protet¬
tore dell’Ordine dei Minori, e per esso dalla Sag. Congrega¬
zione de Vescovi e Regolari si ebbe un vantaggioso decreto
segnato ai 2. di Genn. 1673: In forza di esso decieto fu com¬
prato il Convento di S. Antonio da Monsig, Vallemani per
la somma di Se. 1750 e ciò in virtù di un mandato di pro¬
cura fatto dal Sig. Angelo Innocenzi nostro Sindaco Aposto¬
lico, che vendè il Convento di S. Savino al Sig. Comendatore
di Malta F. Raimondo della Torre per la somma di Se. 1750.
Superati altri ostacoli nati per parte di Monsig. Vallemani,
che pentito tentò di rescindere il contratto, il giorno 3 Sett.
dell’anzidetto anno 1673. li Religiosi Riformati calarono dal
Monte, e dal Convento di S. Savino passarono ad abitare
quello di S. Antonio, presone legai possesso col mezzo del
surriferito Sindaco Apostolico Sig. Angelo Innocenzi. E perchè
il Convento era pieno di grano e di Biade appartenenti a
Monsig. Vallemani, le stanze poche, malmesse, ed impedite,
convenne ai Religiosi accomodarsi nel portico interno del
Convento col beneficio di tarabacche di legno che li riparas¬
sero dai freddi, e dalle pioggie. Stettero in questo disagio
per molto tempo, che le altre volte mentovate Monsig. Val¬
lemani, anche dietro l’obbligo che lo gravava di rendere il
Convento libero entro lo spazio di tre mesi, non si ridusse a
sgombrarlo, che dopo il corso di tre anni e ciò seguita la
ttmrte di Clemente X. di cui come si disse, era Copiere ; sic-
°hè nel 1676. ebbero li Religiosi libero il Convento. Progres¬
sivamente a misura delle elargizioni, e delle elemosine, che
vennero dalla pietà dei buoni Ascolani il Convento si venne
^ducendo a miglior forma, e guasi nella maggior parte rie¬
dificato. Situato questo Convento, come si disse, fuori della
porta Tuffile due cento passi circa lontano dalla Città in
amenissima posizione, bagnato all’intorno da tre fiumi, dal-
Acquecilone, dal Chiaro, e dal Castellano, li quali si vanno
dd unire sotto li muri della Clausura col fiume Tronto. E’
dbricato il Convento a due Chiostri spaziosi, l’uno sopra
a ltro ornati con colonne di travertino, che ne sostengono
S archi. E’ oggi il Convento di S. Antonio d’Ascoli uno dei
sfiori che possegga la Riforma nella Provincia della Marca.
556
PICENUM SERAPHICUM
*
* *
La Chiesa è di elegante architettura : forma una Croce
latina, ha la sua volta reale. Si tiene per uno dei più anti¬
chi edifìzi della Città: vogliono alcuni che questa Chiesa si
fabricasse sulle ruine del famoso Tempio dedicato alla Dea
Ancaria, Nume sopra ogni altro adorato dall’antica Ascoli
idolatra. Ha la detta Chiesa cinque altari ; il maggiore e
quattro laterali. Il maggiore è ornato di noce da ambo le
parti da terra fino alla volta, lavoro di alcuni nostri laici
pregievole e magnifico per la sua finezza, e la sua elganza:
Ha in mezzo entro una nicchia corrispondente una statua
colossale di S. Antonio Abbate pontificalmente vestito. Straor¬
dinaria è la divozione, che professa il popolo d’Ascoli a
questo primario Eremita delle Tebaidi, a questo insigne Tau¬
maturgo, a questo sublime ristauratore dell’Etica Cristiana.
S. Antonio Abbate al pari del principale Protettore di Ascoli
S. Emidio, sta sulle labbra e sul cuore di tutti. S. Antonio
Abbate è invocato^ riconosciuto, e benedetto come quello
dalla cui mediazione la gente Ascolana riceve dall’alto par*
ticolari grazie. E’ proprio uno spettacolo di Religione il più
toccante, vedere il giorno 17. Genn. sagro a S. Antonio ve¬
nire a folla il Popolo anche dalle più alpestri e lontane mon¬
tagne del territorio Ascolano portando o sopra gli omeri dei
cavalli, e giumenti, o sopra le proprie spalle carichi straoi'-
dinarj di legna in elemosina ai Religiosi ed è tale e tanta la
moltitudine, che la legna di quel dì basta ai bisogni del Con¬
vento quasi per l’intero anno.
Il primo Altare laterale dalla parte dell’Evangelo entro
maestosa Cappella è del SS.mo Crocifisso, e vi sta in venera¬
zione particolare una Immagine di Gesù sulla Croce rilevata
in legno da due fratelli Laici Siciliani di Santa vita lavorata
nel nostro Convento di Pesaro circa l’anno 1636. e dell’iste sS °
lavoro, e sull’istessa idea, e dagl’istessi Autori ne furono l a '
vorate altre tre, che si conservano una nella Chiesa di T 6 '
saro, l’altra nella Chiesa di Cagli, ed una riposta nel tesd 0
della S. Casa di Loreto. La detta immagine che si venerava
in S. Savino fu trasportata lo stesso anno 1673. nello st e9S
mese di Settembre nella Sagrestia di S. Antonio sino, 0
PICENUM SERAPHICUM
557
per mano industra fù risarcita da ciò che avea sofferto nel
trasporto. Poi dietro il permesso del Vescovo d’allora Monsig.
Monti con una solenne processione, cui intervennero le Con¬
fraternite, le Corporazioni religiose, e numerosissimo popolo
entrando per la porta maggiore della Città, si fece giro per
le principali sue strade, e sortendo la porta del Ponte Tuffile
terminò nella nostra Chiesa ; collocata la S. Immagine sul¬
l’altare maggiore vi stette per qualche tempo, fino che dalla
pietà della Sig. Marcellina Sallanti nè Ferri, gli si fece nel-
l’anzidetta Cappella costruire un’altare di noce nobile, e ri¬
guardevole per la eccellenza del lavoro, e che escludendo
ogni lusso mostra la povertà insieme, e la munificenza della
insigne Benefattrice. Da questo venerato Simulacro, come
dall’Iride della pace in ogni tempo il popolo d’Ascoli ha ri¬
cevuti li più distinti segnali di particolare beneficenza dal
Dio delle misericordie : ed invocato in ogni indigenza o pub¬
blica, o privata da quella immagine il nostro comune Bene¬
fattore Cristo Gesù, si vide piovere a larga copia le celesti
Benedizioni sull’anima fedele, che l’invocava. Dietro le prove
non mai interrotte di questo valido patrocinio potènte crebbe
sempre più alla sagrata immagine la riconoscenza, e la de¬
vozione ; molti fedeli uniti a modo di pia Congregazione man¬
tengono con gratuite elemosine nell’altare del SS.mo Crocifìsso
la cera che si consuma in ogni Festa nella Benedizione, che
dallo stesso altare si comparte con l’Eucaristico Sacramento.
Questo Altare è Gregoriano quotidianamente, ed in perpetuo.
Il secondo Altare laterale da questa parte è Sacro a
8- Pasquale Baylon, ed ha un quadro di tela avente nell’alto
la Vergine con in braccio il Pargoletto Divino, cui S. Antonio
^Padova bacia il destro piede nel più bello atteggiamento.
Biù al basso vedesi S. Pasquale, che adora l’Eucaristico Pane
tenuto da un Angelo cinto di nubi, e di splendori. A tergo
S. Pasquale sono S. Bernardino da Siena, S. Giacomo della
Marca, e la Serafina del Carmelo S. Teresa. Sopra i gradini
questo altare evvi altro piccolo quadro dipinto dal Monti
Ascoli, che esprime il Beato Pacifico da Sanseverino.
Di fronte al suddescritto alla parte dell’Epistola è il terzo
Altare laterale dedicato a S. Pietro d’Alcantara, ed in un
Quadro pure di tela si vede morimondo questo SS.mo Peni¬
tente disteso su povero Letticiuolo assistito da due Religiosi.
558
PICENTTH SEKAPHICUM
Si vede da un lato Maria la Vergine in atto di assistere al
suo transito glorioso accompagnata da molte Vergini in di¬
versi e bellissimi atteggiamenti. In cima stà dipinta la SS.ma
Triade mandando dal seno un raggio, che giunge sino al
volto del Santo, che pare esali l’ultimo fiato. Questo quadro
è in molto credito. Come nell’altro anche in questo altare so¬
pra la gradinata in mezzo evvi altro piccolo quadro, ove sta
dipinto il Beato Leonardo da Portomaurizio.
Di rimpetto alla Cappella del Crocifìsso sta la Cappella
della Vergine Immacolata, che racchiude il quarto altare la¬
terale : evvi un quadro pure di tela, ove stà dipinta Maria la
Immacolata Madre del Verbo, in atto di deporre ai suoi Piedi
la corona S. Elisabetta Regina d’Ungheria. In cima al quadro
si vede l’Eterno Padre che nel più bello atteggiamento pare
coroni la Vergine. Ai lati della Cappella in Cornu Evangelii
entro nicchia custodita si conserva la statua di Maria col suo
Bambino in braccio in legno rilevata; e di fronte alla Nic¬
chia alla parte dell’Epistola pende un quadro di tela, ove
sono dipinti li SS. Savino Vescovo, S. Erancesco d’Assisi, e
S. Giacomo della Marca.
Gli ornati dei suddescritti altari sono tutti di noce.
In mezzo al Coro evvi un quadro di tavola in cui è di¬
pinta la Regina del Cielo col Bambino in braccio attorniata
da sette Genj, quadro tenuto in credito. Ve ne sono altri
due ai lati del Coro pure di qualche pregio, uno avente S. An¬
tonio di Padova come in estasi rapito ; e l’altro S. Francesco
come svenuto per amore innanzi ad un serafino in forma di
Crocifisso.
L’Altare maggiore è privilegiato due volte la settimana,
e la Chiesa gode la plenaria indulgenza il giorno di S. An¬
tonio Abbate ad septennium.
*
* *
Sotto la mensa dell’Altare maggiore entro un’Arca di
noce chiusa dal suo cristallo, e con autentici suggelli riposano
le spoglie preziose di S. Bario Martire donato al fu P. M-
Teodoro d’Ascoli Procurator G. le dall’E.mo Cardinale Ulderico
Carpegna l’anno 1675.
PICENUM SEKAPHICUM
559
Ai lati dello stesso altare in varie credenze che formano
come tanti specchi in elegante forma ordinate si conservano
le infrascritte Reliquie : cioè al lato dell’E vangelo = degl’ossi
di SS. Marcello: Severo: Olimpio: Fidenzio: Liberato: Mauro:
Liberale: Ippolito e Teodoro MM. = e degl’Ossi' dèlie SS. For¬
tunata : Corona : Innocenza : Gallicana MM. == Alla parte
della Epistola = degl’Ossi dei SS. Consolo: Floriano: Primo:
Grato : Eusebio : Mariano : Fortunato : Severo : Bonifacio :
Vittore: Paolino: Modesto e Lorenzo MM. = e delle SS. Bene¬
detta ed Innocenza MM. — Un vaso col sangue di S. Modesto M.
Il Capo di S. Teodoro M. e degl’ossi di SS. Fermo, Aurelio,
Leto, e Leone MM.
Nell’altare dedicato a S. Pasquale Baylon entro un reli¬
quiario di legno argentato = di S. Egidio Abb. = di S. Pie¬
tro d’Alcantara = di S. Pasquale Baylon = di S. Teresa
V. = del Camauro di S. Pio V. = In altro Reliquiario si¬
gile Reliquia di S. Antonio Abbate. = Nell’altare del Croci¬
fisso il legno della SS. Croce.
*
* *
Monsig. Filippo de Angelis Ascolano Nunzio Apostolico
1Q Svizzera avvanzò supplica all’immortale Pio VII. di eterna
ricordanza nell’anno 1819. onde ottenere sepultura gentilizia
nella nostra Chiesa di S. Antonio per se, e tutta la sua fa¬
miglia, e l’ottenne, e già vi riposano le ceneri della sua Ge¬
nitrice.
Sulle pareti di questa Chiesa vi sono tre Lapidi erette
ai rispettivi Congiunti a monumento di tre defunti, che qui
e essero sepolcro. La prima verso la metà della Chiesa in
°rnu Evangelii alla memoria del pio Sacerdote D. Luigi
ar ini con la seguente iscrizione
£
aloysio. marinio. sac. max. exempli. comit.
ET. ANIMI. CANDORE. PRAESTANTISS.
QVI
NVNQUAM. SEBI. SEMPER. ALIIS. VIXIT.
CONFESSIONE. EXCIPIEND. SACRISQ. MISSIONE.
560
PICENUM SERAPHICUM
EXIMIA. CHARITATE. ET. SOLERTIA. IMPENSE. STVDVIT.
DEC. REPENTE. XIIII KAL. DECEM. A. MDCCCXXVII
LVCTY. YRBIS. YNIYERSAE. AN. NAT. LIIII. M. IX. D. YII.
IOAN. ET. MARINYS. SAC. FRATRI. ET. PATRVO. AMANTISS..
CVM. LACRYMIS. POS.
Poco discoste dalla suddescritta nella medesima parte
un’altra Lapida
£
FRANCISCE. FERRI. CAPPELLO
DEVIXIT. POSTRID. ID. NOYEMB.
MDCCCXX. IOANNES. BAPTISTA. FILIVS
MATRI. PIISSIMAE.
Di tronte a questa in Cornu Epistolse a memoria del fò
Sig. Ignazio Cataldi, l’altra Lapida
MEMORIAE. DVLCISSIMAE. IGNATII CATALDI
TABELLIONIS. AB. ACTIS. MYNICIPII. INTEGERRIMI
SOLERTISSIMI. ET. IN. OMNES. OFFICIOSISSIMI
QYI
DIEM. OBIIT XYII KAL. MAJ. A. MDCCCXXXIII
LVSTRO. AETATIS. XIII. EMENSO
TE. PATER. OPTIME. INCOMPARABILIS.
IOANNES. PETRVS. FILIYS. CYM LACRIYMIS
PROPE CONJVGEM. TYAM. PARENTEM. MF.AM
COMPOSYI. IN. PACE. £ TITYLOQ. GRATVS
EXORNAYI.
*
* *
Nella nostra Chiesa di S. Antonio Abbate di Ascoli ri'
posano le ceneri della Sig. Catarina Oddi da Castorano nel
territorio della terra di Offida nostra Terziaria professa taovw
in concetto di Santità. Fu proprio ornata delle più eroich e
cristiane virtù. Può dirsi, che fosse eletta da Dio per pahi e
sù questa terra, e continui sostenne per esso patimenti, &° r '
PICENUM SERAPHICUM 561
tificazioni, disagj. Si ha per deposizione del R. P. Nicola da
Monte S. Vito suo direttore, che tante volte gli apparve il
suo Gesù. Tenne con esso dolci colloqui, e ricevea nello spi¬
rito particolari consolazioni. Non solo fu circospetta nel tenere
occulte le grazie, i doni, i favori, che Iddio gli concedea, ma
pregava di continuo lo stesso Signore, che la tenesse al mondo
nascosta: tanto era grande la sua umiltà. Insidiata tante volte
dallo spirito delle tenebre, minacciata e percossa si riconcen¬
trava in se stessa facendo atti di amore verso Dio, e di pro¬
fondissima umiliazione. Nata come si disse da pii ed onesti
Genitori sulla Villa di Castorano il giorno 10. Giugno 1697.
Battezzata nella insigne collegiata di Offida, abbandonando
ancor Giovanetta per giusti motivi il patrio tetto fu amoro¬
samente accolta in Casa del Sig. Francesco Medico Guerrieri
della Villa Guerrieri ne Colli: si trasferì in Ascoli in casa
dello stesso Signore dimorando con essa il M. R. Sig. D. Gio¬
vanni Guerrieri Zio del Sunnominato Signor Dottore. Da esso
ln grazia delle sue particolari prerogative, e virtù riportava
straordinario affetto, e fù sempre riguardata, e tenuta come
sorella. Cercava ogni giorno più d’avvicinarsi al suo Dio, e
perciò adoprando ogni mezzo, e tenendo ogni strada volle
pure vestire l’abito del Terz’Ordine di S. Francesco. Sebbene
cercasse nascondere la sua Santità, non fu però che di tanta
juce più, e più raggi non si vedessero, che troppo chiaro par¬
avano i beneficj continui si spirituali, che temporali, che ri-
Per la intercessione Catarina chiunque devoto gli si
at ndaya. Divenne l’ammirazione ed il refugio di tutti. Le sue
virtù in grado eroico, massime la umiltà, la mortificazione, l’an-
gelica purità furono riconosciute e confessate anche con giu¬
gni ento dai suoi Direttori il surriferito P. Nicola da Monte
• vito, D. Valeriano Malaspina Monaco Olivetano, P. Stani¬
li 0 da Quintodecimo nostro Riformato, nonché dal surriferito
Francesco Guerrieri e suo Germano D. Giovanni Guer-
(jT' 9 0me rilevasi da un manoscritto compilato a memoria
® S Vita ’ e morte questa Ven. Serva del Signore, mano-
s lttf ^ che conservasi nell’Archivio del Convento. Morì la
1779 V^ arana il B. Ap. 1 * giorno di Mercoledì Santo dell’anno
fù 11 se PP e H ita In due Casse, una chiudendo quella ove
inc C °- 0Cat0 ^ cadavere della defunta vestita da Terziaria ;
r °ciata la medesima Cassa con una fettuccia torchina di
I,
1915 - Fascicolo IV.
36
562
PICENUM SERAPHICTJM
bavella, munita la stessa fettuccia di due suggelli, uno dei quali
stà in mezzo alla Croce di essa, e l’altra ai piedi, della no¬
bile famiglia dei Marchesi Malaspina avente nel suo stemma
un’Aquila con in mezzo una spina, e due corone: altri due sug¬
gelli sopra la stessa fettuccia del Convento, che ha nello
stemma le effigie di S. Antonio Abbate : un’altro del mona¬
stero di S. Angelo magno, ed un altro della nobile famiglia
Ferri, che ha nello stemma un’Ancora. Tutto ciò si raccolse
dalla deposizione sottoscritta di proprio pugno dai Signori
Luigi Veramanti, Corrado Ferri, D. Emidio Sacerdote Ciucci,
Giuseppe Antonio Ciucci, Francesco Mariani, e del Pubbico
Notajo Paolo Vanni presenti alla tumulazione di Suor Cata¬
rina. Il suo sepolcro è alla parte dell’Epistola, poco sopra il
terzo altare laterale, come rilevasi da una lapida fìssa nel
muro con la seguente inscrizione.
HIC. REQUIESCIT. OATHARINA. ODDI. TERT. ORD. S. FRANOISCI
VIRGO. VITAE. ET. MORUM. INTEGRIATE. CLARISS.
VIXIT AN. LXXVIII. DECES. AN. MDCCLXXVIII NON. APR.
FRANCISCTJS GUERRIERI P. M. P.
Morì pure in concetto di Santo, e fu sepolto nella mede¬
sima Chiesa, ma nella sepoltura comune dei Religiosi Sacer¬
doti il sunnotato P. Nicola da Monte S. Vito, che fu per
qualche tempo Direttore della Suor Catarina Oddi. Passe
all’eterno riposo il giorno 14. Genn. del 1765, di cui trovasi
il seguente elogio = Ascoli mors P. Nicolai a Monte S. Viti
Vitae exemplarissimae, paupertate, liumilitate, et meditatione
conspicui =.
Il di 30. Sett. del 1749. nello stesso convento rese pia 01 '
damente l’anima al suo Creatore il P. Francesco da Spine-
toli Lett. Teologo, e Missionario Apostolico ornato delle p lU
belle virtù riconosciuto, e venerato come Santo. Molte grafie
operò il Signore per questo suo servo, come si è potuto ri e
vare da alcune deposizioni sotto scritte da Loro, che riceve
tero le grazie, deposizioni, che si conservano nell’archivio de
Convento.
Il suo cadavere, che restò esposto per tre giorni fu se
pre flessibile,-e molle, e mandava una speciosa fraganza, co
attestarono con apposito giuramento il Laico F. Bonaventu
PICENUM SERA PHICUM
563
da Grotte a mare, ed i Signori Filippo Lenti, Gaspare Lu¬
ciani, e Cassio Viccè Ascolani. Fu seppellito in luogo distinto
entro Cassa di abeto con un tubo, che racchiude il suo nome
e le gloriose sue gesta.
Finì pure nel nostro Convento di Ascoli la sua vita colma
di glorie il P. M. R. Tommaso Giacinto d’Ascoli, di cui tro¬
vasi questo meritato elogio = Asooli 12. kal. Novemb. 1780.
A dm. R, P. Thomae Hyacinti ab Asculo L. Theol: iterato M. ri
Poalis, jam Def. Glis, et per quatuor vices commissarii visi-
tatoris; bis in Provincia Taurinensi, semel in Provincia Bo-
noniensi, ac tandem in Provincia Calabriae.
Apparteneva pure al Convento d’Ascoli il P. M. R. Cele¬
stino d’Ascoli Teologo ex Dfe mro Provinciale, e Procura¬
tore G. le morto in Roma nel Convento di S. Francesco a
Ripa nell’atto che sostenea la suddetta carica di Procuratore
ai 25. di decembre del 1796. Il Convento di Ascoli fu sempre
Convento di studio di Dogmatica, e per il numero dei Reli¬
giosi, nonché dei Lettori fu sempre uno dei primi Conventi
della Provincia.
Tra gli altri Lettori negl’ultimi tempi si distinse il
R- P. L. Pietro dalla Croce, detto per antonomasia il filosofo
Profondo, e l’uomo delle scienze morto nello stesso Convento
11 di 29. Agosto 1801.
*
* *
Dietro il decreto di soppressione di tutti i Corpi regolari
11 dì 16. Maggio 1810.il Sig. Pietro Raggi Genovese, ma do¬
miciliato in Ascoli, nonché li Signori Gaetano Lattanzi, e
nspino Antonucci Ascolani nel pubblico Refettorio adunata
? ® d °no di campanelli la famiglia Religiosa composta di 33.
pividui fu letto lo indicato decreto, ed ai 5. di Giugno li
e hgiosi spogliato l’abito del Serafico Riformato instituto si
cstirono li Sacerdoti da Preti, e da secolari i Laici, e Ter-
ldr L II Convento, Orti e selva fu dato in affitto al Sig. Se-
Anno Merli di Ascoli, che cercò di serbarli illesi da grave
n no notabile. Il Convento dal medesimo fu subaffittato ai
^cRgiosi M. R. Domenico da Monte Cosaro attuai Mnro
r °ale, p. Biagio da Castignano Segrto di Provincia, P. Ben-
564
PICENUM SEBAPHICUM
venuto da Frusignone, F. Pietro Paolo da Cingoli Laico Pro¬
fesso, F. Nicola da Monte Monaco, e F. Luigi da Offida Ter-
ziarj, e dai surriferiti Religiosi la Chiesa fu sempre mantenuta
nel suo decoro con le solite funzioni senza differenza alcuna,
poiché interveniano ad assistervi particolarmente nelle primarie
feste dell’anno gl’ex Religiosi Min : Oss: alcuni dei nostri
Riformati, che aveano alloggio in città, nonché gl’alunni del
Seminario, di cui in Dogmatica, e morale era precettore il
surriferito P. M. R. Domenico da Monte Cosaro.
Ma questo rispettabilissimo P. re per delle calunnie, per
lo iniquo maneggio dei tristi quattro anni dopo la seguita
soppressione per ordine del governo dovette partire d’Ascoli.
Diretto sempre il M. R. Domenico da una invitta pazienza,
e dalla più sublime umiliazione, di cui era ornata la sua bel¬
l’anima lasciò il Convento, e la Città di Ascoli, e si condusse
in Pesaro. Come piacque a Dio ritornato glorioso alla sua
sede il Sommo Pontefice Pio VII. nell’anno 1815. rivestì rama¬
tissimo Provinciale delle divise Serafiche se stesso, ed i R e *
ligiosi, che componeano la famiglia del Convento di Pesaro,
Convento, che fu il primo ad avere il vanto vedere rinascere
dopo cinque anni di amara desolazione la soppressa riformata
Provincia della Marca.
In seguito il M. R. Domenico rivestì i figlj suoi in U r '
bino, e Cagli, e condottosi a Roma autorizzato dal Sommo
Pontefice ripristinare per intero la sua Provincia si ricon¬
dusse giulivo in Ascoli nel mese di Agosto delle stesso anno
1815. in compagnia del M. R. P. L. Lorenzo da Iesi, che pieno
di quello Spirito Serafico, che lo contradistingue seguia rive
stito anch’Egli dell’abito Religioso il degno Provinciale.
*
* *
Stabilì Egli con apposita patente come Presidente dej
Convento di S. Antonio il R. P. Biagio da Castignano c °.
il peso di richiamare li Religiosi, che componeano la * aD
glia nel tempo, in che il Convento restò soppresso, e ni
nati parecchi di essi il di 15. ottobre dello stesso anno 1
dopo cinque anni e mezzo circa si rivestirono dell’abito
golare in numero di sedici. Perchè la rivestizione fos ge
PICENUM SEBAPHICUM
665
memoria alla pia Città di Ascoli, nonché di decoro al Con¬
vento, ornata la Chiesa in un .modo elegantissimo, che riuscì
di soddisfazione ai Signori Ascolani, la mattina dell’anzidetto
15. ottobre giorno di Domenica si condusse in Convento il
sempre degno di memoria l’amorissimo defunto Monsig. Gian-
francesco Cappelletti Vescovo d’Ascoli, e trattenutosi coi Re¬
ligiosi che anelavano riassumere le Serafiche lane, la sera alle
ore 21. italiane calato in Chiesa il surriferito Prelato, fatta
adorazione al SS. Sacramento, e salito sul Trono, vestito
pontificalmente, aprì la funzione con un’Omelia la più espres¬
siva, e la più toccante, che trasse abbondantissime lacrime
sull’occhio dei Religiosi, non meno che di tutto il Popolo a
folla alla funzione accorso. Quindi s’intuonarono in canto Gre¬
goriano varie antifone, salmi, e preci analoghe. Intanto lo
zelantissimo Vescovo lagrimando anche Egli per il giubilo
del cuore, colle proprie mani riadossò a tutti l’abito che ge¬
nuflessi teneano avanti di se preparato. Compiuta la vesti¬
zione si cantò l’inno ambrosiano, e fu terminata la funzione
benedicendo i Religiosi, ed il Popolo col Dio delle misericor¬
die nascosto sotto i candidi velami dell’Eucaristico Pane.
Sul volto di tutti era espressa la gioia, e sulle labbra di cia¬
scuno usciano affettuosi sospiri, ed incessanti ringraziamenti
& 1 Clementissimo Signore, che dispersa la. procella, che fu¬
riosa stridea a danno della Religione, era tornata questa a
spiegare con fasto le sue bandiere.
Nel dì 5. decembre 1816. fù nel Convento di S. Antonio
Abbate, previo il permesso della Sacra Congregazione aperto
Provisoriamente Noviziato, che vi si tenne sino al 1821. Da
luest’ultinca Epoca sin al presente in luogo del Noviziato vi
Sl tenne il Profèssorio, e vi si restituì come prima della sop¬
pressione lo studio di Dogmatica.
Nel tempo della soppressione furono danneggiati in parte
1 tauri della Clausura che circuivano gl’orti, e la selva, ma
Rifanno 1824. sotto il governo del prelodato R. P. Biagio
a Castignano furono per intero restaurati, e lungo le sponde
e * Tronto rovesciati dalle rapide piene di questo fiume, che
Scnfio sempre scorre con le acque sue, furono dalle fonda-
^nta ripresi in una considerevole estensione. La spesa del
riatto ascese alla somma di Se. 680. Ma 500 il detto Guar-
lan ° avea ritirati dall’amministrazione Camerale.
566
PICENUM SERAPHICUM
Sotto la stessa Guardiana fu in tutto risarcito il Con¬
vento, Chiostro, Dormitorio, Officine. — Nel Consiglio tenuto
dall’111. mo Magistrato d’Ascoli il di 8. Ap. le 1825. il detto
Guardiano avvanzò una supplica all’adunato consesso, perchè
si compiacesse restaurare la strada che dalla porta Tufille si
estende sine al Convento, non che di dare una qualche gra¬
tuita elemosina a supplimento delle spese di un Capitolo Pro¬
vinciale, che dovea celebrarsi in detto Convento entro il mese
di Giugno dello stesso anno, come vi si celebrò in realtà. Il
Consiglio accolse benignamente la instanza, ed assegnò allo
restauro della strada Se. 50. E per le spese del Capitolo
se. 20. Al supplimento di questa spesa concorse pure la pia
benefattrice, nobile Donna Sig. Maria Contessa Centini Sin-
dichessa del Convento con la gratuita elargizione di Se. 50.
ed altri Se. 400. Si ebbero dairamministrazione Camerale.
*
❖ *
In questi ultimi anni cessarono di vivere nel Convento
di S. Antonio d’Ascoli alcuni rispettabilissimi Padri degni di
ricordanza, cioè ai 22. di Ap. le del 1881. passò a gustare grana-
plessi del suo Signore il tanto zelantissimo P. M. R. Dome¬
nico da Monte Cosaro alla cui memoria fu scritto il seguente
elogio = Ascoli die 22. Ap. lia 1831. Obitus A. R. P. Dominici
de Monte Causario L. Theologi, iterati M. ri Pro. alis , Delegati
G. lis Reformatae Provinciae Marchiae, Ill. mi a R. mi D. m Ioannis
Prancisci Cappelletti Theologi emeritissimi, in Seminario Ascu-
lano per quadraginta annos tum Dogmaticae tum Morali»
Profes. Monialium repetitis vicibus Confessarii, Sapientia, do-
ctrina, amabilitate, caeterisque virtutibus clarissimi =.
Nel 1834. ai 19. di Marzo lasciò di vivere nello stesso
Convento il preclarissimo P. M. R. Illuminato da San se verino
già Lettore emerito, due volte def. di questa Provincia, Peni¬
tenziere per il corso di dieci anni nella Patriarcale Basili 03
di S. Giovanni Laterano in Roma, celebratissimo Predicatore,
all’archiginnasio Ascolano pupplico Professore di Dogmatica)
in tempo di sopressione Professore di Filosofia nel Liceo di
Sanse verino sua Patria; Uomo di eloquenza e d’ingegno cl
stinto e nella religiosa condotta esemplarissimo.
PICENUM SERAPHICUM
567
Nel 1837. ai quattro di Febraro morì nel medesimo Con¬
vento il R. P. L. Ciriaco da Monte S. Pietr’Angeli, che potea
dirsi un Angelo di Costumi. Fu Egli L. Teologo due volte,
Def. Confessore di Monache ; nella orazione assidua, nella pa¬
zienza insigne, in ogni virtù preclarissimo esempi re, caro ai
suoi Confratelli venerato dal secolo, applaudito da tutti per
quello, che era Uomo ne suoi doveri irreprensibile, e della
più edificante condotta.
* *
Quando, li nostri Religiosi Riformati entrarono ad abi¬
tare il Convento di S. Antonio Abbate dal P. Giuseppe
Antonio Cruciani d’Ascoli Religioso di straordinaria bontà,
si stabilì la Congregazione del Terz’Ordine, cui si ascrissero
e si ascrivono tutt’ora persone di sfera distinta, e di antichis¬
sima nobiltà, nonché Sacerdoti, ed altri, che formano il decoro
di detto Ordine. Qui si notano gl’Uomini, e le donne nobili
di Origine a detto Ordine nel Convento di S. Antonio Abbate
diascoli ascritte. La nobile Donna Sig. Aurelia Novi nel
vf^. = nobil Donna Sig. Angela Pecci nel 1679 = La
Sig. Anna Maria Canta la Messa nel 1730 = La N. Sig.
AUeuccia Tenti nel 1736 = La N. Sig. Clorinda Alvetreti nel
di• = La Rev. Madre Suor Maria Centini Monaca Gesuita
TtfKr 1742. = La N. Sig. Anna Maria Ferri nel 1742. = Le
Sig. Ai-genide, Viccei, ed Anna Maria Novi nel 1751.=
Da N. Sig. Aurora Picca nel 1751. = La Nobil. Sig. Angela
erri Lenti nel 1770. = La Suor Anna Catarina Falucchi
onaca nel ven. Monastero delle Vergini nel 1759 = La
i ‘ Angela Viccei nel 1771. = Suor Donna Brigida Car¬
eni Monaca nel detto Monastero delle Vergini nel 1754. =
RP ^ Catarina Marchesa Malaspina nel 1731. = Le
R. MM. Constanza Giovannetti, Costanza Massei, Celia Ai-
Greti Monache Gesuite nel 1742. = La N. Sig. Catarina
ennavei nel 1772. = La Sig. Marchesa Domitilla Malaspina
® 1731. = La Nobil. Sig. Diomira Petrelli nel 1741. = Le
vr • Mm. Dorotea Ciucci, e Diomira Petrelli Monache nel
monastero delle Vergini nel 1754. = La N. Sig. Emilia Conti
e 1729. = La N. Sig. Elisabetta Cori nel 1731. = La
568
PICENUM SERAPHICUM
R. M. Elisabetta Conti Gesuita Monaca nel 1734. = La
N. Sig. Eugenia Tento nel 1751. = La N. Sig. Euspidia Pe-
trucci nel 1741. = La R. M. Ermenegilda Sabatucci Monaca
nel Monastero delle Vergini, e con essa la R. M. Eleonora
Marconi nel 1744. = La N. Sig. Emilia Pallotta nel 1735.=
Suor Francesca Sgariglia Monaca Convettrice Gesuita nel
1735. = La R. M. Donna Elisa Saladini Monaca nel Mona¬
stero delle Verginini nel 1749. = Le NN. Sig. Francesca
Ambrosi, e Francesca Trento nel 1751. =.La R. M. Felicis¬
sima Liverotti Monaca nel Monastero delle Vergini nel 1754. =
Per Ordine di, Monsig. Antonio Marcucci tutte le Monache
del Ven. Monastero della Concezione fondato dallo stesso Pre¬
lato nel 1761. = La N. Sig. Francesca Cappelli nel 1770. = Le
NN. Sorelle Francesca, e Filippa, Petrucci nel ,1795. = La
Sig. Marchesa Girolama Malaspina nel 1730. = La R. M. Gi-
rolama Torri Convettrice Gesuita nel 1742. == La N. Sig.
Giuditta Giovannelli nel 1742. — La N. Sig. Girolama Viccei
nel 1749. = La R. M. Geltrude Ferri Monaca Gesuita nel
1742. = La N. Sig. Giulia Canta la Messa nel 1810. = La
Suor Innocenza Conti Nonaca Gesuita nel 1739. = La R. M.
Isabella Falucci Monaca nel Monastero delle Vergini nel 1754.
= La N. Sig. Leonide Petrucci nel 1732. = La R. M. Lu¬
crezia Odoàrdi Monaca Gesuita nel 1742. = Le RR. MM.
Teresa Andreucci, Maria Nicola Parisani, Maddalena Pa¬
risani Paolina Cruciani, Maria Felice Orsini Monache Ge-
suite Convittrici nel 1734. = La N. Sig. Violante Grassi
nel 1804.
UOMINI ^ ^ . £
Nel 1761 Monsig. Francesco Antonio Marcucci Vescovo
di Montalto Vicegerente di Roma, e Patriarca di Costantino¬
poli. In diverso Epoche si contano venti Sacerdoti = e h
Nobili Sig. Antonio Cori nel 1739. = Bernardino Mar.'
laspina nel 1739. = Sig. Cassio Viccei nel 1749. = Sig. Ma 1 ’-
Cesare Massei nel 1708. = Filippo Nicola Lenti nel 1739. =r -
Il Sig. Conte Felice Centini nel 1778.
PICENUM SERAPHICUM
569
*
* *
La famiglia attuale del Convento d’Ascoli è governata
dal R. P. L. Francesco d’Ascoli Teologo attuale, Guardiano,
Predicatore emerito, nell’Evangelico Ministero applauditissimo
ascritto alla pubblica accademia Aretina del Petrarca R. I. in
Firenze. La famiglia è composta di 37 individui, cioè 17 Sa¬
cerdoti, sei Chierici Filosofi, cinque Laici Professi, e nove
Terziarj.
« Un individuo, credendo di essere stato offeso dal Ven. P. Paolo da
Recanati, si presentò alla sua cella nel convento di Ancona, lo tempestò di
villanie, giurando di voler scrivere contro di lui una risma di carta. Il
■santo religioso, senza punto alterarsi, gli offrì alcuni fogli che aveva presso
ài sè, perchè se ne servisse allo scopo. Quest’atto magnanimo fu una ferita
j
cuore delVingiur latore, il quale cambiatosi attristante, pregò il P. Paolo
a v °l er $i adoperare in suo favore per ottenergli un officio e così provve-
dersi il necessario. Il Servo di Dio, nulla curando i gravi oltraggi ricevuti
ln Quel momento stesso, s'interessò subito del suo offensore e gli ottenne
Quanto bramava ».
(Vita, P. Pacifico da Recanati, cap. 10)
« B. Bentìvoglio da Sanseverino-Marche ebbe dono speciale di pre¬
miere e di estasi; fu eroicamente obbediente e tutto tenerezza per i poveri
lebbrosi ».
(Pisano, Confor. frut . Vili)
570
PICENUM SERAPHICUM
URRIfì
Statuti òel monte ài Pietà ài Cingoli
fondato da Fra Lorenzo di Roccacontrada
(Contiti: v. fase. 1, p. 143-144; fase. Ili, p. 426-32).
De conservatione pignorum. xv.
Item che li pegni impegnati come è dicto se tengano et
conserveno da quello officiale electo in léstantie deputate et
da deputarse per gli Soprastanti et Rectori del dicto Monte
et li sia il banco del presto del dicto Monte et non altrove
li quali pigni el prelato officiale sia tenuto guardare et con¬
servare con ogni diligentia et fideltà che poterà et quando
per suo difecto o mancamento accadesse per nisun modo elicti
pigni essere peiorati Lui sia tenuto al patrone de tutto el
danno. Et quando apparesse qualche defecto delli dicti pigni
intervenuto mentre sono iaciuti senza colpa del dicto officiale
et se sopra dicti defecti fusse alcuno dubio de culpa, vel non
culpa officialis dicto dubio se possa et debbia dechiarare pe*'
li prèfati Rectori del dicto Monte.
De interesse pignorum non sufficientium
Reficiendo. xvi
Item che li pegni tutti con lo ordine et modo sopra di¬
cti in fine de sei mesi ricaduti che fessuro non se ne tro¬
vasse tanto quanto era el capitale del Monte excepto P er
casi fortuiti et per defecto de dicto Officiale. Quelli che tol¬
sero el presto o loro heredi o successori siano obligati ad in'
teresse et danno del Monte cioè de tanto quanto era el sU °
PICENUM SERAPHICUM
571
capitale, sicché il Monte non perda Et quanto el potestà et
sua corte possa et debbia fare rasione sommaria expedita. Et
se lo Officiale sera in ciò negligente sia ipso obligato al Monte
del suo Et similiter dicto officiale in solidum sia tenuto ad
refare del dicto suo interesse al prefato Monte intendendosi
pero che tali non siano obligati ad refare quello che decti
pegni frissero deteriorati passato dicto septimo mese.
De pignoribus furatis. xvij
Item se li dicti pigni fussero pigni furati el Monte non
perde et poiché quanto constara lo patrone vero del pigno
habbia lo interesse suo, et recorso contra de quel tale che
bara impegnato rasione summaria come faria al Monte in lo
caso soprdecto li sia administrata dal nostro potestà socto la
medesima pena cioè del mezo de la quautita valesse el pigno
furato da restituirse al patrone.
De obedientia danda per officiale bajulos et Tibicines
prò pertinentibus ad Montem. xviij.
Item che tutti officiali bailioi et trombetti del comune
de Cingulo sotto pena della privatione de loro officio et per¬
ditene de loro salarij siano tenuti obedire alli Rectori depu¬
ri et officiale del Monte in tutte le cose spectanti et perti-
^nti al dicto Monte excepto in quelle per le quali gli fus-
Ser ° impediti di fare il loro ordinario officio et ad ipsi fare
rasione summaria senza scriptu et figura de iudicio solamente
Ve duta et intesa la verità del facto.
De obedientia danda per officiales Montis Prioribus et
^ectoribus ad ostendendum libros et computa et de pro¬
visione dicti Ufficialis prò debitis exactis. xix.
Item che el dicto officiale sia tenuto obedire alli Magni-
Sig. 1 Priori et alli deputati Rectori del prefato Monte in
° mni cosa spectante, et pertinente al prefato Monte non es-
572
PICENUM SEBAPHICUM
sendo contra li prefati Capituli, et delli altri se faranno col
tempo, et contro l’honesta et sia tenuto mostrare ad essi ad
Omni loro requisitione et suo conto sotto pena di dieci fiorini
per ciascheuna fiata. Quando non hara legitimo impedi¬
mento de retenerse del suo suo salario da aplicarse al Monte
per li doi terzi, et per la altro terzo ali prefati Magnifici
gig i p r i or i e t Reofori del prefato Monte. Et de tale requisitione
li prefati Sig. 1 Priori et Rectori ne faccia rogato al Notano o in
presentia de doi testimonij al dicto effecto chiamati et niente
di meno el potestà cascante dicto impedimento ad requisitione
de li prefati Sig.‘ et R. 1 sia tenuto et debbia constrengere el
dicto officiale ad mostrare la sua ragione et concto etiam che
se recusasse non havere denari sia anche tenuto ipso officiale
sotto pena de periurio et debbia con sollecitudine attendere
a fare scotere, overo rescotere tutti debiti et obligationi facte
al Monte et habbia tre soldi per fiorino di quel tanto havera
rescosso et quanto rescote faccia mettere in dieta Cassetta.
Debia anche el dicto officiale nel principio del suo officio iurare
che la pecunia de dicto Monte a lui consegnata non debia
spendere ne usare per altro modo ne in altro uso che pre¬
stare alli bisognosi secondo li capitoli del prefato Monte et
contrafacendo cada in la pena ipsofatto de diece fiorini pei’
ciascheuna volta da retenerse del suo salario applicato al
prefato Monte.
De modis servandis in accipiendis pignoribus- xx.
Itera sia tenuto el dicto officiale prestare ad qualunque
persona secondo li capitoli presenti li dimandara in queh 1
pigni li quali siano sufficienti cioeche vagliano almeno an
terzo più altramente togliendogli sia tenuto lo officiale he
tutto quello che mancasse alla somma dello impresto noa
trovandosene tanto in lo ultimo bandimento. Et lo potestà
della terra poi ne faccia ad ipso officiale rascione summ a ' lia
contra de quel tale patrone del pegno sicché el Monte se sa iV
et anche 1 officiale li quali peghi se debiano vendere se hao 1 ^
manchamento alchuno quello notara et trovandose per q ue 1
havere altri defecti quelli sia tenuto (dummodo non sia ca
PICENUM SEBAPHICUM
578
fortuito) lo Officiale del Monte a la emendatione al patrone e
che decti defecti quando fussero dubiosi se possano et debia
dechiarare et limitare per li prefati Rectori et ipso Officiale
se ne cognoscera el valore delli pigni facciase extimare da
qualche pratico et chi tale sopradicte cose non observera cada
in pena de uno fiorino per volta, chi contrafacesse da apli¬
carse per la terza parte al Monte, l’altra terza al querelante,
1 altra all’officiale che ne fara executione.
Quod pignora posita in dicto Monte sequestrari
non possint ob alias causas. xxi.
Item : che per nesun pegno posto al Monte possa essere
sequestrato ad instantia de alchuno per qualunque cascione,
salvo non fusse cosa furata della quale facendose fede et pro-
vandose sufficientemente se debia rendere al patrone retenuto
si capitale de dicto Monte.
De residuis pretiorum pignorum venditorum
restituendis patronis. xxij.
Item : che tutti li residui si havesse ad pagare alli pa¬
troni delli pegni venduti se debia retenere da per sè per lo
Monte et anche per lo officiale nel libro de la intrata del
presto, et ipso officiale ne debia rendere ragione come de al¬
tre cose al successore et ipsi residui restituire subito al dicto
Patrone o chi per lui legitime comparirà socto pena de uno
fiorino per ciascheuna volta se contrafacesse tanto al tenere
°onto, et rendere rasione quanto al restituire li residui sopra-
fiicti et non trovandose el patrone del pigno venduto, el di-
hto residuo se tenga et conservese appresso al dicto Monte
forma delli altri danari prestati al Monte, finechè el pa¬
trone venirà per essi e che comparischa legittimamente altri
Por ip S o ad questo effecto et, essendo morto el patrone, se
fiia alli anoi heredi o instituti o venienti ab intestato; li
fidali non trovandose, rimanga nel dicto Monte.
574
PICENUM SERAPHICUM
Quod Priores Rectores et Officiales emere non
possint de pignoribus Montis. xxiij.
Item : che lo Officiale nè nisuno de li Sig. 1 Priori nè
Rectori del prefato Monte nè altri per loro, socto vincolo de
iuramento da darlo in la intrata del nostro ufficio che socto
pena de diece fiorini per ciascheuna volta legittimamente se
provasse non possa comparare alcuno pigno recaduto, durante
el loro officio della quale pena la terza parte sia dell’accusa¬
tore, e l’altra terza sia del Monte et l’altra terza dell’Officiale
ne fara excutione.
Quod non possint fieri bandimenta de alia re
quam de pignoribus recadutis. xxiiij.
Item : che li dicti officiali in li bannimenti fanno fare
per li tempi per la venditione delli pigni recaduti non pos¬
sano nè debbiano fare bandire alcuna altra cosa, ma sola¬
mente li dicti pigni recaduti al dicto Monte sotto pena de
diece fiorini da applicarse, come è decto nel precedente
capitolo, per qualunque cosa de altre persone facessero
bandire.
De controversis in dicto Monte cognoscendis
per Rectores. xxv
Item : che in tutte controversie quali potessero interve¬
nire in lo dicto Monte siano iudici li Rectori del dicto Monte
quali serranno per li tempi li quali siano tenuti decidere n 1
fra quindice dè « summarie et ex iudicialite » et le “ic
loro decisione si debbiano eseguire et habbiano loco et en
cto non obstante alchuna appellatione nisi in casu evidenti®
et tunc ad arbitrium boni viri recurrat.
PICENUM SERAPHICUM
575
De stipulatione facienda per Cancellarium in iuramentis
Priorum et Potestatum. xxvi.
Item : che el Canceliere de Comune debbia alli Magni¬
fici Signori Priori et al potestà nel principio del loro officio
nel iuramento heverà ad dare stipulatione anchora questo che
tra le altre cose debbiano intendere et favorire tutte cose
spectante et pertinente allo augumento et conservatione del
prefato Monte, secondo el loro possere.
Quod Officialis non possit prò se uti nec aliis
commodare de pignoribus Montis. xxvij
Item : che lo Officiale de dicto Monte non possa nè deb¬
bia prestare ad altri che a li sopradicti, nè operare per sè
alcuno pigno posto al dicto Monte, sotto pena de cinque fio¬
rini, da applicarse per la terza parte allo accusatore l’altra
terza parte allo Officiale che nè farà executione et l’altra
terza parte al prefato Monte.
Quod pecunie Montis [ad] alios usus converti
non possint xxviiij
Item : che le pecunie deputate o pervenute al dicto Monte
0 fia deputarse o da pervenire non se possa nè debbia per
a lehun modo nè in tutto nè in parte togliere deputare o
spendere in altro uso che in subventione et presto da farse
alli poveri et bisognosi, come è decto, sotto la forma delli
Presenti capituli per qualunque caso occorresse, sotto pena de
exc oraunicatione maiore da incorrerse ipso fatto, per qualun-
fiUe consigliasse, o proponesse o per qualunque altro modo
atervenisse sotto la pena de cinquanta ducati da applicarsi
aaezzo alla Camera Apostolica, et l’altro mezzo alla com-
“«nità de Cingalo.
576
PICENUM SERAPHICUM
De non proponendis dannosis vel
contrariis dicto Monti. xxviiij.
Item : perché molte potriano essere le versutie et mali-
gnitati et corruptele dell! radei et captivi cristiani et invi¬
diosi ad indurre li ciptadini o altre persone alla destructione
et turbatione del Monte statuimo et ordinamo che li Big.
Priori ne alchuno pe ipsi nè Regulatori nè anche li Rectori
del prefato overo altra persona possa proponere in alchuno
modo tacito overo expresso per via directa overo indirecta,
che ad dextructione overo impedimento del prefato Monte
sotto pena di cento fiorini da applicarse per la metà alla Ca¬
mera Apostolica et per l’altra metà alla communità de
Cingulo.
(Continua ) Anselmo Alselmi
« La grande carità del B. Bernardo d’Off da, Cappuccino, verso *
poveri , e la sua generosità e prontezza nel sovvenirli era così universalmente
conosciuta e sperimentata da tutti che i fanciulli, quando non potevano
ottenere dalla propria madre un poco di pane, dicevano: anderemo f,&
Fra Bernardo ed esso certo ce lo darà; infatti andavano, e il M*®
religioso li accoglieva con tenerezza e li cibava ».
(Vita dai Processi Aost., lib. II, cap. 6.)
Con l’approvazione dell’Ordine e dell’Autorità Ecclesia®
tic 0
Artidoro Ortolani, Gerente responsàbile
MACERATA - PREMIATO STABILIMENTO TIPOGRAFICO AVV. FILIPPO GIORGETTI » C
TRE!A (Macerata)
25 Ottobre 1915.
Fascicolo N. 5.
PICENUM SERAPHICUM
mai whule mcimroM-auMaoiiLE
Hnno XU -Serie Seconda del “Crocifisso Redentore,,
« Proferet de thesauro suo
nova et veteva ».
Matth. XIII, 52.
INDICE DEL PRESENTE FASCICOLO
1. Vera indole del nostro Periodico. •- La Direzione .Pag. 577
2- Notizie e documenti sulla vita della Beata Camilla-Battista Varano
da Camerino - B. Fmijciangkelj.
3 - “ Visita Triennale „ del P. Orazio Civalli (Contili.) ......
4 - Pagina d’oro: Fraterna intimità dei BB. Pietro da Treia e Corrado
■ d' Off da .
5 - Memorie Minoritiche: dal ms. Gambdlunghiano D. IV. 231 del
sec. XVIII - P. Gregorio Giovanardi 0. F. M. (Contin.)
6 - Convento minoritico del SS.mo Crocifisso in Treia (Contin.)
7 ’ 1 Ministri Provinciali delle Marche.
Iscrizioni lapidarie .....
Collezione Storica : da due MSS. esistenti a Camerino .
■ La Provincia Riformata delle Marche nel 1837
=> 581
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» 642
» 644
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» 677
» 681
» 689
. ^ Si prega di leggere le Notificazioni
111 Quarta pagina della copertina “Su
MACERATA
PREMIATO STABILIMENTO TIPOGRAFICO
AVV. FILIPPO GIORGETTI
già “ IL CROCIFISSO REDEDTORE „
-----
PUBBLICAZIONE BIMESTRALE
PER CURA DELLA MlNORlTICA PROVINCIA DI S. PaCÌfÌCO Divini
Diretta dal P. CIRO da Pesaro O. F. M.
Condizioni di Abbonamento.
PER L’ITALIA. L '
PER L’ESTERO
1. _ Il » Picenum Seraphicum » in ogni suo fascicolo
bimestrale avrà non meno di 144 pagine.
2. — I Collaboratori che pubblicheranno non meno di
due lavori completi, riceveranno gratis l’intera annata conte
nente i detti due lavori.
3 . _ Si concedono gli estratti a richiesta dei Collabo¬
ratori, purché il richiedente corrisponda alla spesa della cai
relativamente al numero delle copie desiderate.
4 . _ Non si accettano abbonamenti per apphcazio» 1
di Messe.
5 . _Gli aderenti riceveranno il primo fascicolo g e
naio-febbraio : a chi, dopo ricevuto il primo numero non ^
vierà la quota di abbonamento, non sarà più spedito d
riodico.
nre vi°
g, — Non si concedono numeri di saggio senza p ^
invio di L. 1 , la quale sarà computata, verificandosi Va¬
namente.
VERA INDOLE DEL NOSTRO PERIODICO
- ■■ -
Credevamo esserci spiegati abbastanza circa l’indole del
Picenum Seraphicum: sembra però che non tutti ancora ab¬
biano penetrato e compreso il nostro pensiero, poiché non ci
sono mancate delle osservazioni in proposito, sebbene mosse
da vera simpatia per il nostro lavoro e dirette al suo reale
interesse. Grati ai benevoli lettori, accettiamo di buon cuore
quelle che realmente possono migliorare il Periodico, promet¬
tendo che faremo del nostro meglio per renderlo una rivista
degna di tutte le moderne esigenze storico-critiche e rispondente
al comune desiderio di vedere cioè collocata questa regione
marchigiana all’altezza del suo indiscutibile primato in fatto
di francescanesimo. Ci si permettano poi due semplici parole
di risposta a quelle osservazioni che non possiamo accettare
senza venir meno al programma del Picenum e senza tradire
lo scopo che ci siamo prefissi con questa periodica pubblicazione.
Vi sono alcuni che, vedendo il Periodico superficialmente,
sono rimasti male impressionati nel leggervi diverse cose già
pubblicate in libri o sulle riviste ; altri hanno giudicato un
Perditempo insistere su date, nomi e fatti abbastanza cono-
scmti ; molti vorrebbero che il Picenum si occupasse in modo
quasi esclusivo della ricerca di documenti che si credono per¬
duti o sono appena noti ; altri finalmente desidererebbero che
1 Picenum seguisse un ordine cronologico, dedicando i fasci¬
ali ad una sola delle sue molteplici rubriche sino al totale
compimento della medesima, quindi mettesse mano ad una
Se conda rubrica, poi ad una terza e via di seguito. Da queste
osservazioni, manifestateci a voce ed in iscritto, concludiamo
e in realtà pochi sono quelli che hanno compreso il nostro
6ro Programma.
Diciamo subito che il Picenum non è fatto esclusivamente
U 1 gli eruditi studiosi della storia critica sul francescanesimo
Pr funere : questi possono con facilità servirsi degli Analecta
jj^nciscana, della Miscellanea Prancescana, d elYArchivum
^'ocisccmum Bistoricum, degli Studi Francescani, ecc. ecc.
Maggioranza dei nostri lettori ignora il ricco patrimonio
Anno I, 1915 . Fascicolo v.
37
578
PICENUM SERAPHICUM
storico-francescano-piceno e si trova nella impossibilità di avere
una biblioteca dove le sarebbe assai facile consultare i pic¬
coli ed i grandi volumi nei quali esso è contenuto. Si ag¬
giunga che a pochi è dato di potere accedere comodamente,
e a tutte le ore libere, alle biblioteche locali, dove poi non
sempre si trova una vera e ben ordinata collezione di autori
storici in fatto di francescanesimo. Perchè dunque questa
maggioranza non dovrebbe avere un periodico che a guisa di
ape industriosa, raccogliendo e radunando tutto il materiale
sparso sui libri e sulle riviste, sia capace di metter sott’occhio
degli studiosi e dei meno studiosi un tale patrimonio ?
Se il Picenum pubblica diverse cose già pubblicate non
ha forse il merito di averle trovate, ciò che non è dato a
tutti indistintamente, di averle giudicate buone ed utili per
la nostra storia, riunite con ogni premura, classificate con
ordine cronologico, risparmiando ad altri simile fatica e ren¬
dendole note a quanti le ignoravano ? Infatti, come sarebbe
possibile far gustare l’abbondante ricchezza di questo patri¬
monio storico, costringendo sempre i meno pratici dei nostri
studi a scartabellare cento libri, a leggere cento riviste ? Non
deve poi dimenticarsi l’indole generale del Picenum traccia o
nel suo programma : ivi, al n. 5, è detto : « Il Picenum S e
rciphicum raccoglie in serie complete, secondo l’unità regio
naie : a) il Bollario ; b) la Cronologia-storico-legale ; c) gli An¬
nali ; d) il Martirologio ; e) i Mortilogi ; f) le bibliografie> ; 0
le epigrafi ; h) i conventi ; i) le serie gerarchiche ; l) le Mis¬
sioni (1). Il materiale per tutta questa ingente costruzione si
trova sparso nella storia generale dell’Ordine, è vero, in a
riunito, completato, documentato a base di critica imparziale)
non esiste ancora ; ed è precisamente questo cui mira il J*
cenum, a costo pure di ripetere ciò che è stato studiato e
pubblicato dagli altri.
La terza osservazione è basata sul fatto che noi tropp^
ci occupiamo di cose, date e nomi assai conosciuti. Può
essere : chi ci assicura, peraltro, che tali cose, date e nom
siano realmente noti a tutti i lettori del Picenum ? Prendiam
ad esempio il Martirologio francescano. Questo volume 1
foglio è un lavoro del secolo XVII ed è un vero mare a ‘
(1) Cfr. Picenum Seraphicum : fase. 1, pag. 8, n. 5.
PICENUM SERAPHICUM
579
gnum bibliografico che abbraccia quasi cinque secoli di san¬
tità francescana. Chi possiede quest’opera ? forse la maggio¬
ranza dei lettori del Picenum ? assolutamente no ! Chi volesse
estrarre dal Martirologio tutti i santi e beati piceni, chi vo¬
lesse completare la parte bibliografica dei medesimi, chi volesse
mettere a posto date e nomi spesso errati, bisognerebbe che
lavorasse non poco ed avesse a propria disposizione una ricca
biblioteca francescano-regionale. Ora, possedere un periodico
che si occupa in modo particolare di tutto ciò e che prepara
un largo studio in proposito, dando ai lettori una serie cor¬
retta e completa dei santi francescani della Marca, significa
torse che il suo lavoro è inutile per la semplice ragione che
ripete ed insiste su cose, date e nomi in parte conosciuti?
h medesimo si dica per tutte le altre serie nominate nel pro¬
gramma. 1
. Altra osservazione. Perchè il Picenum non si dedica esclu¬
sivamente alla ricerca dei documenti che si credono perduti
o di quelli che appena si conoscono ? Non neghiamo che se
il Picenum restringesse le sue ricerche, il suo studio e la sua
Pubblicazione a questo solo, esso assumerebbe una eccezionale
^portanza e poche altre riviste congeneri potrebbero gareg¬
giare con il medesimo. Però a chi servirebbe allora ? a pochi
rucliosi che già posseggono una vasta erudizione di storia
ancescana e facilmente si annoiano di leggere cose in gran
Parte note: ma e la maggioranza dei lettori ai quali è ignoto
io che i pochi sanno? Non abbiamo mancato e non man-
eremo in seguito di pubblicare documenti nuovi e nuovi
v on di sana critica, per quanto ci sarà possibile, ma non
P ssiamo nè dobbiamo fermarci a questo solo, diversamente
uremo contro l’indole del Periodico, scontentando il nu-
ero maggiore dei nostri abbonati,
che q’ imane l’ u lbima osservazione circa l’ordine cronologico
per ^ F' ,cenum dovrebbe seguire e circa il completare, volta
dump ta ’ l 0 sue molteplici rubriche. La risposta a questa
loo- - 1Ce - osservaz l° ne è facile. Per una vera e rigorosa crono-
rico ? richi ede anzitutto il possesso dell’intero materiale sto¬
garvi Un ° stu( ^ io com pleto di ogni sua parte. Ciò potrà giu-
libro ente P re t® n d er si da un’opera in edizione separata, da un
bomn’f n °v gia una P eri °dica rivista la quale ha il
P 1 o di radunare man mano gli sparsi materiali storici,
580
PICENUM SERAPHICUM
>
studiandoli, purgandoli, completandoli. Non sarà poi sfuggito
ad alcuno che nelle due rubriche. « 1 Ministri Provinciali
delle Marche », « il Repertorio Bibliografico », il Picenum segue
una specie d’ordine cronologico; in tutto il resto 'è proprio
impossibile, poiché vi sono delle date che assolutamente non
si trovano. In quanto poi ad esaurire una rubrica, prima d’in-
cominciarne un’altra, rispondiamo che noi non pubblichiamo
dei libri aventi un solo soggetto, ma un vero periodico nel
quale ognuno deve gustare la varietà delle materie nella sola
unità storico-francescano-regionale.
Ci si domanderà : in che consiste, dunque, la vera indole
del Picenum , la sua originalità, il suo esclusivo carattere?
Rispondiamo che la sua vera indole, come è detto chiara¬
mente nel programma, consiste nel riunire quanto è stato
scritto fino ad ora e quanto si scriverà in seguito riguardo a
tutto ciò che è francescano-piceno, affinchè ognuno che vo¬
glia occuparsi, studiare e conoscere la nostra regione relati¬
vamente all’Ordine Minoritic.o, cioè i conventi, le chiese, ]
santi, gli scrittori, la gerarchia, gli uomini illustri, i missionari
e tutto il movimento francescano delle Marche nel lungo corso
di sette secoli, non abbia più bisogno di ricorrere alle biblio¬
teche e di sostenere pazienti e difficili studi, bastandogli m
possedere e leggere il solo Picenum Seraphicum , il quale avra
al termine di ogni anno anche un ricchissimo indice anali¬
tico per facilitare qualsiasi ricerca.
Concludiamo: il Picenum è un Periodico francescano-sto¬
rico-critico-regionale il quale realmente proferet de thesaufO
suo nova et reterà !
Ila Direzione
PICENUM SERAPHICUM
581
NOTIZIE E DOCUmEnn
HA VITA DELLA BEATA C91LLA - BATTISTA VAIBBO DA CAIRI
AVVERTENZA
Contemplazione ed azione si temperano e integrano recipro¬
camente nella vita dei santi della Chiesa cristiana, ma in alcuni
di essi la contemplazione prevalse di gran lunga sull’attività
esterna. Questo si avvera nella vita della Beata Battista Va¬
rano, anima tutta vibrante di sentimento, di fede intima, di
meditazione, d'introspezione e di rapimenti, come provano i suoi
scritti. Pertanto i biografi, di lei, al pari di quelli di tanti altri
santi e beati, intesero quasi esclusivamente a rilevare le sue
virtù ascetiche, poco o nulla curando le circostanze esteriori
della sua esitenza terrena. Del resto, l’accertamento di esse
avrebbe richiesto indagini pazienti che furono compiute solo in
piccola parte.
Lasciando ad altri il compito di tessere una biografia com¬
pleta della eletta figliuola di Giulio Cesare Varano e di ritrarre
COn intuito di filosofo e di artista la varia e procellosa vicenda
Psicologica di cui sono frutti e testimonianze le bellissime Opere
spirituali (1), stiamo paghi alla modesta comunicazione di alcuni
pochi fatti e documenti fin qui sconosciuti o male interpretati.
(1) Le Opere spirituali della Beata Battista Varani dei Signori di
c onerino fondatrice del monastero delle Clarisse in patria ora per la prima
0 a insieme riunite e corrette sopra gli antichi codici a penna e a stampa
g c P' a di M. Santoni, Camerino, Savini, 1894. Per la bibliografia sulla
^ • Battista rimandiamo alla diligente prefazione del Santoni al volume
te 6 OP ere spirituali. Alle opere ivi citate sono da aggiungere: La Com-
se de Rambuteau, La hienheureuse Varani, princesse de Camerino et
n l !P eus e fraciscaine (1458-1527), Paris, Lecoffre, 1906. Joergfnsen Y. La
7-8 Battista Varani, trad. ital. in La Verna, anno X, n. 3-4, 5-6,
miil ^ ar 8Ì ail0 ~tifino, 1912. Puliti D. Un’asceta del Rinascimento, La B. Ca-
« Battista Varani di Camerino, Roma, Desclèe, Firenze, libr. editrice
dentina, 1915.
582
PICENUM SERAPHICUM
I.
Di un preteso amore di Camilla Varano per Angelo Perozzi
Sommario : Angelo Maria Ricci scrisse che di Camilla Varano era inna¬
morato Angelo Perotti, o Perozzi. — Probabile spiegazione di que¬
sta opinione. — Breve esame di alcuni passi della Vita Spirituale
di Suor Battista Varano. — La più verosimile interpretazione di essi.
— Notizie della famiglia Perozzi. — Un Angelo Perozzi, canonico
della cattedrale, visse tra il Quattrocento e il Cinquecento, ma non
era poeta, nè fu coetaneo di Camilla. — Un altro Angelo Perozzi, let¬
terato, fiorì nel secolo XVI avanzato. — Stemma della famiglia Perozzi.
Angelo Maria Ricci, letterato abruzzese, ma vissuto lun¬
gamente a Rieti, festeggiandosi in Camerino la conferma del
culto della Beata Battista Varano, promulgata da papa Gre¬
gorio XVI nell’aprile del 1843, recitò nel palazzo municipale
il 25 maggio 1844, un discorso accademico ad onorare la me¬
moria della principessa camerte (1). Non disse che quanto
era stato scritto dagli agiografi e biografi : ma, forse dominata
dalle inclinazioni romantiche del tempo, a rendere più meri¬
toria la vocazione monastica di Camilla Varano, affermò che
della bellezza di lei, ancora fanciulla, erano invaghiti più gio¬
vani e specialmente Angelo Perozzi da Camerino, cultore delle
lettere e della poesia. Dopo aver detto che a Camilla, nella
(1) Per il riconoscimento del Culto della B. Battista Varano da Ca¬
merino discorso accademico tenuto nell’Accademia camerte la sera del 1
maggio 1844, Camerino, Sarti, 1844. Alla solenne cerimonia nella sala
maggiore del palazzo comunale di Camerino intervennero, oltre i consi¬
glieri comunali e il gonfaloniere, Odoardo Giachesi, l’arcivescovo Mons.
Gaetano Baluffi e il delegato apostolico Mons. Achille Maria Ricci, fijp 1
dell’oratore, cav. Angelo Maria (1726-1850.) Il discorso, stampato a cur
e spese del comune, fu dedicato al card. Mario Mattei, allora segretari
di stato per l’Interno e protettore della città di Camerino. Oggi è rari '
simo. Del decreto pontificio (7 aprile 1843) per la conferma del cui
della Beata diede comunicazione ai concittadini il gonfoloniere con .
G. Mario Pallotta con manifesto del 1 maggio 1843 in cui s’invitano^.
Camerinesi ad illuminare le proprie case la sera di questo giorno 0
annunziano gli « armoniosi concenti della banda filarmonica ». Sulle op
del Ricci vedasi : Sacchetti-Sassetti A. La vita e le opere di Ang
Maria Ricci, Rieti, 1898.
PICBNUM SERAPHICUM
588
piccola corte dei Varano, facevano corona i letterati e poeti
Lorenzo Cretico, Tommaso Seneca, Giuliano Princivalle e Ma¬
cario Muzio, così il Ricci continua: « Difficil cosa intanto era
per lei non sentire l’aura del plauso e l’alito dell’amore. Quindi
s’avvide • d’esser perdutamente amata da quell’Angelo Perotti
gentiluomo dalla bella persona e che avea cor formato alla
dolcezza della coltura. Ma la giovinetta Camilla previde che
quelle nozze non sarebbero state dal padre suo benedette e che
ragion di stato la destinava ad un tal signore imbestiato tra
le discordie cittadine : ibrida, malaugurata unione cui nè la
natura, nè Dio avrebbero acconsentito. Quindi in bella ma¬
niera, onde gran piaga si sana, ella fe’ divieto all’innamorato
Perotti di più vederla ed ei si volse all’amore di bellissima
donna che un dei Varano fe’ poi ritrarre nelle sembianze di
tutte le più belle favolose divinità in un suo castello che or
diruto risuona dei suoi sospiri e delle canzoni del Muzio fra
l’eco delle ruine e dei dirotti archivolti ». Notiamo subito che
affatto ignoti a noi e ad altri sono il castello e la tradizione
adombrati in queste ultime parole e che del Muzio non si
conoscono liriche d’amore.
Non occorre dire che l’autore non conforta la sua affer¬
mazione di documenti o di indizi tratti da testimonianze sin¬
crone o da tradizioni. Tuttavia attesa la negligenza dei canoni
della critica storica propria di molti letterati ed accademici
dei tempi passati, si può intendere che sieno stati composti
lr J gruppo e collocati intorno alla fanciulla Camilla gli urna-
msti camerinesi fioriti, a distanza di più decenni l’uno dall’al¬
bo, fra il Quattro e il Cinquecento. Ma donde mai il letterato
Reatino trasse il romanzetto di Angelo Perozzi per Camilla ?
pare, poiché a una pura invenzione non vogliamo credere,
c he un fondamento all’asserzione del Ricci possa attribuirsi da
Gii legge i primi capitoli della Vita spirituale della Beata
attista. Costei, se male non interpretiamo le parole del pa¬
negirista, non dovette essere, nell’opinione di lui, repugnante
o mdifferente alla passione del concittadino poeta, se si stu-
10 di allontanarlo con bella maniera adducendo soltanto la
Probabile renitenza del padre alle nozze con lui. Alcuni passi
ella Vita possono far pensare che l’autrice intendesse di allu-
ere a una. sua passioncella amorosa. Il capo V ragiona di
primo confitto sorto nell’animo di lei tra certe voci lon-
584
PICENUM SERAPHICUM
tane, che la invitavano a farai religiosa, e la tendenza sua
ad andare al mondo, espressione questa d’indole ecclesiastica
e medievale e tuttora viva nelle nostre campagne dove darsi
al mondo significa prender moglie o marito. Il cuore non era
libero d’alcuna passione. Riferiamo le parole testuali di Ca¬
milla. « Ed erami dato un lume per il quale chiaramente
vedeva che, se io andavo al mondo, per la mia vanità mi
danneria: le quali voci [quelle che la chiamavano alla vita mo¬
nastica] mi parevano più amare che fiele pei la contraria e
naturai disposizione a questo e forte ripugnava per la mia
malignità e desiderio che aveva di andare alla broda e fango
del mondo , allegando più ragioni che a questo per niun modo
poteva assentire, nè questo deliberare e massime perchè non
mi sentiva il cuor libero d’alcuna passione, delle quali bisogna
sia al tutto spogliato qualunque in verità vuol servire a Dio ».
Il capo VI narra come Camilla, senza conoscerlo di persona,
scrivesse a frate Francesco da Urbino, che predicava a Ca¬
merino, pregandolo di provvedere alla salute di un peccatore
e tacendo affatto la condizione del proprio spirito, come il
frate le rispondesse e le raccomandasse di curare la purità
dei pensieri e degli atti. « Lette queste parole, mi si fece come
un’ambascia, perchè non mi parvero parole, ma acute saette
mandate da Dio che mi trafiggesse il core. Io sapeva che non
mi avea mai parlato, nè veduta e che così bene sapesse la
prigionia del cuore mio. Dissi a Dio, poiché fui in me ritor¬
nata, tu, Signore, mi parli per la bocca di costui, esso so che
non sa il fatto mio e dice che io mi vinca me stessa, se vo¬
glio esser libera, e così mi dispongo di fare. E veramente,
patre mio, non mi vinsi tre o quattro volte me stessa di non
voler vedere quello mi piaceva e dilettava che fui libera ha
tal passione. Per la qual cosa posi tanto amore e devozione
ad esso frate Francesco che fu un poco troppo, ma necessario
perchè si commutò l’amore e dilettazione falsa e mondana
nell’amor santo e spirituale. Il gran beneficio per sue sante
parole ricevuto a questo mi costringeva. »
La sorpresa dolorosa di vedere scoperta una segreta 1°'
clinazione, quello sforzo ripetuto tre o quattro volte di aste
nersi dal vedere quello che piaceva e dilettava, il dirsi libftt
dalla passione, l’opposizione tra l’amore e dilettazione
mondana e l’amore santo e spirituale possono far credere eh
PICENUM SEBAPHICUM
585
qui si accenni a una calda simpatia della scrittrice per un
cavaliere della piccola corte di Camerino. E a questa interpre¬
tazione pare conferire verisimiglianza la locuzione « la pri¬
gionia del cuore ». Immagine già usata nel capo IV dove
Battista dice di aver avuto il cuore imprigionato per tre anni.
Ma chi nella spiegazione dei passi dubbi delle scritture intese
a significare sentimenti o stati d’animo voglia applicare il
principio della comparazione di essi con tutto il contesto delle
opere e col carattere dell’autore dubiterà forte della supposta
interpretazione del Ricci. Il quale, secondo noi, se egli vera¬
mente credette alla passione erotica di Camilla per i passi
qui sopra citati o riferiti, questi considerò e interpretò isolati
e avulsi da tutto il resto della Vita spirituale. Se li avesse
coordinati con i racconti e le riflessioni che precedono e se¬
guono, avrebbe riconosciuto ragionevole e savio il silenzio dei
biografi sulla pretesa passione della giovinetta. Di fatto l’at¬
tenta lettura dei capi IV-VIII ci apprende il modo dello svol¬
gersi e trionfare della vocazione monastica di Camilla attra¬
verso una serie di stati psichici graduali per cui dal disprezzo
delle suore e dei frati si giunge alla ferma risoluzione di ab¬
bracciare la vita religiosa. Il capo IV descrive l’abito della
preghiera congiunto alla spensieratezza giovanile. « Altro ac¬
costamento a Dio non sapevo che si fosse, perchè, cavatone
questo poco tempo di orare, che è detto di sopra, tutto l’al-
t ro non lo spendea se non in sonare, cantare, ballare, pas¬
seggiare e in vanità e in altre cose giovanili e mondane che
queste discendono. Eranomi in tanto fastidio le cose
da
devote e li frati e le suore che non ne poteva veder nessuno
e facevami beffe di chi leggeva le cose devote. Di ornarmi e
le gger le cose vane poneva tutta la mia cura. In questi tre
anni sempre ebbi il cuore imprigionato (1) e molto ci pregavo
udio che mi facesse grazia che l’avessi libero : ma mai potei
P er mie orazioni tal dono ottenere ». I tre anni (1476-1479)
s °no quelli che precedettero la vocazione maturatasi tra in-
Cer tezze e lotte interne accompagnate sempre alla meditazione,
^ Furono queste parole che indussero il nostro compianto maestro
6 . ùde Conti, vivido, versatile e coltissimo ingegno, ahi ! troppo presto
„ ì^ustamente obliato dai suoi concittadini, a seguire Y opinione di An-
0 M. Ricci. Cf. Conti A, Camerino ei suoi dintorni, Camerino, 1870, 164.
586
PICENUM SEBAPHICUM
alla preghiera, al voto delle lacrime. (1) Il capo V ritrae l’ef¬
ficacia delle prediche di frate Francesco da Urbino, cioè un
maggior fervore nella preghiera e l’annuncio vago dell’invito
di Dio allo stato monastico al quale contrasta il desiderio na¬
turale delle gioie dell’amore terreno. Il cap. YI descrive 11 tur¬
bamento prodotto dal monito di frate Francesco che racco¬
manda a Camilla la castità. Le parole che qui si leggono
dello sforzo ripetuto tre o quattro volte di non voler vedere
quello che le piaceva e la dilettava e le altre, dove si dice
che l'amore e dilettazione falsa e mondana si commutò nel¬
l’amore santo e spirituale, parole che pare abbiano indotto
lo Joergensen a credere all’esistenza della passione profana, (2)
devono interpretarsi nel significato dell’alienazione dell’anima
dalle cose terrene e della purificazione di essa nella contem¬
plazione delle verità religiose. Se dovessimo intendere la me¬
taforica prigionia quale dominio di una passione amorosa, nè
sarebbe bastato a fugar questa il lieve sforzo del non vedere
per tre volte la persona amata, nè alla liberazione sarebbe
seguito un altro periodo di contrasti interni prima che si av¬
verasse la piena vittoria della vocazione religiosa. Il cap. VII
narra che Camilla, indotta dalla predica di frate Francesco
sull’Annunciazione, fece voto di castità e si confessò poi da
frate Oliviero, donde la purificazione dell’anima, il più forte
martellare della divina bontà, le ultime sempre più tenui re¬
sistenze. Finalmente il capo Vili chiude l’alterna vicenda del
sì e del no colla raffigurazione, di tipo medievale e scolastico,
del libero arbitrio , che, giudice in cattedra, sedendo, a vedere
la crudele battaglia dà la sentenza contro Camilla. Indi il p r0 ‘
posito irrevocabile di monacarsi e di partire alla volta di U r
bino. Siamo dinanzi a una serie di stati d’animo da cui esula
l’assillo della passione amorosa, che avrebbe dato luogo a beo
altre lotte e a ben diverso linguaggio. Il contrasto è tra la v0 ‘
cazione religiosa sempre più decisa da un lato e le tendente
giovanili e le abitudini mondane dall’altro alle quali s’alia
(1) « E questo fu per tre anni continui prima che mi deliber ftSSl
donarmi tutta a Dio ». Op. p. 9.
(2) Op. cit. in La Verna, a X p. 201. Anche D. Puliti, op. cit •
accenna all’amoie di Angelo Perotti per Camilla, ma esclude che e "
abbia avuto rapporto colla vocazione di Camilla, fatto su cui ha a °
osservazioni.
PICENUM SEBAPHICUM
587
coll’immagine della prigionia. In questa opinione ci confer¬
mano le parole del principio del capo VII dove si parla della
liberazione dalla servitù di Faraone e della sollecitazione di¬
vina al popolo eletto che vada a sacrificare nel deserto, cioè
dell’invito all’anima di Camilla di votarsi al chiostro. Qui per
Faraone deve intendersi il complesso degli allettamenti del
secolo, il prevalere della vita profana su quella religiosa e
penitente. E, a proposito della vocazione monastica, non si
deve dimenticare che il primo vago presagio di essa può dirsi
si annunzi nella profonda impressione che Camilla, bambina
di 8 o 10 anni, provò alla predica sulla Passione fatta il ve¬
nerdì santo in Camerino dal Minore Osservante a cui è indi¬
rizzata la Vita spirituale.
A noi non pare di scorgere nelle parole della Beata i
segni di quei palpiti di cui, per legge naturale, batte il
cuore delle fanciulle. Ma, se altri tenesse contraria sentenza
6 seguisse l’interpretazione che pensiamo accogliesse Angelo
Maria Ricci, dovrebbe confessare che ci è affatto ignoto il
nome di colui che avrebbe attratto su di sè gli sguardi e i
pensieri della nostra principessa. All’oscurità e al mistero
n °n si stette pago il letterato reatino, ma si piacque di desi¬
gnare nella persona di Angelo Perotti o Perozzi l’ignoto ado¬
ratore di Camilla.
La famiglia dei Perozzi, come quelle dei Pierbenedetti,
dei Conticelli, dei Paolucci, dei Medici, dei Todini, dei Cuc-
chiaroni, dei Porfiri, dei Voglia, dei Savini, dei Pucci e altre
molte, oggi quasi tutte estinte, ai tempi della Beata Battista
possedeva non tenui ricchezze e godeva di considerazione
bella città e nella corte, appartenendo al ceto dei mercanti
c be allora formavano la classe dominante. Fioriva ancora
bel nostro territorio l’arte della lana i cui prodotti erano
Portati a Roma, Perugia, Siena, e la città aveva fondachi
*b gran numero (1). Quello dei Perozzi, ricordato in molti
. (1) Che Camerino nel Rinascimento prosperasse di ricchezza prove-
lente assai meno dall’agricoltura, che dall’industria e dal commercio è
r ovato manifestamente dai numerosi contratti relativi al commercio dei
unitaria, ai depositi, e ai mutui di denaro degli atti notarili. Anche la
^cnzione delle fiere di S. Ansovino e S. Venanzio, che si legge nei
\rf l c hristianae reliaionis di Ludovico Lazzarelli da Sanseverino (Cod.
icano 2853) attesta il fatto.
588
PICENUM SERAPHICUM
contratti del Quattrocento, si trovava nella contrada di Mezzo
dove crediamo si aprisse la via dei mercanti menzionata in
più atti. I mercanti facevano ragguardevoli guadagni e com¬
peravano terre sull’esempio dei Varano, signori della città, che
col denaro delle condotte militari accrebbero notevolmente il
novero dei beni immobili della famiglia.
I Perozzi, cognome derivato dal nome personale Perozzo
o Pierozzo, già sul principio del secolo XV, possedendo molte
terre nel territorio del comune di Camerino e servendo il
potente loro signore Rodolfo III Varano, seppero procacciarsi
insigni beneficii e favori. Ladislao di Durazzo, re di Napoli,
con diploma del 30 giugno 1414, riferito dal Lili (1) investì
di due castelli dell’Abruzzo (Araste e Bacicco) Venanzio e
Pierantonio, padre e figlio. Fratello di questo Venanzio fu
Giovanni il cui testamento (10 marzo 1400) prova la prospe¬
rità ragguardevole della famiglia e la pietà di lui che pre¬
scrisse la fondazione di una cappella gentilizia, dedicata a
S. Cristoforo, nella cattedrale. (2) Al tempo del restaurato
governo comunale (1434-1443) un Pierantonio di Venanzio
Perozzi — certo, uno dei feudatari creati da Ladislao — era
capitano dell’arte dei mercanti cioè della più ricca delle arti, quella
della lana, e ambasciatore del comune a Francesco Sforza, Mar¬
ti) Lili Camillo, Historia di Camerino , II, 139-140. E’ probabile che
la concessione dei due castelli abruzzesi avesse rapporto colla pastorizia
che forniva la lana alle fabbriche di panni in Camerino.
(2) Giovanni, figlio di Perozzo, possessore di molto denaro e di e
terre situate nel territorio del comune di Camerino, a Pozzolo, Cigna® 0
Caselle, Mistrano, Mergnano, Crispiero e altrove, nomina eredi il
legittimo Perozzo e il nepote ex /ilio Ansovino, nato da Antonio P re
morto al testatore, suo padre, e assegna la dote di 350 fiorini (300 ®
davano i Varano alle figlie naturali) a ciascuna delle figlie, Genti) 1 ® 1
Bellafìore. Chiodolina, Mita, Mattia e Lucarella. Gli alimenti al fi S 1
naturale Francesco. La tutela dei figli ed eredi è affidata alla ni 0 8 .
Gialdolina e al fratello Venanzio. A spese di questo e del testatore sa
eretta la cappella di S. Cristofaro nel Duomo a cui vengono asseg na ^
particolari rendite. Il cappellano, da nominarsi dal fratello Venanzio
dai suoi discendenti, celebrerà la messa nella cappella almeno tre v
per settimana. . j 0
L’atto manca del principio ed è il primo del protocollo del ®° ^
Giovanni di Ser Giovanni Blaxioli da Camerino nell’arch. notarile
questa città. Cred. 5. n. 23.
PICENUM SERAPHICUM
589
chese della Marca, nel 1439 (1). Nè ciò impedì che i Perozzi tor¬
nassero agli antichi, amichevoli rapporti coi Varano. Se non
che l’invasione delle milizie di papa Alessandro VI e di suo
figlio, Cesare Borgia, indusse alcune delle famiglie più ricche
di Camerino ad abbandonare i Varano, non per odio verso
di essi, ma per provvedere alla sicurezza delle persone e dei
beni dinanzi alla minaccia delle milizie borgiane assedianti
la città. Anche i Perozzi nel luglio del 1502 concorsero a dare
a Giulio Cesare Varano il consiglio di cedere al nemico pre¬
ponderante e furono tra i primi a dichiarare la propria fe¬
deltà al governo di Giovanni Borgia, creato dal papa duca
di Camerino (2). Avvenuta la seconda e durevole restaura¬
zione dei Varano (agosto 1503) in persona di Giovanni Maria,
dopo la morte di papa Borgia, i Perozzi patirono le vendette
del principe. Il 21 ottobre 1503, insieme con altri, furono
presi e chiusi nella rocca di Sentino, più specialmente desti¬
nata ad accogliere i rei politici, cioè i ribelli ai Varano, ben
quattro di quella famiglia : Venanzio di Pietrantonio, il figlio
di Venanzio, Pietrantonio , e i nepoti Giacomo e Alessandro ,
figli del fratello Giovanni (3). Allora, o più tardi, fu mandato
nelle prigioni di Sentino anche Angelo Perozzi di Venanzio,
c anonico della cattedrale, fratello di Pietroantonio. Dopo più
di un anno, quando molti dei beni della famiglia erano stati
confiscati per volere del signore della città e una casa era
(1) Vedi la convenzione tra Camerino e Francesco Sforza (1 aprile
pubblicata da Felicianueli B, Delle relazioni di Francesco Sforza
Coz Camerti e del suo governo nella Marca in Atti e M. della R. Deput.
■ St. patria per le Marche, N. S. V, 447.
(2) Lili, op. cit. II, 218.
. (3) « 21 ottobre 1503. Fu pigliato Angelo di Melchiorre [della fa-
^glia Paóluccì, Lili, II, 141], Venanzio di Pierantonio, Piermatteo di Mariano
d Griacomo, Pierantonio, figlio del detto Venanzo, Giacomo et Alessandro
vi Giovanni di Pierantonio da Camerino ad stantia del Sig. Giovanni
aria et dicesi furono menati a Sentino ». Diario di Pierantonio Lili
ra i uiss. di Camillo Lili II, c. 49 nella Valentiniana di Camerino. Un
qualche rapporto colla confisca dei beni di questi cittadini camerinesi,
Sputati di ribellione al loro signore e imprigionati a Sentino, deve
s Vere l’atto col quale il 29 marzo 1504, Giovanni M. Varano, alla pre-
^?uza dei nobili uomini Benedetto e Giacomo di Luca Ranalducci, Ma-
ano di Domenico detto della Bica, Ser Camillo di Ser Mariano, Pie-
Q 0 Pa°lo di Bartolomeo Fazi e Piermatteo di Ser Vincenzo, tutti di
amorino, asserendosi procuratore e rappresentante di Angelo di Mei-
590
PICENUM SEEAPHICUM
stata donata a messer Ippolito Fidi da Fiastra (1), consigliere
del Varano e giureconsulto di bella fama ai suoi tempi, i
reclusi della rocca di Sentino, subornando il castellano, riu¬
scirono ad evadere. Ma, non fortunati o non abili, alcuni fu¬
rono sorpresi e arrestati, altri, vedendosi perduti, implorarono
misericordia dal Varano il quale perdonò a Giacomo, cugino
di Angelo. Quest’ultimo, fuggito cogli alti da Sentino, era
stato preso a Mistrano, villaggio montano a VV della città,
dove i Perozzi avevano terre. Forse Angelo aveva cercato
riparo nella lorre di Mistrano che apparteneva pure alla fa¬
miglia (2) e che, dimezzata, esiste ancora. Quale sorte gli
toccasse s’ignora (3). Potrebbe esser costui quell’Angelo Pe-
chiorre, Piermatteo di Mariano di Giacomo, Venanzio di Pierantonio dei
Perozzi e dei fratelli Giacomo e Alessandro di Giovanni di Pierantonio
dei Perozzi, sostituisce a se medesimo Ser Girolamo di Bartolomeo
nominato suo procuratore con atto del medesimo giorno. Arch. not. di
Camerino, Rogiti di Bartolomeo d’Antonio a. 1504, c. 108. Il notaio Ser
Girolamo di Bartolomeo fu per molti anni fattore e rappresentante di
Giulio Cesare, poi del figlio Giovanni Maria.
(1) « Messer Ippolito da Fiastra ad mezo ottobre 1504 andò a stare
in casa di Venanzo di Pietro Antonio da Camerino » Diario cit. c. 50.
Nel 1504 Ippolito Fidi era uditore del Varano.
(2) Bili, II, 311.
(3) « 1504 lu mercoldì al tardi a dì 6 verso li 7 \novembre\ Angel°
di Melchiorre, povero meschino, Piermatteo di Mariano di Giacomo, Ma¬
riano, suo figliolo, Giacomo di Giovanni di Perantonio di Venanzo e
Alessandro suo fratello e lu canonico, fratello de ipso Perantonio, et ba-
roglio, figlio di Japocone, se uscirono di prione dalle carcere de Sem
tino, dice subducendo lu castellano, et tamen, perchè l’Excellentia eie
Sig. Giovanni Maria li mandò ad la cerca, lu povero Angelu fu trovato
che in pianelle venia ad misericordia del Signore a Camerino et fo t° r
nato indietro. Li altri, lu prete fu preso a Mistrano a di 7 di novembrOj
Permatteo e lu figliolu fu pigliato a dì 8 et Iacomo predetto venne cu
di 8 a trovare lu Signore in camera et buttoseli ad li piedi dimandati ^
pietà et misericordia et l’Ex, del sig. Io Maria, principe magnanimo *
huomo benigno, lu abbracciò et perdonolli, poi li donò la sua veste ^
poselo in groppa del suo cavallo et menollo per tutta la città del c ^
molto fu laudato. Et similiter lu detto Baroglio venne a misericordia
perdonolli et immediate lu Sig. Gio Maria mandò per la famigli
ipso Giacomo che tornasse indietro che detto dì se ne andavano con
tutte le famiglie delli detti otto prioni cercati di scampare, in verità c ^
gran pietà a vederli, bencbè non so se tal cosa meritavano per li s01 >
andare a stare a Sanseverino » Diario cit . c* 51. La rocca di Sen ^
vide altri tormentati nel 1522, Lili II, 286. Rritroveremo Giacomo
Giovanni Perozzi procuratore del monastero delle Clarisse nel 1510.
PICENUM SEEAPHICUM
591
rozzi, che avrebbe amata e cantata Camilla Varano, secondo
] asserzione dh Angelo Maria Ricci ? E’ ben difficile crederlo
perchè egli, nato nel 1472, non aveva che nove anni quando
Camilla, che ne contava allora 23, lasciava Camerino nel 1481
per entrare fra le Clarisse in Urbino (1). Del resto non si
conosce prova o indizio qualsiasi della sua familiarità colle
Muse. Letterato e poeta fu un attro Angelo Perozzi da Ca¬
merino di più decenni posteriore all’omonimo e non avven¬
turato canonico. Figliolo di Piermarco (2j, fu arcidiacono della
cattedrale, servì il cardinale Alessandro Farnese, camerlengo,
dal quale ricevette in godimento perpetuo il cottimo di Cri-
spiero (3) e morì di 40 anni a Viterbo nel 1561. Dotto di la¬
tino e di greco lo dice un’iscrizione funebre conservataci dal¬
l’erudito camerinese Venanzio Argenti (4). Ma di lui non
\±) -rierro iraoio di b. Anatolia, dottor© dei decreti, priore della col-
^giata di Fabriano e vicario generale del vescovo di Camerino, Fabrizio
varano, il 30 giugno 1493 immette Angelo Perozzi nel possesso delle chiese
Previstali di S. Ilario e di S. Fermano del castello di Fiastra in virtù di
|ina bolla pontificia in data 23 aprile dello stesso anno. In questa bolla è
etto che Angelo è in età di 21 anni. Archiv. not. di Camerino Eogiti
1 Arcangelo d’Innocenzo da Fiastra, cancelliere del vescovo. Il Perozzi
°ra canonico della cattedrale di Camerino fino dal 1496, apparendo egli
r ° n ta l qualifica tra i testimoni ad un atto del 27 novembre di quell’anno
°gato in Camerino dal predetto notaio Arcangelo. Però il suo nome
tr anca n ©l novero dei canonici in un atto del 31 ottobre 1504 — men-
era arcidiacono Nicola Yicomanni — appunto nel tempo della deten¬
ne nella rocca di Sentino. Rog. di Pietro Antonio di Venanzio.
Per r ^° n , sa P remmo dire se questo Piermarco sia il medesimo che
F Siste nell’inimicizia contro Giovanni Maria Varano e compare tra i
in ! l !! C ì ltÌ ne ^ 1522 e nel 1528. Lili II, 286, 308. Fu con altri riammesso
Clt ta il 4 giugno 1528. Lili II, 317.
Se j. ' ) concessione del cottimo — complesso di terre arative e bo-
j- ari); Ve , 1 il cui reddito è calcolato a circa 30 some di grano e altret-
per 6 r 1 Spe ! ta — afferma nel proemio che Angelo sosteneva gravi spese
v ers ® s .^ U( ^i a °ui attendeva e in cui si segnalava. Il canone annuo da
Vati 1 11 29 g iu g no al tesoriere di Camerino era di 40 scudi. Arch.
stesso i Cameralia 157 > 143 > Roma 25 aprile 1549. A c. 47 r dello
al c [ - v . 0 lume dei Cameralia trovasi la concessione in enfitensi perpetua
c 0ri , le , r , lco Annibale Giovio da Camerino del cottimo della rocca d’Ajello
gr a]a u 6 1® pertinenze e gli annessi della rendita di circa 20 some di
,.® can one annuo di 25 scudi. Roma 14 febbraio 1549.
qu e u * Angelo Perotio camerti | ecclesiae camertis archidiacono | utra-
AlorLti n ^ Ua °. rnato I Alexandri Famesii min. a sec. card. | in archiep.
s r egalis | procuratori | Antonius | et Fridericus frater | PP. V kal.
592
PICENTJM SERAPHICUM
conosciamo che un carme in distici latini indirizzato a Paolo
Griovio (1). Un sonetto gli fu dedicato dal Varchi, che ricorda
un comune signore (forse il cardinale Farnese) e loda la vii tu
del giovane camerinese nei primi due versi :
Angel sceso tra noi di Paradiso
Con quelle grazie che di lassù si hanno. (2)
La famiglia dei Perozzi fu compresa tra quelle i cui
membri dovevano costituire i consigli cittadini, secondo la
riforma del Cardinal Durante, (1546), legato pontificio, che,
per incarico di Paolo III, diede ordine e forma al governo
locale del ducato quando questo fu devoluto alla Santa Sede
e tra noi cominciò la diretta signoria papale (3). Antonio di
Piermarco Perozzi, fratello di Angelo iuniore, appare tra i
consiglieri nel 1546. . .
Lo stemma della famiglia (che pare finisse sul principio
del sec. XVIII in Olimpia figlia di Stefano Perozzi e moglie
di Domenico Guglielmi (4) è d’azzurro a tre bande d ar¬
gento, caricato in punta di tre stelle d oro a sei laggi pu®
tra la prima e ! la seconda banda. Lo scudo è sormontato dalia
corona ducale secondo si ha da un codice dell’archivio conni;
naie di Camerino che contiene notizie delle famiglie nobi
lui. sai. an. MDLXI | Vixit an. XL. « Argenti Venanzio Raccolto h^.
rico della città di Camerino, c. 300, ma. nella Valentmana. A Q.JU*
legge altra iscrizione che poco differisce da questa, ma non e detto a
queste lapidi si trovassero. Forse furono scritte per essere poste
tomba nella cappella gentilizia di S. Cristoforo. Lo stesso Argenti, c. 0V ’
riferisce una breve biografia di Angelo Perozzi scritta dal camerin
Venanzio Del Giglio dalla quale si apprende che dai Farnese tu acur^
rato in un’importante ambasceria a Filippo II, re di Spagna, c 6
caro al cardinale Giovanni Antonio Facchinetti (Innocenzo IX) e ^
sarebbe stato creato cardinale, se morte precoce non lo avesse col o.
sepolto in Viterbo non è detto in quale chiesa.
(1) « Angeli Perotii ad Paulum Iovium » in Poemata ex V xa K a
rimis auctorum probatissimorum scriptis quae nondum edita fuer u ^
Joanne Antonio Taygeto accademico occulto selecta, Brixiae, lobo
Sono cinque distici sul dono di una sella. ,
(2) Varchi B. Sonetti , Firenze, Torrentmo, 1555, p. Ib2.
(3) Statata civitatis Camerini, Camerino, Gioioso, 1563 c. 2b.
(4) Arch. com. di Camerino, Cod. H, h. 8.
PICENUM SERAPHICUM
593
cittadine (1). Ma la corona manca nello stemma dei Perozzi
riprodotto in una raccolta, fatta, forse, nel Settecento, degli
stemmi delle famiglie e posseduta dal dott. cav. R. Battibocca.
Il Lili raccolse una tradizione (certo ancor viva ai suoi
tempi) secondo la quale Giulio Cesare Varano, innamorato di
una gentildonna dei Perozzi e da lei respinto, avrebbe sfo¬
gato il suo dispetto facendo ritrarre a profusione il motivo
ornamentale delle pere, talora con allusioni e figurazioni spre¬
giative, nel palazzo costruito in Camerino (2). Se non ci è
dato di verificare l’asserzione dello storico nel palazzo di Giulio
sottoposto a radicali rifacimenti e trasformazioni, possiamo
tuttavia accertare che quel motivo ricorre frequente nei resti
delle pitture murali a guazzo che adornarono il maniero di
Beidiletto e il palazzo varanesco di Sant’Anatolia (3). Ma che
esso si debba alla ragione espressa dal Lili non ci pare vero¬
simile. Forse quella spiegazione derivò dalla notizia diffusa
che i Perozzi, al tempo di Giulio Cesare e di Giovanni Maria
Varano, perderono, colpevoli o no, il favore del principe. Del
lesto l’ornamentazione predetta, che, nel palazzo di Camerino,
s i accompagnava a festoni di fiori e ad altri motivi, può darsi
avesse sua origine nella imitazione dei fregi decorativi di
fiori e frutta di cui si piacquero i Crivelli. Carlo, il maggiore
di essi, lavorò anche a Camerino eseguendo per S. Domenico
due trittici, oggi a Brera e Venezia, e per la chiesa di S. Pie-
tro di Muralto, una tavola mentovata in un documento
del 1488 (4).
II.
A chi è indirizzata la Vita spirituale.
Sommario: Inconsistenza delle ragioni per cui fu creduto che la Vita
sia indirizzata al Beato Marco da Montegallo. — Conoscere il nome
del Francescano a cui Suor Battista si rivolge nell’autobiografia equi¬
ni) Cod. Hh, 8. Qui si legge che Antonio di Piermarco Perozzi fu
scritto al consiglio nel 1546.
(2) Bili, II, 220.
„ (3) Feliciangeli B. A proposito dell'edizione dei più antichi statuti di
Anatolia, Camerino 1910, 18-21.
£a ' -^'Vlaguzzi Valeri F. Catalogo della r. pinacoteca di Brera, Ber¬
ti 111 °> 1908, 120 e Aleandri V. Il pittore Carlo Crivelli a Camerino in
asse gna bibliografica dell’arte italiana, VIII, 144-45, Ascoli, 1905.
Anno I, 1915 . Eaboicolo V. 88
594
PICENUM SERAPHICUM
vale a sapere chi fu il vicario provinciale che ricevette in consegna
dal Varano il monastero delle Clarisse di Camerino. — Il diarista
Pierantonio Lili descrive la cerimonia, ma tace il nome del frate.
— L’atto di consegna del monastero ai Minori Osservanti ci svela
il nome di Domenico da Leonessa. — Il documento dimostra che
nel nuovo monastero si doveva osservare l’assoluta povertà. — Que¬
sto volle ed ottenne Camilla. — La renitenza patema alla monaca¬
zione di lei. — Un’opinione del Pascucci, biografo della B. Battista
intorno al contegno di Giulio Cesare. — Notizie di Gerirvi a di
Rodolfo IY e di Ginevra di Giulio Cesare.
Com’è noto, l’aurea autobiografia spirituale della Beata
Battista è indirizzata a un religioso di cui l’autrice non scrive
mai il nome. Di lui si afferma soltanto che predicò a Came¬
rino, quando Camilla Varano aveva otto o dieci anni (
o 1468), che presiedette all’ingresso di lei nel monastero ai
Urbino e che, vicario provinciale dei Minori Osservanti nella
Marca, chiuse lei e le sue compagne nel monastero di S. Chiara
di Camerino (1484). Si credette da alcuni che questo religioso
fosse il Beato Pietro da Mogliano (1). Quando la constata¬
zione che la Vita spirituale fu scritta nel 1491, cioè un ann
dopo la morte del B. Pietro da Mogliano, provò l’assurdiw
di tale opinione, si sostituì al B. Pietro il Beato Marco
Montegallo (2) per il quale sta la menzione di un frate Man
mio cordialissimo patre nella seconda parte della lettera coi
quale Suor Battista nel 1491 accompagnò alla Duchessa
Urbino, Elisabetta Gonzaga Montefeltro, la descrizione
transito del Beato Pietro da Mogliano (8). ^
Ma il semplice ricordo di frate Marco non può bastai
a far ritenere che costui sia una stessa persona col
(1) Pascucci M. Vita della B. Battista Varani, Macerata 1680,
P Vincenzo da Poeto S. Giorgio M. Oss. Vita della B. B. V. ^
gna 1874; Camerini F. Vita del B. Pietro da Mogliano, Camerino, A
Il padre Corrado Ianning, dotto commentatore della Vita
primo accertò l’impossibilità che essa fosse indirizzata a Pietro da
gliano. Vedi Acta Sanctorum ediz. 1688, VII, 489. ai
(2) Marini Antonio Maria Vita della B. Battista Varani (a cura
M. Santoni) Camerino, 1882 p. 5-7; Santoni Opere spirituali «
B. B. p. 1, Mariotti C., Il B. Marco da Montegallo, Quaracchi
p.’ 114-115.'
(3) Opere spirituali, 98.
PICENUM SERAPHICUM
595
Marco da Montegallo, tanto meno se si considera la differenza
di linguaggio e di contegno di Camilla Varano verso l’innomi¬
nato vicario a cui è diretta la vita spirituale e verso frate
Marco. Questi è dettto soltanto mio cordialissimo (affeziona¬
tissimo) patre, mentre il direttore spirituale a cui è diretta
l’autobiografia apparisce sempre circondato di profonda e filiale
reverenza. Il che ò buon motivo ad escludere che Suor Bat¬
tista osasse di servirsi di lui per una missione modesta e
quasi servile qual’era quella di chiedere a frate Francesco da
Monteprandone se il transito di Pietro da Mogliano da lei
scritto contenesse inesattezze od omissioni. Si deve, dunque,
ragionevolmente conchiudere che il frate Marco mentovato
nel Transito era un Minore Osservante affatto diverso dall’in¬
nominato vicario della Vita col quale il Marini volle confon¬
derlo. Forse si tratta di quel frate Marco da Urbino che nel
1472 fondò il monte di pietà a Iesi (1).
Il contemporaneo Pierantonio Lili, il cui diario, come
quello del figlio Bernardino, ci è pervenuto — non sappiamo
se completo o no — in copia fatta eseguire dal discendente
Camillo, lo storico di Camerino, descrive brevemente la ceri¬
monia del possesso del monastero di S. Chiara, ma quanto
Mia persona, che lo ricevette dal Varano, si restringe a no¬
tare che era un frate del convento di S. Pietro di Camerino,
moè uri Minore Osservante. « 1483. Fo fatto lu monistero e
lo dedicato alla gloriosa Santa Chiara dalla chiesa in reto e
e a dì quattro dellu mese de gennaro [1484] de domenica,
^ fu renchiusa la figliola dellu illustrissimo signor Giulio
e sare con otto sore le quali vennero due dì innanti dallu
monistero de Orbino e focce fatta grandissima processione
e partese da S. Maria magiore [il duomo] et andò allu
monistero verso S. Agostino et voltò da S. Antonio oltre, ac¬
compagnandole fino alla casa de Stefano de Lancianello et
m quello tribbio voltò in su : et esse monache se n’andaron
Mlu loco (2) sempre nenguendo grandissimamente : et alla
Porta de qua verso S. Venanzo fatto fu contratto et consignate
a un frate di S. Pietro le chiavi de ipso monisterio per ipso
(1) Anselmi A. Il monte di pietà di Arcevia, Foligno, 1893, 11.
cab ] P ar °l a luogo significa qui convento secondo il senso del vo-
0l ° locus nei documenti latini del tempo. La Beata usa pure la parola
596
PICENUM SERAPHICUM
sig. Giulio con rogatione de notario e forme rogato Ser An¬
tonio della Fiminata e fo ben editto per messer Andreo Or-
sello al presente vicario [del vescovo Fabrizio Varano ] e po'
se renchiusero dentro » (1). La processione, che accompagnò
le nove sore venute da Urbino — tra cui Suor Battista Va¬
rano, già clarissa per la solenne professione fatta nel mona¬
stero di quella città — dovette movere dalla cattedrale, per¬
correre la via dell’Arengo (oggi Cavour), proseguire per la
odierna via Camillo Lili (già chiamata Via Grande) volgere
a sinistra e discendere sulla Piana (oggi Favorino) e dirigersi
al borgo. Accanto al monastero delle clarisse era la casa di
Stefano de Lancianello (un villaggetto del comune di Came¬
rino) (2) dove il corteo si arrestò per tornare indietro verso
la città, mentre le suore col Varano e pochi altri continua¬
rono alla volta di S. Chiara. La porta de qua verso S. Ve¬
loce > per indicare il convento degli Osservanti in Camerino e la parola
monastero per significare quello da lei abitato in Camerino ( Op. spiri¬
tuali, 84). Gli scrittori francescani del Quattrocento e Cinquecento chia¬
mano conventi quelli dagli uomini e monasteri gli altri delle donne.
(1) Varia Camelli Lili, Mss. IV, c. 217 v. nella Valentiniana di
Camerino. Il passo del diario è inserito in una serie di notizie e di ap¬
punti compilata con ordine cronologico, probabilmente da Camillo Lili»
benché d’altra mano. Nel testo sono, però, visibilmente distinti i passi
del diario di Pierantonio. Questa distinzione non vide o neglesse chi co¬
municò al padre Antonio Marini le notizie dei diaristi camerinesi cosic¬
ché il Marini (op. cit. 70) attribuì a Bernardino Lili le parole « la quale
fu poi ditta sora Battista ed é reputata Beata » che sono di colui che
compilò gli appunti sopraccennati. Erroneamente del pari esse furono
inserite nel racconto del diarista Pierantonio riferito a p. 17 dell ’lnfor-
matio an constet de cultu , pubblicazione pertinente agli atti della causa
per la conferma del culto della B. Battista, Roma, tip. della R. 0. A.
1843, Sacra Rituum Congregatione Emo et Revmo cardin. Patrizi relatore.
(2) Questa determinazione topografica era antica. Il testamento ®
Giovanni Varano (Sentino 18 luglio 1384) tra le cose donate agli Olive¬
tani di S. Maria nova pone » Item domos cum orto seu territorio ip slU ;
testatoris positas in burgo S. Venantii, iuxta dictum locum BermagneV
mediante strata publica, Gratiam Antonii, Stephanum de Lanciamello eco. 8
Codice Varanesco nell’archivio di stato di Parma c. 255. Nel 1379 un
certo Nantius Blaxii 'Corradi de Villa Mergnani habitator burgi S. ; 6
nantii reliquit Dialte Corradi uxori Stephani Petri de Lancianello elU .
zie carnali 5 solid. den. » Ardi. not. di Camerino, Rogiti di Giovani
di Ser Giovanni Blaxioli c. 348. Nella carta corrosa non si legge c
l’anno 1379.
PICENUM SERAPHICUM
597
nunzio serve anche oggi d’ingresso al parlatorio del mona¬
stero.
Nell’archivio notarile di Camerino si conservano moltis¬
simi degli atti rogati da Ser Antonio da Piuminata , che non
è altri che Antonio Pascucci nato nel castello di S. Giovanni
di Fiuminata, divenuto poi cittadiuo camerinese, il notaio che
servì i Varano nella sua lunga carriera professionale dal 1436
al 1502. Nelle imbreviature di Ser Antonio abbiamo trovato
il contratto del 4 gennaio 1484, mentovato dal diarista Pie¬
rantonio Lili, ed ivi leggiamo il nome del frate di S. Pietro.
Egli era Domenico da Leonessa, vicario provinciale dell’Os¬
servanza nella Marca. Riferiamo il documento anche perchè
offre qualche particolare degno di osservazione.
« Dictis anno [1484\ indictione et tempore die quarta
mensis Ianuarii Actum in civitate Camerini videlicet in via
pubblica posita in burgo S. Venantii diete civitatis iuxta et
aute portam domus monasterii Sancte Clare et iuxta domum ...
et alios fìnes presentibus venerabili viro domno Andrea de
Ursellis de Camerino et Iacomo Bonioannis de Firmo et Pan-
nutio... de Fulgineo testibus ad hec etc. Universis et singu-
ds presene pubblicum iustrumentum inspecturis manifeste ap-
pareat quod illustrissimus dominus Julius Cesar de Varano
Camerini etc. divino lumine ductus iamdiu deliberaverit con-
struere et construi tacere in hac camerinensi urbe quamdam
uomum religiosam, cenobium seu monasterium sub vocabulo
sanctissime Virginis Sancte Clare religionis Observantie bea¬
tissimi cherubici sancti Francisci prò habitatione nonnullarum
fliulierum profexarum profitentium et profexionem tacientium
observantia predicta in qua profitentur summam pauper-
tatem et alia servalia regule secundum tenorem regule ante-
.te et secundum iuris dispositiones, ipsumque monasterium
SUls sumptibus et magnis impensis fieri fecerit in dicto burgo
bixta vias comunis undique quod quidem monasterium idem
1 b dominus Iulius Cesar fecerit prò remissione suorum pec-
oatorum suorumque parentum et antecessorum et subeeden-
ium in futurum et maxime prò salute anime sue et cum
P r ®fatus PII. dominus Iulius Cesar intendat quod in monaste-
r !° et loco antedicto semper inhabitent mulieres que profexe
® ln t seu profiteantur in perpetuum sub dieta regula timeatque
e propter incuriam et negligentiam suorum in posterum sue-
598
PICENUM SEBAPHICUM
cessorum vel per disperi sationem vel alio quocumque casa
dieta donius seu monasterium contingat ab alia religione oc*
cupari seu inhabitari, volens quantum in eo est obviare pre-
dictis et ne aliter res se habeat quam sue fuerit intentionis,
idcirco omni meliore modo, via, iure, causa et forma quibus
magis et melius potest et de iure sibi competit domum pre-
dictam, monasterium, seu cenobium sic, ut prefertur, per ip-
sum constructum seu hedificatum dedit et concessit venera¬
bili viro fratri Dominico de Lionessa vicario generali fratrum
et monialium Sancti Francisci in provincia Marcine anconi¬
tane ibidem presenti, stipulanti et recipienti nomine et vice
religionis predicte de observantia et fratrum et monialium
ipsius sub quorum fratrum religiosorum predictorum de Ob¬
servantia tutela, gubernatione et dispositione et administra-
tione perpetuo esse voluit retinendo tautum semper in eadem
domo seu monasterio moniales sub professione regule antedi-
cte et, si aliter fieri seu disponi contingat, quod Deus avertat,
quam ut supra dictum et declaratum est et aliter quam fuerit
voluntatis et intentionis ipsius illustris Domini vel suorurn
heredum et fìliorum et successorum ex nunc prout ex tunc
et ex tunc prout ex nunc voluit ili. dominus dationem et
concessionem supra per ipsum factam cum utilitatibus sequutis
fore et esse nullam nullius valoris vel momenti et locum et
monasterium sive domum predictam liberam et liberum rema¬
nere ipsi illustri domino et successoribus et filiis et heredibus
suis prout erat ante factam presentem dationem et concessio¬
nem et tunc et eo casu eveniente per ipsius illu. domini filios
heredes et successores semper debeat dari opera efficax ut im
mittantur diete moniales profexe in dicto ordine sive regula
sancte Clare in domum seu monasterium predictum et la
dieta domo debeant semper inbabitare moniales predicte et
cum dictis pactis et conditionibus fecit ili. dictus dominus
dictam dationem et concessionem: et quia sibi ili. domino bene
complacuit et ipse voluit et etiam quia dictus frater Domi-
cus vicarius predictus vice et nomine diete religionis dictam
dationem et concessionem et omnia et singula supradicta modo
et forma predictis acceptavit nec non promisit et convenit
dicto ili. domino preenti stipulanti et recipienti prò se et sui 9
filiis et heredibus et successoribus ommia et singula supracm
età actendere et perpetuo observare et non venire contra m 91
PICENUM SEBAPHICUM
599
prout supradictum est et declaratum per dictum ili. do mi nimi
Et hec omnia et singula singulis vicissim dicti contrahentes
dictis nominibus promiserunt et convenerunt invicem atten¬
dere et perpetuo observare et non contravenire dictus illu
dominus sub fide legalitatis et magnificorum principum et
dictus frater Dominicus vicarius predictus dicto nomine sub
fidelissima devotione sacri ordinis S. Francisci rogantes me
notarium infrascriptum de predictis pubblicum conficere instru¬
mentum ».
Il documento tace della consegna delle chiavi : ma si
può credere che o questa formalità non avesse luogo, come
non necessaria, appartenendo di diritto ai Francescani la giu¬
risdizione sui monasteri delle Clarisse, o non se ne tenesse conto.
Come si vede, l’atto di consegna del monastero di S. Chiara
sancisce con singolare insistenza la condizione che le monache
destinate ad abitarlo professino la stretta povertà secondo la re¬
gola di S. Chiara. Tale esigenza consuona colle parole della Va¬
rano nella vita spirituale le quali affermano che il fatto dell’essere
il monastero di S. Chiara di Camerino « preso sotto il titolo
o regola delle suore povere di S. Chiara » aveva cagionato
a lei grandi tribolazioni (1). Questo passo illumina l’altro che
precede dove Camilla, a proposito della professione fatta in
Urbino nel 1488, dice : « Allora seguitò la tribolazione della
Qua amara professione per la quale si turbò e conquassò tutta
la religione e fuori di religi me : cioè frati e suore, signori e
secolari : della quale come passasse non iscrivo per buon ri¬
spetto. Non voglio si possa altri pensare il dica a fine di
quello che noi dico : questo non voglio tacere : vero fu che
ella mia professione fu turbazione in terra, ma tenete senza
dubbio, dilettissimo patre mio, che in cielo dagli angeli ne
. 11 fetta festa e letizia (2) ». Non par dubbio che qui si al-
uda ai tentativi del padre di distogliere Camilla dalla pro¬
cione o d’impedire, coll’intervento di laici ed ecclesiastici,
che e Ua pronunciasse i voti solenni. Nei Ricordi di Gesù
scritti da Camilla in Urbino cinque mesi prima della profes-
Sl one (1483) (3) si dice chiaramente che le contoarietà e i
600
PICENUM SERAPHICUM
tormenti le vengono da chi la vuol bene allegrare e dalle
creature che hanno ricevuta la podestà da Dio (1). Giulio Ce :
sare per due anni e mezzo, dal 1479 al 1481, aveva negata
alla figliola la licenza d’entrare in religione e di recarsi nel
monastero di Urbino (2). Poiché ebbe consentito alla partenza
di Camilla per Urbino, 1 è probabile sperasse che le austerità
di quel monastero potessero dissuaderla dalla professione.
Quando la vide ferma nel suo proposito, ricorse, verosimil¬
mente, alla mediazione di frati e suore e fors’anco di qualche
principe della casa di Montefeltro per ottenere o che Camilla
differisse la professione o abbracciasse una regola monastica
meno rigida e meno pericolosa alla delicata complessione di
lei. E può essere che allora facesse il viso dell’arme a qual¬
che minore osservante ed anche al vicario provinciale, Do¬
menico da Leonessa, perchè non lo avessero secondato nel
disegno di distorre la figliola dal prendere il velo.
Ciò par lecito indurre dalla riluttanza, che, secondo la
Beata, Domenico da Leonessa dimostrava a presiedere alla
cerimonia dell’ingresso di lei nel monastero di Camerino e
dal desiderio del frate di fuggire questa città (8). Fin dove
agisse con irresistibile spontaneità la vocazione e fino a quel
punto questa fosse alimentata e ravvivata dai frati non è
possibile determinare. Certo è, però, che il monastero di
S. Chiara d’Urbino, dove, nel 1477, era morta Elisabetta Mà-
latesta-Varano, madre di Rodolfo IV Varano, aveva fama di
perfetta osservanza della regola e attrasse fanciulle e donne
di cospicuo lignaggio (4) e che, stando alle parole della
Beata, si deve credere che la risoluta volontà di lei, coadiu¬
vata dai Francescani, impose l’assoluta osservanza della pO'
(1) Ihid. 142, 143.
(2) La prova dell’opposizione patema risulta dalla menzione dell®
« paterne e potenti mani le quali per grande amore la tenevano tanto
cara e stretta » ( Vita cap. VII. p. 15), dall’accenno al carcere , dall®
parole attribuite a Giulio Cesare che, come Faraone, « per due anni ®
mezzo ebbe il cuore indurato, qui proprio ore dixit quod, si non timer®*
flagella Dei, numquam permitteret me ad religionem ingredi ». ( Vita cap'
XI, p. 36-37).
(3) Vita sp. 36-37. ^
(4) Vespasiano da Bisticci, Vite degli uomini illustri del secolo
Bologna, 1892 nella Vita di Federico da Montefeltro I, 321.
PICENUM SERAPHICUM
601
vertà al monastero di S. Chiara che fu voluta e comandata
ai frati dal Varano.
Al padre Domenico è da ritenere che siano indirizzati,
oltre la Vita, anche i Ricordi di Gesù, operetta scritta, come
abbiamo detto, in Urbino e trascritta nel gennaio del 1491,
come narra l’autrice (1). La data 21 marzo 1491, sì vicina
al giorno in cui Suor Battista finì di scrivere la vita, 13
marzo, e le parole che chiudono il breve proemio dei Ricordi:
Surge et comede, pater reverende, fructus, et opera manuum
tuarum » ne fanno certi che i due scritti furono destinati
alla medesima persona.
Il Pascucci, seguito dal Marini, volle assegnare all’oppo¬
sizione del padre ai voti monastici di Camilla un motivo po¬
litico, cioè l’intendimento di maritarla a qualche principe e
fors’anche a un parente di Sisto IV (2). Ma questa è mera
ipotesi, destituita d’ogni indizio che la conforti. I due matri¬
moni, citati dal Marini, di Emilia figlia di Giulio Cesare con
Ranuccio Ottoni (8) e di Ginevra, figlia di Rodolfo IV, con
Muzio Colonna non provano in niun modo che Camilla fosse
aal padre destinata a nozze principesche. Si noti poi che Gi¬
nevra non fu figlia di Rodolfo IV, ma di Giulio Cesare e che
p 1 3 4 s’ignora affatto la monacazione in Urbino affermata dal
ascucci e dal Marini. In Urbino, insieme con Camilla, nel
novembre del 1481, si recò la figlia di Rodolfo IV, Gerinda,
a quale si chiamò suora Elisabetta (in memoria dell’ava pa-
oi'ha Elisabetta Malalesta-Varano) ed era nel monastero di
ibino nel 1487 quando, con breve del 3 giugno, Innocenzo
DI le concedeva facoltà di parlare con i fratelli Ercole e
argentile e di scegliere il confessore (4). L’equivoco fra Ge-
yuida di Rodolfo e Ginevra di Giulio Cesare derivò dall’errore
ln cui cadde il Lili trascrivendo una nota del diario domestico
(1) Vita sp. 139, 150, 131.
(2) Pascucci, 88, Marini, 55 e 66.
. (3) Le nozze di Emilia Varano con Ranuccio di Antonio Ottoni
oetebiwono nel 1480. Del 23 marzo di questo anno è l’istrumento do-
r °g a t° n e ll a Torre dei Bilancioni, o Bianconi, oggi Torre del Parco.
6r c 1 „ n °t. di Camerino, Rag. di Antonio Pascucci. Lo Ioergensen (p. 205)
a * ac0 ndo Emilia sorella minore di Giulio Cesare,
tratt j^ S ' "RM c> 1^8 nella Oliveriana di Pesaro dove si legge il breve
Y Tv .° uall’arch. delle Clarisse di Urbino Cf. AV addino Ann. Minor.,
v, 430. ’
602
PICENUM SEKAPHICUM
nella quale è scritto « domina Gerinda » e non « domina Gine-
bria » come si legge a p. 230 della parte seconda della Ri¬
storia (1). Ginevra di Giulio Cesare andò sposa a Muzio Colonna
nel 1506 (2). Inoltre l’attestazione esplicita di Camilla che
« le mani paterne la tenevano per grande amore tanto cara
e stretta » (3) prova che l’opposizione ai voti monastici pro¬
veniva non da vagheggiati disegni di nozze principesche e
nodi politici, bensì dalla tenera sollecitudine del cuore paterno
per la salute della figliola. La quale nella Vita dice d’essere
stata nel 1478 e 1479 in pericolo di morte per sette mesi,
mai essersi liberata di quel morbo e nelle Istruzioni al disce¬
polo ricorda esplicitamente la sua lunga infermità e debo¬
lezza (4).
Ili
Frate Domenico da Leonessa e Suor Battista Varano.
Sommario. Notizie biografiche di Domenico da Leonessa raccolte dagli
scrittori francescani. — Compagno del B. Giacomo della Marca »
maestro di Pietro da Mogliano. — Rapporti con Camilla Varano. -
In qual tempo fu vicario provinciale della Marca. — Promosse la-
fondazione di monti di Pietà.
Frate Domenico da Leonessa, così chiamato perchè con¬
dotto ancor bambino da Sanseverino, suo luogo natale, a
Leonessa e quivi cresciuto, entrò fra i Minori Osservanti p el
(1) A. c. 48 del t. II delle Carte Liliane nella Valentiniana di Ca¬
merino si ha : « 1481, 10 nov. D. Gerinda filia d. Rodulfi et D. Ca¬
milla filia D. Iulii Cesaris de Varano intraverunt monasterium S. Ciaf 6
de Urbino ». .
(2) Il 17 aprile 1506 in Camerino « in curte ili. domini videliceti
maniero (?) versus vias novas ubi sunt volte falze (?) posita in conVa
Medii etc. » alla presenza dei nobili uomini Rambotto Vicomanni e Pi er
matteo di Ser Vincenzo » magniticus et potens dominus Mutius Colunj,
pna de Campanea « fa quietanza al nobil uomo Giacomo di Luca
Rinalduccio da Camerino, ragioniere di Giovanni Maria Varano, di &
ducati d’oro parte della dote « magnifico domine Ginebrie filie b° n ® m .-
morie ili. domini Iulii Cesaris de Varano et uxoris prelibati domini Mu ^
et prò matrimonio inter eos contraete et nondum copula consumato.
Arch. not. di Camerino, Rogiti di Bartolomeo d’Antonio.
(3) Vita, 15.
(4) Op. .spìr. 27, 168.
PICENUM SERAPHICUM
603
impulso del predicatore frate Nicolò da Osimo, si segnalò per
austerità ed efficacia oratoria e fu vicario provinciale della
Marca fin dal 1458 (1). Predicò a Fabriano nel 1466 e prean¬
nunziò la pestilenza che, dopo due anni, travagliò quella città
dov’egli tornò a curare i malati e a soccorrere tutti. Le sue
prediche improntate dal fervore del Beato Giacomo della Marca,
di cui fu compagno ed amico, addussero alla congregazione
dell’Osservanza altri proseliti — un Giuliano e Venanzio da
Fabriano e Pietro da Mogliano (2) — e le sue virtù tanto
favore gli procacciarono che ben sette volte fu eletto vicario
provinciale : ufficio che teneva ancora nel 1497, quando, an¬
dato in Urbino per visitarvi i monasteri dell’Osservanza, vi
fu colto dalla morte il 20 aprile. Il duca di Urbino, Guido-
baldo di Montefeltro, gli addimostrò ossequio e venerazione,
esibendogli di ospitarlo e curarlo nel palazzo ducale. Fu se¬
polto presso all’aitar maggiore della chiesa di S. Chiara dove
1 numerosi ex voto, appesi alle pareti, veduti quasi un secolo
dopo da Francesco Gonzaga, storico dell’Ordine francescano,
attestavano la fama di santo e taumaturgo in cui fu tenuto
dopo la morte. Queste — a prescindere da qualche racconto
concernente il rigore della sua vita penitente — le notizie
olografiche di fra Domenica raccolte dagli scrittoti france¬
scani (3).
Per noi, modesti cronisti della vita di Suor Battista
''arano, non è senza interesse quanto i predetti scrittori,
'guari delle relazioni intercedute tra il Sanseverinate e la
"arano, affermano circa i rapporti di lui con Pietro da Mo-
ghano e circa la sua particolare devozione per la Passione
Cristo. Si può ragionevolmente supporre che la conformità
' direzione spirituale tra Domenico da Leonessa e il suo
Uievo, Pietro da Mogliano, fosse cagione che la Varano con
P' u viva fiducia si eleggesse il secondo a guida della coscienza.
c ' parrà assai naturale che nell’animo della fanciulla Ca¬
li) Wadding. Annales Minorum a. 1458, XIII, 75.
(2) W addino, XIV, 476.
(3) W addino, op. cit. a. 1497, XV, 135-137. Marco da Lisbona, Le
/ n « c he dell’Ordine di S. Francesco, Napoli 1680, III 476-478. Gonzaca
«cé; • ori V ne seraphicae religionis, Roma, 1587, 219. Cf. Gentili G. C. De
a- 6 l ?a septempedana, Macerata, 1837, II, 242, 245 e Jacobilli L. Vite
wnti dell’Umbria, Foligno, 1647, I, 417.
604
PICENTJM SERAPHICTJM
milla — in età di otto o dieci anni, com’ella racconta — la
predica del venerdì santo, forse del 1466, fatta in S. Pietro
di Muralto da frate Domenico, nel cui cuore era «scolpita» la
passione di Cristo, (1) facesse quella singolare impressione che
suor Battista con verginale candore descrive asseverando che
« la sua vita spirituale ha avuto origine, principio e fonda¬
mento » da quella prèdica (2). Era il confuso preannunzio e
presagio delle estasi e dei fervori onde si nutrì e, secondo
i tempi, o si turbò e smarrì o s’incelò l’anima di Camilla fino al¬
l’estremo della vita mortale. Era quella medesima inconscia
o consapevole attrazione della sentimentalità e pietà femmi¬
nile verso il mistero della Redenzione che, più tardi, spinse
alcune principesse italiane a incerte e deboli adesioni alla
dottrina luterana.
Determinare l’anno in cui Domenico da Leonessa incon¬
sapevolmente, colla sua eloquenza, produsse nel cuore della
piccola Camilla i sensi e i moti, onde derivò la vita mona¬
stica di lei, non è possibile per mancanza di prove e indizi
sicuri. Il Marini (p. 6 e 7), sul fragile fondamento della predi¬
zione della pestilenza fatta in Fabriano da padre Domenico
nel 1466, pone la predica, che naturalmente egli attribuisce
a Marco da Montegallo, nel 1468. Ma la verità è che il con¬
tagio serpeggiò o infierì nella Marca, e altresì nel territorio
di Camerino, dal 1465 al 1468, il che è esplicitamente atte¬
stato dal proemio dei testamenti di quegli anni (8). Dunque
come cade la pia tradizione del vaticinio di frate Domenico
a Fabriano nel 1466, così dobbiamo rinunciare a sapere, f n °
alla scoperta d’un documento sincrono, in quale anno egh
tenne in Camerino il quaresimale ricordato dalla Beata.
Dopo la predica del venerdì santo i rapporti di Camm a
con frate Domenico, quali ci risultano dagli scritti di ^ e1 ’
non furono frequenti. Egli era in Urbino, quando ella enti
in quel monastero (novembre 1481)(4). Vicario provinciale al tein
po della professione dei voti nel 1483, pare che alla ceriiu° nia
(1) Marco da Lisbona, op. cit. Ili, 478.
(2) Vita spirituale , 5-6.
(3) Vedi i testamenti degli anni 1465-1468 nel protocollo
Cola di Domenico da Pievebovigliana a c. 13 (1465), 32, 34,35
51 (1468) in Arch. not. di Camerino n. 119.
(4) Vita sp. 31.
di S er
(1466) e
PICENUM SERAPHICUM
605
presiedesse (1). Il 4 gennaio dell’84 ricevette dal Varano la
consegna del monastero di S. Maria nova di Camerino. Dopo
la metà del 1488 Suor Battista gli diresse qualche lettera
per accennargli la desolazione in cui era caduta: nell’agosto
o nel settembre del 1490 ella potè parlargli a Camerino, ma
non osò manifestargli le pene interne che l’affliggevano. Lo
fece, come sappiamo, terminando di scrivere e inviandogli la
Vita spirituale (2). Qui finiscono le poche notizie che ci re¬
stano delle relazioni di Suor Battista col suo primo maestro
spirituale e rivelatore del suo avvenire. Sincero e pieno fu
l'abbandono di Camilla alla virtù e all’autorità di frate Do¬
li) La Beata dice (Vita, 36) che frate Domenico fu eletto vicario
nel 1483 e fu partecipe dell’affanno, cioè dei contrasti che, per la profes¬
sione di lei, nacquero nella famiglia degli Osservanti. Questa partecipa¬
zione potrebbe significare che il vicario ricevesse la professione di Suor
Battista. Secondo la Vita loc. cit. per più anni avanti il 1483 frate Do¬
menico non era stato eletto vicario, nè lo fu tra il 1484 e il 1491. Nel
1184, quando già Suor Battista era a Camerino, fu eletto vicario il pa¬
nie Pietro da Mogliano e nel settembre di quell’anno tutto fa credere
debba collocarsi la confessione generale a lui della Beata ( Vita sp. 40-41.)
Indubitatamente, nei rapporti di Battista coi vicari provinciali, entrò per
qnalche cosa l’origine principesca di lei. Si sa che nel 1489 Pietro da
Mugliano fu rieletto vicario — parlò tre volte con Battista allora e nel-
anno seguente — e in tale ufficio morì nel convento di S. Pietro di
Muralto in Camerino il 25 luglio 1490, come è detto nel Transito scritto
calla Varano ( Opere 55,86). Il vicariato di fra Domenico durò un anno
da l 1483 al 1484 e corrisponde all’anno della tribolazione di Suor Batti-
sta [Vita, 36). Ma, forse, la sua elezione risaliva al 1481 o 1482. Fu di
^ovo vicario nel 97. Il Yogel, nelle note mss. al Marini, da noi
rova te tra le carte del compianto can. Santoni, scrive : « Sarebbe
a proposito di tessere una serie di provinciali dell’Osservanza nella
arca. Già si è veduto che nel 1477-80 era provinciale il B. Pietro da
ragliano; 1480-1483 fra Marco da S. Maria in Gallo; 1483-86 il B. Pie-
ch° p a ■^°g^ ano la 2 a volta ; 1489 fino alla morte l’istesso. » Pensiamo
o a, asserito vicariato di Marco da Montegallo sia induzione del Yogel
d altri che seguirono l’opinione che a quel frate Suor Battista indiriz¬
zasse la g Ua Vita. Abbiamo cercato invano una serie di provinciali del-
sservanza nella Marca. Certo, sarà presto compilata dal dotto diret¬
ti? Picenùm Seraphicum. Cf. a. I, 1915. p. 197 e sgg. Macerata,
Q. r . Alcune notizie preziose perchè tratte da un ignoto mss. di frate
azia Gallo vissuto sulla fine del secolo XV, raccolse il p. Stanislao
^ ELC . HIorri da Cerreto d’Esi nelle annotazioni all’edizione del Felice
^ d (l Mogliano scritto dalla B. Battista Varani, Reca-
Morici e Badaloni, 1857.
( 1 2 3 4 ) Vita , 3, 37, 56.
606
PICENUM SERAPHICUM
menico, come provano molti passi della Vita spirituale e so¬
prattutto la chiusa. « L’anima lascio nelle vostre caritative
braccia, dilettissimo patre mio, quale siete, dopo Dio, unica
e sola speranza di mia salute ed io, se, per il prezioso sangue
di Cristo e vostre preci, troverò luogo di pace e misericordia,
non mi scorderò di voi ».
E’ noto che i Francescani dell’Osservanza, per ispirito
di carità e anche per il fanatismo che li animava contro i
banchieri ebrei, promossero la fondazione dei monti di Pietà,
opera ispirata a fine virtuoso e santo, ma non feconda, mas¬
sime nei primi tempi, dei copiosi effetti sperati a causa delle
condizioni economiche della società del tempo dove i banchi
degli Ebrei rispondevano a un vero bisogno. Frate Domenico
da Leonessa sj adoperò nel 1468 a che il monte, favorito
dalla duchessa Battista Sforza Montefeltro, sorgesse in Ur¬
bino. Nello stesso anno propugnò e fondò a Recanati la pia
istituzione (1). Piace qui ricordare che un altro minore Os¬
servante, frate Francesco da Urbino, alla cui parola spettò
un compito decisivo nella vocazione monastica della Beata (2),
fu anche lui, nel 1470, promotore di un monte di Pietà,
quello di Iesi (3).
E’ abbastanza singolare il fatto che del monte di Pietà
in Camerino non si abbia notizia avanti il 1530, mentre un
Minore Osservante camerinese, assai caro ai Varano,
quell’istituto a Rocca Contrada (Arcevia) nel 1473
costui quel frate Ludovico da Camerino, detto Bartoccio, otiei
recatosi a Monteprandone dopo la morte del Beato Giacom°>
ebbe dal nepote di questo, frate Francesco, allora guardiano
(1) Luzzatto G. I banchieri ebrei in Urbino nell’età ducale , Padova,
1902, 41 ; Anselmi A. U monte di pietà di Arcevia, Foligno, 1893, ?■ U
Secondo il Moroni ( Dizion. d’erudizione storico-ecclesiastica, Voi. 86 P- '
l’effigie di Domenico da Leonessa trovasi nel monte di Pietà di or
e fu fatta ritrarre e incidere dal conte Severino Servanzi-Collio P er .
narne la vita del Beato che il Collio avrebbe scritta. Ma di questa
grafia non è traccia nell’elenco dei numerosi scritti editi ed inediti _
Collio riferito in Santoni M. Elogio funebre del conte Severino Serv
Collio , Camerino, 1892. rz0
(2) Vita sp. 12-14. Frate Francesco da Urbino mori prima del m
1491, come si ha dalle parole di Battista.
(3) Anselmi, op. cit. I. c.
(4) Opere sp. 100-101.
propose
(4). Fu
PICENUM SERAPHICUM
607
in quel convento di S. Maria delle grazie, una berretta dello
stesso Beato da lui poi donata a Giovanna Malatesta, signora
di Camerino. Pietro da Mogliano morente (così racconta il
nepote del B. Giacomo nelle note al transito scritto da Suor
Battista) (1) chiese quella berretta a Giulio Cesare Varano,
ma essa non fu più trovata. Questo racconto prova che il
Beato Giacomo della Marca godette particolare devozione a
Camerino dove predicò nella prima metà del quattrocento.
IV
Sui nomi delle suore del monastero di S. Chiara di Urbino
che avrebbero accompagnata a Camerino Suor Battista
nel 1484.
Sommario. Le suore che, secondo il Marini, avrebbero accompagnata
Suor Battista a Camerino, sarebbero le stesse che, stando al Pa-
scucci, vissero in Urbino con Elisabetta Malatesta-Varano. — Le no¬
tizie più sicure di queste suore dimostrano che solo di Gerinda Va¬
rano, cugina in secondo grado di Camilla, può credersi che venisse
a Camerino insieme con essa.
Il Marini (2) attribuisce al Lili il novero delle suore che
ual monastero di S. Chiara di Urbino vennero a Camerino,
Se guendo Suor Battista Varano nel 1484. Ma la notizia non
- (b Anselmi A. Il monte di pietà di Arcevia e Ludovico da Camerino
l’A^ U ° V ^ ^ri y ista Misena, VII, (1894), 180, Arcevia, 1895. In questo scritto
corresse l’orrore in cui era caduto, trattando lo stesso soggetto
1 o 93, coll’assegnare al 1428 la presenza di fra Ludovico a Boccacontrada.
Citi ^i r mon t e di pietà di Camerino fu eretto dalla duchessa Caterina
c ?~^ arano , reggente per la figliola Giulia Varano, con atto del 26 di-
cr bre 1530 e posto sotto la protezione delle confraternite del SS. Sa-
e della Croce. Cf. una breve memoria storica scritta dal can,
a C an ^? n ^ 6 preposta allo Statuto organico del 1912, che fu pubblicato
(Ji ferino, nel 1913 dalla Congregazione di carità. Più tardi, sotto papa
p r - 10 IH? il comune eresse un proprio monte di pietà indipendente dal
a e l Il visitatore apostolico, De Lunel, mandato da PioV a Camerino
all e d ^ Scorda entrambi i monti e dice che il più antico, sottoposto
e i? , Ue predette confraternite, possedeva allora la somma di 6853 fiorini,
a ,J: 0 > quello comunale, 3782. Arch. arciv. di Camerino.
(2) Op. dt. 76.
608
PICENTJM SERAPHICUM
si trova nella Storia di Camerino del Lili, bensì in un volume
ms. che conteneva cose agiografiche locali messe insieme da
un erudito camerinese del Seicento (1). Le monache, che
avrebbero accompagnata Suor Battista, sarebbero quelle stesse
che, secondo il Pascucci, (2) vivevano nel monastero delle
Clarisse di Urbino negli ultimi anni della vita di Elisabetta
Malatesta-Varano, madre di Rodolfo IV Varano. Della quale
queste suore, stando alle parole del Pascucci, dovevano essei
coetanee, o quasi : quindi o molto innanzi negli anni, o già
morte, quando Camilla entrò novizia in Urbino. Occorre inoltre
osservare che non sappiamo se i nomi di esse siano quelli
portati nel secolo o gli altri assunti nella vita monastica. La
mancanza dell’epiteto suora e il nome secolare di Gennda
Varano farebbero credere alla prima ipotesi, la quale consen¬
tirebbe l’identificazione di queste donne nella genealogia delle
rispettive famiglie. IVIa a conforto dell ipotesi dei nomi mo
nastici sta il fatto che il nome di Eufrasia Chiavelli si trova
nel novero delle monache professe del monastero di S. Lucia
di Foligno nel 1449 (3). Le suore venute da Uibino con a
milla Varano, secondo la fonte a cui attinse il Marini, sareb¬
bero dunque : Elisabetta Malatesta colle due figlie Costanza e
Francesca, Gerinda Varano di Rodolfo IV, Eufrasia Chiavelli,
Bernardina Baglioni, Emerenziana Colonna, Chiara Cappelli
Delle ultime due non abbiamo alcuna notizia. Si conosce un
Bernardina Baglioni, contemporanea della Varano, ma
monaca (4). Di Elisabetta Malatesta, vedova di Piergentu
(1) La notizia si legge in Ms. Oliv. 454, I, 127'' colla data erra
1488. Ivi è detto che essa fu trascritta dalla c. 35 del tomo esis
nella libraria dei PP. dell’Ospizio di Camerino « descritto di fuorire .
Varani, Vita di S. Venanzio, Storia di Camerino ecc. ». Non siamo
sciti ad identificare con sicurezza questo volume tra ì mss. della
tiniana alla quale passò la libreria dei PP dell’Ospizio. Congetturi^
si tratti di una delle raccolte del Pasini, del Pascucci e del Massai
eruditi camerti del sec. XVII. .
(2) Vita della B. Battista Varani, Macerata 1680, 84
(3) Feliciangkeli B. Notìzie della vita di Elisabetta Malatesta- ^
in Atti e M. delle R. Deputazione di st. p. per le Marche, N. b. Vi,
Ancona 1911. , . , . T ™ C<>'
(4) Emerenziana Colonna non e nominata ne in Litta rat) y ^
lonna, nè in Coppi A. Memorie colonnesi, Roma, 1855. Una Bernardin ^
glioni, figlia di Pietro e moglie di Francesco dei Bigazzim, vivev
PICENUM SERAPHICUM
609
Varano, si sa che nel 1456 passò dal monastero di Monteluce
di Perugia all’altro di S. Chiara di Urbino e che morì circa
lanno 1477. Si può esser certi che Camilla non la trovò nel
monastero di Urbino. Intorno alle figlie di Elisabetta è da
sapere che esse furono due, Costanza, prima moglie di Ales¬
sandro Sforza, signore di Pesaro, nota nella storia letteraria,
morta nel 1447, e Primavera, di cui il nome, per quanto ci
e noto, ricorre in un solo documento (1). Quest’ultima cre¬
diamo sia quella suor Felice « figliola del signore di Came¬
rino » che la cronaca del monastero di S. Lucia di Foligno,
scritta da Suor Caterina Guarnieri da Osimo, dice essersi chiusa
eo a viva ancora la madre Elisabetta e poco prima della morte
deli ava Battista di Montefeltro (4 luglio 1448) insieme con
« suor Eufrasia figlia del Signore di Fabriano » che la cro¬
naca dice pure nepote di Battista di Montefeltro e che do¬
vette essere figlia di Battista Chiavelli, ucciso con altri della
attaglia dal popolo di Fabriano nel 1485, e di Guglielmina
aiano di Rodolfo III. Come dicemmo, Suor Eufrasia appare
wa le monache di S. Lucia di Foligno il 29 aprile 1449 : ma
°n si ha alcuna prova che passasse in Urbino, come asse-
-sce il Pascucci. Suor Felice e Suor Eufrasia morirono di
Pestilenza, ancor giovani, nel monastero di S. Lucia di Foli¬
gno pn m a che vi giungesse Elisabetta Malatesta, madre della
ma e affine della seconda : notizia fornitaci dalla cronaca
bu°r Caterina Guarnieri, ma non conforme a verità, chè
t mabetta andò a Foligno prima dell’aprile del 1449. Per¬
no- le f onti contemporanee provano che una sola figlia di
8ii! ilb ¥t fu monaca e si chiamò non Suora Francesca, ma
in tt\ • e * ce e moia molto prima che Camilla si monacasse
un’alt S 2 )’ 11 LÌH nella Historia ( 1 2 3 4 * ) — regalò ad Elisabetta
nmh in Ùg m monaca > suor Eufrasia, che fu dei Chiavelli e
abilmente non vide la monacazione di Camilla.
Les • f ’ag-lion la Dufferie L. Histoire de la maison des Baqlioni.
de Pèrouse, Poitiers, 1907, 483.
2 n U0IANGELI ’ °C cit ’ 188 ' 89 -
Elicati al 6 ^ a cronaca di Suor Caterina Guarnieri da Osimo furono pub-
fico lav utt 1 V ass * da Mons. Michele Faloci Pulignani in Arch. sto-
ElisXL • bnae le Marche > voi. I. Foligno 1884. Per le figlie di
etta rimandiamo alle Notizie già citate.
(3) Lili, II, 202.
Anno I i 9 i B . P .„„.-„
.18
1915 - Fascicolo V.
610
picenum seraphioum
La notizia, che già conosciamo, dell’esistenza di una fi¬
glia di Rodolfo IV e cugina in secondo grado di Camilla di
nome Gerinda al secolo e Suor Elisabetta quale clarissa in
Urbino nel 1487, rende verosimile la congettura che ella, re¬
catasi colà insieme con Camilla, con questa facesse la pro¬
fessione dei voti e tornasse poi per qualche tempo a Came¬
rino. Da ciò potrebbe esser nato l’equivoco con Elisabetta
Malatesta-Varano. Si può anche ricordare che di Rodolfo IV
era restata una figlia di nome Costanza andata sposa, il 26
agosto 1471, a Carlo Manfredi dei signori di Faenza (1).
In conclusione, i nomi delle otto suore che, secondo il
diario di Pierantonio Lili, seguirono nell’84, da Urbino a
Camerino la figliola di Giulio Cesare, non si conoscono. Ci
pare probabile che i biografi abbiano fatto confusione colle
otto monache innominate che, stando al Wadding (2), accom¬
pagnarono Elisabetta Malatesta-Varano dal monastero di Mon-
teluce di Perugia all’altro di S. Chiara in Urbino l’anno 1456.
V.
Notizie e osservazioni sulla costruzione del monastero
di S. Chiara.
Sommario: Giulio Cesare Varano costruì ex novo l’ala orientale del mona¬
stero. — L’ala occidentale faceva già parte del monastero degli Olivetani
sorto nel Trecento. — Gli Olivetani nel 1483 passarono a S. Matteo di
Coldibove (che nel 1492 ribattezzarono in SS. Annunziata di Coldi-
bove) e nel ’93 ricevettero una cospicua donazione dal Varano. -"
Questi per il monastero di S. Chiara si servi del materiale del pic¬
colo monastero benedettino di S. Costanza che il papa gli pernii
di demolire. — Pare che il monastero delle Clarisse, ben fornito 1
derrate alimentari ogni anno dal signore della citta, possedesse ben
immobili fino dai primi suoi tempi.
L’atto di consegna del monastero di S. Chiara ai Frali
cescani dell’Osservanza assevera che questo fu fatto costruir
(1) Tonduzzi G. C. Historie di Faenza, Faenza, 1675, 505. •
(2) Annales, XIV, 174. Vedi anche le nostre Notizie, 211-212. ivo
delle otto suore si leggono in altre fonti. Vedi P. Ciro da 1 ksaro, .
Coppali monaca clarissa, 1443-1500, Roma, tip. pontificia dellistiw
Pio IX, 1908, 94.
PICENUM SERAPHIOUM
611
con grandi spese da Giulio Cesare Varano, cosicché si do-
vrebbe credere che si trattasse di un edificio affatto nuovo
e fabbricato allo scopo di accogliere le Clarisse. E, certo,
tale fu il fine della costruzione. Ma solo una parte del ceno¬
bio si deve alla munificenza di Giulio Cesare, cioè quella con
precisa indicazione determinata dal contemporaneo diarista
Pierantonio Lili : « dalla chiesa in reto ». Difatto, anche a
superficiale esame dell’aspetto esteriore dell’edificio appare
manifesto che il lato volto verso levante e situato dietro
la chiesa, procedendo verso Coldibove, è posteriore a quello
che guarda verso ponente e trovasi lungo la via che conduce
a cimitero. Questa ala dell’edificio, la più antica, risale, al¬
meno m parte, (dove si ha il materiale in pietra) alla costru¬
zione del 1385 destinata agli Olivetani, che, per disposizione
testamentaria del fondatore, Giovanni Varano, ebbero in que-
? a realità, per lo addietro detta di Belmagneri [Bel maniero fi
a chles a e il convento di S. Maria Nova (1). In esso i Be-
eclettmi di Monte Oliveto restarono fino al 1483 quando il
oio convento passò alle Clarisse e fu congiunto al nuovo
tmincio fatto costruire da Giulio Cesare Varano. Allora gli
ivetani si trasferirono nel monastero di S. Matteo di Col-
ove, ma solo il 25 marzo 1492, prendendo possesso di esso,
di 0n0 n ° me 6 lo chiam arono della SS. Annunziata
].• 01 f. lb ove : di che ne accerta la Beata Battista nelle poche
tann 1 ' ette . nel 1492 a < 3 uel P adre Antonio di Spagna olive-
g c piu tardi, diresse la coscienza di lei e trascrisse di
mano la Vita spirituale nel codicetto tuttora conservato
rocca fi; q ,.— «no lestamente dettato nella
San c + 0 m entlno ! luglio 1384 al notaio Ser Giovanni « Criscii de
Wedetf- r °j i * - m P resenza dl sette testimoni tra cui quattro monaci
°lie il n lni 6 vlcmo monastero di S. Angelo di Morrone, prescrisse
bada di'« v, ? nto 6 la chiesa di S - Maria nova da lui fondati nella con-
monaci d if ma & neri fossero dati con copiose rendite - terre e case - a 12
morte * , - C0n g re g a 2i 0 n e di Monteoliveto. Poche settimane dopo la
Processi™’ SegU1 , ta tra il 3 e il 9 maggio 1385, gli Olivetani, con solenne
fino f„° e mechante r °g lt0 del notaio Tommaso di Pietro da Carne-
fi 10 In»!' 10 * * * m iraess i & i possesso di S. Maria Nova dal vescovo Benedetto
hAjfowrr 10 ' „ odlce Faranesco nell’arch. 0 di Stato di Parma c. 255 r e sss •
124 e T 1 S ‘ Huioriae Olivetanae, Venezia, 1623, 265-266. Cf. Lili, II
borico n- 1 °‘ Camerinum scruni, Roma, 1762, 268. Quest’ultimo
> quasi sempre diligente e acuto ricercatore, riteniamo sia caduto
612
PICENUM SERAPHICUM
PICENUM SERAPHICUM
618
dal monastero di S. Chiara (1). L’anno seguente, Giulio Ce¬
sare, avendone ottenuto licenza dal pontefice Innocenzo Vili,
donò agli Olivetani i tre monasteri femminili, deserti di abi¬
tatrici, di S. Matteo di Coldibove (di cui già erano in pos-
sesso insieme colla dipendenza di S. Gregorio di Dinazzano)
di S. Maria di Selva nella città e di S. Pietro dell’Elce,
presso Gelagna, e la chiesa di S. Michele di Antico : cose
alle quali aggiunse le terre da lui possedute nelle pertinenze
di Umana e Sirolo (2).
in errore asserendo che gli Olivetani, avanti la fondazione di S. Maria
Nova dimoravano nel monastero di S. Angelo di Morrone. Qui era una
congregazione benedettina anteriore agli Olivetani: ì quali nel testamento
di Giovanni Varano appariscono come ordine per la prima volta allora
introdotto e stabilito in Camerino. Qualche mese prima di morire U
Varano aveva ottenuto da papa Urbano VI la concessione di 100 giorni
d’indulgenza a chi visitasse S. Maria Nova. Lettera pontificia 7 aprile ld»o,
Arch. Vaticano, Reg. 259 c. 63. Nel medesimo anno 1385 gli Olivetani
ebbero in custodia da messer Uguccione Casali, signore di Cortona, u
santuario di Santa Margherita di quella città. Lugano P., Origine e pri¬
mordi dell’ordine di Montoliveto, Settignano, 1903, 156. Chiodolma Varano,
figlia di Giovanni, era andata sposa a Giovanni Casali e, forse, questo
vincolo di sangue tra i signori di Cortona e di Camerino potrebbe aver
rapporto colla simultanea introduzione degli Olivetani nelle due citta,
monastero camerinese non durò soltanto fino al secolo XVI, come seme
il Lancellotti, op. e l. cit., bensì fino alla repubblica romana del lclo-v •
Nel Piano generale sulla ripristinazione delle comunità religiose compilato
nel 1816 dal can.° Nicola Serarcangeli, vicario capitolare della cattedra
di Camerino (Arch. arcivescovile), si legge, al n.° 8, che il monaster
degli Olivetani fu soppresso sino dall’epoca della repubblica e a\e
600 scudi di rendita. , . ,.
(1) Cf. Opere spirituali p. IX della prefazione e « Memoria di mau
della Beata in cui parla del p. Antonio Olivetano * a p. 102. Un at o
del 14 luglio 1465, dove un Pietro Paolo da Siena promette di osservai»
la regola di S. Benedetto a frate Andrea di Domenico da Foligno mae¬
stro di teologia, ci mostra gli Olivetani di Camerino ancora in P oss ® s ( .
di S. Maria Nova. Arch. not. di Camerino. « Ignoti » Cred. 1 n- >
fascicolo con su le date 1465-66. Un altro documento m data 11 nov. 14»
ricorda il capitolo convocato « in refectono monasteri Sancti Macti _
— Arch. 0 predetto, Regesto 1490-94 s. n. d. c. La chiesa, di S. Mat
di Coldibeve era stata unita al monastero femminile di S. Gregorio
Dinazzano (forse della regola di S. Benedetto) dal vescovo Rambotto o
diploma del 5 luglio 1291 Cf. Ughelli F. Italia sacra I, 560, Venezia 1
(2) Arch. not. di Camerino, Rog. di Antonio Pascucci a. 1493 c. i •
Camerino 13 nov. 1493. Degno di nota è l’esordio in cui, con esemp
raro, il donatore ricorda ed esalta la propria munificenza. « Illustrasi»*
, ®®’, come attesta il diario di Pierantonio Lili, la parte
dell’edificio fatta costruire da Giulio Cesare Varano per le
Clarisse consiste nel solo lato di levante dell’attuale mona¬
stero, può apparire ragionevole il dubbio che egli amplificasse
il vero dicendo di aver sostenuto grandi spese per quella
fabbrica. E il dubbio si rende più grave, se si pone mente
che il Varano per la costruzione dell’edificio si potè valere
delle pietre e dei mattoni e di ogni altra utilità che gli riu¬
scisse di trarre da un altro monastero quasi in rovina, quello
benedettino di S. Costanza situato anch’esso nel borgo di
b>. Venanzio. Nel 1483 chiese ed ottenne dal papa Sisto IV
di demolirlo per servirsene alla fabbrica del nuovo delle Cla-
nsse a patto che egli provvedesse al sostentamento dell’unica
suora decrepita, che vi dimorava, e che non si permettesse la
profanazione della chiesa (1). La suora benedettina, che vide
ac potentissimus dominus Iulius Celar de Varano Cam. etc. volens agno-
scere donum immensum ab altissimo omnipotente Deo sibi iniunctum
N? c l. re g im hiis magnifico civitatis Camerini suique comitatus etc. semper
IP 110 lamine inspiratus, habens Deum pre oculis, continue dederit [sic]
emeacem operam sicut de praesenti dat in construendis ecclesiis et cap-
peilis et m ampliando rebus omnpotentis Dei et in faciendo hospitalia,
f r * las J ,ena 111 1 P sa mvitale et videns ecc. ». La donazione è fatta a un
di o uf-? ne da Firenze ’ sindaco e-procuratore del monastero di S. Matteo
i coldibove. In questo atto, come in quelli del 1491, la denominazione
è ri ?f 0 6 ancora l’antica, ma in altri dello stesso anno 1493 esso
eletto di S, Maria Annunziata di Coldibove. Il 2 aprile frate Benedetto
:i P a S na ) monaco di S. Maria Annunziata di Coldibove, compera per
monastero una terra nelle pertinenze della villa di Soprafonte. Arch.
mL o geSt °f. 1490 - 1 494. Camerino 2 aprile 1493. Una casa colonica
Emesso Soprafonte mostra tuttora lo stemma in pietra degli Olivetani
trad ^8^ secoli dovettero essere tra i maggiori proprietari di questa con-
ua. verso di loro non si mostrò nè generoso, nè mite il governo bor-
scritt’ S6 i 6 eglttlma ^induzione, suggerita dalla notizia qui sotto tra-
elaro-u C i esso costringesse a restituire una discreta somma già
Cnl,hi a a monastero 4a \ Varano. « E1 munistero de li frati bianchi in
li f 0 nT deve 4are fiorini 527 e soldi 58. Apare a dicto libro a c. 27,
zì(m . a , at .° ara ore Dei prò fabricare dicto monisterio ». Ragioni e descri-
Moderia duCat ° di Gamerino «mio 1502 c. 100. v Archivio Estense di
^F-’ -*-^4-125) seguito dal Turchi (268 in nota) equivocò sul
elle chiese di Coldibove ma corresse l’errore a p. 242.
Vj i ) « J u ^ us Cesar de Varano civesque camerinenses hoc anno 1483
in vgI ® e P tem b r is rogarunt pontifìcem ut, suppresso ordine S. Benedicti
us o et pene diruto monasterio S. Constantiae in quo tantum una
614
PICENTJM SERAPHICUM
abbattuto l’antico monastero — sorte comune in quel tempo
ad altri molti della medesima regola di S. Benedetto e de¬
terminata dalla decisa prevalenza che fin dal Duecento acqui¬
starono gli ordini mendicanti sulle istituzioni monastiche nel¬
l’alto Medio Evo — era una delle tre che vi si trovavano
nel 1475: suora Paolina abbadessa, suora Mattia e suora Cri-
staldina (L). Benché l’ubicazione nel borgo di S. Venanzio
affermata dall’atto del 1475 manchi di particolari determina¬
zioni, si può credere che questo cenobio benedettino, di
cui occorre menzione in testamenti del secolo XIV, sia
appunto quello che lo Sparapani scrisse aver servito alla fab¬
brica del convento di S. Chiara (2). Tuttavia non pare accet¬
tabile l’opinione di lui che il cenobio di S. Costanza sorgesse
nel medesimo luogo in cui sorse quello eretto per Camilla
Varano, chè dalle parole della supplica di Giulio Cesare al
papa risulta che il nuovo monastero doveva costruirsi in luogo
diverso da quello di S. Costanza. Del quale non si sarebbe
voluta la demolizione, se avesse dovuto accogliere le Clarisse.
Il monastero non era compiuto in tutte le sue parti, quando
vi entrò suor Battista. Poco prima del 1491 alcuni ignoti
lavori vi fece il lapicida Francesco di Matteo Frosini, det o
monialis decrepita permanserat, liceret ex pretio et ruderibus eiusdem
aliud monasterium ordinis S. Clare iuxta primaeva instituta eiusdem
ordinis sub invocatione S. Mariae novae et regimine fratrum Minor
de Observantia alio comodiore et honestiore loco construere. Anni
Pontifex ex lege ne S. Constantiae ecclesia profanaretnr, sed in ea 9.^
doque missae celebrarentur et decrepitae moniali de oportuna substentaj
tione provideretur » Wadding, Annales Minorimi , XIV, 357 a. 1 •
p. Corrado Janning commentatore della Vita spirituale, aggiunge: « &&
illae reliquiae S. Constantie virg. et martiris quas ibi haben alt CrO
zaga ». Ada Sandorum, VII, 489, Anversa, 1688. .
(1) Camerino 24 marzo 1475 in Rogiti di Bartolomeo d An
neirarch. not. di Camerino. _ ,.
(2) Sparapani Luigi, Storia ms, di Camerino dall anno 444 di n
all’anno 1802 d. C. parag. 360, all’anno 1573, nella biblioteca vaien
niana di Camerino. Lo Sparapani (f 1821) per l’età medievale jj
Lili e altre fonti: ma cèrtamente non fece accurate rmerche origin ^
Errò scrivendo (parag. 0 131) che nel 1483 le monache di S. 0 re gU m
di S. Matteo di Coldibove furono trasferite nell’antico monastero ^
Olivetani. Che il monastero femminile di S. Costanzo esisteva nel sec.A
si ha da testamenti in atti di Ser G-iovanni Blaxioli da Camerino. ^
not. di Cam. 0 cred. V a , n.° 23. Cfr. il testamento di Giovanni Jon
Camerino, 29 nov. 1390.
PICENUM SERAPHICUM
615
Lancino, da Settignano, il medesimo che diresse e compì il lastri¬
cato del palazzo nuovo di Giulio Cesare e scolpì sulla fragile
nostra pietra arenaria le belle targhe che lo decoravano (1).
Nel 1489 fu compiuto il coro in legno intarsiato, opera di
Domenico Indivini da Sanseverino (2).
Il Marini afferma che il Beato Marco da Montegallo ri¬
cusò dal Varano il monastero di S. Costanza da lui offerto
alla figliola (3). Ma della ripugnanza del Varano a contentare
Camilla e della taccagneria che il Pascucci e gli altri bio¬
grafi della Beata gli attribuiscono — in contrasto col vanto
i munifico ch’ei si prodiga nella donazione agli Olivetani
del 1493 — non conosciamo il più piccolo indizio. Della libe¬
ralità sua verso le Clarisse fa testimonianza palese la larga
misura di derrate ogni anno fornite al monastero (4). Il quale,
nonostante la professione dell’assoluta povertà e rinfiammato
amore di suor Battista per questa virtù, pare possedesse beni
immobili fin dai suoi, principii quando vi era badessa suor
Girolama da Urbino (5). Nè è meraviglia, chè il numero delle
monache professe toccava la quarantina nel 1510, come di¬
remo più avanti, e salì a 46 verso la fine del secolo (6).
Il nuovo monastero delle Clarisse fu chiamato comune-
mente di S. Chiara: ma suor Battista continuò a chiamarlo
fi • a ; . “r* r EDiciAiN uELi jj. isabella U ìLste a Camerino
Vili r 1912 111 6 deda l* e P u k di St. p. per le Marche N. S.
CnJ?^ Alean ? bi T- 6 Santoni M - La pinacoteca e il museo civico di
camerino, catalogo illustrativo, Camerino, Savini, 1905
(3) Op. cit. 75.
all» (4 ' 11 Varano asse gnò alle Clarisse ogni anno 75 some di frumento
libraio r ^ ant , 1Ca eamerinese, 24 some d’orzo, 11 di mosto, 30 di paglia,
VerU , dl sa . a P eso romano e in carne porcina il valore di 5 scudi.
attb 1 ^ f°^ a dl M ’ Santoni a P- 131 della Vita del Marini. Il Santoni
al Pascucci, Memorie storiche, ms. nella Valentiniana.
C13r a , luglio 1491, Bastiano di Venanzio Avi da Camerino, pro-
ca- p re ,. a mona stero, vende una terra lavorativa nelle pertinenze del
1494 L - ® or ^. 1 P er ^ fiorini - Arch. not. di Camerino Begistro 1490-
Rogito di Ser Francesco [di Girolamo?]
7 an -1 La V ita Pastorale del delegato apostolico, Gaetano de Lunel, il
Il U Ue 1672 > accertò , l’esistenza di 46 velate, o professe, e 13 converse,
est * a ° re ^ 0n ent rò nel monastero, ma di esso osservò: « Monasterium
bum ' ® amplum, sed non usquequaque capax tam cupiosi numeri monia-
••• m c l lua ex monasterio, seu domo, parum distante fratrum Apo-
616
PICENUM SEEAPHICUM
di S. Maria Nuova (1), perchè, stando alla supplica indiriz¬
zata dal Varano a Sisto IV, questa fu la denominazione man¬
tenuta dalla concessione pontificia.
VI.
Notizie e documenti relativi a Suor Battista e posteriori al suo
ingresso nel monastero di Camerino.
(1484-1512)
Sommario: Giulio Cesare Varano, all’avvicinarsi dell’esercito di papa Borgia,
manda a Fermo la figliola monaca — Era con lei suor Angela, figlia di
Alessandro Ottoni, signore di Matelica. — I priori di Fermo, timo¬
rosi del papa, fanno riparare le due suore in Atri. — Dopo la morte
di papa Alessandro VI suor Battista torna a Camerino. — Nel 1505,
insieme con suor Angela Ottoni, si reca a Fermo a introdurvi le
Clarisse. — E’ nominata in un testamento del 1506. — Il 3 febb.
1507, badessa del suo monastero, compone una lite. — Partecipa ad
altri atti del 1508 e 1510. — I funerali di Giovanna Malatesta-Va¬
rano — Alcuni atti testamentari di persone da lei beneficate atte¬
stano lo spirito di carità proprio dell’animo suo. — Ma ella attese
assai più alla vita contemplativa che all’attiva. — Il valore da la 1
attribuito alla Grazia.
Un intenso fervore mistico scaldò il cuore di suor Bat¬
tista negli anni che seguirono al suo ritorno in Camerino •
onde estasi, visioni, scrupoli e lotte interne che ella candida-
stolorum possunt videri moniales quadam finestra infirmariae moniahuffl;
iussit fratrum finestras murari ». Ordinò anche alcuni raddoppiamenti 1
grate. I frati degli Apostoli erano i Barnabiti, che nella seconda me ®
del Cinquecento, fondarono, nella contrada di Coldibove, una chiese
detta dal popolo degli Apostolelli. . .
(1) Camerino 31 ottobre 1491. « Actum in civitate Camerini et buig^
S. Venantii videlicet in ecclesia Sancte Marie monasterii S. Clare domi
Hieronima, filia Marinangeli Georgi Adcuramboni de Camerino et oo
trata Murrupti et nunc vocata Juliana monialis dicti monasterii ” i
consenso dell’abbadessa, suor Girolama da Urbino e di Bastiano ^
Venanzio Avi, sindaco del monastero, cede a suo padre ogni diritto s
l’eredità di sua madre Marianna. Archiv. not. di Camerino. Registro
1494 s. n. d. c.
PICENUM SEEAPHICUM
617
mente effuse e narrò nei suoi scritti e principalmente nei
Dolori mentali di Gesù (1488) nei Ricordi di Gesù (1483-1891)
e nella Vita spirituale (1491) indirizzata a frate Domenico da
Leonessa. Della sua vita esteriore e dei suoi rapporti col
mondo negli anni posteriori alla monacazione non ci restano
notizie. Forse, col declinare della gioventù, si avviavano a più
calme e composte meditazioni i suoi pensieri, quando su Ca¬
merino si scatenò la tempesta delle cupidigie nepotistiche di
Alessandro VI. La tenera previdenza del padre preservò suor
Battista dal pericolo e dal dolore d’assistere alla catastrofe della
oUa famiglia, poiché Giulio Cesare, non ignaro che le milizie
mandate da papa Alessandro e dal Valentino ad assediare la
città di Camerino si sarebbero impadronite del borgo, dove
«orge il monastero di S. Chiara, mandò la figliola a Fermo,
mentre faceva riparare a Venezia la moglie col figlio Gio¬
vanni Maria. Pure a Fermo Alessandro Ottoni, signore di
Matelica, inviò suor Angela, sua figlia, clarissa anche lei,
orse nel monastero di Camerino. Saggio provvedimento questo
e Vaiano, che impedi la cattura di Camilla la quale non sarebbe
mancata, sì perchè il papa desiderava avere nelle proprie mani
tutta quella famiglia, sì perchè nell’espugnazione del borgo
1 o. Venanzio si avverò lo sforzo maggiore degli assedianti
ra cui non pochi dovevano essersi segnalati per le geste
consuete ai soldati mercenari nei monasteri femminili di città
e terre espugnate (1).
j J-L Due dispacci dell’oratore veneto a Roma Antonio Giustinian
senz ^ e . ^ 6 ^ luglio 1502 attestano che le milizie borgiane non
f esf 7 tatlca conquistarono il borgo di S. Venanzio e che il papa mani-
va vivissima gioia della cattura dei Varano. Villari P. Dispacci di
*e8Ì<ri* M ^ W l aM ’ Firenze 1876, I, 62-63, 68-69. Un’altra testimonianza della
del -, a nel bor g° dai difensori di Camerino si ha in un atto
s entat e ItdO) dove una supplica dei PP. Domenicani di Camerino pre-
ac cant a i ? a L a P er ottenere la facoltà di vendere una casa diruta, posta
c ollan ° a r r ° conven .to> ba queste parole « eadem domo partim vetustate
s Urnnt a ’ re ic l ua vero incendio tempore bellorum ducis Valentini con-
Q- -p a . 0 t quasi solo equata ». Arch. not. di Camerino in rogiti di
ptono't J di Angel ° ad unuum, c. 54. Cred. 9. n.° di posiz. 138. A
tenim S1 'r C eda , v ^°^ enza 0 lussuria delle milizie mercenarie nei conventi
Val U ^ no / ? 0 fuor di lu °g° rammentare le gesta dei Francesi e del
si* 0 a Capila nel 1501 delle quali si larga eco risuona nelle fonti
618
PICENUM SERAPHICUM
Le due suore da Giulio Cesare e dall Ottoni mandate a
Fermo non furono accolte dai priori di quella città, paurosi
dell’ira di papa Alessandro, ma inviate alla duchessa d’Atri
che era Isabella Piccolomini-Todeschini, prima moglie di An¬
drea Matteo Acquaviva, duca d’Atri (1457-1529) (1). Questo
soggiorno di suor Battista Varano e di suor Angela Ottoni
in Atri, negli anni 1502-1503, può aver concorso a far note
le virtù delle due monache, sì che i priori di Fermo s indu¬
cessero a chiedere a papa Giulio II di consentire che esse
dimorassero per qualche tempo in quella città a fine di oi
dinarvi il nuovo monastero di Clarisse, che vi sorgeva ne
1505. Ad ottenere il breve pontificio del 28 gennaio di quel¬
l’anno, col quale il papa concede a suor Battista Varano e
a suor Angela Ottoni di recarsi a Fermo (2), doverono ado¬
perarsi anche le famiglie fermane imparentate cogli Ottoni,
cioè i Guerrieri, i Fogliani e i Vinci (3). Ma si può anc e
supporre che i priori di Fermo chiedessero l’opera delle c ue
suore, mossi dal desiderio di dissipare i probabili sospetti ei
(1) All’anno 1504 l’anonimo annalista di Fermo, che pare scri T esS ®
nel Seicento — di che è chiaro indizio la menzione del culto della x>ea
Battista — ma su autentiche fonti locali, scrive : « La duchessa d A
donna pietosa che raccolse le figlie e sorelle del duca di Camerino 6
gnore di Matelica che moniche vivono nelli ministeri fugite dalla
nella città nostra e dalla città mandate in Atri per non entrare m
col pontefice morto »;... «Nella fine dell’anno le due sorelle del lica ij a
Camerino che la città mandò in Atri e poi tornarono e stettero ne
città nel monistero di S. Chiara, una fu la B. Battista da Varano ani ^
per santità e miracoli come nella sua leggenda si legge ». Anna 1 2 3
Fermo in Cronache di Fermo, Firenze 1870 p. 240, 241. Litta, Farnig
celebri d'Italia. Voi. Vili. Acquaviva d’Atri, tav. IV.
Dove nel 1502 fosse Gerinda (suor Elisabetta), che nel 14o‘
vammo fra le Clarisse di Urbino, non sapremmo dire. E’ improbabile
fosse tornata Camerino, poiché i suoi fratelli cospiravano già eo
Giulio Cesare.
(2) Marini, op. cit. p. 203. -n a ta,
(3) Giuseppe Antonio Vogel fornì al Marmi, biografo della &
alcune notizie tratte dall’archivio notarile di Matelica e di Fermo in
alla parentela degli Ottoni con famiglie di Fermo. Marini. 2
Gli appunti del Vogel già da noi ricordati .— certo non au J°S r ?, ’ | ^
l’autore di essi non avrebbe scritto il proprio nome colla grafia W V ^
completano le notizie riferite dal Marini indicando i nomi e ^
sorelle di Ranuccio Ottoni (cognato di. suor Battista): Montanina ,
tata nei Fogliani e Selvaggia nei Vinci.
PICENUM SERAPHICUM
619
risentimenti di Giovanni Maria Varano e di Ranuccio Ottoni
signore di Matelica, verso la città che aveva favorito il Bor¬
gia e s’era ricusata di accogliere le donne delle loro famiglie.
Il breve di Giulio II permette che le ordinatrici del mo¬
nastero delle Clarisse di Fermo vi restino uno o due anni.
Quanto tempo durasse quella missione ci è ignoto. Il Marini,
pensando che Fabrizio Varano, vescovo di Camerino, avanti
di morire volesse rivedere la congiunta, crede che nel 1506
Battista fosse già tornata in patria. Ma il vescovo Fabrizio
morì non il 7 marzo 1506, come crede il Marini, ma nel
1508 (1), onde cade il motivo di quella supposizione. Tuttavia
è credibile che suor Battista non facesse in Fermo lunga di¬
mora. Certo, era a Camerino il 3 febbraio 1507, quando, ba¬
dessa del suo monastero, componeva una certa lite con un
tale di Acquacanina (circondario di Camerino), padre di una
figlia spirituale della Varano, di nome Diana la quale andava
sposa a un Vincenzo Catenacci di Camerino (2).
Un legato testamentario del 29 agosto 1506 nomina pure
suor Battista (3). Ma da esso non si può inferire che ella
(1) Lili, II, 273-274.
(2) Il 3 febbraio 1507 « actum in prima audientia ubi est rota et
finestra ferrata et porta terranea perforata in qua datur audientia loquendi
®cc. » nel monastero di S. Chiara, alla presenza del nobil uomo ed esimio
dottore di leggi e uditore di Giovanni Maria Varano, signore di Came-
r mo, Ippolito da Fiastra (il noto giureconsulto Ippolito Fidi) e di altri
testimoni, vertendo lite tra Anso vino d’Antonio da Acquacanina, il detto
Antonio, padre del detto Ansovino in nome proprio e in nome anche
della signora Diana, figlia dello stesso Ansovino e la magnifica suora
•Battista, monaca veneranda e al presente degnissima abbadessa del sacro
Monastero di S. Chiara, quale donataria dei beni di detta Diana, da una
parte, e Bartolomeo Salvi d’Acquacanina dall’altra, agente per le ragioni
gli spettano sui beni e sull’eredità della fu signora Lucia, moglie
0 1 detto Antonio, le due parti convengono in questo accordo : che, cioè
abbadessa, in nome del monastero, rinunzia alle case d’Acquacanina
* ln vocabulo Capucolle » e versa 25 ducati a Bartolomeo il quale alla
volta rinunzia a tutto il resto dell’eredità appartenente a Diana. Il
, 0 (?) febbraio l’abbadessa Battista « ut cessionaria et donataria rerum
°&orum et hereditatis Diane ecc. dedit in sponsam et remisit Vincentio
storni Catenatii de Camerino et burgo S. Venantii in eius veram et
e gitimam uxorem supradictam dominam Dianam filiam spiritualem ipsius
ornine sore Baptiste ». La dote è formata da alcuni beni stabili di cui
e gue la serie. Arch. not. di Camerino, Rogiti di Bartolomeo d’Antonio.
(3) Un « nobilis vir Johannes Venantii Antonii de ci vitate Camerini
620
PICENUM SERAPHICUM
fosse allora in Camerino. Nel 1508 non era più badessa che
un atto del 18 gennaio, col quale ella dona alcuni animali a
et burgo S. Venantii » persona ricca e di cospicuo lignaggio, nel suo
testamento del 29 agosto 1506 dispone « Itera reliquit magnifico domine
Humilie [sic, Emilia Varano - Ottoni] et reverende m Christo matri so
Baptiste moniali monasterii Sancte Clare, sororibns carnalibus ex a ere
matrisipsius testatoris, solidos quinque denariorum prò qualibet ipsarum».
Arcb. not. di Camerino, testamenti di Ser Bartolomeo d Antonio n. m
posiz. 151 c. 62. Questo Venanzio, fratello uterino di Suor Battista, era
della famiglia Maligni a cui appartenne Vincenzo pento, secondo i
Lili, nella restaurazione varanesca del 1443, perche stato tra ì caldi lau
dell’insurrezione dei Camerinesi contro ì loro signori nell ottobre dei 1 •
Lili Historia di Camerino , II, 197-198. Il citato protocollo di ser Bar¬
tolomeo di Antonio a c. 52 ha il testamento, m data 5 ottobre 1W ,
della « nobilis domina Cichina filia ohm magistn Jacobi et uxor v
nanti Antonii de Malignis de civitate Camerini et burgo S. Venantii.
Un legato è per le figlie nate da Giulio Cesare Varano: « Item r q
iure legati magnifìce domine Humilie uxori magnifici domini Banutu oe
Matelica et reverende in Christo matn sore Baptiste commoranti m
nasterio Sante Clare de dicto burgo filiabus ipsius testatncis no
decem monete prò qualibet ipsarum etc. » Un altro legato appar
alla sola suor Battista : « It. reliquit sore Baptiste sue film unam ^
duabus soccitis quas ipsa testatnx habet de ammalibus pecudin
caprinis quarum unam retine! Ioannes Ansovmi de Torrone et .altera
retinet Baptista Dominici Gentilis de Letegns ad electam ìpsiu
Baptiste quam voluerit de dictis duabus soccitis ». U , n . a1 *™ S c „i
nobile camerinese imparentata coi Varano fu quella dei Pu ° ^ c0
entrò Selvaggia, figlia naturale di Rodolfo III andata sposa a F ^
di Grazia « Putii ». Vedi la quietanza della dote di Selvaggia d
fiorini (14 genn. 1402) a c. 353 del codice Varanesco dell arch vio
stato di Parma. Ivi si hanno anche le quietanze della dote di due
figlie naturali di Rodolfo III, Giovanna e Cassandra Della famiglia K
e figlio di Filippo, fu quel medico Battista che informava suor Baji &
delle parole e degli atti di Pietro da Mogliano malato nel oouvent.^
S. Pietro di Muralto ed edificante le anime colla sua' 8 ® re “ t , !; or rii
dinanzi alla morte. Opere spirituali, 82. Il 5 luglio 149°, cioè ^ ^
prima della morte del B. Pietro, i canonici della cattedrale di Game
con a cano l’arcidiacono Rodolfo di Diofebo Varano, cons ^
vescovo Fabrizio e due commissari pontifica, vendono « magistro ap ^
Philippi Putii artium doctori et medicine » un pezzo di terr p
« in sindicatu Placusiani et in vocabulo Seiole sive vallis Nuciti V
il prezzo di 7 fiorini. Arch. not. di Cam. 0 Rog. di G. Battista di Ang ^
a 1490 c 141. T E’ dubbio se quel Battista, a cui si ri
Varano nella Lettera a un devoto in tribolazione {Opere
e che era certamente persona colta, si possa identificare co
Pucci.
PICENUM SEBAPHICTJM
621
un Piero Bartoloni, la chiama semplicemente « sora Baptista
de Varano monialis in monasterio 8. Clare » (1).
(Continua) B. Feliciangeli
(1) « Magnifica soror Baptista de Varano monialis in dicto mona¬
sterio prò multis benemeritis et servitiis sibi factis per infrascriptum
Petrum et eius filias » dona a Pietro Bartoloni « olim de villa Lete-
giarum et nunc civi camerinensi et in dicto burgo S. Venantii habitanti
quinque ammalia caprina ipsius sore Baptiste ad presens existentia ad
eius instantiam apud Joannem Antonium de villa Dinazani (S. Gregorio
sull’altura tra il villaggio del Torrone e il convento dei Cappuccini) et
unam porchettam existentem apud unum de Gallia ( Gàgliole ). Rogiti di
Bartolomeo di Antonio a. 1508. c. 107. Camerino 18 gennaio 1508.
' ili! UMILE. DLL F. Ili LIMI!
CUSTODIA DI CAMERINO
Questa Custodia è detta e denominata tale dall’antichissima
6ittà di Camerino. (2) Dissi antichissima perciocché oltre
quello che del conditor di lei si legge nelli statuti di essa
'-uttà, stampati in Camerino l’anno 1563. oltre quello dico, che
dei
(1) Continuazione : vedi fase. n. 3, pag. 381-390.
(2) E’ la seconda Custodia francescana delle Marche. L’enumerazione
• A Aventi, eccettuato quello di Montecosaro, acquistato nel 1580, è
en tica a quella del Pisano :
p. Divalli. 1. Camerino ; — S. Severino: — 3. Monte Santo (Potenza
picena') ; 4. Civita Nova ; — 5. Macerata ; — 6. Monte Cupone ; — 7. La
d^r ^ on ^ e Ba Trave, presso Camerino ; — 8. Serra Petronì : — 9. Morro
J Valle) — 10. Pioraco ; — 11. Monte Meloni (Pollenza); — 12. Tolen-
Uo > 13. Monte Cosaro.
c Pisano. Custodia Camerini habet: 1. locum de Camerino; — 2. lo-
Sc^ ^ 6 •^°l en ^ n ° i -- B. locum de Sancto Severino ; — 4. locum de Monte
c u UCÌ( iI — locum Civitatis Novae ; — 6. locum de Macerata ; — 7. lo-
Ser ^ on ^ s Luponis ; — 8. locum de Trabe Bonantis ; — 9. locum de
Pl\ U (® err upetrona) ; — 10. locum de Murro (Morrovalle); —• 11. locum
o>ati (PioracoJ; — 12. locum Milionis (Pollenza). Cfr. Analecta Franci-
t. IV, pagg. 512-13. (N. d. JR.)
622
PICENUM SERAPHICUM
ne scrissero Strabone, Livio, Tolomeo, Plinio, Salustio, Ce¬
sare, Catone, Valerio, Massimo, il Baroso Caldeo, il Biondo,
P. Leandro, Francesco Panfilo (1) ed altri, ciò mostrano le
antichissime iscrizioni, che in essa città si ritrovano, delle
quali una è questa.
C. TIBVLLA 0. SEMPRONII F. MANIL. NEP. INFERNO PLV-
TONI TRIOORPORI YXORI CHARISS. PROSERPINAE, TRICIPITI
QVE CERBERO MYNYS MECYM FERENS DAMNATAM DEDO
ANIMAM VIVAM HOC ME CONDO MONVMENTO NE OBRVTIS
DOMVS LAPSY FILIIS SEX QYOS P. SCIPIO PATRIIS CAMER
TIBVS A SALO ET LYBIA INCOLVMES RESTITVERAT IN DE¬
SOLATA ORBITATE SYPERSIM MISERA. YIX ANN. L. MENS.
I. DIES VI. HORAM SCIT NEMO. QVIETEM POSTERI NE INVI-
DEANT QVI SECVS MA NFS SENTIENT IRATOS. IN FRON. P. XX.
IN AGR. PED. XXXIX.
IMPERAT. CAESARI L. SEPTIMIO SEVERO PIO PERTINACI
AVG. A PARTO ADIABEN. PARTH. MAX. BRIT. MAX. TRIB. POT.
XVIli. IMP. XII. COS, III. P. P COELESTI EIVS INDVIGELTIA
IN AETERNAM SECVRITATEM ATQ. GLORIAM IVRE AEQVO
FOEDERIS S. CONFIRMATO CAMERTES.
Tito Livio scrive, che in questa Città di Camerino &
con molta cortesia ricevuto il fratello di Fabio Massimo, che
andava per informarsi dei moti dei Toscani. Fu questa Citta
molt’anni sotto il governo dei Signori Varani dell’origine dei
quali vedasi Francesco Sansovino (2), Carlo Sigonio (3), GfiO;
Simonetta (4), descrivono i vari successi di questa città quah
si potranno anco vedere nella vita e gesta del Cardina
Egidio Albernozzi Legato d’Italia, e in particolare al 2 li ;
Come il Ducato di Camerino sia venuto alla Chiesa, legga 51
Alfonso Ulloa nella vita di Carlo V (5) e Gio. Battista
Adriani
Fiorirono d’ogni tempo in questa Città uomini e nelle
armi e nelle lettere eccellentissimi. Oltre quello che scrive
Francesco Panfilo -(7) e Matteo Villani (8) Vedasi Alessan ie
(1) Piceno , lib. III. — (2) Origine delle case illustri d’Italia ; t. I- ^
(3) Storia del regno d’Italia; lib. I. e VII. — (4) Istorie ; lib. Ili, e VII- ^
(5) Lib. I. — (6) Lib. II. fol. 58 e ss. — (7) Piceno, Lib. Ili, fol.
(8) Lib. IY, c. 57.
PICENUM SERAPHICUM
623
degli Alessandri (1) ove dice queste parole: « Marius quoque
« legem tulit, ut nisi ex decreta populi nemini in regione
« esse liceret. Mox Sylle exemplo mille homines Carnertes
« propter navatam insigniter operam in bello civitate do-
« navit. » Gio. Battista Adriani (2) commera un Capitano
Mariano da Camerino.
Narrano le Costituzioni Agostiniane stampate in Roma
l’anno 1551 come 1256 fiorì un M. Angelo da Camerino Teo¬
logo celebratissimo dell’Ordine Eremitano, e l’anno 1454 del-
listesso Ordine vi fu il P. Fra Simone da Camerino celebre
ledicatore. Coll’aiuto di questo fu fatta la pace fra i Signori
veneziani ed il Duca di Milano come anco afferma Gio. Si¬
netta (3) e come altri vogliono fu inventore della Congre¬
gazione di S. Maria di Monte Ottone cinque miglia presso
Padova l’anno 1460.
Nella Cronica de Aposcolico Sacrario (4) si fa men¬
zione di un fra Giacomo Camerte in questa forma di parole.
< Magister seu Lector Fr. lacobus Camers, non mediocriter
doctus tempore Bonifacii Vili, ut in Chronicis Ordinis Fra-
« trum Eremitarum S. Patris Augustini legitur, Apostolici
k acr oni praefecturam suscepit. Is enim in Romana Curia,
<< n* ^°® e P bus Pamphilus Episcopus Signinus in Chronicis ait,
* ^ r dinis nostri Procurato! - , Post Augustini Novelli ab eadisces-
* J** Bomanorum Pontificum Penitentiarius et Sacrarii Pon-
fificii Praefectus eaque praefectura sub, Bonifacio Vili.,
* e n e dicto XI., Clemente V. et Ioanne XXII. functus est:
* ® un poco più sotto dice : eodem saeculo floruit S. Nico¬
li aus Tolentinas, qui anno Dni 1294 ex hac vita decessit
| tturaculis clarus. Horum contemporaneus fuit Magister Fr.
t , n S e lus Camers Theologus illustris, cuius opera in Bibliot-
x ecis S. Marci Mediolani, et S. Spiritus Florentiae asser-
* vantar.
Hn ^} Ve con esso n °i ^ P- Maestro Angiolo da Came-
? Agostiniano Sacrista di N. Signore Clemente Vili. An-
J, 0 Riccobono (5) fa menzione d’un Silvio Fusco il
Uon" 6 ^ ^ esse I j0 £d ca nello studio di Padova. Ornano
poco questa lor Patria il Signor Democrito ed il Signor
lib. yl£ e A - dier - lib- IV > c- 10. — (2) Lib. XXII, fol. 901. - (3) Istorie,
iv, c. 6. — (4) Fol. 62. — (5) De Gymn. Patav.
624
PICENUM SEBAPHICUM
Pirro Ercolani Iureconsulti molto celebri nella- Corte Gene¬
rale della Marca, e fuori. ...
Nominatissima è la Città di Camerino per la moltitudine
de’ Prelati, avvengachè oltre il presente Cardinale Monsignoi
Mariano Pierbenedetti, visse di questa città rill mo , e R”° Car-
din. Luca de Gentilibus Vescovo Lamentino. Questo da Urbano
VI come vuole Onofrio Panvinio in Epit. Pontif. Rom. tu
creato Cardinale sotto il titolo di S. Sisto, ed afferma ristesse
anno 1388 esser morto in Camerino (1) e seppolto nella Catte-
drale, dove si legge questa iscrizione .
HIC IACET INSIG-NIS LYCAS RVTILANTE GALERO
IAM CELEBRIS IVRIS DOCTOR QVAM CYLTOR ET OMNIS
AL UwVW-x™ pypmpt.VM VTRTYTIS REGVLA MORUM
Vivono altri Prelati minori, come il R mo di Nocera fra¬
tello del R mo Card. Mariano Pierbenedetti, e Monsig. di Lucerà
largo benefattore della nostra Chiesa di Camerino, ed altri.
Le Chiese sono molto riguardevoli, nella Cattedrale ve
il Tabernacolo del SS. Sacramento tutto a vite di bronzo con
alcune lastre d’qrgento ; vi sono molti depositi tutti belli, ma
in specie quello del Vescovo Delfino fattogli dal Signoi
minio suo fratello con questo Epitaffio :
D. 0. M.
GENTILI DELFINO PATRITIO ROMANO YTRIVSQYE
SIGNATVRAE REFERENDARIO, EPISCOPO CAMERTINO,
PICENI PROLEGATO, QVI DVM IN SACEIS CYRANDIS,
ET ADMINISTRANDA PROVINCIA CVM LAVDE
LABORARET INYIDA MORTE EXTINCTYS EST
ANNO AETATIS XLII SALVTIS M. D. L.
irT.AMTNTVS DELFINVS FRATRI BENEMEREN11
Vi sono anco questi versi:
Nullum tempus mors habet
Decrepiti cunctantur,
Festinant iuvenes
Nemo non moritur.
(1) Luca Rodolfucci de Gentilibus, eletto vescovo di Nocera d
Pagani da Urbano Y il 21 luglio 1363, fu consacrato il 24 dicembre
medesimo anno nella chiesa francescana di Ancona: da Orbano v
creato Cardinale il 18 settembre 1378: mori a Camerino il e 378-
1389. Cfr. P. Eubel, Hierarchia Gatti. Med. Aevi, ed. cit., p
(N. d. R.)
PICENUM SEBAPHICUM
625
Un altro alla Cappella dove sta ora il SS. Sacramento
a mano dritta
OCTAVIANO ARCHIMBALDO PATRITIO MEDIOLATXT
PROTONOTARIO APOSTOLICO CONTRADICTAPVm'
avbitori, vtrivsqve signawrae referendario
DVCATVS ET VMBRIAE YICELEGATO
SEVERITATEM SINGYLARI COMITATE
CONDITAM OMNIBUS CHARO QYI VIXIT AN XXXVI
IOANNES ET ANTONELLVS FRATRI AMATISSIMO^
VIRO OPTIMO, ET LONGIORI VITA DIGNO
POS VERE ANNO M. D. LXIII
In questa Chiesa riposa il Corpo di S. Ansovino Vescovo
i fu cui festa si celebra affi 13 di Marzo. Vi è
ppt- i 16Sa dl S ‘ Venan ^°> la ff uale tuttavia si rende più adorna
LLd f+ U ° Va e J 1C T fabnca fattavi fiali-IH" 10 Cardinale Pier-
e S e + f Vend ° da ì fondamenti eretta la Cappella Maggiore
e sotto fattavi una Chiesa sotterranea tutta a volta con co¬
iti un t5 int ° 1 rn0 ’ °, ve ® stat0 trasportato il Corpo di S. Venanzo,
ij un sepolcro elevato di molto valore. Ha donato per questo
ha W f d ar ^ ento > e paramenti ricchi di tutti i colori,
anJ i constffuendoli oneste provisioni, ed
dnco un Custode per la Chiesa di sotto.
fa m NeUa glo !’. iosa , vita di q ues to Santo Martire Venanzo si
loro enzion e dl molti altri santi, che qua riposano i corpi
quali siTll! 8 ' irTr^T 6 Compagni Mari, la festa dei
festa è nllf vu E m XI . Maggio : di S - Porfirio Mari., la sua
già affi S - Vittorino , di cui si festeg¬
gio II 1 dl GlUgn 1 °^ r)el 1 1 1 e lodi di S. Venanzo vedali
vino ’ n ne SCnve 11 Cavallier Macario Muzio da Carne-
cui tiffiT > SU 5 ° P0 ? m VerSÌ : quest0 fece ancora un opera il
aerisi i ?'■ % re ^ a P° eseos ratUme. e con verso eroico de¬
sse il trionfo di Cristo ascendente al Cielo.
lette voli 6SSe n e *£• a Ca “ erino Città de ’ monti è bella, e di¬
lazzi ivr n !? a ,Piazza alla quale fanno ornamento i due Pa-
br 0nzn d g ^- ÙC ! dd J eSG0 7r° 6 Governa tore, v’è una statua di
0 dedicata a Sisto V con questo Epitaffio.
n., « IXT0 V PONT. MAXIMO
CAMERTES VNDE MATERNAM ORIGINEM
DYXIT IVRE OPTIMO POSVERVNT
PONTIFICATVS SVI ANNO PRIMO
MDLXXXVII
KK0 !» 1915 - Fascicolo V.
40
626
PICENUM SEBAPHICUM
In queste parti come anco nella Provincia della Marca
viverà sempre la memoria di Monsignor Aragoma poiché que¬
sto Prelato essendo Governator di Camerino fu il primo che
entrò in sì santo pensiero di accomodare le strade, far ponti,
tirar acque a nuovi fonti per commodità de’ viandanti, le qua 1
opre eccelse comprese un gentilissimo spirito m questi seguenti
versi recitati alla presenza dell’Ill"" ed Eco™ Sig. Duca di
Sora nel passeggio che fece per Camerino, che per esser belli
ho voluto trasportare in questo luogo.
Nella nivosa schiena d’Appennino
Ove al governo l’Aragonia siede
Posta questa Città di Camerino
Con puro affetto e con sincera fede
A voi che per altissimo destino
Non sdegnaste fra noi ponere il piede,
Alma reai, magnanimo Signore
Riverente s’inchina a farvi onore.
E poiché dal bel porto di Trajano
Venisti e dal sen d’Adria in questi monti,
Mira, te priega, ogni sentier già piano
Vostra mercè con nuovi e alteri ponti,
Onde l’auriga o sia Tosco o Romano
Passar vi può tra ombrosi e freschi fonti,
Che l’ampie strade irrigan d’ogni intorno
Porgendo a noi stupor, a prischi scorno.
Fui a vedere il Palazzo Ducale e particolarmente fu
condotto alla Salla maggiore ove erano dipinte 1 ettl gie
Duchi, e mi fu mostrato uno in particolare che aveva av
più di 50, o, 60 figlioli, il che mi fece ricordare quello
narra Lud. Guicciardini (1) scrive che Margherita mogli
Virboslao partorì in un parto 26 figlioh vivi. Ma ne die
maggiore ed è questa : una Contessa d’Olanda nominata pai
mente Margharita partorì in un parto 864 figlioli. t0
In questa Città ebbe la Religione un pruno Conven
sotto titolo di S. Francesco, (2) nella cui Chiesa
corpi Santi, come del B. Angiolo da Camerino , (3) del B. «
(1) Descrizione dei paesi Bassi , fol. 277. (2) Cfr. (t0Nza.ua.,
Clt '’ (2) S Questo Beato il P. Arturo da Monasterio Lo dice da s P ol ®j tr i
cfr. Martyrolog. Frane., ed. cit., pag. 48, 2 febbraio : il Civalli ed
PICENUM SEBAPHICUM
627
Da Parma, (1) che fu Generale dell’Ordine, e morì l’anno 1289
alli 10 di Marzo, e del B. F. Pietro da Mogliano. (2) Questo fu
dato in ricompensa ai PP. Osservanti, che ne lasciarono un
altro ove ora è fabricata la fortezza al tempo di Alessandro
vi nel 1501. Credo che alla Religione fosse data ricompensa
in altri stabili : Questo Convento ch'ora possediano fu fabri-
cato delle elemosine d’un certo F. Grisaldo.
Fiorì dei nostri Padri in questa casa il P. M. Giovanni
Pino [ 8) da Camerino, uomo dottissimo, come oltre li scritti la¬
sciati alla posterità fanno fede l’istorie. Vedasi il Gonzaga
nella Cronica de Orig. Francis. Pelig. p. 1. f. 84. F. Leandro
degli Alberti favellando degli uomini illustri di questa Città
oda particolarmente questo Padre, avendolo conosciuto in
Vienna, ove fu Lettor publico Tanno 1517, e conclude, che
lede gran nome alla sua patria. Fece acquisto, e donò alla
Religione una copiosa, ed abbondante libreria, e per le sue
virtù Tanno 1532, fu fatto Provinciale della Marca. Visse pa¬
rimenti di questa casa F. Giacomo Turrite da Camerino mae-
s io principale de’ lavori mosaici, che per ordine di Papa
fer • dlC0n0 . damerino. Pietro Rodolfo da Tossignano nulla af-
n G P? a f a P atria 6 1® gesta del Beato: « B. Angelus congnomento
addito, cuius gesta non inverno-, jacet Camerini : » lib. I pag 786
' Ur P. Wadd. ed. 2., t. IX, pag. 182-XIV. (N. d. R )
27n ili ? 7BLI0GRAFIA : Chronica XXIV Generalium, ed. cit., pagg.
1?R too ?o«~ 646 ' 697 : ~' Cronaca de Fr. Salimbene, ed. cit., voli, pagg.
128-129.182-172-175-177-178-180-182-183-184-186-189 ; voi. Il, pag lf 9
cdlnTni ata }°9 us Sanctor - Fratr - Min., ed. cit., p. 18 : — Chronica fr. Ni-
275 fSf&T’ ® d ' cii > P a SS- 69-73-74-96-105 : - Pisano, ed. cit. pag.
2 ^ 4107*1 Ì^T• Eccleston, t. I, dell ’Analecta Francisc., pagg: 244-245-
« q 12 ^ 1 ' 269 ' 234 : —; Fr - Mariano da Firenze : Compend. Chronic., in
Wàrf W ' l ranc ’ HtBt. » an. 2, pag. 310: — Gonzaga, op. cit., pag. 65: —
81 l'Arf 2 -’ 1 m ’ 171 - IV ; 2084 ; 210-IV ; 322-111 f t. IV, 2-II : t. V.
1W V 5’ 76 ' IV: IX ’ 193 -XXXìI : t. XV, 321-X : - Martyrolog.
a”’™' C1 V P- !24, 19 marzo : — P. Filippo Camerini : Vita del
° Giovanni da Parma, Ravenna 1730, tip. A. Laudi.
Fra.n tj I OLIO GRAFIA : Mariano da Firenze : Comp. Cliron in « Ardi.
_____ c - Just., » an. IV, pag. 329 : —■ Tossignano, op. cit., 1. I, p. 1268:
t vn? za « a > °P- cit -> P arte n > P- 206 — Wadd., 2 . d., t. v. p. 224-XLVIII:
tvrflv P- 5 ' VI11 ; . p - 776-111 : XV > P- 321 ' x ! P- 406-XXVI : - Mar¬
ii 3204 nC ’’ ed- Clt '’ P ' 626-327,25 luglio : — Sbaraglia, op. cit., p. 600,
ÌVìtI 3 ) BIBLIOGRAFIA : Tossignano, op. cit., lib. Ili, p. 3226 : —
ADD -, ed. 2., t. IX, p. 182-XIV: - Sbaraglia, op. cit., p. 454, n. 2377.
628
PICENO! SEBAPHICUM
Niccola IY. furono fatti nella Cappella maggiore ai S. Gio.
Laterano. (1) Ciò che avvenne in questa cappella intorno alla
figura di S. Antonio, detto di Padoa, al tempo di Bonifacio
Vili si potrà vedere nel 4 libro delle Croniche di S. Fran¬
cesco composte da F. Marco da Lisbona c. XXL Ebbe final¬
mente un P. F. Pietro Camerte , che fu Lettore, ed Inquisitole
nella Città di Ancona. (2) Quà fu celebrato un Capitolo Provin¬
ciale nel 1555, essendo Provinciale M. Gio. Pico della Serra
Petroni, e l’anno 1571 vi fu fatto un Capitolo Generale nel
quale fu confermato Generale dell’Ordine il sopiaddet o ic
essendo Provinciale della Marca il P. Tusignano, ora Vescovo
mentissimo di Sinigaglia. . .
La nos.ra Chiesa di S. Angiolo e stata dei Monaci, come
mostra una lapida trovata affanni andati nella muragli» e a
OliincQ ori p nnfìstfl, :
ANNO DOMINI MCOXLI TEMPORE DOMINI
ANGELI ABBATIS SAXIYIYI, ET DOMINI
TEBALDI PRIORIS
E questa Chiesa semplicemente ricevè la Religione ; u
Convento poi è stato fabricato delle elemosine de’ Frati, e
de’ beni della Religione come chiaramente si vede nei Ma-
gistrali del Convento l’anno 1534, e 1535, 1546, 154^.
S. Severino
Questa Città è posta a piedi de’ Monti Apennini, qua®
nel principio della Marca, situata una parte nel monte ®
il Castello, l’altra nel piano chiamato il Borgo : ed è stai
(1) Di questo Fr. Giacomo Camerte, cui il Civalli aggiunge il *
stintivo Turrite, è assai difficile fare un largo studio critico m una je ^
plice nota bibliografica e vedere se sia proprio il famoso ^
S. Giovanni in Laterano. Per il momento lasciamo al Civalli tutta
responsabilità della sua affermazione, riservandoci • di parlarne m seg
e di proposito sul nostro Picenum. b N ' . '' r he
(2) Non deve essere confuso con l’antico Pietro da Camerin
visse nel secolo XIII ed è nominato nella Cronaca di Giordano da Ui y
in quella Anonima dei Minori in Germania ed in quella dei ^
Generali. '
picenum: seraphicum
629
edificata dalle reliquie di Settempeda, città antichissima così
detta de sette colli, quali con il suo circuito, ed ambito cir¬
condava : Quidam a septem fratribus , qui illam aedificasse
dicuntur appellatam ajunt. Questa fu da’ Goti sotto il Re
Totila saccheggiata, e sino dai fondamenti rovinata. Di Lei,
come veder si può, fa menzione Strabone (1), Tolomeo (2),
Plinio (3), l’autor che tratta de Coloniis et municipiis Roma-
norum : Abino Leto (4), il Volterrano (5), Leandro ed altri.
L’antichità di Settempeda si prova da molte cose, ed in
particolare da diverse memorie in pietra che vi sono : una è
questa che si legge in aede Plebejae Mariae sculta in una
base, nella quale vi è scolpito Ercole che tiene l’Aquila.
MAGNO PRINCIPI
FLAYIO VALERIO COSTANTIO NOBILISSIMO CAES
D. N. M. E.
PUB.
TI qual Flavio Valerio Figliolo di Eutropio e Padre del
gran Costantino regnò gli anni del Signore 300.
Un’altro
IMP. CAESARI
L. DOMITIO AVRELIANO. PIO. F. AYG.
PRINC. IVYENT.
ORD. SEPT. PYB. D. B.
Un’altro
C. NVMITORIO CALLISTRATO HOMINI OPTIMO
DOCTISSIMOQVE ET VIRO RARISSIMO
Un’altro
IN
P.
Un’altra nella strada, che va a Recanati
C. PETELLIVS M. F. RYF. T. FLAVIVS SAL. F.
C. F. C.
-y Tr (1) Lib. V ed Vili. — ( 2 ) Sesta Tavola d’Europa. — (3) Lib. 3° c.
All. - ( 4 ) G e0 g ra fi a d’Italia. — (5) Lib. 19, f. 224.
FR.
XIV
630
PICENUM SERAPHICUM
Questi altri alla casa di Cacciaiupi :
D. M.
L. DIDIVS
L. LIB. EVDEMVS
YIYOS SIBI
POSYIT
D. M.
L. METINO
EYTHICO BLAN
NIA YRSILLA
CONIVGI B. M.
L. BRVTTI
0. L. PHILOX
ENI IN AG®.
P. XIIX IN FR.
XVI.
Di questa Città di Settempeda fu Vescovo S. Severino
come copiosamente si narra nella sua istoria, e dal nome de
Santo è nominata finalmente la presente città di S. Severino
nobilitata di questo grado da Sisto V. il quale alli 26 di No¬
vembre 1586. elesse per primo Vescovo Monsignor Orazio
Marziario da Vicenza Prelato di molte lettere, e adoperato
in molti governi ed offizj dalla Santa Sede, e pietosissimo
verso i poveri. .
In questa Città fiorirono sempre uomini illustri e nelle
armi, e nelle lettere ; Ciò. Simonetta nel terzo lib. delle Ist.
al C. X. commemora un Francuccio da S. Severino condot¬
tiero molto eccellente. Francesco Panfilo Poeta Sanseverinate
fa menzione di molti altri (1) che io tralascio per bre¬
vità. In lettere fiorì Gio. Battista della nobil famiglia
de’ Caccialupi jure consulto celebratissimo ; lesse nei primi
studi d’Italia ; fu avvocato Concistoriale in Roma, scrisse
molt’opere delle quali alcune sono in luce, una contra Lusores,
un’altra de modo studendi in utroque qure ; fu carissimo a
Francesco Piccolomini Cardinale che fu poi sommo Pontefice
Pio II. ; di lui finalmente, e dell’opere sue scrive copiosa¬
mente Piergianello Bevilacqua Lopunese (2) Antonio Ricco
(1) Picene, lib. 2. — (2) Yol. XI ms.
PICENUM SERAPHICUM
631
bono (1) annovera tra Lettori di Padova Gio. Battista Aloisio
Sanseverinate, che lesse la morale nel 1537.
Diede anco molto nome a questa Città Mariano Eustacchio
Medico eccellentissimo: scrisse de Dentibus, de mota Capitis, de
ossibus etc. Lasciò un Ferrante suo figlio non solo erede delle
facoltà ma anco delle virtù. Questo lesse nello studio di Ma¬
cerata ed anche in Roma. Scrisse : de vitae hamanae a facili¬
tate medica prorogatione : morì in Roma ed è sepolto in
SS. Apostoli. Fu in Filosofia parimente molto celebre Leonardo
Franco , il quale morì in Roma ed è sepolto a S. Onofrio in
Janicolo, dove si legge questo Epitaffio.
LEONARDO FRANCO
PHILOSOPHO AC MEDICO ILLYSTRI ET POETAE
SVAVISSIMO, MORYM ELEGANTIA INSIGNI
HIERON. FRANOYS EQ. ORDIN. FRATRI.
DILECTISSIMO POS.
Taccio in legge il Bruno , e Grassi , e di poesia il Laz-
zarello, poiché l’opre in luce di questi mostrano il lor valore.
Ha avuti per il passato uomini nella Chiesa onorati, Ab¬
bati e Vescovi, come fu Monsig. Boccaurato Vescovo di Accia
e Datario di N. S., Monsig. Angiolo Massarello Vescovo Te-
lesino, Secretano del Concilio di Trento. Onufrio Panvinio (2)
chiama Angelo Massarello Secretano del Papa, e gli rende
molte grazie, come quello che li diede gran luce nello scri¬
vere le vite di molti Pontefici (3). Vive oggi con esso noi
Monsig. Gregorio detti Servami Vescovo.
A questi tempi onora non poco questa sua patria il
^ Gio. Severani Prete dell’Oratorio della Chiesa nuova di
Moina, il quale ha fatto molte opere; l’ultima che ho veduta,
e stata la fatica fatta nell’opera intitolata Roma sotterranea
del Bosio. Ha fatte altre opere, come — Pretiosae mortes ju-
s torum = Memorie sacre delle sette Chiese di Roma = Vita
della pia serva di Dio Suor Francesca dal Serrone etc.
Quà vi sono Chiese molto degne: la Cattedrale è ornata
m molte Cappelle con quadri di bella mano, con buon numero
ài Sig. Canonici, Arcidiacono, ed Arciprete. L’Arcidiaconato
(1) Gymn. Patav. — (2) Lib. dei Pontef. Rom. — (3) Vedasi il f. 184
a vanti cominci a trattare di Clemente Y.
682
PICENUM SERAPHICUM
che ora possiede il Sig. Caccialupo, Gentil uomo di molta cor¬
tesia, è di rendita di 400 scudi ; v’è nuovamente istituita una
prebenda Teologale, che gode presentemente il Sig. Muzio
Achillei dotato di molte virtù morali ed intellettuali ; In que¬
sta Chiesa sotto l’Aitar maggior riposa il corpo di S. Seve¬
rino trovato l’anno 1576. li 15. Maggio fabricandosi la Chiesa;
del cui Santo si conserva la testa incassata in Argento con il
busto parimente d’argento, bella cosa a vedere, vi sono altre
Reliquie di molta venerazione, che si mostrano la festa di
S. Severino.
Y’è la Chiesa di S. Lorenzo Parrocchia ed Abbazia di
Mons. Ceuli Chierico di Camera, luogo già dei Monaci di
S. Benedetto. Quà è il corpo di S. Filumena ritrovato l’anno
1526. mentre si fabricava l’altar maggiore con molte prero¬
gative di Santità, e con il testimonio d’una fede in carta pe¬
cora scritta di mano di S. Severino, che oggidì si vede con
queste parole = Corpus Sanctae Philumenae ex nobili prosa¬
pia Clavellorum Septempedanae, tempore Gothorum translatum
in Ecclesia S. Laurentii post altare maius = Con la sottoscri¬
zione di S. Severino = Severinus Episcopus manu propria
scripsit.
Qui sono in arca di pietra i corpi de’ Santi Ippolito e
Giustino Martiri, ed altre reliquie in due Tabernacoli. Il pre¬
sente Abbate ha bonificato, e tuttavia bonifica questo luogo
con fabriche sontuosissime, ed ha la benevolenza universal¬
mente di tutti. Fu già quest’abbazia in potere dellTll mo Card.
Ascanio Parigiani, la cui Cortesia, è di tutta la Città insieme
fu cantata da Filippo Bellucci essendo quà stato regalato no¬
bilmente il Card, suo Signore onde così disse :
Proxima Septipedae magnis extrocta ruinis
Sacra Severino Tellus, Faecundaque gleba
Ubere, picenis colitur ditissima campis
Alma ceres, Bacchusque pater, pinquisque Minerva
Et cytherea parens sedem hic posnere benignam,
Perpetuamque domimi gratas advenimus oras,
Et popnli plausu, placidae successimus urbi.
Illic dona sui domini, parisanus opima
Martyris Ascanius Laurenti tempia gubernat;
Haud quaquam ingratum nec tanto munere sese
PICENUM SERAPHICUM
633
Praebuit indignum largas vultu ille sereno
Fundit opes gaudens, mensis largissima crebris
Affluit usque suo praedives copia cornu.
Scenica quid referam? mimos, spectacula facta,
Faemineasque faces gratas, dulcesque choreas ?
Digredimur flentes, dilectaque moenia quisque
Quam spectare potest lacrimosis spectat ocellis,
Haud secus ac patriae si dulcia linqueret arva.
Vi è la Chiesa di S. Domenico luogo preso dal mede¬
simo Santo personalmente : vi sono i corpi della Beata Mar¬
garita, e B. Camilla : V’è una mano di S. Filippo Apost.,
con deto di S. Tomasso Apost., la testa d’una compagna di
S. Orsola, ed altre reliquie.
Nella Chiesa di S. Agostino vi sono due corpi Santi,
luno bella Beata Marchesina , e l’altro della B. Marsilia. Fuori
de muri della Città non sono molti anni si scoprì una devozione
a una imagine della Madonna, la quale è cresciuta talmente
che d elemosine v’è stato fabricato un bellissimo Tempio con
Monastero ove con molta. Santimonia abitano i Padri Ber-
nabiti : è detta la Madonna de’ lumi per esservi stati veduti
di notte avanti l'imagine, e cominciò a scoprirsi l’anno 1584,
ahi 27 di Gennaro.
Nel Monastero di S. Mariano vi sono i Corpi di S. Illu¬
minato confessore, e di 8. Margherita vedova, che morì alli
d Agosto l’anno 1895. Lontano dalla città un mezzo miglio
? ® una Chiesa chiamata la Madonna del glorioso, fabbrica di
cella architettura, la quale imagine l’anno 1519. il venerdì
^anto lagrimò e pianse ; fa di molti miracoli, e vi stanno i
, ■y di S. Domenico. In mezzo a una Montagna poco lontana
alla Città v’è la Chiesa della Madonna delle Grazie, e il
°nvento dei Padri Oeservanti, preso dal B. Gabriele d’An-
cona (i). fi 1 Marco da Lisbona (2) descrive la vita del B. ira
tetro da S. Severino (3), e fa menzione di P. Battista da
d li . conven *'° di S. Pacifico Divini da Sanseverino, già Ritiro
f a Provincia Riformata. Il Picenum ne parlerà in « La Provincia Ri¬
formata delle Marche nel 1837 ». (N. d. R.)
(2) Croniche , parte III, 1. 8°, c. XXIX
jv Pi questo Beato il Compendio delle Cronache di Fr. Mariano da
©nze dice : « Petrus de Sancto Beverino , noviiiorum magister, omni vir-
634
PICENUM SERAPHICUM
S. Severino ambedue dell’Ordine de’ PP. Osservanti, e vuole
questo morisse in S. Severo Provincia di S. Angelo non
senza qualche esistimazione di Santità (1). Y’è per ultimo la
Chiesa di S. Paolo, nella quale riposa il corpo del B. Giacomo..
La Città per esser mercantile è molto ricca, ha sotto di
se XI. Castelli, e XXXIV. Ville popolate. V’è molta nobiltà
di Capitani, e Cavalieri di diverse Religioni.
Quà nella parte detta il Castello abbiamo il nostro Con¬
vento di sito grande con una Chiesa magnifica d’una sola
navata (2). Questo luogo fu preso fino a tempo di S. Francesco,
e si tiene per cosa certa che S. Bonaventura vi sia stato
Lettore; come testifica l’autore delle Conformità (3): qua
predicando una volta S. Francesco, ed essendo nel fervore
della predicazione, apparvero due spade fulgentissime in forma
di Croce sopra il Capo di lui, il che veduto dal Beato Fra
Pacifico a quel tempo Secolare, e Poeta laureato, rinunciando
al mondo si fece Frate Minore. Questo meritò parimente ri¬
mirar due volte il segno del Tau nella fronte di S. France¬
sco che rendeva la faccia del Santo venusta e maravigliosa.
Dall’istesso B. Padre fu istituito primo Ministro di Francia,
ed essendo vissuto molto tempo santamente, morì in Venezia,
ed è sepolto presso i Frati Minori, nel cui sepolcro si vede
affisso questo Epitaffio:
IN HOC SEPVLCRO DEPOSITVM FVIT CORPVS BEATI PACIFICI
ORDINIS FRATEVM MINORVM ANNO 1232 DIE XXI JULII
tute et sanctitate decorus, in vita et post miraculis corruscava. » Cfr. Arch.
Frane. Hist., an., IV, p. 128. Vedi anche il P. Wadd., 2 a ed., t. XV,
321-X. Manca nel Martirologio del P. Arturo. .
(1) Croniche , parte III, 1. 8°, c. XXXIX. — Cfr. Margarucci ; Ceti
biografici di alcuni Uomini illustri Settempedani, ms. nella biblioteca muni¬
cipale di Sanseverino, lettera P. — Marangoni; Storia di Civitancm,
p. 56. — p. Giambattista Cancellotti S. I. ; Vita di S, Severino ves^
Settempedano e di S. Vittorino , Roma 1643, tip. Corbelletti, p. 230. "
Servanzi Colmo; Un giorno di divozione in Sanseverino, p. 19.
(2) Per questo ed altri conventi francescani nella città di Sanseveru
e suoi dintorni cfr. Wadd., 2 a ed., t. V, 245-XXVII; t. X, 228- ’
t. XIII, 447-XL ; t. XV, 97-VIII, 329-XV ; t. XX, 249-CIII; t. XXb
66-XXX ; t. XXIII, 147-XXVI. — Analecta Francescana, t. Ili, p. l &y -
Gonzaga, op. cit., p. 206. — Sampaolesi, Memorie di Sanseverino p-
(3) Bartolomeo Pisano, 1. c., parte 2 a frut. Vili, p. 285.
PICENUM SERAPHICUM
635
Molt altre cose, di questo Beato si potranno vedere presso
l’istoria Serafica del R. mo di Sinigaglia (1).
Riposano parimente in questa nostra Chiesa di S. Seve¬
rino alla destra e sinistra dell’Altare maggiore il Beato Ben-
tivoglio ed il B. Pellegrino, il primo entrò nella Religione
con due Fratelli, Bonaventura ed Antonio, e riuscirono fer¬
vidi Predicatori, la cui vita vien descritta brevemente da
Monsig. Tusignano (2). Mori finalmente in questa sua patria
la Natività di N. S.; il suo Corpo si mostra ordinariamente
la terza Domenica di Quaresima con molto concorso de’ cir¬
convicini (3).
(1) Pietro Rodolfo Tossignano, op. cit., 1. 1°, f. 84. — BIBLIO¬
GRAFIA : per gli storici del Secolo XIII cfr. Picenum, fase. 4°, p. 440. —
Series Provinciarum Ord. Frat. Min., saec. XIII-X1V in Archiv. Frane.
Pist., an. 1°, p. 4. — 6 hronica XXIV General., 1. c., p, 7-10-213-233. —
oatalogus Sanct Fratr. Min., op. c., p. 31. * - Pisano, 1. c., p. 5-6-14-
-57-143-144-285-479 501-586. — Cronica fr. Nic. Glassberger, 1. c., p. 7-9._
<-omp. Chronic. fr. Mar. Florent., 1. c., an. II, p. 92-95. — Tossignano,
ediz di Venezia 1586, lib. I, f. 126. Gonzaga, op. cit., parte l a
p. 98. - Wadd., ed. 2 a , t. I, 133-XXX1X; 134-XLII. - Martirologio
f , Arturo, ed. cit., p. 296-98, 10 luglio. — P. De Gubernatis, Or bis
àeraphtcus, Romae 1689, typ. Komarek, t. I, p. 80, n. 2. - Menoloqium
vanti. Ord. fr. Fort. Hueber, Monaci 1698, p. 1359. — Sbaraglia, Scritt.
reme., ed. cit., p. 571, n. 3040. — P. Panfilo da Magliano, Storia com¬
pendiosa di S. Frane, e Francescani, Roma 1874, tip. Chiapperini voi I,
P. 112 449. voi. II, p. 261. — Miscellanea Francescana, t. Vili, p. 117.
(2 ) Pietro Rodolfo da Tossignano, op. cit.. lib. I. f. 84 b
.13) BIBLIOGRAFIA: B. BENTIVOGLIO : Cf. Actus B. Frane, et
eocior., ed. Sabatier, Paris 1902, cap. 53 , n. 3 ss., p. 160-161. — Pisano,
p ' c -> P; 276-280-512. — Chronica XXIV General., ed. c.,.p. 409. —
lib*”? Chron fr. Florent., ed. c., an. II, p. 101. — Tossignano, op. cit.,
290 y-J' 84-b — Gonzaga > °P- cit -, parte l a , p. 93. — Wadd., 2 a ed., t. II,
p r f X -; 291-XXI. — Martyrol. Pranc., ed. cit., pag. 628, 25 dicembre. —
Rolro IL °’ op. cit., voi. I, p. 436. = B. PELLEGRINO DA FALLE-
causc Cfr ‘ S P eculum Perfectionis, ed. cit., I, p. 45. — Actus, ed cit.,
ed u ’ P ' — Pisano, ed. cit., p. 283. — Comp. Chron. fr. Florent.,
• °it., an. II, p. 93. — Tossignano, op. cit., lib. I., f. 126. b — Gonzaga
parte 11 P- 98 ’ “ Wadd., 2 a , ed., t. I, 335-VIII: t. II, 291-XXI:
p T j 167-XXI. — Martyrol. Frane., ed. cit., p. 432, 5 settembre. —
n yvr! 1LO ’ °P- °h-, voi 1°, p. 438. — Miscellanea Frane, t. IV, p. 25,
frat ir u ~ P- Golulbovich, Bibliot. T. S., t. I., p. 99. = Dei due
nioi * 4el Pellegrino nominati dal Civalli nulla possiamo dire sul
e nto : se sarà il caso, ne parleremo in seguito sul Picenum.
(N. d. R.)
636
PICENUM SERAPHICUM
Del B. Pellegrino si conserva apertamente in sacristia un
dente incassato in argento, il quale toccando altri denti mal’affetti
toglie via il dolore maravigliosamente. F. Marco da Lisbona (1)
narra come in questa Città essendo stata condotta una pietra
grande da Costantinopoli, e da moltitudine d’uomini por-tata in
questa Chiesa, nel posarla sdrucciolò dimodo, che uno vi restò
coperto, e da se stessa alzandosi la pietra miracolosamente
v’apparve S. Francesco, e quello che fracassato da tutti si
tenea, si levò libero e franco.
In questo Convento vissero sempre Padri molto onorati,
e la nostra età ebbe il P. M. Mattia Severani virtuoso Predi¬
catore molto accetto : accrebbe l’entrate del Convento, e lo
tenne in credito e riputazione. Quà fu fatto un Capitolo Pro¬
vinciale alli 14. Aprile nel 1616. essendo Ministro ilP. M. Guido
da S. Leo. Un’altro nel 1593, essendo Provinciale ilP. M. Fran¬
cesco Ponzio da S. Angiolo. Al tempo dell’Uffizio di colui che
scrive le presenti cose fu abbellita la Chiesa di tre Cappello
stuccate e dorate can quadri di bella mano ; il quadro all Al¬
tare delle Terzarole è molto bello, ed è mano di Felice d U-
gubbio. com’anco il quadro dell’Aitar maggiore. Nella mura¬
glia della nostra Chiesa nel di fuori in quella che è vicina
alla porta vi sono tre teste coll’infrascritto epitaffio.
VELTIVS. Q. L. RVFILLVS VELTIA Q. L. NIOE
VELTIA Q. L. RVFILLA FRATRI
ET MATRI F. C.
Monte Santo
Il Biondo chiamò questa terra Nobile Oppidum; vicino
alla quale fu già la Città Potenza ; così la nominarono Stra-
bone, Plinio, e Tolomeo; e da questi è annoverata fralle pn me
città del Piceno. Cicerone (2) dice queste parole di Potenza.
Factus in agro Potentiae in Piceno nunciatur terremotus. Ralae
Volterrano (3) vuole che fosse addimandata Trajiana Potentia,
ma s’ingannò questo valentuomo, poiché secondo Tolom e0
(1) Croniche, parte I, lib. 3, cap. 7.
(2) De Aruspicum responsis. — (3) Comment. Urbani, lib. V
PICENUM SERAPHICUM
637
(come bene nota F. Leandro) fumo due Città nella Marca,.
Potenza vicino al mare, e Traiana nelli Mediterranei.
Laddove tornando a Monte Santo dico, che è terra di
Porto, dotata d’un bellissimo stagno, con due fiumi, Potenza
ed Asola, di territorio fruttifero, della cui origine trovo que¬
sta memoria nel libro de’ Privilegi del Vescovo Firmano
= De anno 1128. Libertus Episcopus lirmanus, donavit habi-
tatoribus Montis Sancti Stephani, fodrum, ut dictam terram
aedìficarent sibi reservando jus procedenti in Homicidiis, Adul¬
terio et similibus criminibus : nec non facultatem recipiendi in
dieta terra Imperatorem Et D. Papam. = e da questo monte
di S. Stefano, così detto dalla Chiesa, prese nome di Monte
Santo ; Parme del Comune sono cinque monti, per le cinque
viilate, che in lei si unirono, ed incorporarono. In un’arco
presso la porta di S. Giovanni si legge questo millesimo
Nella Cancelleria del Palazzo de’ Magistrati si conser¬
vano alcune lettere scritte in carta pergamena dalla Repu-
hlica di Venezia alla terra di Monte Santo, dandoli nuova in
esse della morte de’ Duchi, e della creazione de’ nuovi. Av¬
vocato di Monte Santo particolare è S. Girio, il quale morì
questo distretto, e si tiene fermamente, che il suo corpo
sia e riposi nella Chiesa dedicata al nome di lui, e la sua
festa si celebra alli 25. di Maggio. Il Signor Gio. Girio mi
mostrò un’istoria a mano di questo Santo, ed è molto bella.
Veramente il Biondo non s’ingannò chiamando Monte
Santo Terra Nobile, poiché è tale per gli uomini illustri, che
hanno in lei fiorito in ogni tempo. Sebastiano Paparello fu
pubblico Lettore di Medicina in Perugia, lasciò tutte queste
°Pere alla posterità = hi Hippocratis librum de natura hu-
tnana Commentarti duo = De efficientia primi Motoris = De
-alido libri III. — De indicatiniobus curativis = De Catarrho
libri 11.
Arcangelo Mercenario fu lettore di Filosofia nello studio
1 Padova, i cui onorati progressi vengono descritti da An-
?***° Riccobuono (1). Morì nel 1585, lasciò due libri di dilu¬
cidazioni, ed altre dissertazioni de putredine. In un’operina,
cui titolo è = Encomium illustrium omnium virorum in inclita
(1) De Gymn. Patav., 1. II, cap. 41.
638
PICENUM SEBAPHICUM
Patavina Academia publice profitentium Quinto Gentili autore =
vi è lodato Arcangelo con questi due versi
Doctus Aristotelem reserans Arcangelus urbis
Est Patavi, ao nostrae denique gentis honos
Ai giorni nostri dà non picciol nome a questa patria
Orazio della nobil famiglia degli Eugeni, i cui nobili progressi
e della famiglia scrive lo stesso Riccobuono (1) L’anno 1B92.
in Padova fu successore di Bernardino Paterno avendo letto
prima in altri studj, come in Macerata due anni Logica:
in Roma medicina cinque anni: In Torino anni 16. la Medi¬
cina Prattica con molto grido, e lo condusse finalmente in
Padova come si è detto con stipendio di 900. fiorini di
quella moneta. Lasciò molt’opere = De sanguinis missione
lib. X. = Disputationum eiusdem argumenti libri septem =
Epistolarum medicinalium libri 24 — Liber de partu hominis
— Del modo di preservarsi dalla peste lib. 3.
Illustrò anco non poco questa terra il padre di lui Ludo¬
vico Eugenio Medico celeberrimo che per il suo valore ebbe
condotte in molte provincie nelle principali città. Fu ca¬
rissimo a Clemente VII. a Rodolfo Pio Cardinale e a tutta
la sua famiglia. Lasciò quattro figli tutti con molt’onore, due
Dottori di Lecce Simone e Fabricio. Il primo due volte fu
Uditor di Rota in Perugia, e l’altro fu Lettore nello studio
di Macerata e di Roma con molta sua lode. Lelio Cavalier di
Loreto, ed Orazio Medico, Filosofo', e Teologo dottissimo : Ne
sono mancati altri Dottori, che hanno portato non piccola
riputazione a questa terra come Ventidio Zamberlani , che
scrisse sulla legge Falconia, ed altri.
Ma illustre a giorni nostri la rende il Signor Ridolft
Corraducci, che oltre essere stato Consigliere ed Ambascia¬
tore Cesareo al Sommo Pontefice, e ad altri Principi d’Italia,
ora è la terza Persona nellTmperio. Vive anco di questa terr a
Monsignor Vincenzo Vescovo di Teramo, Prelato di molte le *
tere e di molta cortesia.
Quà abbiamo il nostro Convento antichissimo (2) fondato
(1) Op. cit., 1. IH, cap. 3. • <ji
(2) Per questo ed altri conventi francescani nella citta e dintorni
Potenza Picena cfr. Gonzaga, op. cit., parte II, p. 200, n. XI. Wah
PICENUM SEBAPHICUM
639
nel Monte di S. Niccolò, laddove trovo che Gerardo Vescovo di
Fermo coll’assenso del Capitolo l’anno 1257. dona alla Reli¬
gione un pezzo di terra vignata, arborata, la qual terra poi
in data in ricompensa a quello che diede il sito per fabbricare
la Chiesa di S. Francesco, e la donazione che fece Gerardo
fu confermata da Papa Alessandro IV. Il breve è fra l’altre
scritture del Convento: bella cosa a vedere è la Cona dell’Altare
Maggiore opera del Crivelli Veneziano la quale fu fatta nel 1463.
Fiorì in questo Convento il B. Gerardo da Monte Santo
il quale come vogliono alcuni morì in Assisi (1).
Qua sono stati celebrati molti capitoli : uno l’anno 1425.
a 1 6. di Giugno, essendo Provinciale M. Agostino da M. Ba-
roccio : un altro nel 1477. alli due di Giugno essendo Com¬
missario Generale M. Tebaldo torti Ministro della Provincia
di Bologna, essendo Provinciale della Marca M. Caterino della
Penna di S. Giovanni , un’altro nel 1566. essendo Provinciale
h P. M. Cecchini da Monte Lupone: un altro alli 9. di Lu¬
glio nel 1594. presente il Generale Gesualdo, nel quale per la
molta benignità de PP. fu eletto Provinciale questo che scrive
m presenti cose. In questo Capitolo fu pubblicata la bolla de
mmeribus non recipiendis fatta da Clemente Vili.
Alla richiesta del Convento e Chiesa il Signore ha prov¬
veduto delle larghe limosine del Signor Giulio Picchini, il
quale oltre che in vita sua diede molta somma di denaro per
Hparar la Chiesa ; a morte venendo ha lasciato al Convento
tuia possessione, ed una casa affine che la casa si venda, ed
1 cenaro s’impieghi nella fabbrica del Convento: la casa è
venduta sopra 600. scudi.
Civita Nova
, . J' erra Ducale, giurisdizione delli Signori Cesarmi feuda-
n di S. Chiesa. Qua nacque Annibai Caro Commendatore,
0e ta ed Oratore al suo tempo nominatissimo.
lSv 8 n nF V; 1 VIII > 330-CXXXII; t. XV, 166-XXVIII; t. XX, 122-
cfJ7’ n 07_XVI ’ 248 ~°’ 492 - Cm > 505-LXI; t. XXIII, 32-XC. - Cenerelli
°> Potenza Picena Istoria, Ripatransone 1852, tip. Iaffei, p. 118-124
‘Mf 23?TXX^ ,?IA V WADD '’ 1 ed -’ ‘.«.’p. 352-XXX P : ed. S.j
ed nU V1IL — Iossignano, op. cit., t. 2. — Mavtyvol, Frane.
Clt -, p. 174-75, 21 aprile. — Cenerelli, op. cit., p. 128.
640
PICENUM SERAPHICUH
In questa terra vicino alla Piazza abbiamo il nostro Con¬
vento e Chiesa sotto il titolo di S. Maria, (1) della cui fonda¬
zione non ho cosa veruna ; nulla di manco bisogna sia molto
antico, e mi muovono queste ragioni. Papa Niccola IY. l’anno
III. del suo Pontificato, che fu nel 1290 alli X. di Febraro in
Orvieto, concede Indulgenza perpetua di 100. anni alla nostra
Chiesa per il giorno di S. Francesco, di S. Antonio e di
S. Maria Maddalena. La bolla si conserva in Sacristia.
In oltre, ed è la seconda ragione, Martino V. esssendo
così supplicato dal Provinciale di quel tempo M. Agostino da
Monte Baroccio, e dai Padri di Civitanova, affine che potes¬
sero ridurre a perfezione il Convento colle officine necessarie
interlasciate di fare, graziosamente applicò per detta fabbrica
il Monastero già rovinato per occasione di guerra delle Suore
di S. Giacomo, e Damiano dell’Ord. di S. Chiara (come esplica
Papa Niccola IV. nel breve come di sopra) posto fuori la
terra, con un Oratorio e case dentro Civita Nova, assegnando
anco alla Religione alcune possessioni, essendo affatto man¬
cate dette Monache. Questa concessione fu fatta per breve
Apstolico dato in Roma l’anno 1424. 5. Kal. Aprilis l’anno
7. del suo Pontificato. Il breve si conserva come sopra.
La Chiesa fu consacrata alli 19. d’Agosto nel giorno di
S. Lodovico l’anno 1399. nel Ponteficato di Papa Bonifazio
IX. In questa Chiesa v’è la cura d’anime, essendovi stata
incorporata la Chiesa Parrocchiale di S. Tommaso, coll’en¬
trare per la Sacrestia, da Giulio II. nel 1518. alli 17. di Luglio-
Gode parimente il Convento un Altare di S. Caterina posto
nella pieve con le sue rendite, applicate dal Vicario Gene¬
rale di Fermo Sig. Paolo Pierleoni Romano coll’assenso, e
consenso delli Signori Canonici, e Capitolo Fermano. Di que;
sto ne appare scrittura data nella Città di Fermo alli 20. di
Settembre 1513.
Fiorì in questo Convento il B. F. Giacomo da Civitanova,
del quale Bartolomeo da Pisa nel 1. libro delle Conformità scrive
in questo modo : « Fuit quidam Sanctus Frater Iacobus valde
« spiritualis et devotus, qui in oratione multoties rapiebatur
« et multos consolationes in oratione percipiendo, rogavi
(1) Cfr. Pisano, 1. c., p. 512. — Per questo ed altri conventi eh
Wadd., 2. ed., t. V, 284-LXXXV ; t. IX, 182-XIV ; t. XXIII, 32-XC-
a
PICENUM SERAPHICUM
! alilC'm"' 11 "' | Ut , eum ab ° fflcio ‘-°' : l aillae quod faciebat, et
« aliis officila absolveret, ut liberius oratici vacare posse*.
, Guardianus annuendo dixit : Ego omnia faciam, ut ora-
TT P T S Dncle ipse Pr - Iaoobus absolutus a CO.
quina et alns officns statim omnem perdit gratiam, quam
« prius m oratione habebat. Quod cernens cum maximis la-
« cnmis rogavit ut eum reponeret ut prius in coquina et
« statim ut fuit in officio repositus humilitatis gratiam quam
<< amiserat, recuperavi! ». Morì in Civitanova, ed è sepolti
nella Chiesa Parrocchiale (1). p uo
l’anJf S 8ta < 5 aSa S 1 ° n °. Stati celebrati molti Capitoli, uno
Parte nd Tu 6 S1 icongregarono cinque custodie della
essendo p pra ’ 6 , al , t 5 e due 81 congregarono in Castignano,
nel , inClal ì ** Anastasi0 da S. Marino. Un altro nel
S t ì 21 ' ne C l Uale fu oreato Provinciale M. Ludovico da
P M a U01 ?° latterato ’ essendo Commissario Generale il
r'. M Agostino Righino da Ferrara. M. Ludovico morì nel-
affido ed è sepolto a S. Severino : un altro nel 1530 nel
et ! M et D • Pr ° VÌn t le U * M - GÌ °• ^ da etriffio
nel 15 «Q 1 Grlovanai Vigerlo da Genova Generale ; un altro
ftoreltfda s t ^ 6 fu elett ° P ™ v i nciale 11 R M - Gregorio
Generili ti" tP resente M - Evangelista Pelleo da Forci
di Iesi pi 11 ' P- Gregorio morì nel Provincialato nella Città
resi, ed è sepolto in S. Fiorano (2).
vi P r° “ Goesto Convento Padri sempre rispettabili;
PeliV n SS ? n01 1 R M - Paolo Fortucci Secretano della
«cefto n prcdicaZe del PeIle °’ Pa<ìre '' ÌrtU08 ° 6 buono > ^
( Continua)
- : , Pl “ N ' a ed - oit -. I ;, “ rte A frutto XI, p. 512.
1 D, ?29?SA 84 ,“f- 5 I- 101 - 2. od.,
P 20G Toss ™o. M>- II- - Martyrd. Frane., ed!
nel la omonima rubrica. Pr0Vmciali si vedrà a suo tem P° «al Picenum
(N. d. R.)
KNo I, 1915 - Fascicolo V.
41
642
PICENUM SERAPHICUM
PAGINA D’GR<
Fraterna intimità òei BB. Pietro òa Treia
e Corrado ò’Offiòa
« A tempo che dimoravano insieme nella Custodia d'An¬
cona, (nel luogo) di Iorano, frate Currado et frate Pietro
sopraddetti, i quali erano due stelle lucenti nella provincia
della Marca, et due huomini celestiali; imperò che tra loro
era tanto amore et tanta carità che uno medesimo cuore et
una medesima anima parea in loro due, et ssì si legorono in
sieme a questo patto, che ogni consolatione, la quale la mise¬
ricordia di Dio facesse loro, eglino se la dovessino insieme
rivelare l’uno all’altro in carità. Fermato insieme questo patto
.adivenne che un dì, stando frate Pietro in oratone, e pen¬
sando divotamente la Passione di Chnsto, et come la Ma
di Christo beatissima et Giovanni dilettissimo discepolo et sancto
Francesco erano dipinti a pie della 0 per dolore mentale ero-
cifixi con Christo, gli venne (desiderio) di sapere qual a
quelli tre avea avuto maggiore dolore della Passione di tri
sto : o la Madre, la quale Cavea ingenerato ; o ’l Discepolo,
il quale avea dormito sopra il suo petto; o sancto Francesco,
il quale era con Christo Crociflxo ; e stando in questo divo
pensiero, gli aparve la Vergine Maria con sancto Giova*»
evangelista, e sancto Francesco, vestito di nobilissimi vestimeli
di gloria beata ; ma sancto Francesco parea vestito di piu b
veste che sancto Giovanni. Et stando frate Pietro tutto spaventai
di questa visione, sancto Giovanni il confortò et dissegti. i
temere, Ilarissimo frate, imperò che noi siamo venuti a coi .
larti et a dichiararti del tuo dubbio. Sappi adunque die
Madre di Christo et io, sopra ogni creatura, ci dolo
della Passione di Christo ; ma dopo noi sancto ^ an J.
n’ebbe maggiore dolore che ninno altro : et pero tu il ve
cotanta gloria. Et frate Pietro il domandò : Sancimmo P
PICENUM SERAPHICUM
648
stolo di Christo, perchè pare il vestimento di Sancto Francesco
più bello che l tuo ? Rispuose sancto Giovanni: La cagione si
è questa ; inperò che quando egli era nel mondo, egli portò
indosso più vili vestimenti che io. Et dette queste parole, sancto
Giovanni diede a frate Pietro uno vestimento glorioso, il quale
portava in mano, et dissegli: Prendi questo vestimento, il quale
io oe recato per dare a te; et cogliendo sancto Giovanni vestirlo
di quel vestimento, frate Pietro stupefatto cadde in terra et
cominciò a gridare: Frate Currado, frate Currado karissimo,
socorri tosto ; vieni a vedere cose maravigliose ; et in queste
parole quella sancta visione disparve. Poi vegnendo frate Cur-
rado, sì gli disse ogni cosa per ordine ; e ringratiarono Idio.
Amen. » (i)
(i) Dal Capitolo XLIII Fioretti : ediz. G. L. Passerini, Firenze 1908
* lp- 0 Carnesecchi, p. 116-17. — Cfr. Pisano, ed. cit., parte II, frutto VTTT
P' — Ghronica XXIV Generalium, ed. cit., p. 410-11 : — Ictus, ed.
■taul dabatiek, 2 a appendice, capo 74, p. 212-18-14.
Il B. fra Iacopo da Monteprandone della Marca l’anno dopo della
Probazione [1417] venne a stare in questo luoco di San Salvatore [Monte
al le Croci-Firenze], ove stette molti anni, e vi cantò la sua prima Messa,
e <Pà fece la sua prima predica al popolo nella festa di S. Antonio da
Padova.
P. Pulinari, Cronache, p. 190).
Buon predicatore in patria e altrove fu Fr. Bonagiunta da Fabriano,
de 9no di essere annumerato per bontà, per lettere e per scienza delle cose
ìvine fra i cari compagni del Generale B. Giovanni da Parma, e poi
devato alla cattedra episcopale di Recanati.
(Salimbene, Cronaca, an. 1284)
644
PICENUM SERAPHICTJM
dal ms. Gambalunghiano D. IV. 231 del sec. XVIII
CAPO II
Dei Conventi della Marca secondo l'ordine delle Costodie
CUSTODIA 3DX FEBMO (1)
(Continuazione v. n. 4, pag. 483)
§ IX — MONTERUBBIANO
Il primo sicuro documento di questo Convento è una
bolla di Papa Innocenzo IV — Quoniam ut ait Apostolus etc.
Dat. Lugduni X Kalend. Iulij Pontificatus an. IV — nella quale
concede 40 giorni a tutti quelli, qui manus porrexerint adiutrices
prò consumatione fabricae Montis Bubbiani Ord. Minorum (2).
Altro breve ivi si conserva originale senza piombo di
Clemente IV — Vestrum, et vestri Ordinis, etc. Dat. Viterbii
XII calendas Iulii anno 11 — diretto al Priore, e Prati eremiti
di Monte Rubbiano dell’Ordine di S. Agostino dolendosi, che con¬
tro il divieto apostolico avessero fabbricato un luogo vicino
ai Prati Minori ; onde prescrive loro il demolirlo ; e gli fa
sapere d’aver comandato al Vescovo di Iesi, che gli obblighi
con le censure ecclesiastiche ad ubbidire.
Succede una concessione di Gerardo Vescovo di Fermo
al Ministro, e PF. Minori di Nonterubbiano del 6 Luglio 1257
(1) Nel fascicolo 4 del Picenum Seraphicum, a pag. 483, è stato stam¬
pato erroneamente — Custodia Ascolana — mentre doveva porsi Custodia
di Fermo, le memorie della quale si sono incominciate nel fascicolo Ilf
pag. 348, ove pure fu omesso la parola « Articolo II ».
(2) Il breve originale perduto, il piombo è in quel nostro Archivio-
PICENUM SERAPHICUM
645
di poter ricevere fino a 200 lire imperiali a sovenimento delle
loro necessità sopra le usure, rapine e guasti ed altri mali
acquisti dei legati e redenzione de voti della sua Diocesi.
Altra concessione dello stesso Vescovo per ricevere sopra
le usure e mali acquisti fino alla somma di 50 lire volterrane
e ai Ravenna.
Altra concessione originale del sudetto Vescovo, che di-
c ìara liberi ì FF. Minori di Monterubbiano a predicare, con-
tessare, fare le confraternite, ed altri impieghi per la salute
elle anime e concede venti giorni d’indulgenza a quelli, che
AuqmC S ° n0 aUe l01 ° confraternite - Datimi Massae 3 calendas
Altra pergamena originale del medesimo Vescovo che
concede ai detti FF. Minori il poter dispensare quei voti, ai
^ a i:i S \ e i StenC ^ e a ut°rità del Vescovo. Dat. Firmi 5 luni/ 1257
hi v h : da Perugia Uditor Generale nelle cose spiri-
MarC ^ Anconitana dichiara essere libera la sepultura
Z. * Mm ?7- in ^cerata 14 Luglio l'ottava indizione. La
Pergamena e legalizzata dal Notaio 16 Aprile 1341 la 9 indizione.
Lopia autentica di una bolla di Bonifacio Vili — Suver
cathedram etc. Dat. Laterani XII Calend. Martij anno VI —
a fa va a f 001 ^ di amministrare i Sagramenti, e di seppellire
a favore dei FF. Predicatori e dei Frati Minori.
Altra copia autentica di bolla di Benedetto XI — Inter
etc - Dat. Laterani Xlll calendas Martij anno 1, — e
tta lo stesso affare dell’altra bolla di Bonifazio Vili.
Andrea di Monaldo Sindico del Commune di Monterub-
cet?n°’ ì + C< !f t] o ,Ìt0 Sindaco P er le utilità del luogo di S. Fran¬
ino?’ Ò fatt ° P 5 ocurat °re. da P- Gerardo Guardo, del detto
vmfo° a i 101 !? del uaedesimo luogo compra terreno, e selva
* o ad altro terreno e selva del medesimo luogo da Beraldo
alla ; e f° nard ? ? 6r il 1 P ^ ezzo di XXXV lire volterrane, lasciate
navo Clliesa dl S Francesco. L’istrumento è del 19 Gen-
1256 rogato P. Cambio Notaro.
§ X — SARNANO
Gommo h ? P ? * radizione che il sigillo usato sempre della
venvS ^ o ® arnano rappresentante un Seraphino, sia in¬
azione di S. Francesco, che trovandosi in quel paese a
646
PICENUM SERAPHICUM
trattare con quei del Oommune, nè anvendo questi il sigillo
il Santo prese l’estremità del suo cordone l’improntasse sopra
non so qual carta, e comparve un Serafino. La tradizione è
riferita dai mmss. più antichi di Sarnano. Il p.° sito, che si
suppone preso dal S. Fondatore era nella Contrada di Brun-
forte in un bosco detto Yalcaiano, ove si vedono le vestigia
d’una Chiesa, che dal popolo anche presentemente dicesi
S. Francesco vecchio, da dove vogliono sia stata trasportata
la Campana, che ora tra l’altre è la minore. Fu detto ancora
il sito vecchio Bocca Bruna.
Sarnano è una terra fondata da 5 castelli ognuno de
quali ha il suo proprio nome. Nel 1326 noi ci trasferimo dal
luogo vecchio al sito presente, che ritiene il nome di Brun-
forte. Francesco Vescovo di Camerino sotto il dì 4 Luglio
1382 concede quaranta giorni d’indulgenza alla Chiesa sub
vocabulo S. Francisci Ordinis FF. Minorum noviter constructae
in Terra seu Castro Sarnani Camerin. Dioeces. Il P. re Alto¬
belli riferisce d’aver veduti i documenti originali della tra¬
slazione del Conv. da Valeaniano a Brunforte, e la somma delle
lire sborsate per ottenere il nuovo sito.
Altra indulgenza fu conceduta alla Chiesa nostra da
F. Gio. Vescovo Resnemense, data in Montecchio l’anno Vili
del Pontificato di Urbano V.
F. Marco Vescovo Diocesano di Camerino l’approvò, e
l’aumentò d’altri quaranta giorni con due diplomi, il p.° dato
Venezia l'anno 1367, e quello d’approvazione dato in Came¬
rino l’anno 1369 ai 4 di Settembre.
Nel 1399 fu eretta in questa Chiesa la Compagnia della
Nunziata, come costa dal documento col suo sigillo di Pietro
Arcivescovo di Zara Riformatore e Viceretore Apostolico = Do •
Escuti in Palatio nostrae residentiae apud Arengum sub anno
D. ni 1399 die 10 mensis Octobris. — Fu approvata questa ere¬
zione da Nutio Vescovo di Camerino l’anno 1403, e fu da
lui arricchita d’indulgenze aumentate inoltre da F. Andrea
Vescovo Achilien (?) e da Angelo Vescovo di Recanati, e
Macerata. Si conservano i loro sigilli.
ACQUISTI DI BENI STABILI
Adì 15 Gen. 1296 Actum ad locum FF. Minorum &
Rocca Bruna presente F. Gentili de loco Cristimarum
PICENUM SERAPHICUM
647
Gualdo etc. Ventura Farraij et uxor eius Fiorita ante con-
tractum donationis, et dationis per eos factum F. Ioannutio
nato et filio eorum qui est in Ordine FF. Minorum de bonis
eorum mobilibus, et immobilibus... ante ipsum contractum,
et ipso limine contractus, et post ipsum contractum reservave-
runt in se et ad se in vita eorum et cuilibet ipsorum omnes
fructus et ususfructus de ipsis bonis rog. J. Munaldo de
S. Ginesio. Die XV Ianuarij MCCCXL Ciccus Edmaventi
de Sarnano dedit, et obtulit se et sua bona tam mobilia,
quam immobilia, F. Tommasuccio Bonagratiae Guardiano
S. Francisci de Sarnano. Inter bona stabilia enumeravit
unam petiam terree laborativse positam in contrata Cam-
panatici, alteram iuxta possessionem Hospitalis, alteram
silvatam in contrata Costis, alteram in contrata Planelli,
alteram partim vineatam in contrata Campeggili etc. prò
salute, et remissione peccatorum et ad possidendas. F. Niccolao
Vitalutri de Sarnano.
^ Die XX 7b rls MCCCXLV Gentilis Guardini Macchiati de
Sarnano sibi haeredem iustituit altare S. Catharinse erigendum
in Oratorio FF. Minorum Sarnani cum onere quo. die celebrandi
Divina in eodem altari, rog. Blaxio Tomaxi de Penna.
Die XII 7b ris MCCCXLVI Sovrana Ioannis Zenzolis de
Sarnano de Villa Tomprede donavit Bruto Corradi de Sarnano
Sindico FF. Minorum Sarnani omnia bona sua mobilia, et
hnmobilia ad possidendum etc. et quid quid placuerit facien-
dum Capitulo dd. Fratrum, et hoc fecit, quia dieta bona re-
licta fuerant prius iisdem FF. ab olim Andrea I eis Zenzolis.
Die IV Iannuarij MCCCLVIIII F. Antonius Raynaldatij
Mutalosciee de Sarnano oblatus et dedicatus Ecclesise S. Fran-
cesci de Sarnano spiritu Divino instigatus donavit omnia sua
bona mobilia et immobilia et consignavit F. Nicolutio Mi¬
di aelis de Monte Ulmi Guardiano d. 1 loci S. Francisci de Sar-
nano - Inter quee bona numerabantur una Domus et decem
petia terree, rog. F. Ioannes Georgi Magistri Iacobi de Sarnano.
Ab anno MCCCLIX ad annum MCCCLXXIX plura bona
Hnmobilia legata et donata recensentur in autographis papyra-
ceis in archivio nostro Sarnanensi custoditis. Inter quee no-
tatu dignum est mandatum D. Roselli de Rosellis de Aretio
legum Doctoris, et Magnifici ac Egregij Militis D. Rodulphi
( 6 Camerino Vicarij Generalis quo Fratres Minores de Sarnano
648
PICENTJM SEKAPHICUM
mducuntur in possessione® bonorum, eis legatorum a Simo-
nilli Guastell® de Sarnano. Memoria item occurrit sub anno
1379 Marini Thom® de Calle, et Crisij Cicchi de Sarnano
Sindicorum Conv. Sarnani.
Anno MCCCLXX die XXV Octobris ad preces FF. Mi-
norum Concilium Generale Sarnanense statuit ut singulis annis
in testo S. Francisci inter missarum solemnia offereretur unus
cereus valoris triginta solidarum monetse usuaiis.
INSCRIPTIONES IN ECCLESIA
D. 0. M.
Constantio Cardinali Sarnano | Qui suscepto in adolescenti
Min. Conv. instituto | eximius et Theologus et Concionator
evasit | Et postquam in praecipuis Itali® Civitatibus | summa
cum doctrin® et ingenij comendatione Theologiam docuisset
| editisque lucubrationibusScotum illustrasset | aSixtoV.P. M.
| egregio virtutum estimator | Ad Episcopatum Vercellen-
sem inde ad sacram purpuram evectus | strenuam operam
Christian® Reipubblicae | in pluribus Roman® Aul® Congre-
gationibus navavit | donec de studiosis omnibus et de hoc pre-
sertim coenobio | preclare meritus | Rom® mortalitatem exple-
vit anno su® etatis LXIII | A Christo nato MDLXXXXV |
Andreas Critius eques ex Ordine S. Stefani pronepos | Patruo
munificentissimo | monumentum ponebat Anno MDCXXXXIII-
D. 0. M.
Petrus (?) Claudius de Sarnano | Fratris Costantij S. R. E.
Cardinalis Sarnani Nepos S. Petri Spin® de Arena Abas | et
Archimandrita actualis (?) Dominus | Terr® Ciani in Provin¬
cia Calabri® | Sacr® Theologi® Doctor Obijt nona Iulij |
MDCXI Antonius et Claudius Fratres | moestissimi posuere.
UOMINI ILLUSTRI (1)
F. Benigno Arredi da Sarnano fil. di Paolo Arredi e (ti
Veneta Corraducci fu Vescovo Conaniense. Dimorò lungo
(1) Da un foglietto volante nel cui verso vi è l’indirizzo del P. P 0 '
noffi da Pesaro, e quindi da lui usato e scritto. Da questa lettera e mol 0
PICENUM SEKAPHICUM
649
tempo in Venezia a S. Gio. Crisostomo. Vien commendato per
uomo dotto e di pietà. La sua effigie era dipinta inginocchioni
in un quadro antico di Sagrestia avanti l’imagine di M. V.
piu da un altra del medesimo Benoffi, esistente nel voi. XIV del Righini
nella Gambalunghiana, scritta da Padova il 18 ottobre 1771 al P. Ri-
^ ui \ • a Pontesisto, apparisce l’autore delle Memorie Minoritiche che vengo
pubblicando, essere lo stesso Benoffi, arguendosi dalla perfetta somiglianza
del carattere. Infatti il P. Oliger, nell’ Archivum Franciscanum Histori-
cum del 20 dicembre 1914 p. 618-19, accenna fra i molti mss. del Benoffi
anche le Memorie storiche della Provincia della Marca dei Minori Conven-
tuali, attualmente possedute dal P. Giuseppe Settembri 0. M. C. e in
parte pubblicate nella Miscellanea Francescana, anni XI e XII. Crediamo
utile pubblicare la lettera del P. Benoffi al P. Righini-
Lettera del P. Francesco Benoffi
al
(fuori) Molto Perdo Pre Prone Colmo
Il Pre Mro Righini de M. C.
Pontesisto
(dentro) Molto Redo Pre Prone Colmo
Con l’erudizioni copiose, di cui la P. V. M. R. empie le sue lettere,
me reca grandissima consolazione. Io non sono stato mai a portata di
vedere il Salimbene, e molto meno il Polichronicon Iordanis, laonde
quanto si estrae da questi due scrittori tutto mi vien nuovo. Per ora
sospendo di parlare del Polichronicon, mi restringo al Salimbene, dal
quale ella mi da molti Provinciali del 1216: punto d’importanza, perchè
•Dollandisti fissano la prima elezione dei nostri Provinciali all’anno 1219.
ssi hanno pubblicato una Leggenda, che dicono dei tre Compagni di
• t rancesco e con questo documento, che tengono per certo, ci ribaltano
dì c\ ^ e ^ a mostra Storia. Si avvanzano a dare per sospette tre bolle
yuono IH d U0 delle quali sono state prodotte dal C. C. Sbaraglia t.
il * n ^ 6 accennata nelle note, ivi. La prima raccomanda
U. Ordine a tutti i Prelati, la 2 a ai Prelati di Francia, la 3* all’Arciv. 0
tifinf 68 ^’ 6 al Vesc -° di Pari gi- La prima portando l’anno 3.° del Pon-
ucato Ononano deve fissarsi all’anno 1218. Il Vadingo, che fu il primo
Imo i 1Carle ’ dlC6 d ’ averle ricevute dall’Archivio dei Minori di Parigi.
1223 a , aSSai d ’ ass i° u rarsene, perchè i Bollandisti le credono dopo il
dj • ®i darebbe l’animo in oggi che i Cordilieri sono riuniti a noi
bali a ^ ar6 ’ Se in quellarchivio si trovano le dette bolle, se sono origi-
’ 0 iu co pia autentica, e se la data confronta con la Stampa Sbaraglia ?
ed i ^ ta „ 0 PP 0 rtuna diligenza faccio dare un cenno al P/ 8 R. mo Generale
ai r. M. Castan.
il B u 1 Provinciali ella col Salimbene mi da Provi® della Marca all’1215
enedetto da Arezzo, son contento. Tommaso da Celano stampato
650
PICENTJM SERAPHICUM
F. Nicolò da Sarnano Teologo eccelentissimo fu Inquisi¬
tore della Marca, uomo di prudenza, e di maniere per trat¬
tare gli affari a tempo d’Innoc. VII. L’anno 1409 7 Maggio
fu destinato Inquisitore di Romagna destinato da F. Angelo
da Siena Vie. G le Apostolico.
F. Francesco de Benedictis Theologo e Compagno di
Papa Sisto V prima del Cardinalato..
F. Costanzo figlio di Frane. Torri e Mariangela Claudia
M. ro Antonio Innocenzo fu Padre di Provincia.
M. ro Antonio Scortino.
§ — XI. MOGLIANO
Fuori di Mogliano in una Chiesa dedicata a S. Colomba
fu la prima nostra stanza. F. Iacopo Vescovo e Principe di
Fermo con suo diploma dato in Montedellolmo XX Decembre
MCCCXXXVIII concede Indulgenza in alcuni giorni deiranno
a chi visitarà la Chiesa dei FF. Minori detta S. Colomba.
La necessità avendo costretti i FF. ad abbandonarla
ottennero da Bungiovanni Vescovo di Fermo col consenso de
suo capitolo la Chiesa curata di S. Gregorio dentro Mogliano.
Al qual effetto F. Perottinu da Pesaro Ministro della Marca
d’Ancona in virtù dei privilegi apostolici elegge, e deputa
Sindaco dei luoghi, e Chiese dei FF. Minori per amministrare
dai Bollandisti racconta una scorsa data da S. Francesco nella Marca,®
determinatamente in Osimo e S. Severino con F. Paolo Ministro di q u ®.“
Provincia senza dire in che tempo. Io sospetto, che F. Paolo fosse J»'
nistro prima del 1216 perche nella vita del B. Grio: da S. Grio: Dioc®®^
di Fermo, presso il Vadingo si racconta, che il Servo di Dio per en ^ ar
nell’Ordine si presentò in Recanati ai PP. della Marca, mentre celebra¬
vano Capitolo l’anno 1214. Può darsi, che nel Salimbene si trovi il temp
in cui il d. b P. Paolo era Ministro. Finite le vacanze se la sua cortes
potesse trovare un ritaglio di tempo per scorrere il Salimbene, e ripesca
qualche notizia o quanto gli sarei obbligato!
Il Vadingo fa comemorazione frequentemente diF. Bernardo da Re*
compagno di S. Bonav. a , a sorte ha ella veduta la storia di questo ber
tore? sa ella, dove sia custodita? e .
Io bramerei di prepare i materiali per combattere la Leggenda P .
tesa dei 3 Compagni, con cui menano tanto rumore i Bollandisti, e p a * ,
di poter asserire, che non è quella la Leggenda dei 3 Compagni, ®■
un opuscolo sotto tal nome di un Anonimo, che il lavoro dopo ui
PICENTJM SEEAPHICUM
651
e fare quanto occorreva a nome della Romana Chiesa, Sede Apo¬
stolica, e Sommo Pontefice. Aduni in Terra S. Elpidii ad mare
in Ecdesia S. Prancisci loci FF. Min. an: MCCCXXXXXXIU,
Vili Novembris.
Eletto Sindaco Serpuccio di Maestro Giovanni da S. El-
pidio, questo contratta la rinunzia della Chiesa Curata di
S. Gregorio dei FF. Minori, che per le incursioni nemiche,
le quali avevano spogliato e ridotto a eremo il luogo vicino
ai FF. Minori, erano ridotti ad abbandonarlo. Il Sacerdote
Paroco D. Gio: Giorgi D n ‘ Gentilis de Mogliano cede since¬
ramente la detta Chiesa parocchiale, e si riserva i frutti
delle possessioni del benefizio.
Accorda ai detti Frati seti Custodibus et Ministris et
Lectoribus Presbiteri, et Conventualibus didi loci la cele¬
bratone dei Divini Ufizi l’esercizio della Parrocchia, ed ogni
altra cosa che loro convenga.
Adì 6 Ottobre MCCCXXXXXXIU Anton. Ioa. Gualte-
ruzi dedit ohtulit, et donavit Ecclesise S. Francisci in Castro
Mogliani Ord. FF. Min. et Fr. Masciarello de Campo Fallono
Guardiano dicti loci omnia sua bona mobilia et immobilia et
a d tenendum, habendum, et possidendum, et quidquid Fratri-
bus dicti loci placuerit faciendum. rog. J. Cicco Antonio de
Mogliano (1).
del B. Egidio accaduta nel 1263. Quando si provi a evidenza, che le
accennate Bolle Onorarne son vere, e portano la data corrispondente
a gli anni 1218 e 1219: e che il Salimbene ci da nn numero di Provin¬
oli del 1216, alla detta Leggenda si da un colpo maestro.
M^è noto il suo zelo per l’Ordine, per la nostra Storia, e per la cara
Memoria dell’insigne Sbaraglia, che viene a tacciarsi dai Bollandisti per
Odenzone al Vadingo sopra la data delle lodate 3 bolle Onoranie; con¬
do perciò che s’interesserà di genio nelle bramate ricerche. Sono ai
8u oi cenni con vera stima.
Di V. P. M. R.
Padova 18 8bre 1771
Dev. 0 Obbl. mo Ser. vo
F. Frano . 0 A. Benoffi Inq.
•i (D A questo punto il ms. Righini, dopo Mogliano, porrebbe subito
convento di Camerino senza la distinzione di Custodia. Ciò si deve, a
( j. 1 ° A P ar ® r c, al non trovarsi più il ms. ordinato come nelle due Custodie
1 Ascoli e Fermo ; per cui le memorie dei conventi sono poste in di-
652
PICENUM SERAPHICUM
CAPO III
CUSTODIA IDI OAVIVLEI^IIN'O
§ I. — CAMERINO
Clemente Papa IV — Pertulerunt etc. Dat. Perusij 111 idus
Decembris anno primo — scrive al Vescovo di Iesi, che diienda
i FF. Minori di Camerino dagli aggravi recati loro dal Clero
sopra le sepolture, che negava i Sagramenti, nè accompagnava
al sepolcro coloro che elegevano di esser sepolti ai Frati Minori.
Il nostro Convento era quello, ove stanno i PP. Osser¬
vanti, e questi abitavano per l’addietro a S. Pietro. Alessan¬
dro VI volle fare altro uso del sito di S. Pietro, onde impose
agli Osservanti l’abbandonarlo, e scegliere altro luogo. La Co¬
munità di Camerino s’interpose e supplicò, che gli Osservanti
fossero trasferiti nel nostro Convento di S. Francesco, Chiesa
commoda alla Città, e a noi fosse data la Chiesa di S. An¬
gelo, la quale era dei Monaci di Fuligno, perchè erano pochi di
numero. Il Papa condiscese alle preghiere dei Camerinesi, e
sotto il dì XX Gennaro 1503 spedì il breve di queste trasla¬
zioni. Pietro Antonio Lili Notaro di quel tempo notò il nostro
passaggio in questi termini = Li Frati de lo Ordine di S. Fran¬
cesco nel 1504 adì 16 Febraro ed nome di Dio entraro de¬
vote et processionai iter in possesso della Chiesa di S. Angelo
de Piazza della Città di Camerino con lo Illustrissimo Sig. Gi°;
Maria e fere foto populo, la qual Chiesa or prima era de h
Frati e Monaci di S. Angelo de la Badia di Foligno et erano
Priore un Frate Silverio di Evangelista da Camerino. =
Del 1513 fiorì M. ro Giovanni da Camerino, che stampa
in Venezia un opera del 1525 dedicata a Stefano Verbenecio
Pannone.
sordine, e secondo il Cronicon di Giordano, pubblicato dal Righini
1441, anche in questa ultima provincia, cioè di Fermo, mancherebbero
le memorie dei conventi di S. Ginesio, S. Elpidio, Monteottone, S. M 1 '
gelo in Pontano, Monte S. Pietro, Calderola, Torre di S. Patrizio, c ° u ’
venti esistenti nel 1771.
PICENUM SERAPHICUM
653
Menta correzione il Waddingo, che all’anno 1395 nel re-
gistro delle bolle n. XXVII riporta una bolla di Bonifazio
IX al Provinciale e Frati della Marca, in cui si da licenza
di fabricare un Convento in Camerino, o suo territorio • e
suppone al sud. 0 anno n. Ili che questa bolla sia pel Co’nv.
ai S. Angelo.
§ IL — PIORACO
i Aprile MCCLXXXIX Francesco di Rainaldo
da Pioraco lascia alla Chiesa di S. Maria de Frati Minori di
ìoraco per l’opera della medesima XX soldi ravennati.
Adì IX Agosto 1325 Puzzarello Buoncompagni da Pio¬
raco vicino a morire confessa d’aver consumati a proprio
vantaggio molti beni di Fra Vanni de FF. Minori, e per com¬
pensazione cede a F. Vanni una vigna detta Corvenale.
Si conserva nell’Archivio di questo Convento una raccolta
«indulgenze concedute alle nostre Chiese fino ai tempi di
ap a Sisto IV la quale incomincia = Quia valde est utile
mere curam ammarum universis Christiftdelibus hanc notulam
nspecturis Ego Frater Nicolaus Episcopus Albanensis existens
rocurator Ordinis Fratrum Minorum in curia Romana de
sìr-n 0 Gt - voluntate Fratria Bonaventurae Generalis Mini-
Pr? ,2 rdlmS P redicti colligens omnia privilegia Romanorum
ntificum Ordinis Nostri de Indungentiis peccatorum feci ea
bant ™et ^ 0nven ^ u romano > guae facta computatione contine-
CAPITOLI
1326.
§ IH- — SERRA PETRONA
chel ^ di questo Convento è sotto il titolo di S. Mi-
L’an 6 la 8Ua prima fondazione fu nel luogo detto Vintiliano.
tre d i326 , Fiore vedova relitta q. m Acti di Berardo lascia
di v UCat v d oro P er * milioramenti della Chiesa di S. Michele
entiliano. Papa Gio. XXII con suo breve al Ministro
654
PICENUM SERAPHICUM
Provinciale della Marca = lnter cetera etc. Dat. Avinio. Halen-
dis Augusti anno VI = dà la facoltà di trasferire il Convento
del luogo dov’era poco sicuro in altro sito vicino al Castello.
Nuccio Vescovo di Camerino con suo diploma originale
pendente sigillo concede Indulgenza di 40 giorni alla Chiesa
di S. Michele dei FF. Minori de Serra filiorum Petroni nelle
Feste di M. V. degli Apostoli, di S. Michele, di S. Francesco,
S. Antonio, S. Lodovico, S. Catterina, S. Lucia. Dat. in Ca¬
merino li X Ottobre MCCCCI.
UOMINI ILLUSTRI
Nella Chiesa riposa il corpo del B. Giovanni del Martello
vicino all’altare di S. Francesco, a favore del quale si legge
nei statuti della Serra rub. vij dei giorni testivi. Et Sancti
F. ris lohannis cuius corpus jacet in loco Iratrum Minorum de
Serra eiusque solemnitas celebratur die XII mensis Martii-
corpus facet in loco Fratrum Minorum de Serra eiusque so¬
lemnitas celebratur die XII mensis Martij.
P.™ Ugolino della Serra Provinciale della Marca nel 1379.
p re ]\^ ro Griovaniii Pico eletto Provinciale in Macerata
nel 1553, Visitator Generale della Prov. a di Bologna desti¬
nato dal Vicario Apostolico Peretti nel 1566, Vicario Apo¬
stolico e Generale dell’Ordine.
P. re M. r0 Portio Pico fu Provinciale dell’Umbria eletto
in S. Gemini il 12 Maggio 1571, Presid. il P.' 8 M. ro d Ac-
cetura. P. re M. ro Domenico Battiferro Provinciale di S. Ber¬
nardino. P. re M'° Francesco Giuseppe Corvini Commissario 6
Vicario Generale in Polonia Russia e Lituania, e Teologo di
Gio. Ili Re di Polonia. P. r * M.'° Carlo Botta Lettor Pubblico in
Macerata, e Provinciale della Marca.
§ IV. — MONTELUPONE
Papa Innocenzo IV = Quoniam ut ait etc. Dat. BrixiM
XV11I cal. Octobris anno IX = concede XL giorni d’indul¬
genza prò Ecclesia et edificiorum consumatone, et aretae
vitae sustentatione manum porrigentibus adiutricem FF. J» 1 '
norum de Montelupone Firmanee Dioec.
li
PICENUM SERAPHICUM 655
Clemente IV = Pertulerunt etc. Dat. Perusij nonis Martij
anno 11 = scrive al Vescovo di Ancona perchè difenda la libertà
della sepoltura dei FF. Minori di Montelupone.
Gio. d’Adria Canonico Acriese Perito nel gius canonico
e Vicario in spirituale e temporale d’Antonio Vescovo e Prin¬
cipe di Fermo concede licenza a F. Bartolomeo di Montelu¬
pone de Minori Let. in Sagra Pagina, e Custode di Camerino
sotto il dì 28 marzo 1397 di chiamare uno o due Vescovi
Cattolici a consagrare la Chiesa di S. Francesco di Montelupone.
Lo stesso Vicario nel dì seguente 29 Marzo concede In¬
dulgenza pel dì della consagrazione fissata nel 1 di Maggio,
e in molte altre festività.
Sopra la porta maggiore della Chiesa vecchia si leggeva
in marmo :
D. 0. M.
Templum hoc S. Francisci anno D. ni MCCLIII sedente
Innocentio IV. Pontifico erectum. Per Episcopum Humanen.
Antonium de Fabriano et Episcopum Nicopolitanen. Ioannem
de Offida fuit calen. Maij MCCCLXXXXVII Bonifacio IX
Pontifica consacratum.
LEGATI
D. Puetra Ioaniuzi Brezoli (?) de Monteluponum reliquit
Pcclesise S. Francisci de Monteluponum medietatem omnium
suorum bonorum ea lege ut deberet usufructare : ex testam.
Hi. Iulij MCCCLXIII.
Benedictus lohannis Pasqualis reliquit duas partes suorum
bonorum, concedens Fratribus et Sindico dictae Ecclesiae ut
possessionem sumere possent. Die IV Augusti MCCCXCIII.
Benedictus Asti titulo donationis inter vivos clausis ma-
ftibus flexis genibus coram altare S. Francisci in manibus
y Venantij de Plora co Ord. Min. Guardiano de Monte Lupone
dedit prodicta Ecclesia omnia sua bona. Anno MCCCLXXVIII.
CAPITOLI
1338, 1541, 1542, 1556.
656
PICENUM SERAPHICUM
ISCRIZIONI
F. Ioannes Cola e Monto Lupone Ordinis Min : huius
coenobij S. Francisci filius Theologus insignis ob anini dotes et
singulares virtutes a Bonitatio IX Pontif. Opt. Max. MCCCXCIII
Archiepiscopus Neopatrensis creatus fuit.
F. Antonio de Stureolis Monteluponen. Art. et Sac.
Theol. Doctori Concionatori celeberr. qui primus ob animi
dotes huius Provincise Marchise sub titulo Almse Domus
Lauret. Provlis primum omnium votis in Civitate Auximi
electus Anno D. m MDCXXXXIII. et Com. Goneralis institu-
tus Provinciam singulari zelo et prudentia unum omnium
plausu moderavit. G. A. C. F. Dominicus Sanctonus posuit
anno D. ni MDCXXXXYI.
§ V — CIVITANOVA
Le notizie di questo Convento sono estratte dalle Memorie
sacre e civili dell’antica Città di Novana, oggi Ci vitanova,
di Giovanni Marangoni pubblicate in Roma 1 anno 1743 dal a
Stamperia Tempel. lib. 2 cap. 4 p. 157.
Pensa questo Scrittore, che ritornato S. Francesco da
S. Iacopo di Galizia l’anno 1215 e scorrendo per la Marca
desse il primo principio a questo Convento. Certa cosa si e
che il Convento era in essere i primi anni del Pontificato di
Gregorio IX. In un diploma di privilegi dello Spedale di
S. Marco di Rivicollo riportato dall’Ughelli nell Arcivescovi
di Fermo sotto il p.° Aprile 1227 si rammenta un F. Iacopo
da Civitanova dei Minori. E in una bolla del 1229 a tavole
delle Clarisse di S. Iacopo di M. Panico si dice soggetto u
Monastero ai FF. Minori di Civitanova. ( 1 ) Anche il Vescovo
Gerardo di Fermo in una sua carta d’indulgenza del 1272-
asserisce, che questo Monastero di Clarisse era raccomanda o
ai Minori di Civitanova. .
L’antico titolo della Chiesa fu sotto l’invocazione di
S. Maria Maddalena. Si prova da una bolla d’indulgenze,
(1) Wadd. Ann. 1399, n. 14.
PICENTJM SERAPHICUM
657
concedute da Niccola IV anno III Kal. Feb. e custodita in
quell archivio Vitae perennis gloria, ove si legge... ac S Ma-
ZiSst^Ti m CUÌm - h T yre dieta Eeclesia d «*tur esse
consti ucta . e si prova similmente da una pergamena oriei-
nale del 4 Agosto 1899 in cui il Vicario di Fermo conche
dentood 1 Tetto 6 Un ° n Ve300vi ° attolÌoi a sagrarla
Anche P ‘ M-“ e p: n de , consa S rata il di 18 Agosto.
è dell’istessò parere SU ° m3S ’ CU3todito in Mirata
f,M. A I end ° e3posto ' FP ' Minori di Civitanova, che le loro
U24 n nnl aT< j van0 bisc «n 0 di essere riparate, Martino l’anno
delle m! , „ Co “ Tento a questo effetto l’Oratorio e Casa
bolla nache di S. Iacopo, le quali erano mancate affatto. La
incomincia Exhibita etc. Dat. Romae V cal. Aprilis an. VII
di IT . 1 anno 1512 uni alla Sagristia dei FF. Minori
mente Tir* **• , U ° Xi Paro ° obial e. ove dimorano pi'esenie-
aa'Abaìe^ n F SS6rVant I I t I / 0rmatÌ ' la 9 uale apparteneva
dettino si? ,- Fe ( rmano dl “unte Cupone dell’Ordine Bene-
Iulij anr.f jX I “ ‘ Dat Rom “ anno MDXII sexto nonas
dal ChniSÌo 8 di C p S ! rT f S Ì iI J corpo di S ’ Vitale Martire estratto
«orini V« * detestato, donato da Mons. Lodovico Cento-
mi \ escovo di Nicotera con la seguente iscrizione in marmo.
D. O. M.
SA oprici A rtrm INNOCENTIVS PAPA DECIMVS.
Xm vitalis maetyris corpore, cvivs festvm
Tua COLITYR, EX CCEMETERIO PRETEXTATI EX
Jo R o“ 8 CVM INTEA VASCVL0 SANiivrais Z™
CENPA^T M H0C D ' TH0M ^ APOSTOLI sacellvm illvstris
8EpTEMPPuf^l^py^ MILIÌE: ANNVIT CONDECORARI. DIE Vili
QVARESOLEMNIMA-
FliV-pATm ^^ A IhLVI) DIES OCTO INGENTI PICENTIYM AP-
^PoSJ™ PER SPEGIALE IVBILEYM VENERATIONI
^APOSITVM marmorea olaysit vena
LYDOYICYS EPISCOPYS NICOTERANVS
DE CENTOFLORENIS
LVCIJ EQYITIS SANCTI STEFANI
MONYMENTYM AD R.ET
ETERNITATEM
Anno I, 1945 Fascicolo V.
42
658
PICENUM SERAPHICUM
Y’è inoltre in Chiesa l’iscrizione del Bizzarri con la sua
arme rappresentante tre monti, due rampe di Leoni ed una stella.
ANT MAREE. BIZZARRO. ASCYL. CENTYR. INTREPIDO
OYI, DYM. ILLYST. D. IO: GEÒRGIE C^SAR. IYSSY. SVIS
OPPIDIS PRiEEST. YT. AB. INCYRSIONIBYS. TYRCARVM
TTOAEETVE ™BE. COKREPTVS. ACY. CY. PIVE!!»»™
LACHRIJS. PERIJT. YXOR. PIENT. ATQVE. FILIJ. YBEEEOT.
POSYEEE. YIX AH. L. MENS. I. MDLXYIII.
ANT. MARINE. BIZZARRI. DYCIS. FORTISSIMI. NOMEM
AC. PRECLARA. MERITA. INSIGNE. HOC. OPPIDYM
MARMOREO. MONVMENTO. CONSECRAYIT. ETERNITATI
MARMOR. IPSYM. SITTE. AC. TENEBRIS. OBRYTYM. YALE
MONTES. SGARILIA. PATRITIYS. ASCYLANVS I. V. D. AC
Y DVX IN LYCEM. EXTVLIT. AC. RESTITVIT. VNICA
VINDICANS. OPERA. GEMINO. AB INTERITY. CIYIS. OPTIMI
MEMORIAM. ET. OPPIDI. GRATISSIMI. YOLVNTATE
A. S. D. CIOIOCXXIIII
In questo Convento si sono celebrati alcuni Capitoli Pro-
vmcialiAl primo Vanno 1623, l'ateo nel 1 527 in ernia
M. ro Ludovico da S. Leo, presidente il P. M. .Righm
Ferrara EsprocuE G. 1 * Confessore Consiliere e . lo)
dei Duchi Ercole I ed Alfonso I di Ferrara. Il 3. (Capito!)
nel 1530 in cui fu eletto M.*° Ciò. Pini da Carnei m ^
presenza del P. M. r0 Gio. Vigerlo da Genova Generale, h
nel 1589 in cui fu eletto il P. r ’ M. ro Gregorio Fioretti <J
S. Ginesio alla presenza del P" Generale M. ro Evange i
Pellei da Force. (1)
UOMINI ILLUSTRI DI QUESTO CONVENTO
F. Iacopo di professione Converso riposto dal P isa “?
i Santi dell’Ordine. De hoc loco futi quiSanctus V
lacobus (2). Il Waddingo lo vuole nato in Monte Santo,
CI) Nella serie dei Provinciali si legge P. Gio. Velini da G ^0.
e non Pini Ivi poi l’elezione del P. Gregorio Fioretti e posta al
Vedi Picenum Seraphicum, fase, 1, p- 47-48.
(2) Libr. I, fruct. XI. cap. 1, par. 2.
PICENUM SERAPHICUM
659
j-txwx uu JlLJ. vyJL V 1 [jcbLl LIO VGl
10 chiamano di Cittanuova.
L’Arturo nel suo Martirologio lo fa morto nel
11 Pisano lo dice sepolto nella Chiesa dei Preti.
nel 1359 ^ I jeonai( lo chiaro in santità, dottrina e miracoli morì
Maestro Santi, il quale si adoperò di togliere gli ultimi
avanzi delle fazioni Guelfe e Ghibelline rimasti nel fare la
Processione di S. Marone, in cui si portava il Leone insegna
FoP Ue i • 011 , e . anno la Processione si cambiava in risse.
1 parlo nel pubblico consiglio del 21 Giugno 1449 e ot-
Angelo °^ e ÌnVeCe del Le ° ne SÌ P° rtasse l’imagine di un
dpi p l P ' re ^ P Q Clf lr 0 il q V ale fu delegato P er la ricognizione
el Corpo di S. Marone 1 anno 1456 da Giambattista Fermano
sufìraganeo del Card. Capranica Vescovo di Fermo,
p re 5 Ve nerabile P. re Giampaolo Bevilacqua, carissimo al
ooV a r nerale ? a n S ° ne per la bontà ’ dottrina, e prudenza, de-
14Rq°f pe A C1( ! c ! all ° stesso di tutte le grazie magistrali : l’anno
489 fu Custode Camerar. Poi Rettore della Parrocchia di
' .““aso fuori di Civitanuova e finalmente di S. Paolo
SSP. Gole g iata > in cui aumentò il culto divino, le rendite’
fabnef, ,1 Portico, ed il campanile, e risarcì in gran parte il
° ?? nvent0, Mori con fama di Santità nel 1510
M. ro Evangelista Passeri.
Stefano Natinguerra j religiosi di rare qualità, e cristia-
nt ino VMontini j na perfezione vissero nel 1543.
M. 10 Paolo Fortucci Segretario del P. re Gr. nle Pelleo
M. 0 Gatti.
M. ro Donati Giuseppantonio.
M. ro Francescantonio Cruciani (2).
1270, ed
p re
p re
p re
p re
p re
p re
( Continua)
(1) An. 1399, N. 14.
mancano secondo il Cro-
1771: Macera hf 8 q PUbb ' d t R igbmi, i seg. conventi esistenti nel
S. Anatolia S ‘ SeVerm °’ M< Santo > M ' Melone, Ponte la Trave e
660
PICENTJM SERAPHICTJM
CONVENTO MINORITICO DEL SS,IMO CROCIFISSO IN TREIA (,)
-~o4-<38$=-i<=—-
(Seguito del Libro maestrale ms.)
HI. — Una Congregazione Provinciale dei JVlinori
piformati nel Convento del SS.mo Croeifisso nel
1776 e il ricollocarne nto dello stadio filosofico nel
medesimo Convento (2).
Pag. 100. — « Fatta la sud. a Traslazione di Profes¬
sorio (3), subbito il Pubblico di Montecchio fece del gran
rumore ; onde il Sig. r Giuseppe Castellani Sindaco Apostolico,
e il Pubblico medesimo avvanzarono Lettere premurose al
P. Pro. 1 ® acciò fosse rimesso il Professorio in Montecchio; ma
siccome per questa via non ottennero l’intento, supplicarono
caldani.® il P. Gen. 1 ®, rappresentandoli la necessità di far
ritornare i Chierici, affinchè questo Santuario del SS. mo Cro¬
cifìsso fosse tenuto con maggior pulizia e decoro, e le fun¬
zioni della Chiesa fossero fatte con tutta quella proprietà che
il Santurrio richiede. Il P. G. 1 ® dunque mosso da queste giuste
e pietose istanze di questo Ill. m0 Pubblico, ordinò con lettera
molto efficace al Provinciale, ehi quanto prima avesse procu¬
rato di rimettere il Professorio in Montecchio, e soddisfatto
all© divote premurose suppliche di questi Sig. 1 . Rispose il
P. Prov. 1 ® al P. Re. mo , che sebbene questa rimozione egli con
(1) Continuazione: vedi fase. 1°, p. 5-21; fase. 2’, p. 149-162; fase. 3,
p. 299-311; fase. 4°, p. 441-449. .
(2) Sono due fatti che hanno molta importanza relativamente ai
generale interesse del popolo e del Magistrato treiese verso i poveri
tìgli di S. Francesco d’Assisi; essi servono ancora a completare, ne’ suoi
più minuti particolari, la storia di questo convento.
(8) Lo studio di Filosofia (Professorio), per ordine della S. C. dell»
Regolare Disciplina, era stato trasferito dal convento minoritico
S. Giacomo di Cingoli in questo del SS. Crocifisso l’anno 1742: p e
speciali circostanze di Provincia e con facolta della medesima S. Con
gregazione fu nuovamente trasferito a Cingoli nel 1773. Nel Libro uiM
strale ms, p. 99 b , si legge la copia autentica del Decreto.
PICENTJM SERAPHICUM
661
^ Tdiffi. 1 avea fatta per utilità della Provincia, atte¬
soché non era possibile il mantenere cinque studi di Teologia
per la scarsezza de stud. 1 ; sicché il Definitorio giudicò bene
levare lo studio di Teologia dal Con.* 0 di Cingoli, e mettervi
que o di filosofìa, che sfava in Montecchio, pure per ubbidire
agli ordini di sua Re. ma , non potendosi rimuovere il Profes-
sono da Cingoli, perchè ab inilio quella città dette il Con-
ven . alla . Religione colf obbligo di sempre tener quivi lo
S U P ^ os ®^ a 0 Teologia, lo rimoverà da Sanseverino, deve
que i P del Ritiro malvolentieri ve lo soppor[p. 100 b ltano, ogni
qual volta però li Sig." di Montecchio faranno nel Convento
nuova fabbrica pel Professorio in migliore aspetto per l’aria
i quella sia stata per lo passato, mentre uno dei motivi
principali di questa rimozione, è stata la residenza appunto
eli aria umida boreale, per cui li giovani v’acquistarono
attiva salute. Una tale risposta il P. Pro.'* la dette pure al
1 Guardiano, affinchè questo sentimento suo si rendesse noto
t p „ ese a fi u esti Signori, che fortemente istavano per la
«collocazione di detto Professorio.
■. * Stante questo progetto del P. Pro. 1 ®, la cosa restò sospesa,
«a andette così temporeggiando tre anni. Infra questo tempo
l> «7 Pra ucesco da C. d’Emilio col suo Diffinitorio terminò
u zio di Pro. 1 ® nel Capitolo di Iesi, dove furono fatti nuovi
uperiori della Pro. la , ed egli venne eletto Custode Vocale
u. 75. Siccome poi che l’anno seguente essendo Guardiano
questo Con.* 0 del SS. Crocifìsso il P. Teodoro di Montefi-
vnn 0 ’ li . n J uovo Pro - le R M - R- Bonaventura di Pompeiana,
oue quivi destinare la prima intermedia Congregazione Capi¬
tare. Sebbene il P. Guardiano dimostrasse qualche ripu¬
to T Za ’ SU * timore non poter riuscire alle spese, che
dell °p° ° ccorrere P er mantenimento de principali Superiori
vi !\ ku *’ ed altri, che in siffatte contingenze concorrere
, 6 i ^°’ P ure > P er non contradire al Sup. r ® faccettò, mani-
tandoli però le sue difficoltà. Per la qual cosa il P. Pro. 1 ®
ero lsniinuire ^ aggravio, risolvette di celebrare quivi la Con-
« egazione in forma pauperum, che voi dire senza funzioni
QUft i an o? UÌCÌ ’ ed altre solennita - M a appena ciò inteso da
Que f n'‘ di Montecchio > e sparse per il Paese la voce di
dian n Congreg/ in f orma Pauperum, supplicarono il P. Guar-
0 di accettare la Congregazione con tutte le funzioni solite;
662
PICENUM SERAPHICUM
mentre essi aveano piacere di vedere in questa Chiesa del
SS. mo Crocifisso il farsi le funzioni con tutta pompa e solen¬
nità, e che perciò facesse pure venire de Religiosi, e non
dubitasse del necessario provvedimento. Quindi animato il
P. Guardiano da sì nobile cortese assicuramento, scrisse al
P. Pro. 16 , che era sentimento di questi Signori di voler qui la
Congregazione con tutta solennità. Sicché bramando la Reli¬
gione di fare onore al Paese, e soddisfare alla pia divozione
di questi Signori furono determinati sei Panegirici, tra quali
vi fu quello del SS. mo Crocifisso, e quello di S. Patrizio Pro¬
tettore di Montecchio; furono inoltre fatti venire i migliori
Cantori della Provincia; vi fu la difesa di una Cattedra
Teologica, e il tutto riuscì con lode della religione, e con somma
edificazione, e piacere di tutto il paese [p. 101]. Non si deve
qui ammettere, che essendovi in questa nostra Chiesa un
piccolo organetto, il quale non era affatto al proposito pei
le Funzioni, che far si doveano in Congregazione, la generosa
bontà deHTll. m0 Sig. Giuseppe Castellani Sindaco Apostolico
di questo Con. 40 , si mosse a ordiuarne uno di nuovo a sue
spese di 9. registri (opera del Sig. Luigi Crudeli abitante in
Osimo) e lasciare questa sua degna memoria alla Chiesa del
SS. m0 Crocifisso dove tutt’ora esiste, e riesce di universal
gradimento.
« Ritornando alle funzioni sagre fatte, durante il tempo
della Congregazione, che furono 10 giorni; vi fu ogni mattina
Messa solenne cantata sempre da uno degli Sig/' Canonici,
secondo il loro ordine di dignità, o anzianità, e la sera u
Vespro solenne, e Benedizione col Venerabile; mutato i
Vespro in Compieta, in quelle sere che v’era Panegirico, o
Conclusione. Il tutto cantato in Musica concertata da’ sd
nostri Religiosi, che riuscì di sommo commun gradimento ; e
il continuo concorso di Popolo del Paese, e del Contado,
anco forastiero fu si grande che la Nobiltà non poteva reg
gare alla affollata calca; tanto che li Signori pregarono cne
li discorsi non si facessero fare nei giorni di Festa, pere
altrimenti non potevano Essi ascoltarli.
« Nell’ultimo giorno, che fu di Domenica 19 Maggio 1# ' *
fu fatta la Processione colla statua di S. Pasquale. Fu ques
il sabbato a sera circa un’ora di notte da otto Signori
vani principali del luogo venuta a prendere in nostia 1
PICENUM SERAPHICUM
663
e portata coll’accompagnamento d’alcuni religiosi con lumi
alla Collegiata dove nel Presbiterio in Cornu Evcingelii era vi
preparato un tavolino nobilmente apparato con Ceri, e Tapeto,
e quivi restò esposto insino al compimento di tutte le fun¬
zioni, che vi furono fatte in quella giornata, cioè la mattina vi
furono mandate a celebrare molte Messe basse; a Terza si cantò
Messa solenne in musica fatta dai nostri Religiosi ; e all’Al¬
tare solennizzò uno dei Signori Canonici, dove inter Mis-
sarum solemnia vi fu la recita del Panegirico di S. Pasquale
unito allo Ringraziamento di tutti li Benefattori della Con¬
gregazione, assai dottamente condotto dal P. Lettore Teodoro
d’Ascoli. La sera poi dopo il Vespro solenne che cantarono
li Signori Canonici, fu dato principio alla solenne Processione
colla suddetta statua di S. Pasquale per tutto il Paese, la
quale fu sempre portata da Signori principali di Montecchio;
fu entrato nelle Chiese di Monache, e data la Bened.°‘ alle
Religiose colla Reliquia del Santo, che veni[p. 101. b ]va portata
dal medesimo Signor Canonico apparato, che solennizzò in quel
giorno. A questa Processione intervennero tutte le Confra¬
ternite, il Re. m0 Capitolo, e l’Ul. mo Magistrato in pubblica
forma e ottanta dei nostri Religiosi. Il popolo eravi nume¬
roso in questa Processione, che non bastava la lunghezza
della strada dal Paese al Convento. Si cantava da nostri
Religiosi, durante la Processione dentro del luogo l’inno di
S. Pasquale, in Concento, e pel restante della via in voce
c °rale. Giunta tutta la Processione col Capitolo, e Magistrato
a questa Chiesa, fu data la Benedizione col Santissimo, e
c °sì sull’ora quasi dell’Ave Maria, furono terminate e com-
pite con estremo contento di tutti le sagre Funzioni della
Cougregaz.®
« In questa celebrata Congregaz.® li Signori Montecchiani
dato veramente a divedere in effetto quel buon cuore,
e quelfamor sincero che han sempre alle occorrenze nutrite,
e nutrono tutt’ ora per la nostra povera Religione. Sia
sempre detto a maggior gloria del SS. mo Crocifisso ; e a lode
sempiterna di questa Ill. ma Patria, che in siffatto concorso
ai Religiosi, non solamente non è mancata cosa alcuna del
Necessario al loro mantenimento, ma sono stati tutti in abbon¬
danza provveduti dalla prodiga mano di questi Gentilissimi
Pignori per tutto il tempo della Congregazione. E nell’ultimo
664
PICENUM SERAPHICUM-
giorno, a motivo della Processione che doveva farsi la sera,
l’illustrissimo Magistrato invitò a pranzo in Palazzo il
P. Prov. 1 ® con tutti li PP. del Diffinitorio e Guard.® insino
al n.° di dieci; e tutte le case dei Signori particolari fecero
ognuno l’invito degli altri sacerdoti facendo anzi a gara chi
più aver ne potesse., onde sopra il n.° 60 in quel giorno
furono a pranzo in Montecchio.
« Da queste, e da altre più segnalate rimostranze di cor¬
tesia praticatesi prima, che in tempo di Congregazione, e da
particolari, e dal Pubblico verso de nostri Religiosi, e del
Convento; si trovò il Diffinitorio, e si riconobbe in dovere di
condiscendere alle premurose istanze, che facevano questi
Sig. ri di vedere ricollocato qui il Professorio: Quindi di buona
voglia offerendosi Essi, cioè il Pubblico di soccombere alla
spesa, che occorsa sarebbe per la fabbrica del Professorio ;
(Giacché era necessario il trasportarlo, e stabilirlo nelle stanze
di rimpetto alla Casa della Compagnia, per salute dei Giovani,
che abitar vi devono) supplicò il Diffinitorio : la Sacra Con-
gregaz. n ® per la rimozione del Professorio esistente nel Con¬
vento di S. Severino, e trasferirlo a questo di Montecchio; la
quale rescrisse come siegue, videlicet = Sacra Congregatio
super Disciplina Regulari, audito P. Procuratore Gen. u Ordinis
Minorum strictiris obser. S. Francisci, verisque exitentibus nar-
ratis, praevia suppressione [p. 102] Pro Cessomi in Conventu
S. Mariae Gratiarum Civitatis S. Sederini in Pro. m Marchine,
praesentis Decreti tenore, iterum benigne designai, et deputai
prò Professorio enunciatum Conventum SS. Crucifixi Montechu
eiusdem Proj. ae Romae 19 Junii 1116. —
« Atteso il presente Decreto (la di cui Copia esiste in
questo Archivio in foglio volante) il R. P. Guard. no Teodoro
di M.® Filotrano d’ordine del P. Pro. 1 ® diè subito mano alla
sud. a Fabbrica, e a.1 principio d’Agosto fu terminata, la quale
assegnò, e pagò q. 3ta Il. ma Communità per gli Artefici, 6
Materiali scudi quindici. Accadde però in questo frattemp 0 »
che li n. ri Religiosi di S. Siverino, quali primi non volevano
il Professorio, inteso che si levava, per metterlo in Montec¬
chio, impegnarono il Vescovo, e la città presso del P. R-
Min. ro Gen. 1 ®, perchè gli ottenesse di fare abolire il Decreto
di soppressione, e rimozione di quel Professo. 0 fatto dal'®
S. Congregaz.”®, come di fatto sortì loro l’intento. Per la qual
ipgmillgfc
PICENTJM SERAPHICUM 665
cosa, il P. Pro. 1 ® Bonaventura di Pompejana, avendo prima
conferito, e consultato il P. M. R. Fran. co M. a da C. Emilio,
Cust.® Vocale (il quale in tempo del suo Governo levò da qui
il Profess. 0 per metterlo in Cingoli) furono di Commun sen¬
timento, (perchè il Diffinitorio non mancasse della data parola
a Sig. n Montecchiani dopo fatta la fabbrica sud. ta ) di suppli¬
care nuovam.® la Sag. Congr.®, come fecero, a ciò si degnasse
di accordare con suo Decreto alla Provincia la facoltà di
rimuovere da Cingoli quel Profes. 0 e ritornarlo in Montecchio,
rimettendo in quel Con. to lo studio di Teologia. La Sag. Gong.®
senza veiuna difficolta benignam.® condiscese, prout sequitur.
= Sacra Congregalo super Disciplina Regulari veris existen-
tib. s narratis, ac audito P. n Gen. li Ord. Minor, de Obser. a
S. ir autisti, praevia suppressione Professorii in Conventu
Cingali provine.™ Marchiae, praesentis Decreti tenore iterum
enigne designat, ac deputat prò Professorio enunciatum Con¬
ventum Monticali eiusdem provini e Marchiae Ordinis Minor.
Reformatorum S. Francisci etc. = come si vede dalla Copia
che conservasi in questo Archivio, e dal suo Originale in
quello di Iesi, dove si riportano tutte le Scrittuse della Pro¬
vincia. Quest’ultimo Decreto fu spedito sotto il dì 25 Set-
temb.® 1776, e al principio di 8b. r ® dell’istess’Anno vennero
qui li Chierici del Noviziato di Forano ».
IV. — Solenne processione
del SS.noo Crocifisso nella città di Treia.
Pag. 106. — « Ritrovandosi nell’anno suddetto (1796) la
ombardia quasi tutta in potere dell’Armate Franzesi, che a
§uisa d impetuoso Torrente, rotti e superati gli argini tutti,
Q-veano passate le Alpi e soggiogate le Fortezze più inespu¬
gnabili, l’Italia, e segnatamente lo Stato della Chiesa erano
e più gran pericolo. Bologna, e Ferrara già nelle loro mani,
inaeciavano con una volata di portarsi in Roma. Intimo-
1 ° il Popolo e colmo di spavento, fu risoluto nel generale
onsiglio di Treia celebrato ai 12 di Giugno di estrarre la
uacolosissima Immagine di questo Crocifisso per indi pro-
cssionalmente trasferirla nell’insigne Collegiata, ed ivi con
666
PICENUM SERAPHICUM
divoto Triduo pregare il Dio delle Misericordie a sospendere
sopra di noi la sua giusta, e terribil vendetta.
« Perchè tutto conspirasse alla pietà, e maestà dell’ideata sa¬
gra Funzione, si presero le più opportune risoluzioni. Si stabilì un
ceremoniale tra R. m0 Capitolo, ed i nostri Religiosi, una copia del
quale, si conserva neirArchivio di questo Convento. Si eles¬
sero dodici Deputati per il buon ordine delle cose, e furono
invitati da Macerata due Signori della Missione. All’estrazione
della Sagra Immagine precedette in Treia per tre giorni il
suono di tutte le Campane in tre diverse ore del giorno; [p. 106 J
parimenti furono premesse tre divote Processioni di Penitenza
fatte dal Clero secolare, e Regolare sotto un sol vessillo di
Croce, e dal Magistrato insieme. Queste preliminari Proces¬
sioni seguirono nei giorni 17-18-19 di Giugno. Nella sera
dell’ultimo giorno di questo Triduo fu calata dall’Altare la
Sagra Immagine, e collocata nel Presbiterio sotto un mae¬
stoso Trono ricoperto di Damaschi Cremesi, con intrecci d Oio
e cascate di sedici fiocchi.
„< Finalmente ai 20 di detto mese, giorno destinato alla
solenne Traslazione, Treia era vuota di Gente a riempir la
nostra Chiesa, e ^adiacente spiazzo e sullo spuntar del sole
si diè principio alla divota Processione. Precedevano in lunghe
Schiere le Confraternite, posti tutti i Fratelli in buona ordi¬
nanza, ciascuno con lume in mano, e con Lanternoni a lato
di sciascuna Croce. Venivano le Ven. Fratarie tutte con Fiac
cole accese. Seguivano nel modo stesso i Chierici, i Sacei-
doti, i Mansionari, ed infine il R. mo Capitolo, tutti a lento
passo, e con cerei accesi in mano. Veniva il Sig. Arciprete
celebrante coi suoi Assistenti, ed a sinistra degl’Assistenti u
Rend. 0 P. Pietro di Castel d’Emilio nostro Guard. 0 con
Stola, e Piviale secondo il concertato Cerimoniale. Restava
chiusa, e coronata questa piima parte di Processione dall’a¬
mabile miracolosa Immagine sotto il descritto maestoso Trono,
che era portato da otto Persone, ed aH’intorno vi stavano
otto nostri Religiosi vestiti con Tonicelle ; e dovunque pas¬
sava il SS. m0 Crocefisso, altro non si udiva, che pianti, e
flebili voci chiedenti misericordia, e perdono. Prima che dal a
Chiesa fosse mosso il Divin Simulacro si lesse il primo Istru-
mento, che si conserva nell’Archivio del Con. to . Dietro i
Crocefisso veniva il Magistrato, poi in coppie tutti i Nobili*
PICENTJM SERAPHICUM
667
seguivano gl’Artieri, quindi le Signore [p. 107] e poi le altre
Donne d’inferior grado tutte le coppie con lume in mano, e
ciascuno grado diviso con coppia di Sacerdoti che intuona¬
vano Preci divote. Così proseguendosi con dietro infinito
Popolo, concorso anche dalle vicine città si giunse dal nostro
Con. to alla Porta di S. Egidio per dove entrò in Città la
Sagra Processione, e sfilò verso Piazza dove fermossi. Era in
essa alzato un vasto Padiglione in fondo del quale vedevasi
eretto un altare, sopra di cui si posò la Sagra Immagine,
quindi un Missionario incominciò a parlare all’affollato popolo,
e la Piazza si riempì di pianto. Dopo la Benedizione, che si
dette al popolo colla Sagra Immagine sostenuta in quel punto
da otto canonici, dalla piazza scese la Processione in colle¬
giata, dove con il Sagro Deposito ebbero solamente ingresso
il Clero Secolare, e Regolare, col il Magistrato, e ciascun di
questi ceti venne ammesso al bacio dei SS. Piedi. Chiusa la
Chiesa si tenne fuori il numerosissimo popolo, perchè senza
confusione si avesse commodità di collocare il maestoso trono
con il Crocefisso sopra il grandioso altare eretto nel Cappel¬
lone, e quindi disporre le scalinate, ed in numerosi lumi di
cera, di cui se ne mandò a prendere un carretto in Foligno.
« Nel giorno susseguente 22 Giugno si diè principio al so¬
lenne Triduo, e l’ordine che si tenne, fu il seguente. Di buon
lattino da un Missionario si faceva il Catechismo. Due ore
avanti il mezzo dì si celebrava la Messa solennemente can¬
tata. Al giorno si cantavano i Vespri solenni; poi vi era una
Predica di Missione. Finalmente esposto in Divin Sagramento,
si recitavano divote Preci opportune a tempi calamitosi, e
°on la Benedizione del Sagramentato Signore si dava fine
alla quotidiana Funzione.
« Nei dì 24 dello stesso mese giorno festivo di S. Gio-
t^attista fu ricondotta processionalmente la Sagra Immagine
a questa nostra [p. 107. b ] chiesa. L’ordine di Processione fu il
medesimo tenutosi nella Traslazione, bensì il giro ne fu diverso.
lrca le ore 20 la Processione incominciando dalla Collegiata sfilò
v erso Piazza, e passando per il mezzo della città esci per la
Porta di S. Michele. Due volte in questo passaggio fermossi
a Sagra Immagine; nel Parlatorio prima delle RR. Monache
1 S. Benedetto per l’artitudine della Porta della Chiesa, e
mia Chiesa delle RR. Monache di S. Chiara. In ambedue
668
PICENUM SERAPHICUM
queste pause le fortunate Spose di Gesù Cristo furono Bene¬
dette con la Sagra Immagine in mezzo a loro più vivi affetti
del cuore, che palesarono nei ricchi addobbi preparati, e nel¬
l’offerta di odorosa cera fatta per mano dei loro rispettivi
confessori.
« Proseguendo la Processione, che sortì come si è detto,
per la Porta di S. Michele rientrò per quella dell’Elce, e
ritornò sui medesimi passi sino allo Spiazzo dei Pellicani,
quindi piegò verso S. Egidio e passando per le strade Basse
esci per la porta nuova, e da questa porta non era ancora
escita interamente la Processione quando le prime File di
essa erano già giunte alla nostra chiesa. Dentro di essa, e
nello spiazzo si schierarono le confraternite e le Fratarie con
il Capitolo. Posatasi l’Immagine innanzi alla Porta sopra di
un Palco; sopra di altro predicò il Missionario e benedetto
l’infinito popolo con essa cara Immagine si diè fine alla Pro¬
cessione. Fu ricondotto il prezioso Pegno dentro la nostra
chiesa, che nella lontananza del suo Divino Sposo sembrava
come vedova involta nello squallore: e videsi il Magistrato a
deporre a pie’ della Croce le loro Torcie, e così pur fece una
gran parte di Nobili, e degli Artieri.
« Da nostri Religiosi non fu mai abbandonato il SS. m0
Crocefisso in tempo della sua assenza, e qua ricondotto fu
stipulato il secondo Istrumento, che insieme agl’altri si con¬
serva nell’Archivio del Con. to . Fu cosa sorprendente la libe¬
ralità, che usarono in detti giorni i Treiesi per i bisogni nel
vitto ai Religiosi, de quali la maggior parte stava all’Ospizio
ed altri in diverse case di Nobili benefattori, e divoti, come
ancora fu degno di osservazione, che in una funzione di
tanto concorso non succedesse un minimo sconcerto, nè con¬
confusione alcuna o per parte dei secolari, o de Religiosi, u
numero dei quali si avvicinava al N. cinquanta, venuti da
Iesi, Forano, Cingoli, e Sanseverino ».
( Continua )
PICENUM SEBAPHICUM
669
MINISTRI PROVINCIALI DELLE MARCHE (1)
24. Anno 1349. — Fb. Nicolò Vignuzzi da Fabbiano
Non nascondiamo una certa difficoltà nello stabilire con
precisione storica in quest’anno la elezione del detto Ministro,
sembra certo che il P. Ugolino Brunforte sia morto nel 1348
mentre era Provinciale, e che il P. Vignuzzi lo sostituisse
m qualità di Vicario : il Capitolo nell’anno seguente è più
che verosimile, come pure è assai verosimile che il medesimo
Vicario sia stato eletto Ministro, corrispondendo per tal modo
a quanto asseriscono le Serie A-D: quindi accettia mosenz’altro
lanno ed il nome già assegnati. La B, sotto l’anno 1346,
mette un certo Fr. Francesco e nel 1349 ci dà per Ministro
i- I ietio da Sassoferrato, mentre invece la elezione di que¬
sto va posta, come si è veduto, nel 1335. Le Serie C-E dal
44 saltano al 1302, cioè dal P. Ugolino Brunforte al
Jj • Martino da Fabriano il quale è stato eletto due anni
topo, vale a dire nel 1354. Riteniamo pertanto come data
pm sicura il 1349 e come Ministro immediato dopo la morte
i 6 . ?" Ugolino il P. Nicolò Vignuzzi, maestro in S. Teo-
°gm, già Vicario Provinciale e Inquisitore contro l’eretica
pravità (2). '
Anno 1354. — Fb. Mastino da Fabbiano
Le Serie A-B-D, asseriscono la elezione di questo Mini¬
li 0 immediatamente dopo il P. Vignuzzi : l’unica variante
uè si riscontra tra le medesime è quella dell’anno di ele-
°ne, cioè : A-D, 1354 ; B, 1355. Le A-D assegnano anche
convento di Recanati come luogo nel quale fu tenuto il Ca-
h olo e ci dànno dell’eletto il seguente elogio : « An. 1354.
w ' Martinus de Fabriano S. Theologiae Magister , zelo regida-
disciplinae probatisszmus, ad Provinciae regimen assumptus
(1) Continuazione: vedi fascicolo 4. p. 519-529
(2) Cfr. A, p. 11 ; B, p. 11 - 12 .
670
PICENUM SERAPHICUM
fuìt Recineti. » (1) Non possiamo tener conto delle Serie C-E
le quali nel 1355 mettono la elezione di Fr. Giovanni da
Ripatransone, sapendo che questi fu eletto 1 anno 1359 al
Capitolo tenuto nel Convento di Offida.
26. — Anno 1359. — Fr. Giovanni da Ripatransone
Di questo insigne Religioso, di cui è indubbia la elezione
a Ministro nel convento di Ofììda e nell anno indicato, si e
già parlato nel Picenum. (2) Basterà qui riportare unicamente
ciò che di lui asseriscono alcuni dei più accreditati ed antichi
storiografi dell’Ordine.
Pisano. — « Frater Joannes de Ripa, provinciae Mar-
« chiae, doctor in theologia nominatissimus, preclarissime
« in theologica facultate disserendo, in saecula eius erit me-
« moria. » — « Magister Joannes, qui tempore suo nullum
« habuit ingenio et verbo potiorem, ut eius scripta attestan-
« tur. » (3)
Comp. Chron. Florent. — « Johannes de Ripetransonis,
« Marchisanus, Magister famosus, qui tante scientie fuit, ut
« Parisius ante 30 annum in Theologia magistraretur et Do-
« ctor difficilis appellaretur. Hic scripsit profundissime super
« 4 libros sententiarum et multa Quotlibeta. » (4)
Tossignano. — « F. Joannes a Ripa Transonum Picens
« qui suo hortatu Graecos redegit in Sanctae Sedis obedien-
« tiam, scripsit sermones de tempore, et de Sanctis, script
« quoque super sententias, cuius initium : cimice, asceti
< superius » (5). .
Waddingkx — « Floruit in Conventu Parisino Magmi 01
« Jannes de Ripa Transonum, vulgo dictus Ripa, qui suo
« tempore verbo simul, et exemplo nullum habuit potiorem,
« ut praeclara eius monimenta testantur. » (6)
Guidati dalie Serie A-D abbiamo accettato l’anno lue
(1) Cfr. A, p. 11 ; B, p. 12.
(2) Ofr. fase. 2, p. 221 ; fase. 4, p. 511-12.
(8) In Analecta Frane., t. IY, p. 340-511.
(4) Archiv. Inane. Hist., an. Ili, p. 808.
(6) Op. cit., lib. III. p. 328.
(6) Annali, t. Ili, p. 218-XVI.
PICENUM SERAPHICUM
671
come data storica per la elezione di questo Ministro : dob¬
biamo fare peraltro una osservazione in proposito. Stando alla
Cronaca del Glasseberger, Giovani da Ripatransone nel 1368
era presidente della scuola di Parigi : « Frater ìranciscus de
Perusio, hoc anno [1368J Regens Parisius in scholis sub prae-
sidentia magistri fratris lohannis de Ripa, etc. » (1) Il Com¬
pendio delle Cronache di fr. Mariano da Firenze afferma che
il nostro Dottore, appena trentenne insegnava in quella Uni¬
versità. Ora, se nel 1368 egli aveva circa trent’anni, la data
di sua elezione a Ministro di questa Provincia non sarebbe
esatta, perchè bisognerebbe dire che egli prima di andare a
Parigi, e perciò in età assai giovane, fosse già Ministro. Al¬
tra osservazione : nella lapide erettagli a Ripatransone da
Sisto Y, quando questi era Vescovo di S. Agata dei Goti, è detto;
Claruit sub Joanne XXII. Pont. Max. » (2) Ora il pontificato di
Giovanni XXII va dal 1316 al 1334 : come potrebbe dunque
sostenersi l’asserzione del Glassberger il quale dice che nel
1368 Giovanni da Ripatransone era presidente alla Sorbona ?
se egli in qualità di Dottore a Parigi fiorì sotto il pontificato
di Giovanni XXII, e se nel 1368 lo troviamo ancora che oc¬
cupa il suo alto grado in quella Accademia, quale significato
potrà avere quel floruit sub Joanne XXII, mentre dal 1334
al 1368 vi sono stati altri quattro Papi, cioè: Benedetto XII
Clemente VI, Innocenzo VI, Urbano V ? Concludiamo, riget-
tando la data del Glassberger e ritenendo esatto l'anno di
elezione del P. Giovanni a Ministro Provinciale nel 1359,
cioè dopo che egli aveva sostenuta la cattedra di Parigi. Così
solo rimane storicamente giustificato quanto è detto nella la¬
pide di Ripatransone.
27. — Anno 1362. — Fr. Perozino da Pesaro
Che questi sia il successore del P. Giovanni da Ripa¬
ratone lo affermano concordemente le nostre cinque Serie:
la sola divergenza che si riscontra tra le medesime sta nel-
!anno di sua elezione: A-D, 1362; (3) B-C-E, 1359. Accet-
(1) Cfr. Analecta Frane., t. II, p. 202.
(2) Cfr. Picenum Seraphicum, fase. 2., p. 221.
(3) Veramente la Serie A porta il 1364: lo crediamo un semplice
672
PICENUM SERAPHICTJM
tiamo come data più sicura il 1362, perchè le prime due Se¬
rie sono assai attendibili. Ecco la semplice biografia delle
A-D : « An 1362. Fr. Peruzinus de Pisauro S. Th. Mag.
« electus Offidae. Fuit Jnquisitor electus ab Aegidio Episcop.
« Sabinen. per tota Piceni Prov. — Alii legunt Perottinus,
« et Peruzinus alii. Ast ex Archivio Conv. nostri Pisauren.
« in Processu compilato prò colligendis Miraculis B. Miche-
« linae enumerantur Frates, qui de Familia in eodem Conv.
« id temporis degebant. Quos inter priori loco enunciatur
« Reverendus, et honestus Vir F. Perusinus de Pensauro Mini-
« ster Ord. Min. Prov. Anconitanae. » (1)
28. _Anno 1368. — Fa. Martino Sangiorgi daRivarolo ( 2 )
Le nostre Serie concordano nel nome, nella patria e nel'
l’anno di elezione di questo Ministro. A-D : « An. 1368. Fr.
« Martinus Sangiorgi de Riparolio Prov. Januensis, nunc
« Taurinensis, S. Th. Mag. eleclus Fani. Ob praeclara menta
« signanter ex Marchiae regimine, in Gap. Gen. Patavn An.
« 1385 celebrato in Praesulem totius Ord. selectus fuit. » (?)
29, _ Anno 1372. — Fr. Martino da Sammarino
Questo Ministro lo mette soltanto la D, ma non presenta
alcun documento in suo favore. Afferma che Fr. Martino j*
Sammarino fu realmente Provinciale; dubita poi che sia io
stesso Sangiorgi : però, appoggiata su un sembra del P. io
cola Papini, propende a distinguerlo dal medesimo : «
Martinus de S. Marino erat Min. Provincialis. Dubium est ar
diversus fuerit ab ilio Sangiorgi, an vero mutatus m lUum.
errore di stampa, perchè nella D, che è una ripublicazione corretta
quella prima edizione, vi è il 1362: se vi fosse stata una vera ragio^
di tale cambiamento la D lo avrebbe subito notato nella sua Addenti
Corrigenda.
(2) BIBLIOaRAFÌA : Pisano, ed. cit., p. 527: Ghronica fr. Nic. ®a*
sberger, ed. cit., p. 216-223: Tossignano. op. cit., p. 1896: — Waddi 9
2. ed., t. IX, p. 64-1 ; 65-IY ; 69-XIII ; 75-1.
(3) A, p. 12 ; D, p. 12.
PICENUM SERAPHICUM
673
Forsan alius uti Rmus Papini credere videbatur. » (1) Non
arriviamo a comprendere questo dubbio della D: infatti, come
potrebbero confondersi questi due Ministri, avendo ciasche¬
duno quanto basta per riconoscerli distinti ? Ci sembra evi¬
dente che il Martino Sangiorgi da Rivarolo, mai possa essere
il Martino da Sammarino, a meno che il primo non fosse
chiamato anche con questo distintivo per la figliolanza del
convento omonimo mentre era Provinciale delle Marche. Il
silenzio delle altre quattro Serie circa questo secondo Martino
è impressionante, è vero, ma noi non lo abbiamo voluto esclu¬
dere, mossi unicamente dalla molta stima verso il P. Stefano
Rinaldi, compilatore della D, il quale mai si sarebbe azzar¬
dato introdurre un nuovo Ministro nella sua Serie , qualora
non avesse buone e plausibili ragioni di farlo.
— Anno 1379. — Fr. Ugolino da Serrapetrona
Continuiamo a chiamarlo così, quantunque sembra non
essere tìgli nativo di Serrapetrona, ma dellTstria. Fu però
certamente Ministro della Marca, eletto nel convento di Iesi
n 1379 : in ciò convengono le nostre Serie. Prese parte al
apitolo Generale di Padova (1385) e fu uno degli elettori
del suo antecessore, P. Martino Sangiorgi. Le Serie A-D rife¬
riscono un documento dal quale chiaro apparisce che questo
Ugolino non era da Serrapetrona: « Dicebatur de Serra-
« petrona fortassis, quia illius Conv. erat Alumnus; sed ex
* praefati Capituli Gen. Patavii in Archivio nostro
« Pisauren. asservatis colligimus, ortum non habuisse in Ser-
* rapetrona, cum inter Vocales sic subscritus inveniatur :
« F. Hugolinus de Ystria Minister Marchiae Anconitanae. » (2)
31. — Anno 1389. — Fr. Antonio Nini da Pesaro
Eccettuato il P. Righini, Serie B, il quale mette la ele-
lone di questo Ministro sotto Panno 1387, le altre Sene so¬
li) Serie D, p. 12, in nota.
(2) Cfr. A, p. 12 : D, p. 12.
Anno I, 1915 _ Fascicolo V.
42
674
PICENUM SERAPHICUM
stengono che sia avvenuta in Jesi nel 1389. La differenza
sarebbe di poco rilievo, qualora non urtasse un poco riguardo
a ciò che saremo per dire. Notiamo subito che il 1389 pog¬
gia anche sull’autorità del P. Waddingo. (1).
Sotto il governo di questo Ministro abbiamo due fatti
storici di qualche importanza : il prim,o è una lettera ponti¬
ficia, indirizzatagli da Bonifacio IX, riguardante il convento
di Fossombrone : il secondo è l’introduzione della Riforma di
Fr. Paoluccio dei Trinci nei conventi di Forano, Montefalcone
e Massa Fermana. Riportiamo la lettera di Bonifacio IX, come
trovasi nel Waddingo, la quale servirà in seguito per la storia
critica dei conventi piceni :
« yn. — Ut domicilium possint mutare in urbe Foro-
simpronen. Ex lib. 6. An. 3. fol. 126.
Romae, 13 pebr. 1392
« Dilectis ftliis Ministro Provinciali [Fr. Antonio de Pi-
sauro], et Fratribus Ordinis Minorum provinciae Marchiae
Anconitan. secundum morem dicti Ordinis. »
« Sacrae vestrae Religionis sub qua, etc. favorabili ter
« annuamus. Sane petitio prò parte dilectorum filiorum no*
« bilmm virorum Caroli Pandulphi Malatestae, et Galleotti do
« Malatestis domicellorum Ariminen. ac Praepositi et Capituli
« Ecclesiae Forosymfronien. nobis nuper, etc. continebat, quod
« dudum certis necessitatibus incumbentibus, locus quem tur®
« habebant in ci vitate vestra Forosimfronien. per quosda®
« Rom. ecclesiae Officiales ob tutelam, ipsis civitatis extitxt
« demolitus, et quod demolitionem huiusmodi Fratres Ora®
« nis, et loci vestri praedicti, se ad Monasterium sancti
« Mauxentij in Burgo Forosymfronien. Ordinis Sancti Benedi'
« cti transtulerunt, ac inibi aliquandiu habitaverunt, et rese-
« derunt, licet de facto, etc. Quare prò parte Caroli, et®
« praedictorum fuit nobis; etc. ut ecclesiam Sancti Georgi]
« Forosimpronien. cui cura animarum actu non imminet de
« praesenti; et ad dictos Praepositum et Capitulum dicitur p er '
(1) Ofr. ed. l a , t. IV, p. 356-XXXVIII.
PICENUM SERAPHICUM
675
T 7 cluo 7 umiuus , «*< wuuiguis, quae satis apta, et accom-
modata prò uno loco vestri Ordinis aedificando existit, et in qua
« commodae et honestae habitationes possent vobis prò usu et ha-
« bitatione vestra, prò recompensatione dicti loci vestri, ut prae-
« fertur, demoliti, de benignitate, etc. dignaremur. Nos £
« qui ìvmi cultus, etc. inclinati, vobis huiusmodi ecclesiam
banctiGeorgy cum eius domibus, et congruis prò usu, et
habitatione vestns, auctontate, etc. concedimus et donamus.
< msuper vobis aedificandi, et construendi apud eandem
* ecclesi f m locum, prò huiusmodi usu, et habitatione vestris
* , Um claustro > campanili etc. et aliis necessariis officinis et
* Ì 1 P er P? tu ?. babitandi: iure tamen Capitali praedictorum,
« v t P aro ® hialls ’ etc - semper salvo, fel. ree. Bonifacij Papae
« Pii V! 0- n °£ obstan - P lenam - etc. elargimur. Nulli ergo,
« ! R °“ ae a P ud Sanctùm Petrum, Idibus Ianuarij,
x< anno tertio. » (1)
p-, Le & ' e / ie A I) ci da »no il fatto dell’introduzione della
strn? S H Dte COme avve nuta al tempo di questo Mini¬
lo e dal Waddingo citano gli anni 1380-1388: (2) se queste
debL S °?^ reCÌSe ’ 1 aI1 ° ra n ° n P UÒ dirsi che detta introduzione
aebba stakbrs! nel tempo in C ui il P. Antonio da Pesaro
S. Pro ^nciale (1389-1398). Nella lettera di Urbano VI
al Triaci > 16 luglio 1388, sono nominati i con-
ri r dl Ror ano, Montefalcone e Massa Fermana i quali giu-
serv?? en /QX d ;: vevano passare e appartenere alla Riforma Os-
que?£ te ‘ ( ( t\ 86 81 VUo1 ritenere che precisamente in
Pesai reggeva la Provincia il P. Antonio da
saro, sarebbe necessario far risalire la sua elezione almeno
metti ann °; a 7 T rebbe ’ < l uindi - ragione il P. Righimi il quale
®ette questo Ministro nel 1387. 4
Anno 1398 — Fr. Martino Martini da Fabriano
< P la 9intetica biografia delle Serie A-D : « An. 1398
r - Ma rtinus de Fabriano S. Th. Mag. ibidem electus. Fuit
(1) Cfr 1“ ed., t. IV. Reg. Pont., 181-82, n. VII.
Idss i \ Introd t l xM Observantes Forani 1380. Montefalconi et Massae
* p« lo.
W Ofr. Wadd., 1» ed. t. IV, p. 275-11.
676
PICENUM 8EBAPHICUM
« celeberrimus Concionato!-, et Haereticae pravitatis Inquisi-
« tor per totani Piceni regionem. » La D aggiunge il cognome
_ Martini — e poi continua : « Putandum ab eo concessa
« Fr Paolutio Trinci loca Camerini, Caesapalumbi, Muri:
« Apud. Wadd. ad an. 1399, ri. 2. » (1) La citazione è er¬
rata : questo fatto di cessione è riportato dal Wadd. all anno
1390, n. 2, ed è del seguente tenore :
« In Christo sibi charissimo fr. Paulutio de Fulgineo Pro¬
vinole sancti Francisci fr. Henricus Ordinis Minorimi Generala
Minister, et servus , salutem, et pacem in Domino sempiternam »•
« Tuis petitionibus libenti animo condescendens, ut con-
« ventum Camerini, et loca Cesae Palombae, ac Murae (sic)
« Provinciae Marchiae ubi concessa per... (2) Mmistrum
« praedictae Provinciae, acceptare possis, regere, et guber-
« nare, atque ibidem de fratribus providere, et illos ibi exis-
« tentes amovere, et commutare, ac circa dictos fratres con-
« ventum, et loca praefata tacere omnia, et singula, ac si
« ipsorum Minister Provincialis fores, et quod si aliqui ex
« fratribus tibi commissis forte habeant literas a me,
« in aliquibus locis stare possint, non amovendi etc. peniti*
« non obstante, dilectioni tuae Praesentium tenore concedo,
« nolens, quod in supradicta commissione conventus, et loco-
« rum praedictorum ab aliquo me inferiore amoven valea.,
« nec impediri, vel quomodolibet molestari. Yale in Iesu Olir
« sto. Datum Perusij die 24 mensis Februarij, anno Dot»»
« 1390. » (3) . ii
Nessuna delle nostre Serie dice se questo Ministro sm
medesimo Fr. Martino da Fabriano, eletto a Recanati »
3354 • non osiamo affermarlo, mancandoci documenti in P
posito. Notiamo poi che le Serie B-C-E lo chiamano Marino •
la E lo dice eletto nel 1393.
(2) E’ taciuto il’ nome del Provinciale concedente, sebbene lo
Waddingo affermi ohe nel 1390 1. Prorinci. della M»caem retta ^
P. Antonio da Pesaro: cfr. l a ed., t. IV, p. 356-XXXV11. ria. ^
abbiamo detto più sopra non ci sembra di errare, colmando la è
lasciata dal Waddingo, se affermiamo che il Provinciale taciuto»^
altri che il P. Antonio da Pesaro. Pertanto raggiunta del P. " u
Serie D, per noi non ha luogo.
(3) Cfr. Waddinoq, l a ed., t. IV, p. 284-11.
PICENUM SERAPHICUM
677
ISCRIZIONI LAPIDARIE
(Continuazione: vedi n. 4. pag. 153)
A SISTO V
EPIGRAFI ESISTENTI IN MONTALTO
87
{Nell’antica scuola d’eloquenza sotto il ritratto di Sisto V vi era)
FELIX PEEETTVS DE MONTE ALTO CARDINALIS
POSTEA
SIXTVS QUINTVS P. M.
AD TNFOKMANDOS PATEIAE SVAE PVEEOS
IN LIBEEALIBVS DISCIPLINIS
AEDES EXTEVXIT GYMNASIVM EEEXIT
PEEPETVO CENSV DITAVIT
IDIB. OCTOB. A. E. S.
MDLXXVIII
88
(Nel palazzo dei Presidi ora Palazzo Comunale si legge.)
SIXTO V DE M. ALTO P. M. = PIETATIS ET IVSTITIAE VALDE
AMATOLI = PVEGATO PICENO = A DIVTVENA FACINOEOS
HOMINVM INFESTATIONE = PONT. SVI A. P.°= IVL. SCLAFENA-
TVS MEDIOLAN. = PEAES. GVBEEN. POSVIT. = A. D. MDLXXXVI
89
(Sopra il portone principale dell’Episcopio vi era)
SIXTO QVINTO PONT. OPT. MAX.
FVNDATOEI
678
PICENUM SERAPHICUM
(e più sotto allusivo a Sisto V)
A QVO PER QVEM (1)
90
(Nel palazzo Vescovile nella sala dei ritratti di Sisto V si legge
sotto il semibusto)
SIXTO V ROMANO PONTIFICI
QVI
PATRIVM SOLVM OIVITATE DONAVIT ET CATHEDRA
PETRVS BONAVENTVRA SAVINI
IX. IN MONTIS ALTI EPVS
P.
ANNO D. MDCCXLI
91
(Nel piedistallo del famoso Reliquiario si legge)
SIXTVS V PONT. MAXIMVS MONTI ALTO PATRIAE CARISSIMAE
SACRAS RELIQVIAS PIETATIS SYAE MONVMENTYM D. D.
ANNO PONT. II.
92
(Nella cattedrale ui’bana, ora S. Francesco Saverio, sotto la nicchia
oye conservasi il Reliquiario vi era)
SIXTVS QVINTVS PONTIFEX TER OPTIMYS MAXIMYS PlOE-
NVS = SANTORVM VARIIS COELESTEM RELIQVIIS AVRÒ Ei
GEMMIS PRETIOSAM = QYAM CARISSIMAE PATRIAE MON
TALTO DONO DEDIT = THECAM = VISCERIBVS NYMQVAM
TACITIS = GRATIAS SEMPER AGENDO = YENERAMINI CON-
CIVES, VENERETUR POSTERITAS = (1666)
(1) Fondò cioè la Sede Vescovile, non il Palazzo che presisteva e
che venne acquistato più tardi.
PICENUM SERAPHICUM
679
93
(Nel sotterraneo del Duomo si legge)
D. 0. M.
PRO DOMINICI SEPVLCHRI CVSTODIA
SIXTUS V ROM. PONT.
HOC CE TEMPLVM A FVNDAM. EREXIT
ANNO MDXC (1)
94
(Nella navata centrale del Duomo sotto lo stemma di Sisto V si legge)
SIXTVS V PONT. MAX.
FVNDAVIT
ANN. CHR. MDLXXXVI
95
(Nella colonna avanti la porta principale d’ingresso nel Duomo si legge)
AEDEM MARIAE D. N. SIDER1BVS RECEPTAE
QVAM SIXTVS V PONTIFEX MAXIMVS
AD PATRIAE SVAE DECVS AVGENDVM
EX DESIGNATIONE DOMINICI FONTANA ARCHIT. (2)
A FVNDAMENTIS EXCITARI IVSSERAT
AC MORTE INTERCEPTVS INCHOATAM RELIQVERAT
PLVRIVM ECCLESIA N. ANTISTITVM CVRA ET SVMPTV
AD FASTIGIVM EDVCTAM
ELEONORVS ARONNE EP.
ANNO MDCCCLII
DE SVA IMPENSA RENOVARE ADGRESSVS
MVNIFICENTIA AVSPICIOQVE PII PP. IX P. M.
ET KAROLO SACCONI CARD. EP. PRAENEST.
COLLEGI CANONICOR. MVNICIPVM
ALIORVMQVE COLLATIONE
SEQUIORIS AEVI EXTRVCTIONIBUS
AD PRIMVM OPERIS EXEMPLAR
ri 8, P ° Sa della P rima pietra avvenne realmente nel 1688.
la dir ■ Milizia dice che il disegno fu fatto da Girolimo Rainaldi sotto
ezione del Fontana di cui era giovane allievo.
680
PICENUM SERAPHICUM
PER ALOISIUM POLETTI ARCHIT. EXACTIS
TYRRI PORTIOV THOLO ADIECTIS
ANNO MDCCCLXXV
OYM OMNI ORNATY PEREECIT
96
(Nel portico del Duomo si legge)
TEMPLYM
A SIXTO Y. P. M. INCHOATVM
ET A PRAESYLIB YS MONTIS ALTI EXACTYM
EPYS ALOISIYS BONETTI
PRONAO FRONTEO DECORAYIT
MDCCCLXXXXYI
97
(Sotto al disegno della nuova Città di Montalto progettata
da Sisto Y si legge)
MONTALTYM SIXTO PATRIAM DONAYIT HABERE
MONTALTO SIXTYS DONAT HABERE PATREM
98
(Sopra la Porta Patrizia si legge)
SIXTO QYINTO
GENITO GENITORIQVE
SANCTISSIMO
PATRIA FOELIX CIYITATIS FILIA
GENYFLEXAE
P. P.
99
(Sopra la Porta Marina si legge)
CHRISTYS RELLIGIO PICENUM QUILIBET ORBIS 0)
SVSCITAT EXTOLLIT SYSCIPIT AVDIT AMAT
ASTREAE SIXTI VIRTVTIS LEGIS OLYMP1
TEMPORA IYSTITIAM PRAEMIA DONA YIAM
Can. Francesco Pistolasi
(1) Sono due ingegnosissimi distici che sintetizzano mirabilmente <*
opere di Sisto V.
PICENUM SERAPHICUM
681
COLLEZIONE STORICA
da due MSS. esistenti a Camerino
Vili. — Memorie di Suor M. Celeste di Fiegni (1)
Processo fatto nella Morte della fu M. R. M. Suor M. Ce¬
leste Pedacchi per ordine di Monsig. Arcivescovo di Camerino.
La soprad. defunta morì il giorno 19. Giugno 1803. con fama
di Santità come si può vedere in questi stessi fogli , e a tale
effetto fu sepolta in luogo separato.
Nel Nome di Dio Amen. L’Anno del Nostro Signor Gesù Cristo
mille 'ottocento tre ; Ind. VI ; nel tempo del Pontificato della Santità di
Nostro Signore Pio PP. VII ; il giorno poi vigesimo del Mese di Giugno.
Avendo l’Ill. m0 Magistrato del corrente Trimestre di questa Città di
Camerino supplicata Sua Eccen. za R. ma Monsignor Fr. Angelico Benin-
casa Patrizio di Modena, dell’Ordine de’ Min. Cappuccini di S. France¬
si 0 ? p© r i a Di 0 grazia, e della S. Sede Aplica Arcivescovo della stessa
Città, della Santità di Nostro Signore Prelato Domestico, ed al soglio
Pontificio Assistente, per la Tumulazione in luogo distinto, e separato
della Religiosa serva di Dio Suor Maria Celeste Pedacchj Monaca Corale
Professa di questo Ven. Monastero di S. Chiara soggetto al Governo de’
PP. Min. Osservanti, che al secolo chiamavasi Madalena del fu Gian Ma-
ria Pedacchj nata li 13 Giugno dell’anno 1744 nel Castello di Fiegni, e
Cestita in dotto Monastero il primo Maggio del 1764 ; essendo passata
a ll’altra Vita nel giorno di jeri sulle ore nove della Mattina, dopo una
Penosissima, e dolorosissima Infermità sofferta con indicibile pazienza, e
rassegnazione per Anni venticinque : la prelodata Eccenza Sua R. raa è
benignamente condiscesa ad accordare la Tumulazione della nominata
Defonta Religiosa a norma dell’Istanza come sopra fattagli, ed a tale
^fretto hà deputato per assistere alla medesima, con tutte le opportune
facoltà, il Nobile, e R.“° Sig. Don Barnaba Benigni figlio della buo. me.
nel Signor Giacomo Patrizio Camerinese, e Priore della Perinsigne Col-
Ie giata di S. Venanzo Martire di questa stessa Città ; e a me Not. in¬
tatto per rogarmi dell’Atto da farsi. Per la ricognizione, poi da farsi
. * Cadavere, ha destinato gl’infradicenti tre Religiosi Minori Osservanti
1 quali avevano piena cognizione della nominata Defonta mentre viveva,
(1) L’originale di questo ms. trovasi nell’archivio della Cancelleria Arcivescovile
1 Camerino e la copia autentica nell’archivio del monastero di S. Chiara in detta città.
682
PICENUM SERAPHICUM
cioè il M. t0 Rev. P. re Fr. Giuseppe da Belvedere Guardiano di questo
Convento di S. Francesco, il M. t0 Rev. P. re Lettor Flaviano da Recanati Let¬
tor Teologo di questa Università de’ studi, ed il Rev. P. re Fr. Giacomo da
Camerino Confessore Ordinario delle Religiose del pred. Monastero: per far
gl’opportuni esperimenti lia deputato l’Ecc. m0 Sig. Dottor Savino Romani di
Grotta Azzolina Medico Comprimario condotto di questa sudetta Città :
Per assistere in figura di Testimonj all’Atto come sopra da farsi, ha de¬
stinato il Nobil Uomo Sig. Francesco Maria Battibocca figlio della buo.
me. del Sig. Tommaso, ed il Sig. Giuseppe Tinelli figlio del fù Sig. Pie¬
tro Antonio della ridetta Città sindaco, ed agente rispettivamente del
nominato Monastero. E finalmente ha designati il Sig. Pietro Antonio
della ridetta Città sindaco, ed agente rispettivamente del nominato Mo¬
nastero. E finalmente ha designata il Sig. Pietro Antonio della ridetta
Città sindaco, ed agente rispettivameate del nominato Monastero. E fi¬
nalmente ha designati il Sig. Romualdo Marchetti Capo M. ro Muratore,
e M. r0 Domenico Piccioni Falegname della stessa Città, per impiegar ri-
spett. 6 l’opera loro nella Tumulazione sudetta. E siccome la prefata de-
fonta Religiosa resta esposta nel Coro, ossia Chiesa interiore del detto
Monastero, ed in essa deve tumularsi ; però la prelodata Eccnza Sua
R. ma ha acccordata la necessaria permissione al mentovato Sig. Prior
Benigni Giudice come sopra deputato, ed a tutte le altre Persone di
sopra nominate, di poter entrare nel suddetto Monastero per l’Atto sud-
divisato, purché recto tramite si vada al luogo, in cui il medesimo
deve farsi ; e quello terminato, nello stesso modo si esca dallo stesso
Monastero.
In vista pertanto della surriferita Istanza, e della Deputazione come
sopra fatta dalla prefata Eccen/ ,a Sua R. ma Monsignor Arcivescovo Be-
nincasa, e della facoltà dalla medesima concesse ; io Not. Deputato in¬
frascritto, in questo sopradetto giorno, alle ore ventuna mi son portato
personalmente insieme col predetto Nobile, e R. mi Sig. Prior Benigni, e
con tutti gl’altri soggetti di sopra nominati al Parlatorio del ridetto Mo¬
nastero e chiamata la Religiosa Suor Caterina Teresa Massarotti Abba-
dessa, è stata dal prefato Signor Priore partecipata alla medesima la
licenza, come sopra accordata dell’anzidetta Eccen. za Sua R. ma di poter
entrare esso Sig. Priore come suo Delegato, e tutte le altre sopradette
Persone nel detto Monastero per fare l’Atto di sopra enunciato ; ed in
vista dell’indicata Licenza dalla prefata M. ro Abbadessa è stata aperta la
Porta della Clausura e quindi il medesimo Sig. Priore, io Not. infratto,,
e tutte le altre sunnominate Persone siamo entrate nel detto Monastero,
ed accompagnati dalla stessa M. re Abbadessa, e dalle religiose discrete^
recto tramite, ci siamo tutti portati al Coro, ossia Chiesa interiore.
Arrivati alla detta Chiesa, ossia Coro, abbiamo trovato in esso nn
Cadavere umano di una Religiosa, distesa in un Feretro, vestito dell’A¬
bito, di cui fanno uso le Religiose del predetto Monastero, cioè di To
naca di Saja oscura, con Scapolare, Soggolo, Cordone ; e Velo bianco,
ed altro Nero in Testa, con Corona di Fiori secchi, tenendo un Gigbo
nella mano destra distesa ; e nella sinistra posata sopra il petto un Cro-
cifisso ; non esalando nessuno odore nè buono, nè cattivo.
PICENUM SERAPHICUM
683
Quindi si è venuto alla ricognizione dello stesso Cadavere dai so¬
pranominati tre Religiosi Min. Osservanti, cioè dal detto P. re Guardiano
Fr. Giuseppe da Belvedere, dal prefato P. re Lettor Flaviano, e dal
ricordato P. re Confessore Fr. Giacomo da Camerino, tutti e tre a
me ben cog.* li quali avendo ben veduto, ed attentamente osser¬
vato il detto Cadavere, con loro giuramento prestato, toccatosi il petto
secondo lo stile Sacerdotale, anno asserito, ed affermato, esser quello il
Cadavere della Serva di Dio Suor Maria Celeste Pedacchi Monaca Corale
Professa del predetto Monastero, la quale passò all’altra Vita nel giorno
di Ieri sulle ore nove ; dichiarando gl’istessi RR. PP. di aver pienissima
cognizione della detta Serva di Dio, perchè rispetto alli nominati P. re
Guardiano, P. re Lettor Flaviano, essendo stati Confessori straordinari in
detto Monastero, anno avuta occasione di amministrargli più, e più volte
il Sagramento della Penitenza, e del’Eucaristia, ed in tale occasione anno
avuto motivo, e commodo di acquistarne tutta la cognizione ; quanto poi
al prefato P. re Giacomo perchè da sei Anni a questa parte è Confessore
Ordinario nello stesso Monastero, e per conseguenza frequentissimamente
gl hà amministrati li detti SS. mi Sacramenti ; onde ha avuta occasione di
acquistarne una perfettissima cognizione, avendola assistita fino alla di
lei Morte.
Terminata la ricognizione del detto Cadavere da non potersi più
dubitare dell’identità ; è stato il medesimo per ordine del prefato Sig.
Mro° r BenÌ S GÌ De } e £. ato . come sopra misurato dal soprodetto Falegname
Domenico Piccioni col Passetto Romano, il quale lo hà trovato
ungo Palmi sette, e quattr’Oncie ; e quindi fattisi per ordine come so¬
pra, dal' prefato Ecc. m * Sig. Dottor Savino Romani gl’opportuni esperi¬
menti ; è stato il medesimo cadavere ravvisato, e riconosciuto in ogni
s ua parte flessibile, e palpabile, e senza il menono indizio di corruzione.
Di poi lo stesso Cadavere vestito come sopra è stato riposto, e col-
°cato dentro una Cassa di Legno d’Abbete già preparata, la quale ha
e testate una di Noce, e l’altra di Quercia; è lunga sette Palmi Ro¬
mani e quattr’oncie ; larga tanto da capo, che da piedi, due Palmi, e
C] nque oncie, e mezza; e alta un Palmo e quattr’oncie e mezza. Il mede¬
simo Cadavere è stato ricoperto con un Asciugamano, e dalla parte dei
pmdi nella stessa Cassa è stato collocato un Tubo di Piombo circondato
aa una Fittuccia di Seta Color Torchino, fermata con Cera di Spagna
f 0ssa > impressovi il Sigillo della prefata Eccenza Sua R. ma Monsignor
Arcivescovo rappresentante nella parte Superiore lo stemma dell’Ordine
francescano, e nell’inferiore lo Stemma Gentilizio della di lui Nobil Casa
f amiglia, che figura una Sbarra con tre Palle sopra, ed altre quattro
a e nel Campo. Dentro poi al detto Tubo e stata racchiusa una Pa-
^ a sottoscritta dal mentovato Sig. Prior Benigni Delegato come sopra
« rf me ^ ,0 infratto , C °1 seguente Elogio.... « In quest’Urna riposa il
« UT x ® no . r Maria Celeste Pedacchj che al secolo chiamavasi
« a dalena del fu Gian Maria Pedacchj, e della q. m Cristina Properzj
« ° n J u Sb Religiosa Professa, e Velata, che vi fu depositato canonica-
« rl' 6 ^* 6 ^ a . sera dei 20 Giugno 1803. Nacque la medesima nel Castello
m I legni Stato di Camerino l’Anno 1744. il giorno 13. Giugno Festa
684
PICENUM SEEAPHICUM
« di S. Antonio di Padova, e vesti l’Abito Religioso il primo Maggio
« 1764. in questo Ducale Monastero di S. Chiara, essendo Abbadessa la
« M. re Suor Maria Isabella Guglielmi. Mori nel detto anno 1808 ai 19 di
« Giugno sulle ore nove contando di età Anni cinquantanove. Questa
« Religiosa fin dalla Culla sortì dal Signore un’indole buona ; e cresciuta
« negl’Anni ascoltò con frutto quel famoso discorso, che fece Gesù Cri-
« sto sul Monte ai Discepoli, e alle Turbe adunate. Fu sempre povera,
« piacevole, mite, misericordiosa, monda, leale, pacifica, nemica delle
« cose profane, e solo amante delle Divine, per le quali soffriva, e avrebbe
« sofferto volentieri persecuzioni, odii, infamie, e la morte stessa. Nelle
« pratiche più rigorose del Vangelo non fù sorda a Divini Consigli. Fece
« voto di osservarli, e li osservò colla maggior esatezza in tutti gl’Anni
« suoi Claustrali accompagnandone sempre l’osservanza coll’adempimento
« di tutti gl’altri, ancorché minimi Regolari doveri.
« Ma ciò, che più risplendette in questa Religiosa, fu l’umiltà, e la
« pazienza inenarrabile, sì nelle parole, che nei fatti ; ognuno l’avrebbe
« creduta per l’ultima del Monastero, e per tale si credeva esssa stessa.
« Sebbene non sdegnasse la visita de’ Prelati, Vescovi, ed altre Persone
« raguardevoli, che tratte dal buon odore, ottenevano il Beneplacito
« Apostolico per entrare in Monastero, e trattenersi seco lei in Spiri-
« tuali Discorsi ; ella però rimase sempre immobile ne suoi bassi senti-
« menti, e frà tanta stima degl’uomini, che nel sesso fragile specialmente
« è una ben gagliarda tentazione, non perde mai la disistima di se stessa
« e parea, che gl’onori ad altro non servissero, che ad umiliarla mag-
« giormente. La pazienza poi fu oltremodo singolare. Presa negl 7 Anni
« più floridi da un fiero Isterismo, con qualche infezione nell’Utero
« obligata fin d’allora a guardar sempre il Letto, dove giacque immobil-
« mente per Anni ventisei circa, nudrita continuamente di scarsissimo
« cibo, e costretta di tener sempre notte, e giorno la Finestra aperta,
« anche nei maggiori rigori dell’Inverno, senza però, che neppur la sua
« Compagna, la quale dormiva nella medesima Camera, avesse mai sof
« ferto alcun’incommodo. In tutto questo tempo lunghissimo non le si
* vidde mai alcuna alterazione di spirito, ne alcuna di quella smania,
« che per la conseguenza di un afflitta Umanità. Fu veduta all’opposto
« sempre lieta nel volto, sempre contenta, sempre rassegnata al Suo D 10 *
« Il male coll’andar del tempo sempre più inferociva nell’in deb olito
« Corpo, ma nello Spirito sempre più fortificavasi la tranquillità, ©
« pazienza ; e negPultimi Mesi quando al male vecchio se ne aggiunsero
« altri nuovi, godeva oltre modo di patire, e avrebbe avuto piacere di
« patir sempre più, onde rassomigliar per quanto era possibile il sU °
« addolorato, e crocifisso Salvatore. Con questa invitta, e serena pazienza
« consumò finalmente i suoi lunghi, continui, e moltiplicati dolori, e i© 0
« col fatto vedere, essere ben dolce il patire, e morire per Gesù Cristo,
« ed esser veramente preziosa al cospetto di Dio la morte de’ giusti.
c L’odore di tutte queste virtù sparso al di fuori del Monastero, ^
« la fama di alcuni Doni celesti, con cui potè predire alcuni futuri, e
« avverati Avvenimenti, e giorni, e giorni prima pronunciar la Sua M° r
« cagionò nei Cristiani Animi dei Camerinesi una gran stima della
PICENUM SEEAPHICUM
685
« lei probità, per cui ne’ due giorni, nè quali è stato tenuto esposto il
« di lei Cadavere, a gran folla sono concorsi a visitarlo, ed hanno vo-
« luto cercare al medesimo una Custodia di doppia Cassa, e una più
« onorevole Sepoltura in questo luogo.
« Serva il presente foglio a perpetuarne la memoria e a testificare
« ai nostri più remoti Nipoti, qui riposare le Sagre Ceneri di una vera
« figlia di S. Chiara. Barnaba Priore Benigni Delegato specialmente da
« Monsig. Arcivescovo.
« Vincenzo Milani Not. Arcivescovile Civile di Camerino. »
Quindi la detta Cassa dal mantovato Falegname è stata chiusa col
suo Coperchio in modo, che questo col mezzo de’ Chiodi unisse bene
colle parti laterali. Di poi la medesima Cassa è stata circondata con più
giri da Fettuccia di seta di Color Torchino, ed autenticala in tre luoghi
dello stesso Coperchio col descritto Sigillo di Sua Eccenza R. ma Monsig.
Arcivescovo impresso parimenti in Cera di Spagna Rossa ; e sopra lo
stesso Coperchio è stata posta una Lamina d’ottone colla seguente Iscri¬
zione = SUOR MARIA CELESTE PEDACCHJ MONACA CORALE
PROFESSA IN QUESTO MONASTERO DI S. CHIARA MORI’ LI
XIX GIUGNO, ALLE ORE NOVE, L’ANNO MDCCCIII. = Qual
Cassa è stata sigillata come sopra, e posta dentro un’altra Cassa di Le¬
gno di Quercia, il di cui Coperchio è stato dallo stesso Falegname fer¬
mato con più Chiodi. La medesima è lunga otto Palmi, ed è larga tanto
da Capo, che da piedi due Palmi, e dieci Oncie. La sua altezza poi è
di un Palmo, e nove oncie secondo la misura presane dal ricordato
Falegname; e nel di lei Coperchio è stata fatta la seguente Iscrizione =
MORI’ LI XIX GIUGNO SUOR MARIA CELESTE PEDACCHJ, IL
DI CUI CORPO QUI RIPOSA, DELL’ANNO MDCCCIII DI NOSTRA
REDENZIONE = Finalmente è stato data Sepoltura allo stesso Cadavere
a norma dell’Ordine dato dalla prelodata Eccellenza Sua R. ma Mons.
Arcivescovo Benincasa, ed è stato depositato in un scavo già preparato
nel medesimo Coro, ossia Chiesa interiore a Cornu Epistolae dell’Altare in
©ssa esistente, e segnatamente vicino all Porta del Confessionale, ed alla
Porta, che dal Monastero dà l’ingresso al detto Coro ossia Chiesa, es¬
sendo stato collocato in maniera, che li Piedi sono diretti verso il pre¬
detto Altare ; il Capo poi dalla parte del Muro dell’indicata Porta, che
dà l’ingresso al prefato Coro,' ossia Chiesa interiore ; nella distanza di
quattr’Oncie dal medesimo Muro.
Indi l’indicato scavo è stato dal sunnominato Muratore Romualdo
Marchetti chiuso con Voltino di Mattoni, e Calce.
Tutto ciò è stato fatto, affinchè in avvenire non possa mai dubitarsi
dell’identità del Corpo dalla detta serva di Dio Suor Maria Celeste Pe-
dacchj ; essendo stato pregato io Nt. infràtto a farne un pubblico Rogito,
G °me ho fatto, alla pnza del Nobile Sig. Francesco Maria Battibocca ; e
del Sig. Giuseppe Tinelli, Testimonj come sopra destinati dalla prefata
Eccenza Sua R. ma Monsig. Arcivescovo.
Quali cose compite, il ricordato Signor Prior Benigni Delegato come
s ?pra, io Nt. infràtto, e tutte le altre sud. Persone per la stessa Via
®iamo usciti, e partiti dal d. Monastero.
686
PICENUM SEEAPHICUM
Così è Vincenzo Milani di Camerino Nt. Dep. comes. preg. Loco )$(
Signi.
Praesens copia per alienam mihi fidem et extratta e suo originali , quod
asservatur in Archivio secreto lll. mi et D. ni D. ni Archiepiscopi huius Civita-
tis concordat cum eodem originali: ideo in fide etc. Camerini hac die 28
Februarii 1804.
Ita est Vincentius Milani Camers Notarius publicus Collegialis Rog. tus .
IX. — Traslazione del corpo del Serro di Dio
P. Giovanni Battista da Cartocceto. (1)
Eccellenza Rema,
Il sottoscritto Guardiano de’ Min. Osservanti in questa Città, O. r0
U. m0 dell’Enza Vostra, espone :
Che per urgentissimi restauri da recarsi al tetto dell’antica Chiesa
di S. Fancesco, già profanata e minacciante rovina, si è potuto ottenere
dal Governo la licenza di estrarre i cadaveri dei religiosi seppelliti in
quel tempio, fra i quali va contato anche quello del P. Gio. Battista da
Cartocceto morto in concetto di santità nel 1795. Questo è stato momen¬
taneamente depositato nella Sagrestia del Monastero di S. Chiara in
Borgo e si fa istanza all’Enza Vostra perchè dia gli ordini opportuni
per la ricognizione, e perchè resti memoria autentica del fatto. Che ecc.
Camerino , 1 Agosto 1888.
F. Emidio Farinelli Guardiano Min. Osser.
Felicissimo Salimi Patrizio di Foligno, Camerino, Nocera e Treja
ecc. per la grazia di Dio e della Sede Apostolica Arcivescovo di Came¬
rino, Amministratore perpetuo della Chiesa Vescovile di Treja, Abbate
Commendatario di S. Bartolomeo di Campofilone, della Santità di Nostro
Signore Prelato domestico ed assistente al Soglio Pontificio.
Al Nostro Mons. Pro Vicario Generale perchè assistito dal Procu¬
ratore fiscale e dal Cancelliere proceda agli atti necessarii con ogni fa¬
coltà opportuna. E così ecc. non solo ecc.
Dato a Camerino, dal Nostro Palazzo Arciv. li 22 Agosto 1888.
)$< F. Arcivescovo di Camerino
(1) Dalla Cancelleria Arcivescovile di Camerino.
PICENUM SERAPHICUM
687
NEL NOME DI DIO COSÌ SIA.
Camerino , questo di 22 Agosto 1888.
Nel Monastero di S. Chiara e precisamente nel luogo ad uso di Sa¬
grestia alla presenza di S. S. Ill. ma e R. ma Mons. Osvaldo Arcid. Casali
assistito dal R. m0 Sig. Can. D. Milziade Santoni Procuratore fiscale di
questa Curia di Camerino e di me sottoscritto Cancelliere Arciv.
È COMPARSO
fi M. Rev. do P. Emidio da Falconara Lettore giubilato, definitore
-Provinciale e Guardiano dei Minori Osservanti di questa Città ed ha
riprodotto l’istanza avanzata a Sua Eccellenza R. ma Mons. Arcivescovo
sotto il giorno 1 del corr. mese, nella quale implorava il permesso di
visitare e riconoscere il deposito, il cadavere del fu P. Giambattista da
Cartocceto morto in concetto di Santità nel 1795. Sua E. R. ma Mons.
Casali nella Sua qualifica di suo Vicario Generale di questa Archidio-
cesi specialmente delegato con Decreto di questo stesso giorno da S. E.
R. ma Mons. Arcivescovo ha interrogato il sudetto P. Emidio come segue:
Se sappia a chi appartenga la cassa mortuaria ora qui esistente nella
Sagrestia di S. Chiara e come si trovi in questo luogo.
Ha risposto : Circa la fine di Luglio ebbi ordine dal Municipio di
questa Città di trasportare al Camposanto di Coldibove i resti dei Reli¬
giosi già seppelliti nella Chiesa di S. Francesco. Fra questi io sapeva
Por tradizione dei Padri più antichi del Convento che esisteva in luogo
separato e precisamente a corna epistolae dell’Aitar Maggiore presso l’al¬
are dedicato al B. Pietro da Mogliano e precisamente nel luogo indicato
^ i? 11 ^ scr ^ z | one pietra alta circa metro uno e mezzo dal pavimento
e che è scritta in questo tenore :
HEIC CORPUS CONDITUM
F. JO: BAPTISTAE DE CARTICETO
SACERDOTIS FRANCISCALIS
EX ORDINE VETERIS OBSERYANTIAE
OBIIT PRID. KAL. DEC. A. 1796 MDCCXCV.
. Quindi procurai che questo cadavere fosse separatamente trasportato
Slei ? 6 all’iscrizione di cui sopra e che qui presente innanzi a Loro.
Interi'. Se abbia presenziato lo scavo del Sepolcro,
in , Non mi sono trovato presente, occupato per i miei incomodi
quel giorno, e delegai in mia vece il P. Serafino Zitelli da Poggio
Marcello M. 0. 86
688
PICENUM SEBAPHICUM
Invitato per ordine di S. E. B. ma Mons. Pro Vicario Generale il
lodato P, Serafino Zitelli è entrato nella Sagrestia.
Interrogato se riconoscesse la cassa mortuaria posta qui in nostra
presenza e come sia stata qui trasportata ha risposto:
Riconosco benessimo questa Cassa che è quella che conserva il ca¬
davere del fu P. Giambattista da Cartoceto Sacerdote M. 0. la quale
esisteva nella Chiesa di S. Francesco sotto la gradinata della balaustra
a corno epistola dell’Altare maggiore e presso l’altare del B. Pietro da
Mogliano come indicava una iscrizione in pietra incastrata nel pilastro.
Ebbi dal P. Emidio da Falconara Guardiano incarico di assistere
alla esumazione del cadavere e però il giorno 1 agosto corr. circa le
4 1 / mi recai nella predetta Chiesa insieme a due manuali per eseguire
i necessari lavori. Fu trovata la cassa parallela al muro dell’arcone del¬
l’Abside ossia perpendicolare all’Asse della Chiesa con la testa rivolta
verso l’Aitar Maggiore con i piedi rivolti verso il muro esterno. La cassa
era custadita entro un loculo espressamente costruito in mattoni a foglio
con volto di mezzo sesto sotto il pavimento della Chiesa circa un
metro.
Di poi d’ordine di S. E. R. ma Mons. Pro Vicario Generale io sot¬
toscritto mi sono fatto esaminare la cassa sopradetta ed ho trovato che
essa è lunga metro uno e cent. 73, larga in testa m. 0,50, ai piedi 0,29,
alta m. 0,22, ai piedi ed in testa m. 0,34. Questa cassa sembra di legno
di noce ed era sigillata con diversi sigilli dei quali sono stati riconosciuti
tre con lo stemma di Mons. Luigi Carsidoni Pizzicanti Vicario Generale del-
l’allora Mons. Arcivescovo Luigi Amici ed uno con l’impronta della
SS. Annunziata spettante al R. mo Capitolo Metropolitano.
Questi ed altri sigilli corrosi dall’umidità stavano ai lembi di feh
tuccie di seta rossa ora scolorata che circondavano la cassa in diversi
sensi.
Aperta questa cassa si è trovato il cadavere del d. Padre Gio. Bat¬
tista da Cartoceto molto consunto dall’umidità ma che tuttavia si rico;
nosce essere stato vestito dalla tonaca dell’Ordine e non essere stato mai
rimosso dalla sua primitiva posizione. Dopo di che S. E. R. ma ha ordi¬
nato che senza rimuovere il cadavere dalla posizione in cui si trova,
stessa cassa sia di nuovo chiusa e sigillata coi sigilli di S. E. R. ma Mons.
Arcivescovo, il che è stata eseguito appponendo nove sigilli di ceralacca
rossa con le armi di S. E. R. ma Mons. Arcivescovo Salvini ricongiun¬
gendo con essi una fettuccia di seta rosssa che gira una volta nel senso
della lunghezza e due volte nel senso della larghezza.
Quindi alla presenza della sullodata S. E. R. ma Mons. Pro Vicario
Generale la cassa sopradescritta è stata collocata entro un’altra cassa p lU
grande di quercia sulla quale è stata scritta questa epigrafe:
CORPO DEL PADRE GIOVANNI BATTISTA
DA CARTOCETO
MINORE OSSERVANTE MORTO IN CAMERINO
LI 30 NOVEMBRE 1795
PICENUM SEBAPHICUM
689
La quale cassa è stata consegnata al P. Emidio da Falconara ner
nelk 1 Chfe? PaSm ° accom P a g n ^e, come vogliono le attuali leggi
senarato da 0am P 0Said ; 0 d * Coldibove, collocandola in luogo
separato, da potersi riconoscere ed apponendovi vicina l’antica iscrizione
pietra, come già stava nella Chiesa di S. Francesco di sopra ricordata
mato da % 1 ?±a 8 lr n6 è ™ d * tto 11 Piente IstromentoThcTene
mato da S. E. R. ma Mons. Pro Vicario Generale, dal R ™ Can Santoni
drT r S a ta 0 Città SC da e i p al fy “ ÌO d da /i 1C ° nara Guardian ° del C ^vento
Mo^stero ^ÌOTa^^a^R^erafincT^Zitdilf MiM Ua o e s.,^daf e M° r Reif^»
°-i quali testimoni
tempTdel pTtoT 0 r f e V U o g0 + ’.^ ÌC f n0 ’ mese ed an no sopradetti in
l’Indizione Romana I ^ Pa pa XIII, Anno XI, correndo
Pirati - Osvaldo Arcid. Casali Pro Vie. Gen* (de speciali mandato)
Milziade Can. Santoni Procuratore fiscale.
* Ecidio da Falconara Guardiano Min. Oss.
~ Diomede da Falconara Confi di Monache M. Oss.
» — I. Serafino Zitelli M. 0.
» — Alvise Ribechi Sacerdote testimonio a quanto sopra.
f , . , 2 r f zl f. 0razl Sacerdote testimonio a quanto sopra.
»n. C S«%?S“„ g “"r 0anoelIierc
14 PROVINCIA RIFORMATA DELLE MARCHE NEL 1837
(Continuaz. vedi fase. n. 4, p. 544-569)
6. - Convento di Iesi - S. Francesco.
S e a E P esi antichissima Città d’Italia nei stati della Santa
tale U n la Dele S azione Apostolica di Ancona, nel tempo-
tedr, nd ° s P irituale diretta dal suo Ordinario. La sua Cat-
VeT U Se r pr . e coperta come al Presente lo è, da un
di m V ]° ^ arc ^ ma ^ e * E situata, Iesi sulla Cima di un Colle, ma
^ niediocre elevatezza, con sotto un’estesa pianura bagnata
tiW 6 Ese °’ da CU1 forse ha preso 11 nome di Iesi. Fer-
e S ? n ° terreni deJ SU0 Contado vestiti di alberi, viti
P^nte da cui maturano in abbondanza fruita di ogni sorte
Anno I 1915 - Fascicolo V.
43
690
PICENUM SERAPHICUM
qualunque. La Città e contornata d Orti, e da Giardini, e
sono di straordinario sapore i suoi prodotti. Fiorisce in Iesi
in un modo particolare la mercatura : due volte la settimana
vi sono dei mercati, e nel corso dell’Anno molte fiere, e que¬
ste, e quelli distinti... Y’è una particolare industria di canepe
per cui l’ozio fonte di tutti i vizi poco si conosce dai lesini...
Questa città dista d’Ancona a Levante circa 20 miglia, a
mezzo giorno da Macerata 24: e tra Ponente, e mezzodì
venti da Senigalia...
*
* *
Nel tempo, in che gli incliti Eroi del Minoritico Ordine,
li Santi Bernardino da Siena, Giovanni da Capistrano, e Gia¬
como da Monte Brandone percorreano l’Italia a spandervi
con la voce, e con l’esempio le massime pure dell Etica Chri¬
stiana, accadde, che Iesi nell’anno 1425 avesse a Nunzio della
Divina Parola appunto S. Giacomo da M. Brandone, detto
S. Giacomo della Marca ivi diretto da Martino V. Pontefice
Massimo. Vi giunse appena l’Apostolo infervorato, ed acceso,
com’era di Levitico zelo, si studiò allontanare dal vizio i cit¬
tadini di Iesi, e delle virtù invaghiti metterli fuora del falso
sullo retto sentiere della salute, e della vita. Non lasciò in
tentato un mezzo solo alla rinnovazione della condotta, 1
cui per una generale conitela Iesi allora abbisognava : a ta e
oggetto con l’assistenza dei buoni e con l’unanime consiglio
dei pubblici representanti furono scritti dal Santo Predicatore
e dal Magistrato Santionati alcuni particolari statuti, che ri¬
guardavano proprio la riforma dei costumi. Tanta era la stima
che il Divin Proclamatore presso la intera popolazione di lesi
meritata si avea, che da tutti, e da ciascuno senza ritardo,
e con prontezza eseguirsi quanto egli di virtuoso ad eseguirsi
proposto avesse. Sotto la invocazione del Nome sempre ado¬
rabile, e santissimo di Gesù fu per opera sua istituita la Con
fraternità degli incurabili e promossi, e diretti molti Esercizi
di Evangelica Carità... Dietro le opere, ed i luminosi esemp
di ogni Cristiana virtù portati in Campo dal prelodato Padr
la Città di Iesi, conosciuta pure la estirpazione della sei*
dei fraticelli fatta per esso nei vicini Castelli del suo dom
nio concepì tale, e tanta venerazione ai poveri seguaci
PICENUM SERAPHICUM
691
Santo di Assisi, che stabilì averli presso di se edificandoli un
Convento, come richiedea lo Spirito dell’Istituto. L’affare si
trattò in pubblico Consiglio ai 13 di Marzo del 1471 e nel¬
l’ultimo giorno di Maggio del 1490 | che prima nacquero de¬
gli ostacoli | se ne fece istanza ai nostri Religiosi congregati
in Urbino per un Capitolo Provinciale : i Religiosi intesi a
secondare le brame dei buoni lesini accettarono la generosa
offerta, e nel Mese di Ottobre dello stesso Anno 1490 inco¬
minciò la Fabbrica sotto l’invocazione di S. Francesco sulla
Contrada detta del Paradiso , o per l’amenità del luogo, o per
l’antichità di qualche Chiesa sotto lo stesso titolo diroccata
o distrutta : La Religione deputò come presidente alla Fabrica
il R. P. Evangelista da Perugia, uomo distinto nei natali,
come oriundo dalla Nobil Famiglia Balleoni, nonché di somma
prudenza e di irreprensibile condotta. Accadde fra questo
tempo un fatto ammirabile degno di memoria nella persona
del virtuoso Sacerdote P. Lorenzo da Camerino. Era questi
incaminato alla volta di Iesi ivi diretto dal Superiore per
ascoltare le Confessioni dei Fedeli in una certa straordinaria
Solennità ; pare venisse dal Convento di Forano. Il Fiume
per una rapida piena non era guadabile ; il giorno era incli¬
nato il suo termine, avvanzava la notte... era costume allora
chiudere le porte della Città battute appena le 24 ore : il
Lorenzo stanco dal viaggio, e trattenuto dal Fiume non
potè arrivare di giorno, e però non poteva avere ingresso in
Città. Dalla fede animato alzò i suoi voti all’aiuto degl’An¬
geli, alla di cui custodia erasi abbandonato con tutto lo spi¬
ato : fu allora appunto, che gli apparve un Genio Celeste
sptto sembianze di vaghissimo Giovanetto, che fattosi condot-
ìere spalancate le Porte della Città nel suo seno lo intro-
usse, manifestando così il Signore con questo prodigio, essere
sua volontà, che i poveri figli del Serafico Patriarca avessero
111 Iesi ingresso, e dimora. La fabbrica incominciata dietro le
ttiolte pie elargizioni dei buoni cittadini fu in breve compiuta
i Religiosi della prima Famiglia l’abitarono sino al 1582...
^ Clemente VII approvata la più stretta osservanza intro-
otta dal Ven. P. Stefano Molina nel solitario Convento di
°ntecolombo nella Valle di Rieti ; e dall’istesso Pontefice
«conosciuta con bolla speciale nel 1532... Il Ven. P. France-
Sc ° di Iesi della Nobilissima Famiglia Ripanti, gittò le prime
692
PICENUM SEBAPHICUM
fondamenta della Riforma, e proprio nel Convento della sua
Patria : furono gravissime le opposizioui, grandi le angustie
sostenute da questo zelantissimo P., e però l’anno 1534 passò
alla nuova congregazione dei PP. Cappuccini, tra de’ quali
splendendo con sue rare virtù fu eletto V Vicario Generale,
e pieno di anni, e di meriti morì nel Signore in Perugia ai
19 di Aprile nel 1549... dopo le nate controversie sulla na¬
scente Riforma nella Provincia della Marca, il Convento di
Iesi si ritenne dai PP. della Famiglia, ne si conosce quando
tornasse al possesso dei nostri Riformati, si sa solo, che nel¬
l’anno 1560... era tenuto da essi stabilito dal Custode della
Riforma come Convento di Noviziato... per qualche tempo dopo
il detto Anno 1560 fu dalla Riforma perduto, e ritornò al
dominio dei PP. Osservanti: ciò accadde nel 1598 essendo
Commissario apostolico della Provincia il R ,mo P. Vincenzo
da Soncino, che per richiesta, lo cedè volentieri al P. M. R.
Valentino Pacifico da Iesi Min. ro Pro. 1 ® dell’Osservanza della
Marca, ma nell’anno 1600 facendo iterate istanze i PP. della
Riforma, ad essi lo restituì il R. mo P. Gianfrancesco Macu¬
lano Commissario Generale unito con i PP. della Provincia
ad un Capitolo nel Convento di Camerino: e dall’anno 1600
sino al presente fu sempre dalla Riforma tenuto... sta il Convento
di Iesi, come si disse, in una amena posizione a tergo della
Città tra Levante e Ponente nella distanza quasi di un miglio.
*
* *
La sua Chiesa è di proporzionata grandezza con 8 al¬
tari. Il Maggiore sotto la invocazione di S. Francesco è or¬
nato di noci lavorato da alcuni Laici della nostra Riforma
circa l’anno 1673... a spese della Comune l’anno 1650 la mensa
con il prospetto dell’Altere fu fatta di Marmo vario nel co¬
lore con sotto un urna pure di Marmo, ove riposano le Ce¬
neri ed Ossa di S. Giuliano Mart., la di cui festa in detta
Chiesa si celebra con’ufficio, e Messa di rito doppio il di '
Agosto. Dell’Urna, che costodisce il Corpo di questo S. Mart.
vi sono due chiavi, una in mano del Superiore del Convento)
l’altra presso il Magistrato, e la Domenica fra l’ottava della
sua Festa, viene dal ^Magistrato la Chiave e resta in quel eli
PICENUM SEBAPHICUM
693
il Corpo esposto a pubblica venerazione. Distinto è il quadro
dell’Altare Maggiore dipinto per Ordine dei Signori Francio¬
lini in tavola dall’insigne penello di Pietro Agapiti l’anno
1528 rappresentante la Regina del Cielo sul nobil scanno se¬
duta con in mano il pargoletto divino, ed ai lati li Santi
Giovanni Baptista, ed Antonio da Padova ; sotto la stessa ta¬
vola quattro piccoli guadri rappresentanti S. Girolomo nella
sua solitudine, la nascita del Signore, l’adorazione dei Magi,
ed i Santi Rocco e Sebastiano : alla cima a compimento del-
1 ornato un’altra tavola, che forma un semicircolo, ove sta
dipinto S. Francesco in atto di ricevere le Sagre Stimmate,
opera dello stesso Autore. In perpetuo, e quotidianamente
questo Altare è privileggiato, e ne ha jus padronato l’anzi
detta Casa Franciolini.
Alla porta dell’Evangelio, il primo Altare laterale è della
Nobilissima Casa Rocchi, ed ha un guadro ornato di legno
dorato esprimente Maria alla visita di Santa Elisabetta, ed è
opera di Lorenzo Alotto, che lo dipinse nell’Anno 1526. L’Al¬
tare secondo è del Presepio di Nostro Signore : ha in mezzo
una Cuna chiusa da rispettivo Cristallo ove sta in legno ri¬
levati Maria Vergine, S. Giuseppe, e sulla sua Culla il Bam¬
bino con ai lati i due animali, che lo riscaldarono nella Spe¬
lonca di Betelemme ; e sopra, al di fuori una gloria con vari
pastori a basso rilievo: di questo Altare ne avea padronanza
la Casa Nobili, oggi estinta, ed erede la Casa Franciolini. Il
terzo Altare è sagro a S. Girolomo : ha l’ornato di legno vario
pinto; ed un guadro, ove sta espresso il Santo, cui è dedicato;
opera del sudotto Lorenzo Alotto. Nel lato dell’Epistola sono
altri 4 Altari tutti entro le sue Ampie Capelle, il primo è
sagro a S. Lucia, detto pure di Santa Elisabetta Regina, come
quello, in che sta una piccola statua di questa Protettrice del
terz Ordine, che nell’Altare ne ha la proprietà... il secondo è
i S. Bonaventura, è ne ha jus padronato la Casa Magagnini.
1 terzo è della casa Ripanti dedicato alla Gloriosa Assunzione
di Maria; li guadri rispettivi, e gli ornati di questi tre Al¬
tari non sono di molta considerazione. L’Altare dell’Ultima
Cappella è del SS. mo Crocifisso, ed ha in una cena coperta da
una tela avente sopra la Croce, e gli strumenti della pas¬
sone, l’Immagine di Gesù sulla Croce rilevato in legno :
ornato dell’Altare tutto di legno è dipinto con vario colore,
694
PICENUM SERAPHICUM
Altare previliggiato tre volte la settimana, cioè la feria 2, 6,
ed il sabbato. La Chiesa di S. Francesco di Iesi fu conse-
grata con pompa solenne, e rilevasi da una lapide appesita¬
meli te eretta iu Corno Epistolae dell Altare Maggiore all alto
di un pilastro della Capella di S. Lucia con la seguente iscii-
z ione.
D. 0. M.
PETRVS MATTHEYS TIT. S. MARCELLI
S. R. E. PRESBYTER CARDINALIS PETRYCIYS
EPISCOPYS AESINYS.
TEMPLYM HOC DIYO FRANCIS CO DICATVM
ET ALTARE MAIYS SOLEMNITER CONSECRAYIT
ME YII. FEBRVAR. M.DC.XCY.
QUA DIE ANNIYERSARIYM EIYSDEM DEDICATIONIS
CELEBRITATE DECREYIT AC 100 DIER. INDULGI-.
YISITANTIBVS CONSTITYIT.
R. P. PET. DE YRBIN. MIN. PROY.
ET ANTONIVS MARIA DE GENTILIS
AESINO G-YARDIANO.
Hi
Hi *
In due credenzoni ai lati dell’Altare Maggiore posti in
alto in sei urne di legno semidorato si conservano le infra -
scritte Reliquie, cioè nel credenzone in cornu Evangelii chiuso
da un guadro rappresentante S. Lodovico Re di Francia —
degli Ossi dei SS. Benigno, Illuminato, Modesto, Candidato,
Innocenzo, e Peregrino MM. = Nell’altro alla parte dell’Epistola
chiuso con un quadro avente S. Diego Confessore; degli Ossi
dei SS. Vittore, Clemente, Vincenzo, ed Onorato MM. Nel
piede della Colonna, che forma l’ornato dell’Altare al lato
dell’Evangelo in due piccole urne indorate, e distinte per la
finezza dell’intaglio vi sono le Reliquie seguenti: del bastone
di S. Giuseppe, della Camicia di Maria Vergine : degli Ossi
di S. Paolo Ap. di S. Maria Maddalena penitente, di S. Gio¬
vanni Martire: di S. Anna Madre di Maria SSma : di S. Vito
M. di Santa Crescenza M. di S. Modesto M. di S. Gioachino
Conf. Nel piede dell’altra colonna in cornu Epistolae in altre
PICENUM SERAPHICUM
695
due urne uguali : degli Ossi di Santa Orsola V. M., di S. Cata¬
rina V. M., di S. Bonaventura Cardinale, di S. Lodovico Vesc., di
S. Pasquale Baylon, di S. Francesco di Paola, di S. Diego Conf. di
S. Pietro d’Alcantara. In due Reliquiarj di legno dorato custoditi
a tergo dello stesso altare, uno nel lato dell’Evangelo, e l’altro
dell’Epistola si custodiscono le seguenti : nel primo Reliquiario
del Presepio di N. Signore G. C., nel secondo della fune,
con che fu legato Gesù Cristo, del Panno, con che rasciugò
i piedi dei suoi discepoli nella misteriosa lavanda, e della
spugna, con che di aceto, e fiele intrisa fu ammareggiato sulla
Croce. Nell’Altare del SS. m0 Crocifisso in un Reliquiario di
Ottone si conserva un pezzetto del legno della SS. ma Croce
tenuta dal popolo di Iesi in particolare venerazione.
Ai piè di due Colonne, che formano ornato all’Altare di
S. Lucia in quattro Reliquiarj di legno dorato, due da un
lato, e due dall’altro vi sono altre Reliquie: nei due in cornu
Epistolae degli Ossi di S. Elisabetta Regina, e di S. Diego
Confi: nei due alla parte dell’Evangelo = degli Ossi di S. Lo¬
dovico Re di Francia, di S. Lodovica Albertoni, e di S. Mar¬
garita da Cortona. Nell’anno 1620 il Signor Marco Attilio
Ripanti donò alla Chiesa di S. Francesco di Iesi una statua
di M. Vergine di legno dorato avente in braccio il suo Divin
Figliuolo con condizione, che locata in una nicchia nella co¬
lonna della Cappella di S. Lucia in Cornu Epistolae dell’Al¬
tare Maggiore qui fosse sempre venerata, ed anche al pre¬
sente vi si custodisce, e riscuote particolare omaggio... Al
disotto di detta statua in un piccolo credenzino chiuso con
particella di legno ove sta dipinto S. Giacomo della Marca,
si custodisce un Abito, Capuccio, e Corda dello stesso Santo
donato dal P. Filippo Muccini di Iesi con la sua autentica
in pergamena esistente in un guadretto affisso nell’altra co¬
lonna di fronte alla Reliquia... La nostra Chiesa di Iesi gode
la Indulgenza delle Stazioni, nonché altra Plenaria Indulgenza
ad septemnium nel Lunedì immediato dopo la Domenica di
Resurezione.
*
* *
Si soddisfano in essa Chiesa li qui sotto segnati obblighi
perpetui... In sei giorni della settimana una Messa letta, ed
11 Sabato Cantata della Madonna, o del Santo corrente nel-
«96
PICENUM SEBAPHICUM
l’Altare della Assunta obbligo della Casa Ripanti. Nella Do¬
menica Septuagesima, o dentro la sua settimana 8 Messe com¬
presa la cantata per legato del Sig. Marchese Castore Giorgini,
ed una Messa letta nella festa di S, Margarita da Cortona gra¬
vante gli Eredi Giorgini... Ai cinque di Aprile cinque Messe com¬
presa la cantata per legato di Adriano Santi peso della Ven. Com¬
pagnia del SS. mo Sacramento. Ai 30 Maggio un’Ufficio di Messe
senza determinazione di numero per l’Anima del quondam Sig.
Pelegrino Pelegrini obligo del Sig. Pievano di S. M. di Musciano.
Ai 18 Giugno Ufficio di Messe 7 compresa la cantata, Legato
dello stesso Pelegrini obligo del Sig. Conte Gaetano Tosi. Il
giorno 24 dello stesso mese Ufficio di Messe senza determi¬
nazione di numero compresa la Cantata, spetta alla Casa Fran¬
ciolini... Ai 14 di Luglio sacro al Serafico Dottore S. Bona¬
ventura Ufficio di Messe 5 compresa la Solenne per legato
della Sig. Porfìa Fabbri, obbligo degli eredi Pelegrini. Ai
14 di 7. br ® Ufficio di tutte le Messe del Convento con l’in¬
tero Officio de Morti per legato del Sig. Gio. Lodovico Giusti
Rog. Fiorano Fiorani 12 Maggio 1571 si soddisfa a carico
della Ven. Compagnia della Morte... Ai 17 dello stesso Mese Messe
cinque compresa la cantata per legato della anzi detta Sig-
Porfìa Fabbri, obligo degli eredi Pelegrini. Adì 4 Ottobre Of¬
ficio di Messe 5 compresa la cantata legato della sudetta,
obligo degli stessi eredi... Ai 2 di Xbre Officio di Messe 5
compresa la cantata legato di Adriano Santi peso della Ven.
Compagnia del SS. m0 Sacramento... Ai 12 dello stesso mese,
Messe numero 5 compresa la cantata legato dello stesso Adriano
■Santi obligo della predetta Compagnia. La Comune di Iesi
offre annualmente alla nostra Chiesa libre dieci di Cera.
*
* *
In questa Chiesa hanno sepoltura gentiliza le Nobili Case
Ubaldini, Franciolini, Tosi, Marcelli, Rocchi, Guglielmi, Ma-
gagnini, Nobili Rocchi, Ripanti non che le Case Petrini)
Venturi, Mengarelli, Benigni, Olivieri, Rosati, Carotti, e Be-
rardinelli. Alle dette si aggiungono le sepolture dei Religiosi)
una de’ Sacerdoti, l’altra de Laici, una per gli uomini adeth
al servizio del Convento, e per i fratelli, e sorelle del terz’Or-
dine un’altra.
PICENUM SEBAPHICUM
697
Sopra la porta della Chiesa nella parte interna sta eretta
una lapide di Marmo bianco con il seguente Epigrafe.
HECTOR. EQVES. MEDICVS. NVLPHVS
CONCLVDITVR VENA. QVI. PATRIAE.
POTIYS. QVAM. SIBI NATVS. ERAT
ORNAMEN. HVNC. DONIS. CERTARVNT. DOCTA. MINERVA.
MERCVRIVS. PHEBVS. SAGRAQVE. TVRBA. DEORVM
CORPVS. HABET. TVMVLVS. PETIIT. SED. SPIRITVS. ASTRA
FRANCISCI IN TERRIS. FAMA. PERIRE NEQVIT
M. D. X. III.
Nella Cape Ila dell’Assunta al disopra della porticina d’in¬
gresso in Cornu Evangelii dell’Altare fu eretta una lapide
in memoria della Contessa Camilla Paolli Zambuarj nei Ri¬
panti, ed un altra nel lato opposto a quella di fronte a mo¬
numento del Nobil Uomo Gianfrancesco Ripanti ambedue di
marmo bianco : questa seconda ha il seguente Epigrafe.
AEMILIO IO. FRANCISCO DE RIPANTIS
PATRITIO AESINO
OMNIBVS HONORIBVS IN PATRIA
PERFVNCTO
LVCRETIA IO : ANT : BELLVTIIS
PATÉ. PISAVR : FILIA
CONJVGI DVLCISSIMO
DE QVO NVNQUA NIHIL DOLVIT
NISI MORTEM
IO : FRANCISCVS MALVIANI COMES
ET ANTONIVS V. S. REF : FIL.
PATRI ANANTISSIMO
POSVERVNT.
La iscrizione della prima lapide della Contessa (5amilla
-taolli sta espressa in questi termini.
DEO. £. SACR.
HIC SITA EST
CAMILLA PAOLLI. E. COMITIBVS PATRITIAE
FAMILIAE ZAMBECARIORVM
SENATORIS BONONIENSIS CVBICVLARII
REGIS HISPANIARVM, ET LEGATI
698
PICENUM SERAPHICUM
ET TERESIAE ZANCHINIANAE F.
IOANNI FRANCISCO RIPANTI.
ANNO MDCCXLI NVPTÀ.
IN ORDINEM THEVTONICVM IN CRVCE STELLATA
AD SCITA
CUIYS INGENIVM YIS ANIMI FAMILIAE GVBERNANDAE
PRVDENTIA
LONGE YLTRA FOEMINA FYIT
YIXIT ANN. XCIV. D. I.
DECESSITM. MART : ANNO MDCCCXVII
MATR : OPITIMAE, ET BENEMERENTI
AEMILIVS FILIVS
CYM LYCTY, ET LACRYMIS.
Nella Capella del Crocifisso sotto la porta, per cui in
essa si entra a cornu Evangelii fu eretta altra lapide di Marmo
simile a memoria di Benedetta Colocci di Iesi con il seguente
Epigrafe.
D. 0. M.
IOANNI BENEDICTO COLOTIO PATRITIO AESINO S. V. D.
QVI IN PRIMA JYVENTA ROMAM MISSYS.
VT CIVILIBVS ET CANONICIS SANTIONIBYS IMBVERETVR
SANCTIONEM LEGEM NVLLVS
CLARISSIMVM ORATORII DE YRBE ISTITVTAM AMPLECTITYR
YBI DE MANDATIS SIBI MVNERIBVS ENIXE INTENTVS
DEO ET PROXIMO ASSIDYE YACANS
CANDOREM MORYM PIETATE PRVDENTIA SVAE CONGREGA-
[TIONI
PRIMVM DEINDE
PLYRIBYS ETIAM D1GNITATE ET MERIT. EMIN. mis CARDINA-
[LIBVS
PRAECIPVE CIBO COLLONEDO ET ALBANO POSTEA
• CLEMENTI XI. FELICITER REGNANTI
MAXIME CARYS EXTITIT
DVM ILLIROMAMAJORA PARAT PRAECOCI MORTE SVBLATVS
AETATIS SVAE XLVIII OMNIYM MOERORE E YIYIS EXCEDlT
EIVSDEM MEMORIA, QVAE IN BENEDICTIONE EST NE GENTI
NEVE PATRIAE VNQVAM MARCESCAT
CAN. nu ' HIPPOLITYS NICOLAVS PHILIPPVS GERMANO FRATRl
AMANTISSIMO POSVERVNT ANNO SALVTIS
MD CCIIII
PICENUM SERAPHICUM
699
* *
Dopoché il Convento di Iesi passò stabilmente alla Ri¬
forma fu in diverse Epoche ingrandito, e si tenne come primo
e centrale della Provincia : acommodo di essa nel 1684 vi si
stabilia la Infermeria in un apposito dormitorio di 12 Camere
nonché il luogo della refezione per li convalescenti, ed una
distinta Spezieria. Vi fu sempre lo studio di Dogmatica per
cui vi abitarono Uomini nella scienza distinti. Il Convento
di S. Francesco era per Iesi il Convento delle invariabili Fi¬
losofiche, e Dogmatiche decisioni, e la famiglia non vi fu
mai minore di 35, o quaranta Individui.
*
* *
Nell’anno 1640 morì nelle parti degli Infedeli Zelantis¬
simo Missionario il R. P. Antonio Maria dal Castello di Santa
Maria nuova di Iesi, e morì colmo di meriti, e di virtù uc¬
ciso da Turchi sacrificando così il suo sangue, e la vita per
amor di Gesù Christo, ed a gloria, e sostegno della sua Au¬
gusta Religione.
Ai 24 di Febbraio del 1765 nel Convento di Iesi rese
Placidamente l’anima al suo Signore Fr. Giuseppe M. da Iesi,
haico Prof, della Riformata Provincia Picena: morì con fama
di Santità: si trova di questo umile servo di Dio un’attestato
di tutti i Sacerdoti, che allora componevano la famiglia di
esi con h suggello del Convento segnato con giuramento in
luesti termini:
Universis ad quos spectat, praesentem hanc inspecturis,
nos infrascripti firmam atestationem facimus, constanterque
Pi'ofitemur, in Yen. Conventu S. Francisci Aesii Reformatae
Provinciae Marchiae die 24 Mensis Febb. Anni 1765 ex hac
v ita migrasse, Fratrem Iosepbum Mariam ab eadem urbe setatis
annis 78. Religionis vero 57.Laicum expresse Professumeiusdem
fieformatae Provinciae assiduae orationis, ac magnae devo-
ionis virum, qui ob eius probitatis, et integritatis exemplum
a pud religiosos, saecularesque omnes ingentem reportaverit ve-
ne i'ationis famam: antequam eius Cadaver humo traditum fuisse
700
PICENUM SERAPHICUM
tunica, qua indutum exuitur a quampluribus Christi fidelibus
ad ipsum visitandum Confiuentibus a devotione excitatis, fru-
stillatim concisa fuit, et capilli ex eius capite praecisi, ita ut
nonnulli morbo laborantes ipsius meritis sanitatem adstillant.
In quorum confirmationem etc. L’atestato sotto scritto resta
presso chi ha raccolto le presenti memorie... non si conosce
dove fosse sepolto questo Yen. Confratello nostro, ma non
essendovi particolare notizia, pare nella sepoltura comune dei
Laici, ma entro cassa di legno.
*
* *
Il giorno 16 Maggio del 1810 sulle prime ore della mat¬
tina, all’improviso, quando meno i Religiosi lo avriano imma¬
ginato, giunse nel nostro Convento di Iesi certo Sig. Cremo¬
nesi di Monte S. Vito in Compagnia di altre due persone dal
Governo incaricate, ed adunati i Religiosi in Refettorio a
suono di campanella, il detto Cremonesi legge il decreto fa¬
tale di soppressione : come fu in proviso il colpo, cosi
fu generale lo smarrimento; si lesse in volto a tutta la
riunita comunità il segnale della tristezza, e del dolore ; e
ciascuno adorati in segreto i divini voleri, si dispose a spO'
gliare l’abito Religioso entro 16 giorni, che questo era ras¬
segnato termine perentorio. Il Cremonesi terminata la lettura
del decreto si condusse a guardare con appositi suggelli la
Sagrestia, la Liberaria, Caneva, ed altre ufficine, ed ogni di
nel corso di 16 giorni, in che restarono i Religiosi, un’ora
prima della Refezione veniva egli stesso ad aprire la Cantina
e soministrare ad essi Vino, Pane ed altri comestibili, di che
avea fatto minutissimo inventario. Nello sfratto non fu con¬
cesso ai Religiosi di portare con se se non quel poco, oh 0
ciascuno potea avere nella rispettiva sua Camera: Per il giorno
primo di Giugno il Convento restò dai Religiosi disabitato •
La Chiesa serrata per pochi giorni, fu riaperta come socui-
sale, e dal governo vi si stabilì un Custode nella Persona de
Defunto P. Giambatista da Castelbellino, cui furono assegni 6
nel piano superiore undici camere, il luogo dove custodiva 01
il vestiario della comunità, ed al basso uno ristrettissimo van°
ed una cantina nel sotterraneo ad esso vano corrispondent e '
PICENUM SERAPHICUM
701
La Chiesa dal detto Custode, e da altri Religiosi, che ogni
dì, massime la festa vi si conduceano vestiti da Preti Seco¬
lari restò sempre ufficiata, e potè conservarsi com’era prima
della Soppressione.
*
* Hs
Il Convento con gli orti annessi, e selva chiusi da rispettive
mura nel primo di Giugno del 1818 fu comprato dal quondam-
big. Antonio Beutherin per la somma di lire Italiane 16683,70
che sborsò in diverse rate : non prima della repristinazione
del Governo Pontificio lo stesso Beutherin atterrò il Convento
ormandone da un lato per se come un Casino da villeggiare,
lasciando la sola abitazione del Custode di che egli non era
posseditore: avea però in antecedenza demolite le mura della
Clausura, schiantata la selva, e reso arativo il suo terreno...
opo che da Roma si ordinò, che li Religiosi particolarmente
i Mendicanti rientrassero nei loro Conventi invenduti ; nel
piccolo locale lasciato al Custode nel Convento di Iesi il giorno
17 del 1817 si rivestirono i Religiosi in numero di quattro
8 Sacerdoti ed un Laico.
Si lusingavano essi di riacquistare almeno il suolo, che
§ i apparteneva, e così riedificare in parte lo rovinato Con,
vento ; ma conoscendo, essere per allora vane le loro speranze-
li 61 ' compra legale riaqustarono circa coppe 3 di terreno, Canne
> e piedi 98. Dalla parte di mezzo giorno con tre piccole
Smercie, varj olivi di fresco piantati, e pochi altri sopra soli
contornati di mura, che in quella parte ancora restavano,
a mineno di quella, che confina coll’altro Terreno del venditore,
e ciò per la somma di se. 860,39 compra fatta per istromento che
conservasi nell’Archivio di Iesi per commissione de’ Religiosi
ai Nobil Uomo Sig. Antonio Frontini : lo riacquistato ter-
en° ffi ridotto ad orti troppo alla Comunità Religiosa neces¬
sari: ne fu fatto istrumento ai 24 9bre del 1821: fu allora a con-
a to del vecchio Locale riedificata una piccola fabrica, da cui
1 ebbero 4 camere Superiori, ed al disotto la cucina, ed un
^ano da custodirvi la legna... Nel 1826 volevono i Religiosi
e mre a trattativa per la ritrocessione dei fondi con il Sig.
eutherin, come apparisce da una lettera di Monsignore Te-
702
PICENUM SERAPHICUM
soriere, oggi Eminentissimo Cristaldi data da Roma sotto il
5 Giugno del suddetto anno, cui non volle affatto accedere
d'acquirente, però nel 1826 ai 31 di Gennaio fu aperta lite
con il posseditore basata sulla nullità del contratto per la
lesione enormissima : fu la lite incominciata con due citazioni
spedite dai Religiosi avanti Monsignore A. C. Grimaldi : il
Sig. Beutherin avvocò la causa con citazione dal Tribunale
del A. C. alla Sacra Congregazione ad referendum, stabilita
per tali materie dalla S. M. di Pio VII, e confermata da
Leone XII : dalla stessa Congregazione il giorno 17 Marzo
1827 fu decisa la causa a favor di Beutherin.
Dopo la pronuziata sentenza, la Religione non avendo
altri mezzi ad avere nel Convento di Iesi una sufficiente abi¬
tazione troppo necessaria come centro di Provincia, nel 1835.
Guardiano il R. P. L. Severino da Sanseverino, furono ricom¬
prate dal Sig. Pietro Mongada erede della fu Sig. Maria Ve¬
dova Beutherin trentotto canne, e piedi 58, di Terreno sti¬
mato se. 28: e pagato per l’aumento convenuto in ragione
di 40 per cento 39. 28 e per compenso di una casa dovutasi
atterrare dal venditore, che porzione di essa comprendeva
l’area sudetta altri se. 10.5 in tutto se. 50. L’atto di vendita
risulta da atti privati esistenti per ora presso il Sindaco del
Convento. Nel sudetto anno 1835 fu data mano ad una nuova
fabrica, da cui vennero 8 camere, ed al piano un esteso Re*
fettorio ; fabrica, che si va proseguendo nel resto per avere
nel suo termine un quadro perfetto, fra poco il lavoro sarà
ultimato; ne verranno altre 5, o 6. Camere, ed il Convento al¬
lora può essere capace anche di 30 Individui : ad un’altro
vano sopra la Cappella della Chiesa è stato ricavato un com¬
modo, e bellissimo locale per la libreria ove era l’antica co¬
munità all’alto del Convento sopra la scala, che mette capo
al Dormitorio, furono ricavate 5. Camere per li studenti di Teo¬
logia Dogmatica, la cui Catedra fu ristabilita circa l’anno 1826.
*
* *
La Comune di Iesi sempre bene affetta al nostro Ordine
dà in elemosina gratuita al nostro Convento l’aunua sonun a
di se. 50. Ha il Convento di Iesi una casa di sua proprietà!
PICENUM SERAPHICUM
703
e serve di ospizio ai Questuanti nel Castello di S. M. Nuova,
dalla Città al mezzogiorno lontano circa 5 miglia.
*
Ss *
Il giorno 26 Xbre dell’anno 1822 cessò di vivere nel
Convento di Iesi il P. M. R. Bernardino di Iesi Let. Eme¬
rito Religioso di profondo sapere, di distinta scienza, e di
specchiata condotta: godea egli la estimazione dell’intera Città,
cui diede i più validi argomenti del suo ingegno nella scuola
che facea in Convento ai secolari, scuola di circa 30 anni,
scuola di Filosofia, Matematica, e Teologia Dogmatica, e Mo¬
rale riconosciuto dalla Comune con onorifico diploma come
pubblico professore.
*
* *
L’anno 1650, fu stabilita a norma delle publiche costitu¬
zioni nel nostro Convento di Iesi la Congregazione del Ter-
z’Ordine^ per le persone secolari dell’uno, e dell’altro sesso, e
ua quell’epoca sino al presente sono registrate Donne numero
612 tra le quali si annoverano le Nobili Sig. Anna, Teresa
Soriani nei Campagnoli nell’anno 1622... Caterina Vallemani
nei Ghislieri, l’anno 1724. Verginia Ved. Baldasini l’anno 1727.
Anna Ricci Franciolini ne’ l’anno 1727.. Anna Torbolonghi Ved.
IW nel 1728.. Maria Anna Onorati nel 1728.. Ottavia Marchesa
Antalti di Pesaro Maritata in Casa Pianeti nel 1728.. Verginia
Manuzzi Gulielmi Baleani nel 1728. Maddalena Ricci nel 1730.
TTu°^ a 1730. Anna Contessa Boni d’Urbino negli
hbaldini nel 1732. Giovanna Marchesa Ceccalini 1732. Lodovica
Contessa Tosi nel 1732. Teresa Franciolini Landi nel 1732. Bar¬
erà Onorati Gulielmi nel 1732. Giovanna Giorgini Magagnini
a ®l 1735. Anna Tosi nel 1735. Olimpia Magagnini nel 1737.
Alena Nobili nel 1750. Costanza Rocchi nel 1754. Angela
jVanceschini nel 1756. Santa Romagnoli nel 1758. Anna
Rocchi nel 1772. Angela Togni nel 1806. Elisabetta Contessa
herardi nel 1777. Francesca Togni nel 1782. Francesca
l ’appi nel 1799. Ginevra Contessa Marcelli nel 1773. Lucre-
Zla Marchesa Onorati ne’ Rocchi l’anno 1762...
704
PICENUM SERAPHICUM
Allo stesso Ordine si trovano scritti Uomini 113 tra i
quali si contono i Signori D. Giovanni Bernabei Pievano di'
S. Maria del Piano di Iesi nell’anno 1721. D. Maurizio Santi
Sacerdote da S. Marcello 1724. D. Sinibaldo Dorelli Pievano
nel Castello Rosora nel 1725. D. Marco Nicolini Sacerdote
della Sera S. Quirico nel 1729. D. Gentile Pagnotta Curato
nel Castello S. Yenanzo nel 1724. il Nobil Uomo Sig. Attilio
Guglielmi nel 1781. D. Giacomo Mancia Sacerdote da M. Ru-
biano 1731. D. Simone Sacerdote Mallucci nel 1735. D. Fran¬
cesco Umani curato nel Castello di Musciano nel 1735.
D. Giovanni Sacerdote Landazi nel 1735. D. Nicola Sacer¬
dote Gasparetti nel 1735. D. Domenico Sacerdote Moretti nel
1735. D. Giambatista Sacerdote Pasquini nel 1746. il Nobil
Uomo Francesco Ripanti nel 1735. il Nobil Uomo Servilio
Grizi nel 1748. Li Sacerdoti D. Ciriaco Fiori, e D. Nicola
Cannonico Fiori nel 1748. D. Simone Sacerdote Massimi nel
1751. D. Giambatista Sacerdote Fattori nel 1760. D. Antonio
Sacerdote Senesi nel 1763. D. Crescentino Mauruzzi d’Urbino
Cannonico nella Catedrale di Iesi nel 1799. D. Domenico Sa¬
cerdote Bassi nell’anno 1764. Il Nobil Uomo Conte Francesco
Maurizj nel 1780. Il Nobil Uomo Conte Francesco Nobili nel
1764. D. Francesco Sacerdote Cabalini nel 1801. Il Nobil.™
Uomo Giuseppe Tosi nel 1777. D. Giuseppe Sacerdote Bartoli
Maestro di Cappella in Iesi nel 1789. D. Luigi Sacerdote
Manieri dal Castello Scisciano nel 1795. D. Giuseppe Sacerdote
e Carotti nel 1810. Il Nobil Uomo Lonardo Magagnini nel
1767. D. Marco Sacerdote Piccini da S. Marcello nel 1764.
D. Settimio Sacerdote Primavera nell’anno 1792. D. Ubalao
Sacerdote Primavera nel 1792. D. Pacifico Sacerdore Mariani
nell’anno 1810. .
La Famiglia Attuale di Iesi è composta di 22. Individui)
13 Sacerdoti, 3 Chierici, 4 Laici, e 2 Terziari.
7. — Cingoli - S. Giacomo
Cingoli antichissima Citta del Piceno ; come vogliono al¬
cuni ebbe questo nome, perchè vi depositò il Cingolo Militar
Tito Labieno Capitano, e luogoteqente di Cesare: o com
pensano altri, perchè a tergo cinta da Monti, che forinan
PICENUM SERAPHICUM
705
come un Cingolo: o perchè nella sua prima edificazione si
denominasse Cino, giusta la opinione di altri. Noi però te¬
niamo, che è proprio Cingoli antica Città fabbricata dal sud¬
detto Tito Labieno a sue spese, come si ha dai commentarj
stessi di Cesare de bello civili lib. primo Gap. XV. = quod
oppidum Labienus constituerat , suaque pecunia aediftcaverat —
Ebbe Cingoli suo Vescovo Sant’Esuperanzio, il di cui corpo
riposa nella Chiesa Collegiata eretta a gloria di questo Santo
Vescovo, e di Cingoli particolare Protettore : Fu S. Esupe-
ranzio secondo Pontefice di Cingoli eletto dopo la morte di
Teodosio dal Sommo Pontefice Pelagio primo al finire del
quinto secolo sotto Teodorico Imperatore.
Cingoli è situata quasi in centro al Piceno alle falde
degli Appennini, sulla cima di elevatissimo colle. Amena è
questa situazione: Cingoli signoreggia quasi tutte le Marche
« l’occhio, che da Cingoli al basso si estende spazia per la
«stenzione di quasi cento miglia fra collinette, piani, fiumi,
Juare, città, terre, castelli e ville, e può dirsi Cingoli un punto
teatrale.
Sta Cingoli nel governo temporale sotto l’Apostolica de-
egazione di Macerata, da cui al N. E. dista circa dodici miglia:
^ello spirituale è governata dal suo Vescovo, ordinariamente
Cardinale, e Vescovo di Osimo eletto sempre == Vescovo di
bsimo, e Cingoli.
*
* *
Ha Cingoli fuori delle sue mura un luogo nella distanza
ja circa cinquecento passi detto = Colla luce = e ciò per
a sua posizione, posizione non tanto aspra nel gelato inverno
|aanto dilettevole nella fiorita primavera, e nella calda estate.
,7 ra in questo luogo un antico Monastero di Monache Cir-
srciensi, ed i pubblici rappresentanti di Cingoli a nome
e la intera popolazione, circa l’anno 1446 fecero istanza al
ouimo Pontefice, onde il detto monastero si cedesse ai frati
, ln< dell’Osservanza di S. Francesco, traslatando le Monache
J* altro Monastero presso la porta della Città che guarda il
^ ^ ZZ0 giorno, Monastero da ampliarsi, ed erigersi a spese
6 la Comune. Si ottenne dalla Santa Sede favorevole rescritto;
A »*o I 1915 . Fascicolo V.
44
706
PICENUM SERAPHICUM
fu già presto il nuovo Convento per le Monache sotto il ti¬
tolo di Santa Catarina V. M. e l’anno 1448 sotto il Ponti¬
ficato di Nicolò V. i Minori Osservanti poterono abitare l’an¬
zidetto Convento di = Colle luce = e perchè non avessero
i Religiosi coll’andare del tempo alcuna molestia per parte
delle Monache, dietro nuova istanza fatta dalla Comune di
Cingoli, lo ridetto Nicolò V. con breve speciale del 5 Luglio
1452 diede ai Religiosi intero ed assoluto dominio del Con¬
vento di Colle luce con giubilo universale della popolazione
non meno, che dei Religiosi, massime di S. Giacomo della
Marca, che probabilmente in detta epoca si trovava in Cin¬
goli, e fu di questa opera zelantissimo promotore. Sta il Con¬
vento di = Colle luce = di Cingoli sotto la invocazione di
S. Giacomo Apostolo Maggiore. Ha questo Convento, una
selva ben grande, porzione della quale fu ceduta dalle ìidet o
Monache di Santa Catarina circa l’anno 1460, porzione donata
dalla Comunità di Cingoli, e proprio la parte detta = Spa-
racito = e porzione data da un pio benefattore, il cui nome
Benedetto Stagi — Ha pure un prato di molta estensione ac¬
quistato per compra legale dalle Monache per li nostri Reli¬
giosi dall’Eminentissimo Sig. Cardinale Domenieo Capranica
allora legato nelle Marche; prato unito agl’orti, e quello, e
questi cinti da muri nell’altezza di otto, in dieci piedi ®
mani : muri, che si estendono in ampio giro a guardia e
prato, e degl’orti, e formano un circolo perfetto . fu il
vento di S. Giacomo di Cingoli ampliato dietro le cure delio
stesso Cardiale Capranica, e fu abitato dai Min. Oss. fino a
1580 e d’allora fino al presente si tenne dai nostri Riformai
della Marca. Attualmente ha un locale atto a contenere anca
sopra trenta individui. Vi fu sempre studio o di filosofia,
di Sagra Dogmatica.
*
* *
La Chiesa è di antica architettura, e di sufficiente g ra ®
dezza ; tranne il Coro, ed il Cappellone dell’altare magg 10 ,
nello resto è travata, ma nella travatura assai pregevole:^
è una Chiesa, che per la sua antichità spira molta devozio» •
essa ha sette altari, il maggiore, e sei laterali. L’Altare m B
PICENUM SERAPHICUM
707
giore è di scagliola eseguito dal Sig. Ampelio Mazzanti di
Cingoli celebre in quest’arte l’anno 1834. Guardiano il R. P. F.
Serafino da Castel d’Emilio. All’alto del Coro in mezzo ad
apposita nicchia evvi la statua di S. Giacomo Apostolo, sta¬
tua di stucco lavorata l’anno 1836 del Sig. Giuseppe Maz¬
zanti. Il Cappellone dell’Altare presenta dipinti a fresco li
quattro Evangelisti ; li SS. Bernardino da Siena, Ludovico
Vescovo di Tolosa, Diego Confessore, e Bonaventura Card,
al lato della Epistola... e li SS. Caterina V. M. Pietro Apo¬
stolo, Giacomo Ap. Rocco Confessore dall’altro lato : è pre¬
gevole il Cappellone per il suo antico disegno semigotico.
Il primo altare laterale dalla parte dell’Evangelo è sagro
a S. Pietro d’Alcantara, ed ha in un quadro di tela espresso
il S. penitente come in estasi elevato innanzi ad una Croce
tenuta da varj genj, quadro di qualche valore. Di questo al¬
tare ha il jus padronato la nobilissima casa Castiglioni, casa,
da cui sortì il Sommo Pontefice di recente, e felice memoria
Pio Vili.
Il secondo altare da questo lato è di jus padronato della
Nobil casa dei Marchesi Raffaelli, ed ha un quadro di tela,
ove si vede dipinto Maria la Vergine Immacolata con li Santi
Ludovico Re di Francia, ed Elisabetta Regina d’Ungheria.
L Altare terzo ha un quadro pure di tela ove sta espressa
Maria su scanno seduta con in braccio il suo pargoletto Di¬
vino, ed i Santi Chiara d’Assisi Antonio da Padova, Bona¬
ventura Cardinale, Diego Confessore, ed ilP. S. Francesco. Sotto
d quadro nel mezzo entro piccola urna si conserva la statua
fii Santa Margarita da Cortona in legno rilevata.
Il primo altare dalla parte dell’Epistola ha un quadro di
tela ove si vede dipinto nell’alto S. Michele Arcangelo, ed
ai lati li BB, Pacifico da Sanseverino, Leonardo da Porto-
^aurizio.
L’altare secondo è dedicato a S. Pasquale Baylon, e
e ntro apposita nicchia si venera il detto. Santo rilevato in
Una statua di Carta pesta di qualche pregio.
L’altare sesto è chiuso entro antica Cappella presso la
P°i'ta del Tempio, Cappella dell’antichissima Casa Silvestri,
Passata poi alla Casa Franceschini ; ed oggi alla Casa Sirno-
aetti ; l’arco che forma a questa Cappella l’ingresso è di tra¬
vertino, ove a basso rilievo sono vari emblemmi marziali ri-
708
PICENUM SERAPHICUM
guardanti, io credo le militari imprese del perinsigne Raimonda
Silvestri, paggio di Mano Antonio Colonna passato poi al servizio
di Venezia sotto il generalato di Francesco Maria duca di
Urbino ; divisore generale di tutte le fortezze dello stato Ec
clesiastico, Castellano, Vice-Duca, e governatore di Camerino
che lo difese dalle armi di Francesco Maria Duca di Urbino.
Il quadro dell’altare di detta Cappella, quadro di tela esprime
il Nazzareno risorto, che in -figura di Ortolano presentasi alla
Maddalena, quadro tenuto in molto pregio ; ma non è, che
un semplice abozzo.
In mezzo alla Cappella alla parte dell’Evangelo si vede
un deposito di travertino avente sopra una piccola statua
della stessa materia rappresentante S. Giovanni Battista, de¬
posito eretto verso il finire del secolo XV per collocarvi le
spoglie di Monsig. Stefano de Trenti Vescovo di Lucca, e
Legato del Patrimonio morto in Cingoli nel mese di Nov. del¬
l’anno 1477, come riferisce l’Ughelli nella sua Ital. Sac. T. 1.
Sotto la mensa dell’altare di detta Cappella entro urna
di legno chiusa con oppositi cristalli stanno in particolare
venerazione le spoglie di un S. Martire tratte dallo Cemetero
di Callisto il giorno 27 maggio 1829 : sotto il pontificato di
Pio Vili da cui gli fu dato il nome di = S. Pio. = Le Reli¬
quia di questo Santo Martire per grazia speciale dopo umile
istanza furono concesse al P. Antonio da Filottrano religioso
di questo Convento, e si ebbero l’anno 1836.. Le ossa furono
accomodate con eleganza entro piccola urna, che serve come
di appoggio al capo di una statua di cera esprimente il
S. Martire, statua riccamente, ed all’eroica vestita. Ai piedi
tiene un piccolo vaso ove si custodisce porzione del Sangue
di questo generoso soldato del Crocifìsso. Il giorno 24 Mag¬
gio dell’anno 1838 furono esposte le preziose Reliquie nella
Chiesa delle Monaehe di Santa Caterina, e la sera dello stesso
giorno circa le ore 22 italiane furono traslocate con solenne
processione, cui intervennero le confraternite, e tutte le cor¬
porazioni Religiose, facendosi giro per le strade principali
della Città: giunte nella nostra Chiesa di S. Giacomo, furono
esposte presso l’altare maggiore alla parte dell’Evangelo, ove
stettero tutto il gierno 27, questo giorno di piena solennità
fu preceduto da un devoto Triduo : La Chiesa era riccamente
adobbata : Vi fu Messa solenne in Musica, non che li secondi
PICENITM SEKAPHICUM
709
Vespri nella ricordata giornata del 27, e si chiuse la funzione
con panegirica orazione, benedizione con il SS. Sagramento
dietro straordinario concorso di popolo venuto anche da
paesi non molto vicini. La sera circa un’ora di notte dietro
il suono della banda di Cingoli furono incendiati vari fuochi
di gioia ed il lunedì a mattina il Santo fu chiuso nella sua
urna dietro li rispettivi suggelli di Roma verificati da questo Mon-
sig. Vicario G. le dietro l’approvazione dell’Eminentissimo Car-
dmale Vescovo di Osimo e Cingoli Giovanni Antonio Benvenuti.
Altare di questa Cappella è privilegiato quotidiana¬
mente, ed in perpetuo. Tutti li quadri dei suddescritti altari
iisnno per ornato delle Colonne di stucco.
Immediatamente sotto la balaustrata guardando l’ingresso
della Chiesa in una nicchia apposita si custodisce un SS. Cro¬
cifisso in legno rilevato dalla parte della Epistola, e dall’altro
a o entro nicchia uguale la statua di Maria l’immacolata,
statua pure di legno.
Presso 1 Altare di S. Pietro d’Alcantara in aito evvi un
quadro di tela rappresentante il B. Leonardo da Porto Mau¬
rizio con ornato di scagliola ; e dall’altro lato in quadro ed
ornato uguale si vede dipinto il B. Pacifico da Sanseverino.
Da Varie Croci sulle pareti impresse rilevasi essere la
nostra Chiesa di S. Giacomo di Cingoli solennemente conse¬
gnata, ma non evvi lapide, o iscrizione che ne rammenti l’epoca
ed il Vescovo consegrante.
Questa Chiesa ebbe in dono dal Sommo Pontefice Pio
vili, per mano del suo fratello D. Bernardo Castiglioni Ar-
C ; lacono della Cattedrale, e nostro degnissimo Sindaco Apo¬
stolico un calice d’argento di peso di quattro libre di eccel-
en e lavoio portando in fondo al suo piede contornando il
suo stemma la seguente inscrizione :
IACOBO. FRA TEI. IOANNIS. APOST.
IN. CVJYS. AEDE. GENTI. CASTILLIONEAE.
LOCVS. MORTALITATIS DATVS EST
PIYS. Vili. P. M. D. D. AN. 1. PONT. '
VTI. REQUIETEM. IISDEM. EXORET.
*
* *
dpli’i^ 11 a * t0 i ^ a PP e ^ one dell’altare maggiore alla parte
Evangelo entro una nicchia simetricamente disposte si
710
PICENUM SERAPHICUM
conservano le infrascritte Reliquie ; cioè in quattro semibusti
di legno dorati : degl’ossi di S. Teodulo M. di S. Abbondanzio
M. di S. Crescenzio M. e di un Compagno di S. Teodulo
M. In quattro bracci di legno dorato = dei SS. Leone, Ani-
ceto, Faustino e Barbara Mm. = In due Reliquiari rotondi
pure di legno dorato — del legno della SS. Croce : di S. Cri¬
stoforo M. di S. Saturnino M. di S. Carlo Boromeo : di
S. Teodulo M. di S. Vittoria M. di S. Lorenzo M.
*
* *
Nella nostra Chiesa di S. Giacomo di Cingoli si soddi¬
sfano li seguenti legati :
Uff. di Messe n. 6 compresa la cantata all’altare privile¬
giato per l’anima del Sig. Dr. Sanzi in ciascun mese dell’anno
spettante alla Ven. Compagnia di S. Maria di Cingoli.
Due Messe in ciascun mese dell’anno per l’anima del
Sig. Don. Francesco Cima obbligo dell’Hl. mo Capitolo della
Cattedrale di Cingoli.
Il giorno 8 Marzo Ufi. di Messe N. 8 lette per l’anima
del Sig. Don Francesco Cima.
Entro il mese di Ap. le Messe N. 5. Obbligo della Nob.
famiglia Cima di Cingoli.
Altre Messe N. 5. Obbligo dei Sig. Cima di Osimo.
Nel mese di Settembre Messe N. 5 per l’anima del fu
Sig. Roberto Capitani Bertucci obbligo della famiglia Bertucci.
Altre Messe N. 5 per lo stesso Sig. Roberto Capitani
Bertucci obbligo della Nobil famiglia Poccetti.
Ai 28 del mese di Ottobre Messe N. 4 per l’anima del-
lTll. mo Sig. Alessandro Rafiaelli obbligo di sua famiglia.
Ai 19 di detto mese Uff. di tutte le Messe del Convento
per devozione deglTll. mi Sig. Castiglioni.
Il primo giorno Novembre Messe N. 7. obbligo del R.
Capitolo della Cattedrale di Cingoli.
Agl’otto Decembre Messe N. quattro per l’anima del fu
Sig. Alessandro Rafiaelli obbligo di sua famiglia.
Il giorno 24 dello stesso mese Ufi. Ghie per lTll. mo Sig;
Giuseppe Cima obbligo dellTll. raa Sig. Geltrude Cima, e suoi
eredi come dal Testamento Rog.° del Sig. Domenico Torretann
Legato di Messe N. 19 da celebrarsi entro l’anno ob¬
bligo dell.Ill. m0 Capitolo della Cattedrale di Cingoli.
PICENUM SERAPHICUM
711
*
* *
A contatto dell’Altare maggiore alla parte dell’Evangelo
sul pavimento chiude la sepoltura della casa Felici una lapida
con sopra la seguente inscrizione:
MORTALITATIS MEMOE
ANTONIVS ANGELI F. FELICI
DVCTA VXORE CONSTANTIA FABII CABALLINI
LARIBVS CING-VLVM DEDVCTIS
EX MONTE FALCONIO
SIBI ET S. P. 0. C. V. F.
MDCCCXXIX
Poco lungi dalla suindicata chiude il sepolcro di casa
Onorii altra lapida con questo epigrafe
D. 0. M.
MARIAE. MANVTIAE. ALDI. NEPTI. PAVLLI
FILIAE. ALDI. SOPORI. QVAE. VENETIIS
ORTA. ROMAE. IN. MONASTERIO. S. CRYCIS
EDVCATA. ALESSANDRO. HONORIO. CINGVLANO
I. V. D. VIRO. CLARISSIMO. NVPSIT.
IOA. PETRVS. ET PAVLLVS. MATRI. OPTIMAE
ET. FEMINARVM. PRVDENTISSIMAE
COLLACRIMANTES. FECERVNT.
Quasi a contatto di questa poco sotto evvi altra lapida
°on la inscrizione seguente
D. 0. M.
IVLIVS CAESAR CASTILIONVS
NOSCENS INEVITABILE FATVM
HANC SIBI ET SVIS EXTRVXIT DOMVM
VBI TVBAM EXPEOTAT
QVA VOCETVR AD DOMICILIVM
AETERNVM
ANNO DOMINI 1663.
712
PICENUM SERAPHICUM
A linea con la sepoltura Felici dalla parte della Epistola
evvi la tomba di casa Simonetti, e la chiude una lapida
avente le seguenti citre:
A. £. Sì.
IOANNES PETRVS
GREG. F. IOS. N. GREG. PRON.
SIMONETTVS
AN. A E T. LXX. A. P. V. MDCCLXXIII
SIBI. ET BIRGITTAE. PVCCETTAE
YXORI. OARISSIMAE
LIBERIS. POSTERISQYE. SVIS
CINGOLI. NOYA. IN. PATRIA
COMMYNE. SEPYLCRYM
QYO. PATRICIA. GENS. SIMONETTA
POST. AESINAS. SEDES
A. MAJORIBVS. RELICTAS
INFERRETVR.
Nell’arco del Cappellone all’alto nella parte dell’Evangelo
fu eretta una lapida di marmo bianco contornata da altro
marmo di color vario con sopra lo stemma della famig i®
Castiglioni avente questo epigrafe:
A. i. Sì. A. :£. Sì.
H. S. E.
IOS. IYL. CAES. F. CASTILLIONEYS
DE ORD. TEMPLI. PONTIFICAL. A. SACR. COGNITION
VICEM. EXPLENS. SACERD. ANN. L. D. LXXIII
FRANO. XAY. PONT. MIN. MONTIS. ALTI. BERNARDYS. CAN.
F. FIL. PATRYO. PIO. ET. PLYS. DE. SE MERITO Q. ra TITVLO
SCRIBI. POSSIT. CYM. LACRIMIS. POS.
SE. IN. PACE. :£. FACIAT
YIX. AN. LXXY. M. V. D. XI
DEP. EGENORYM MOERORE
PR. NON. MART. AN.
MDCCCI
PICENUM SERAPHICUM
713
Di fronte alla suddescritta evvi altra lapide pure di marmo
bianco con la seguente inscrizione:
A. £. Sì.
MAGDALENAE. SPADONIAE
DOMO. MACERATA
CONJYGI. GASP ARIS. CAVALLINI. VIRI. FATRICI.
FEMINAE. RARISSIMAE
AMORE. IN. MARITVM. PIETATE. IN. LIBEROS
GOMITATE. IN. OMNES
MINIO. PASTILLO. PENICILLO. PINGENDI. SCIENTISSIMAE
HERBIS. FLORIBYS. LITTERIS. ACY. IMITANDIS
SVPRA. FIDEM. PRAESTANDI
COMOEDIIS. TRAGOEDIIS. AGENDIS
PROBATISSIMAE
PAVLLVS. SPADONIYS
MOERENS. POSVIT
SOPORI. CARISSIMAE. INCOMPARABILI
CYIYS. MORTI. CINGYLANA. CIVITAS. ILLACRIMATA. EST
VIXT. AN. XXX. M. X. D. XVII.
Innanzi l’altare della immacolata Concezione in terrra
in mezzo alla Chiesa copre il sepolcro di Casa Raffaelli una
bellissima lapida di marmo di color vario avente al capo lo
stemma della famiglia, ed in seno questa inscrizione:
D. 0. M.
FAMILIAE MARIAE PATRICIAE CINGYLANAE
YETVS SEPYLCRVM
YBI POST ALIOS
MVTIVS AVVS
ET HYPPOLYTA DE SILVESTRIS AVIA
ITEMQ. BERNARD VS ET VICTORIACAVALLINI
PARETES SVI COQVIESCVT
NE A MAJORIBVS ET CARA PROLE
PARI NOBILITATE PRAESTANTIBYS
DIS JYN GERETVR
HYPPOLYTA FAMILIAE SYAE POSTREMA
FRANCISCO MARIAE RAPHAELLI FILIO
DONAVIT
ANNO DOMINI MDXXXIV
714
PICENUM SERAPHICTJM
In fondo alla Chiesa nell’alto alla parte dell’Evangelo
sta una antica lapida con queste espressioni
D. 0. M.
HIC JACET ILL. DMYS IOANNES BEN-
AMATYS NOBILIS ARIMINEN-
SIS AETATIS SYAE ANOR
LXXYII
OBIIT DIE III SETTEMBRIS
1608
❖
* *
Il giorno quattro giugno del 1810, dietro il decreto del¬
l’Imperatore dei francesi del 25 Aprile dello stesso anno re¬
stò soppresso il nostro Convento di Cingoli.
In tale occasione la Chiesa restò chiusa, e di tutti i suoi
arredi spogliata : dalla demaniale amministrazione furono
vendute tutte le suppellettili, i vasi sagri, le campane, l’or¬
gano, e fu perduto il quadro dell’altare maggiore, quadro in
tavola di molto pregio opera del celebre Pagani della scuola
di Pietro Perugino, ed emulo di Raffaello d’Urbino.
Il Convento, Orti, e selva si tenne in affìtto dal Sig.
Francesco Perelli della Villa detta = La Torre di Cingoli ==
da un laico Min. Conventuale, e da altri socj. Da questi il
Convento fu nolato quasi in tutte le sue camere, ed officine
per cui restò moltissimo danneggiato.
Disfatto nel suo impero Napoleone Buonaparte, e ritor¬
nato dal suo esilio Pio VII : il Pontefice immortale, dietro
petizione fatta dal defunto P. L. Bartolomeo da Cingoli fu
riaperta la Chiesa, e ribenedetta solennemente dall’E. m0 Sig.
Cardinale Saverio Castiglioni, che fu poi Papa col nome di
Pio Vili : e fu ribenedetta il giorno sei Novembre del 1815.
Successivamente si riunirono nel Convento pochi Religiosi
vestiti da secolari: e per Ordine della Segreteria di Stato, da
Monsig. Pietro Cavallini Vicario Capitolare di Cingoli allora
sede vacante, furono i Religiosi rimessi al possesso del Con¬
vento, Orti, Selva e Chiesa di S. Giacomo : e per lo riatto
dello stesso Convento, Chiesa, e Sagrestia furono spesi circa
se. 300, costituito dal M. ro Provinciale come presidente u
surriferito P. L. Bartolomeo da Cingoli.
PICENUM SERAPHICTJM
715
Il giorno 19 Maggio del 1816 tutta le Religiosa famiglia
riunita in numero di 19. individui undici Sacerdoti, ed otto
Laici, premessi cinque giorni di Spirituali esercizi, rivestì in
Chiesa l’abito dell’istituto per mano del R. P, L. Lorenzo da
Iesi dietro straordinario concorso di popolo che restò alta¬
mente edificato, e commosso.
Da anno in anno si cercò di riparare i danni, che il
Convento, e la Chiesa soffrirono in tempo di soppressione:
furono rifatte due campane, l’organo, e la sagristia rivestita
di suppelletili, vasi sagri, ed oggi trovasi in uno stato assai
migliore, che innanzi alla soppressione. Furono aggiunte al
Convento per una nuova fabbrica otto camere, ed attualmente
è convento primo nella sua Custodia. Come prima della sop¬
pressione, ha pure oggi la fabbrica dei panni di lana, e serve
li Conventi della Custodia detta = Lo stato = e dall’altra
chiamata = Mezzina = che la terza custodia detta = asco¬
lana = ha in Ascoli il suo lanificio.
Nel 1818. si aprì nel Convento di Cingoli il Professorio
per li studenti di filisofia, e vi si tenne sino al 1835 : e vi
si ristabilì sin dal 1826 anche lo studio di Dogmatica. Lo
scorso anno 1837 dopo due anni, che era tolto si riaprì il
Professorio per assoluto bisogno di Provincia; ma vi si lasciò
come vi resta tutt’ora anch’esso lo studio di Teologia.
*
* *
Da Cingoli ebbe i suoi genitori, e la sua nascita il B. Angelo,
o come vogliono altri, il B. Giovanni detto Clareno come promo¬
tore della più stretta osservanza nella Congregazione dei Claroni
morto in Napoli, come rilevasi dal Martirologio Francescano (1).
Il giorno 27 Novembre del 1822 finì il suo corso mortale
in Cingoli il P. M. R. Bernardino da Santa Maria Nuova Teologo
d. fe ex P. le , ex Custode Uomo di Zelo straordinario per
In Regolare Osservanza e di sublime scienza : dotto in modo
particolare nella storia, e nella latina poesia : Dalla sua penna
sortirono gl’inni, che dietro superiore approvazione si recitano
nella Città, e Diocesi di Urbino di S. Crescentino Patrono di
Orbino ; non che lo responsorio del B. Leonardo, che si canta
(1) I lettori del Picenum sanno già qual valore meriti questa notizia
Clrca la patria ed il luogo dove mori il B. Angelo Clareno. (N. d. li.)
716
PICENUM SERAPHICTJM
nella nostra Provincia della Marca, ed altre poetiche latine
•composizioni. Fu egli membro nell’Accademia di Iesi, applau¬
ditisene o in quella Città ove dimorò per molti anni e chia¬
rissimo per bontà, e per scienza alla Provincia della Marca
non solo, ma ad altre Provincie ancora della nostra Italia, ov’egli
si condusse avido solo nei suoi viaggi di scientifiche erudizioni.
Agl’ll di 8bre del 1827, cessò pure di vivere in questo
Convento lo ricordato P. L. Bartolomeo da Cingoli, che tanto
si affaticò allo ristauro di esso. Fu questo Religioso adorno
di quelle virtù, che come rendono un’anima cara agl occhi
di Dio, gli guadagnano così negl’uomini singolare la stima.
Il P. L. Bartolomeo rigido osservatore de suoi professati do¬
veri, ad una straordinaria pietà univa una piacevolezza, una
ilarità, un tratto bello così, che era l’amico di tutti, Fistancabile
direttore delle anime, il consigliere, il conforto, l’uomo meritevole
di ogni elogio, alla cui morte pianse, ed a ragione la Patria sua.
* *
L’elenco delle persone secolari ascritte al Terz’Ordine inco¬
mincia dal 1731 eda quell’epoca fino al presente si contano uomini
N. 12, e tra questi si notano Monsig. Felice Paoli Vescovo
di Fossombrone, poi traslatato in Loreto, che professò il Ter-
z’Ordine nell’anno 1782: l’Ill. mo e R. mo Giov. Maria Moretti
d’Urbinello Vie. 0 Gl. 6 in Cingoli ascritto nel 1731.
Il Nobil Uomo Sig. Giulio Castiglioni nel 1737.
Li Nobili Signori Gian Pietro Simonetti, e Pio Puccetti
di Cingoli nel 1742.
Il Sacerdote D. Luigi Pacotti da Montalboddo nel 1780.
Il Nobil Uomo Sig. Pompeo Cavallini nel 1790.
Si contano donne N. 62, fra le quali sono notate.
Le Nobili Sig.° Girolama Cavallini nel 1733.
Sig. a Francesca e Margarita Pergoli 1733. Sig. 6 Brigida
Simonetti, Anna Maria, ed Eudosia Poccetti nel 1742.
Sig. a Camilla Franceschini ne Simonetti nel 1743. Sig. a Spe¬
rando Poccetti nel 1746. Sig. a Laura Cagli Poccetti nel 1790.
Ventiquattro Religiose Cisterciensi del monastero di S. Ca¬
terina di Cingoli fra il 1823, al 1831.
La famiglia attuale del Convento di S. Giacomo di Cin¬
goli è composta da 14 Sacerdoti, quattro Chierici filosofi,
sette Laici, e tre Terziarj. ( Continua )
Con l’approvazione deU'Ordine e dell’Autorità EccleBiasfi^..,
.Artidoro Ortolani, Gerente responsàbile .......
" "iiTr mni TT 'TpiiillMIATO" STABÌijMENTO'" tÌPOQ^FÌCO''aW." FÌLÌPPÒ'''OÌÒMaTff
0
Fascicolo N. 6.
IREI A (Macerala)
25 Dicembre 1915.
PICENUM SERAPHICUM
PERIODICO BIMESTRALE FRABCESCANO-STORICO-CRITICO-REEIONALE
Rnno XU - Serie Seconda del “Crocifisso Redentore,,
« Proferet de thesauro suo
nova et vetera ».
Matth. XIII, 52.
INDICE DEL PRESENTE FASCICOLO
1. Un anno di vita. - La Direzione.
2. Notizie e documenti sulla vita della Beata Camilla-Battista Varano
da Camerino - B. Feliciangeli.
3. Pagina d’oro: I due BB. fratelli Pacifico ed Umile della Marca .
4. I Conventi dei PP. Cappuccini nelle Marche (1525-1898). . .
5. Beato Angelo Clareno dei Minori (Contili.) - Il Direttore . .
6. I Nostri Santi: Martirologio Piceno .
7. Memorie Minoritiche: dal ms. Gambalunghiano D. IV. 231 del
sec. XVIII - P. Gregorio Giovanardi 0. F. M. (Contili.) . .
8. Collezione Storica: dai libri, dai giornali, dalle riviste ....
9. Convento minoritico del SS.mo Crocifisso in Treia (Contini) .
10. L’ “ Archivum Franciscanum Historicum „ e il “ Picenum Sera-
phicum „ - La Direzione .
11- Sisto V e Montalto (da documenti inediti esistenti negli archivi di
Montalto) .*.
12. La Provincia Riformata delle Marche nel 1837 .
13. Indice generale delle materie contenute in questo primo volume.
14. Indice alfabetico degli illustri Francescani contenuti in questo
primo volume.
Pag. 717
812
854
KsST Si prega di leggere le Notificazioni
in quarta pagina della copertina
MACERATA .
PREMIATO STABILIMENTO TIPOGRAFICO
CAV. AVY. FILIPPO G10RGETTI
Ite 1 m
:• ' r
m
OD
»
già “ IL CROCIFISSO REDEDTORE „
--o-<è>^>-
PUBBLICAZIONE BIMESTRALE
PER CURA DELLA MlNORXTICA PROVINCIA DI S* PftCÌflCO I)ÌVÌ 11 Ì
Diretta dai P. CIRO da Pesaro O. F. IW.
Condizioni di Abbopa>rr)epto.
PER L’ITALIA .... L.
PER L’ESTERO 10
1 . _ Il » Picenum Seraphicum » in ogni suo fascicolo
bimestrale avrà non meno di 144 pagine.
2. — I Collaboratori che pubblicheranno non meno di
(lue lavori completi, riceveranno gratis l’intera annata conte-
nenie i detti due lavori.
3. _ Si concedono gli estratti a richiesta dei Collabo-
ratori, purché il richiedente corrisponda alla spesa della carta
relativamente al numero delle copie desiderate,
4 . _ Non si accettano abbonamenti per applicazioni
di Messe.
5 . Gli aderenti riceveranno il primo fascicolo geu-
naio-febbraio : a chi, dopo ricevuto il primo numero non in¬
vierà la quota di abbonamento, * non sarà più spedi to il P e '
riodico.
q. — Non si concedono numeri di saggio senza previo
invio di L. 1, la quale sarà computata, verificandosi l’abbo¬
namento.
Ufi H fi flO Di VITA
Trepidi come un povero cieco che allunga la sua mano
in avanti prima di muovere il passo ; incerti come un vian¬
dante cui è ignota la via da seguire per raggiungere la meta
desiderata ; abbiamo voluto tentare una prova, certi del no¬
stro azzardo, sicuri della nostra debolezza. E’ stata una forte,
insistente tentazione cui non siamo riusciti a resistere, non
ostante mille riflessioni e tanti consigli in contrario. Compren-
evamo assai bene che il favore del pubblico per l’opera no-
s ra sarebbe stato molto limitato, che non sarebbero mancati
i quelli i quali dominati, forse, da forti pregiudizi e da sfa¬
vorevoli prevenzioni, l’avrebbero senza meno respinta, giudi¬
candola un fuori posto od anche del tutto inutile. Ebbene,
n o questo e stato incapace a trattenerci dalla presa risolu-
^ pubblicare un nuovo Periodico che avesse per unico
obbiettivo la storia-critica delle Marche francescane.
Nell assoluta certezza di possedere un vero tesoro di storia
nella ferma speranza di giovare in gran parte agli studiosi
1 cose francescane, nell’intima persuasione che dopo molti
bnni di ricerche e di raccolte si poteva, senza essere impru-
e.n q mettere mano al lavoro con qualche sicurezza di riu¬
scirvi discretamente, abbiamo lanciato al pubblico il primo
numero del Picenum Seraphicum , quindi il secondo, poi il
erzo e via di seguito sino a compire il primo anno di sua
pubblicazione. E’ impossibile, però, nascondere l’improbo la¬
voro sostenuto durante quest’anno, tanto più che siamo stati
fuas! soli a portarne il peso ; le ansie sofferte, perchè il no-
eiio Periodico rispondesse al vasto programma tracciato ; le
PJplessità continue circa l’impressione che ciascun fascicolo
poteva produrre o che realmente produceva nel campo de-
i L A?-!' Desideravam o e nel medesimo tempo temevamo
giudizi del pubblico sempre poco ben disposto a guardare
car o CcllÌO sereno un’opera nuova : ma potevano forse man¬
ici , 6 c . er ^°’ se fossero mancati sarebbe stata per noi una
ue più forti umiliazioni, poiché quando di un lavoro non
ne parla nè in bene nè in male è evidente che non merita
A *»o I, 1915 . Fascicolo VI.
45
718
PICENUM SERAPHICUM
alcuna considerazione: quel lavoro sarebbe inesorabilmente
condannato dal silenzio.
Noi, grazie al cielo, non abbiamo ricevuta simile con¬
danna, poiché vari sono stati i giudizi a nostro riguardo. Al¬
cuni hanno giudicato il Periodico assai superficialmente, forse
vedendone solo il primo numero, o magari la sola copertina
del medesimo : altri lo hanno letto con premura, ma poco
hanno creduto alla sua reale importanza : molti finalmente,
ed è la grande maggioranza, lo hanno detto buono, utile, in¬
teressantissimo. E questo ci basta per dire che non abbiamo
perduto il tempo e non abbiamo gettata al vento la nostra
non lieve fatica. Quel buono, quell'utile, quell 'interessantissimo
che il numero maggiore dei nostri egregi lettori ha trovato
nel Picenum Seraphicum, ci ricompensano largamente, con¬
tenti di aver proseguita la nostra via per un anno intero
senza badare a sacrifici di sorta.
La prima annata del Picenum si completa, infatti, con
questo numero : sono ben 864 pagine di storia adunata, cor¬
retta, studiata che i nostri lettori oggi posseggono, che ieri
non possedevano se non vagamente, che forse mai avrebbero
posseduta : ed in queste 864 pagine quale e quanta varietà
di materia nella sua simpatica ed utile unità regionale.
Non una pagina sola che non sia strettamente e rigoro¬
samente piena di notizie, di confronti, di scoperte, di studio,
di difesa e di esposizione storico-critica circa il francescane¬
simo nelle Marche. E’ un volume che forma già un archivio
a sé, una piccola, sintetica e pratica biblioteca da custodirsi
gelosamente in ogni convento piceno, da mettersi in mano
ad ogni religioso il quale professa quella stessa regola che e
stata l’unica guida di tanti confratelli i quali oggi sono fammi;
razione universale e formano il gradito soggetto dei nostri
studi, perchè ieri furono la virtuosa personificazione di tutte
le virtù francescane : in una parola, questa prima annata e
quanto di meglio si poteva desiderare sia in ordine al sue
contenuto, sia anche riguardo alla preparazione dei materiali
per un largo studio da farsi in seguito circa la vera storia
critica di tutti gl’illustri minoriti piceni ed i conventi da
medesimi abitati nel lungo corso di sette secoli.
La pubblicazione del prezioso ms. gambalunghiano, }
nuova edizione, illustrata con importanti bibliografie, della Visi
PICENUM SERAPHICUM
719
Triennale del P. Orazio Civalli, la prima edizione delle relazioni
mss. riguardo a tutti i conventi della Provincia Riformata, l’e¬
lenco dei conventi dei PP. MM. Cappuccini formano indubbia¬
mente una vera base storica sulla quale non sarà poi molto
difficile delineare in seguito e ricostruire con sicurezza una
completa carta geografica della nostra regione francescana :
la parte bio-bibliografica dei nostri insigni scrittori, la serie
di tutti i Ministri Provinciali del Piceno, dal 1217 ad oggi,
i nostri Santi, formanti un vero e copioso Martirologio a sé’
costituiscono per ciò solo una raccolta della più alta impor¬
tanza, uno studio il più rigoroso che mai, un vero patrimo¬
nio storico dal quale ogni famiglia religiosa, tutti i conventi
francescani, ciascun paese delle Marche possono già prendere
Ciò che è suo, formare la rispettiva cronaca e gustare la pro¬
pria grandezza.
A tutto questo si aggiunga lo studio speciale che il Pi¬
cenum ài tanto in tanto presenta su figure non abbastanza
conosciute, male interpretate od incompletamente trattate
dagli antichi e moderni biografi, e si vedrà cosa voglia dire
possedere un periodico a sé cui è vietato mettere il piede ol¬
tre il limite del territorio regionale, obbligato a studiare, di¬
fendere, illustrare, mettere in bella vista tutto il suo tesoro
storico, senza divagazioni fuori di una regione della quale
tutti conoscono le provincie, enumerano i comuni e sanno a
feemoria il nome delle città, dei paesi, delle parrocchie e di
ogni suo villaggio. Per ogni marchigiano tutto ciò che è detto
oel Picenum diventa interessante, poiché territorialmente tutto
gh appartiene: le glorie di un povero seguace di S. Fran¬
cesco d’Assisi, sono ancora glorie del paese dal quale egli vide
la lu °e; i fatti che servono ad illustrare il più umile dei con¬
venti francescani sempre sono collegati con quelli del paese
f. fi uale sorge il convento medesimo. La storia mai dimen-
lca ^ suolo da cui ha origine ciò che essa con ogni premura
e vera gelosia vuole e deve tramandare ai posteri.
Ecco perchè tanto abbiamo insistito sul nostro programma,
cd ecco ancora la ragione per cui non ci siamo spaventati ai
Pensiero della sua apparente ristrettezza. E’ una sola regione
eie illustriamo, è vero, ma in questa regione, la quale conta
quattro provincie civili, 249 comuni, 27 diocesi, 1300 parroc-
uie, sono sorti come per incanto mille conventi e monasteri
720
PICENUM SERAPHICUM
francescani i quali hanno dato attraverso sette secoli abbon¬
dantissimi frutti di sapere, di virtù, di eroismo, di santità.
Di guisa che scompare subito ogni ristrettezza e solo emerge
l’ingente tesoro storico che il Picenum Seraphicum si è accinto
a studiare in ogni suo lato.
Valga quanto abbiamo detto fin qui ad animare nella
continuazione del loro valido appoggio tutti coloro i quali
con vero entusiasmo si sono abbonati al Picenum Sevciphicidii■
Avendo essi compresa la vera importanza della presente pub¬
blicazione, non vorranno, ne siamo certi, privarsi di una ri¬
vista dalla quale potranno sempre gustare tante notizie di
storia che in qualche modo possono ed hanno il diritto di
chiamarle proprio patrimonio. Noi faremo del tutto perchè il
Picenum risponda anche in seguito alle moderne esigenze della
sana critica e sia sempre più di soddisfazione agli studiosi
ricercatori della verità storica attraverso i secoli che furono.
Questa è la sola, anzi l’unica promessa cui ci atterremo con
ogni studio ed a costo di nuovi sacrifìci, esigendolo la gloria
delle nostre Marche le quali devono in gran parte, dal secolo
VTTT in poi, la loro civiltà, il loro patriottismo cristiano alla
fulgida schiera di tanti eroi della benefica e santa milizia
francescana.
Ira Dilezione
PICENUM SERAPHICUM
721
NOTIZIE E QOCUmEDTI
SULLA VITA DELLA BEATA [AULA-BATTISTA VAIO DA [ADDIO
--
(Continuazione e fine: v. fase. prec. pag. 581).
Il 21 ottobre 1508 Suor Battista insieme con suor Francesca
di Giovanni Bertuzzi, che era badessa, riceve la quietanza
del prezzo di 20 fiorini e mezzo di una casa venduta al mo¬
nastero da un certo Giacomo di Piergiovanni, alias lu Foli-
gnato. (1) Il nome di Battista precede quello della badessa,
forse perchè la casa acquistata dal monastero era stata pa¬
gata dalla famiglia Varano. Francesca Bertuzzi, o Bertucci,
ricompare quale badessa il 18 Settembre 1510 in un altro
atto di quietanza che il monastero, coll’intervento di tutte le
suore e del procuratore e sindaco di esso, Giacomo di Gio¬
vanni Perozzi, l’amnistiato di sei anni avanti, fa al fratello
di due suore che ereditavano una parte del patrimonio pa¬
terno. In questo documento dove, tra le 89 monache, sono
notate una Suor Costanza « domini Joannis Innocentii » di
nobile famiglia Camerinese, e una Suor Pacifica « Benedicti
de Camerino > che potrebbero essere quelle dello stesso nome
menzionate dalla Beata nelle sue opere (2), il nome di Suor
Battista segue immediatamente al nome della badessa e pre¬
cede quello della vicaria, Suor Angela, che forse era la figlia
di Alessandro Ottoni. (3) Ci pare evidente la preminenza della
Principessa Varano.
(1) Archivio not. di Cam. Rog. di Bartolomeo d’Antonio, a 1508,
c. 287.
(2) Suora Pacifica era abbadessa nel settembre del 1488. Vedi Opere
spirituali p. 105 e 180. Suor Costanza cantava insieme con Battista la
lauda di Iacopone da Todi che fece cadere in estasi la Beata il 16 gen¬
naio 1484. Vedi Vita spirituale p. 37.
(3) « A. 1510 dictis inditione et tempore die vero tertiadecima men-
Sls settembris actum in civit. Camerini et burgo S. Venantii vid. in
722
PICENUM SEBAPHICUM
Nessun segno ci resta dei rapporti di Suor Battista col
genitore e coi fratelli poiché ebbe abbracciata la vita religiosa,
nè sappiamo come ella accogliesse l’annunzio della catastrofe
della famiglia nel 1502 e della morte violenta del padre e di
tre dei fratelli. Aveva allora 44 anni e godeva già di stima
e autorità fra suore e frati, come si può arguire dall’intona-
zione e da qualche passo delle Istruzioni al discepolo (1501), la
scrittura della Beata, dove accanto alla fede profonda e ardente
ecclesia Sancte Clare posita in dieta civitate et burgo inxta domos diete
ecclesie, viam comunis a duobus et aliis finibus presentibus Perantonio
Bartolomei Cerclono et Yenantio Nicolai de Camerino testibus ad hec
vocatis babitis etc. Congregato venerabili capitalo monialium S. Clare
de Cam. prope earum audientiam ubi simile capitulnm fieri consuevit de
commissione et mandato reverende in Christo matris sore Francese Joannis
Bertatii bonorande abbatisse monasterii S. Clare de Camerino, in quo
interfuerunt prefata veneranda abbatissa, sora Baptista de Varano Came¬
rini etc. Sora A ng ela, vicaria dicti loci, sora Brisida domini Rambocti
\Vicomanni\ Sora Bartoccia de Fulgineo. sora Tbomassa de Sancto Se¬
verino, Sora Catarina et Sora Lucia de loco predicto, Sora Constantia
domini Joannis Innocentii, Sora Ludovica Porfìrii de Camerino, Sora Ga¬
briella Bartbotii de Camerino, Sora Zarafina Mariecti, Sora Ursolina Hie-
ronimi, Sora Heufragia Iacobi, Sora Angete et Sora Iudit Ioannis Baptiste,
Sora Margarita Cosmi, Sora Antonia de Camerino, Sora Anna Venantii de
Camerino, Sora Mariana de Macerata, Sora Maddalena Porfìrii, Sora Ioanna
Tbome de Camerino, Sora Benedecta Galeocti, Sora Iacoba Berardi, Sora
Innocentia de Stacto, Sora Eusebia de S. Severino, Sora Michella Laurentii,
Sora Columba de Crisperio, Sora Piera de Moglano, Sora Raffaella, Sora
Laurentia et Sora Bastiana de Fabriano, Sora Pacifica Benedicti de Came¬
rino, Sora Maria de Sancto Genesio, Sora Berardina de Sorte, Sora Ci¬
cilia et Sora Heronima de Fano, Sora Clara Perandree, Sora Venantia
Dominici que domina abbatissa et Sora Agnes et Sora Judit ipse et ip-
sarum quelibet de presentia consensu etc. predictarum mulierum etc. et
egregius vir Jacobus Joannis Perotii de Cam. scindicus et procurator
dictarum monialium et monasterii predicti asserens se habere spedala
mandatimi manu Ser Venantii Christofori de Cam. dieta procuratorio
nomine etc. fecerunt generalem finem et quietationem etc. Andree Joan¬
nis Baptiste Ser Jacobi de Cam. fratri carnali dictarum sororum Agnetis
et Iudit presenti stipulanti etc. de tertia parte 30 florenorum relictorum
per dictum Jcannem Baptistam patrem dictorum Andree, Agnetis et Iudit
iure institutionis et prò dote dictarum Agnetis et Judit et de tertia parte
decem florenorum per pref. Ioann. Bapt. relictorum prò operibus dicti
monasterii prout de predictis relictis late patet manu mei Joannis Bap-
tiste notarii infrascripti ad quem etc. Et boc fecerunt predicte Sore etc-
quia fuerunt confesse et contente habuisse et recepisse etc. »
Arcb. not. di Cam. Rog. di G. Battista d’Angelo a. 1510 c. 153.
PICENUM SEBAPHICUM
720
appariscono il senno dell’età matura e l’esperienza del cuore
umano attinta soprattutto nella cognizione del mondo monastico.
Del quale i difetti e le colpe ricevono nelle Istruzioni sanzione
di biasimo sincero e grave. E però si può pensare che alla pia
Clarissa fosse difficile rassegnarsi alla tragedia domestica che
era frutto della politica del peggiore dei papi del Rinasci¬
mento.
Alla morte di Giovanna Malatesta — Varano (2 novem¬
bre 1511), il lutto della città e del piccolo stato fu generale
e intenso, come prova la descrizione dei funerali scritta dal
diarista Pierantonio Lili con viva effusione di dolore e con
particolari assai caratteristici (1). Il figliolo Giovanni Maria,
signore della città, cadde in tale crisi di disperazione da ve¬
nir meno due volte ed essere incapace di seguire il feretro
nel corteo solenne e numeroso che, uscito dal palazzo Vara-
nesco, si mise per la via nova (oggi via Favorino, già via
piana ) fino a S. Agostino (oggi la parte meridionale del fab¬
bricato dell’ospedale) e per la via grande e VArengo entrò
nella maggiore sala del palazzo, nella quale per molte ore fu
vegliata la salma di Giovanna avanti i pubblici funerali, pre¬
garono le monache di S. Chiara e i Minori Osservanti. Con¬
fusa tra le suore stette anche Suor Battista ? Certo, il com¬
pianto per colei che l’aveva tenuta in corte quale figliola fu
temperato dai conforti della Fede, chè Giovanna Malatesta
era devotissima di S. Francesco e appartenne al Terzo ordine.
Verosimilmente per suo volere i Minori Osservanti ebbero
luogo di onore nelle sue esequie. Un altro indizio della de¬
vozione di Giovanna per S. Francesco si può scorgere nelle
due tele votive offerte da suo figlio Giovanni Maria alla chiesa
di S. Francesco di Camerino — posseduta dagli Osservanti
fin dal 1503 — trafugate nel 1866 per sottrarle alla dema-
niazione e oggi nella pinacoteca del principe Lancellotti in
Homa. Una esprime la fuga in Egitto « allusiva al bando
della famiglia Varano per le insidie del Borgia : l’altra la ri¬
surrezione di Cristo... per ricordare il ritorno dei Varano alla
sede del loro principato ». Nella prima si vede il ritratto della
Malatesta con la scritta : « Joanna Malatesta Varano uxor
(1) 1 funerali di Giovanna Malatesta-Varano, a cura di M. Santoni
damerino 1881, pp. 15.
724
PICENUM SERAPHICUM
pia Camerini principis. Vixit annos LXVII, obiit die II no-
vembris MDXI ». (1)
Un ricordo di Suor Battista del 1511 si riferisce alla
cura della nostra Clarissa di accrescere le rendite del suo
monastero. Il B giugno quel Pietro Bartoloni da Letegge (a
cui Battista nel 1508 aveva donato alcuni animali domestici),
la moglie Elisabetta e la figlia Marianna dettavano il loro
testamento dinanzi al monastero di S. Chiara in presenza di
due testimoni e di Suor Battista, che era alla grata. Ciascuno
dei testatori nomina erede dei propri beni gli altri due e un
certo Pierantonio vedova di una Margherita, sorella di Ma¬
rianna. Ove muoiano senza figli, erede sarà Suor Battista e
nel caso che ella non sia più tra i vivi, il monastero. Tale
disposizione di ultima volontà ha il suo motivo nei molti
« benefìci, servizi e favori fatti da Suor Battista al Bartoloni
e alla sua famiglia ». Anche la figlia di lui, Elisabetta, ri¬
corda che « iam sunt plura tempora » ella e sua sorella Mar¬
gherita conseguirono per opera di Suor Battista una dote di
50 fiorini e che dopo la morte di Margherita la dote sua di
25 fiorini passò alla testatrice Marianna. Crediamo di dover
negare che Suor Battista esercitasse indebite arti ad ottenere
una disposizione testamentaria che era allora comunissima,
quella, cioè, per cui i beni dei fedeli morti senza figli dovevano
appartenere a case religiose. Di fatti, se l’osservanza di essa
le fosse stata molto a cuore, la Varano non avrebbe assistito,
poco più di un anno dopo, all’annullamento di quei testa¬
menti. Le imbreviature del notaio, che aveva rogati i tre
atti, ci hanno conservato il sunto di quello col quale, in pre¬
senza di Suor Battista, il 7 agosto 1512, i testatori li revo¬
cano e li dichiarano nulli non adducendo altra ragione che
la volubilità umana e Tessersi essi pentiti delle disposizioni
dettate. (2) Un fatto, dunque, risulta in modo certo dagli atti
qui sopra ricordati ed è la liberalità e beneficenza esercitata
da Suor Battista. Quanto al vedervi contraddizione collo spi¬
rito di povertà onde ella era pervasa (3), basta rilevare che
tutti i monasteri femminili dell’ordine di S. Chiara avevano
(1) Santoni M. e Aleandri. La pinacoteca e il museo civico di Ca¬
merino catalogo illustrativo, Camerino, 1905 5-6.
(2) Arch. not. di Camerino Bastardelle di Bartolomeo di Antonio,
Testamenti c. 81 e sgg.
(3) Opere spirituali , 39 nella Vita e 193 nelle Istruzioni al discepolo-
PICENUM SERAPHICTJM
725
possessi e rendite, accattavano elemosine e ricevevano legati
fin dal Dugento. (1)
Il rilievo della liberalità non ci pare di poco momento,
perchè, sebbene nelle Istruzioni al discepolo ella dica d’essere
stata disposta a quella virtù fin da bambina (2), pure non è
dubbio che il suo spirito, per quanto possiamo giudicare dalle
Opere , fu assai più contemplativo che attivo, cioè più cercò
1 ascesi che la pratica attuazione della carità evangelica. In
verità, nelle parole e negli atti di Suor Battista sarebbe dif¬
ficile scorgere diretti rapporti con quel vivo e fecondo rinno¬
vamento dell’azione sociale della religione, che si annunziava
m più forme, massime a Genova e Roma, negli ultimi de¬
cenni del secolo XV e nei primi del XVI e di cui insigni
rappresentanti furono Caterina Fieschi-Adorno, Ettore Ver-
nazza e Gaetano Thiene (8). Non dobbiamo dimenticare che
la malferma salute impedì alla nostra Suora di compiere uffici
manuali e di attendere con assiduità a soccorrere il prossimo:
sul qual proposito ella stessa dice di aver fatto più che non
potesse. (4) Ciò non pertanto, nel suo pensiero la dedizione
delTanima e la purezza della volontà prevalgono alla vita
attiva. Nelle Istruzioni , dove spesso Suor Battista cita ad
esempio i propri portamenti, le pratiche virtù cristiane sono
inculcate piuttosto per desiderio della perfezione spirituale
ohe per la compenetrazione francescana dell’amordi Dio col-
i amor del prossimo. Nè poteva essere altrimenti, chi ben con¬
sideri che l’indole essenzialmente meditativa e mistica trovò
alimento e appagamento nella vita claustrale le cui lodi, tes¬
sute dalla Beata, erompono in pienezza di gaudio celestiale (5).
Questo profondarsi dell’anima nella meditazione, favorito dalla
solitudine del chiostro e dalle condizioni morali della Chiesa
cattolica, trasse Suor Battista a quei medesimi pensieri e giu-
izi sull assoluto valore della Grazia (6) che si trovano negli
(1) Turchi, op. cit. 189.
(2) Opere , 191.
(3) Vedi De Maulde La Claviere E. S Gaetano da Ihiene e la
Norma cattolica italiana, trad. it. riveduta, ampliata e corretta da
• 8 al \ r adori, Eoma 1911. capp. IV-YII.
(4) Op. sp. 168.
(5) Ibid. 232-233 nel Trattato della purità di cuore.
(6) lbid. 210, 230, 235, 243 e sgg. e in molti luoghi della Vita,
massime a p. 33 e 38. ’
726 PICENUM SERAPHICUM
scritti di altri mistici del nostro Rinascimento e che, per
l’ingannevole analogia colla dottrina della giustificazione mercè
la sola fede — fondamento della Protesta germanica — hanno
fatto credere a molti storici, massime tedeschi e protestanti,,
che, mentre i novatori d’oltr’Alpe iniziavano il loro moto,,
anche in Italia si maturasse una grande mutazione religiosa.
Se fosse lecito, secondo la buona critica, interpretare le Opere
spirituali della Varano quali segni di una consapevole e ra¬
dicale tendenza di rinnovamento della vita religiosa, conver¬
rebbe ravvicinarle a quelle scritture che nel terzo e quarto
decennio del Cinquecento parvero consuonare, per echi con¬
comitanti o riflessi, colle dottrine allora sorte in Germania e
in Svizzera. La nostra Beata fu sempre tutta penetrata e
talora sconvolta dal senso della passione di Cristo e non v’è
pagina di lei in cui l’amore del Cristo e il mistero della Re¬
denzione non si esprimano ora con accenti disperati, ora con
tenera gioia ora con serena meditazione. Nè, sul concetto e
valore della Grazia, le Opere spirituali mancano di passi dove
appunto la religione cristiana sembra tutta ridotta alla Fede.
E non è da tacere la cognizione vasta e sicura che Battista
ebbe delle Sante Scritture. Ma dove trovare una parola o
un’allusione che accenni alla mutazione del dogma, alla ne¬
gazione dell’efficacia delle opere o all’affermazione della ra¬
gione individuale nell’esame dei libri sacri ? E come dimen¬
ticare il Ubero arbitrio che, nel 1479, come dice la Vita spirituale,
diede la sentenza e impose la monacazione ? Anche qui giova
ricordare che si allontana dalla verace cognizione di un’anima
chi persegue le singole manifestazioni ed espressioni di essa,
trascurandone l’attività vivificante e unificatrice. Il vero è
che tra il sec. XV e il XVI, così tra le mura silenziose dei
chiostri, come nelle corti splendide, nonostante la così detta
paganizzazione della società italiana (fenomeno esagerato da
quei critici che del Rinascimento considerarono solo certi
aspetti della letteratura e dell’arte) vissero anime elette di
Cristian^ che, pur non estranee alla coltura umanistica e ta¬
lora di essa imbevute, palpitarono di fede pura e profonda e
si levarono a grande altezza di vita spirituale. Non è dubbio
che a ciò concorressero le predicazioni e le opere di qu el
Francescani dell’Osservanza che, sotto il nome di predici
tori di penitenza, negli ultimi decenni del Quattrocento segui'
PICENUM SERAPHICUM 727
rono le orme di S. Bernardino da Siena, di S. Giovanni da
Capistrano, e di S. Giacomo della Marca. Di tali anime tre
nutrì o albergò Camerino : la Beata Battista Varano, Macario
Muzio (morto dopo il 1515), autore del poema De triumpho
Christi e Ludovico Lazzarelli da Sanseverino (f 1500), autore
dei Fasti christianae religionis. Dei predicatori di penitenza tre
più degli altri concorsero a nutrire spiritualmente la Varano:
frate Francesco da Urbino (1) Pietro da Mugliano (f 1490)
e Domenico da Leonessa (f 1497).
VII.
Fatti noti degli ultimi anni di Suor Battista
(1515-1524)
Sommario: Pregata dal Comune di Montecchio (Treia), Suor Battista scrive
al cognato Mnzio Colonna, capo di una compagnia d’uomini d’arme,
di risparmiare a quella terra i danni del passaggio delle sue milizie
— Gita di Suor Battista a Sanseverino sui primi del 1522. — Let¬
tera di lei al padre Giovanni da Fano. — Osservazioni sullo spirito
di questa lettera.
L’anno 1515 corsa singolarmente memorabile e lieto alla
famiglia Varano per l’acquisto del principato mercè il titolo
di duca di Camerino conferito da Leone X a Giovanni Maria
varano (2). Anche in Suor Battista si vide un riflesso dell’o¬
nore toccato al fratello, chè, appunto in quell’anno 1515, ella
appare tornata al governo del monastero di S. Chiara. Ce ne
a fede il titolo di « abbadessa indegna » aggiunto alla sua
rma nella lettera scritta al cognato Muzio Colonna che, mi-
jitando colla sua compagnia nell’Italia settentrionale, sotto
le insegne di Fabrizio Colonna, al servizio della Spagna, si
Accingeva, dopo la grande vittoria francese di Marignano, ad
attraversare la Marca per tornare nei pressi di Roma. Il Co-
°nna doveva passare per Montecchio (Treia) dove i suoi sol-
(1) Morto prima del 1491. Vedi Vita spirituale, pp. 12-17.
(2) Lili II, 289 e Santoni M. Investitura di Giovanni Maria Varano
1878°^) ^ ( ? amerino ’ P er nozze Bruschetti-Caroccio, Camerino Borgarelli,
728
PICENUM SERAPHICUM
dati avrebbero recati danni gravi con requisizioni e saccheggi,
come solevano quasi tutte le milizie mercenarie d’allora. Sol¬
lecitata dalla comunità di Montecchio, a cui professava ob¬
bligo di gratitudine, la nostra abbadessa si affrettò colla let¬
tera del 6 dicembre a pregare il Colonna di voler risparmiare
nel suo cammino i Montecchiani e di collocare le milizie in
altre terre « opulente e grasse » massime al confronto di
Montecchio già provata da altri passaggi. (1) Certo, non era
conforme allo spirito francescano consigliare ad un capitano
di ventura di preferire una terra ad un’altra per gli allog¬
giamenti delle soldatesche che dappertutto lasciavano tracce
funeste di loro presenza : ma era pure il minor male che da
quel consueto e inevitabile flagello fossero fatte immuni le
terre più povere.
Ignoriamo quali fossero i beneficii mentovati da Suor
Battista, che la facevano riconoscente verso la comunità di
Montecchio. Forse è da credere che essi consistessero in larghe
elemosine fatte al monastero delle Clarisse di Camerino, che
nel secolo XVI dovette essere il più ricco della diocesi. (2)
Benché il suo monastero fosse stato provveduto di rendite
adeguate ai bisogni di numerosa famiglia monastica, pure
Suor Battista, forse per il numero crescente delle monache,
non si peritò di chiedere elemosine anche fuori del piccolo
stato di Camerino. Del principio del 1521 ci resta memoria
di una sua istanza al comune di Sanseverino di due salme
di grano e si sa che al cominciare dell’anno seguente ella si
recò in quella terra insieme con altre sei monache e vi ricé-
(1) Vedi la lettera di Battista Varano a Muzio Colonna in Opere
spirituali p. 349- Assai probabilmente la lettera di Suor Battista, che al
compianto can. Santoni, primo editore d’essa, fu comunicata dal conte
Broglio-Masucci di Treia che la possedeva, fu spedita al comune di Mon¬
tecchio, ma ivi restò e non fu mai rimessa a Muzio Colonna, perchè alla
fine del 1515 non si avverò il temuto passaggio di lui per la Marca.
Muzio il 16 ott. 1515 era nel Bolognese e sino al 21 settembre I5h>
compare in più luoghi dell’Emilia (M. Sanudo, Diarii, XXI, col. 231,
XXTT, 284, 294, 617). Nel dicembre del 15 doveva trovarsi a Verona
con Fabrizio Colonna (Ibid. XXI, 422). Passò poi per la Marca bassa,
nell’ottobre del 1516 e morì per un colpo di cannone, mentre tentava di
penetrare colla forza a Fermo. Cronache di Fermo , p. 254. -
(2) Montecchio non ebbe il convento delle Clarisse prima del 160'
Turchi 0. Camerinum Sacrum, Roma, 1762, 319-320.
PICENUM SERAPHICUM
729
vette oneste accoglienze e somministrazione di cibi a titolo
di carità. E dai San se veri nati ebbe accompagnamento di ca¬
valli e fanti per tornare a Camerino. (1) I rapporti di San¬
severino con Camerino, tante volte ostili per i soliti contrasti
i confini e per il conteso castello di Gaglioffi, erano allora
pacifici. Quel Giovanni Maria Varano che, nel novembre del
1502, durante l’effimera restaurazione varanesca seguita alla
congiura della Magione contro il Valentino, s’era sfogato con
depredazioni nel contado di Sanseverino, (2) per estorcer de¬
naro, ora, principe imparentato col papa, meritava rispetto
tanto più che gli Otttoni, signori di Matelica, in passato spesso
nemici ai Varano, s eran fatti di questi amici e parenti.
Alla gita di Battista a Sanseverino può credersi che non
tosse motivo unico o prevalente il desiderio d’accattare ele¬
mosine. Non è inverosimile che la visita di Suor Battista nei
PJ™ 11 mesi ^1 1522, quando doveva ancora tenere l’ufficio di
abbadessa del suo monastero di cui appare investita l’anno
precedente, avesse sua ragione in un invito fattole dalle Cla¬
risse di Sanseverino. Qui era venuto meno fin dalla metà
del Quattrocento l’antico monastero delle Suore di S. Damiano
m S. Salvatore di Colpersito, la cui fondazione i documenti
aei Dugento assegnano a S. Francesco: ma dal 1519 la regola
J* 1 S \ Chiara si professava nel monastero di S. Maria delle
razie o di Summonte (oggi S. Pacifico) sorto, a quanto pare,
hel secolo XV per accogliere alcune donne del terzo ordine
j J 1 ) « 17 * g enn - 1521 - Quarto, super petitione domine Sore Baptiste
e varano que petit elemosinala prò suo monasteri salmas duas grani,
l,,m °°r dere »• i rch ' comunale ài Sanseverino, Riformanze, vo¬
tole 1518-1523, c. 246. L’oggetto doveva essere trattato nel consiglio
credenza. Manca la risoluzione.
« Sore Baptiste de Varano cum sex monialibus huc se conductis,
FO elemusma, in duas viees in pane, vino, carne et lignis fior. tres.
Qon. unmn cum dimidio. Sore Baptiste de Varano in recessu a terra
• Oevenm prò comitiva eidem data videlicet prò victura septem equo-
12 e ™ ram P edltum cum duobus civibus per duos dies floren. 5 bon.
• Ihome de Borgiano destinato Maceratam cum literis in duabus
dìo* ]s er < leK 9.uatuor, item cum Sora Baptista et cum equo per duos
cor! j- Camereuum C um literis, in totum floren. 1 bonon. 28 ». Arch.
v - ./ i - S ' Sev ‘ Intr01 tus et exitus, genn. — febb. 1522 c. 94 e 97. La
sita di Suor Battista a Sansevrino è ricordata dal can. G. C. Gentili
°pra l ordine Serafico in Sanseverino, Macerata, 1839, 95-96
(2) Lili, II, 266, Turchi, 300.
730
PICENUM SERAPHICUM
di S. Francesco. (1) 0 a giovare materialmente il proprio
convento o a sovvenire di consiglio e di aiuto le Clarisse di
Sanseverino fu, dunque, inteso l’ultimo atto a noi noto della
Varano.
Di poco anteriore alla visita di Camilla a Sanseverino è
la lettera di lei al padre Giovanni da Fano, Minore Osser¬
vante, in data del 28 aprile 1521 : documento notevole non
solo del latino facile e chiaro, benché non corretto, nè clas¬
sico, che la Varano scriveva, sì anche dell’autorità che ella
godeva tra i religiosi. Di fatti qui Suor Battista — che firma
« abbatissa in monasterio Christi Iesu ancilla inutilis » — si
fa giudice dei detrattori di frate Giovanni da Fano, esalta
l’innocenza di lui e afferma che per tre anni egli « veva go¬
vernati i frati e le suore della provincia della Marca — certo
in qualità di ministro o vicario provinciale — con soddisfa¬
zione di tutti. Non ci è noto l’oggetto delle accuse e dei bia¬
simi toccati a frate Giovanni : ma, quali che essi si fossero,
deve credersi che a sentenziarne non potesse indursi una sem¬
plice abbadessa, se al nome di lei non fosse andata congiunta
una qualche autorevolezza e fama di serenità intelligente e
di virtù.
Frate Giovanni Pigli da Fano, cinque anni dopo, es¬
sendo di nuovo ministro provinciale, usò d’ogni mezzo ad
impedire la secessione dagli Osservanti di Matteo da Baschi
e dei fratelli Tenaglia, frate Ludovico e frate Raffaele da
Fossombrone, i fondatori della Congregazione dei Cappuccini.
Ma a Camerino non trovò più le lodi di Suor Battista, che
era morta il 31 maggio 1524, bensì la nobile e coraggiosa
resistenza della cognata di lei, la duchessa Caterina Cibo,
strenua e costante protettrice dei Cappuccini. Tempra singo¬
larmente impulsiva questo francescano che, provinciale prima
del 1521, scontentava molti, ricorreva nel 1526 e 1527, un’al¬
tra volta vicario dell’Osservanza, alla satira e ai mezzi più
violenti per impedire la nascente riforma iniziata da Matteo
da Baschi e nel 1534 chiedeva perdono a frate Ludovico da
(1) Turchi, 189 e Gentili G. 0. De ecclesia septempedana, II, 225,
241, 246, Macerata, 1837. Si osservi che un’altra ipotesi da non ricusarsi
sarebbe che Suor Battista si recasse a Sanseverino per visitare la nuova
chiesa di S. Maria del Glorioso riedificata tra gli anni 1519 e 1522 su
disegno, credesi, di Rocco da Vicenza. Gentili, op. cit. 206-207.
PICENUM SERAPHICUM
731
Fossombrone, già da lui perseguitato, ed entrava nella nuova
congregazione per divenirne ardente propagatore e zelatore. (1)
bempre le anime fervidamente contemplative e religiose
f ^raggono a vicenda e provano il bisogno di comunicare
tra loro in una brama comune di elevazione e di ardore quasi
fiamme che si avvicinino salendo verso il cielo. E però è co¬
stante il fatto di cristiani, uomini e donne, vissuti in comu¬
nione di pensieri e d’atti e in corrispondenza epistolare talora
con rapporti di discepolo a maestro, tal’altra senza superiorità
gerarchica, con affettuosa fiducia di compagni e d’amici. Suor
Battista indirizzò al padre Domenico da Leonessa la Vita
spirituale, sospinta non tanto dal desiderio di lume e soccorso
quanto dal bisogno, creato da una profonda crisi dello spirito
cioè da uno stato di desolazione, di esprimere le vicende della
sua vocazione e le alternative di pace e di lotta già superate
dall anima sua e la presente tristezza. Più tardi le sùbite al¬
terazioni spirituali si fecero più rare e men gravi o cessarono
fi fervore mistico si compose in un’attitudine riposata, in una
calma aspettazione di speranze e di gioie di Paradiso, e, se¬
condo 1 evoluzione seguita in altri Beati e Santi, al desiderio
e alla professione dell’umiltà e dell’annichilimento venne com¬
pagna la persuasione d’essere oggetto della speciale grazia di
usto e di godere il privilegio di rivelazioni divine. Quindi
la convinzione della propria superiorità e l’ufficio assunto di
guidare alla salvazione le anime cristiane che, ammirate della
XVl { Va fr anni da „ F T S À Vedano 11 Waduing, Annales Minorum
v i, 450, il Boverio, Annales Capucmorum Lugduni, 1682 I 69 e s ss
II 699 6 V ™ RECCI A ' Fossombrone dai tempi antichissimi ai nostri
li, 622 e sgg Fossombrone, 1914. Nel 1527 in Ancona, « apud Bernar-
fc, v ; rc ; llens r *7 °T parv ® di Gi ° vanni da f <™ 0 a n&i og us sa i u -
is inter fratrem stimulantem et fratrem rationabilem circa observantiam re-
gutaefratrum Mmorum, inteso a schernire i primi fondatori dei Cappuc¬
ci- , c , bB , A T RAGLIA . G - Swpplementum et castigatio ad scriptores trium
Zt J- Frana ? cl J tc - R °ma, 1806, 417. Dalla lettera di Battista V™
che ;ì\ Gl ° Vann j ? a Fan0 ’ m data Cam erino 23 aprile 1521, s’arguisce
fie il triennio del vicariato di Giovanni fosse dal 1518 al 1521 II Vo-
nelle citate osservazioni mss. alla vita della Varano composta dal
assever , a c j ie m « un istrumento di Matelica del 1518 » appare vi-
viSriHJlVO Bernardino da Oasteldurante. Questi fu certamente
leano dell Osservanza nella Marca l’anno 1511. Vedi un atto in data
dXbib'vli Sr 8 " ** Fram
732
PICENUM SERAPHICUM
perfezione e santità della Suora, a lei si volgevano in cerca
di consiglio. Questo secondo periodo della vita della Varano, in
cui ella appare in vista di maestra e consigliera ai dubitanti o ai
bramosi delle più alte virtù monastiche, era già cominciato
nel 1501 (1) quando scrisse le Istruzioni al discepolo in cui
manca ogni traccia delle dubbiezze dolorose e degli scrupoli
disperati della Vita spirituale e Fautrice, stata nella religione
e suddita e prelata, mostra di possedere la scienza delle cose
divine ed umane, pronuncia giudizi severi sul clero e sempre
adduce ad esempio sè stessa (2). La qual cosa può meravi¬
gliare anche perchè l’ignoto discepolo, che dal clero secolare
era passato al regolare, forse tra i Minori Osservanti (3), non
era persona indotta, anzi dalla stessa Varano è detto fornito
di dottrina filosofica e teologica. (4) Ad un religioso, forse
(1) Gli accenni cronologici contenuti nelle Istruzioni sono due: il primo
(p. 162 delle Op. spirituali) è quello dove la Beata afferma che, essendo
già nel monastero e « ignorante di tutte le cose spirituali e della Reli¬
gione » non comprendeva l’importanza del divieto di riferire leggermente
ai visitatori le pretese mancanze delle compagne. « Ma dopo, quando fu
nella Religione, ben intese la dottrina dello Spirito Santo in modo che
se n’è stata 18 anni incirca alla religione e suddita e prelata, nè mai
disse cosa di alcuna creatura in particolare ». Il secondo, assai più vago,
si riferisce al tempo di 20 anni lasciato da lei passare prima di aver
preso ad ammaestrare altrui. « Parmi che sian venti anni che tua madre
[Suor Battista] è stata conca, cioè che in sè abbia contenuta la grazia
prima che sia stata canale » fOp. sp. 182). Qui i 20 anni possono comin¬
ciare o dal manifestarsi della vocazione (1479) o dall’ingresso nel mona¬
stero di Urbino nel 1481. Ma il primo accenno, a pag. 162, offre elementi
sicuri di determinazione cronologica in quanto presuppone un periodo di
tempo in cui Battista era già monaca, ma non intendeva bene il precetto
di cui parla, e specifica che durante i 16 anni dacché entrò in religione
poteva essere e fu suddita e prelata (cioè vicaria o badessa), il che im¬
porta la necessità di far decorrere i 18 anni dalla data della professione
dei voti cioè dal 1483. Si deve escludere il periodo del noviziato du¬
rante il quale mancava la possibilità dell’alterna vicenda dell’essere sud¬
dita o prelata. Pertanto le Istruzioni furono scritte nel 1501, non già nel
1499 secondo opinarono lo Iaming e il Marini (p. 259) seguiti da D. Pulì? 1
op. cit. 186. Suor Battista nel 1501 aveva 43 anni età: che ci pare possa
conciliarsi con quell’epiteto di giovanile col quale, parlando nelle Istru¬
zioni della propria purità, qualifica il suo corpo. Op. spir. p. 171.
(2) Istruzioni passim.
(3) Non sappiamo perchè il Marini (p. 259) identificasse il discepolo 1
delle Istruzioni coll’olivetano p. Antonio spagnolo.
(4) Istruzioni , a p. 160 e 187 delle Opere.
.) is< ; e P o10 doli® Istruzioni, è indirizzato il trattato
iella punta di cuore, dal Santoni ragionevolmente 3!
contmuazione e compimento delle Istruzioni. Qui l’altezza
studio* 1 della °perfezfone 9 spirftuale r e “1 “tea*
maestra di color che sanno. Ella, a proposito dell’all !
padre '
a- • 5 hiai ; a ’ non si di biasimare i suoi su-
!L 7 • . r1 e 1 giudicarli guardiani delle mura ceremoniali della
religione, ma non delle mura dei buoni e santi coZZi ( 1 )
fica - spiegazione di tale attitudine di superiorità e di cri-
m ’u, 3e se iubia contrastare stridentemente con auell’u-
dta, con quella sete del mal patire e col disprezzo dellWi"
mazione degli uomini, sentimenti di ciAdMW&!ì
prove forniscono le Opere spirituali r , Q , • fc,m e n t an te
arcare nella convinzione 6
t t~ m la SUa dottrina e vita fu esempio ? in ci-
ento a molti di santità e devozione » (9) TT r /
scrive che lo Spirito Santo leTa\ eccessoUpari™
anime , a “ 0 ) r0samente ’ 11 ch e è stato senza frutto df molte
1521 8 ’“* ende > dunque, facilmente come sett’anni dono nel
vinci’ale ^eTl’è qUaS ‘ Pari a pari, consolare un vicario’ pro
•S ool Sr J, G r aD ” Ì di Fano ’ delle calunnie
afferma d’avere « sostenuto 8 ] 6 ™- 1 ’ ea cIie ne ^ e Istruzioni
m J sostenuto biasimi a torto, giudizi falsi
Merari e presuntuosi » (4). ' ° alS1 ’ te '
d’animo n , 0 ". 0 ’ in s ann i am °. d fatto di una visibile mutazione
‘ dada gioventù, quando l’ardore, le visioni le rivela.
“ tengono 86m P re del sensibile e talora del sensuale e sono
(1) Opere spirti. 215,
(2) Ibid. 244-45.
(3) Ibid. 185.
(4) Ibid. 183.
Anno 1915 - Fascicolo VI.
734
PICENUM SERAPH1CUM
congiunte con segni di esaltazione, alla maturità e alla vec¬
chiezza allorché subentra un misticismo più riposato, ma più
celestiale, si avvera in quasi tutti i santi mistici, quale effetto
dell’età e di quella ricerca della spiritualizzazione e della
Grazia — meta dell’ascesi — alla cui presenza alludono tanti
racconti degli ultimi anni e momenti di molti santi e beati
d’ogni secolo.
Vili.
In che anno morì la Beata Battista
Sommario : L’unica fonte autentica e sicura è il diario di Bernardino
Lili, che segna la morte di Suor Battista alla data 31 maggio 1524.
A questa fonte si attenne lo storico Lili. — Ma il Pascucci equivocò
— Una tradizione, riferita dal Marini, erroneamente assegna la morte
al 1527 : ma ricorda l’ottava del Corpus Domini che nel 1524 ri¬
corse il 2 giugno, giorno in cui è probabile seguisse la sepoltura di
Suor Battista.
La testimonianza più autorevole, e per noi sicura, intorno
al giorno e all’anno della morte di Suor Battista e questa
annotazione del diario del contemporaneo Bernardino Lili alla
data 31 maggio 1524. « Morette Sora Battista Varana del¬
l’ordine di S. Chiara de burgo ad la quale andò el Duca a
fare la vigilia, el mortorio, vestito longo viduile con panni e
con una berretta alla fiorentina calata la piega de retro e con
molti cittadini e fu fatto il sermone alla vigilia in pergulo
nello cortile al tornare per F. Corimbo de S. Francesco » (v
Crediamo che il Marini si apponga al vero intendendo per
il cortile, dove fu tenuto il sermone in lode di Suor Battista,
la corte del palazzo Varano e spiegando il fatto col contagio
che pare allora infestasse Camerino. (2) Ma egli s’ingannò
quando, sulla fede d’informazioni ricevute da Camerino, scrisse
che l’annotazione del diarista si legge, priva dell’indicazione
(1) Varia Cam. Lili t. Ili, c. 40. .
(2) Marini op. cit. 238. Questa sarebbe, per quanto oi è noto, la soi
menzione in documenti sincroni dell’esistenza di una tribuna, o porga® 0 »
PICENUM SERAPHICUM
735
del anno, in una specie di miscellanea dove le notizie, rac-
colte senz ordine, si riferiscono a tempi e fatti diversi. Se il
biografo della Beata avesse avuto agio di esaminare i cinque
lumi mss. che, sotto la denominazione di Varia Camilh
Lili, si conservano nella Valentiniana di Camerino, avrebbe
accertato che nel voi. Ili (da c. 3P al 5P) esiste una copia
k onaW Beraardino Lili ( di mano dello storico Camino)
pnn^ f comprende senza interruzioni, nè interpolazioni e
con perfetta successione cronologica gli anni 1522-1528. Nè
del°d dal - a delle annotazioni deriva l’autorevolezza
on i C1 V dat ° cronol °gi c o veiifìcabile del giorno in
P , ente ° oste P are a noi tolga ogni dubbio.
Questa solennità religiosa ricorse nel 1524 precisamente il
sicumafL’ C< T ° di f ista W : foate autentica e
sicura alla quale si attennero il Lili e il Turchi (2). La me-
esima, data 31 maggio 1524, si legge in un’antica effige della
probabilmente anteriore alla biografìa scritta dal Pa-
cucci (3). A queste fonti, per l’anno emortuale, dovette at-
tingere chi compilò il cenno biografico che si legge nel de-
culto lì llT rÌ ° ì (7 ? rÌl6 1843) Per la co u fe rma del
culto. 11 Pascucci, male interpretando le parole del Lili U\
assegnò al 1525 la morte di Inor Battisi Non uso al ri^
nel cortile o Uggia del palalo ducale. Del resto ivi il duca Giovanni
““iBqTnTTVr, lta ’ C !“ ,dini P i4 autorevoli, come fece nelS
il Vedi « d ‘-o
a histoire et de geographie, Paris, 1889, 299 303. l6)
0 P’ • Turchi, 297 ; Pascucci, op. cit. 146.
ti t - • nota del Santoni in Marini, 269.
colla n n al o oi’ riferita dichiarazione concistoriale del 2 maggio 1524
in GinH» 1 fi r ri a° n n- 6 k tra ® mi ^ 10ne ereditaria del ducato di Camerino
una « Tl?' a d - Gl 0 V r,r M - Varan °. 6 discendenti di lei, conti-
eec ' eo r L a ir m0 r i gl , orno dell ° stes ®° maggio morì Suor Battista Varano
condo il lS V r 6nte i°, St ° riC ° mfcend eva il maggio del 1524, se-
Ti n cronologico del suo antenato, il diarista Bernardino Ma il
* KAv hLfo PeWhé ' ’T *“? ÌmL 1624 “ rimani pose
che oÌu+l- Q r t0 svari °ne trasse in inganno il Pascucci e il Santoni
ta ale df^or p l u 01 \° p V6r ., 1 * 1 ° s T t0 , riC ,° Lili posto al 1625 l’anno emor-
qui non si B .tSn?d. , l I ver L o lU “ 4 " n>ri n6 “ a 801
736
PICENUM SERAPHICUM
roso accertamento dei fatti (i), non si avvide della contrad¬
dizione in cui incespicava assegnando al 1525 la morte di
Suor Battista e affermando una corrispondenza epistolare tra
lei e il p. Giovanni da Fano la quale sarebbe indubbiamente
posteriore. Di fatti l’ospitalità accordata ai primi iniziatori
della congregazione dei Cappuccini dalla duchessa Caterina
Cibo e deplorata dal ministro provinciale dell’Osservanza Gio¬
vanni da Fano in lettere che, secondo il Pascucci, sarebbero
state inviate anche a Suor Battista, è del 1527 (2). Così pure
il Pascucci crede che Giovanni da Fano entrasse nella con¬
gregazione dei Cappuccini dopo avere chiesto consiglio a Suor
Battista mentre si sa che l’ingresso di Giovanni da Fano è
del 1534. (3) Dalle cose dette si rileva chiaramente che la corri¬
spondenza epistolare tra padre Giovanni e Suor Battista, asse¬
rita dal Pascucci senza il menomo accenno al tempo di essa, non
può in alcun modo infirmare la precisa notizia del diario libano.
Il Marini volle dar fede a un’altra fonte che pone la
morte di Suor Battista nel 1527. Ecco le parole di lui : « Le
antiche carte del monistero furono rivedute nell’anno 1607 e
ciò che fu trovato di Battista si registrò nell’ultima pagina
dell’antica regola di S. Chiara che avevano quelle religiose,
nella seguente forma dal p. lettore Placido da Recanati a me
comunicata: Adesso che scimo nel anno 1607 si è trovato
per scritture antiche del monistero qualmente la felice me¬
moria del Signor Giulio Varani Spaccaferro, signore della
città di Camerino, da fondamenti costrusse et edificò il sacro
monastero di S. Chiara nell’anno 1483 et poi ve introdusse
la sua figliola Sora Battista, la qual noi tenemo beata et
fondò il monasterio con la regola di S. Chiara imitando e
seguendo il suo esempio. La qual passò da questa vita al Signore
nell’anno 1527 otto giorni dopo il Corpus Domini. Questo è quanto
si è trovato nelle cose antiche» (4). Che questa testimonianza non
(1) Di ciò le prove abbondano nel libro del Pascucci, nè mancali 0
in questo particolare quesito dell’anno emortuale di Suor Battista. A p. 1$ 3
l’autore sembra accettare la data del Benigni : 1524.
(2) Vernarecci, op. cit. II, 621-622.
(3) D’Alencon P. Edovard, Tribulationes ordinis fratrum Minori
Cappuccimorum primis annis pontifìcatus Pauli III, Roma e, 1914 1-2 1
'Wadoingo, XIV, 450.
(4) Op. cit. 240-241. Secondo il padre Ianning, il primo a chiamar
PICENUM SERAPHICUM
737
sia stata compilata sulla fede di documenti autentici si deve cre-
f® re P er d grosso errore di qualificare Giulio Cesare coll’epi¬
teto di Spaccalferro attribuito dal Lili e da altre fonti ad
un remoto antenato di lui, Giovanni Varano vissuto nel Tre-
De J e " t0 : la tradizione del monastero intorno ai
atti di Suor Battista offre scarsa attendibilità, come vedemmo
a proposito dei nomi delle suore venute da Urbino a Carne-
ino nel 1484. Quanto al giorno, l’ottava del Corpus Domini,
particolare cronologico il cui ricordo è verosimile che durasse
cha g ? m nu te Uel r ^°! lastero ’ osse rviamo che questa festa religiosa
Jìf i ro?T Sa celabra dieci giorni dopo la Pentecoste, si ebbe
n V° 2 t 1 gl0vedl 26 maggio. Per conseguenza l’ottava cadde
\ § mgn ?> : gÌ ° rn ° in Cui ’ Probabilmente, seguì la
sepoltura di Suor Battista. La errata data del Pascucci, forse
uggerita dall opera sua, trovasi ripetuta sotto l’effige della
Mitrata t ToTe„ e tì„o da ( 2 t leSSa " dr0 Vaian ° ^ *
■PETTO (Romito DELLA VITA DI SUOI BATTISTA VARANO
1468 9 aprile. Nasce in Camerino dalla nobile donna Cec-
clima di maestro Giacomo e da Giulio Cesare Varano.
testamento già citato di donna Cecchina in data 5 ott. 1904
e Op. sp. 5.
1466 o 1468. La predica del venerdì santo sulla Passione di
Cristo detta in S. Pietro di Muralto dal padre Domenico
da Leonessa concorre a preparare la vocazione monastica.
Op. sp 5-7. Il Venerdì santo degli anni 1466 e 1468 cor¬
risponde rispettivamente al 4 e 15 aprile.
ziau« Var T fa Bartolomeo Cimarella nell’edizione vene-
5 vìi 6 476A77 Cr ° naChe dl S ‘ Francesco di Marco da Lisbona. Acta
1895^ 222^ INI ^ Compendio della storia di Camerino , 2. ediz. Camerino
coni? ™ n0te del Sa t° ni al Marini > 269. Il canonico Santoni non
al ®- der0 Ì 1 2 ? 1 annotazione del 1607 non assegna la morte di Battista
nitf ir 10 d r Corpus domini , bensì all’ottavo giorno dopo quella solen-
“ pero credette risolvere il problema accettando l’anno 1526 per-
Marini “S * C ° rpU Domini ricorse il 31 maggio. Vedi la nota 28 in
738
PICENUM SERAPHICUM
1476-1479. La vocazione va maturandosi tra incertezze e crisi
« In questi tre anni sempre ebbi il cuore imprigionato »
Op. sp. 11.
1479 (1) Sabato santo (10 aprile). Predica di Frate Francesco
da Urbino Op. 16. Poco dopo Camilla delibera di abbrac¬
ciare la vita religiosa e di chiudersi nel monastero di
S. Chiara di Urbino, p. 19.
1480 o 1481. Visione della persona di Cristo, p. 28-29. (2)
Assai probabilmente a questi anni appartiene la lauda di
Camilla, p. 855. Cf. Puliti, op. cit. 183 dove la lauda e
incompleta, Fautrice del libro non avendo conosciuta l’ul¬
tima edizione curata dal Santoni, (Camerino, 1897) che
contiene anche le prime sei ottave.
1481 14 nov. Parte per Urbino. Lili II, 230.
1483 Scrive i Ricordi di Gesù , Op. 139, 150 (« cinque mesi
prima della professione »)
1483 Solenne professione dei voti.
1484 Domenica 4 gennaio. Il padre Domenico da Leonessa,
vicario provinciale dei Minori Osservanti nella Marca,
« rinchiude » Suor Battista e altre otto clarisse venute
con lei da da Urbino nel monastero di S. Maria nova di
Camerino. Op. 37. Diario di Pierantonio Lili.
1484 16 gennaio. Estasi prodotta dal canto della lauda di
Iacopone da Todi « Anima benedetta Dall’alto creatore »•
Op. 37-38.
(11 Poiché le parole « quelli due anni e mezzo stetti colla bona vo¬
lontà al mondo » (p. 30) significano che tra la risoluzione di monacarsi
e l’ingresso nel monastero di Urbino, che segui nel novembre del 14»b
passarono 30 mesi, conviene porre il deciso affermarsi della vocazione
nel maggio del 1479. Il p. Ianning nel commento alla Vita (Acta Sanctorum
VII 483) colloca la vocazione di Camilla all’anno 1478 per la buona r
gione delle parole della Beata: «.Allora presto, presto, m infermai a
questa infermità che mai son guarita che sono mo'13 an ™ ^P' 0 J sta
tredici anni, a cominciare dal 1491, ci condurrebbero al 1478 Questa
indicazione contrasta, però, coll’altra dei due anni e mezzo interceduti
tra la vocazione e l’ingresso nel monastero Lo Joergensen (p. >
colloca la predica di fr. Francesco nel 1477 Ma ì tre anni che ebb
cuore imprigionato, durante i quali maturo la irrevocabile nsoluzion ,
non pare possano essere che quelli dal 76 al 79.
(2) Si noti che dopo la decisione di monacarsi Camilla P atl .
malattia mortale di sette mesi e che solo dopo altri sei mesi di preg
ottenne la grazia della visione, p. 27 e 28.
PICENUM SERAPHICUM
739
1484 Frate Pietro da Mogliano, eletto vicario provinciale,
imprende a dirigere la coscienza di Suor Battista Op. 39.
1484 Settembre. Confessione generale al vicario Pietro da
Mogliano. Op. 40-41.
1488 Agosto e settembre. Scrive i Dolori mentali di Gesù
Op. 54.
1488 11 ottobre. Scoppia la crisi spirituale. Op. 54.
1488-1490 Stato di desolazione , causa dell’autobiografìa spi¬
rituale. p. 55. (1)
1490 25 luglio. Muore nel convento di S. Pietro di Muralto
dei Minori Osservanti in Camerino il p. Pietro da Mo¬
gliano, p. 86. Questi, passando per Camerino, dove il po¬
polo lo chiamava il frate santo, quando si recò al capi¬
tolo tenuto in Urbino (probabilmente nel 1489), visitò il
monastero di S. Chiara. Nel momento di uscire dalla
chiesa di S. Maria Nova per tornare al convento di
S. Pietro fu circondato e premuto dalla folla che lo ve¬
nerava, onde per lui trepidarono Suor Battista e le altre
monache, p. 84.
(1) La Beata, scrivendo nel febbraio e nel marzo del 1491, assevera
essere quasi tre unni che dura l’occulta piaga, p. 3. Il che implica che
la crisi era incominciata nel 1488. E ciò si argomenta in modo sicuro
anche da quanto suor Batt. dice intorno al tempo in cui prese a scri-
i Dolori mentali p. 53, 130. Dunque « l’agosto nel qual tempo era già
cominciata la mia crudel battaglia » (p. 53) è certamente l’agosto del
1488. Dottava di 8. Francesso in cui fu dai nemici percossa e battuta cor¬
risponde all undici ottobre dello stesso anno. A questo tempo si riferi¬
scono le parole : « il pozzo della diabolica malignità fu aperto che per
10 anni era stato rinchiuso » p. 54. Esse fanno credere che il trionfo della
vocazione sia del 1478 secondo l’opinione del p. Corrado Janning. Ma
la chiusura del pozzo potrebbe coincidere con quello stato di purificazione
spirituale che precedette la vocazione. Se non che « il diluvio delle
abissali misericordie » che si aprì dopo la vocazione, (p. 20) pare con¬
suonare colla chiusura del metaforico pozzo. Se, come par verisimile, i
Ricordi di Gesù, scritti cinque mesi prima della professione, sono del
1483, i cinque anni trascorsi tra la rivelazione di essi da parte di Gesù
a Camilla e la redazione che ella ne fece in Urbino (p. 148), ci ricon-
urrebbero pure al 1478. Ma, come abbiamo detto, questa data della vo¬
cazione non si concilia coi due anni e mezzo passati in Camerino avanti
11 noviziato e colla data dell’ingresso nel monastero di Urbino. Suor
attista, massime nella Vita, non neglesse l’ordine cronologico, anzi
enne conto dell’elemento tempo pur nella descrizione degli stati d’animo.
Ma non è àgevole accertare e coordinare le sue indicazioni cronologiche.
740
PICENUM SEBAPHICUM
1490 settembre. Colloquio col p. Domenico da Leonessa, p. 56.
1491 gennaio. Ricopia i Ricordi di Gesù, p. 139, 151.
1491 27 febbraio. Comincia a scrivere la Vita spirituale, p. 2.
1491 13 marzo. Pone termine alla Vita spirituale, p. 59.
1491 21 marzo. Indirizza e invia al p. Domenieo da Leonessa
i Ricordi, 139.
1491 luglio. Scrive il Transito di Pietro da Mogliano. La
data di questa scrittura risulta da quanto l’autrice af¬
ferma a p. 89 e 91.
1492 28 marzo. Conosce il p. Antonio spagnuolo della con¬
gregazione degli Olivetani, p. 103.
1501 Scrive le Istruzioni al discepolo.
1502 maggio o giugno. Con Suor Angela Ottoni, e forse con
altre monache, è mandata a Fermo da suo padre per pre¬
servarla dai pericoli dell’assedio di Camerino da parte
delle milizie borgiane. I priori di Fermo inviano le mo¬
nache di Camerino in Atri. Cronache di Fermo , Firenze
1870, 240, 241.
1505 Suor Battista e Suor Angela Ottoni a Fermo fondatrici
del monastero delle Clarisse. Breve di papa Giulio II,
28 genn. 1505.
1507 3 febb. Quale abbadessa del monastero, compone una
lite con un tale di Acquacanina. Arch. not. di Camerino.
Rogiti di Bartolomeo d’Antonio.
1508 18 gennaio. Dona alcuni animali domestici a un Piero
Bartoloni. Pare fosse allora semplice suora. Ibid. ibid.
1508 21 ottobre. Insieme colla badessa Francesca di Giovanni
Bertuzi paga il prezzo di una casa comperata dal mona¬
stero. Ibid.
1510 13 settembre. Partecipa ad un atto di quietanza che il
monastero, coll’intervento di tutte le suore, fa ad un
fratello di due di esse. Arch. not. di Camerino, Rog. di
G. B. di Angelo.
15113 giugno. Presenzia ad alcuni atti testamentari che, a certe
condizioni, favoriscono il monastero. Rog. diBart. d’Antonio.
1511 2 novembre. Morte di Giovanna Malatesta-Varano.
1512 7 agosto. E’ presente all’annullamento delle disposizioni
del 3 giugno 1511. Rog. di Bart. di Antonio.
1515 6 dicembre. Quale abbadessa scrive al cognato Muzio
zio Colonna, Op. sp. 349.
PICENUM SEBAPHICUM
741
1521 23 aprile. Suor Battista, abbadessa, scrive al p. Giovanni
da Fano Ibid. p. 339.
1522 primi mesi. Si reca a Sanse verino. Documenti dell’arch.
comunale di Sanseverino conosciuti, ma non citati da
. C. Gentili, Sopra l’ordine Serafico in Sanseverino,
Macerata, 1834, 96.
1524 31 maggio. Muore nel suo monastero. Diario di Ber¬
nardino Lili nella Valentiniano di Camerino, Varia C. Titt.t
III, c. 40.
B. Feliciangeli
PÀGINA D’ORI
I òue BB. fratelli Pacifico eò Umile
della fDarca
« Nella decta provincia della Marca, dopo la morte di
sancto Francesco, furono due frategli ne V Ordirne ; l’uno ebbe
nome frate Humile, et l’autro frate Pacifico, i quali furono
nuomim di grande sanctità et perfeqione; e l’uno , cioè frate
rumile, stava nel luogo di Soffiano et ivi si morì; l’autro stava di
famiglia m uno altro luogo, assai di lungi più di lui. Come piac¬
ene a Dio , frate Pacifico un dì standosi in oratione in luogo soli¬
do, fu rapito in estasi , et vide l’anima del suo fratello frate
ramile andare in cielo diritta, sanga ninna retardatione o im¬
pedimento , la quale allora si partiva dal corpo. Adivenne poi
^ dopo molti anni questo frate Pacifico che rimase , fu posto
m fdmigha nel detto luogo di Soffiano, dove il suo fratello era
norto. In quel tempo, a petitione de’ Signori di Brunforti, mu-
drono il detto luogo in un altro ; di che, tra l’autre cose, eglino
742
PICENUM SERAPHICUM
traslatarono le reliquie de’ sancii frati eh’erano morti in quel
luogo , et venendo alla sepoltura di frate Rumile, il suo fra¬
tello frate Pacifico si prende l’ossa sua, et sì Ile lavò con buono
vino et poi le rivolse in una tovaglia bianca, et con grande
riverentia et divozione le baciava, et piangeva; di che gli autrì
si meravigliavano, et non avevano buono exemplo di lui, inperò
eh’essendo egli huomo di grande sanctità, parca che per
amore sensuale et secolare egli piagnesse il suo fratello; et che
più divotione e’ mostrasse alle sue relique che a quelle degli
altri frati, eh’erano stati di non minore sanctità che frate
Rumile, et erano degne di riverengia così bene come le sue.
Conoscendo frate Pacifico la sinistra imaginatione de' frati, so¬
disfece loro humilmente , et dixe : Frati miei karissimi, non vi
maravigliate, perchè (a) l’ossa del mio fratello i’ ò fatto quello
che io non (ò) fatto all’autre; inperò che benedecto sia ldio,
che Ilo sa eh’è non m’à tracto, come credete , amore carnale;
ma pertanto ò fatto così, inperò che quando il mio fratello
passò di questa vita, orando io in luogo diserto et rimoto da
llui, vidi l’anima sua per diritta via salire in cielo, et però io
sono certo che Ile sue osse sono sancte et debbono essere in Pa¬
radiso. Et se ldio m’avesse conceduta tanta certegga, degli antri
frati [della santità degli altri frati), quella medesima riverengia
arei fatto all’ossa loro. Per la qual cosa, veggendo i frati la
sua divota e sancta intentione, furono da llui bene hedificati
et lodarono ldio, il quale fa così maravigliose cose a' sancti
suoi. A laude di Christo. Amen. » (1)
(1) Dal capitolo XLY dei Fioretti: ed. cit. pagg. 122-23.
PICENUM SERAPHICUM
748
I CONVENTI DEI PP, CAPPUCCINI NELLE MARCHE
0 5 2 5 - 1898 )
----- 0 — 0 ---
Da una recente ed accurata pubblicazione del P. Giuseppe
da Fermo, archivista provinciale dei PP. Cappuccini nelle
Marche (1), siamo in grado di presentare ai lettori del Pice-
num l'elenco completo di tutti i conventi che, dal sorgere di
Questa illustre e benemerita Riforma Francescana, abitarono i
PP. Cappuccini, compresi quelli che i medesimi abitano pre¬
sentemente. In questo elenco omettiamo gli ospizi e le case,
pei che nulla aggiungono alla storica sua importanza.
Rigorosamente parlando, l’elenco che presentiamo non è
un lavoro storico-critico, ma una semplice guida illustrativa del-
l interessante sviluppo della detta Riforma nella nostra regione,
speriamo che da questa guida elementare qualche studioso prenda
motivo per iniziare un lavoro critico sui medesimi conventi e
così preparare un vero libro storico capace ad illustrare com-
Vietamente la picena pvovincia dei PP, Cappuccini,
Nel presente elenco ci siamo serviti dell 1 ordine cronologico
non curando quello alfabetico seguito dal P, Giuseppe da termo.
SECOLO XVI. — Primo della Riforma Cappuccina
1. Materica 1525. - S. Giacomo. - Sussiste un pic¬
colo Romitorio. I PP. Cappuc¬
cini lo abbandonarono verso il
1550.
2. Cingoli 1526. - S. Michele di Monte Acuto. -
La chiesa e l’eremitaggio si con¬
servano ancora, ma non appar¬
tengono più ai Religiosi.
Atc
(1) Necrologio dei Frati. Minori Cappuccini della Provincia Picena:
ona 1914, tip. Dorica, P. Rabini, pagg. 360-379.
744
PICENUM SERAPHICUM
3. Abbacina 1528.
4. Camerino 1528.
5. Camerino 1528.
6. Pollenza. 1528.
7. Fossombrone 1529.
8. Fano - Mogliano 1530.
9. Monteveochio 1530.
10. Camerino 1531.
11. PlETRARUBBIA 1531.
13. Fermo 1535.
13. Cingoli 1538.
14. Fabriano 1638.
15. S. Angelo in Vado 1538.
- B. V. dell’Acquerella - Abban¬
donato verso il 1585. Ora vedesi
il solo Eremitaggio.
- S. Cristoforo Mart. - Restano
soltanto alcuni pochi ruderi della
piccola chiesa.
- S. Giov. Battista di Colmen-
zone. - Si vedono degli informi
avanzi del conventino; la chiesa
esiste ancora, ma è tutta cadente.
- S. Lucia V. M. Rimane la sola
chiesa che è parrocchia. Il con¬
vento fu abbandonato nel 1538.
- Santissima Vergine dei Ravi -
E’ nota soltanto l’ubicazione per
il nome superstite.
- S. Elia Profeta - Fu abbando¬
nato nel 1636. Non si conosce per¬
fettamente il sito dove sorgeva.
- S. Gherardo - Si vede ancora
la chiesa, ma il convento fu de¬
molito per ivi riedificarne uno
nuovo.
- La Purificazione - Esiste ed è
convento di noviziato.
- S. Lazzaro Vescovo e Mart. ■
In questo umilissimo convento
vi sono tutt’ora i Religiosi.
- S. Savino al Monte Vissiano ■
Restano pochi ruderi in aperta
campagna.
- Santa Croce - E’ in possesso
dei Religiosi i quali vi tengono
il Collegio Serafico.
- S. Maria del Popolo - Dopo
pochi anni di dimora fu abban¬
donato.
- Ascensione di N. S. - Fu atter¬
rato, ed ora se ne vedono pochi
ruderi.
PICENUM SERAPHICUM
745
16. Tolentino
1539.
17. Amandola
1540.
18. Corinaldo
1540.
19. Macerata
1540.
20. Arce via
1541.
21. Jesi
1541.
22. Pausula
1544.
23. Crocicchio
1546.
24. ClVITANO VA
1550.
25. Monteveochio
1551.
26. Ancona
1554.
27. Recanati
1558.
28. Pesaro
j
1559.
29. Sarnano
:
1559.
30- Ostra
31. Scapezzano
<
1560. -
1560. -
£
32. Fabriano
1562. -
- S. Pietro Ap. - Resta oggi la sola
chiesina.
- Beatissima Vergine della Sportello-
Il convento e ridotto a casolare ru¬
stico : la chiesina è in piedi, ma
quasi abbandonata.
- Santissima Trinità - Totalmente
demolito.
- Primo convento - Di questo con¬
vento non si conosce neppure il sito
dove sorgeva.
- S. Pietro Ap. - Fu demolito per
costruirne uno nuovo.
S. Croce di Tabano - Solo il pozzo
è superstite ; del resto più nulla.
- Cappuccini vecchi - Si vede oggi
la sola chiesuola.
- S. Giov. Battista - Abbandonato
nel 1636, ed ora completamente
distrutto.
- S. Bernardino da Siena - Non ne
rimane vestigio alcuno.
- SS. Annunciata - Abbandonato
nel 1888.
- SS. Caterina M. e Paolo Ap. -
Completamente trasformato in ca¬
serma militare e campo trincerato.
- S. Mauro Ab. - Non ne è rima¬
sta traccia alcuna.
- Primo Convento - Non si sa più
ne ppure dove sorgeva.
- S. Giuseppe - Abbandonato nel
1889: ora il convento è demolito
e la chiesa chiusa al culto.
- Primo Convento - Distrutto.
- S. Giov. Battista - Superstite la
sola piccola chiesa, la quale è rare
volte ufficiata.
- Colle Paganello - Si vedono oggi
soli pochi ruderi.
PICENUM SERAPHICUM
746
83. Gradara 1564.
34. Cagli 1566.
35. Morrovalle 1566.
36. Fano 1567.
37. Montegranaro 1568.
38. Potenza Picena 1568.
39. Ascoli Piceno 1569.
40. Ascoli Piceno 1569.
41. Filottrano 1569.
42. Loro Piceno 1570.
43. Pesaro 1570.
44. Senigallia 1570.
46. Ripatransone 1573.
- Primo Convento - Nulla più resta,
ed è anche incerto il sito preciso
dove sorgeva.
- S. Geronzio Vesc. M. - Umile
convento nel quale vi sono ancora
i Religiosi : mai è stato abbon-
donato, neppure nella soppressione
del 1867.
- S. Michele Arcangelo - Compieta-
mente trasformato in usi profani.
- S. Cristina a Rosciano - Si vede
la sola cisterna, il resto è tutto
distrutto.
- S. Margherita V. M. - Demolito
per la edificazione di un nuovo
convento.
- Primo Convento - Demolito per
la costruzione del nuovo.
- 8. Maria Madd. di Lisciano -
Rimane in piedi la sola chiesa.
- Ascensione di V. S. Santuario
abitato dai Religiosi.
- Beata Vergine di Tornasano - La
chiesa è un santuario, ma il con¬
vento non esiste più.
- S. Antonio di Padova - Abban¬
donato nel 1887: esistono la chiesa
e il convento quali accessori del
cimitero.
- S. Bernardino da Siena - Si ve¬
dono solamente pochi ruderi ed
una piccola chiesa costruita forse
con gli avanzi del demolito con¬
vento.
- S. Cristina V. M. - Un rustico
casolare indica il sito dove sorgeva
il convento.
- B. Vergine della Misericordia -
Fu abbandonato quasi subito : l a
chiesa ancora è aperta al culto.
PICENUM SERAPHICUM
747
46. Treia
47. CORINALDO
48. Montepiorito 1574.
49. Ripatransone 1575
50. Sanse verino 1575.
51. S.ElpidioaMare 1576
52. S. Ginesio
53. S. Vittoria 1576.
54. Mondavio
55. Sassoferrato 1677.
56. Matelica
1573. - S. Savino Vesc. M. - Compieta-
mente distsutto nel 1811. Rimane
la selva cinta da muro, e nel luogo
dove sorgeva il convento è stata
fabbricata una bellissima villa si¬
gnorile.
1574. - S. Giovanni Battista - Abitato
dai Religiosi i quali vi tengono un
secondo Collegio Serafico.
- SS.ma Trinità - Umile convento
abitato da pochi Religiosi.
- S. Croce - Tutto è stato atter¬
rato nella soppressione napoleonica.
- Santissimo Salvatore - E’ il famoso
Colpersito dove il Serafico Padre
S. Francesco convertì Fra Pacifico
Re dei Versi. Il convento passò ai
PP. Cappuccini nel 1575 i quali lo
abitano ancora.
- S. Rocco Conf. - IPu demolita l’an¬
tica chiesa per costruirne una nuova
cambiando il titolare. Non vi sono
più i Religiosi.
1576. - S. Anna - Tutto ridotto in pes¬
simo stato: la chiesa si officia rare
volte.
- S. Giov. Battista - Piccolo con¬
vento ancora abitato da pochi Re¬
ligiosi.
1577. - Spirito Santo - Abbandonato nel
1893: la chiesa è aperta al culto,
ma il convento è trasformato in Ri¬
covero per i vecchi.
- S. Paolo Ap. - Lasciato dai Reli¬
giosi nel 1884 : convento e chiesa,
quasi cadenti, sono ad uso del Ci¬
mitero.
1578. - Spirito Santo - Abbandonato nel
1874: tutto è ridotto ad uso co¬
lonico.
748
PICENUM SERAPHICUM
57. Osimo
1579.
58. Fossombrone
1580.
59. Urbania
1581.
60. Sammarino
1583.
61. Monte Giorgio
1585.
62. Urbino
1585.
63. Apiro
1586.
64. Jesi
1590.
65. Fabriano
1592.
66. Fermo 1595.
67. Fano 1596.
68. S.AngeloinVado 1597.
- S. Elena Imperatrice - Nel 1648
fu demolita la chiesa perchè ca¬
dente : il convento non esiste più.
- S. Giov. Battista - Abitato da
piccola comunità religiosa: la chiesa
è considerata come Santuario.
- Natività di Maria Verg. - De¬
molito perchè cadente e pericoloso.
- S. Quirico Vesc. Mart. - Mai fu
soppresso o chiuso : vi abita una.
piccola famiglia religiosa.
- Santissima Annunziata - Umile
convento in amenissima posizione:
vi sono pochi Religiosi ad abitarlo.
- S. Antonio Ab. - Questo titolare
durò fino al 1600 circa : convento
chiuso.
- S. Sebastiano Mari. - Abbando¬
nato nel 1890 : convento e chiesa
ad uso del Cimitero.
- S. Michele Arcang. - Chiesa demo¬
lita e convento ad uso domestico.
- S. Giuseppe Patriarca - I Reli¬
giosi lo abbandonarono nel 1881 :
chiesa aperta al culto, convento
ad uso profano.
- S. Lorenzo al Monte Girone -
Chiesa demolita, convento ridotto
a villa signorile.
- S. Cristina V.e M. - Ridotto ad uso
Palestra , sebbene in pessimo stato.
- Ascensione di N. S. - Si vedono
ancora chiesa e convento male ri¬
dotti: il convento è ad uso profano-
SECOLO XVII. — Secondo della Riforma Cappuccina
1. Macerata 1600. - Immacolata Concezione - Ora ospi¬
zio di mendicità, la chiesa è offi¬
ciata.
PICENUM SERAPHICUM
749
2. Tolentino 1600.
3. Urbino 1600.
4. Pergola 1603.
5. Loreto 1607.
6. Filottrano 1611.
7. Esanatoglia 1614.
8. Offida 1614.
9- Pausula 1616.
10. Recanati 1616.
11. Arcevia 1622.
12. Amandola 1625.
13. Civitanova 1625.
14. Ostra 1630.
13. Gradara 1632.
16. Montegranaro 1633.
- S. Maria Costant. - Chiesa aperta
al culto : convento ridotto a Rico-
vero dei vecchi.
- Sacre Stimate - Abbandonato nel
1892: chiesa aperta al culto : con¬
vento Ricovero di Mendicità.
Maria Assunta - Tutto rovinato
e cadente: serve di accessorio del
Cimitero.
- Santissima Vergine Maria - Più
che convento può dirsi un umile
ospizio : i Religiosi sono al ser¬
vizio del Santuario : verso il 1700
hi preso come titolare dell’ospizio
0. Serafino da Montegranaro
- S. Lorenzo Mart. - Tutto ridotto
ad usi profani.
Maria Assunta - Venduto nel 1907
- S. Pantaleone Mart. - Completai
mente demolito per la costruzione
di un nuovo convento.
- S. Bonaventura Card. Doti. - Ri¬
dotto ad uso civile : la chiesa tro¬
vasi ancora nel suo stato primitivo.
Santa Casa di Loreto - Abitato
ancora da pochi Religiosi.
- SS. Apostoli Pietro e Giacomo -
Lasciato nel 1867 : chiesa aperta
al culto: convento convertito ad
usi profani.
- S. Bernardino da Siena - Con-
vento aperto con piccola comunità.
- S. Giov. Battista - Luogo e fami¬
glia religiosa discreti.
- S. Antonio di Padova - Ridotto
ad uso civile ed in pessimo stato
- S. Francesco d’Assisi - Ceduto al
Vescovo di Pesaro nel 1909
- S. Margherita V. e M. - Demolita
la chiesa nel 1774, fu cambiato il
titolare.
Aitno I, 1916 - Fascicolo VI,
47
750
PICENUM SERAPHICUM
17. Osino 1648. - Immacolata Concezione - Quasi
tutto distrutto.
18. Senigallia 1652. - S. Antonio di Padova - Ridotto
ad uso domestico : la chiesa in pes¬
simo stato.
19. Potenza Picena 1653. - S. Lorenzo Mari. - Tenuto ancora
dai Religiosi.
20. Pesaro 1656. - Immacolata Concezione - Comple¬
tamente demolito : il luogo dove
sorgeva è indicato dal nuovo Ospe¬
dale di S. Salvatore.
SECOLO XVIII. — Terzo della Riforma Cappuccina
1. S. Elpidio a Mare. 1749. - S. Giuseppe Patriarca - Convento
e chiesa ad uso del Cimitero.
2. Urbania 1767. - Natività di M. V. - Convento in
buona posizione, ancora abitato dai
Religiosi.
3. Montegranaro 1774. - S. Serafino Cappuccino - Abban¬
donato nel 1903: chiesa aperta al
culto : nel convento vi è il Rico¬
vero dei vecchi.
4. Urbino 1798. - S. Agostino Dottore - Tenuto dai
Religiosi sino alla soppressione na¬
poleonica.
SECOLO XIX. — Quarto della Riforma Cappuccina
1. Ripatransone
2. Canti ano
3. Fermo.
1817. - Santa Croce - I Religiosi lo la¬
sciarono nel 1905 : rimane ora ad
uso del Cimitero.
1836. - B. Vergine della Mercede - Ridotto
ad Ospedale: la chiesa sussiste an¬
cora.
1851. - S. Lorenzo Mart. - Ampio Con¬
vento con numerosa comunità.
- ^ -
PICENUM SERAPHICUM
4. Trieste
5. Ancona
6. Fano.
7. Filottrano
751
10. Jesi
1884,
11- Macerata
1885,
12. Pesaro
1888.
13. Senigallia
1890.
14. Oefida
1893.
ì
15- Ancona
1898.
7< ‘ s - Apollinare Mart. - Dato alla
Provincia con decreto generalizio
del 1879.
1. - Gregorio Illuminatore - Chiesa
aperta al culto : convento ridotto
a Ricovero delle fanciulle povere.
• - L Immacolata e S. Cristina - In
possesso dei Religiosi.
1 Lorenzo Mart. - Venduto nel
1909: il Convento è abitato dalle
orlane: la chiesa è aperta al culto.
• - S. Giuseppe Patriarca - Abban¬
donato nel 1889: si conserva quasi
intatto ad uso privato.
' Antonio di Padova - Lo abitano
i Religiosi e conservasi in buono
stato.
S. Pietro Mart. - Nuovo convento
abitato da numerosa comunità.
- Beata Vergine di Lourdes - Con¬
vento nuovo abitato da sufficenti
Religiosi.
Immacolata Concezione - Nuovo
e bellissimo convento: vi abita una
borente famiglia religiosa.
- S. Francesco d 1 Assisi - Venduto
nel 1908.
- L Immacolata e S. Pantaleone -
Ottimo convento con discreta comu-
unità religiosa : è Santuario.
- S. Francesco d’Assisi - Novissimo
convento : fiorente comunità reli¬
giosa: Studio e Capoluogo della Pro¬
vincia dei PP. Cappuccini.
752
PICENUM SEBAPHICUM
BEATO ANGELO CUHHO DEI MINOR
.A.ZPZPTTIsrT'I STOBICO-GRITIOL
(<Continuazione : vedi n. 4. p. 450-56)
IV. — Quarto equivoco — Le condanne
§. 5 .)_ 1058 : « Intelleximus , quod > (1).
Sotto il nome del nostro Angelo Clareno il P. Eubel
indica questo quinto ed ultimo documento il quale piu che
nuova condanna, può chiamarsi un riepilogo della precedente,
anzi un forte rimprovero che Giovanni XXII rivolge agli
quisitori dell’eretica pravità i quali, dopo 1 esplicito ed asso
luto comando della S. Sede di arrestare, cioè, il « nequam
homo », T < idiota » ed il « quasi litterarum ignarus >> , capo
della nefanda sètta dei Fraticelli, dovevano essere piu din
genti e adoperare premura maggiore per impadronirsi u
buona volta di lui e consegnarlo in mano della giustizia.
Ecco il testo genuino della lettera pontificia:
« 1058: Guardiano (conventus Aracoelitam) de Urbe o •
« Min. atque inquisitori haeret. prav. in prov. Rom. m»»
« [Ioannes XXII], ut capiant illum (Angelum de Clarin
« qui se ministrum Fraticellorum facit. » (2)
(1) Cfr. P. Eubel : op. cit. t. Y, p. 567 : P. Ehble, ArcMv IV, gj
(2) E’ il titolo sintetico della lettera pontificia posto dal
allo stesso documento.
PICENTJM SEBAPHICUM
758
1334, februarii 21, Avinione
« Guardiano fratrum Minorum in Ara Coeli de Urbe. »
« Intelleximus, quod, si adhibere curares diligentiam ope-
« rosam, ille nequam haereticus, qui se damnatae sectae Fra-
« ticellorum maiorem seu ministrum generalem nominat, pos-
« set capi. Cuna autem id Deo gratum ac nobis ac apostolicae
« sedi acceptum existeret admodum ac fìdei catholicae tuoque
« ordini, cui ipse cum suis.... complicibus et sequacibus de-
« trahere non parum satagit, multipliciter opportunum, sinceri-
« tatem tuam requirimus et in Domino attentius exhortamur,
« quatenus praemissis consideranter attentis circa captionem
« eamdem sic cures operosum studium adhibere, quod praeter
« mercedem perennis praemii tuae circumspectioni devotio pos-
« sit apud nos et sedem praedictam merito commendari. Da-
« tum [Avinione], IX kalendas martii, anno decimo octavo. » (1)
Il P. Eubel per provare ancor meglio che il presente do¬
cumento pontificio è proprio diretto contro fr. Angelo Clareno
e che l’Angelo della Valle di Spoleto non è altro che il me¬
desimo, l’identico Clareno, tesse di nuovo la storia dei Frati¬
celli veri i quali per lui sono, anzi devono essere assolutamente
i componenti la travagliata società cui faceva capo il Clareno.
La lunga nota del P. Eubel al detto documento contiene i
punti seguenti :
1- — U Clareno, ritornato in Italia da Avignone nel
1318, adunava egualmente i suoi frati e li reggeva. (2)
2. — Il Clareno presiedeva la sua congregazione in
qualità di ministro generale. (3)
3. — Di questa congregazione esistevano anche i mi¬
nistri provinciali, i custodi e i guardiani (4)
(1) Reg. Yat. t. 117, f. 252, ep. 1281.
(2) Abbiamo già osservato quale sia il vero senso di questa reggenza:
cfr. tutto il terzo equivoco.
(3) Se per questa congregazione s’intende la travagliata società dei
poveri Celestini , che erano stati sotto l’obbidienza di fr. Liberato da Ma¬
cerata, possiamo anche convenirne, ma se si vuole intendere la sètta dei
veri Fraticelli, allora questo punto lo neghiamo in modo assoluto, come
abbiamo evidentemente provato nel secondo e terzo equivoco.
(4) Deve intendersi come nella nota precedente.
754
PICENUM SERAPHICUM
4. — Il Clareno, mediante un Commissario, aveva pre¬
mura di visitare i singoli conventi, adoperando un proprio
sigillo, rilasciando lettere obbedienziali, diramando lettere
circolari. (1)
5. — I provinciali di questa congregazione, capitanata
dal Clareno, ricevevano all’ordine i frati, e i ricevuti facevano
voto di osservare non solo la regola, ma anche il testamento
di S. Francesco. (2)
6. _ Questi « Clareni » si stimavano come soli veri
frati Minori, perchè credevano di essere eternamente dannati
non osservando la regola alla lettera. (3)
7. — Dicevano che Giovanni XXII non era il vero 1
Papa, perchè distruggeva la vita evangelica di Gesù Cristo
il quale nulla possedeva neppure in comune; e perciò le sue
costituzioni erano nulle ed invalide. (4)
(1) E’ la famosa deposizione del teste fra Francesco Vanni di Assisi
sul di cui valore si è discusso nel terzo equivoco e se ne parla in seguito.
(2) Che il Clareno guidasse in qualche modo la sua travagliata so¬
cietà, cioè i poveri Celestini, non lo abbiamo mai negato : che questa
travagliata società, non potendo sempre e liberamente comunicare con
l’autorevole compagno del defunto fr. Liberato da Macerata, avesse qua -
cuno che ne facesse le veci, lo ammettiamo : che in questa travagliata
società ci fosse un manifesto desiderio di ricevere dei novizi, ci conve¬
niamo pienamente, poiché tutto ciò apparisce dalle lettere dello stesso
Clareno ; ma che questa travagliata società si debba o si voglia confon¬
derla e identificarla con la nefanda sètta dei veri Fraticelli, ciò non sara
ma i t _ Per le lettere citate cfr. P. Ehble, Archiv., I, 354 e 556 : Co¬
dice Strozziano della Nazionale di Firenze XXXIX, 75. .
(3) Come in questo punto dottrinale, così in tanti altri di simil g e "
nere, è stata fatta non poca confusione a danno del Clareno. La seda
apostolorum. il gioachimismo, i seguaci dell’Evangelo eterno, i fautori di
fr. Pietro Olivi, il begardismo e tutti i veri Fraticelli si aggiravano in¬
torno alla regola e al testamento di S. Francesco, cadendo in _ quelle
ereticali esagerazioni che poi formarono la base moltiforme su cui erano
poggiati i loro vari sistemi dottrinali, e dando per tal modo ai diversi
loro partiti quella specifica differenza per la quale si distinguevano le
principali sètte nominate. Lo zelo del Clareno per la pura osservanza-
delia regola moveva da un forte attaccamento alla povertà evangelica, e
vero, ma questo suo zelo mai è caduto in esagerazioni ereticali; tanto c e
nessuno mai è riuscito ad intaccarlo di eresia, neppure la Santa Sede.
Non ai veri clareni, dunque, ma ai componenti gli altri gruppi di esage¬
rato spiritualismo deve essere applicato il comma presente.
(4) Siamo in pieno fraticellismo settario dal quale tutta la nost
tesi esclude il Clareno ed i suoi compagni.
PICENUM SERAPHICUM
755
8. — Affermavano che per la non curanza della po¬
vertà anche i prelati e gli altri religiosi erano dannati. (1)
9. — Sostenevano che S. Silvestro Papa e l’impera¬
tore Costantino avevano commesso un grave delitto, dotando
la Chiesa di beni temporali. (2)
10. — Alcuni clareni erano così spinti da affermare
che i preti ed i superiori ecclesciastici perdevano la propria
dignità, non osservando una vita assolutamente povera. (3)
11. — Altri [clareni] adottavano i turpi riti di quella
sètta che si chiama del libero spirito. (4)
12. — I medesimi avevano molte case specialmente
nei monti Sabini, a Roma e ne’ suoi confini. Questi conventi
costituivano la « Provincia Romana », mentre altre provincie
sembra che vi fossero nelFUmbria e nella Marca d’Ancona. (5)
Tutta questa storia di puro e semplice fraticellismo prova
(1) A confutare questo punto, che il P. Eubel applica al Clareno
ed ai suoi seguaci, bastano le seguenti parole dello stesso Clareno : « Pre-
cipue antera et maxime venerari et revereri oportet omnes sacerdotes et mi-
nistros et prelatos ecclesie Christi vicarios , qui nóbis ministrant sanctissima
Sacramenta et predicant nóbis verba vite eterne et humiliter óbedire ipsis
in Tiiis que non sunt contra domini beneplacitum, etiam si cognoscantur
esse peccatores. » Cfr. Breviloquium fr . Angeli Clareni ; Marciana di Ve¬
nezia, classe III, cod. 107, fol. 83. b
(2) Questo comma il P. Eubel lo desume dal processo contro i veri
Fraticelli-sètta, costruito nel 1334. Si tratta di una espressione ereticale
uscita dalla bocca di un fanatico begardiano, fr. Francesco Guardiano
dell’eremo di S. Maria del Monte. Cfr. P. Ehrle : Archiv. IV, p. 13.
(3) No, non erano i « Clareni » che ciò affermavano, ma i gioa-
chimiti e tutti insieme i fautori ed i sostenitori dell’ Evongelo eterno.
Cfr. F. Tocco : L'evangelo eterno , op. cit., p. 191 e ss.
(4) E’ una gratuita e disgutosa affermazione, la quale serve a far
meglio comprendere quanto sia dannoso confondere i veri frati della po¬
vera vita con i Fraticelli propriamente detti.
(5) Il P. Eubel per applicare al Clareno la lettera pontificia « In-
telleximus , quod », si serve di tutti i documenti concernenti la sètta dei
Fraticelli, non escluso quest’ultimo comma con il quale chiude la sua
uota ilustrativa. Ripetiamo quanto più volte abbiamo affermato: è indi¬
spensabile in modo assoluto distinguere nettamente i fedeli seguaci di
fr. Liberato da Macerata, diretti poi dal Clareno fino agli ultimi suoi
giorni e formanti in seguito la vera riforma clarenitana, approvata dalla
Santa Sede, da tutto quello spiritualismo fanatico e settario il quale,
prendendo le sue mosse dai beghini, dai begardi e dai bizochi, si è poi
fuso ed ha degenerato nella sètta nefanda degli eretici Fraticelli. Trascu¬
rando tale distinzione, non si verrà mai a capo di nulla.
756
PICENUM SERAPHICUM
solo che il famoso delinquente inquisito dal Papa, cioè An¬
gelo di Valle di Spoleto, era in realtà non solo un vero se¬
guace delle dottrine beghiniane e begardiane, ma anche un
sedicente capitano della nefanda sètta dei Praticelli : ciò è
fuori di ogni discussione. Ma il punto culminante e critico
della nostra difesa non batte qui. Ritornello increscioso, ma
indispensabile, siamo costretti domandare ancor una volta :
l’Angelo di Valle di Spoleto è realmente il nostro Clareno ?
Il P. Eubel lo afferma nella intestazione del presente docu¬
mento (1), ma con il documento stesso e con la nota illu¬
strativa al medesimo non lo prova affatto. Richiamiamo l’at¬
tenzione del lettore circa i caratteri intrinseci della prece¬
dente condanna (2), i quali escludono in modo assoluto che
l’Angelo di Valle di Spoleto sia il Clareno. Questo semplice
richiamo basta per spiegare che il presente documento è stato
impropriamente notato dal P. Eubel sotto il nome del nostro
B. Angelo.
Non si pensi, peraltro, che con questa semplice risposta
crediamo di aver risolta la difficile quistione, sfuggendo così
i lati spinosi della medesima. Poiché ci rincresce assai di so¬
stenere la nostra tesi contro l’illustre continuatore del Bulla-
rium Iranciscanum , avendo di lui grande stima, è nostro
rigoroso dovere studiare profondamente questo punto contro¬
verso nella ferma speranza che sul medesimo, come su tutti
gli altri già discussi, emerga l’intera verità, e la nostra solu¬
zione non pecchi nè per difetto, nè per eccesso. Anzi, per
manifestare la nostra tranquillità in questo spinoso argomento
e la nostra deferenza al valore indiscutibile del P. Eubel, di¬
remo qualche cosa di più e di meglio di quanto egli espone
riguardo al presente documento pontificio in favore della sua
opinione contro il Clareno, prendendo a serio esame le affer¬
mazioni del professore Felice Tocco le quali serviranno di
guida alla nostra difesa.
Dopo aver descritto i conventi occupati dai Fraticelli
delle Marche, nell’Umbria e nella Sicilia ; dopo aver affermato
(1) Joannes XXII mandat ut capiant illum ( Angelum de Clarino ),
qui se mini st.mm Fraticellorum facit. » La parentesi è arbitraria, poiché
secondo la lettera del Papa, dovrebbe dire « Angelum de Valle Spoletana » •
(2) Li abbiamo notati nel paragrafo precedente : 948 « Ad nostri
apostolatus. »
PICENUM SERAPHICUM
757
che tutti questi conventi divisi in provincie erano diretti dal
Clareno e dipendevano da lui come ministro generale, Felice
Tocco continua la sua narrazione in questi termini precisi :
« Questo stato di cose non poteva certo tollerarsi dal
Papa, le cui bolle non avevano avuta alcuna esecuzione, e
ben si comprende come non appena gli si presentò il destro,
Giovanni ingiunse all’inquisitore romano di procedere senza
riguardi contro i frati ribelli. L’inquisitore era un minorità,
fra Simon e di Filippo da Spoleto, il quale con doppio rigore
doveva procedere contro i Fraticelli, e come apostati dall’or-
drne e come ribelli alla Santa Sede. E ad un altro minorità
si rivolse il Papa, al guardiano del convento di Ara Coeli in
Roma, perchè si adoperasse a prendere di viva forza il gene¬
rale stesso dei Fraticelli, che agli occhi di Giovanni era il
piu colpevole di tutti. Nè certo il guardiano si mise all’opera
con poco impegno, ma tutte le sue arti ruppero contro la
fermezza dell’abate di Subiaco, che seguitò a proteggere il
vecchio eremita fino a che non lo mise in salvo, facendolo
partire per la lontana Basilicata. » (1)
Tale asserzione di F. Tocco demolirebbe in gran parte
fa nostra difesa e sarebbe assai favorevole al P. Eubel, qua¬
lora però avesse prove irrefutabili su cui poggiare. Difatti,
posto che in conseguenza del rimprovero del Papa il Guar¬
diano di Aracoeli, sapendo che il Clareno si trovava a Subiaco
siasi in realtà rivolto a quell’Abate per avere in mano il
amoso delinquente, bisognerebbe riconoscere che l’inquisito
da Giovanni XXII era senz’altro il Clareno; tanto più che
f Abate di Subiaco, ricevuto l’ordine di arresto dal Guardiano
di Aracoeli, lo avrebbe messo in salvo, facendolo partire per
^ lontana Basilicata. Esaminiamo subito la fonte su cui sem¬
bra poggiata tutta l’asserzione di F. Tocco in questo diffici-
fissimo punto di storia.
Nel terzo equivoco riguardo al generalato del Clareno
n 1 2 ® parlato di un certo fra Francesco Vanni di Assisi il quale
fu testimonio in un processo contro i Fraticelli, processo sco¬
perto dal P. Eh rie nel codice 4029 della Vaticana. Quel teste
boi lo abbiamo giudicato di poco valore, poiché nella sua de¬
posizione sul generalato nel nostro fr. Angelo non ha addi¬
li) Cfr. op. oit. p. 262-68.
758
PICENUM SERAPHICTJM
mostrato di essere sincero nè con sè, nè con lo stesso Cla-
reno. (1) Ora la fonte cui ha attinto F. Tocco su la quistione
presente è il medesimo Francesco Vanni di Assisi il quale
depone di aver inteso dal Visitatore frate Nicolò di Calabria
« quod guardianus Sancte Marie de Ara Celi scripserat abbati
Sublacensi, quod darei dictum fratrem Angelum et presentaret
domino vicepape vel ipsi inquisitori, et ex hoc gratiam conse-
quatur ; et quod dictus abbas respondit, quod non daret eum
si facerent eum papam sicut est papa lohannes. » (2)
Posta la verità di questa deposizione ne risulterebbe
evidentemente : 1. — Il Papa si lamenta con il Guardiano
di Aracoeli perchè non ha usata tutta la sua energia nella ri¬
cerca del famoso Angelo di Valle Spoletana : 2. — Il Guar¬
diano di Aracoeli, sapendo che il Clareno trova vasi a Subiaco,
scrive a quell’Abate perchè gli si consegni l’inquisito perti¬
nace : 3. — Dunque il Clareno è senz’altro l’Angelo di Valle
Spoletana colpito da questi ultimi due documenti pontifici.
Per tal modo questa logica conclusione sposterebbe tutta la
nostra tesi di difesa e darebbe ragione al P. Eubel e al Tocco
qualora però fosse avvalorata da altre prove ed il Vanni presen¬
tasse tutte le qualità di un teste sincero e quindi degno di fede.
Ma vi sono altre prove, oltre la testimonianza del Vanni,
in favore della detta conclusione logica ? sembra di no, poiché
l’Eubel ed il Tocco non le portano ; anzi osserviamo che
l’Eubel non parla affatto della coincidenza tra il rimprovero
fatto dal Papa al Guardiano di Aracoeli e l’atto energico di
questi presso l’Abate di Subiaco per impadronirsi subito del
Clareno ; mentre Felice Tocco poggia tutta la sua asserzione
sull’unica testimonianza del Vanni. Eppure se esisteva una
prova forte, netta, sicura, perentoria, indiscutibile per appiè
care al Clareno i due ultimi documenti di Giovanni XXII,
era precisamente questa. Il silenzio del P. Eubel circa questo
interessantissimo punto storico ed il debole appoggio di cui
si serve il professore Felice Tocco per metterlo in vista c’im¬
pressionano fortemente !
Nessuno poi deve meravigliarsi se chiamiamo debole l’ap¬
poggio di cui si è servito il Tocco. Il Vanni, siamo costretti
(1) Vedi l’intera difesa del terzo equivoco sul generalato del Clareno.
(2) Cfr. P. Ehrle : Archiv. IV. p. 14.
PICENUM SERAPHICTJM
753
a ripeterlo, e un testimonio di poco valore giuridico. Domi¬
nato dalla paura di compromettersi, egli nulla afferma da sè
bastandogli di nascondersi sotto il facile e comodo usbergo
di un semplice « audim » e per tal modo togliersi sempre
da ogni responsabilità personale nelle sue deposizioni forzate
e piene di pencolo. Non si dimentichi che il processo era
contro la nefanda setta dei Fraticelli cui non sappiamo se il
Vanni realmente appartenesse o fosse solo un timido seguace
del Clareno: non si dimentichi che nell’uno o nell’altro caso
egli cammina sul pericoloso bivio di compromettersi o di com¬
promettere : non si dimentichi da ultimo che la sua deposi¬
zione, oltre ad essere equivoca e sibillina è sola riguardo a
questo punto della più grande importanza storico-critica •
quindi, secondo ogni buon criterio, è nulla.
Rimane una semplice osservazione. È un fatto che in
questo periodo di tempo il Clareno si è allontanato da Su-
biaco ed e andato precisamente nella lontana Basilicata, riti¬
randosi nella solitudine di S. Maria d’Aspro, dove poi morì
iale partenza non avvalora, forse, ciò che il Vanni racconta
uel processo del 1334 ? sì, qualora però ci fosse altra prova
oltre la sua deposizione ; ma se questa non c’è, la partenza
del Clareno rimane un fatto a sè, puramente isolato, non
avente con la deposizione del Vanni altra relazione che quella
dell anno in cui è stato costruito il processo. Peraltro non
siamo lontani dall ammettere che la detta partenza fosse in
qualche modo motivata dal pericolo in cui trovavasi il Cla¬
reno di cadere in mano degli inquisitori per i quali egli era
sempre m sospetto e forse anche l’inquisito dal Papa. Infatti
ai Clareno non poteva essere ignoto il processo che si stava
costruendo contro la nefanda sètta dei Fraticelli : l'esperienza
i tanti anni attraversati in continue persecuzioni, in mezzo
ad ii 6 P en ° 0h doveva averlo reso assai cauto e consigliato
ad allontanarsi per non rimanere coinvolto in quel processo
ed essere preso proprio negli ultimi giorni di sua vita stanca,
gora ed ornai impotente a sostenere nuovi assalti, a supe-
aie nuovi pericoli, a soffrire nuove persecuzioni.
fai sem P^ ce sospetto, una maligna insinuazione, una
sa accusa da parte di coloro che lo guardarono sempre si¬
nistramente bastavano per mettere in orgasmo gl’inquisitori
già pressati dal rimprovero del Papa, e farli cadere nell’ultimo
760
PICENUM SERAPHICUM
equivoco a danno esclusivo del povero Clareno. Anzi, sotto
questo punto di vista, non ci farebbe meraviglia se il Guar¬
diano di Aracoeli avesse realmente scritto all’Abate di Su-
biaco, ed il Vanni, raccontando il fatto, fosse caduto in una
esagerazione circa i particolari del medesimo. Ad ogni modo
la nostra tesi non rimane indebolita neppure da quest’ultima
osservazione, ed il Vanni resta per noi quello che è in realtà,
vale a dire unico ed equivoco testimonio in un fatto che rie¬
piloga e contiene tutto il valore storico o per la inevitabile
condanna, o per l’assoluzione definitiva del nostro B. Angelo
Clareno.
*
* *
Arrivati, grazie a Dio, al termine di questa prima parte,
contenente i quattro equivoci sui quali abbiamo condotta la
nostra difesa, non ci rimane altro che manifestare con tutta
schiettezza un pensiero che potrebbe in qualche modo gio¬
vare ai dissidenti in quistione. Alcuni, forse, saranno meravi¬
gliati delle nostre franche e sicure affermazioni in questo
diffìcile e spinoso argomento, giudicandoci o ignoranti di altri
documenti che provano il contrario, o colpevoli pertinaci nei
sostenere per partito preso una causa, magari a danno della
storia e della critica moderna, circa un personaggio già di¬
scusso e riprovato dalla stessa storia e dalla medesima critica
moderna. Se realmente ci fossero di questi giudici a nostro
riguardo, in fatto della presente difesa, crediamo nostro do¬
vere fare ai medesimi una breve e semplice osservazione.
Il lungo e laborioso nostro studio ha avuto una sola ed
unica base consistente negli stessi documenti dei quali si sono
serviti colox’o che hanno un concetto del tutto opposto a
quello che abbiamo noi riguardo al Clareno. Abbiamo preso
i punti più salienti e quindi più combattuti : la mistificazione
del nome, il fraticellismo come germinazione clarenitana, d
generalato di questa sètta nella persona del Clareno, le sue
condanne quali risultano dal Bullarium Iranciscanum indicate
sotto il nome di Angelo Clareno. Ora, dai meno benevoli alla
storica e veneranda figura di questo povero reietto, incom¬
preso e perseguitato, sono stati messi in luce, spiegati e di¬
PICENUM SERAPHICUM
761
scussi vari documenti approvanti la sua apostasia, la sua per¬
tinacia rivoluzionaria, la sua propaganda eretica, il suo regime
settario, le sue energiche e terribili condanne. Ebbene, uno
studio più analitico sopra i medesimi documenti ci ha dato
un risultato del tutto opposto. Esistono realmente altre prove
in contrario e più forti per gettare a terra le nostre conclu¬
sioni ? ci si permetta di dubitarne.
Gl’illustri scrittori che abbiamo combattuto con la pre¬
sente tesi sono a noi superiori per valore storico e per forza
polemica: in ciò non vi è dubbio alcuno : dato pure che la
nostra difesa riuscisse trionfante nel campo della critica im¬
parziale, mai perderemmo quella stima che sempre abbiamo
avuta per i medesimi. Ed è precisamente questa stima che
c’impedisce di pensare alla esistenza di altri più espliciti e
più forti documenti contro il Clareno, poiché se tali docu¬
menti ci fossero, i nostri illustri scrittori li avrebbero non solo
conosciuti, ma se ne sarebbero giovati per rafforzare il loro
modo di vedere e di giudicare in proposito, sopprimendo sen-
z altro tanti « videtur » e tanti « fovsan » dei quali sono
piene le loro affermazioni. Ecco perchè non ci siamo presa
premura di fare una ricerca più accurata per scoprire argo¬
menti nuovi : sicuri che le ricerche sono state fatte dai più
competenti, tutto quanto ne è venuto fuori ha formato la
base del nostro studio e dei nostri giudizi: in forza degli
stessi documenti abbiamo confutato le conseguenze dei nostri
avversari.
La tranquilla serenità con la quale abbiamo seguito passo
passo il nostro studio ci ha resi sicuri di non mettere il piede
in fallo : da tutto l'assieme dei confronti analitici ci è risul¬
tata la verità cui abbiamo aderito spassionatamente, forse
alcune volte rendendoci alquanto audaci; però questa nostra
fermezza mai e da nessuno potrà essere giudicata come una
pertinacia colpevole. Solo colui è pertinacemente colpevole il
quale si ostina a rigettare la verità indiscutibile, sostenendo
l’errore certo ed approvato dai competenti o da una suprema
autorità. E’ evidente, pertanto, che non sarebbe qui il caso
di affibbiarci un simile rimprovero, solo perchè ci siamo ser¬
viti di quella innocua libertà di discussione, su di un fatto
quistionabile, la quale è e deve sempre essere di diritto co¬
mune nel vastissimo campo di ogni buona e sana critica,
762
PICENUM SERAPHICUM
senza pretendere d’imporci a chicchessia e senza mancare di
rispetto ai sostenitori dell’opinione contraria.
Siamo riusciti a diradare le tenebre avvolgenti sinistra-
mente la storica figura del nostro Clareno ? Agli studiosi se¬
reni, imparziali, impercritici la franca e leale risposta !
(Continua) pcp.
I NOSTRI SANTI (1)
Martirologio Piceno
8. — B. Antonio da Monteccicardo (2)
« Maceratae, Beati Antonij a monte Sicardo, Confessoris:
vitae perfectione et miraculorum gloria illustris. = Hic tanto
perfectionis ardore aestuabat , ut licet apud Patres Observantes
faìna miraculorum iam corruscar et, ad patres tamen Capuci-
nos convolarit, inter quos sanctissime vitam finivit. » (3)
Il P. Arturo poggia il presente elogio biografico sull’au¬
torità di Marco da Lisbona e del P. Zaccaria Boerio ; (4) il
primo fu contemporaneo al Beato, anzi proprio nell’anno in
cui questi morì santamente a Macerata (1650) il da Lisbona
dava gli ultimi ritocchi alle sue Cronache: il secondo dista
soli sessantadue anni dalla morte del Beato, avendo pubbli¬
cato gli Annali nel 1612. Il P. Arturo, pertanto, tenendo
conto delle asserzioni dei due citati storici, è attendibilissimo
e la sua biografia regge senza meno alla critica più rigorosa.
Non si dimentichi poi che dalla prima edizione del Martiro-
(1) Continuazione , vedi fascicolo n. 4, p. 492-601.
(2) Piccolo paese in provincia e diocesi di Pesaro.
(3) Martyrol. Frane., ed. cit., p. 240-41, 4 giugno.
(4) Da Lisbona, ed. di Napoli 1680, parte 3., lib. IX, cap. XV,
p. 691, n. 49 : P. Z. Bobbio, Annali, t. I, anno 1660, § 14.
PICENUM SERAPHICUM
768
logio (1638) alla morte del Beato erano trascorsi soli ottant’otto
anni. Ecco ciò che dice il da Lisbona : « Frat’Antonio da
Monte Sicardo , stando ancora ne gli Osseruanti, haueua nome
di fare miracoli, e finì santamente la sua vita ne' Cappuccini. »
Nel Necrologio dei Frati Minori Cappuccini della Pro¬
vincia Picena, (1) troviamo che il Beato nacque nel 1470,
fu maestro dei novizi e Vicario Provinciale.
9. — B. Antonio da Urbino
« Ripae-Sardanae (2) apud Castrum Piani-meleti, non
longe ab urbe Fanensi : Beati Antonij, Confessoris: Tertiarij :
Poenitentiae operibus, et signis admirandis conspicui. = Patria
Urbinas, frater germanus B. loannis de quo 22 Augusti. Ter-
tiarius erat, vitamque duxit eremiticam prope Urbinum : ubi
dignos poenitentiae faciens fructus, sanctissime obiit, miraculis
clarus. » (3)
Marco da Lisbona (4), Vitale da Algezira (6), Antonio de
Sillis (6), Pietro de Salzar (7) Luca Waddingo (8) sono gli
scrittori citati dal nostro Martirologio per la breve biografia
di questo Beato. Il più antico è Marco da Lisbona (1660), il
quale sotto l’anno 1438 afferma che: « Nella medesima Città
« [di Urbino] due fratelli delPistesso Ordine [Eremiti Ter-
« ziari] fecero gran frutti di penitenza, e furono da Nostro
« Signore honorati con miracoli ; l’uno si chiamaua Giovanni
« eh’è sepolto nella Chiesa della Monache del Gesù ; e l’altro
« si chiamaua Antonio, questo hauendo (come il fratello)
« abbandonato il Mondo, visse santamente in un Eremo so-
« litario. » (9) Non possiamo riferire ciò che dicono gli al-
(1) Ancona 94, tip. Dorica, 7 gennaio.
(2) Ripae-Sardanae, Saltava , comune in provincia di Pesaro, diocesi
di Fano.
(3) Martyrol. Frane., ed. cit., p. 66-57, 6 febbraio.
(4) Croniche, parte 3., lib. I, cap, 58, an. 1438.
(5) Arbor Eptlogica totius Ord. Frane.
(6) Reg. tertii Ordinis, cap. I.
(7) Lib. IV, cap. 25.
(8) Annales, 1. ed., t. V, an. 1425-XIII ; 1432-XXVII.
^(9) Ediz. di Napoli 1680, parte 3‘, lib. I, cap. LVII, n. 136, an.
764
PICENUM SERAPHICUM
tri quattro scrittori citati dal P. Arturo, perchè non ne pos¬
sediamo le opere. Ecco ciò che dice il P. Waddingo :
« Eiusdem insti tu ti [Eremiti Terziarj] fuerunt, eiusdem-
« que ferme temporis [1432].... Ioannes, et Antimus (corrupte,
« apud Marcum Ylyssiponensem Antonius ) germani Fratres
« eadem vrbe [Urbini] oriundi, etiam miraculorum patrato-
« res quorum posteri or eremiticam, et asperam duxit vitam
« in devotissimo eremitorio Ripae Sardanae apud Castrum
« plani Meleti, non longe ab vrbe Fanensi. Hic postea po-
« suerunt sibi habitaculum Minoritae ; sibi ob aeris intempe-
« riem aedificato altero sub titulo S. Mariae prope Fanum,
« et sancti Lazari templum, deinde tertio intra vrbem ex-
« tructo, secum duxerunt tanquam thesaurum non spernen-
« dum, huius sancti viri reliquias. »
L’anno 1432 è forse quello della morte del Beato ? In
caso affermativo la distanza da Marco da Lisbona, e molto
più quella dal Waddingo, sarebbe alquanto impressionante.
Abbiamo peraltro Mariano da Firenze il quale, ventisette anni
prima del da Lisbona, ci dà del Beato quasi la medesima
biografia : « Antimus [Antonius], germanus eius [Ioannis de
Urbino ],smò eadem Regula [Tertii Ordinis] heremiticam vitam
duxit in heremitorio Ripe Sardane, quem Deus in vita et post
miraculis illustrava. > (1)
10. — B. Antonio Puro da Fabriano
« Eremitae propre Fabrianum, Beati Antonij Puri, Con-
fessoris. = In Conventu Eremitae extra Fabrianum, plurima
virtute emicuit. » (2)
Il P. Arturo poggia questa biografia su l’unica testimo-
monianza del Waddingo : « An. 1422. In Conventu Eremitae
« extra Fabrianum, plurima virtute emicuit Fr. Antonius
« Puerus, vel Purus, cuius felicitati invidens Daemon, ex
« alto loco in hortum Fratrum deiecit. Qui ipsum viderunt
« putaverunt omnino collisum, et mortuum; sed descendentes
(1) Compendi. Chronicarum, Quaracchi 1911. tip. S. Bonav., p. 103.
— Nel fascicolo 1. del Picenum, p. 108, è stato erroneamente detto:
« B. Antonio da Piandimeleto », mentre doveva dire « da Urlino ».
(2) Martyrol. Frane., ed. cit., p. 856-67, 7 agosto.
il quinterno n.4R a
vp.-oo; e stato posposto
vedere il prossimo quinterno.
Spina che sf venera in questa Chiesa riporta due versi.
Aspice viator an ego sim versus amator
Ut vivas morior, non est dilectio maior.
Nel publico Consilio di Città sotto il di 12 Maggio 1482
furono decretati diversi onori alla S. Spina, e “Sri di
mense vttMn T ’’ paS8ato = Quod fe3tum S - C ™cis de
Sanctas^dVclY 0 °" ns " etum «st «uri solemnitas Spinse
tae ad Ecclesiam S. Francisci custodiatur vigore huius
creto C c ° mU " Ì8 Sub «/est i»T
r™ b ' Sebastiani, et fiant processiones ad episcopa¬
to» ““ C ™ tatem - Et quod securitate
Comuni. Tn 111,1 tauto grosso et siijiplicì modo fiat expensis
, “ et Convenuta prò rata una cassa fortis cum tribus
clavibus, vel quod inelius erit una ferrata in muro p"out
FrTf nUS v * quibus duas teneat Comunis et una
Fratres, vel tres si erunt quatuor.
UOMINI ILLUSTRI
mnìtn 1 2 •*’ Gl , ovanni Plco della Serra pio e dotto si adoprò
del Convento e Chiesa. P
anche ' LoiJo ™ 0 Panta da Corinaldo Teologo contribuì
Chiesa nattamenti del Convento, del Portico e della
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S p Economo attento per i risarcimenti del Convento.
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Sftà fu ]°d ^ tU “ 1 ^ letterari, e per la sua ret
La a| 27 Sclera" 6 Cari0he debordine. Morì in Pa¬
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degli archi del portico della Chiesa fece pmie l'Sione
dpides xstos seu corda peccatorum lapidea verbo Domini
Anno I, 1915 - Fascicolo VI.
49
tri quattro scrittori citati dal P. Arturo, perone uun uc p uu -
sediamo le opere. Ecco ciò che dice il P. Waddingo :
« Eiusdem instituti [Eremiti Terziarj] fuerunt, eiusdem-
« que ferme temporis [1432].... Ioannes, et Antimus (corrupte,
« apud Marcum Ylyssiponensem Antonius ) germani Fratres
« eadem vrbe [Urbini] oriundi, etiam miraculorum patrato-
« res quorum posterior eremiticam, et asperam duxit vitam
« in devotissimo eremitorio Ripae Sardanae apud Castrum
« plani Meleti, non longe ab vrbe Fanensi. Hic postea po-
« suerunt sibi habitaculum Minoritae ; sibi ob aeris intempe-
« riem aedificato altero sub titulo S. Mariae prope Fanum,
« et sancti Lazari templum, deinde tertio intra vrbem ex-
« tructo, secum duxerunt tanquam thesaurum non spernen*
« dum, huius sancti viri reliquias. »
L’anno 1432 è forse quello della morte del Beato ? In
caso affermativo la distanza da Marco da Lisbona, e molto
più quella dal Waddingo, sarebbe alquanto impressionante.
Abbiamo peraltro Mariano da Firenze il quale, ventisette anni
prima del da Lisbona, ci dà del Beato quasi la medesima
biografia : « Antimus [Antonius], germanus eius [Ioannis de
Urbino], sub eadem Regula [Tertii Ordinis] heremiticam vitam
duxit in heremitorio Ripe Sardane , quem Deus in vita et post
miraculis illustrava. » (1)
10. — B. Antonio Puro da Fabriano
« Eremitae propre Fabrianum, Beati Antonij Puri, Con-
fessoris. = In Conventu Eremitae extra Fabrianum , plurima
virtute emicuit. » (2)
Il P. Arturo poggia questa biografia su l’unica testimo-
monianza del Waddingo : « An. 1422. In Conventu Eremitae
« extra Fabrianum, plurima virtute emicuit Fr. Antonius
« Puerus, vel Purus, cuius felicitati invidens Daemon, ex
« alto loco in hortum Fratrum deiecit. Qui ipsum viderunt
« putaverunt omnino collisum, et mortuum; sed descendentes
(1) Compend. Chronicarum, Quaracchi 1911. tip. S. Bonav., p. Ù 1 2 '^'
— Nel fascicolo 1. del Picenum, p. 108, è stato erroneamente detto:
« B. Antonio da Piandimeleto », mentre doveva dire « da Urlino ».
(2) Martyrol. Frane., ed. cit., p. 356-57, 7 agosto.
PICENUM SEEAPHICUM
781
Il Buongiovanni nelle memorie delle iscrizioni sopra la
Spina che si venera in questa Chiesa riporta due versi.
Aspice viator an ego sim versus amator
Ut vivas morior, non est dilectio maior.
Nel publico consilio di Città sotto il dì 12 Maggio 1482
furono decretati diversi onori alla S. Spina, e maggiori di
quelli praticati per il passato = Quod festum S. Crucis de
mense Maij, in quo consuetum est fieri solemnitas Spinse
Sane tee ad Ecclesiam S. Francisci custodiatur vigore huius
decreti ut alise Festivitates Comunis sub pena ut est in de¬
creto Festi S. Sebastiani, et fiant processiones ad episcopa-
tum primo et postea per totam Civitatem. Et quod securitate
tantse reliquise cum tanto grosso et simplici modo fiat expensis
Comunis et Conventus prò rata una cassa fortis cum tribus
clavibus, vel quod melius erit una ferrata in muro, prout
securius videbitur, de quibus duas teneat Comunis et una
Fratres, vel tres si erunt quatuor.
UOMINI ILLUSTRI
M. 0 F. Giovanni Pico della Serra pio e dotto si adoprò
molto nei miglioramenti del Convento e Chiesa.
M. ro F. Lodovico Panta da Corinaldo Teologo contribuì
anche esso nei riattamenti del Convento, del Portico e della
Chiesa.
M. ro F. Gio: Giacomo Panta Nipote del sudetto, buon
Teologo, ed Economo attento per i risarcimenti del Convento-
M. ro F. Alessandro di Flaviano Costantini di Recanati
passò con lode per tutti i gradi letterari, e per la sua reli¬
giosità fu adoperato in varie cariche dell’Ordine. Morì in Pa¬
dova adì 27 Febraro 1672.
M. ro I • Gio : Bernardino Ciafìoni da S. Elpidio Teologo
insigne di cui Giovanni Cinalli (?) nella sua Biblioteca vo¬
lante alla scanzia XII.
M. ro F. Leonardo Zanobi da Recanati Teologo e Predi¬
catore. Contribuì al riattamento del Convento, e sopra uno
egli archi del portico della Chiesa fece porre l’iscrizione :
-Capides istos seu corda peccatorum lapidea verbo Domini
Anno I, 1916 - Fascicolo VI.
49
782
PICENUM SERAPHICUM
congregavi! in unum ut sedificent porticum ante templum
Dei honorifìcum P. M. Leonardus Zanobius P. P. anno D.“'
1671. = Morì nel 1673.
M.'° F. Antonio Masi da Recanati di vita molto esem¬
plare e di virtù. Morì con segni di singoiar pietà in Recanati
nel 1685.
M. ro F. Filippo Petroni da Recanati di valente ingegno
e buon Teologo. Si dette interamente alla pietà. Negli ultimi
anni di sua vita visitò ogni giorno il Santuario di Loreto.
Fu unitissimo in carità e virtù al P. re M. ro Masi. Morì l’anno
stesso in Recanati 1685.
§ IV. — CINGOLI (l)
CAPITOLA HIC CELEBRATA
1434. 15 Iunii F. Augustinus de Monte Baroccio
1450. 19 Maii Mag.'°
1501. 4 Iunii Mn. ro Meg. 1 2 ' Paolo (?) de Mercatello
1557. 8 Iunii M. ro Frane. Maur. Gran.
1676. (2)
hanc memoriam erga Seraph. Relig. em pietati Cingulano-
rum poni curavit.
§ V — OSIMO
L’anno sesto mese di Marzo del Pontificato di Gregorio
IX erano stabiliti in Osimo, e nella Diocesi i Frati Minori.
Lo sappiamo da una bolla di questo Pontefice, che originale
si conserva in quell’archivio, che incomincia Ne is etc. Dat.
Ananie idibus Martij anno VI. Con ciò viene a corregersi il
Tossignano, che scrive esser stato fondato questo Conv. nel
Pontificato di Papa Innoc. IV. E perchè a questo breve Gre¬
goriano può addatarsi qualche spiegazione a difesa dell’opi*
nione del Tossignano, eccolo letteralmente.
(1) Anche di questo Convento mancano le memorie storiche e vi è
soltanto la seguente iscrizione.
(2) Nell’elenco dei Provinciali si legge eletto il P. Domenico Con-
tucci da S. Pietro degli Angeli M. r0 in S. T.
PICENUM SERAPHICUM
783
eie 1 S r6g0rÌUS E - P “ e ì Venerabili Fratri E - Auximano Salut.
etc Ne is qui... mvidet valeat exultare si Frates qui continentes
dicuntur compellantur redire ad seculum quod divino intuitu
reliquerunt Fratermtati tue per _Apl. ca scripta mandamus gua-
enus cuna eis per litteras Aposlicas sit concessum ut recipere
pubhca officia, vel nova exactionum aut alterius gravaminis
ubire onera non cogantur Fratres eosdem tue Civitatis vel
Di°c: supradictis et alijs contra literarum ipsarum tenorem
non permittas ab aliquibus indebite molestar! molestai
«Z;2Zlo™Z m eCOk9ÌaStì0am «PPeUtta» postposita
j. p Per sost ®“ ere °he i Frati Minori fossero in Osimo a tempo
di Gregorio IX perchè lo dice il riferito breve fa duopo pro¬
are, che pei Frati Continenti s'intendono i Frati Minori e
non pm tosto i Terziari o i Domenicani. ’
fì . tem P° di Alessandro IV era in Osimo nella Chiesa
de Minori una Compagnia di M. V. e S. Francesco, alla quale
egli concede molte Indulgenze. Licei is etc. Dat. Viterbii VI
idus Novembris anno 111. J
A questo Monastero in virtù di una bolla di Sisto V con-
lermata da Giulio II. i nostri Generali M. ro Egidio d’Amelia
da Roma il dì 6 Maggio 1502 e M. ro Rainaldo Graziani da
Cotignola da S. Salvator in Onda il dì p.° Giugno 1510 incor-
porarono, e suppressero il Monastero di S. Chiara d’Osimo
ridotto mcorrigibile.
Nel libro delle leggi pubbliche d’Osimo scritto nel 1308
si i ipoita un decreto al cap.° = de cereis offerendis = In
Ecclesia S. Francisci FF. Minorimi de Auximo in Festo
ipsius Sancii dum ibi Missarum solemnia celebrante prò
fi 01 6 . 1 P sorum Festorum expensis comunis per Potest Con-
talon. et Priores Cancellarium et Camerarium ofieratur unus
cereu^ponderis trium librarmi! etc., e al cap.» = de eleemo-
inis _ statuimus quod annuatim de mense Iulij de bonis et
bavere nostri Comunis Fratrum. Min: S. Franciscipro tunicis
et alijs eorum mdigentiis viginti libre dentur
CAPITOLI
1441, 1512, 1582, 1652, 1673, 1682, 1708, 1724, 1734.
784
PICENUM SERAPHICUM
§ VI. — CASTELFIDARDO (1).
CAPITOLI
1484, 1486, 1510, 1564.
§ VII. - MONTECCHIO.
CAPITOLI
1442, 1596.
§ Vili.
CON . 10 DI CAMURANO NELLA MARCA ANCONITANA
e fu trovata questa memoria in pergamena sotto l’altare mag.
nel rifabricare la Chiesa (2).
Anno Domini millesimo quadringentesimo trigesimo se-
ptimo, die quartadecima mensis Iulii, Pontificatus Sanctissimi
in Christo Patria et Domini nostri domini Eugenii divina
providentia Papse quarti anno septimo. Ego Prater Petrus
Iustinianus venetus Ordinis Predicatorum licet magnus et mi-
serrimus Peccator sola tamen dei patientia, et Sedis A picee
gratia Reverendi in christo Patria d. ni Ioannis de Caffarellis
de Roma, dignissimi E. pi Anconitan. et Human, dedicavi hanc
Ecclesiam, et hoc Altare in honorem Dei, ad nomem et me-
moriam beati Prancisci Confessoris. In quo posui et recon-
didi reliquias beatorum Martyrum Laurentii et Christophori,
et Ursulse Virginia et Martyris. Et ipsa die dedi Indulgen-
tiam unius Anni, et in anniversario huius dedicationis con¬
cessi Indulgentiam quadraginta dierum perpetuis temporibus
duraturam. In cuius rei Pidem et testimonium hanccartam manu
propria scripsi, et Terribili Sanctissimae Crucis signo signavi. (3)
(1) Di questo convento e di Montecchio mancano le memorie e vi
sono notati semplicemente i Capitoli Provinciali, alcuni dei quali non
combinano colla serie posta al capo I.
(2) Da un foglio separato scritto da un altro amanuense: Vedi Ple¬
num, iSeraph. fase. I, p. 45-61.
(3) Della Custodia di Ancona mancano le memorie dei conventi di
reLoto e Monte S. Vito esistenti nel 1771.
PICENUM SERAPHICUM
785
CAPO V.
CUSTODIA IDI IESI.
§ I. - IESI (1).
Tommaso Baldassini nella sua storia di Iesi pag. 68 scrive
senza provarlo, esser stata donata a S. Francesco dai Monaci
la Chiesa di S. Marco di antica architettura a tre navate con
una porta di bellissimi marmi, in cui dimorarono i Prati Mi¬
nori fino al MCCCCXXXIX e nel MCCCLXXIII vi celebra¬
rono un loro Capitolo.
Papa Alessandro IV con suo breve Cum ad promovenda
etc. Dat. Anagnie X col. lulij an. Il concede Indulgenza alla
Chiesa dei PP. Minori di Iesi per le Peste e loro ottave dei
S.S. Francesco, Antonio e Chiara.
Per le Clarisse di S. Proculo di Iesi dette in que’ tempi
Daministe Innocenzo IV concede il privilegio di succedere
all’eredità. Dat. Lugduni li Kal. Maij Pont. an. V.
L’anno MCDXXXIX essendo stati obbligati i FP. Mi¬
nori di S. Marco ad abbandonare l’antica loro abitazione per
le scorrerie continue di soldati nemici, i quali devastavano e
incenerivano quanto trovavano ottenero dal Vesc. Innocenzo
la Chiesa, e Case della Chiesa Parocchiale di S. Fiorano Martire.
Prima di passare a S. Fiorano, e stando tuttavia in
b. Marco l’anno 1421 Francesco Paolucci da Gualdo dona ai
PP. Min. di Iesi un pezzo di terra.
Papa Eugenio IV approvò con suo breve l’anno 1444 la
donazione suddetta della Chiesa di S. Fiorano.
UOMINI ILLUSTRI
P. Crescenzio Grizi illustrò la sua Patria, e la sua Reli
gione di cui fu il sesto Generale. Fu eletto Vescovo di Assisi
ma non ebbe il possesso.
P. Gualterio fu Vescovo di Iesi l’anno 1246.
(1) Per seguire l’ordine usato nelle memorie delle altre Custodie
pongo in primo luogo il convento di Iesi, quantunque nel ms. Gamba-
lunghi sia posposto a parecchi altri.
786
PICENUM SERAPHICUM
B. F. Gabriello grandissimo Servo di Dio, e si segnalò-
nella mortificazione, onde dal Signore ebbe il dono della con¬
templazione e dei miracoli in vita e in morte. Riposa alla Man¬
dola. Di lui parla il Martirologio Francescano ai 4 Giugno.
F. Bonaventura religioso di dottrina, e di zelo. Scrisse
i sermoni sopra le Domeniche di tutto l’anno. Tenne la ca¬
rica di Prefetto delle Missioni nella Transilvania, intorno a
que tempi, in cui molti suoi religiosi consumarono la vita
con il martirio.
ISCRIZIONI
Franciulino de Franciulini da Iesi Capitano di Fanti
avendo servito il Papa, il Re, di Francia i Signori Veneziani
e Principi d’Urbino con valore e con fede difesa Tortona
combattuto insteccato e vinto messosi in camino per nova
querela da acerba morte pervenuto qui ha deposto il suo
peso mortale adì XI Marzo MDLIIII. Visse anni XLIII mesi
IX e giorni XXIV.
Angelus Islerius equestris Ordinis Comes Palatinus Flo-
rentinorum Senensium Perusinorum Praetor honoratus alio-
runque ac Patria optime meritus sibi ac posteris sacrum de-
dit 1488 Ut Deo placuit almse Urbis obijt.
Petro Simoni Islerio Corniti at equiti sapientissimo de
Liberis de Civibus deque omnibus benemerito qui parentis
Angelique vestigia consecutus prseter Florentiae Ferrariseque
Prseturas non multos etiam Magistratus ac Legationes glo¬
riosissime gessit. Demum acriter apud Clementem VII Pontif.
Max. prò vindicanda liberiate laborat, Viterbij morte inopi¬
nata heu heu cunctisque demortuum lugentibus est oblatus.
Vixit aunos LXX. Obijt MDXXXVIII.
Ioannes Filius prsenotissimus Patri Optimo lacrymis posuit.
Tempore Malatestae de Malatestis Domini Resij et Do¬
mini Iacobi de Bonriposis de Peruxio, Episcopi et Domini
Ardencbi de Papia Potestatis penes ripam Fluminis Aesii in-
ventum est corpus Beati Floriani et hic reconditum mense
Decembris 1411. Qui praecipitatus de ponte in Flumine prae-
dicto martyrio coronatus est tempore Marci et Diocletiani
Imperatorum, et procurante Magistro Mattheo hoc opus de-
coratum D. Floriano Dedicat. MDXI.
PICENUM SERAPHICUM
787
| MDXVII | Sanctona. miles. fueram | De gente. Robertus
ì Quem. mage. complacuit. vivere | mors. rapuit | Siciliaeque
Rex. dubijs | cognovit. in. armis | intrepidum. Urbini | Pesauri-
que. caput | Quem. modo. Gravinae. Dux | Est. expertus. in
omnes | Castrorum. curam | mortuus. hic. recubo.
CAPITOLI
1878, (1) 1532, (2) 1539, (3) 1549, 1554, 1637.
( Continua )
P. Gregorio Giovanardi 0. F. M.
(1) Nella serie dei Ministri Provinciali (Picenum Seraph. fase. I.
p. 47) questo capitolo è omesso, mentre la Direzione del Picenum (fase. V
p. 672-73) lo pone un anno prima coll’elezione di P. Martino da Sammarino.
(2) Nella detta serie è notato l’anno 6533.
(3) Nella medesima si legge l’anno 1548.
COLLEZIONE STORICO
dai libri, dai giornali, dalle riviste
X. — P. Felice Rose limi da Monsampietrangeli
Nel presbiterio della chiesa minoritica di S. Croce in Ma¬
cerata, a cornu epistolae, si vede sul pavimento una piccola
lapide rettangolare avente scolpita questa iscrizione:
HIC JACENT OSSA
R. P. FELICIS DE MTE.
D. PETRI ANGELORUM
0. M. DEFUNCTI DIE
V JULII MDCCXCIX.
1 PP. Pacifico da Recanati, istoriografo della Provincia
Osservante delle Marche, ed Egidio Pagnucci da Statolo scris-
788
PICENUM SERAPHICUM
sero la biografia di questo indimenticabile Religioso : il R.mo
Canonico D. Enrico Bettucci di Macerata, servendosi della detta
biografia ms. e delle memorie registrate da Antonio Natali
sulla Confraternita delle Stimate in Macerata, (1) pubblicò, in
occasione del primo centenario dalla morte del P. Felice, un
opuscolo (2) dal quale prendiamo l’esatta ed intera biografia
del Servo di Dio, senza punto trascurare le note illustrative
che il Bettucci mette in fine del suo bellissimo opuscolo.
Questo nostro Eroe nacque nel ridente Colle di Monsampietrangeli
su quel di Fermo, ai 27 di Settembre 1726, da Bernardino Rosetani e
Lucia Zocchi, che nel Sacro fonte gl’imposero i nomi di Girolamo, Fe¬
lice, Antonio e Serafino. Dopo una puerizia, in cui rifulse un’indole pia¬
cevolissima, pacifica e retta, i suoi genitori, onorati e virtuosi coniugi, e
per sobrio costume chiarissimi, furono tutti intenti ad informare il cuore
e la mente dell’adolescente figliuolo a religione e pietà, e di allevarlo in
quella norma, che rado manca di condurre a sublime virtù.
Ben presto quindi si ebbero essi ad allegrare dell’opera loro, poiché,
educato così a retto vivere il giovanetto, fece tosto conoscere quanto
.grande sarebbe stato in esso un giorno l’amore verso Dio, e quanto ar¬
dente la sua carità verso il prossimo ; mentre quel lasso di tempo, che
gli avanzava dallo studio, a cui fu sin dai primi anni indirizzato, tutto
dava all’orazione, e al sovvenimento dei poverelli e degli infermi. Nè
questo pio costume cambiò egli col crescer degli anni, che anzi con mag¬
gior lena intese allora alla pratica delle cristiane virtù, consacrando a
Dio tutti gli affetti del onore ed a lui votando il giglio di sua purità.
Ma un giovanetto, che aveva già dato segni non dubbi di una così
perfetta abnegazione di sè medesimo, non potea lungamente rimanere
nascosto agli occhi degli uomini, e perciò Iddio, che a prò di essi lo de¬
stinava, non tardò molto a fargli udir la sua voce ispirandogli di dedi¬
carsi a vita religiosa.
Manifestata pertanto ai suoi genitori la divina chiamata ed ottenuto
il permesso di appagare il suo vivissimo desiderio, fu, in qualità di chie¬
rico, ricevuto fra i Minori Osservanti, di cui, ai 25 di ottobre dell’anno
1744, prese l’abito nel Convento dell’Eremita in Fabriano.
Strettosi così al Poverello di Assisi, risaltò di tratto in lui quel ge¬
nio e quelli virtù, che più tardi lo resero preclaro e ben viso appo tutti.
« Imperocché dal suo volto si vide all’istante apparire quella semplicità
« che negli uomini santi si appella virtù, e virtù tale, che rende l’uomo de-
« gno di udire la voce di Dio — cum simplicibus sermocinatio eius. — » (3)
(1) Voi. I, anno 1806, pag. 58.
(2) « Il Sacìieggio di Macerata e il Martire della carità » Macerata 1899, tip-
Sedes Sapientiae, pag. 28.
(3) Ms. del P. Pacifico da Recanati.
PICENUM SERAPHICUM
789
, , E , la , v . oce di Di ,° si , era in vero già fatta udire a lui, che dal basso
dell’Altare maVa ® ^ aU ’ alt ° 6 Sublime grad <> di "*> ministro
dall PaSS t t0 dlfattl » el ritiro 6 nel silenzio, non meno che nell’asprezza
cuST *“/vf g ° r ' Z °° S '“ > 4°, Ud di5« < ‘cliLr“ ,1 a Tòno,s«re
jjomto gradite gli tornasse questa pubblica manifestazione della sua vo¬
lontà di consacrarsi interamente al servizio di Dio.
ninamT P6r far foto il gaudio di cui allora inondava il suo cuore
piacquesi meglio indicarlo colla scelta del nome. Disse : « Ora io sento
Reverendissimi Padri, per ciò in avviSS
^dS^iLTSla^rim? 1 2 3 ! 11116 rÌP T C ° n S ° l6rZÌa gli studii > 6 nell’anno
r*o, iniziato alla prima tonsura, gli vennero pur conferiti eli ordini
detti minori, perchè pietà e studio lo meritavano. S ’
Tr,ai o AVVanZa f d0S1 C0SÌ dl grado in grado il buon fraticello verso Quella
età, a cui teneva sempre fisso lo sguardo, avvenne per dir tutto in
175i e ’off ^ msigmt0 P oi d egh ordini sacri, nella notte del 25 Decembre
Fd V + i Per k Pnma V0lta sull ’ Allar e di pace l’incruento sacrificio
Ed oh notte avventurata, oh memorando avvenimento !... Ci si narra che
tra ì lineamenti della sua semplicità appariva un non so che di divine
« e nel volto infiammato per il fervore della s. preghiIra si leievZ
:
r „ nnf E Stima tant0 P iù s \ acc rebbe e si fece manifesta, quando oenuno
neUa città illT la Vlslta ; del novell ° Sacerdote? lo chiava
gli inferni (H \ aZ? d ° Pe - afflitti ’ Per visitare e benedire
fedS ° he ril30MT “ < > “ H ne ottene-
I, Mentre pero 1 Fabnanesi si allietavano della presenza del servo di
tanTTi g e ’ a d VÌ' rsì W già aperto il campo a opemre sam
re l lo E ; a > S f ra del 5 Lugli <? 1752. Un uomo, traendosi dietro un soma¬
fra LlF 5 “ arn ? S1 ’ Pacchiava alla porteria del Convento ed un
“^ d n°eli: Set 00 "* ““ ^ ^ fondante ”
* ^ - !l
prezza, diceva ad ognuno: « Oh che bella giornata... tutti.'., in Paradiso?,
790
PICENUM SERAPHICUM
Era il P. Felice, il quale, quantunque spossato, per il lungo viaggio
e per il caldo trafelante, pure volle, prima di ogni altro, visitare e ri¬
verire l’oggetto dell’amor suo, Gesù in Sacramento.
Terminata che ebbe il buon padre la sua adorazione e implorata da
Dio la grazia di poter quivi menare santamente la vita, uscì tosto di
chiesa, ed entrato in Convento, si presentò al suo Superiore, e chiesto
il — Benedicite — gli consegnò la lettera di ubbidienza.
Il superiore, dopo avergli fatte le più liete accoglienze, lo condusse
nella celletta di sua pertinenza, lo consigliò a prendere un qualche ri¬
storo, e dar quindi riposo alle stanche sue membra.
Passò poscia il mese di Luglio nella comune osservanza delle opere
di pietà e di religione, attese a riavviare gli studi sacri che non aveva
ancora compiuti, e nel principio di Agosto ebbe l’incarico di andar nelle
Feste a celebrare la Messa nella Chiesa rurale di nostra Signora delle
Misericordie alla Villa del Boschetto dei Marchesi Picei.
La mattina pertanto del 16, giorno sacro all’Assunzione in Cielo di
nostra Donna, si presentò egli, pieno di quella religiosa maestà, di cui
natura e grazia l’aveva ricolmo, ai fedeli di quella contrada, tenne loro
un fervoroso ed insieme eloquente discorso sulla ricorrente festività e
pregò, scongiurò poi i genitori di mandare i loro figli alla dottrina cri¬
stiana ch’egli avrebbe immancabilmente, ogni Domenica, a tutti inse¬
gnato. Vestito quindi dei sacri arredi e tutto acceso dal fervore della
santa preghiera si fece a celebrare la S. Messa.
Era ammirabile nel compire quest’atto solenne. Ci riferirono i nostri
vecchi « ch’ei parea allora non più uomo, ma angelo che conversasse
col cielo. »
Per 37 anni tenne quella Cappellani, e non è a dire quanto egli
ebbe a soffrire in tutto quel lasso di tempo. (1;
La chiesuola è a quattro miglia dal suo convento, ed ei, nulla cu¬
rando la distanza e l’imperversare delle stagioni, scalzo ed a piedi, fra
il caldo ed il freddo, fra le nevi e le pioggle dirotte, la durò sempre
impassibile fino all’ultima festa (30 Giugno 1799) innanzi alla sua mor¬
tale carriera.
E qui, come non ricordare i frutti ricavati dal lungo apostolato da
lui indefessamente esercitato in tutta quella vasta campagna?
Non lasciò passar mai alcuna festa senza indirizzare alle turbe fameliche
che da tutte parti accorreano ad udirlo, parole di conforto e di salvezza.
« Uomo di tutta carità non sapea mai (ci dicevano quei buoni vecchi,
« suoi ammiratori) atterrire i peccatori con i fulmini della divina giusti-
« zia, ma tutti a se li traeva e li confortava a penitenza colle braccia
fi) Verificata la Vacchetta in cui i PP. solcano registrare l’applicazione delle
Messe e il luogo dove erano state celebrate, dal 1 luglio 1752 fino al 4 luglio 179$
così notato : « In questo giorno per Voppressione de' Francesi , convenne lasciar
tutto in abbandono, e darsi alla fuga , e ritrovare al ritorno , 18 Agosto, saccheggiato
il Convento, abbruciata la Chiesa, il refettorio , ed alcune stanze : * rilevammo che
per 29 anni continui, immancabilmejite celebrò sempre in tutte le Feste al Boschetto
ma che poi ora in questa ed ora in quella di Rotacupa solca recarsi, e quindi che
dai 15 agosto 1790 fino ai 30 giugno 1799, come si è detto, mai lasciò di dir Messa
al Boschetto.
PICENUM SERAPHICUM
791
« aperte della infinita misericordia. Per cui era hallo vorU^ • r ,
: ?rr ? i om,e ^ fctto C
(Sdir. Pentìti 0hiedere » l'io perdono. »
q c lrvS‘™ in . tovSdT ‘i “ ■"5
^ pazi f lza ’ e la carita m ispecial modo, con cui facevasi
\t ^ e] f 010 sgomentava assai bene il suo confratello dippmrln •
: s™ le memorie
• ae n 0 r g ida w„to °"rgUéSSo T **
; S;° t0 ^l 11 «Itimi anni del suo ottimo mortalo Hb|riXLi?“onvìen
: ?dtiS==
• gteiS póSrDio^orTn
«he qui^Cb6Cn 0 eoSar rd0 pì4 ToIte “ di *° “>■“"» *>«»
dal Convento per’recarsi afSchettZ^ópo'percTse poc^più^dTSe
W ff s - del P- Pacifico da Recanati.
uL Ictticciuoio ^d^oBiztL 5 !? S^rli Dio sua «*« — cameretta
Srande inverno od estate ancljisq» il aQ i f P eic ^ in caso d intemperie, e nel
cara madre (sempre del Bettucd) ìhe dal°nn ^ a n P 08Hd ' vi - Ci diceva però la nostra
• che il P. Pai ice più vo^te annrofitiò Sin 6 daI padl ' 6 aV6Va udit0 scontare
«andò la notte in continua oratone 7 ma mai 6 p01 mai del letto, pas-
792
PICENUM SERA PHICUM
miglia si avvide dell’errore commesso. Volendo allora approfittare di
quel tempo, clie gli sovrastava per recarsi alla Chiesa, s’introdusse taci¬
tamente in un vano, a pianterreno della casa colonica, che vedesi oltre
la Pieve a destra della via romana (1), e prostratosi tosto dinanzi^ alla
maestà del Signore, che in tutti luoghi ritrovasi, sciolse a lui la piu fer¬
vente preghiera fino ad impallidire, tremare e cadere boccone a terra.
Desto dal rumore il bifolco, che lì presso dormiva, spiccò dall’alto una
scure, e là drizzando lo sguardo, dove ombra od uomo certo gli parea
vedere, fnggi, gridò, o che io... Ah fevìnci , disse, senza punto scomporsi
il servo di Dio, ferma o caro amico, che tempo non è ancora per me di
cader vittima di questo ferro crudele. Ah sì, verrà, verrà il giorno fatale...
Ma ora lasciami in pace deliziar nel Signore....
Cadde a tal voce la scure dalle mani di quell’uomo, di cui non e
a dire, come si adoperasse per addurre le più ragionevoli scuse.
Ma il Padre lo acquietò pregandolo a non farne alcun caso, ed anzi
ad averlo per beffa e per giuoco (2).
Ma se la virtù della santa preghiera lo inflfammiava, non meno io
consumavo la cura e lo zelo che avea per la casa di Dio. L avresti per
ciò veduto la mattina, appena arrivato, e sempre prima di tutti, nella
sua Chiesetta, quantunque or bagnato da molle sudore, ed ora intiriz¬
zito dal. freddo, a non darsi pace e riposo finche, da capo a fondo non
avesse, da se, spazzato il pavimento, scosse dalle panche le polveri e ri¬
fornito l’altare di biancheria, di candele e di fiori i più vaghi ed odo¬
riferi
Qui però non devesi tacere dal riferire, come per far questo, una
disgrazia glie ne incogliesse, e per aver fiori operasse, diremmo quasi,
un prodigio. . ,
E’ dunque a sapersi : che nello spazzare una mattina la mccnia, cn
allora era nella parete sinistra, venne inconsideratamente ad urtare, la
statuetta di cera, rappresentante la Vergine Lauretana, che ivi si vene¬
rava, e così cadde a terra e si ruppe. Questa rottura parve esser dav¬
vero per il povero Padre una vera disgrazia ; poiché si narra « che tutto
mortificato e confuso, tinto di rossore il volto, pieni gli occhi di lacrime
e mandando dall’imo petto profondi sospiri corse tosto a darne conto ai
padroni, e invocando da essi perdono, volle, che lo tenessero obbligat
al rifacimento del danno. » , ti „
Gentilissimi quei Signori lo pregarono caldamente a non darsen
pena : ma egli mal comportando il vuoto di quella nicchia, nella Dome;
nica appresso vi sostituì l’immagine della Vergine del Rosario, che
rimase fino al 1868. . * n
Il prodigio poi, se prestar fede dobbiamo ad un suo conreligionariu
che ce l’ebbe narrato, fu, che ornare volendo l’Altare di certi vaghissim
fiori spuntati nell’orticello di un contadino, questi gli disse, che se
(1) Questa casa, abitata allora dalla famiglia Giustozzi, passò poi ad essere abitata
dalla famiglia Bettucci nel settembre del 1839 . . , lla
(2) Questo fatto, assai noto nella contrada del Boschetto, ci venne ncoidato
nostra genitrice (Bettucci), che l’aveva da’ suoi parenti e da quell uomo stesso, w
garzone, più volte sentito narrare.
PICENUM SERAPHICUM
793
bramava, ci fosse andato di notte a raccorli colle stesse sue mani. E ciò,
parve dire, perchè si avea un grosso cane e mordace da cui sarebbe
stata diffidi cosa il salvarsi a quell’ora. Ma il Padre Felice, sebbene leg¬
gesse nel fondo di quel cuore il rifiuto, pure non volle (forse per con¬
fonderlo e santamente mortificarlo^) ricusare l’offerta. La mattina pertanto,
della prossima Domenica, in cui, dovea portarsi al Boschetto, si presentò
solo, dinanzi all’orticello. Primo a riceverlo fu quel temuto animale, che,
tutto placido in fiero aspetto, corse a lambirgli graziosamente la mano. (1)
Ecco dunque chi egli era il P. Felice, quel venerabile e rispettabile
sacerdote, quel fedelissimo seguace del poverello di Assisi, quell’eroe cri¬
stiano che volle tutto sacrificarsi per la salute e salvezza delle anime.
E che così realmente fosse ce ne da pure manifesta prova il già più
volte citato confratello dicendo : « Avea egli il P. Felice per più anni
edificato la città ed il contado colla condotta di un vivere mortificato,
umile, penitente, esemplarissimo, tanto che nella opinione de’ buoni go¬
deva stima di non ordinaria bontà : quando il rumore de’ trambusti po¬
litici che alla fine del secolo sconvolsero l’Europa, orribilmente faceasi
alto sentire negli stati pontifici, e già molte città del Dominio Ecclesia¬
stico ne aveano sperimantato i lacrimevoli effetti, e Macerata si vide in
istato di addivenire da momento a momento teatro di lutto, di desola¬
zione, di strage, di morte: il P. Felice ne vedea inevitabile questo fu¬
nesto momento e non sapea allontanarsi da quel luogo ove eran per ca¬
dere colpi fatali. » (2)
E non si allontanò di fatto: e... noi lo vedemmo assalire coraggioso
la breccia dell’agguerrita città, e vero Apostolo di pace, predicare la cle¬
menza, il perdono... lo vedemmo in mezzo all’accanimento dell’orribile
strage, frapporsi alle baionette nemiche, per far sentire la parola di vita...
lo vedemmo fra il tempestar delle palle, il frombolar della mitraglia sol¬
lecito ed impaziente di porgere ai moribondi fratelli gli estremi conforti
della religione, di nuli’altro temendo, che di non poter giungere a tempo
a compiere la sua missione... lo vedemmo, fra la crudeltà e la barbarie,
fra la desolazione ed il lutto, colla fronte piagata, col volto insanguinato
affrontare impavidamente la morte per la salute e salvezza delle anime ! (3)
*
* *
Mentre accadevano i tristissimi fatti del saccheggio di Macerata nel
1799, e la maggior parte dei cittadini non atti a maneggiare le armi
fuggiva nell’aperta campagna e riparava ne’ paesi circonvicini o nelle
gole delle montagne, un Fraticello.., in quella notte estrema... piena di
ansie e di timori per il giorno avvenire... approfittando di quel silenzio
ed eludendo la vigilanza delle scolte, uscì oltrepassate le 12, dal suo
(1) Ci venne riferito dal P. Vincenzo Ciccarelli M. 0. di questo Convento e nativo
di questa Città, che l’udl narrarselo da quel contadino medesimo, detto Patrassi.
(2) Ms. del P. Pacifico da Recanati.
(3) Questa chiusura prettamente oratoria risponde ai fatti che seguono, i quali
occupano undici pagine dell’opuscolo del Bettucci, cioè da pag. 16 a pag. 27.
794
PICENUM SERAPHICUM
occupato Convento, e passando per vie nascoste, si avvicinò alla città,
assalì coraggioso la breccia e penetrato là entro si fece tosto e dar prova
dell’ardente sua carità.
Convocò intorno a se gli uomini più probi e moderati, che non ave¬
vano alcuna parte cogl’insorgenti, nè col basso popolo, li pregò, li scon¬
giurò ad interporsi fra i valorosi combattenti, di cui era pur troppo salvo
l’onore per tante vittorie riportate, e mostrando i pericoli, a cui sarebbe
andata incontro la patria, proporre ad essi o di arrendersi a discrezione
o almeno di venire a patti...
La parola animata del fraticello e la fama, ch’ei godeva di santo e
di preveggente, mossero tosto quei saggi uomini a mettere in opera tutta
la loro autorità, perchè si desistesse oggimai dall’intrapreso ed ardito
combattimento : « ma la forza ed il comando della città, essendo insieme
« affidato in mano di pochi, fu motivo, che restasse impedito ogni trat-
« tato, e si perseverasse nella guerra »... ( 1 )
Come il buon Padre si ebbe questa contraria risposta, corse imme¬
diatamente alla piazza maggiore, dove sotto ricco baldacchino e fra ceri
ardenti era esposta la statua di S. Giuliano protettore della città (2) e,
preso da un santo fervore, si prostrò piangendo ai suoi piedi e lo pregò
10 scongiurò istantemente ad ottenergli da Dio la grazia di essere egli
per tutti, egli solo, accettato in sacrificio.
Terminata la fervorosa preghiera, si levò... salì sovra il primo gra¬
dino del gran piedistallo, su cui posava la statua del santo, e, voltosi al
popolo, che fatto consapevole della sua venuta era ivi in gran numero
accorso, diresse ad esso con serenità di volto e placidezza d’animo, brevi
ma affettuose parole, piene di coraggio e conforto.
Disse — che era venuto a seminare la pace, ma non aveva raccolto
che guerra... che il momento era supremo, e terribile la prova: che per¬
ciò fossero tutti rassegnati alla volontà di Dio ed offrissero a lui in
espiazione delle loro colpe la prossima rovina... che egli sarebbe pronto
ad accorrere dove il bisogno del suo ministero lo richiedesse. — Con¬
giunse quindi sul petto le intemerate sue mani, volse in alto lo sguardo
ed invocò su tutti la benedizione del cielo...
Si levò allora unanime un grido di : — Evviva il Padre Felice,
— poiché questo era il suo nome, e parve, che la vista di lui, e quindi
11 suo accorrere incontanente per ogni dove a quell’ora, per consolare gli
afflitti, e confortare i moribondi, destasse ne’ combattenti maggior corag¬
gio e fortezza, e ne’ cittadini tutti la più lieta speranza di sicura vittoria.
Vana speranza però, che ecco l’ora suprema si appressa... l’inimico
furibondo si avanza da ogni banda... non concede più tregua e riposo..*
e già il lutto, la desolazione, la strage, la morte corrono baldanzose per
entro la sgraziata città. L’abbattimento è comune, lo sconforto generale !
Siamo al 5 Luglio 1799, e il P. Felice dov’è ? Ah egli è in un mare
(1) Lettera della Ricci-Vendramin.
(2) Il Magistrato, ad istanza del popolo, fece il giorno 3 collocare in mezzo la^
piazza, sopra un gran piedistallo ricoperto di tappeti, la statua di S. Giuliano, ed or
dinò, che innanzi ad essa si pregasse giorno e notte. (Let. del Maceratese). Questa
lettera fu scritta da Yicenzo Cotoloni segretario del Comnne.
PICENUM SERAPHICUM
795
d angoscio, di dolori, di affanni ! Per lo innanzi le sue parole valsero a
consolare gli afflitti, ad infondere coraggio ne’ deboli... ma ora come?.,
se già un fuoco terribile piomba dal suo Convento sulla sottoposta città...
otto cannoni e quattro obici lanciano granate, piombo e ferro senza in¬
terruzione : lo strepito è orrendo, e orribile il guasto che ne deriva alle
mura, alle case, alle chiese... Rispondono a quella tempesta gl’insorgenti
con qualche scarica del solo cannone che hanno, e colla moschetteria, e
aura per piu di 8 ore ostinata ed indecisa la pugna...
Scorgendo allora Monnier che la maggior resistenza veniva dal for¬
ni? /t 1 1 ° rta , omana ’ f 0ce avanzare due grossi cannoni ordinando di
abbatterlo in breccia, e commise al generai Pino, per atterrire maggior¬
mente 1 difensori della piazza e toglier loro la speranza della ritirata di
avanzarsi ad occupare l’altura del Convento dei Cappuccini (oggi Rico¬
vero di mendicità.) Nel momento istesso che Pino moveva per occupare
la indicata posizione, gli artiglieri rompono il muro di cinta della casa
della Missione, v introducono 1 due cannoni e, appostatili nelle finestre
piu basse, incominciano con un fuoco continuato e distruttore ad abbat-
ere 1 tortino,... ed ecco... fendersi le mura... cadere i parapetti... ecco
aperta la breccia... A quella vista gl’insorgenti sono colti dallo spàvento.
Vanni, che tutto conobbe il pericolo, gridò a’ suoi che stessero uniti
traessero secoloro il cannone, e lo seguissero, perocché, essendo vana la
sperenza di piu oltre difendere la piazza, saprebbe egli condurli a sal¬
vamento. Cosi detto, si mosse, attraversò la desolata città, e uscì col
grosso dei suoi dalla porta del Mercato... Incontra ivi le schiere di Pino...
impetuosamente le attacca e le costringe ad allontanarsi e cedere libero
il passo...
Intanto Monnier, vedendo cessato il fuoco degli insorti sul fortino
mando alcuni soldati scelti all’assalto della breccia... ( 1 ) La retroguardia
e Vanni rimasta a custodire le mura, scagliò sopra gli assalitori il
^uoco della sua moschetteria, e poscia si disperse.
I Francesi corrono per la breccia sull’abbandonato fortino, é se ne
tanno padroni ; dipoi aprono porta Romana, ed un torrente di furiboudi
soldati, quali affamati leoni, si precipita entro l’abbattuta città (ore 13 )
81 tempestano colle fucilate le finestre e le porte delle abitazioni e
chiunque si mostra per le strade e le piazze viene ucciso. Da quel mo¬
mento si gittano 1 vincitori ad ogni specie di eccesso. Atterrano ' a colpi
di cannone la statua di S. Giuliano esposta sulla piazza e i frantumi
danno alle fiamme ; appiccano il fuoco alle case dei Mascalchi e dei Pa¬
nici (A), scaricano un cannone a mitraia nella chiesa della Misericordia e
il Ji? 1 ? Ricci -Vendratnin dice: che i Francesi, per avere una ragione di devastare
i en^tT'peralX e dalle tr “ e > dichiarando, che
1 ( 2 ) De / Mascalchi, come capi degli insorgenti e dei Panici, sul supposto, che dalla
fW CaSa fossero Partiti colpi di fucile, che uccisero un Capitano ed un tambnrrino
ese . e questo dicesi, fu il motivo che diede luogo e principio allo sfrenato eccesso.
n ,? n Tvt? S0 . 10 ( l ueBto -- L Oan.co Baron Narducci, nel libro de’ conti del San¬
ati l e Ìr Mlserico ^ dl ^ di ® u j * ra allo F a custode, scrive: « che se la ostinata resi¬
ti degli insorgenti investi di furore la milizia democratica, molto più la provocò
spinse all eccidio 1 essersi ad essa proditoriamente ucciso l’Araldo, che spedivasi
796
PICENUM SERAPHICUM
14 individui di un popolo inerme, atterrito, che ploravano presso gli al¬
tari, cadono spenti. Nè paghi di ciò corrono da ogni parte al saccheggio...
« Ma è poco per essi il saccheggiare, e nulla pei cittadini il dare quanto
« hanno, biancherie, denaro, argenti, gioie. Si vuole da essi ciò che non
« hanno, o la vita. Molti e molti cadono vittime dell’ingordigia e della
« barbarie . Chi perde la madre od il padre, chi il fratello, chi la so--
« rella, chi la moglie e il marito. L’onestà delle vergini, delle spose,
« delle matrone, delle consacrate ai chiostri e perfino delle vecchie viene
« lacerata col più sozzo e crudele abbrutimento. Tutto si pone a ferro
« e fuoco ; si atterrano le porte delle chiese, si rapiscono i vasi sacri, i
« sacri paramenti... si fracassano con calcio di fucile i cibori, si spar-
« gono per terra e si calpestano le sacrosante particole... » (1)
In tanta desolazione della disgraziata città, in tanto pericolo di per¬
dere tutto ciò che si può avere di più caro e perfino la vita istessa, chi
non avrebbe cercato una via a fuggire, un asilo a nascondersi ? Oh forza
della ^Religione SSma. Solo egli il P. Felice si vedeva aggirarsi per la
città ora con volto ilare e tranquillo, ed ora perplesso ed abbattuto...
parea occupato da opposti pensieri, per il che ora s’incaminava fretto¬
loso ed ora ristavasi... fuggir non volea, rimanere neppure... ma solo cor¬
rere colà dove il suo sacerdotale ministero lo richiedeva... La carità lo
spingeva, lo zelo lo infiammava, la prudenza però lo ratteneva, la carne
gli faceva resistenza. Era un momento di prova. Ma... ecco... l’erompente
fiumana di uccisori e devastatori si apppressa... Allora svanisce ad un
tratto, come soffio di di vento, ogni esistenza, ogni dubbio... si slancia
animoso dove maggiore ferve la mischia e il terrore e lo spavento si
aggira, e... pace, grida, o fratelli pace... per pietà.., misericordia.., perdono...
„ $6 non che, alcuni ctttadini, misurando la preziosità di quella vita
con il lor danno stimato un nonnulla, gli corrono appresso, lo raggiun¬
gono, e Padre, gli dicono, Padre che fate ? deh ! per carità fuggite, sono
rinnegati sapete? e l’abito od il carattere non vi salvano... venite, deh !
presto venite a rifugiarvi in luogo sicuro... — Oh ! io, io cercar sicurezza
mentre tanti cadono vittime sotto il ferro spietato ?... Ah per pietà la¬
sciatemi in pace, e fate ch’io corra a salvar quelle anime, a rattener
quell’acciaro, a raffrenare... ad arrestare quei spietati carnefici !... Ah che
dissi ? spietati... ? no, no sconsigliati essi sono, ingannati... non sanno quel
che si fanno... Ah lasciatemi... non sentite i colpi crudeli? non udite le
grida, i lamenti? non vedete il sangue che corre... Ah Dio, Dio mio...!
. < Ma basta: gridarono quelli; fuggiamo... ecco si appressano, ah caro
Padre... seguiteci... per santa ubbidienza, venite... E in così dire, lo pre¬
sero, e, mentre la furente sbirraglia, invasa la piazza, piegava precipi¬
tosa per la via del Duomo, lo trassero fuori di questa e lo condussero
a salvamento nella casa del cittadino Orazio Ventura. Ma il servo di
Dio, imprigionato in quel luogo, mal comportava, che egli, vissuto per
per una capitolazione, ed un Ufficiale nella via che conduce alla Misericordia, con un
colpo di fucile partito dalla piazza di essa, per cui fu che maggiormente infu¬
riarono contro di questa i Francesi, credendo, che da qui fosse partito il colpo e n
entro si stasse nascosto l’uccisore. »
(1) Lett. del Maceratese.
PICENUM SERAPHICUM
765
« ut esanime cadaver efferrent, sanum, et vegetum invene
: p — ,ocus
de! ^
pertanto, la sua sola testimonianza sarebbe assai poco qua’
lora non fossimo certi di altra fonte, molto anteriore
abb.a servito a lui di base storica pLr la sua nareazk>ne.^One¬
ri ann 01 ? 6 ì? trovii * mo nel Compendium Chronicarum di fr Ma
MÈv&W Infatt 7 VÌ ’ sotto il Capitolo Generale
i manto va (1418), si legge: « Antonius Purus in loco Jìcvp
mÌ!>rclvU - Sementati huius viri Dei in-
minime hsm£ aUa ."‘P' 3 m hortum Fralrum proiecil ; sed
mime lesus, Deum plunmum collaudava. » (2)
li — B. Bartolomeo da Fabriano
nantem summa curiositate aZTt, u/ZZ IZ
•:
lachrymas diffluent, superioris vitae deflenT Institulurrl^Quare
domum reversus, requiem nullam, aut mcem mZZ fT
mn Beutum Petmm praefatum ’ adie ^Z
nt, obtmuentque sme Religioni habitum: quo rado Se in
"nm virtutum genere prò fedi, ut cunctos Fratres in stmorZ
Deootwne ac pietate miro modo ardebat fervebatad
atwnem : post matutinas, nunquam somno indùloebat- sed
TZ’ n 7:z elU0 n mbal: missam «»** ***%££**■
bat, et verbum Dei ingenti spiritus fervore populisannuntia
hat ’ COrpm suum castigato! disciplini ieiZiH, Zt
mtSUZfn?*- v ’ p - 14Wn -
Anno I, 1916 - Fascicolo VI.
48
ruminali'
D
766
PICENUM SERAPHICUM
do, aliisque poenitentiae operibus. Librum copiosmimum corri-
posuit de vita Christi, Virginisque Deiparae, qui Pantameron,
intitulatur : pluraque alia edidit opuscola spirilualia. Demum
missus Lector in provinciam S. Bernardini, commoratus est
amai Conventum S. Andreae Theatis ; ubi paulo post, in su-
premum morbum incidit, et Sacramente Ecclesiae devotissime
susceptis, foeliciter exhalavit spiritum. Floruit ann. 1500. » (R
E’ una biografìa completa e ricca di particolari. .Peraltro
<ci fa non poca meraviglia come l’Arturo poggi tutta questa
minuta descrizione solamente su Marco da Lisbona^ ( ) e non
citi neppure il Waddingo di cui sempre riconosce la grande
.autorità. Due possono essere state le ragioni di questa omis¬
sione: la prima forse perchè Marco da Lisbona era un testi¬
monio più autorevole a motivo della sua maggior vicinanza
al tempo in cui visse il Beato (appena mezzo secolo); la se¬
conda perchè il Waddingo copia quasi letteralmente ciò che
dice il da Lisbona. (3) . . .. T • u a A
Per meglio convalidare la biografìa del da Lisbona e dei
Martirologio riferiamo quanto in proposito scrive Fr. Mariano
da Firenze nel suo Compendio delle Cronache . « n J l °, .
mini 1506. In eadem provincia [Marchiae] etiam vita, doctnna
et sanctitate fulsit frater Bartholomeus de Fabriano, qui ad
Provinciam Sancii Bernardini lector destinatus, ibidem ap
Teatinam civitatem obdormivit in Domino. » (4)
12. — B. Bartolomeo d’Offida
« In territorio Firmano, apud Montem sanctum Picoem
oppidum, Beatorum Ludovici a Petrosara, et Bartholomaei a
Offldà, Confessorum : qui mira sanctitate ac Religione exo '
nati quieverunt in Domino. = Provmciae Marchiae erant
alumni, sanctis virtutibus exornati, in Deum et proximum sin-
(1) Martyrol. Frane., ed. oit, p. 549^0 9 novembre
(2) Cronache, ed. cit., parte 3., lib. VII, cap. XXXIX, n, 1 ,
^^'Annales, ed. 1., t. Vili, an. 1505, p. 69-XX. g .
(4) Ediz. cit., p. 139. - Per gli scritti di questo Beato cfr. S
raglia, op. cit p. 115, »,6TO:to P- 3B -
ancora Wadd. 2. ediz., t. XV, 301 X , >
PICENUM SERAPHICUM
767
Zlriur T(ì) nCtÌ ° PP<dÌ ’ ÌUkqUe Magm vetterali one
Gonza» Tu 0 4 l LT riCÌ S‘ tati daU ’ Arturo ’ « Ven. Francesco
sia morto tipi ® lcc ° me sembra cért0 che 11 Beato
ir nel , 1571 ’ C0S1 l aufcorità dei d «e scrittori è più che
sufficente per la prova critica di questa biografia. P
« miirZmt * Ergastul ° carnis soluti hinc ad astra
migrarunt eodem et uno anno, qui a Christi Nativitate fuit
1571, mime sanctitatis, venerabilesque patres Ludovicus a
« Omda S pic^t 0eCeS1S d FabrÌanae Pag °’ 6t Bartholomaeus ab
< npf d Plcentl oppido, provectae quidem aetatis ambo, curn
« mavfmTT- mÌnUS annUm eOTUm Uter( l ue clauserit,
« maxima religione msignes. » (2)
r 2 ’-F' '^ DD1WGK>: « Uno e odemque anno 1571 eo loco
<< [oppidum Monta Sancti in Marchia Anconitana] decesserunt
p- Vm rellgl0na ’ et vdae santimonia insignes, Ludovicus
a Pierosara, et Bartholomaeus ab Offida Piceni oppidis
« cum esset octuagenarius uterque. » (3) PP ’
13 — B. Battista Varani
« Camerini, depositio Beatae Baptistae Virginia ex eiu-
Principibus Varani, quL primi/vam ’ Sanctae
larae Regulain professa, Camerinense huius Ordinis Mona-
sterium exmde fundavit. » (4)
queste°Bpat« P l iam ° 1 f r ° hè ° P- Arturo non parli affatto di
questa Beata la quale mori un secolo prima che egli compi-
i T M" gi ° c eppure U Waddingo, di cui si scr™
quasi m tutte le biografie, non laveva dimenticata (5). Per-
Batt^t! v° ra dl . fesa . 1 ui , ha luogo. Della B. Camilla-
oattista Varano, il cui culto immemorabile fu approvato da
Gregorio XVI il 7 aprile 1843, , nostri lettori possano avere
(1) Martyrol. Frane ed. cit., p. 631, 26 decembre.
(2) Op. cit., parte II, p. 200, conv. n. XI.
(3) Annales, 1. ediz., t. VII, p. 401-XXIX.
Veniia 1879,“plg. ““gt'gncT dS ‘ ^ aiUSePPI! d “ S "‘ pio ’
(5) Cfr. Wadd., 2,’ediz., t. V, 308-XXXVII; t. XV, 406-XXVI.
768
PICENTJM SERAPHICUM
importantissime notizie, leggendo il dotto e lungo studio sto¬
rico-critico del Prof. Bernardino Feliciangeli sul nostro Pi
cenum. (1)
14. — B. Benedetto da Camerino
« Perusiae, Beatorum Benedicti Camertis, et Antonij Tu-
dertini, Confessorum : vita et prodigiis insignum. = Mirum!
quam quotidiana susceperit incrementa ab ann. 1380 pusillus
grex novae Familiae Observantium, multiplici favore prmcipum
quibus religiosa eorundem vita, exemplarisque conversatio pia-
cebat : et Superiorum Ordinis patrocinio, quod lubenter prae-
stabant: ut in solitariis locis a se derelictis succederent. Hinc
multi ex magnis, et urbicanis conventibus, ad coenobiola haec,
et eremitoria, strictiorem vitam, et arctiorem Regulae observan
tiam amplexuri, transibant : et viri nobiles, opibus et dignitate
pollentes, a saeculo ad eorum societatem, tanquam ad sacrum
asylum, convolabant... Hos secati etiam vita, et prodigiis msignes
BB. illi Patres, de quibus nunc agimus, quorum pnmus concio-
nator habebatur celeberrimus: qui omnes in eadem domumcula
conventus Montis Perusij, virtutibus angelicis exornatam duxe-
runt vitam. » (2) .. , T7 ,
L’autore del nostro Martirologio cita solamente ìl^ Wad-
dingo per questa biografia, copiando quasi alla lettera l’intero
elogio del medesimo (8). L’anno 1384 e 1422 sono le due date
sotto le quali il Waddingo nomina questo Beato, senza dirci
in quale di questi due anni egli volasse in seno al Creatore.
Pr. Mariano da Firenze ci dà un ricco elenco di religiosi dei
quali nel 1450 era grande la fama di santità : « In sanctitate
etiam multi clarebant, licet diversis temporibus, videlicet: Be-
nedictus de Camerino etc. » (4) Possiamo quindi ritenere con
certezza che il Beato sia vissuto nella seconda metà del se¬
colo XIV e morto sui primi della prima metà del XV. ca
testimonianza di Mariano Fiorentino serve di appoggio al
Waddingo e di valida difesa all’asserzione del P. Arturo.
(1) Fase. 5., pag. 581 ; fase. 6., pag. 721.
(2) Martyrol. Fr(incise., ed. cit., pag. 623 ; 22 dicembre.
(3) Annales Minorum, 2. ed., t. IX, 60-1 ; t. X, 61-VI ; t. XY,
(4) Cfr. Archiv. Frane. Hist., an. IV. pag. 128.
PICENUM SERAPHICUM
769
15. — B. Benedetto d’Urbino
Ordinif cL Sempr ° nÌÌ ’ BeatÌ Benedicti ad Urbino Confessoris
Piu«TX C p pu ^ cm0r ^ m ’. 4 uem virtutibus et miraculis clarum
P f 5? Maximus in Beatorum albo recensuit » (1).
Questo Beato e morto nel 1625, eppure non si trova Li
Martirologio del P. Arturo. Il P. Gta e P p P p e da Fermo m ria t
SUme fellamente l’intera biografia dagli Annali del P. Bove-
e dm processi di beatificazione in questi termini : «B Be-
« nedetto dei Conti Passionei, sacerdote santo, superiore in-
<< companbile e defimtore provinciale. Fu ammirabile nella sua
« d V o°r° ne a ì l0 Stat ° rellgÌ0S0 ’ P oichè a ventidue anni [15821,
. tutto l m l6gge ’ circondato dal fasto e dalle ricchezze,
« stondn r Pe f e ner ° sam f te superare ed abbandonare, ve-
< 1W 1 Umi !f n ? tm dÌVÌSa t dei Minori Cappuccini]. Nel-
“ nZa dei dlVmÌ “ 6 de]la Professata regola
« Santa mT ™X GOme ebbe a riconoscere l’istessa noftra
Santa Madre Chiesa, scrivendolo nell’Albo dei Beati. Nella
« nnprA CaZ1 ° ne d f- la ?™ a parola raccolse frutti immensi ed
« sa P n e LTr g l e - La Boemia arnm irò la sua modestia e
« f a tÌn q 1 2 3 4 ? bbe miSS ] onario ^sieme con l’altro beato con-
* fratello San Lorenzo da Brindisi. » (2)
16. — B. Bentivoglio de Boni*
vola*" rw 1 ° P ? Ìdum San ;Severini, in Picoeno, Beati Benti-
lae Confessoris ac concionatons eximij; qui signis et one-
lata est" 18 Pl ^ nUS ’ fr ° ratì0nis a0 “PlatS cumu-
r , = Vlr " oblh genere ortus, audita unita B. Bauli
£ T J aU>r F n0r ' Al ' issim "e contemplatioms
mZZt ’ U Ut Semei *“«•<* a rwdam plebejano
T ffj?’ mm f e M feam, per magnum spatium in aere leva-
£ supra montem, dum orationi vacaret; propter quod ille
Omissis suis benefleijs, factus est Frater Minor. Floruit ann
uv8, maximisque claruit miraculis. » ( 3 )
® S r mP M ndÌ °7 del ^ art L Ìr ° l0g !, 0 ’ ed - cit - P a §- 76 ; Il maggio.
cena ) 29°^^. ^*° ** Cappuccini della Provincia Pi¬
ti) Martyrol. Frane., ed. cit., pag. 628, 25 novembre.
770
PICENUM SERAPHICUM
Del B. Bentivoglio da Sanseverino (De Bonis) abbiamo
già dato un largo sunto bibliografico (1): qui non ci rimane
che rafforzare l’autorità degli autori citati dal P. Arturo,
portando il testo di altre tre fonti storiche assai importanti,
sia per la loro antichità, sia ancora per il loro indiscustibile
valore. Gli autori citati dall’Arturo sono : Bartolomeo Pisano,
Marco da Lisbona, Francesco Gonzaga, Pietro Rodolfo Tossi-
gnano, Piqueto, il Waddingo e Mariano da Firenze (2) : noi
aggiungiamo solamente gli Actus, il Catalogus sanctorum fra-
Irum e la Cronaca dei 24 Generali. Queste fonti, non citate
dal P. Arturo, sono anteriori al Pisano, quindi servono di base
indiscutibile a quanto è narrato nel Martirologio francescano.
1. — ACTUS : « Frater etiam Bentevoglia de Sancto
« Severino, qui fuit visus in aere levatus per magnum spa-
« tium a terra, quum oraret in silva, a fratre Masseo de ea-
« dem terra, qui propter illud miraculum dimisit plebenda-
* tum [plebanatum]. Et factus est frater Minor tam sanctae
« vitae quod multa fecit miracula et requiescit Mori. (3) Qui
« frater Bentevoglia dum staret ad Trabem Bonati (4) solus
« et custodiret unum leprosum, per obedientiam coactus re-
« cedere, et nolens illum leprosum relinquere, imposito illuni
« in humero proprio sic oneratus perrexit a dicto loco Tra-
« bis usque ad montem Sancti Vicini (5), ubi alius locus
« erat, per distantiam quindecim milliariorum, ab aurora in-
v cepta usque ad ortum solis ; quod iter, si fuisset aquila,
« vix forte potuisset in tam modico tempore cum tanto pon-
« dere transvolasse. De quo divino miraculo omnes qui audie-
« runt mirabiliter stupuerunt. » (6)
(1) Cfr. Picenum , fase. V, pag. 635, nota n. 3.
(2) Per le indicazioni di questi autori vedi la citata nota n. 3.
(3) Morrovalle in provincia di Macerata.
(4) Ponte della Trave, presso Camerino.
(5) Stabilire con precisione il luogo dove il B. Bentivoglio si fer¬
masse con il lebbroso non è cosa molto facile. I PP. di Quaracchi, edi¬
tori della Cronaca dei XXIV Generali, dicono che fosse Potenza Picena
l’antico Monte Santo; però si deve notare che da Ponte la Trave a Po
tenza Picena la distanza supera di molto i cinquanta chilometri e che
Monte Santo mai ha avuto l’appellativo di Vicino, mentre Monte Sanvi-
cino è assolutamente distinto dal Monte Santo per la molta distanza del¬
l’uno dall’altro, per altimetria e' posizione topografica.
(6) Cfr. Actus Beati Francisci et sociorum eius, ed. Paul Sabatier,
cap. 53, numeri 3-4-5, pag. 160-61.
PICENUM SERAPHICUM
771
2. — CATALOGUS SANCTORUM FRATE. MINOR.:
« Frater Bentevogla de Sancto Severino, qui, dum oraret in
« silva, fuit visus per magnum spatium elevatus a terra » (4)
8. - CHRONICA XXIV GENERALIUM : « Frater
« etiam Bentevogla de Sancto Severino, qui fuit visus in
« aere elevatus per magnum spatium a terra, cum oraret in
« silva, a fratre Massaeo de eadem terra, qui propter illud
« miraculum dimisit praebendatum et factus est frater Minor.
« Et fuit tantae sanctitatis, quod multa miracula fecit et re-
« quiescit Morri Custodie Camerinensis. Qui dum staret in
« loco Trabis Bonati et solum leprosum custodiret, coactus
« recedere per obedientiam et nolens illum leprosum relinquere,
« imposito eo in humero suo, sic oneratus perrexit a dicto-
« loco Trabis usque ad Montem sancti Vicini ab aurora us-
« que ad ortum solis, et tamen per XV milliaria distat. Quod
« iter si fuisset aquila, vix posset in tam modico tempore
« nisi divina virtute cum tanto pondere transvolasse. » (2)
Ci piace qui aggiungere una notizia ms. che trovasi in un
Libro di Memorie conservato dalla nobile Famiglia Boni in San¬
severino. Descritta l’antica chiesa di S. Francesco, oggi comple-
temente demolita, al foglio 23 si legge : « Di più si vede
« ancora il Corpo del B. Bentivoglio nostro Compatriota nato-
« di piogenie Nobile, e il di cui Padre si chiamò Gerardo, e
« la Madre Albasia, ed essendo la sua Nascita seguita di
« notte, furono veduti all’ora sopra la casa Paterna splendori
« tali qual Sole di mezzo giorno. Hebbero questi due Con-
« sorti. altri tre figliuoli Bonaventura, Antonio e Bonaspè, i
« primi si fecero Religiosi dell’istess’Ordine, e l’ultimo benché
« inclinasse alla Domenicana prese moglie della quale ne eb-
« bei o quatti o Figliuoli, cioè Bentivoglio, Bonaventura, An~
« tonio e Pensabene, che tutti furono Frati Minori, e diven-
« nero eccellenti Predicatori; partorì ancora Malvasia due
« figliole Palma e Pacifica ambedue Monache di S. Benedetto,
« indi poi si sottomesero alla Religione di S. Chiara di As-
« sisi. Fu il B. Bentivoglio allievo del B. Paulo da Spoleti il
G) Edizion® P. Lemmens, Roma 1903, tip. Salustiana, pag. 19, dal
codice di Friburgo, in nota. * 6 ’
7 ^ 1 (2) 3 4 5 6 JV, Aì } aUcta Franciscana », t. Ili, pag. 409. - Cfr. ancora
1 1 del glorioso Messere Santo Francesco e de’ suoi Frati ediz
^ B. Passerini, cap. XLI, pag. 111.
772
PICENUM SERAPHICUM
« quale predicando nella Città di Sanseverino, mentre il
« med. stava in d. Convento di famiglia, et ascoltando le sue
« prediche fece deliberatione di distaccarsi dal Mondo, et
« accostarsi a Dio, e però si ritrovava sempre con esso pre-
« gandolo a dare l’abito, et egli per consolarlo lo levò dalla
« Patria per condurlo in Assisi, acciò S. Francesco con le
« proprie mani le ponesse nell’atto di riceverlo il desiderato
« vestimento Religioso. Ma penetrato da Gerardo la partita
« del figlio lo seguitò con celerità grande talmente, che
« vicino a Nocera l’arrivò, e forzatamente dalla guida, che
« lo menava riconducendolo a Casa, ma continuando il Gio-
« vane tuttavia più con maggior ardenza nella sua Vocatione
« s’accostò novamente al B. Paulo, il quale conosciuto lo
« spirito di questo figliuolo tanto acceso nel servitio di Dio
« si risolve a vestirlo, divenne poi Sacerdote e Confessore di
« tanta perfetione che faceva con l’Oratione, o Sermoni acqui-
« sto grande di Anime a Dio, essendo però egli sempre
« caminato avanti per questo sentiere con tanto profitto,
« ecc. » (1)
(1) Il ms. continua la narrazione dettagliata su vari punti della
vita del B. Bentivoglio, che lo dice morto nel 1225. Non possiamo sul
momento proferire guidizio alcuno in merito a questo ms; lo faremo in
seguito quando sarà necessario completare le biografie dei nostri santi.
Frattanto ringraziamo il Rev. D. Filippo Rossi da Sanseverino il quale
ci ha donato la sua collezione sui nostri religiosi sanseverinati, raccolta
da lui con vera pazienza e rara premura nel corso di tanti anni.
PICENUM SERAPHICUM
778
iliMIS iilftifiCII
dal ms. Gambalunghiano D. IV. 231 del sec. XVIII
CAPO II
Dei Conventi della Marca secondo l'ordine delle Custodie
ARTICOLO IV.
CUSTODIA IDI _A.LT CONA (1)
(Continuazione v.n. 5, pag. 644)
§ I — ANCONA (2)
Da un vecchio ms. custodito appresso il Nob. Sig. Cas¬
sar. ro Adriani da Castelfidardo, ove sono registrate le cose
memorabili di Ancona abbiamo, che lo Rev. P. re Fr. Niccolò
di nazione Ungaro, e dell’Ordine de Frati Minori e Vescovo
n ^? na P er , sua ones t a vita edificò il degnissimo tempio
di S. Maria maggiore oggi dì si chiama S. Francesco delle
Sca e, perche l’abitano li Frati del B. Messer S. Francesco e delle
beale a differenza dell’altra Chiesa in capo di Monte denomi-
nata fe. Francesco Vecchio, e la fondò nel 1828 nella festività
dell Assunzione di N. ra Donna. La qual Chiesa retta di poi
da buoni Sacerdoti, e divoti Conventuali fu aumentata delle
scale di pietra viva, del Dormitorio, delli renchiostri, ed altre
cose necessarie. Nel 1455 li RR. PP. e t in Sacra Teologia
oli PP t7' p ' 644 è stato omesso la parola « Articolo II »
alla Custodia di Fermo, ed erroneamente posto alla p. 652 la parola
« Capo III » invece di « Articolo III ». paiola
$ P ePe mei norie di questo convento ve ne sono due coDie • mi
servirò di esse indistintamente. ^ 1
774
PICENUM SERAPHICUH
Maestri M. Giovanni de Ruggieri, e M. Giovanni Bigozzetti
Cittadini Anconitani la pred. Chiesa fu ornata della degnissima
porta composta di pietre vive con fogliami, et imagini beile.
Fu lavorata da Maestro Giorgio di Sibinico Maestro dignis-
simo di tal mestiere e fu dispeso in essa e scalini rotondili
sta dinanti ducati d’oro mille, e settecento in circa.
La stessa notizia abbiamo dalle Croniche d’Ancona di
Bartolomeo Alfeo, e dalle carte antiche del Monastero delle
Monache di S. Bartolomeo Canonich. Lateranen. In marmo
leggesi l’inscrizione alla porta di Chiesa corrispondente nel
Chiostro in lettere longobarde.
Anno D.” 1 MCCCXXIII in festo Assumptionis Domine
ista Ecclesia fondata est per Reverendum Patrem et Domi-
num Dominum Fratrem Nicolaum E. pum Anconitanum ad ho¬
norem Sanctae Marie Maioris tempore D. ni Iohannis Pape XXII.
ISCRIZIONI ENTRO LA CHIESA
Vicino alla Concezione allato del Vangelo.
Hic iacet D. nus Frater Petrus E. ps Humenus sub annis
MCCCXXXV die X...II Mensis Octobris.
Mausaleo dietro al Crocifisso in caratteri romani:
Patri R. nd0 D. Simoni de Vigilantibus | qui eam ob sa¬
crar. literar. excellentem | peritiam et Xpiane Orationis pre-
stanis | eloquij sui Ordinis Heremitar. Generalis | Magister
esset Anconae Patriae Senogalliae | Episcopus consecratus est
vixit A. LXIII | Belarestisius de Pisanellis... et pietatis... fe-
cit fieri.
D. 0. M.
Benvenuto Stracchae T. C. celeber. qui suis monumentis
| IV. CI locupletavit patriam iuvit consulen | respondendo prò-
fuit civibus gratus. suis ornamentimi | omnibus denique cha-
rus. Fratres et ex Fratre Nepos | Hered. Moestiss. pos. MDLXXIX
| Vix. An: LXIX Leanardo Triumpho virtute | ingenio fide
praeclaro | Baptista Zeno Venetus Cardinalis | Sanctae Mariae
in Portico | Camerario suo benemerenti | posuit | Anno Do¬
mini MCCCCC.
PICENUM SEBAPHICUM
77 &
D. 0. M.
Bartholomeo Antonij de Sclamontib. Fili Nubili genere
nato Anconitano patritio | Senatori preclarissimo Vitae inte-
gntate | virtutibus honoribus meritis insignito | Nobiles Viri
Antonius Alexander et | Hieronimus germani Fratres et Fi-
lij | eorum tam digno immortalitatis honore | Patri octogena-
rio amantissimo | mortuo hoc aeterni amoris monumentum I
posuere anno MDVIII.
Depositum hoc Ioannis Baptistae de | Sclamontibus ex
Equitibus S. Stefani | Commendator ab Augustinianis aedi-
bus | translatum in hoc templum invexit sub I rogit. Hyacinthi
de Cicconibus anno 1686.
D. 0. M.
Io : Baptistae Gratiolio Anconitano Nobili Civi I Qui ad
exemplum Frane. Fratris natu maioris equitis S. Stefani I
in expedit. marit. ictu bombardae gloriose quondam extincti
I eundem mgressus militarem Ordinem sub Ferdinando III |
Magno Etrurie Duce | tormento etiam bellico in eiusdem tri-
remibus peicussus in genu | ab eoque Magno Magistro reddi-
tibus annuis locupletata est | Cosmi etiam II iussu prospera
vectus navi | factus obviam est Turcarum classi I maleque
vumeribus sauciatus menses octo habitus est in catenis I In
utiaque calamitate tam felix quam fortis | Eius ad extremum
liberalitate Principis liberatus | Hac nobis adiectis redditibus
| Armament. Generalis Provisor | Et supremus triremium Co-
missarius creatus est. | Post navigationis annos XXI I rever-
m S t ajPortiim appulit aeternitatis | Anno sai.
M. D C. XX!V VI Idus Augusti Aet. An. XXXIII | M. VI.
a XX. h. XIX. | Michael Ioannes Rinaldinus eques S. Ste-
pbani ex Test, haeres | atque ades Io: Baptista Gratiolus no-
minatus | Avunculo optimo et de se optime merito monumen¬
tum hoc ) P. C.
D Falconeria q. Ugolini Ugolini sub 29 8bris 1356 re-
hquit Eccle. S. Mariae Maioris Ord. S. Fi-anc. ut ibi fieret
unum_altare^S. Francisci, in quo Guardi. 8 et Lector eligerent
ex I ribus unu Presbit. qui continue ibi caneret missas et Di¬
vina officia; et prò dote altaris, ac sustentatione Presb. reli-
776
PICENUM SERAPHICUM
quit domù suam, et terram camporum... In omnibus aliis suis
bonis mobilibus et immobilibus hseredem instituit Conventum
S. Mariee Maioris de Ancona.
UOMINI ILLUSTRI
F. Giovanni, ohe fu Inquisitore del S. Uffizio nella Marca
nel 1324 e Vescovo di Sinigaglia nel 1328.
F. Pietro Vescovo di Umana eletto nel 1323 morto in
Ottobre del 1335 e seppellito in S. Francesco delle Scale.
F. Eustacchio Arcivescovo di Leupanto nel 1345.
F. Lorenzo Inquisitore del S. Ufizio nella Marca l’anno 1333.
F. Simone Inquisitore della Marca Anconitana nel 1337.
F. Antonio dotto Professore di Sacra Teologia vivea nel 1387.
F. Giovanni de Ruggieri M. r0 in S. T. per la cui opera fu
eretta la sontuosa Porta di Chiesa nel 1455.
F. Giovanni Fatati Maestro in S. T. fu Procurator Ge¬
nerale nel 1465.
F. Giovanni Bigozzetti d’Ancona Maestro in S. Teologia e
Ven. Padre del suo Convento essendo stato molto ingegnoso
e atto al governo. Fu Ministro Prov. le della Marca nel 1474
(per) sei anni (1) con somma sodisfazione dei Superiori, con
onore e fama sua. Fu autore della bella facciata di Chiesa,
ove appare il suo sepolcro. (2)
F. Iacopantonio Ferduzzi o Ferducci Maestro in S. T. di
grande ingegno, dal 1514 per 20 anni Procuratore Generale,
Vicario Apostolico nel 1533 e Generale dell’Ordine nel 1534.
Fu grato ai Frati, e venerato dai suoi Anconitani, benché
andasse poco in Ancona. Passò al Vescovado di Martorano.
F. Bernardino Stracca Maestro in S. T. Provinciale della
Marca nel 1663. Era stato Segretario dell’Ordine.
F. Vincenzo Venanzi Maestro in Sag. T., corse le Regenzie
di Rimini e Venezia, fu eletto Provinciale l’anno 1640. Stampò
in Ancona alcuni parti del suo ingegno nelle scolastiche e
lettere umane.
(1) L’elenco dei Provinciali della Marca nel capo I di queste Me¬
morie pone il Bigozzetti Provinciale per soli tre anni, dandogli per suc¬
cessore nel 1477 il P. Oattarino dalla Penna S. Giovanni.
(2) Nella prima copia della storia di questo convento è scritto: Fu
a parte nel merito dell’insigne Porta di Chiesa.
PICENUM SERAPHICUM
777
CAPITOLI GENERALI IVI CELEBRATI
. _ u celebrato un Capitolo Generale in Ancona l’anno
i?- !? °^ 1 fu elett0 Onerale il P. M. Bonaventura Pio Ca¬
melli da Costacciaro.
CAPITOLI PROVINCIALI
Abiamo la memoria dei seguenti Capitoli Provinciali te¬
nuti in Ancona. Il primo nel 1234, (1) nel luogo vecchio a
Capodimonte, il secondo nel 1339, (2) il terzo nel 1563 il
quarto nel 1626. ’
(NOTIZIE SUL VECCHIO CONVENTO DI CAPODIMONTE)
n • i L i aa ^° 1219 San Francesco dopo aver celebrato il suo
Capitolo Generale in Assisi indirizzò il camino alla Città di
Ancona, dove sperò di trovare l’imbarco di oltremare per
andare a predicare al Soffiano. Vi si trattenne fino alla’metà
di Agosto, e nella sua dimora dimandò, ed ottenne un sito
per i suoi Frati fuori di Città sul colle detto Capodimonte,
sotto S. Caterina. Le cellette di quei primi religiosi, corri-
spondeti al rigore di povertà e penitenza, di cui era investito
U banto 4 ondatore, si conservarono pel corso di circa due
secoli. Rifabricato il luogo intorno al 1425 fu conceduto ai
discepoli di F. Paolo Trinci, che in Italia gettò le fondamenta
dell Ordine Francescano Osservante. Il B. Gabriello Ferretti
Anconita.no e Frate Osservante ampliò il luogo con loggia
dormitorio, orto e abitazione dei Frati. E nel secolo XVI e
successivemente ridotta Chiesa, e Convento nella forma pre¬
sente. ^
In un libro incominciato l’anno 1387 essendo Pro. le F. An¬
tonio da Pesaro, e vivente M. ro Antonio d’Ancona Dot. Teo-
(1) Nel suddetto elenco dei Provinciali trovasi il Provincialato di
del m 4 ° ,tJ 6r p Celh 116 a 23 \ - perÒ '?■ ritenuta comunemente la data
ael 12d4. (Vedi Picenum Seraphicum fase. II p. 206.)
(2) Ivi è notato il P. Ugolino da Brunforte eletto nel 1340 data
accettata anche dalla Direzione del Picenum Seph. fase. IV. p. 526.
778
PICENUM SEBAPHICUM
logo si legge un inventario di cose prestate dal Conv. oggi
delle Scale al G-uard. del luogo vecchio (cioè Capodimonte)
sotto il dì 7 febb. 1391. (1)
§ IL — MONTEFILOTRANO (2)
(ISCRIZIONI)
D. 0. M.
Iulio Santuccio de Montefilotrano Ord. Min. Con. mori-
bus ac doctrina preclarissimo, Gymnasiorum Patavini, Bono-
nien. et Neapoli Xisti V iussu Romae Theologiam publice
profitenti Alexandro Card, de Montealto familiari et Concio¬
natori egregio S. Agathae Gotorum sub Clemente Vili Epi¬
scopo inter doctissimos viros ad gravissimas prò fide cath.
controvarsias dirimendas ex universo fere orbe convocatus
consultori primario Scotilantium omnium sua tempestate Prin¬
cipi obijt Romae die XXY Decembris Anni MDCVIII sepul.
in Eccl. SS. XII Apostol.
Iacobus Sanctucius I. V. D. Nepos Patruo Suo dilectis-
simo benemerenti posuit.
D. 0. M.
Inspice Lector | Hic cinera A. R. P. Magistri | Iosephi
Mariae Achoretti de Monte Philotrano | iacent | sanguine
fuit clarus | Morum integritate clarior | humilitate claris-
simus | In divinis psalmodiis assiduus | coenobio suo in
acquirendis domesticis | studiosus | semper extitit | Lector
admirabilis adiiciam ut magis admirari | profunda sco-
ticae mentis doctrina | laudabilis vitae honestas | ponderata
in negocijs prudentia | incommutabilis ingenuitas | admirabilis
affabilitas | vetustae aetatis temperantia | Longeva sobrietas |
animum eximij Patria pulcherrime coronarunt | animam, ut
(1) Questo libro si conserva in quell’Archivio n. ro (Nota del ms.)
(2) Di questo convento mancano le memorie e sono soltanto ricor¬
date le epigrafi nella Chiesa, segno evidente che questo articolo era
come un’appendice che si riferiva al testo che nel ms. manca.
PICENUM SEBAPHICUM
779
ispeiare fas est in coelis coronant | perpetuoque coronabunt
I Quamobrem j Ad maiorem aeterni numinis gloriam | Ad
amatissimi defuncti nominis memoriam j Ad conservandam
excelsi nominis honorem j Unanimes huius Conventus Patres
| hoc signum candidissimi amoris | posuere | Obijt die 25 men-
sis Augusti 1731 | aetat. suae an: 86.
Hic iacet | Ad. R. P. Mag. Ioannes Angelus Barattanus
| Philotranensis Ord. Minorum Conventualium | In uno nomine
epitaphium legisti et elogium | Audi minus quam legisti !
Doctum praedicat cathedrae facund. suggestae | providum su¬
premi Ordinis Coenobia | et Provincia quam rexit | Commis¬
saria Generalis titulum grandem | superavit virtute mùnera
quae gessit | meruit quae non gessit | gloriose vixit ad an-
num LXXIII | Vivit adhuc apud Ordinem benemeritus | apud
omnes fama | Vivit apud PP. huiusce Conventus | qui monu-
mentum hoc excitarunt | diu duraturum in marmore | Nun-
quam occasurum in cordibus | Anno D. ni MDCLXXXVI.
CAPITOLI
1560, 1667.
§ HI. — RECANATI
Innocenzo IV Quoniam ut ait etc. Dat. Lugduni Vili
Gal. Decembris an. Ili concede Indulgenza a chi darà mano
a compiere la fabrica del Convento e Chiesa incominciata dai
Frati Minori di Recanati. E con altro breve al Rettore della
Marca Libenter etc. Dat. Perusii idibus Martìj anno IX vuole
che sia proibito alle Monache Agostiniane fabricare vicino al
uogo dei Prati Minori di Recanati: proibizione confermata dal
apa Alessandro IV con sua bollo ad Alemanno Fiorentino
Rettore della Marca, Dilecti fllij etc. Dat. Laterani 111 idus
Martìj anno II.
A questa nostra Chiesa concedono molte Indulgenze Ales¬
sandro IV Cum ad promovenda etc. Dal. Anagniae X col.
lulij anno p. e con altro breve Licet is etc. Dat. Viterbij VI
idus Novembris anno III qual breve fu dato per i Confratri
e Sorelle della Società di S. Maria e S. Francesco di Reca-
780
PICENUM SERAPHICUM
nati e per i giorni delle loro adunanze. Niccolò IV Vitae pe-
rennis eie. Dat. apud Vrbem vet. XV cal. Aug. an. Ili per
tutte le Feste di M. V. S. Frane. S. Antonio, e loro ottave.
Di Angelo Vescovo di Recanati e Macerata, di F. Leone Ve¬
scovo di Fano, di F. Francesco Vesc. di Pesaro perla Festa
di S. Giambatta, e per la Consecrazione della Chiesa (1) La
pergamena ha i suoi sigilli. Altra concessione del 1880 per
le Feste del Signore, della B. V. degli Apostoli, del Corpo
di Cristo, di S. Francesco, S. Antonio, Ludovico ed altri
Santi, e di S. Benvenuto da Recanati. La concessione è di
Pietro Nazareno, Guillelmo d’Antivari Arcivescovi: Giordano
Acernen. Angelo Grescitan. Sergio Cataren. Madio... Dolfo
Dunen. Bernardo Diagorganen. Giovanni Camplan. Martino
Galban. Stefano Plaren. Giovanni Brin. Guilelmo Taurisien.
Vincenzo Marten... Columben. Giovanni Cassan. Malerio Gal-
lipòlit. Bonifazio Sulcitan. F. Sinibaldo Osimano, Giovanni
d’Urbino Vescovi. Dat. in Avignone.
In questo Convento sono stati celebrati più Capitoli Pro¬
vinciali. 1215, (2) 1304, (3) 1355, 1438, (4), 13 Aprile 1474,
17 Marzo 1544, 14 Giugno 1555, 1570, 1577, 1640, 1655, 1688.
In una parte di muro corrispondente in Coro v’è un
Epitafio guastato di parole = D. 0. M. ilea (?) ex nobili Ale-
mannorum... octavum supradecimum... gens viva virtutum om¬
nium una... dolore Recina tanto, et... atis et probitatis ese...
potiretur febri labora.ns... re a superìs rapta est... issos. Zam¬
pine I. V. D. lacri... dulciss. Coniug. b. m. p. Die Dominico
XIV Iulij anno... nati Verbi 1538.
Sotto il quadro dell’altare di S. Francesco si leggono i
seguenti versi: Hic Benvenuti clauduntur membra Beati.
Sanctorum multee reliquiseque manent.
In mezzo alla Chiesa in un gran lastrone — Sepulcrum
insignis legum Doctoris D. Antoni) de Benciolis de Canario
et suse familie, Obiit annis D. ni 1451.
(1) Queste Indulgenze furono concesse al tempo di Urbano VI come
dice una nota del ms. . . n1l7
(2) Il primo Provinciale della Marca fu eletto ad Assisi nel 1210
(Vedi Picenum Seraphicum fase. I. p. 45, fase. II. p. 202.
(3) Questa data è discussa dal Picenum Serapli. fase. IV. p. 52o-
(4) Questa data manca nelle serie dei Provinciali del ms. (V. Pi¬
cenum Seraph. fase. I p. 47.)
PICENUM SERAPHICUM
79 7
tanti anni in questa città a bene de’ suoi simili in temnn di
dopo ave, da loro ricevo,i taoti favori, aolJT teipo TgueJ i*
quel momento m cui essi tutto venivano a perdere perfino lievita stficJ
sciagura!° “ S1 ° Ur ° d ° V6SSe ri § uardare con occhio indifferente tanta
Trovò TuUimitere r ?l t f ^ ^ °^° a P iedi 6 lo spinse ad uscire...
, u * f® 1 padrone di casa e fu costretto a cedere per un
istante alle preghiere di lm p dì mmiin a,- i, • • . . p^r un
ì:::,""*’ ie ** » «<»<*<>
dagsfpZSZ 0^
nei uman cuore. Ma... egli e già disparito dai loro sguardi e corre là
tfoKSevr da fuoco per »
Passi0ne del Divino Maestro, va ripeTendo° « TPu'n nSla
con M i r:il^ re t ar PUr 1V1 s . occorso ad un moribondo, si avvenne
con altri giacobini, che, appena vistolo, quali belve affamate •
Z Tri ‘. d S’ 10 fr; pertS^X ri dSSS
dei denti, il mandare degli urli infernali, il pronunziare delle
rende bestemmie, gli scaricarono tale „ colpo di spada alla }r£ Z
B.ereJV'vmóV.” feAbbli» 1 ?' £ r "’"" 1 3 » qe.l»h. «..vi-
fono poste delle guardie, perchè fossero Breservfì* a V arent ‘ nell ’armata irancese fu¬
turi, di Viscardi, di L berati ^ di T™h,?^,T a- te f. dal , sacch eggio. Si notano quelle di
Ventura, dove fu ’refùgi £,^r q uS“Santè’ Il ^ La Casa deI
(oggi detta dell’Ospedale) N 2 di pronrietA. dÀllo ,C ^’- 6ra < l uella Slta ln V1 »
felli dice: - In quei momenti di lE » ì I . Gl ? r S® t . ti -. Rifatti il Pagna-
0 'Pregarono, lo scongiurarono a fuggire ma e Ji 6 ’ , aCU . nl ‘? ttacllm > visto il P. Felice
ufficio, lo presero a forza e lo portarono ’in casf di h 8lsten ^°> P er compiere il suo
da noi, ivi rifugiati, con segni di consolazfone r«ee ° !? dentimi., dove fu accolto
Azioni. Prosegue Quindi a file nllt ? ■ raccomandandoci tutti alle sue ora-
■b» d.l TSriTtiTftì," 4 * * l, '° P "re riferito
Anno I, 1915 - Fascicolo VI.
ezian-
60
798
PICENUM SERAPHICUM
come morto lo lasciarono disteso al suolo... Ma quantunque ei fosse cosi
ridotto agli estremi di sua vita, per brevi istanti potè vivere ancora a
conforto di quell’infelice che a calde lacrime lo invocava... Come vide
dopo lo smarrimento, da se dilungati 1 carnefici, raccolse quan
nell’anima, e quindi, pian piano premendo coll'una mano il terreno,
coll’altra facendo scudo alla mortale ferita, si levo coraggioso, ed app g
giatosi al muro, tentennando, pur venne all’uomo moribondo. Gli si pro¬
strò tosto dinanzi, la via gli additò del Paradiso, e ^ Dl ° ^ ra JÌ C0 “^ e
unitamente all’anima sua. Ma... oh Dio!... che nell atto, che il sangu
dell’uno con quello dell’altro mesceasi, e pareva gridar al cielo vendetta
nell’atto che quel misero spirava nelle mani dell uomo santo... L uo
santo pure spirava nelle mani di lui... Un colpo di fucile rinnovandogli la
crudele ferita, lo rese all’istante cadavere sopra il cadavere
l’infelice da lui soccorso... Ahi gallica barbane di quanti delitti fosti rea
m ^II fragor dei tamburi verso sera pose fine al saccheggio, ed alla
strage. Duecento ottanta quattro Maceratesi giacevano estinti, tra 1 qual
COnt ^hLhne nt e i carnefici e predatori stanchi di bottino e di strage
uscirono dalla città, e i cittadini approfittando allora diquel moment
di tregua uscirono a raccogliere e seppellire 1 cadaveri. (A)
Il P Felice fu Tultimo ad essere calato nel cemetero della Ghie
di S. Francesco, oggi Caserma dei Carabinieri, sperandosi a tempo mi¬
ni t a preziosa morte del Servo di Dio avvenne, conforme noi l’abbiamo descritta,
p° co »V* stX ”««ìz i.»
WgÈmmmmmm
^ g j^bffrbàramente colpito, cessò di vivere sull’istante ed
ivi g”acqu 8 e fino alfa sera; quindi nella notte il suo cadavere fu recato m un di quei
mÌSe iÌ NaUfi’purlfc^-^The mentre sfocava a darTJu"ultimi aiuti di nostra S.
Religione a quelle vittime, che venivano scannate dalla barbane dell mso en e>
?atò g grondante anch’egli dì sangue, cadde finalmente qual altro mantme di canta
Ùa ?/ 1^‘ptifico concludere mentre egli, il servo di Dio, nulla curando la morte,
sollecito correva dove più prossima passala
tare, snudata la sciabola, lìnlla curando gli oltraggi, corse a
S. Maria della Porta S. Giorgio.
PICENUM SERAPHICUM
799
™ S nella chlesa dell’Ordine — *
quel punto appiccato il fuoco alle chiese fuor di città' ’ “
fo^FeceTucST c ì cZTZt
Cappuccini, la chiesa e sacrestia dei Domenicani e la oasa^^So’c^
zione non li K In libertà che «colatili di fucila¬
sse taglie ’ h6 d ° P ° 11 evenuto pagamento di rigo-
SS
: S
: Tivi^troTd lr ‘ ,Sp0rtato , nelIa °d<» di fuori le” m»S( 2 )
Erano scorsi presso che 7 anni da che il o
chiesa di S Michele oliando il p ’ct h \ S ’ cor P° «posava nella
m STiL d3 , r t ‘ An ‘ir° dis - M “‘ fu»™
bre'là» t “d 1 ' a d C ” ra 'd' 0tte ” Uto P " rCÌ ° ” e ““^e°f3tà S ndZlÌ e Oto
bre 180b, diede ordine espresso alla sua religiosa Famiglia i iV
gnare le Teneri TeTp ^elte^’h 011 ^ 6 ’ C °H funerale onora nzk, accorila 8 ^
t Michele 6 traspo^tatr ii^ Convento. m ^ Sarebber ° state da
di canapa, morì if 26 *Mag^ Antonio, soprannominato Schiumi, negoziante
«. 't p, ' in “ «'?■*,» ■>"-»
(Vedi Istrum. Pepi, 29 Ottobre)/ P Fl ° nte Maggiore. Fu distrutta nel 1834.
(3) Dalla memoria scritta, comunicataci dol Ai x? o r>
te oh * ivi 11 pop< " 010 "««*" z;: n i£zì
800
PICENUM SERAPHIOUM
Nulla prima di quest’ordine aveano saputo i sudditi religiosi, nulla
i cittadini : e, perchè tutto segretamente fosse eseguito, si stabilì, di pas¬
sare fuori della città. .
Ma Iddio, che ora voleva far manifesta la gloria del servo suo, piu
che fatto non avea per lo passato, parve assai diversamente disporre.
Poiché la lieta novella in un momento, quale elettrica scintilla, si spande
da un capo all’altro della città; e il popolo tutto, quale mare m tempe¬
sta, si agita, si commuove, e ad ogni sbocco, ad ogni via corre, preci¬
pite, si affolla. La chiesuola di S. Michele è ad un istante gremita di
gente. La Confraternita delle Stimate, con uno slancio ammirabile e
senza che pur molti degli accorsi Fratelli ancor sappiano, perche si ve-
stan di sacco, si provvedano di fiaccole, prodigiosamente si unisce, si
ordina e frettolosa si porta ad onorare la salma beata.
Volendosi, come si disse, passare fuori della città, no, gridarono
tutti, no: il campo della gloria tomi glorioso a vedere, dove sangue e
vite ei diede per la salvezza delle anime.
« E così (riprende il suo confratello) più con 1 segni del culto, che
« tra le cerimonie del funerale, come in trionfo passò quel S. Corpo
« sorretto da 4 religiosi per quei luoghi medesimi ove pochi anni ad-
« dietro avea lasciato la vita per la salvezza eterna delle anime. »
E qui, dicevano i cittadini piangendo, qui il sant’uomo si ebbe quel
terribile schiaffo, qui udi ripetersi quella orrenda villania, qui quel sar¬
casmo pungente... e qui... oh ! qui fu che gli cadde sulla fronte il colpo
fatale, qui svenne, qui si rialzò, è questo il muro che, brancolando, per¬
corse, e qui, sì qui fu, che immerso nel proprio sangue spiro 1 anima sua
benedetta.... e benedetto in eterno... ora sta in Paradiso.
Dopo un andare a rilento per la calca del popolo, che si premea
d’ogni intorno per baciare la coltre che ricopriva le venerate spoglie
del glorioso eroe, alla fine si giunse in Convento.
La chiesa di quell’albergo felice, quantunque assai vasta, rigurgitava
di gente in modo, che molto vi volle per ottenerne l’ingresso.
Deposto il ieretro ivi nel mezzo, per tre giorni si tenne esposto onde
dar libero sfogo alla devozione dei fedeli, che venerar lo volevano. Pas¬
sato il terzo di si apriron le casse, e quantunque 7 anni fossero tra¬
scorsi dalla preziosa sua morte, pure, meno il capo, ove il ferro 1 aveva
piagato, tutto il resto intatto era e flessibile, quasi fosse ancor vivo, senza
mandare neanche il piu leggero fetore.
All a, miracolosa incorruzione del corpo, aggiunse Iddio ancor altr
prodigi operati per intercessione del fedele suo servo, i quali mossero la
pietà & de’ devoti a ritrame la pia naturale effigie in rame. Resta ac¬
cora viva la memoria della guarigione di un misero oppresso da doglie,
e della restituzione dell’udito ad un infelice sordo.
Il cadavere chiuso entro tre casse riposa nel Presbiterio della Chiesa
di S. Croce in Macerata.
PICENUM SERAPHIOUM
801
XI. —
L’infanzia di Sisto V. (l)
indorare te 1 stìHe d? r aut ™ no ’ a11 ora ln CU1 P are che il sole si alzi per
udorare le stille di rugiada ancora tremolanti sui calici dei fiori di mac
nava M""? h^ 0 ’ lacero > ai Piedi di una collina che domi¬
nava il villaggio delle Grotte a Montalto nei pressi di Ancona Dei maiali
gironzavano qua e à, ed a volte si allontanavano pei sentieri m presto
ritornavano presso il fanciullo, richiamati dalla vigilanza di un bravo
arbone di cui la razza va estinguendosi giornalmente II ròccolo
guardiano era un fanciullo singolare. Non mostfavl p^T dLi ? ann?
propriaàliti S P n7 di r“5 e ?P ress *one di spensierati alle^SL'
propria alla sua età. Dolcemente sdraiato sulla verde e fresca erbetta
un“Cbo dfa„°.7r al CÌel °' 8d P“Vda fcr credere
un lembo di quel limpido azzurro si fosse staccato dalla gran volta ner
posarsi sotto le umide palpebre del fanciullo. Dalla bocca sdegnos a P e
fiera, usciva, quasi mormorio, un canto triste e lento, e senza nreoccu
parsi dell aria alquanto fresca della mattina, lasciava che il venticello di
autunno gli accarezzasse i riccioli biondi. venticello di
Ad un tratto fu bruscamente distolto dal sogno in cui nareva as¬
sorto, dai ripetuti latrati del cane, seguiti dal rumore di un P passo ne
Qmm e di ri una C voce f ° SCrÌCCh l° lar di foglie secche cadute dagli alberi.
We VrAlZaf 98 " “ S " di ™ 1» *„d. più
• fanciullo si alzò di scatto scuotendo la bionda testa, e scorgendo
in colui che gli parlava un religioso, con rispetto rispose:’- Buon pa¬
dre, la via piu breve è la più difficile ed anche la più pericolosa - Non
Zd?’ dimmfd mi °’ h l° A a sb ? gare Una c °uimissione P che non ammette
ritardo dimmi dunque di dove devo prendere per giungere più presto
Aspettate disse il fanciullo battendo la palma controra fronte
rSnj riZ t r_7r; id “' e - ,6n ? f s:
• . ‘ lenite con me, altrimenti potreste smarrirvi, o peg-
gI °pi7“ ^ alche b. 0 ™ ! - Ma il tuo armento? - chiese il reigiosf.
- Piffero farà la guardia. - Chi è Piffero ? - domandò il frate Ma
già a questo nome, il barbone aveva alzata la testa intelligente e fissava
iLZSiZV gr “ di “t, ° hi "Ì’ gialli ’ «pressivi
nX glfdù^ der6 M Un C ° mand0 ’ onde fu come a risposta che il villa-
tanare SLa 7 A ™ 0 ™ ve > guarda le bestie e non le fare allon¬
tanare. — Quindi, prendendo pel sentiero che costeggiava in discesa la
montagna, soggiunse : - Venite, buon padre. - bg
malgrado da , * an ^ a gentilezza, e specie dalla bellezza del fanciullo,
! K ^ che / lc °P rivano 1 a PPena le povere membra delicate è
ti chiajJ? lgi m S r lntavol ° con Ini la seguente conversazione: — Come
ti chiami? _ Felice Peretta a servirlo - rispose il bimbo. - E tuo
L, descrizione è poeti», ,u. Sm prive ,iF.. t o i uM taLX «*•
802
PICENUM SERAPHICUM
padre che fa ? — Ahimè, nulla. — Te ne dispiace ? — chiese ancora il
frate con interesse — forse è per questo che quando t’incontrai scorsi
sul tuo volto una nube di tristezza? — Oh! per me — disse Felice —
sono nato nella miseria e non ci soffro, ma mi dispiace per il babbo, per
la mamma, per la sorellina Camilla.... — Allora tuo padre vide dei giorni
migliori ? — Mio padre fu costretto a fuggire dalla Dalmazia quando
Amurat II verso la fine del XV secolo vi pose l’assedio, e di ritirarsi
in uno dei suoi castelli. Poi, nel 1518, durante la guerra tra Leone X e
il duca d’Urbino, gli furono devastati i suoi domini, quelli di Montalto
ed altri ancora, e si ritirò nel villaggio delle Grotte. Io nacqui in quel¬
l’epoca. — Hai dieci anni? — fece il religioso dopo breve calcolo. —
Sì, padre, e Camilla ne ha cinque. Se la vedeste Camilla, com’è carina !!
— Le vuoi molto bene? — E chi non ama la sua sorellina, padre?... —*
Ma seguita a narrarmi qual era la causa della tua afflizione quando ti
ho incontrato. — E’ grande, padre — sospirò Felice — vorrei diventar
ricco per veder contenta la mia famiglia, ma ho un bel cercare, non ne
trovo il mezzo. — E quale sarebbe il tuo ideale ? — Essere papa —
rispose Felice senza esitare. Il frate rise di cuore. — Non è piccolo il
tuo desiderio. Essere papa ! ? — disse. — Prima di tutto bisogna essere
molto pio. — Oh ! lo sono ; prego sempre il Signore tutte le sere... — e
molto buono, molto giusto, generoso, umanitario.... — Lo sono, lo sono,
lo sono — rispondeva il fanciullo ad ogni osservazione.... — molto
colto principalmente.... — Ed anche questa volta Felice stava per rispon¬
dere con sicurezza, lo sono, ma al momento di aprir bocca si arrestò. —
Lo sei ?... gli domandò il frate sorridendo. — Non so leggere neppure —
rispose Felice scoraggiato. — Bisogna imparare — gli disse il frate. —-
E come ? chiese Felice sullo stesso tono — mio padre è sempre fuori
cercando di ricuperare almeno una parte dei suoi domini perduti : ed
in casa nessuno sa leggere, nè la mamma, nè Camilla, nè i maiali,
e neppure il povero Piffero, molto intelligente però. — Ed al villag¬
gio ? — Al villaggio delle Grotte ? — esclamò Felice — ne sanno
quanto noi... Ma eccoci a buon porto — soggiunse il bimbo ferman¬
dosi — andate sempre dritto. Ancona è al termine di questo viale di
aranci, io torno al mio gregge. — E già s’incamminava quando il
religioso lo fermò. — Cosa vuoi in ricompensa del tuo disturbo? —
Qual disturbo ? — chiese meravigliato il fanciullo. — Il disturbo di
avermi accompagnato. — E lo chiamate disturbo ? — fece ingenua-
mente Felice. — Forse ti ha fatto piacere ? — Non tanto — disse
sorridendo il bimbo — ma benché non sappia leggere nè scrivere, e mia
madre lo stesso, ella m’insegna, che nostro Signore ci comanda : Fai al
tuo prossimo ciò che vorresti fosse fatto a te, ecco perche v’insegnai il
cammino, parendomi che trovandomi nel vostro caso, mi sarebbe tornato
utile avere un conduttore. — Con tali disposizioni e buoni sentimenti,
tu potrai, certamente, un giorno diventare papa — disse il religioso
ma bisogna imparare a leggere, a scrivere, e molte altre cose ancora.
— Ma come, ma come ! ? — disse Felice quasi stizzito. — Ecco — ri¬
spose il padre — sono frate al convento di Ascoli. Vieni, e domanda
del Padre Pacomo : sono io, e sta sicuro che sarai bene accolto. E sic-
PICENUM SERAPHICUM
803
ZZI - tSlSl"?-.»».- ridendo padre Pa-
Il frate ed il fanciullo si lasciarono.
*
* *
da etoXTlwdefdtoomi "ri.™ in modo
r «-* b„«andotd,Vrr to ^ ! s rt™i?lVnl T?°-'
“iTd^r itt 6 ' 0 ' - EgU è ^ " deJnTò
a tutti, ai tuoi maiali °al' tuo de V *• P - la ?- gere ed a federe di te
suo figlioVnerfmeX -“ella ^Sdard^S^r^ir^T^
un discorso da buon figliuolo o-rirlA le • , llce - Ecco
figliuolo quando sarò pipi 1 E S but ~ S T bu0n
ellina che l’aveva seguito nella corsa T > so gg lunse la sorel-
papa. - Poveretto - did n n a ‘ ~ Lo saro anche quando sarò
ironica - figurarsi papa un ^w!!? ° 0n T a le ^ lera tinta di pietà
da domani H gSerò più P ° ? P ° r “ ! ! “ Cosi
la madre - e tu non soltanto li’ T che ? azzia ! ~ gridò
subito, all’istante 1 — Aspetta Pn t ^ arderai domani, ma vi tornerai
cando alla sua donna -Tasci’a ammic-
sia, vuol lasciarci, sia, ma dove tdrl? Lui vuol farsi papa,
passata - disse Felice in tono dì ~ ' , n0n a g lsco mica all’im-
romano. Quindi Z^lViZltrToo fpadre* PaXo Tld
mone, e l'invito del religioso di entrar Si 000^0 di AscoTi TTto
e la sua donna, bi scanbiarono uno sguardo — Peno ;i ™ -I
Felice ha dieci anni, e se i frati di A^oìi vor rlTriotZ^Al^o
804
PICENUM SERAPHICUM
che ricevermi ! mi aspettano ! — Sì, anzi sei desiderato ! — osservò Ca¬
milla con ironia. — Ho vinto ! — gridò Felice battendo le mani, poiché
egli leggeva l’assentimento del padre nella sua fronte serena, e quello
della madre in una lacrima che le brillava sul ciglio.
*
* *
Ed il domani quattro persone rifacevano lentamente il cammino del
sentiero già fatto dal Padre Pacomo la vigilia. Erano Peretti, Fortunata,
Felice e Camilla. L’ex guardiano di porci ascoltava in silenzio e serio
le ultime raccomandazioni di suo padre. Giunti al crocevia, la piccola
comitiva si fermò per separarsi. Camilla nel dire addio a suo fratello
mandò dei gridi acuti, e la madre, facendo scivolare nella mano di Fe¬
lice un ducato, inondò di lacrime la bella fronte di suo figlio.
Un istante dopo, di queste quattro persone, tre riprendevano trista¬
mente la strada delle Grotte, mentre Felice, disinvolto e svelto, tra l’ad¬
dolorato ed il contento, guadagnava lesto la riva del mare; però, di tanto
in tanto volgeva il capo verso la collina verdeggiante dove in compagnia
di Piffero e del suo armento aveva trascorsa l’infanzia.
Ed ecco che Felice cammina, cammina attraverso la campagna per
tre giorni. Ad ogni capanna si ferma in cerca di ospitalità che tutti gli
accordano. Ma in città è diverso. Tutto bisogna comprare, perfino un
mucchio di paglia per posare il capo stanco. Non più i gentili pastori
che dividevano con lui pane e polenta, non più le buone comari che
l’accoglievano in casa come loro figliuolo, nè carri che si fermavano per
farlo salire e risparmiargli buon tratto di via soleggiata. In città Felice
dovè pensare a cambiare il suo ducato, fino allora. conservato con cura,
se voleva soddisfare i tanti bisogni necessari alla vita. Ma Felice, fin dai
più teneri anni, accarezzava un sogno, un bel sogno che mai aveva po¬
tuto realizzare : possedere un paio di scarpe. Ed una bottega di calzolaio
par messa li per tentare il fanciullo dalle aspirazioni ambiziose e ardite.
Continua l’autore:
Egli si fermò estasiato, guardando alternativamente i suoi piedini nudi
-e gonfi pel cammino, ed il bel paio di scarpe lucide, nuove, sfusate a punta,
basse, un vero gioiello, quindi ancora i suoi poveri piedi, e senza esitare
chiese al calzolaio: — Quanto? — Un ducato. — Un ducato. — Era tutta
la fortuna di Peretti. Ma che importa? egli stava per cederla con la spen¬
sieratezza e la leggerezza della sua età, quando il padrone vide il nuovo
oliente impallidire, venir quasi meno, allontanarsi di corsa, attraversare
la strada ed avvicinarsi ad una bottega di panettiere dirimpetto alla sua.
Ma ancora là, la medesima indecisione pare dominare il ragazzo che in¬
vece di entrare si ferma, ed un attento osservatore avrebbe potuto ve¬
dere i grandi occhi del bimbo andare dal calzolaio al panettiere, dal pa¬
nettiere ai suoi piedi e viceversa.
In quella, due persone passavano, uno vecchio, l’altro giovane. Dal
vestire parevane religiosi, ma un ampio mantello li ricopriva totalmente
da non lasciare scorgeva a che ordine appartenessero. Si avvicinarono al
PICENUM SERAPHICUM
805
n“ ag T dÌ ^
miei piedi. — Lo vedo bene ma e noi ^ d . Ucato ,’ questo panino ed i
— E poi?... il resto s’indovina da se^ tir, f msiste 1 vecchio religioso,
il pane non posso comprare le soamn ’ am6 6 i S ° n ° scazo > se compro
comprare il pa^e e Zl tlT’ f compro le scarpe non posso
sciarmi dolere i piedi sarebbe meglio, soffrire la fame ola
pre il pii, q ' ,6StÌOne - dÌS “
e vieni a mangiare con me... Mezz’ora donn ì i ~L compra le scarpe
i suoi compagni discorrpnrln i P 7 dice sedeva a tavola con
•mici,.. CMM -«•* —hi
i°, nd cL 8ì „: «t, “r a
chiodo sono ?i „ vane , e / h0 v te ^ 0 se .”“ n t re °Tir P „^ Egu è ™-
«ligiosi Pi “ <*"“*. d “
la parola. Si alzarono di tavola ° 10 ^ com P a gno ripetè
senz n epp ur e* rin,graziare" 11 S pana°’ ,b & dÌ SaSS0 ’ a bocca a P erta >
cato. Untante fumare ^ ruote ^ ^ bd *
con fracasso, tolsero Felice dal suo stupore ’ TI 1 p qUipa ^ X che Privano
quella città, era ripartito per Roma. P Papa dl passa gg io m
convento^/ Ascob°' dove Tu^wmlto prei ^ ara raccrmandare Felice al
la intelligenza precoce, la buona condottT^K* sua . attltudine agli studi,
benevolenza dei superiori nel temnn «t ® , meritarono in breve la
gli attirò la gelosia dei confratelli P fir eSS ° < j die d S ?° carattere ardente
fin da bambino avevasodato Lori™* lo * lst ° lse dalla carriera che
teologia, esimio predicatore nei principali èrgami Sia P £° f6SSOre ì n
generale del suo Ordine a Bologna Tn!,Io g d Italia, Commissario
singola carica spiegò tanto zelo ^ Li <pilsldore a Venezia, ed in ogni
che sapevano donde fosse venuto. ^ ° d& meravi g liar e tutti quelli
chi gli ^biasimava 3 quest^atto, ^ispos^sc^erzando 6, a , fu ^ ire > a
t&SrJySSF!' a ROma ’ n0n b0 creduto Lctll 6t r fSmi
prossimo alla morte, ^FeliceIhfrettf So» 1006 ?^ % S reg0rÌ0 XI11
, e r enee Ceretti, allora cardinale di Montalto, aveva
806 PICENUM SERAPHICUM
osservato, che non sempre in favore al merito ed all’ ingegno i cardinali:
votavano, ma al pili debole, al piu tardo di età davano il voto.
Ed egli che fa ?
Si ritira dal mondo, ostenta di non poter camminare senza bastone,
si fa vedere curvo, e non discorre altro che della sua salute malferma,,
della sua morte, del luogo dove dovranno seppellirlo.
Ma non appena il suo nome fu estratto dall’urna, si vide una cosa
strana. Si alza il nuovo Pontefice dal suo posto, butta per aria il bastone
ed intona il Te Deum con voce sì vibrante e ferma, da ripercuoterne la
sala. Alle meraviglie degli astanti, rispose sorridendo : — Non vi stupite.
Prima, cercavo le chiavi del Paradiso, ed era naturale che per trovarlo
io me ne andassi curvo, la testa china; ma ora che le ho trovate, non
fisso che il cielo, non avendo più bisogno delle cose della terra ! —
Felice Peretti ascese al trono pontificale il 24 aprile del 1585 di
anni 64 e col nome di Sisto V.
CONVENTO MINORITICO DEL SS,Il CROCIFISSO IN TREIII (l)
-=>S-£S8S=-SO—-
V. — I Superiori del Convento
Come i nostri lettori avranno veduto sul Picenum, il
convento minoritico del SS.mo Crocifìsso in Treia ha una
speciale importanza storica, sia per il modo con il quale sono
stati chiamati i religiosi alla custodia del Santuario, sia per
le dirette relazioni dei medesimi con il Magistrato, sia per i
vari trasporti del SS.mo Crocifisso in città, sia finalmente
per le grandi opere di restauro ed ingrandimento compiuti
da religiosi nel convento e nella Chiesa dal 16/1 ai giorni
nostri. Possiamo dire con verità che in due secoli e mezzo
di custodia di questo Santuario i religiosi hanno dato non
solo prove indubbie della loro scrupolosa premura nell’adem*
pimento del loro dovere, ma si sono addimostrati veri zelanti
perchè il Santuario tosse realmente tale, cioè assumesse gra¬
fi) Continuazione : vedi fase. 1, p. 6-21; fase, 2, p. 149-162; fase. 3,
p. 299-311 ; fase. 4, p. 441-449; fase. 6, p. 660-668.
PICENUM SEEAPHICUM
807
torio di Tr.io x 8010 nel «stretto terri¬
torio di Treia, ma anche fuori, da lontano. I Religiosi dal
Comun 0 d, Treia hanno ricevuto il SS.mo Crocifisso da cu-
stodire, ma la chiesa, che conteneva nn simile tesoro non po-
— S “ 0;00me l’abitazione
noichi t J,' ? !' " on l ,oteva chiamarsi un convento
poiché la chiesa ed il convento nel 1671 non presentavano
altro che un resto di vecchio fabbricato ridotto^n pessime
, dlZ1 °2 1, senza com °dità, senza bellezze artistiche^ senza
valore Era necessario fare tutto di nuovo, spendere somme
ngenti, sostenere un lungo, paziente ed energico lavoro Ma
tutto questo incontrava un primo e forte ostacolo nllla con
dizione stessa di coloro che il Magistrato forzatamente chia
mava alla custodia del SS." 0 Crocifisso. La voce di Dio sì
ra fatta sentire nella voce del popolo, e la voce del popolo
domandava i frati di Forano, cioè Religiosi della più stretta
osservanza in fatto di povertà. Diciamo forzatamente perchè
a cuna ecclesiastica ed il Comune hanno tentato una reazione
al volere popolare, riflettendo che una famiglia di poveri frati
fiancescani non avrebbe potuto dare al Santuario quel decoro
e quella pompa richiesti dalla classica importanza q del SS -
Crocifisso e dalla intensa devozione del popolo. Ma la voce
delta 10 n a t0 gÌUdÌZÌ ° dei ’^tori del Comune e
la Chiesa camerte, ed i frati di Forano presero definiti
vamente la custodia del Santuario. P
Nel lungo periodo di due secol’i e mezzo la famiglia re-
Superiori Tn V “T Ò 8tata retta 6 ^ uidata da 202
le condì : - q a 1 a™ haM0 avut0 altra mira che migliorare
tSTn , S r r° : Si ha Un ver ° crescend0 Attività
bili -il restauro fl fr dtìan ?. ar81 P er trovare mezzi indispensa-
mii al es j aui °, all ingrandimento, alla decorazione; una pre¬
mura assidua per 1 aumento del culto esteriore e della iute
nere pietà del popolo verso l’adorato Crocifisso^Pertanto fi'
temuto ostacolo della condizione povera di questi custodi è
stato superato di gran lunga dallo zelo dei medesimT ouaH
si sono m ogni tempo addimostrati veramente degni sotto
ogni rapporto, del tesoro affidato alle loro mani. La loro stessa
femezza ne sostenere in varie circostanze il diritto ed il do-
e richiesti dalla loro condizione e dal loro officio sta a
testimoniare non la mancanza di convenienze o di rispetto
808
PICENUM SERAPHICUM
all’autorità civile ed ecclesiassica, come da alcuni è stato giu¬
dicato, ma il rigore esemplare, e spesso virtuoso, nell’esatto
adempimento pel loro delicatissimo officio di custodi respon¬
sabili. Veri guardiani del convento, della chiesa e della clas¬
sica immagine del Crocifisso, non hanno mai risparmiato se
stessi, anche a costo di non lievi sacrifici, perchè la famiglia
religiosa fosse al popolo treiese di esempio, il Santuario più
rispondente alle giuste e sante esigenze del culto cattolico
ed il Crocifisso più amato, più venerato da tutti.
Ciò poi che reca non poca meraviglia si è il vedere come
questi custodi, i quali si succedevano, specialmente prima del
secolo XIX, di anno in anno, avessero tutti eguale premura
e identico zelo per il caro Santuario : creata, diremo così,
una specie di tradizione dai fortunati Religiosi che vennero
a Treia nella seconda metà del secolo XVII, questa si è comu¬
nicata, incarnandosi in tutti i superiori sino ad oggi: essere eletti
a reggere la francescana famiglia riformata di Treia, equiva¬
leva ad essere destinati all’esercizio di una premura eccezio¬
nale per il Santuario. In nessuno dei tanti conventi piceni
crediamo essersi verificato un simile fatto. Quella divina vo¬
lontà, manifestata a voce di popolo, la quale eleggeva i frati
di Forano a custodi di questa ammirabile e taumaturga Im¬
magine del SS. mo Crocifisso, ha disposto che i Superiori dei
medesimi rispondessero in ogni tempo all’alto compito cui
venivano eletti.
Ecco l’elenco storico di tutti i Superiori del convento
minoritico del SS. mo Crocifisso in Treia :
1. —
Anno 1674
— P. Claudio da Iesi
2. —
» 1675
— P. Lodovico da Iesi
3. —
» 1676
— P. Claudio da Iesi
4. —
» 1677
— P. Angelo da Filottrano
5. —
» 1678
— P. Francesco da Staffolo
6. —
» 1679
— P. Giuseppe M. da Iesi (1)
7. —
» 1681
— P. Michelangelo da Iesi
8. —
» 1681
— P. Fnlgenzo da Iesi (2)
(1) Cfr. Archiv. Prov. Refor., voi. « B », Atti Capitolari 1646-1680.
(2) Il P. Michelangelo da Iesi fu eletto nella Congregazione il 18
aprile : il P. Fulgenzo da Iesi nel Capitolo dello stesso anno il 19 set¬
tembre.
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9.
10 .
11 .
12 .
13.
14.
15.
16.
17.
18.
19.
20 .
21 .
22 .
23.
24.
25.
26.
27.
28.
29.
30.
31.
32.
33.
34. ■
35- -
36. -
37. -
38. -
39. -
Anno 1682 — p.
^ 1685 — p.
» 1686 — P.
» 1688 — p.
» 1689 — p.
» 1691 — p.
» 1693 — p.
» 1693 — P.
» 1696 — P.
1697 — P.
» 1700 — p.
» 1701 — p.
» 1702 — P.
» 1703 — P.
» 1704 — P.
» 1705 — p."
» 1706 — p.
» 1707 — p.
» 1707 — p’
» 1709 — P.
» 1711 — p.
» 1712 — P.
» 1713 — p.
» 1715 — p.
» 1716 — P.
» 1716 — P.
» 1718 — P.
» 1719 — P.
» 1720 — P.
» 1722 — P.
» 1723 — P.
Paolo da Monsano
Agostino da Iesi
Lodovico da Iesi
Angelo M. da Iesi
Sebastiano da Sanseverino
Clemente da Potenza Picena
Angelo M. da Iesi
Clemente da Potenza Picena (1)
Tommaso da Poggio Cupro
Lodovico da Staffolo
Francesco da Cupramontana
Giuseppe da Treia
Francesco M. da Potenza Picena
Piancesco da Poggio S. Marcello
Benedetto da Iesi (2)
Giuseppe M. da Casteldemilio
Lucio da Montefano
Giuseppe M. da Castelbellino
Quintiliano da Iesi (3)
Carlo da Treia
Antonio M. da Macerata
Francesco da Treia
Carlo da Treia
Bonaventura da Belvedere
Stefano da Corinaldo
Francesco da Treia (4)
Lucio da Montefano
Pietro Francesco da S. M. Nova
Francesco da Treia
Bartolomeo da Iesi
Giannicolò da Iesi
ne.^1 ““ «E*
anno il 18 ottobre. ' ’ ^ umtlIlan0 nel Capitolo del medesimo
da Corinakuf fSTSSwT , de ' ? febbraio 1716 f " »>»“» « ?• Stefano
P. Francesco da^efa P ‘° “ < » UeS ‘ 0 st6ss0 16 U
810 RICENUM SERAPHICUM
40.
—
Anno
1724
—
P.
Antonio M. da Macerata
41.
—
»
1725
—
P.
Carlo da Treia (1)
42.
—
»
1737
—
P.
Francesco da Treia
43.
—
1741
—
P.
Nicola da Morro
44.
—
»
1742
—
P.
Nicola da Belvedere
45.
—
»
1743
—
P.
Filippo d’Agugliano
46.
—
»
1745
—
P.
Bonaventura da Monteroberto
47.
—
»
1746
—
P.
Angelo M. da Monsano
48.
—
»
1748
—
P.
Francesco M. da Casteldemilio
49.
—
»
1752
—
P.
Filippo da Cingoli
50.
—
»
1753
--
P.
Tommaso da Treia
51.
—
»
1754
—
P.
Bernardino da Macerata
52.
—
»
1757
—
P.
Giambattista da Domo (2)
53.
—
»
1759
—
P.
Pasquale da Cingoli
64.
—
»
1761
—
P.
Giambattista da Domo
55.
—
»
1764
—
P.
Giuseppe M. da Staffolo
56.
—
»
1765
—
P.
Giambattista da Domo
57.
—
»
1767
—
P.
Bernardino da Belvedere
58.
—
»
1768
—
P.
Pasquale da Cingoli
59.
—
»
1770
—
P.
Tommaso da Treia
60.
—
»
1771
—
P.
Nicola da Iesi
61.
■ -
»
1773
—
P.
Angelo Nicola da Iesi
62.
—
»
1774
—
P.
Teodoro da Filottrano (3)
63.
—
»
1777
—
P.
Giuseppe M. da Staflolo
64.
—
»
1778
—
P.
Teodoro da Filottrano
65.
—
»
1780
—
P.
Fortunato da Cingoli
66.
—
»
1781
—
P.
Ignazio da!;S. M. Nova
67.
—
»
1782
--
P.
Pietro da lesi
68.
—
»
1785
—
P.
Raffaele da Morro
69.
—
»
1788
—
P.
Bernardo da Belvedere
70.
—
»
1790
—
P.
Settimio da Iesi
71.
—
»
1792
—
P-
Raffaele da Morro
72.
—
»
1794
—
P.
Pietro da Casteldemilio
73.
—
»
1796
—
P.
Stefano da Monsano
74.
—
»
1797
—
P.
Pietro da Casteldemilio
(1) Cfr. Archiv. Prov. Refor., voi. « D », Atti Capitolari 1705-1725.
(2) Nell’/lrc/wÀ Prov. Refor. manca il voi. «E », Atti Capitolari
1726-1756: i Guardiani eletti in questo periodo sono stati desunti dal
Libro Maestrale ms. del 1727.
(3) Cfr. Archiv. Prov. Refor. voi. « f », Atti Capitolari 1757-1776.
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88 .
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92.
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94.
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97.
98.
99.
100 . •
101 . •
102 . -
Anno 1799 -
» 1802 -
» 1804 -
» 1818 -
» 1820 -
» 1821 -
* 1823 -
» 1826 —
» 1831 —
» 1834 —
» 1835 —
» 1836 —
» 1837 —
» 1838 —
» 1844 —
» 1846 —
» 1847 —
» 1851 —
» 1859 —
» 1896 —
» 1897 —
» 1903 —
» 1904 —
» 1908 —
» 1909 —
» 1910 —
» 1912 —
» 1914 —
-“6™ «<* r uoLtran
X". Giacomo da Sammarcello (1)
■P. Francesco M. da Falconara
F. .Pacifico da Sauseverino
P. Serafino da Sammarcello (2)
P. Giacomo da Monsano
P. Angelo da Monsano
P- Domenico da Monsano
P. Ilario da Monsano
P. Bonaventura da Treia
P. Bernardino da Scapezzano
P. Pietro da Belvedere
P. Luigi da Filottrano
P. Domenico da Treia
P. Floriano da Iesi
P. Girolamo da Iesi
P. Giacinto da Iesi
P. Serafino da Iesi (3)
P. Francesco da Treia
P. Giuseppe da Coriano (4)
P. Nicola Diamanti
P. Giuseppe da Coriano
P• Giuseppe Conti
P. Giuseppe da Coriano
P. Baimondo da Senigallia
P. Alessandro da Potenza Picena
P- Ciro da Pesaro (5)
nel suo 0<Bci0 <iurant<, ta “° “ pe
(3) La r i„^f“ a Sna^7p V S s 'P ’j A f <*&**»*
di non cambiare con tanta facili t Pa - rt ® a a consu ©tudine invalsa
«ino aUa b°Ha di Union» . Felicitate fuadam ' “ n9u6tud ‘ M d “ rate 1™*
(5) Cfr. ZZ. %2. R ÌTZ MÌ l£’i412 ’fSlsM 23 - 1398 '
812 PICENUM SERAPHICUM
e il “ Picentim Seraptiicum „ ( x >
Era quasi interamente composto il presente fascicolo
quando è uscito il doppio numero (gennaio-aprile) dell 'Archi¬
vimi. Nella Cronaca Italiana, pagg. 378-81, si parla del Pi-
cenum « con un indugio oltre l’usato ». Siccome dei nostri
lettori forse appena dieci posseggono VArchivimi, così sarà bene
farne conoscere qui gli apprezzamenti, poco lusinghieri, è vero,
ma sopra ogni dire magistrali.
Li Archivimi, anzi tutto, dà il completo indice dei nostri
cinque fascicoli, notando con scrupolosa precisione le indica¬
zioni, i richiami, i numeri e le pagine dell’intero materiale
già pubblicato. Le osservazioni circa i lavori in ispecie non
sono molte, ma bastano esse a far comprendere l’intenzione del
cronista censore. Riportiamo testualmente quelle che hanno
un sapore abbastanza acre.
Per gli Appunti storico-critici sul B. Angelo (lavello :
« A lavoro finito, qualcuno ne parlerà qui. Per ora basti
accennare che è tutta una calorosa difesa del Clareno contro
(1) Dopo matura riflessione, avevamo stabilito non rispondere affatto
all’insulto lanciatoci pubblicamente dalVArChivum Franciscanum Histori-
cum: ciò sarebbe stato per noi più conveniente ed assai decoroso : anche
persone ragguardevoli, degnissime di stima e giudici competenti in fatto
di critiche dignitose, ci avevano consigliato a tacere, sia per non fare
una reclame a quelli che ci hanno maltrattati, sia ancora perchè l’esa¬
gerata critica si sarebbe confutata da sè. Però, considerando che il nostro
silenzio poteva essere interpretato dai nostri poco benevoli amici e cono¬
scenti quale una forte sconfitta subita da noi e quasi VArchimm ci
avesse realmente messi al muro, ci siamo decisi a presentare ai nostri
cari lettori non una vera e propria confutazione, perchè l’insulto volgare
si condanna e non si raccoglie, ma due parole scultorie le quali servi¬
ranno all’estensore della censura come monitum solenne e come giusta
e severa lezione imprudentemente provocata da sè medesimo.
PICENUM SEBAPHICUM
, 813
e varie teoeie che gli storici han creduto trovare nella sua
vita. Può cogliere nel vero o in una parte di vero, ma è una
eloquente, se si vuole, difesa d’avvocato davanti a una corte
d Assise, per giurati, non per giudici. Quelle non han valore
giuridico ; questa forse non ha valore storico ». _ Non ci
amentiamo di questa semplice osservazione : il peggio verrà
dopo, ne siamo sicurissimi. E poiché la nostra difesa « può
cughere nel vero o in una parte di vero », sino a prove con¬
trarie sosteniamo, senza tanti forse, il suo valore storico Si
lasci pure tutta la veste eloquente ai giurati, ciò poco ini-
p r a, però il substrato storico e la vera sua sostanza reste¬
ranno per i veri giudici. Ringraziamo poi il dotto critico di
averci regalato il non disprezzabile titolo di avvocato elo¬
quente degno di parlare davanti a una corte d’Assise.
Per le Memorie Mmoritiche dal ms. Gambalunqhiano :
« Precede una Sene dei Ministri Provinciali che va fino al 1764
senza però alcuno apparato di note d’appoggio, che pure a
quanto appare dalla n. 208, nel ms. non mfneherebbfro Vi
sono'inseriti non pochi estratti da documenti antichi, propri
dei Conventi stessi, che sarebbe fortuna rintracciare. »_I 1
lamento per la mancanza di un apparato di note d’appoggio
giusto . peraltro facciamo osservare che per il nostro scodo
anche la nuda pubblicazione di quel ms. /di grande giova¬
mento. Quando si rifarà la storia dei singoli conventi S e si
completeranno le biografie appena accennate, il ms. gamba-
aimet’n” 0 “‘T™ P ar , te 00me documento interessante o
almeno come buona guida, specialmente se riusciremo a rin-
anw re b ‘» ualohedu l no dei documenti originali, o le loro copie
autentiche, sui quali poggia il ms. stesso. P
Per la Visita triennale del P. Orazio Civalli: «Dell’opera
DnbV,r 1V f Sa tr . 6 Partl : ^ridica, storica e morale, fu P già
pubblicata la sola parte seconda, e neppure intera. Si ripfo
T / edlZ1( TÌ 6 P6r 10 SC0P ° francesc ano della rivesta
e già di troppo il lungo trattenersi dell’Aut. su la storia di
ciascuna citta o paese, mentre è poco poco quello che egli dice
di ogni convento: quasi nulla del passato e non molto più del
presente al suo tempo. Le faragginose note apposte dalla Ri¬
vista sono una frangia di drappo aggiunta a un tenuissimo
velo. Sono fuor di tono sotto troppi aspetti, » — Curioso
avvero . Nel ms. gambalunghiano, il critico si lamenta per
Anno I, 1916 - Fascicolo VI.
51
814
PICENUM SEBAPHIOUM
il mancato apparato di note d’appoggio: qui censura morda¬
cemente perchè le note sono troppe : afferma che la narra¬
zione del Ci valli è definente nelle descrizioni dei conventi, e
poi grida contro le farraginose note della nostra Rivista : si
lamenta del tenuissimo velo di storia, e riprova la frangia
aggiunta da noi ! Ma poi, perchè chiama quelle note un tuoi
di tono sotto troppi aspetti? non servono forse ad illustrare
la parte bibliografica per tutti quei nomi che il Civalli mette
là senza neppure citare un autore che ne parli ? Lo sappiamo:
YArchivum in questo caso avrebbe fatto assai meglio di noi,
però siamo convinti che quelle note hanno il loro valore, sono
interessanti ed utili. .
Per Fr. Giovanni Turco d’Ancona Arcivescovo di Cipro :
« Le note a p. 537 sono un anticipo inutile, per lo meno. »
— Capperi quanto rigore di critica! voi, caro censore, cercate
proprio il pelo nell’ovo : quelle note, dunque, sono lealmente
un anticipo inutile ? e perchè ? non ci sembra davvero. Beato
voi che siete perfetto in tutto ed in ogni sua parte !...
Per 1 Ministri Provinciali delle Marche : « La loro Serie,
che si vorrebbe ricostruire con base e metodo critico su altre
5 Serie compilate nei sec. XVIII e XIX. Ma, come si capi¬
sce, manca la base e il metodo. » — L’egregio critico lavora
d’astuzia: certo, se la ricostruzione della Serie non avesse al¬
tra base ed altro metodo che le Serie dei secoli XVIII e XIX
mancherebbero al nostro lavoro e base e metodo; ma è pre¬
cisamente questo che è falso di sana pianta. Legga 1 illustie
nostro confratello, legga meglio l’introduzione di quel lavoro,
legga anche qualche pagina dello svolgimento e si accorgerà
-che il suo magistrale giudizio non è retto.
Per il Montefeltro e la donazione della Verna, dalla « Ge¬
rusalemme Celeste » del Galiucci'. « Se ne da come saggio 1 epi
sodio indicato nel titolo, col confronto delle fonti e richiami
alla Francisciados del P. Mauri e copiose note illustrative e
forse troppo ammirative. Ma coi canoni d’arte d’allora, male
la fedeltà storica si ricerca o difende in un simile poema. » —■
Osserviamo semplicemente che mai abbiamo inteso con quel
Saggio del Poema dare agli studiosi un esempio di storia rigo¬
rosa, ma solo far conoscere un lavoro poetico quasi del tutto
dimenticato. Le nostre note, forse troppo ammirative, saranno
magari un effetto del grande amore verso i nostri illustri con¬
PICENUM SEBAPHIOUM
815
fratelli delle Marche, ma nulla tolgono al valore intrinseco
del poema il quale, del resto, ci sembra abbastanza fedele in
fatto di stona.
, fi ui detto non ci sarebbe molto a dolersi di noi
e dell Archivum. Eccettuata l’acrimonia per la difesa sul Cla-
reno, il resto può magari passare. L’ Archivum fa da maestro
osservando, criticando, correggendo, e fa bene, poiché nessuno
gli nega la, competenza in simile genere di studi : noi gli
siamo grati, accettiamo le sue magistrali lezioni con vera e
sentita riconoscenza e passiamo con calma a quella che sem¬
bra la seconda parte della sua critica a nostro riguardo.
*
* *
« Ci siamo indugiati oltre l’usato a dare il prospetto in-
« tero di quanto ha fin qui pubblicato questa nuova Rivista
« francescana, la quale è entrata nel nostro campo con molte
« buone intenzioni, con foga e baldanza un po’ avventate
« lanciando all’aria molte grandi parole, e preparando, in
« conseguenza, a sè e agli altri non piccole delusioni »._ Il
« ungo indugiarsi oltre l’usato » de\V Archivum sul nostro
Picenum non è altro che una scaltra preparazione per carpire
..a COn . sens ? ^ ettori e d fi loro plauso alle mastodontiche
riflessioni (meglio ingiurie) dell’insigne critico. Peraltro, manco
male che egli riconosca le nostre molte buone intenzioni, diver¬
samente guai a noi ! Vorremmo sapere cosa intenda l’illustre
censore con quelle parole « . questa nuova Rivista france¬
scana, la quale è entrata nel nostro campo...: » a chi si rife¬
risce quel nostro ? all’ Archivum o agli studi storico-francescani
in genere? forse niente egli considera il Picenum come un
mtiuso inolesto, capace a diminuire il primato assoluto e il
preteso esclusivismo dell'Archivum? dovrebbe essere precisa-
mente così, poiché sappiamo che il Picenum fin dal primo
fascicolo a Quaracchi non fu bene accolto, mentre dal primo
fascicolo il medesimo non poteva essere molto giudicato,
nfatti, in questa critica vi domina la prevenzione in con¬
trario e si scorge chiaramente il partito preso di dargli
addosso senza misericordia. Lo vedremo meglio in seguito.
Riguardo poi alla foga e alla baldanza un po' avventate è
bene intendersi subito con l’egregio confratello. L’appella-
816
PICENUM SERAPHICUM
tivo plurale avventate colpisce naturalmente l’una e l’altra
o per dir meglio toglie alle medesime qualsiasi giustifica¬
zione: sono avventate, dunque riprovevoli e condannabili sotto
ogni riguardo. Non neghiamo di esserci lasciati trasportare
dalla foga di un sincero amore per questa nostra cara regione
francescana, come pure confessiamo che l’ingente ricchezza
della nostra storia ci ha resi alquanto baldanzosi nel fon¬
dare un periodico proprio, ma ciò non vuol dire che siamo
stati precipitosi, sconsigliati, imprudenti, audaci (tutto questo
significa nel pensiero del critico la parola avventate ), mettendo
mano al nostro lavoro : potremo solo ammettere che ci sono
mancati la calma fredda ed il consiglio severo dell' Archivum:
ecco tutto. Grazie al cielo, crediamo poi di non aver prepa¬
rate delle delusioni nè a noi nè agli altri, poiché abbiamo la
certezza di essere stati fedeli al nostro programma il quale,
più che molte grandi parole , lanciate all’aria, conteneva le
vere linee generali del lavoro che abbiamo fatto fin qui e di
quello che continueremo a fare in seguito.
« Vi ci siamo indugiati, perchè le poche e fraterne os-
« servazioni, che qui intendiamo aggiungere, avessero nel
« prospetto stesso, davanti ai nostri lettori, baso e conferma. »
— Quanta delicatezza e quali riguardi! Si è voluto nientemeno
dare l’intero prospetto di tutta la nostra pubblicazione per
giustificare le poche e fraterne osservazioni da aggiungersi. E’
un vero esordio in fiocchi il quale promette terribili cose.
Fortuna però che le osservazioni saranno poche e fraterne,
diversamente, poveri noi ! non sarebbe sufficiente neppure il
centro della terra per nasconderci ! Condotti al tribunale del-
VArchivum, assai più temibile di quello di guerra, la nostra
povera roba avrebbe dovuto aspettarsi una condanna senza
appello e la fucilazione per giunta, se realmente le osserva¬
zioni non fossero poche e fraterne. Vedremo però che le os¬
servazioni sono molte e poco fraterne.
« La Rivista è partita da quest’idea, di divenire l’Archi-
« vio di quanto, su le Marche francescane, è stato o sarà
« scritto e stampato : là, tra non so quanti anni, il deposito
« completo, oro e zavorra, di tutto il materiale storico fran-
« cescano-piceno per i curiosi e studiosi presenti e futuri. Idea
* che, con l’oro di un grande mecenate, col criterio d’un
« consumato storico, e con lo sfogo da una parte di una
PICENUM SERAPHICUM
817
« teva acche aver speranza di consenso e di
S a T°stata‘il Che mi la bontà dell’idea la
quale e stata il veio movente del nostro lavoro- ciò non è
poco davvero ! In quanto al completo deposito di oro e zavorra
fa verM e „ Pre8enti e *rturi. n cronista non dice
la venta, nel nostro campo vi è seminato il buon nrano non
abbia paura: la zavorra non sarà raccolta da noi e se ciò
senfir an !l 0 ii SCritt0 gh antichi 0 priveranno i moderni pre¬
senterà della zavorra, noi non la raccoglieremo : non si sna-
l’ornV 11 ° aSS1CO censore > poiché sapremo sempre distinguere
proLtó a crr a e , a “V 0 de p° sit ° «» ^ in :
del PkTnum? bis!Le7° Sara ™‘? neoessarie «“Ite annate
ricenum . bisogneianno mezzi, lunghi studi e lunmi
IZ°J S1 T ‘•■anquillizzi, perchè tutto qnfsto non lo riguarda
df pMsederifSrTo P " d ‘ comemo e di il Picenum crede
, 1; Possederla già, come pure spera di trovar sempre il criterio
nell ’ abmtà de ' su °i brav/collaboratori
, solleticato^ n ™ Ce 0t ' a sta 1 nno le cose > l’idea non ha che
« ferravecchi Gb^u e r ln f ombrato il terreno di quasi tutti
• Gli articoli da noi contrassegnati di asterisco
« sono mere ristampe. Ristampe di lavori afcuna volta buonT
« d 'sani tóanto” 8 ! t0nl ’r l0Un ^ ^ e8Sere °° rretti 0 rifat «
fanlThe 1 in bU ° nÌ a ,? Ual0he cusa » Per lo menadi!
può ancora esser^uovo^dutilT pel’ SVoi
ma 8 nc a „ te m d Ìe aSt :i ÌSC °. ì ^
l esse™ coréeltì f riSt f” Slt ° riÌ ’ men0 P e «« io 1 alcnn’altra
cvmZLZ c‘fatti di sana pianta: non dubitateci
g8 u ’ nfaremo dl sana pianta: lo abbiamo rine-
servazione ^ i? prf “ a della magL“ ale f t
coelfere il vafto V ‘ P reg 1 hlam0 di lasciarci tranquilli nel rac¬
cogliere il vasto materiale storico : la costruzione verrà dopo
, nefàtlTie illZ “* °» che ci Z
eia sopra (e il lettore comune non sa che pesci pigliare,
818
PICENUM SERAPHICUM
« intanto), ora infarda il fondo della pagina di note e cita-
«. zioni, troppo facili allo studioso, inutili, inconcludenti e fa-
« stidiose a chi non ha o voglia o mezzi di correre a con-
« sultare. La Rivista, anzi, suppone gran parte de’ suoi lettori
« privi di questi mezzi di consultazione. » — Dunque il
Picenum infarda (sic) il fondo della pagina di note e citazioni
troppo facili allo studioso e, per i meno studiosi, inutili , in¬
concludenti e fastidiose ? non ci sembra : è una sentenza ge¬
nerica che dice molto e dice anche un bel nulla. Quali sono
in ispecie queste citazioni inutili ed inconcludenti ? sarebbe
stato bene che il dotto critico ne avesse presentato almeno
uno specchietto. Per lui certamente le nostre citazioni sono
troppo facili e quindi inutili, ma in realtà sono ancora incon¬
cludenti ? gli domandiamo il solo permesso di dubitarne. No,
la supposizione che la gran parte dei lettori del Picenum ,
sia priva dei mezzi necessari per consultare libri, riviste, ar¬
chivi e biblioteche non è arbitraria. Noi la conosciamo questa
gran parte e sappiamo che è proprio così. Dispiace forse al
critico cronista? ebbene ringrazi Iddio che egli ha la sorte
invidiata di trovarsi in un centro di tudio storico, di avere
a sua piena disposizione una ricca e ben ordinata biblioteca
francescana e di essere stato scelto all’unico scopo di lavorare
seriamente ed esclusivamente nSiV Archivum e per V Archivum:
non dimentichi però e non disprezzi coloro che, pur volendo
leggere e gustare un po’ di storia francescano-regionale, non
hanno tempo o mezzi di correre qua e là per consultare ar¬
chivi e biblioteche. Ed è precisamente a questo scopo che
il Picenum non « s’accinge a scodellar loro Annali, Bollario,
Martirologio, Scriptores ecc., quanto contengono di marchi¬
giano », ma invece a far gustare ai nostri lettori quanto in
quelle opere trovasi di storia picena. La parola scodellare, nel
senso inteso dal signor critico, racchiude uno dei più atroci
insulti che mai l’eguale. Scodellare vuol dire preparare con
grande disinvoltura la pappa ai bambini, il che significa che
il Picenum non solo non è buono a nulla, ma di più ha
tradito, e forse anche rubato, la quota di abbonamento, dando
a’ suoi lettori tutta roba non propria senza studio, senza
metodo, senza criterio.
Il prudente e dotto cronista continua ancora nel suo
modo fraterno :
PICENUM SERAPHICUM
819
« Irrisione e contraddizione. Rifugge [il Picenum] dal-
« 1 annoiare la maggioranza de’ suoi lettori con tutti docu-
« menti nuovi e lavori critici e nuovi, e li annoia con tauto-
« J, 0gl ? ’ ■? a ri ^clo ai loro supposti dentini deboli, e li ciba
1 fi sbobba V — Osserviamo anzitutto che usare la parola
sbobba e servirsi di un termine volgarissimo, indégno di chi
veste un abito che è simbolo di umiltà e di amore fraterno,
j n, P 01 . c i uan d° ma i il Picenum ha cercato di rifuggire
all annoiare la maggioranza de’ suoi lettori con documenti
nuovi e lavori critici e nuovi? noi abbiamo detto che, data
1 indole del periodico, non era possibile darci subito ed in
modo esclusivo alla sola ricerca ed al solo studio di docu¬
menti sconosciuti od ignorati dai più, e mai abbiamo asserito
con parole o con il fatto ciò, che il poco benevolo confratello
scrive con poco benevola carità contro la povera opera nostra¬
le egli si è annoiato in leggere le pagine del Picenum, lo
preghiamo a non guardarle più, e sarà tanto di guadagnato
per lui e per noi. Per sua norma gli diciamo francamente
che ì nostri lettori, lungi dall’annoiarsi delle nostre pagine
hanno saputo apprezzarle, perchè in esse non vi hanno scorte
delle tautologie , ma solo utili riflessioni e ricche prove dei
ocumenti con testimonianze diverse. Potremmo magari aver
avuto un riguardo ai dentini deboli del maggior numero dei
nostri lettori, ma non per questo può dirsi che abbiamo som¬
ministrato ai medesimi della sbobba per cibo. In ciò non ve¬
diamo f irrisione e la contraddizione vedute dall’occhio linceo
del nostro critico: non possiamo quindi raccogliere il suo in¬
sulto impertinente, il quale racchiude in realtà l’irrisione e
la contraddizione nelle promesse osservazioni fraterne e nel
tatto delle medesime! Oh! sì, veramente « irrisione e contrad¬
dizione! » Si vuole sfoderare molto scibile umano con largo
apparato di competenza, di sussiego magistralmente serio ed
imponente, e poi si cade nel frizzo il più sfacciato e nel ridi¬
colo il più ributtante!
« La verità è che, non i lettori, ma gli scrittori sono
« impreparati. Difatti, nonostante le ripetute dichiarazioni di
« lavori « forti », « importanti », e il fitto risciacquarsi la
« bocca con la parola « critica » e altre frasi altisonanti,
« note m genere e lavori in ispecie, di ricostruzione o corre-
« zione o difesa, come sono quelli, p. e., I Ministri Provinciali
820
PICENUM SERAPHICUM
« della Marca e 1 nostri Santi, lasciano il tempo che trovano,
« contraddicono a certe prediche delle prime pagine di ogni
« fascicolo, danno un pessimo esempio ai giovani che si vo-
« gliono incitare al lavoro, fan ridere (o piangere) per le loro
« ingenuità come chiamarle ?... di eterno bambino... » —Quante
affermazioni, quante magistrali, quali rimproveri, quante pa¬
role poco fraterne, ingiuriose ed altisonanti in si brevi periodi !...
ci sarebbe proprio da impazzire, prendendo tutto sul serio.
Ma osserviamo una cosa per volta. Poche righe più sopra,
l’idea del Picenum avrebbe solleticato i faciloni ; adesso tutt
questi faciloni, perchè preparati a forti studi di storia critica,
resterebbero ingannati dalia nostra impreparazione. Eppure
noi siamo in grado di tranquillizzare la delicata coscienza del
nostro critico : sappia, infatti, che i faciloni solleticati, prepa¬
rati ed ingannati sono non solo contenti del Picenum, ma ne
lodano la forma, il metodo e la materia : che si cerca di più?
Dovremo forse tacere sulla forza, sull’ importanza, sulla criti¬
cità dei lavori ? ebbene, taceremo : così non saranno più in¬
fastidite le delicatissime orecchie del criticissimo confratello,
ed egli per tal modo, non sarà più costretto a risciacquarsi
la penna con il veleno delle sue frasi fraterne ! Sappia, per¬
tanto, l’illustre censore che le note in genere e i lavori in
ispecie di ricostruzione, o correzione, o difesa, come sono quelli,
p. e., 1 Ministri Provinciali della Marca e 1 nostri Santi, non
lasciano il tempo che trovano, come egli afferma con tanta
sicurezza, ma servono di necessaria preparazione al comple¬
mento delle biografie da farsi, senza punto contraddire alle
dichiarazioni delle prime pagine di ogni nostro fascicolo. I
giovani che vogliamo incitare al lavoro, stia pur tranquillo
il critico scrupoloso, non riceveranno davvero un pessimo
esempio dal Picenum ; invece lo riceveranno dalle critiche
astiose, impertinenti e mordaci di coloro che dovrebbero, non
dico lodare, chè sarebbe una sfacciata pretesa, ma almeno in¬
coraggiare la buona volontà e le trepide prove di chi trovasi
alle prime armi con i nostri studi e fa del suo meglio per il
bene della storia. E siete proprio voi, precisamente voi, egre¬
gio collega, che date questo tristissimo esempio di scandalo
ai giovani con le vostre acre ed ingiuste censure in un perio¬
dico che si stima ed è grandemente apprezzato dai compe¬
tenti nei nostri studi : siete voi, proprio voi che insegnate ai
PICENUM SERAPHICUM
821
. propri confratelli a danno della veriS, de? risotto e del-
lamore scambievoie. Se nell’opera nostra vi scorgete delle
piaghe, del resto facilissime ad aprirsi in lavori congeneri sap¬
piatele ungere con l’olio del buon sammaritano e non vi sfor-
zate ad aprirle, ad inasprirle con il vostro davvero pessimo
esempio per tutti ! E poiché i nostri lavori Sano* Z7e
(o piangere) per le loro ingenuità... di eterno bambino, noi
se e vero, chiediamo perdono a quanti hanno pianto sulle
nostre pagine, allietandoci poi con quelli che si sono diver
tik ed hanno riso. Del resto è sempre preferibile l’ingenuità
erno bambino alla colpevole astiosità di eterno censore!
i,.\. °’. no “ ^speriamo ! La Rivista viva, continui pub-
« ic ì, ripubblichi, faccia i suoi sogni e i suoi fatti. * Ha il
deflWuri?°che SU ° S f° P0 ’ ^ SUG res P° nsabi,ità - » ~ Grazie
dell augurio che ci sforziamo a credere sincero. Sì conti¬
nueremo senza bisogno di sogni, continueremo la nostra via
i U snH° Sfcr ° Can ff? % ?,® r 11 nostro SC0 P°’ dichiarandoci sempre
soli responsabili dell’opera nostra. Va bene così? P
« «t™ Ma se . cre(1 esse mai (il Picenum) di accettare un no-
« dalità Tl^ 110 ’ aCC1 11 9U ° P ro £ ramma - o meglio, le mo¬
dalità del suo programma, e questo solo ritenga : Per la
« stona francescana del Piceno. E lavori e ricerchi e foce a
« lavorare e ricercare. E stampi, senza prometter tr’oppo con
« “orafor^T—¥ à ' N ® 7 resem P io vi .cino, in qualche colla-
i , , . ^ a P erc he stracciare il nostro programma ?
perche stracciare le modalità del medesimo? no, il vostro con-
gho ne possiamo, ne dobbiamo accettarlo, perchè non ne
diamo la ragione. No, caro, non il nostro programma ma
strappata dafl’7 T SCOnvenien 1 te ed acerba critica dev’essere
< PP all Ai cluvum, se volete che il medesimo non resti
di s«E : r ^ di ““S? ‘Wante vostro modo dr vede e
di sentire e di giudicare. Ci è stato detto ed assicurato da molti
he il programma del Picenum è indovinatissimo e che la Ri-
nostra 0 fo T o S 7 nde fedelm ® nte al medesimo ; dunque ? è forse
poi I? In?" 96 V 0 . 1 ’ beni S no critico > non piace ? In quanto
poi al lavorare e al ricercare, al far lavorare e al far ricer-
noùd r te f ° bbed ; to ad Mterarn et sine glossa , caro amico,
poiché questa è stata sempre la nostra mira e la nostra pra¬
tica, anche prima che lo diceste voi. A voi però urtano Te
822
PICENUM SERAPHICUM
nostre promesse in modo maledetto, poiché da noi richiedete
solamente la semplicità del lavoro. Ebbene, faremo in modo
di accontentarvi almeno in questo, così sarete soddisfatto,
magari incompletamente.
« Verrà da sé il lavoro dilettevole e utile alla comune
« de’ suoi lettori, il lavoro anche utile e gradito allo studioso.
« Verrà, a poco a poco, l’esperienza, la via buona, la luce che
« snebbia certe fantasie di gioventù. Allora il Picenum Se-
« raphicum occuperà bene il suo posto e avrà la sua gloria. »
— Beo gratias... la predica è finita! Compunti e contriti aspette¬
remo l’ esperienza, la via buona, la luce le quali non ci man¬
cheranno davvero, poiché siamo perfettamente convertiti da
tanta dolcezza e benignità fraterna... Ci fa solo temere che
la luce dell’avvenire non sarà capace di snebbiare le nostre
fantasie di gioventù, se è vero che i nostri lavori hanno
Vingenuità di eterno bambino : può forse mutarsi ciò che è
eterno ? ne dubitiamo assai.
❖
* *
In tutta questa simpatica e divertente critica si vede
assai bene che l’egregio censore non ha voluto comprendere
il vero nostro programma per morderci più liberamente. Il
Picenum , sebbene tratti di storia e faccia, dove occorra, della
critica per la storia, non ha il rigoroso carattere dell 'Archi-
vum il quale deve servire, e serve in modo esclusivo, per i
soli eruditi in fatto di studi storici francescani generalmente
presi: no, esso ha un programma più accessibile, più piano,
più popolare: vuol far conoscere ai piceni, non esclusi quelli
che poco si occupano di rigorismo assoluto e per nulla si
curano d’ipercritica, le glorie dei Minoriti piceni, senza però
trascurare l’esigenza moderna circa la veridicità storica delle
proprie pubblicazioni : esso sa che tra i suoi lettori non man¬
cano quelli i quali sono affatto digiuni della grande vita
francescana nelle Marche per il corso di sette secoli. Ecco
perchè si è proposto di seguire una via media sulla quale
tutti indistintamente potessero seguirlo, ed ecco ancora perchè
non fa getto dei ferravecchi che tanto urtano il dotto e pro¬
fondo conoscitore di tutti i ferri nuovi. Abbiamo forse avuta
PICENUM SERAPHICUM
823
Dnrmn^ ™- Q n a ,, gareggiare con 1 Archivumf mai!
-Dunque ciascheduno sulla propria via e rispetto scambievole!
i ver ° c ^ e la ^ ntlca non guarda in faccia a nessuno e
che la verità deve stare sopra ad ogni umano riguardo, ma
1 erudito censore e sicuro di aver fatta una buona critica e
r irt r i a o ermata la Verità a nostro Sguardo? egli è dunque
infallibile ? in caso affermativo non possiamo far altro che o
inchinarci a tanta sua grandezza o scandalizzarci per tanta
superW- Dato pure che il Picenum meritasse Z critica
seveia (e quali delle opere che si fanno in questo basso mondo
ne possono andare esenti ?), un dotto e prudente censore deve
sTv P uo e ic a obr r H ar ii CrÌterÌ t rÌ8pett °’ di ° arità ’ di convenienza,
se vuole che dalla sua critica risalti la verità e non la pas¬
sione. Eppoi se realmente meritavamo di essere trattati in
questo modo voi. caro confratello, avevate meno degli altri
il diritto di farlo. Chi siete voi ? chi vi ha chiamato a pro-
nunciare una sentenza di morte? chi vi ha costituito giudice
inappellabile? dovevate almeno non dimenticare quella pru¬
denza che si richiede in tutti e che dovrebbe formare il più
bel corredo di chi si crede od è in realtà dotto. Del resto
sappiatelo bene, noi non insistiamo a sollevare il nostro gridò
di pi otesta perche il Picenum è stato criticato, ma per il
modo con il quale è stata fatta la critica acerbi, esagerata
impertinente, e... da un nostro confratello. Rilegga in un’
momento di calma il grande Aristarco la sua pagina e vedrà
e h niudic« a fi °P 6 Una ° ntlCa da UOm ° Saggi0 11 f l uale si sti ma
e giudica il Picenum oggettivamente; ma una vera tirata
soggettiva, uno sfogo di rabbia, una vendetta incomprensibile
dalla quale traspare il livore in ogni espressione, in ogni parola.
Ed ora grazie, amico censore, grazie infinite ! Il buon
SpJ 1 T en i la Carità che ci avete «sata. Permet-
teteci solo che rivolgiamo a voi un consiglio veramente fra-
vnW quand ° 1 P render ete la penna per rivedere le bucce ai
volonterosi del lavoro, guardate, osservate bene dove la intin-
upirìnp P l° 1Cl Ì e *!" darsi 11 caso che vece d’intingerla
ne 1 inchiostro la intingiate, involontariamente s’intende, nel
fiele, nel veleno od anche nel sangue.
La Direzione
824
PICENUM SERAPHICUM
SISTO y E MONTALTO
OD DOUIMEtlTI DITI ESISTENTI NEGLI HI DI «ALTO
PREFAZIONE
Intorno alla vita e alle opere del grande ed immortale
Pontefice Sisto V, molto e con varietà di criterii è stato scritto.
Eroe da romanzo nell’opera del calvinista Gregorio Leti
(sec. XVII), oggetto di panegirico nei volumi del P. Tempesti
(sec. XVÌI1), Sisto V venne finalmente (sec. XI X) tratteggiato
con mano maestra dagli storici Leopoldo Ranke e Alessandro
De-Hùbner : 1 documenti sui quali si sono essi fondati non la¬
sciano dubbio sull’autorità irrefragabile dei loro scritti.
Ma questi storici non potevano essere esaurienti intorno
alle prime memorie di Sisto V; giacché attinsero, è vero, spe¬
cie il barone De-Hùbner, in numerose ed importantissime fonti,
ma nessuna cura si diedero di trarre qualche notizia da quel
luogo, che fu patria del Pontefice, che egli ebbe sì cara, che tornò
più volle a rivedere e che nella sua lontananza non dimenticò
giammai. — Eppure gli archivi di Monialto hanno il vantag¬
gio incontestabile sopra gli altri archivi di non racchiudere ciò
che fu scritto dopo l’avvenuta notorietà e celebrità di Sisto,
quando, a seconda degli umori, si poteva dire sul suo conto il
verosimile e l’inverosimile ; parlano invece, da contemporanei e
senza preconcetto, de’ suoi antenati, della sua famiglia e di lui
medesimo, di cui nolano i primi contratti stipulati nell'età di
33 anni, seguendolo poi sempre nella sua vita da Religioso,
da Vescovo, da Cardinale, da Papa. — Naturalmente, i par¬
ticolari che contengono, hanno sempre relazione con Montalto ;
saranno sporadici e, alle volte, manchevoli, ma non per questo
perdono il loro valore e la loro importanza.
La presente pubblicazione formerà dunque il contributo
modesto, ma veridico, che Montalto porge agli studiosi per una
più esatta conoscenza della vita di Sisto V.
PICENUM SERAPHICUM
825
j . La materia verrà divisa in tre parti : Nella prima si var¬
ierà dell origine, patria, antenati e famiglia di Sisto V fino
all anno 1555< nel quale Felice Pevetti Appare per le prime
volte nei protocolli dei notai montaltesi. La seconda tratterà di
dfsJo V ““°t US P 66 f 86> - **
Pontificalo. P mte U SU0 breve ’ ma fi™**
Can. Francesco Pistolesi
PARTE PRIMA
Origine di Sisto Quinto.
del JenZ 1 ^ en T aVe Ìn a !' g0nent0 Piarne necessario porre sotto l’occhio
ItT \ m r n ° l0gÌC0 6 convenientemente, i docu¬
menti m base ai quali scriviamo. Ognuno di essi avrà da piedi un nome
oppure un numero: il nome 'e del notaio che ha rogato l’atto e indica che
il documenta si trova ^«'Archivio Notarile di Montalto: il numero in-
vece si riferisce ««Inventario dell’Archivio Comunale della stessa città
fatto nei 1864.
1
nflri J. 4l Ìr 1 ^arzo. Fra i testimoni di un testamento ap-
S / f Treto lt0 - ~ Martino di Anlonio -
~ °n\ a A À nd 7 eae fa estratto. Ibipag. 6 retro
dem fi) ,4 reto. ‘ eBtìm0nio in un testammo. «'
2
pag. l^etro. Se “ Cmbre - ~ Antonim Cole Andree teste. Ibi
1459 - 3 Aprile.
In dei noie amen — Anno D.ni MCCCCLIX Indictione
septima tempore SS.mi in X.to patris et d.ni nostri d.ni Pii
? P / P f secundi et die tertio mensis Aprilig
- Anthomus Cole Andree de castro Montis Alti iure proprio
826
PICENUM SEBAPHICUM
et in perpetuimi per se suosque heredes et successores dedit
vendidit... Angelo ebreo filio olim magistri Leonis de Sancto
severino et ad presens habitatore in dicto castro Montis Alti
presenti stipulanti et ementi imam domum cum quodam ca-
salecio conticuo cum dieta domo et cum omnibus iuribus... et
pertinentiis pertinentibus diete domus cum dicto casalecio po-
sito in dicto castro Montis Alti iuxta murum comunis a parte
retro, iuxta etc. et hoc prò pretio et nomine pretii quatra-
ginta octo ducatis ad quatraginta bologninos prò quolibet du¬
cato etc. Actum in dicto castro Montis alti etc. Martino di
Antonio e Lucido di Agostino — pag. 34.
3
1480 — lacobo Antoni Cole misso in servitium Commu-
nitatis ad Montem S. Mariae in Georgio boi. 8 — n. 111.
1481 — Camerariatus Marini Pasque : Hic est liber seu
quinternus etc. Introitus et exitus Com. Montis Alti... perventus
ad manus Marini Pasque Camerarii... in taxa a SS. mo D.
Nostro Sisto divina prov. PP. IY imposita per duos carlinos
prò quolibet foculari et octo denarios prò qualibet libra extimi
_ Fumantes: seguono i nomi dei 140 focolari in ordine al¬
fabetico : al n. 61 : lacobus Antoni Cole Andree — Appretium
(sive extimum) Al n. 9 dei possidenti : Antonius Cole An¬
dree lib. 19 etc. (n. Ili pag. 46 e segg .)
1482 — lacobo Antoni Cole prò vectura sue mule (Ibi)
1495 — lacobo Antoni Cole prò accomodatura Pontis
Fagiti etc. (Ibi)
1497 — lacobus Antoni Cole debitore della Comunità e
arretrato nei pagamenti del focolare, (n. 110 pag. 21)
4
1510-13 Ottobre — Praesentibus Pendo lacobi Antonii
Colae et Ioanne Blaxi testibus — Tiberio di Lorenzo — pag.
28 retro.
1516-20 Settembre — Ioanne Nicolai Mignuctii et Pen¬
do lacobi Antonii Cole testibus — Ibi. pag. 72 retro.
PICENUM SEBAPHICUM
827
5
1517 — In Dei nomine: amen — Anno Dni 1549 die
X martii.
Santonus Nicolai Mignuctii de Monte alto constitutus per-
sonaliter coram Venerabili Viro D. Sancto Moro Rectore Ec-
clesiae S. Mariae de Monte alto etc, fa la seguente deposi¬
zione testimoniale : « Io me ricordo bene che al tempo era
vivo Nicolò mio padre, Giovanni, Domenico, Hieronimo, Pie¬
rangelo miei fratelli carnali et io che in quell’hora tutti sta¬
vamo assemi ad uno pano et uno vino, comprassemo per le
mani di Battista de Marino de Pasqua, Perangelo de Riccio
et Domenico de Mazzabiocca da Montalto, un pezzo di terra
dalla quale è in la scomonica, da Andrea de Merchionne per
prezzo de fiorini quattordici, li quali denari me ricordo
bene che Giovanni mio fratello predetto facendo lui li fatti
de casa, li pagò in tanti carlini d’argento al ditto Andrea li
sopra la incutina della bottega nostra in presentia de li so¬
pradetti Domenico, Perangelo Battista et Sancto de Giacomo
de Vanni et penso che detto istrumento de dieta vennita se
rogasse ser Andrea, la quale compra fo duoi o tre anni prima
che Francesco Maria venisse nella Marca, che se si fa buon
conto sono trenta e duoi anni et me ricordo per maggior se¬
gno de ciò che in quel giorno che vennero li soldati di Fran¬
cesco Maria predetto qui alla porta de Montalto, le nostre
donne di casa portavano la fava da la detta possessione, dove
l’havevano seminata alla nostra casa ecc. — Niccola Mazzoc¬
chi an 1549.
1517 T Spectabili viro Vito Morichallo et eius offitiali-
bus venientibus ad perquirendum vias communitatis deguastatas
boi. 20 (n. 114 pag. 147.) — Expensae prò moeniis noviter
fabricatis etc. (Ibi)
6
1517 — Agosto - Settembre — Irati Salvatori Ordinis
S. Francisci cantanti missam novellam prò dono sibi oblato
fior, unum (n. 114 pag. 128.)
828
PICENTJM SEBAPHICUM
7
1520. — Introitus et exitus... tempore Prioratus specta-
bilium virorum Marini Casciarole, Dominici Peri Vannis,
Georgii Carboni et Io: Antoni Cole magnificorum priorum etc.
— Introitus Iuliani Mattei prò relictis tempore regiminis
Marini Casciarole, Dominici Peri Vannis, Georgii Carboni et
lo: Antoni lacóbi etc. (. Aprile e Maggio n. 114 in fine)
8
1520 — Perittus Io vannis Cole habet in contrata etc-
(,sopra questo nome vi è scritto di mano dello storico montal-
tese Galli (sec. XVIII) : Padke di Sisto V.) — Frater Sal¬
vator habet in contrata Cimirani staria 7 pugni 4 — in con.
trata Le piane st. 16, p. 8 ( Catasto Comunale (Peretto , di
Giovanni, di Cola, di Vico si legge nel monte di Pietà a
pag. 41) (Archivio Comunale.)
9
1622 — Agosto — Pendo Iacobi Antoni Cole venienti
per fideiussionem campane prò sua mercede boi. 6 (n. 116
pag. 25 retro.)
10
1528 - Aprilis — Micotius Ioannis Cosimi cum praesentia
consensu et voluntate Laudentie sue uxoris prò se ipsis et
eorum heredibus et successoribus etc. et cum presentia Pendi
Iacobi Antoni Cole frater carnalis diete Laudentie etc. vendi-
derunt ser Fabiano Marini etc. unum ortum arboratum et
vineatum etc in contrada Collis etc. Luca di Ser Andrea.
11
1528 - 29 Dicembre — Iacobus Salvatoris et Peritto Fran-
cisci Andree fanno da testimoni etc. (Ibi)
(In quest’epoca oltre Peretto di Prancesco e di Domenico
(Morì), Peretto di Giacomo (Ricci) e Peretto di Giovanni (Vici),.
PICENUM SEKAPHICTJM
829
vivevano a Montalto Peretto di Girolamo, Peretto di Lattanzio
e Peretto di Innocenzo — Protoc. di Cesare Ottaviani passim e
di altri notari.)
12
1528 - 23 Nov. — Frate Salvatore Guardiano S. Franci-
sci teste — Luca Diomedi.
1529 - 25 Augusti — Mag.r Ioannis Lombardi fuit con¬
tenta et confessus haberi etc in deposito salmas 33 calcine
etc. quas dare et consignare et mensurare ad omnem instan-
tiani et petitionem et requisitionem fratris Salvatoris guardiani
S. Francisci in terra Montis Alti etc. Tiberio di Lorenzo.
1530 - 24 Gennaio — Cicchus Brocche de Montalto... con
fessus est se recepisse a Fratre Salvatore Rictii guardiano
S. Liancisci Montis Alti salmam unam et dimidiam grani ad
ad mensuram asculanam.., Actum in terra M. Alti ante do-
mum Ecclesiae S. Francisci sitam in dieta terra... praesenti-
bus etc... Ottaviano Umili.
1531 - 14 Marzo — Venerabili vir fr. Salvator Guardia¬
na S. Francisci fa composizione con Giovanni Mignucci per
una eredità — Cesare Ottaviani.
13
1531 - 2 Aprile — Dominicus Ioannis Teste, Donna Ma-
roctia Simonis Pasce de Montalto.... contraxerunt ad in vicem
matnmonium (Cesare Ottaviani.)
~ Ferictus Iac. Ant. Colae habet de appretiatione
et extimo Simonis Pasque a Micoctio Ioannis Teste vendito
de dote eius uxoris in contrata Montium terram laborativam
19 pugna due — storia 9 e pugni nessuno Catasto del
1520 (con annotazione a margine in data 9 ìébbraio 1554 :
cassa: posita Mecodio Ioannis Teste.)
14
1632 — Prati Salvatori Guardiano S. Francisci (liber
exitus.)
Anno I, 1915 - Fascicolo VI.
830
PICENUM SERAPHICUM
1534 - 21 Gennaio — Frater Salvator Guardianus S. Fran-
cisci ( Tiberio di Lorenzo.)
1535 - 5 Maggio — Frater Ventura de Montalto Guar¬
dianus loci S. Francisci cum praesentia, consensu et volun-
tate fratris Salvatori fratrie dicti loci... locaverunt unarn
petiam terrae... Cesare Ottaviani.
1536 - 3 Novembre — Fr. Salvatore Antonii Rictii de
Montalto sua spontanea voluntate per se etc. cum consensu
Bartolomei Dominici Stefani ut sindico dicti Conventi S. Fran¬
cisci de Montalto , vendidit, tradidit atque concessit Iacobo
Salvatoris etc unam petiam terre laborate etc in territorio
Montis alti in contrada dieta Carpenito iuxta bona etc prò
pretto etc. lebo di Ser Luca.
1540 - 6 Settembre — Cicchus Trovarelli de Montalto
sponte etc, dedit. vendidit, cessit, et concessit frati Salvatori
Antonii Rictii de Montalto unam possessionem existentem in
contrata dieta Lo Lapidoso iuxta etc. prò pretto 130 floreno-
rum monete quos dictus Cicchus confessus fuit habuisse etc. Ibi.
1540 - 10 Settembre — Frater Salvator Antonii Rictii de
Montalto sponte fecit quetationem Alfontio Iacobi prò dicto
Iacobo in dicto contractu de una possessione in contrata
Carpineti de summa 31 fior. etc. Ibi.
15
1543 - 8 Gennaio — Santonus Nicolai Mignuctii de Mon¬
tealto sponte etc. fecit quetationem fr. Salvatori Guardiani
S. Francisci , Peritto Iacobi Antonii Colae et Pasce Andree
depositario de florenis 70 dotis donne Camile fìlie Pericti su -
pradicti et uxoris Baptiste Santoni supradicti , qui Santonus
praesentialiter coram testibus infraptis habuit fior. 21 prò
manibus Cicchi brecche debitoris fratris Salvatoris et residuuin
notavit se habuisse et recepisse ante stipul ationem praesentis
instrumenti etc. ( Febo di Ser Luca.)
16
1543 - 31 Dicembre — In Dei nomine, amen. Anno Dni
1543 ind. 1 tempore pontifìcatus etc. Pauli III, die ultima dee.
dici. anni, Costantinus Persantis de Montalto personaliter con-
PICENUM SERAPHICUM
831
stitutus coram me notano et testibus infraptis sponte etc.
fecit finem generalem quetationem et pactum perpetuum de
de amplius non petendo Pericto Iacobi de dieta terra de flo¬
renis triginta monete ad rationem 40 bologn. prò singulo flor.
quos dictus Costantinus contentus fuit habuisse et recepisse
a dicto Peritto prò dote et dotis nomine donne Piacentine
eius uxoris et sororis dicti Perita etc, quarn dotem Persantes
pater prenominati Costantini reapogiavit in omnibus suis bo-
nis imobilibus etc. Actum in domo Persantis praesentibus te-
stibus etc. Giacomo di Pergentile Ottavi.
{In un rogito di Cesare Ottaviani apparisce il cognome di
Piersante : Persantes Santori alias Abram de Montalto e in un
altro del 1541 : Costantinus Persantis alias Abram de Mon¬
tano habuit ad soccidam unam bestiam asinam etc.)
17
1546 - 19 Augusto — Congregatis et in unum cohadu-
natis ad sonum campanelle ut de more in logia ante hostium
ecclesie S. Francisci de Montealto, posite in territorio diete
terre iuxta bona undique ipsius ecclesie, Rndo patte magistro
Antonio fìgulo e Mundavio ministro provinciae marchiae, or-
dinis fratr. convent. divi Francisci. magistro Iohanne Pico da
Serra scriptore ordinis fratrum praedictorum in dieta provincia
fratre Salvatore Antonii Rictii de Montealto, guardiano diete
ecclesie et conventus sive loci S. Francisci predicti et fratre
Iohanne Cicchi Iacobi Antonelli de Rotella uno ex fratribus
in dicto conventu comorantibus capitulo etc. Cesare Ottaviani.
• Eisdem anno, indictione‘ pontificati!, mense, die, loco
et testibus etc. Iohannes Nicolai Mignuctii de Montalto sponte
etc. per se etc vendidit tradidit cessit iure proprio et in per¬
petuum etc. fratri Salvatoris Antonii Rictii de Montealto guar¬
diano Ecclesiae S. Francisci etc. Ibi.
18
1547 - 18 Novembre — Santonus Nicolai Mignuctii de
Montalto se obligavit Rev. patri Fratri Iohanni Appolloni
dare et cum efìectu consignare decem milliaria lapides bonos
832
PICENUM SERAPHICUM
coptos ad festum S. Ioannis 1548, videlicet odo milliaria de
lateribus, unum copporum et unum plachellarum prò pretio
etc. 4eòo di Ser Luca.
1549 - 26 Febbraio — Samptonus Nicolai et lo : Domini-
cus eius fllius de Montealto sponte etc. promixerunt et obli-
gaverunt tacere unam fornacem lapidum videlicet decem mi-
liaris et coquere bene sudictos lapidea... et fratri Iohanni Apo-
lonii dare etc. Ibi.
1549 - 13 Marzo — Un teste, Maestro Giovanni Lom¬
bardo, dice : Andando una mattina alla fabraria di Domenico
di Nicolò de Mignucci de Montalto ecc. Ibi
19
1549 - 24 Nov. — Peridus lacobi Antoni Cole de Mon¬
talto sponte notavit etc liabere ad istantiam Caroli florenos
quinque et hoc prò uno palio panni fratoni et prò uno pare...
de quibus promisit solvere ad omnem requisitionem dicti Ca¬
roli etc. obligans etc. Pebo di Ser Luca.
20
1550 - 7 Novembre — Franciscus q. ser Cesaris Otta vii
de M. Alto etc. tum eius nomine proprio quam nomine
et vice Ser Ottaviani Teloni et Mauritii suorum fratruum
carnalium absentium... fecit fìnem et generaiem quietatio-
nem... Pendo lacobi de dido loco ibidem praesenti etc. de
florenis 40 monete quos praedictus Perictus dictis Ser Otta¬
viano et fratribus tenebatur prò residuo maioris summe solu-
tionis cuiusdam domus per dictum ser Octavianum et fratres
dicto Pericto vendite etc. prout diete partes constare dixe-
runt publico istrumento manu egregi viri Ser Felicis Santii
de dicto loco notarii publici etc. Nicola Mazzocchi.
— Eodem millesimo, anno et die etc.
Pergentiles lacobi ditto Pericto de Mont’Alto sponte etc.
vendidit etc. Francisco q. Ser Cesaris Ottavii de dieta terra
etc. tum prò seipso quam nomine et vice Ser Octaviani, Te-
lonii et Mauritii suorum fratrum etc. unam domum sitam in
terra Montis Alti iuxta bona dictorum Octaviani etc. ab uno,
PICENTJM SERAPHICUM
833
plateam a parte anteriori etc. prò pretio fior. 130 monete ad
rat. 40 bologn. quorum 40 praedictus Pergentilis confessus
tuit recepisse ante stipulatiónem praesentis contractus resi-
duum vero promisit solvere etc. cum pactis et conventionibus
positis et descriptis in istrumento emptionis eiusdem domus
tacte per dictum Pergentilem a supradictis Ser Octaviano et
fratribus manu egregi viri Ser Felicis Sanctii etc. (Ibi)
1551 -12 Nov. — Perictus Antoni Cole de Montalto... con-
tessus est Imbuisse et recepisse a Pierantonio Dominici Si¬
monis flor. 90 de quibus debebat solvere ser Octavianus ut
patet manu Ser Nicolai Mazzocchi. Febo di Ser Luca.
21
, „ l ^ 51 ' 6 . Febbraio: Gio: Battista di Domenico sindaco
della Comunità di Montalto distribuisce il grano a chi lo
chiede, con 1 obblico di pagarsi alla mietitura prossima, e con
debita garanzia solidale: nell’elenco degl’individui, sotto la
data del 9 Febbraio, si legge : Perictus lacobi Antoni Cole,
Petronus Amici in solidum habuerunt quartam unam cum
dimidio, praesentibus etc. Anche il notaio che roga l’atto
Febo di ser Luca, ne prende una quarta.
15o l - 16 Maggio D. Cecchetta di Silvestro prende dalla
comunità di Montalto una quarta di grano da pagarsi al prezzo
di bolognini 52 / 2 nel giorno di S. Maria a mezzo Agosto •
ne fa sicurtà Giandomenico di Bartolomeo.
22
lo51 - 9 Sett. Perittus lacobi de Montalto sponte etc. per
se et suos haeredes... in ventate recognovit se habuisse in
depositimi omni eius risico et fortuna et periculo a Iacobo
Nicolai Alegritti de Ripatransonum praesente... flor. 12 ad
rat. 40 boi. quos 12 florenos idem Perittus ut supra promisit
per totum praesentem mensem septembris restituere et ab
inde in posterum ad omnem ips. lacobi terminum et petitio-
nem omni exceptione remota et absque lite... et ita per ob-
servationem praemissorum dictus Perittus obligavit se et suos
haeredes et omnia eius bona etc... et sic iuravit ad sancta
Dei evangelia tactis scripturis. Actum in Terra Montis Alti in
apotteca Cicchi Francisci... Ottaviano Ottavi.
834
PICENUM SERAPHICUM
23
1551 - 9 Novembre — Perictus Antoni Cole et Polidorus
Santori insimul et in solidum promixerunt et seipsos obliga-
verunt etc. omni meliori modo etc. constituti personaliter co¬
rami me notario etc. quod Perictus cepit unam puellam et
Polidorus cepit aliarn Costantini Persantis ad governandam,
nutriendam, et nubendam etc. et Polidorus redat praefato
Pericto dotem donne Piacentine sororis dicti Pericti etc. et ita
promixeruut etc. Febo di Ser Luca.
24
1551 - 14 Dicembre — Perictus Antoni Cole de Montalto-
sponte etc. notavit se habere et tenere ad istantiam Caroli
Franchi florenos tres et bologninos 26 prò sex brachiis panni
fratischi et uno brachio cum dimidio bianchitti et uno bireto
fratesco cupo : de quibus promisit solvere ad messen proximi
anni 1552 etc. Pebo di Ser Luca.
25
1553 - 16 Marzo : Perictus Iacobi Antoni de Mont’alto
sponte etc. per se etc. iure proprio et in perpetuum dedit ven-
didit etc. Silentio Nicolai de dieta terra etc. ementi prò se
etc. staria sex terre laborative posita in territorio Montis alti...
que terra olim fuit Persantis Costantini abraam de dieta terra,
iuxta bona dicti emptoris etc. prò pretio fior, dodicim monete
etc. Et quum prefatus Silentius dubitat predicta staria terre
fuisse, esse alieni obligationi vel restitutioni subiecta etc. hinc
est quod prò dicto Pericto ac eius precibus et votis, sciente
se ad predicta non teneri etc. Pergentilis alias Rossio Domi¬
nici etc. fideiussor extitit quem Pergentilem praesentem prae-
dictus Perictus omni tempore indemnem servare promisit et
obligavit se personaliter, sua bona omnia praesentia et spe-
cialiter et expresse quamdam ipsius Pericti domum positam in
dieta terra iuxta domum Perangeli Augustini et domum do¬
mine Martie et alia notissima latera. Actum in Monte alto, in
platea etc. Nicola Mazzocchi.
PICENUM SERAPHICUM
835
26
1553 - 28 Settembre — Silvester Dominici de Montalto
etc. D. Cecchetta eius uxor cum consensu, praesentia et vo-
luntate dicti Silvestri sui viri constituti personaliter coram me
notario etc in solidum promisserunt Io: Angelum et Astulfum
Dominici presentes semper et omni tempore indennes conser¬
vare a deposito per eos Communitati facto prò dicto Silvestro
de libris 75 monete, occasione pene predictum Silvestrum in-
currisse etc. Nicola Mazzocchi.
27
1553 - 13 Novembre — Santonus Nicolai Mignucci si tro¬
vava nelle carceri del potestà per debito di 65 fiorini, residuo
di maggiore somma dovuta a Pericto Antoni Cole : per uscire
dalle carceri cede a Perette un pezzo di terra in contrada di¬
eta la valle per eguale somma ecc. Nicola Mazzocchi.
28
1554 - 2 Gennaio — Baptista Santoni de Montalto sponte
confessus fuit se esse verum debitorem fratris Philippi Bro-
liae de eodem licet absenti... in summa et quantitate fior. 3
et boi 30. causa et occasione unius scrophae cum septem por-
chittis eidem per dictum fratrem Philippum venditorum et
eidem consignatorum per Bartol. Teste et Venantium Simonis
quos florenos promisit solvere ad messem proximam etc.
Giacomo Ottavi.
29
1554 - 11 Ottobre — Santonus Nicolai Mignucti de M. Alto
etc. prò se et suos heredes etc. non vi dolo etc. sed sua bona
libera voluntate, sponte tradidit vendidit cessit et concessit
magistri fratn Felici Pericti et done Mainane mairi dicti ma-
gistri fratris Felicis de eodem loco etc. unam eius possessionem
vineatam, arboratam cum una domo, positam in territorio
836
PICENUM SERAPHICUM
Montis Alti in quontrata dieta Cimirano iuxta bona et strata
communis ab uno et ab alio bona Caroli Franchi ab alio a
capite ecclesie S. Marie, a pede Antonii Floris et alios ve-
riores fìnes etc. prò pretio et nomine pretii 350 fior, monete
ad rationem 40 bologn. prò singolo floreno etc. quos dictus
Santonus fuit contentus et confessus Imbuisse et recepisse
etc. de quibus fecit finem et generalem quietationem etc.
Actum in strada pubblica etc. Giulio Sciava.
— Eodem anno et die, ut supra : Baptista Santoni etc.
de dicto loco etc fuit contentus et confessus habere et tenere
in deposito etc. a San tono Nicolai de eodem loco fior. 180
monete prò residuo supradicte possessioni et eos solvere ad
messem proximam venturam 1555 etc. et propterea volens co-
gnoscere prefatus Baptista bona /Idem fratris magistri Felicis
obligavit se et omnia sua bona etc. presentia et futura etc.
Actum ut supra Ibi.
30
1555 - 31 Gennaio — Santonus Nicolai Mignucti, Bapti¬
sta et Io : dominicus eius fìlii, Tullius Ioannis Mignuctii de
M. Alto sponte insimul et insolidum etc. contenti et confessi
fuerunt esse veros et legitimos debitores comunitatis terre
Montis Alti de florenis octo monete occasione facte pacis inite
cum Prospero Bevetti de Monte Alto quas in solidum ut su¬
pra promiserunt se solvere etc. Giacomo di Piergentile Ottavi.
31
1555 - 4 Maggio — Hoc presenti et publico instrumento
omnibus evidenter pateat quod Santonus Nicolai Mignuctii de
Monte Alto eiusque filiorum consensu sponte etc. per se etc.
omnique meliori modo etc. iure proprio et in perpetuum etc.
dedit, cessit, tradidit vero titulo venditionis, vendidit Rndo
Fr. Magistro Felici Peretto de Monte Alto presenti stipulanti
et solemniter recipienti etc. unam eius possessionem cum domo
in dieta possessione laborativa arborata vineata existente in
contrata Cimirani iuxta bona Ecclesie S. Marie ad collem ab
uno, bona Caroli Franchi ab alio, Antonii Dominici Georgi
PICENUM SERAPHICUM
837
a pede prò parte et prò parte Ioannis Perangeli Mignuctii,
viam communis a capite et alios veriores fìnes etc. capacitate
33 stariorum cum omnibus iuribus et actionibus, ingressibus
et egressibus pretio 330 flor. monete etc. quos quidem prefa¬
tus Santonus confessus est coram me notano et testibus etc.
habuisse et recepisse et de quibus quetavit in forma etc. Ac¬
tum in terra Montis alti in domo S. Francisci etc. Baldas¬
sarre Giovannini.
1555 - 25 Maggio — Hoc presenti et publico instrumento
omnibus evidenter pateat quod Christophanus et Nicolaus
Hieronimi Mignuctii de Monte alto sponte etc. iurantes maio-
res se esse viginti quinque annorum et maiora fecisse negotia
quam infrascripta etc. dederunt, cesserunt, tradiderunt vero
titulo venditionis, vendiderunt Rndo Patri Magistro Fr. Pelici
Peretto de eodem , ementi presenti stipulanti et solemniter re¬
cipienti etc. per se etc. unam possessionem laborativam ac
mogliam, fractivam et cannetatam necnon prativam in con¬
trata dieta la Valle , iuxta bona Antonii Peri Vannis ab uno
viam publicam ab alio, rivum seu foveum a pede, viam vi-
cinalem a capite prò parte et prò parte Cicchum Nicolai ac
bona Altaris S. Lucie etc et pariter vendiderunt dicti Chri¬
stophanus et Nicolaus duo petia terre laborative in contrata
cimirani unum iuxta bona Sebastiani Franchi etc. alterum
iuxta bona Perangeli etc. pretio 300 florenorum monete sol-
vendorum per dictum emptorem etc. florenos centum modo et
centum florenos per totum mensem maii proxime venturi anni
1557 deinde in posterum ad otnnem terminum. Actum in terra
Montis Alti in domo S. Francisci etc. Ibi.
32
1555 - 14 Giugno — Rendus Pater Fr. Felix Perictus de
Mont'Alto sponte etc. omni meliori modo etc. costituit ac so¬
lemniter ordinavit etc. eius procuratorum etc. venerabilem vi-
rum fratrem Salvatorem eius patruum absentem in omnibus
et quibus cumque causis etc. tam in agendo quam in difen¬
dendo, et exigendum etc. et etiam ad locandum et dislocan-
dum eius possessiones, etc. de eisdem fructua recolligenda et
generaliter omnia alia facienda etc. cum ampio mandato et
amplissima potestate et facilitate etc. Actum in domo Eccle-
838
PICENUM SEBAPHICUM
siae S. Francisci de Monte alto in dieta terra posita. Presen¬
tii» us etc. Nicola Mazzocchi. A questo rogito uniamo le prime
righe di un istrumento posteriore di cui dovremo occuparci nella
seconda parte.
1558 - 22 Maggio — Hoc presenti et publico instrumento
omnibus evidenter pateat notumque sit qualiter Tullius Iois
Nicolai Mignuctii de Monte Alto ut tutor et curator filii et
heredis Christophani Hieronimi de dieta terra prout de dieta
tutela et cura constare dixit per istrumentum manu egregii
viri ser... potestatis diete terre et Nicolaus Hieronimi Mignu¬
ctii de eodem sponte etc. fecerunt finem et generalem quieta-
tionem etc. R. Pri Mag. fr. Felici Peretto de Monte Alto licet
absenti et R. Pri fri Salvatori Riccio de eodem patruo et procura¬
tori dicti P. Mag. Fris Felicis presenti etc. et mihi notano etc.
de florenis 850 monete etc. in quibus quidem prefatus R. Pater
M. frater Foelix tenebatur et obbligatus erat supradictis Chri-
stophano et Nicolao filiis Hieronimi Nicolai Mignuctii de
Monte Alto causa et occasione venditionis cuiusdam possessioni,
per eos ei vendite prout latius apparet etc. Baldassarre Gio-
vannini. ( Continua )
LA PROVINCIA RIFORMATA DELLE MARCHE NEL 1837
(Continuaz. vedi fase. n. ò, p. 689-706)
---
8. — Cagli - Sant’Andrea Apostolo
Cagli antica Città d’Italia, detta in latino = Calleum,
ovvero, Calle — è posta fra li monti appennini sù i confini
della Marca, e dell’Umbria, chiamata con questo nome dal
Tempio di Marte sotto il vocabolo di Cali, ivi eretto. Va¬
riano gli storici sulla sua fondazione ; alcuni la vogliono edi¬
ficata da un Nipote, o figlio di Noè ; altri da Febejo Capitano-
de Sabbini 19 anni dopo la edificazione di Roma, e questa
opinione seconda sembra la più probabile. Questa Città libe¬
rata dai Senoni, si conquistò dall’Impero Romano, e si go~
PICENUM SEBAPHICUM
839'
vernava come Repubblica usando le proprie sue leggi. Essa
con altre Città d’Italia fu dal gran Costantino donata alla
Chiesa, e confermata sù questo dominio da Pipino, e da Carlo
Magno. Nell’anno del Signore 814 : nella invasione dei Goti
fu soggiogata sino al 1210 quando per opera di Ottone IV. fu
liberata, e restituita alla Chiesa. Nelle fazioni Guelfe, e Gi-
belline, seguitò la parte Guelfa, e nascendo fra Cittadini ci¬
vili dissensioni si ridusse all’ultimo esterminio, e per la in¬
vasione dei confinanti, fu interamente distrutta... Nel 1289 :
sotto il Pontificato di Nicolò IV. fu riedificata non più fra i
monti appennini, ma alle falde di essi sulla via flaminia fra
li due fiumi, Boso, e Borano distante circa quindici migli da
Fossombrone a levante ; da Urbino pure quindici al s. e. 157
da Roma. Nell’anno 1371 se ne impatronirono i Conti di
Montefeltro, poi di mano in mano n’ebbero dominio i duchi
d’Urbino sino al 1631 nel qual tempo Francesco Maria II la
restituì alla Santa Sede. Sulla strada, che conduce a Fossom¬
brone nella distanza di dieci miglia da Cagli s’incontra la
tanto rinomata montagna detta del Furio , ove si ammira il
foro fatto a scalpello dalla industria dell’esercito di Annibaie
il guerriero formidabile... E’ Cagli una Città di non mediocre
popolazione, di sufficiente giro comerciale, e di qualche in¬
dustria massime nelle fabbriche di panni di lana, e di calli-
garia.. Città nella Religione distinta, come si conosce da
molte pie istituzioni, e dai vari monasteri di Regolari dell’uno
e l’altro sesso eretti dai buoni Cittadini Cagliesi ad orna¬
mento della Città, a decoro della Religione, ed allo spirituale
vantaggio delle anime. Anche li nostri Riformati della Pro¬
vincia della Marca furono chiamati in Cagli con la edifica¬
zione di un Convento appositamente eretto a spese dei Cit¬
tadini devoti sempre ai seguaci del Santo di Asisi.
*
* *
Nell’anno 1616 per speciale interesse capitò in Cagli il
P. Bonaventura da Monte l’Abbate, Religioso di merito di¬
stinto, e di virtù preclare allora Guardiano nel Convento di
S. Bernardino di Urbino in compagnia di F. Giuseppe da
Cagli laico di molta esemplarità, e di virtuosa condotta irre¬
prensibile... Quesii due ottimi figli di S. Francesco si tratten-
840
PICENUM SERAPHICUM
nero per qualche tempo in Cagli ricevuti ad ospitale albergo
in casa di un pietoso benefattore. Fu allora appunto, che al¬
cuni Cittadini fatta con essi relazione fecero progetto sull’im-
pianto di un Convento per il di loro instituto. Piacque ad
essi il disegno, ed il P. Bonaventura si assunse l’incarico di
trattare la causa con i suoi superiori: Così restarono di con¬
concerto li due Religiosi con li Signori Cesare Persei, Mario
Druna, ed altri Cittadini, che aveano intavolata un opera
tanto pregevole.. Il P. Bonaventura scrisse in proposito delle
lettere ai PP. della Provincia, e questi di unanime consenso
risposero di accettare volontieri il Convento, che in Càgli si
disegnava: ne rese informati gl’anzidetti Cittadini, e questi
mossi sempre dal vivo desiderio di vedere appagate le loro
brame, ne fecero instanza regolare a Monsig. Filippo Bilij
allora vescovo della Città, e Diocesi di Cagli : addusse questi
una qualche difficolta per la parte delle altre Corporazioni
Religiose, ma fu superato ogni ostacolo. Ritornò a questo
effetto lo ricordato P. Bonaventura in compagnia del P. Tom¬
maso Collati da Cagli, che preso caritatevole alloggio in Casa
del Sig. Mario Alippi del P. Tommaso fratello Cugino, anda¬
vano disegnando il come, ed il quando si potesse effettuare
quest’opera grande, quando gl’aggregati alla Ven. Confrater-
dita di S. Andrea Apostolo determinarono in una loro piena
consigliare unione di cedere per tale oggetto la Chiesa, un
piccolo orto, alcune case alla Chiesa annesse, e quanto di
stabile, e di mobile ivi possedea : fu accettata la generosa
esibizione, e superate alcune difficoltà nate per parte dei
PP. Min. Conventuali, il giorno 5 Gennaio 1617 dietro il
consenso del Vescovo surriferito dai Signori Cesare Per¬
sei, e Domenico Pierongori priori dell’anzidetta confrater¬
nità di S. Andrea si diede il possesso della Chiesa con
le sue adiacenze sunnominate al P. Bonaventura fornito dai
Superiori di ogni facoltà. Sebbene però si ricevesse questo
locale dalla Riforma ed i Religiosi incominciassero ad abitarlo
come Ospizio, pure non vi si potea stabilire la famiglia for¬
male si per la molta ristrettezza, si per la mancanza di molte
cose, e più per difetto del consenso, che giusta le pontificie
costituzioni doveano prestare gli altri corpi Regolari già esi¬
stenti in Città. In un pubblico consiglio si venne alla deter¬
minazione di prenderne interesse presso il serenissimo Duca di
PICENUM SERAPHICUM
841
Urbino sotto il di cui dominio si trovava allora la Città di
Cagli, perchè si avesse dalle Religioni consenso per la nuova
famiglia dei PP. Riformati. Si ebbe quello, che si chidea, che
però tolto ogni impedimento si venne alla bramata erezione
del Convento nella detta Chiesa, e Casa di Sant’Andrea, e
vi fu stabilita la famiglia formale, destinata per suo Superiore
con il titolo di Presidente il P. Antonio da Libiano, e ciò
entro lo ridetto anno 1617. Era questo locale nell’interno della
Città presso le mura a mezzo giorno in sito assai ristretto, e
mancante di orti, e di altre adiacenze tropo necessarie ad
una Reliosa Comunità. Erano scorsi circa 15 mesi dallo sta¬
bilimento della famiglia, quando venne in Cagli in atto di
Sacra Visita il R."° P. Benigno da Genova allora Vicario Ge-
neiale dell una, e 1 altra famiglia Cismontana, ed esaminato il
locale, e la sua ristrettezza, non che la mancanza degl’Orti,
diè ordine al Saperiore locale, che supplicasse il pubblico per
un altro sito più capace, e quando non si fosse potuto avere
impose al P. M. R. Custode della Riforma, che fossero tolti
per intero li Religiosi. Il Magistrato fu inteso di questo de¬
ci eto, ed in pieno consiglio si stabilì che li Signori Conte
Gianffancesco Brancaleoni, e Dottore Paolo Berardi, si pren¬
dessero ogni cura per un sito a proposito per la edificazione
di un altro Convento per li PP. Riformati riconosciuti di tanto
spiiituale vantaggio alle anime, e questa risoluzione accadde nel
1619. Li detti Signori dopo varie riflessioni in proposito elessero
un luogo fuori le mura della Città, luogo dei Signori Tommaso, e
Pietro Monelli, luogo vicino, e molto atto alla fabbrica di un
nuovo Monastero, ma luogo allora di qualche abborrimento, come
quello, che era presso il sito del patibolo ove si eseguia per
li malfattori la sentenza di morte. Il dì 10 Agosto dello ri¬
detto anno 1619, fu comprata quella parte, che riguardava li
beni degli eredi di Tommaso Monelli per la somma di se. 400 :
nella consegna di un censo ceduto al Convento dalla Confra¬
ternita di Sant Andrea ; dappresso si fece la compra dell’altra
poi zione di terreno spettante a Pietro Monelli, e si pagò una
somma uguale da certo Baldo dal Trebbio, che elesse di vi¬
vere con li Religiosi in qualità di servo. Dopo il detto ac¬
quisto il pubblico si prese l’impegno di raccogliere delle ele¬
mosine dalla Città non meno, che dal contado per la erezione
della nuova fabbrica : furono eletti all’uopo dei questuanti
842
PICENUM SERAPHICUM
nobili, e Sacerdoti per il giro della Città, e probi contadini
per la campagna, e fra pochissimo tempo si raccolsero se. 2177.
Vennero in appresso altre generose elargizioni, e si potè dare
mano alla nuova fabbrica : dal P. Bonaventura da Monte
l’Abbate, che in segno di legale possesso piantò la Croce nel
nuovo sito, si diede il titolo — S. Bonaventura — Ma Monsig.
Vescovo Bilij anche dietro le richieste del pubblico alli 25
di Giugno del 1620 : con molta solennità, con l’intervento
del Magistrato, del Capitolo, e di numerosa popolazione gittò
la prima pietra fondamentale da Lui benedetta, e collocata
nell’angolo destro a Capo della Chiesa con il titolo San-
t Andre — Dopo la detta funzione s’incominciò la babbrica,
al cui vantaggio nelle elemosine si distinse il serenissimo
Duca, non che il Magistrato, e vari Signori di Cagli, e nel¬
l’anno 1623, fabbricata quella parte, ove oggi stà il Coro in¬
cominciarono li Religiosi ad abitarvi uffiziando una Cappella
accomodata provisoriamente, e nel 1627 il Convento fu termi¬
nato, e la famiglia intera dal vecchio al nuovo Convento si
condusse dietro solenne processione il primo giorno di 7bre
dell’anzidetto anno 1627. Processione, cui intervenne il Ma¬
gistrato, e molto popolo : si cantò lo Messa nella ricordata
Cappella, ed il P. Tommaso da Sant’Agata delegato apposi¬
tamente dal Superiore Gf. le dell’Ordine il R. mo P. Marco An¬
tico recitò analogo ed eloquentissimo discorso.
*
* *
Dietro la licenza dell’ordinario dalla vecchia Chiesa di
S. Andrea furono trasportati quattro cadaveri ivi sepolti, cioè
del P. Bonaventura da Monte l’Abbate, e di F. Giuseppe da
Cagli, che come si disse, furono i primi a trattare la causa
sull’impianto del vecchio Convento: e quelli della Sig. Cla.
lice Alippi, e Diana figlia del Sig. Domenico Pierengoni am
bedue alla Religione affezionate, e devote, che ivi si elessero
sepoltura.
Con tutto l’impegno dei Religiosi, della Comune, e dei
buoni Cittadini Cagliesi si proseguì la fabbrica della Chiesa,
e nel 1633 : fu terminata dietro le instancabili premure del
Guardiano P. Tommaso da Cagli, e del P. M. R. Vincenzo
ugualmente da Cagli uomo di molto merito, che servì in Roma
PICENUM SERAPHICUM
843
la Curia generalizia in qualità di Segretario G. le Nell’anno
1637. Compiuta anche nell’interno, il giorno 17 7bre giorno
Sacro alle Stimmate del nostro glorioso P. S. Francesco nella
nuova Chiesa di Sant’Andrea fu solennemente cantata la
prima Messa.
Il nuovo Convento di Cagli, come altra volta si disse
stà sulla Cima di un piccolo Colle presso le mura della Città
al N. L. fuori la porta Romana distante da questa circa
trenta passi geometrici: e dalle mura non più di venti piedi
al destro lafo della Via flaminia : ha degl’orti sufficienti, ed
un bosco di non molta grandezza, bosco cerchiato a levante
ed a ponente da rispettivi muri, ed a mezzo giorno guardato
dal piccolo fiume Borano altra volta nominato, fiume, che
unito in pochi passi fuori la Città sul via del Furio con l’altro
detto Boso, nella distanza di circa dodici migli mette le sue
acque nel metauro... Forma il Convento un quadro, ed è ca¬
pace almeno per venticinque individui.
A
La Chiesa dedicata a Sant’Andrea Apostolo è di non
mediocre grandezza, e nella sua architettura molto elegante :
ha il suo volto reale di una semplice navata con quattro
Cappelle, cui di fronte formano simetria quattro sfondi, ove
sono situati quattro Confessionari di noce molto belli, e tutti
di un ordine istesso. Ha questa Chiesa cinque Altari, il mag¬
giore, e quattro nelle anzidette Cappelle.
L Altare maggiore è di legno dipinto ornato da due co¬
lonne della stessa materia, con sopra le portiere due statue
pure di legno, cioè in Cornu Evangelii la statua di S. Fran¬
cesco e di S. Antonio di Padova dall’altro lato. Questo altare
e Sacro e Sant’Andrea Apostolo, ed ha un quadro di tela,
ma di non molto pregio, ove sono dipinti Maria la Vergine,
S Andrea, e S. Francesco. Nella prima Cappella sta l’altare
edicato a Santa Elisabetta regina d’Ungheria, pure di legno
con due colonne vario pinte avente un quadro di tela, ove
sono dipinti li SS. Elisabetta, Carlo Boromeo, Francesco d’As-
sisi, Antonio da Padova tutti in atto di adorare la Vergine,
ed il Salvatore dipinti nell’alto del quadro. L’Altare della se¬
conda Cappella è del SS. Crocifisso, e dentro cona corrispon-
844
PICENUM SERAPHICUM
dente coperta da una tela, che ha espressa in pittura la Ver¬
gine addolorata, sta in molta Venerazione la immagine di
Gesù Crocifisso maestramente in legno rilevata dai due laici
Siciliani ricordati nelle memorie della Chiesa di S. Antonio
di Ascoli. Molte sono le grazie, che da questo venerato simulacro
si compartono ai fedeli dal Dio delle misericordie, e si rile¬
vano da tante autentiche testimonianze : Il popolo di Cagli
offre a questa Santa Immagine singolare omaggio : Uniti molti
Cittadini in pia Congregazione si assunsero l’obbligo di so¬
lennizzare la festa a questo Venerando Crocifisso in ogni
anno il terzo giorno del mese di Maggio. L'Altare del Cro¬
cifisso è altare Gregoriano quotidianamente, ed in perpetuo...
L’Altare della terza Cappella è dedicato a S. Pasquale Bay-
lon, e dentro urna adattata sta la statua di detto Santo rile¬
vato in legno : l’urna è coperta da una tela ove sono dipinti
li SS. Pasquale, Pietro d’Alcantara e Giacomo della Marca :
altare di legno con due colonne della stessa materia parte
dipinte, parte dorate.
L’Altare dell’ultima Cappella è pure di legno con due
colonne dorate, ed è Sacro alla Concezione di Maria con qua¬
dro di tela rappresentante la Vergine immacolata... Li sudde-
scritti quadri non hanno pregio singolare.
La Chiesà di S. Andrea di Cagli fu solennemente con-
secrata nell’anno 1675 ai 28 di Ottobre dal Vescovo di detta
Città Monsig. Tamantino, il quale collocò con pubblica fun¬
zione varie Reliquie sotto l’ara dell’altare Maggiore, Reliquie,
che come si dirà in appresso, furono poi disposte nell’ornato
deh SS. Crocifisso. A memoria della Consegrazione della Chiesa,
presso la porta del suo ingresso alla parte dell’Evangelo sul
muro, tirate alcune linee a forma di quadro, sono scritte le
seguenti parole :
D. O. M.
ILL. mo AC. R. mo DOMINO. CALLI. EPO
D. ANDREA. TAMANTINO NOB. ROM.
PRO. HAC. S. ANDRAE. SACRATA ECCLESIA
CLERO. PALAM. ET POPULO
ANNO. IUB. MDCLXXV. OCTOB. XXVIII
POSITIS. IN. ARA. MAX. RELIQUIIS
VELI. BEATAE. MARIAE VIRGINIS
PETRI. JACOB. MIN. APLORUM
PICENUM SERAPHICUM
845
VALENTINL PLACIDI. CASTORIS. MAXIMT
■ LRAGMENTIS. aliorum. ss mart
oc* ET
infrascritte MquL^f™’, C0 ?t,. 8Ì dis8e ’ « conservano le
quattro piccole cone entro due' ìjne'^'T SOpra f * radini ■"
c questi di legno dorato : L Ss’VT*?’ 1 * <)Uelle '
Deodato Mm = Ai a Q n T d Grato > Amante, e
«na di S. Francesco e l’altra dTs^P “ d , Ue piccole statue >
busti ugualmente di legno dora „ qU n ed in due semi '
del Cilizio di S. Francfsco Sossi di « CoM =
gl’ossi delle SS. Prudenza e TenT \f' Pas( l uale : e de-
dette colonne in due prprW mezzo alle
lato : nella partedella U * lat ° e Paltra l’altro
di legno dorato: degl’Ossi di Santa^^T^ 8 *?’ ed un ’ urnetta
licissimo M. ed in aftracredei ta P nst T e di San Fe-
sti dorati: degl’ossi dei SS T a • P * U la a lt° in tre semibu-
parte dell’Evfngelo ttrf cr^ 0 ’ 6 u° nC ° rdÌ ° Mm ' Alla
nette simili : degl’ossi di San la r> u ^ uai ’ semibusti, ed ur-
M. di S. Filippo^, di l^delTM V A M C 1 S d lv‘ rmÌtl °
m mezzo entro altra credenza m • j" A ca P° de H ornato
dipinto L'Eterno Padre in tre f da ™ a tela - 0TC sta
SS. Orazio, Fabiano e Mart n0 MM F t deg) ’ ossi dei
Crocifisso innanzi ai pieTjeZ vi' E f r °T ’* 0ona del 8S -
tro bracci di legno dorato avente n 6Iata Tmma gme in quat-
spettiva palma del martirio^ Si T “ mano la >i-
dei SS. Privato Mario Don if P t *?. C ° lore Verde: degassi
quadri di legno’ugualmente d^tol^eglt’drf 1 SS ‘c??!
Vaìeriano”Mm. Presso“i'aS?'”" ° ÌU * tin0 ’ Fabio ’ Cornelio? ‘e
dell’Evangelo entro piccolo r° ^ aa ^? 10re ne l Muro alla parte
cornice df marmo* *0Si di
ove si custodisce il Sacro 1 Olio • in , crade ^mo uguale
oacro uiio . in tante teche di stagno con
Anno I, 1916 - Fascicolo VI.
63
846
PICENUM SERAPHICUM
il Legno della SS. Croce, ed il Velo di M. V. si conservano
altre Reliquie, che si espongono entro apposito Reliquiario
in alcune rispettive sollennità.
*
* *
La Chiesa di S. Andrea di Cagli non ha sepolture gen¬
tilizie di case nobili ; non si soddisfano legati perpetui : gode
la indulgenza plenaria ad septemnium nella festa di S. An¬
drea Apostolo, e nei giorni primo, secondo, e terzo di Maggio.
Nell’anno 1747 questa Chiesa minacciando per ogni parte
ruma per le tante terribili scosse di terremoto, che saccheg¬
giarono molti edilìzi della Città di Cagli, fu risarcita, e ri¬
dotta nello stato surriferito : alle spese del necessario riatta¬
mente concorsero la comune, i luochi pii, le confraternite,
ed altri particolari benefattori, ed a memoria di tanta pietà
a piè della Chiesa nel lato della Epistola in simetria della
iscrizione di sopra riportata nel muro a quella uguale fu
inserita la presente.
D. 0. M.
TEMPLUM. HOC
CALLIENSIUM. CIYIUM. PIETATE
ANNO MDCXX. A FUNDAMENTIS
CONSTRUCTUM
ANNO MDCCXLVIII
EADEM. RESTITUTUM
* EXORNATUMQUE
Stà sepolto in questa Chiesa lo ricordato P. Tommaso
da Cagli Religioso di straordinarie virtù, di singolare peni¬
tenza, rigido osservatore dei suoi professati doveri, morto in
concetto di santo l’anno 1686. come rilevasi da alcuni scritti
riguardanti alcune memorie della Riformata Provincia Picena
riunite dal fu R. P. Cleto da Iesi. Non si conosce il luogo,
ove fosse tumulato il cadavere del P. Tommaso.
*
* *
Dietro il decreto dell’Imperatore dei francesi Napoleone
Buonaparte, sortirono li Religiosi dal Convento di Cagli il
PICENUM SERAPHICUM
847
giorno 5 Giugno del 1810. quindici giorni dopo, che gli fu
letto in piena Comuuità riuniti, il fatale decreto... Nel tempo
della soppressione il Convento in un con gl’orti, e bosco,
dalla direzione demaniale fu dato in affitto a due Laici della
nostra Riforma appartenenti alla soppressa famiglia per l’an¬
nua corrispondenza di scudi Romani 25. La Chiesa fu sem¬
pre chiusa, ma non fu di molto pregiudicata : furono perdute
le Campane, e la Sacrestia danneggiata di molti oggetti.
*
* *
Nell’anno 1815 : nel mese di Giugno per mano del De¬
funto Vescovo Monsig. Cingari li Religiosi riassunsero nel
Convento di Cagli l’abito del suo insti tu to. Fu commoventis¬
sima la funzione, ed il Prelato pontificalmente vestito tenne
analoga, e commoventissima Omelia. Pianse il popolo per te¬
nerezza che vedea la Religione sortita a pieno trionfo dal-
1 orrido nembo : per consolazione a vicenda piangeano li Re¬
ligiosi che baciandole con tutta la effusione del Cuore rive-
stiano quelle, che a forza spogliarono Sante Divise : e nel
pieno commovimento dei Religiosi, del popolo, e del Pastore
fu intuonato al Dio delle misericordie solenne il cantico di
ringraziamento.
*
* *
Nell’anno 1831 il convento di Cagli fu stabilito come
Convento di Noviziato, e fu all’uopo accomodato il suo dor¬
mitorio alla parte del mezzo giorno, chiuso secondo le Apo¬
stoliche Costituzioni con cinque Camere compresa quella del
Maestro, e la Cappellina per le spirituali conferenze.
*
* *
Dal 1630 sino all’anno, che corre furono nella nostra
Chiesa di S. Andrea di Cagli asciutte al terz’Ordine Donne
N. 147. Fra le quali si notano la nobil Donna Sig. France¬
sca Ceccarelli professa nell’anno 1763... e la molto Ven.
Madre Maria Teresa Benigna Riccardi da Roma Monaca Do¬
menicana nel Monastero di Cagli ascritta nell’anno 1779...
848
PICENUM SERAPHICUM
Si contano uomini N. 22 fra li quali li Signori : D. Latino
Sacerdote Mencocci da Cagli nell’anno 1636... D. Filippo Grassi
Parr. di S. Floriano nella Diocesi di Cagli nel 1760... D. Ago¬
stino Sacerdote Minelli nel 1758 : e D. Giambattista Can.
Brancati nell’anno 1765 : ambedue da Cagli... Il Sig. D. Pie¬
tro Sacerdote Lazzari da Mondaino nell’anno 1779. Il Sig.
D. Antonio Maria Boni Parr. di S. Cristoforo di Cagli nell’anno
1758.
La famiglia attuale di Cagli è di 17. Individui ; sette
Sacerdoti ; tre Laici : tre Novizi Chierici, e quattro Terziari.
9. — Fossombrone — La SS. Annunziata
Fossombrone secondo scrive Gabbinio Lero fu edificata
dai Pelaggi popoli della Grecia undici anni dopo la distru¬
zione di Troia in mezzo ad un fertilissimo piano sulla via
Flaminia tra Cagli all’E. Urbino a ponente e Fano a levante
ed anticamente fu chiamata '= Foro Pelaggi — Negl’anni
448 dopo la edificazione di Roma fu accresciuta, abbellita e
fortificata da Sempronio Sofo Console Romano, da cui prese
il nome = Forum Sempronii — oggi = Fossombrone = Fu
in moltissima stima presso i Romani e fu di essi celebre Mu¬
nicipio, e come capo di Provincia vi risedeano li procuratori
di Augusto con ampia facoltà di riscuotere i suoi tributi, e
terminare ogni differenza, ed ogni lite... Sotto la protezzione
dei Romani si mantenne come Republica usando le proprie
leggi, ed i suoi particolari statuti. Dopo i successori di Au¬
gusto cambiò stato più volte, provò le incursioni di gente
barbare, dalle quali fu le molte fiate mano messa, e saccheg¬
giata, ed in fine nel tempo di Lusimprando Re dei Longo¬
bardi fu interamente distrutta: con le sue macerie fu riedifi¬
cata sopra di un colle un miglio circa distante dalla prima
posizione verso occidente, che poi a poco a poco si estese
alle falde di detto colle sino alle rive del sunnominato fiume.
Metauro. Fu questa Città dal Magno Costantino donata alla
Chiesa l’anno del Signore 817 (sic). Dappresso fù soggiogata dalle
armi dei Goti, ma poi liberata da Pipino, fu nuovamente
alla Chiesa concessa. Se ne impatronirono pure gli tiranni
PICENUM SERAPHICUM
849
Berengari, che poi liberata dall’imperatore Ottone IV, ritornò
alla S. Sede. Nell’anno 1210: da Innocenzo III fù concessa in
feudo ad Azzo di Este IV. Duca di Ferrara, ed indi nel 1374.
Cadde in mano dei Malatesta, e da Galasso di detta famiglia
l’anno 1440, fù alienata a Federico Feltrio Duca di Urbino,
cui successe Guid Ubaldo. In questo tempo nel 1302 fù sac¬
cheggiata da Cesare Borgia, e nell’anno 1517 devastata dagli
eserciti di Lorenzo Medici. Per avere sostenuta la parte del
suo dominio fu poi da Guid Ubaldo onorata di nuovi privi-
leggi... Visse pacifica sotto il dominio di Francesco Maria
della Rovere, poi di Guid Ubaldo II ed in ultimo per la
morte di Francesco Maria II nell’anno 1631, ritornò al do¬
minio Ecclesiastico sotto il Pontificato di Urbano Vili... La
Città di Fossombrone si distingue nell’arte di filare la seta
tenuta in molto pregio da tutti i mercanti di Europa. Regnò
sempre in essa lo spirito della Christiana Religione, dopo che
vinta la stolta idolatria, vi si spiegò il vessillo trionfatore por¬
tato in campo del Figlio di Dio... E’ ricca di molte Chiese
nell’architettura, e nella bellezza pregevoli. — Vi sono varie
corporazioni Religiose dell’uno, e l’altro sesso... Fra le altre
famiglie Regolari si conta pure quella dei nostri Riformati
della Provincia Picena nel Convento, il cui titolo = La SS.
Annunziata. =
*
* *
Stà questo convento alle falde di un monte circa 400
passi lontano dalla Città di là del Metauro verso ponente,
proprio all’E. e si transita per un ponte magnifico e di sin¬
golare architettura. Il Convento fu edificato circa l’anno 1462
a spese della Comune ; il Gonzaga conta la sua edificazione
nell’anno 1472, però dee essere errore di tipografia, quindi
dee tenersi l’anno 1462. sotto il Pontificato di Pio II. come
rilevasi dalle antiche, ma autentiche scritture conservate nel
suo archivio.
Nella sua prima edificazione era molto ristretto, e niente
comodo ai Religiosi; nell’anno 1603. con l’autorità del Duca
di Urbino, al cui dominio allora Fossombrone apparteneva,
fu intrapresa una nuova fabbrica maestosa, e grande, e ciò
850
PICENUM SEBAPHICUM
con le rendite di un annuo legato perpetuo di certo Sig„
Francesco Paoli a vantaggio dei Religiosi rogato... Ma come
il legato non era proprio a chi professa stretta mendicità fu
detto censo con il consenso del Duca rinunziato al Sacro
Monte di pietà, e da questo come erede dell’anzidetto Fran¬
cesco Paoli sono state applicate le rendite a vantaggio del
Convento... Questo è bello oltre ogni espessione e nella Pro¬
vincia della Marca, non v’ha nella nostra Riforma altro, che
lo pareggi: e l’archi del Chiostro simetricamente tirati mo¬
strano un’aspetto oltremodo grandioso, ed il Convento forma
un quadro perfetto : nel disegno e nella esecuzione non co¬
nosce errore... Nell’anno 1626. sotto il pontificato di Urbano
Vili, dall’ultimo Duca di Urbino fu alla Riforma ceduto, che
prima lo abitarono li PP. della prima famiglia.
{Continua)
PICENUM SEBAPHICUM
851
INDICE GENERALE DELLE IfATERIE
CONTENUTE IN QUESTO PRUfO VOLUME
ANGELO (B.) CLARENO : Appunti storico-critici pug. 21
— I. Primo equivoco: La mistificazione del nome 22
— IL Secondo equivoco: Il Glareno e la sètta dei Fraticelli 29
— III. Terzo equivoco : Il Generalato del Glareno 168
— IV. Quarto equivoco : Le condanne 312, 450, 752
« ARCHIVUM (L’) FRANCISCANUM HISTORICUM » e il
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COLLEZIONE STORICA:
— Codici e Autografi di S. Giacomo della Marca
— Tabula librorum librarie Sante Marie de Gratia iuxta opidum
Montisprandoni
— Il Commento Dantesco di frate Giovanni da Serravalle
— A proposito del detto Commento
Un ignoto terziario francescano I). Pierpaolo Sartolazzi
— Per la storia di S. Giacomo dalla Marca
— Intorno all’Archivio di S. Francesco in Fabriano
— S. Giacomo della Marca nell’ Umbria Serafica del P. Agos¬
tino da Stroncone
Un ignoto arcivescovo francescano delle Marche, fr. Giovanni
d’Ancona
— Biografia di fr. Giovanni d’Ancona di Mas Latrie (:nostra
traduzione )
— Memorie di Suor M. Celeste di Fiegni
— Traslazione del corpo del Servo di Dio, P. Giovanni Batti¬
sta da Cartoceto
— P. Felice Rosetani da Monsampietrangeli
— L’infanzia di Sisto V
812
76
80
84
92
95
270
403
529
536
540
681
686
787
801
CONVENTI :
— Acquaviva : S. Francesco
— Amandola
— Ancona : S. Francesco alle Scale
341, 387
483
773
852
PICENUM SERAPHICUM
— Appignano d’Ascoli
— Appignano d’Ascoli : S. Angelo
— Arquata del Tronto : S. Francesco
— Ascoli Piceno : S. Francesco
— Ascoli Piceno : Le Spiagge
Ascoli Piceno : Colle Colombaro
Ascoli Piceno : S. Antonio Abbate
— Belvedere : S. Francesco
— Cagli: S. Andrea Apostolo
— Camerino: S. Francesco
— Camerino : S. Angelo
— Camurano
— Capradosso
— Castelfìdardo
— Castignano
— Cingoli: S. Francesco
— Cingoli : S. Giacomo Ap.
Civitanova : Santa Maria Maddalena
— Cossignano
— Fallerone : S. Francesco
— Fermo : S. Francesco
— Filottrano
— Forano : S. Francesco
— Force
— Fossombrone: SS. Annunziata
— Iesi : S. Marco
— Iesi : S. Francesco
— Loro Piceno : S. Giorgio
— Marano : S. Basso
— Massa Fermana : S. Francesco
— Mogliano : S. Colomba
— Mogliano : S. Gregorio
— Montalto : S. Francesco
— Montecchio (Treia) : S. Francesco
— Montedellolmo (Pausula) : S. Maria di Castello
— Montefiore
— Montegiorgio : S. Maria in Giorgio
— Montegranaro
— Montelupone : S. Francesco
— Monterubbiano
pag. 214, 340
341
238
65, 183
ivi
553
562
247
838
621, 652
628, 652
784
389
784
219, 339
782
705
639, 656
388
489
343
778
259
336, 338
848
785
689
485
389
544
650
ivi
216, 337
784
345
335, 385
347
349
654
644
A
PICENUM SERAPHICUM
853
— Offida
— Osimo : S. Francesco
— Penna S. Giovanni
— Pioraco : S. Maria
— Poggio Canoso
Potenza Picena (Monte Santo) : S. Francesco
— Recanati
— Ripatransone
— Sanseverino-Marche : Il Castello
— Sanseverino-Marche : Le Grazie
Santa Vittoria: S. Francesco
S amano : S. Francesco
— Serrapetrona : S. Michele
— Treia SS. mo Crocifìsso
— Vena Rotta
pag. 381
782
436
653
389
636
779
220
628
633
215,340
645
653
5, 149, 299, 441, 660, 806
215
CONVENTI (I) DEI PP. CAPPUCCINI NELLE MARCHE
(1525-1898) 743
FRANCESCANI (AI) DELLE MARCHE 145
GIOVANNI (IL P.) DA PESARO : Grande Viaggiatore e Mis¬
sionario Francescano del Secolo XVI 351
ISCRIZIONI LAPIDARIE
— A Nicolò IV
— A Sisto V 113, 230 , 613 677
MEMORIE MINORITICHE : dal ms. Gambalunghi
(D. IV. 231) 43, 183, 335, 483, 644, 773
MINISTRI (I) PROVINCIALI DELLE MARCHE 197 , 519 , 669
MONTEFELTRO E LA DONAZIONE DELLA VERNA (Sag¬
gio del Poema Galiucci) 4 g 7
NOSTRI (I) SANTI : Martirologio Piceno 99 391 492 762
NOTIZIE E DOCUMENTI SULLA VITA DELLA BEATA
CAMILLA-BATTISTA VARANO 531 721
PAGINA D’ORO :
— S. Francesco salva una pecorella e due agnellini nelle nostre
Marche ^
Intimità del B. Rizzerio della Muccia con S. Francesco 182
Pietro da Treia e Corrado d’Offida nel nostro Convento di
Forano 333
854
PICENTJM SERAPHICUM
— Una visione di fra Corrado d’Offida P a 9- 502'
— Fraterna intimità dei BB. Pietro da Treia e Corrado D’Offida 642
— I due BB. fratelli Pacifico ed Umile della Marca 741
PAGINA POETICO-STOBICA :
— S. Francesco al porto d’Ancona 70
— S. Francesco in Ascoli Piceno 212
PICENUM SERAPHICUM 1
PICENTJM (PER IL) SERAPHICUM 289
PROVINCIA (LA) RIFORMATA DELLE MARCHE NEL
1837 (mas.) 237, 544, 589, 838
REPERTORIO BIBLIOGRAFICO :
Pubblicazioni Regionali Francescane : dalla Miscellanea Fran¬
cescana 123
— Dall’opera del P. Giacinto Sbaraglia : Scrittori del secolo XIII 223
— id. id. Scrittori del secolo XIV 504
SISTO V e MONTALTO 824
STUDIAMO LA NOSTRA STORIA 433
UN ANNO DI VITA 717
VARIA : Statuti del Monte di Pietà di Cingoli 143, 426, 570
VER.A INDOLE DEL NOSTRO PERIODICO 577
VISITA TRIENNALE DEL P. ORAZIO CIVALLI 51, 214, 381, 621
INDICE ALFABETICO
Degli Illustri Francescani contenuti in questo primo volume
Adamo Adami (B.) da Fermo pag . 343, 392
Agostino Galiucci da Mondolfo 461
Agostino da Iesi 8? 15? 21
Agostino da Recanati 439
Alberto (B.) da Cossignano 389, 397
Alessandro Costantini di Recanati 781
Alessandro da Rapagnano 550'
PICENUM SEKÀPHICUM
855
Amato (B.) d’Ancona
Andrea Ascenziani
Andrea da Belmonte
Andrea Scinopi
Angelo Antonio Sandreani
Angelo (B.) da Camerino
Angelo (B.) Clareno
Angelo della Genga
Angelo Guidoni
Angelo (B.) da Mercatello
Anonimo (B.) d’Ancona Mart.
Anonimo Scrittore
Antonio d’Ancona
Antonio da Cossignano
Antonio da Loro Piceno
Antonio da Lucca Provinciale
Antonio Maria da S antamariano va
Antonio Maria da Treia
Antonio Masi da Recanati
Antonio (B.) da Montecicardo
Antonio da Montegranaro
Antonio (B.) Puro da Fabriano
Antonio Stureolo da Montelupone
Antonio (B.) d’Urbino
Aurelio d’Ascoli
Bartolomeo Cardoti
Bartolomeo da Cingoli
Bartolomeo (B.) da Fabriano
Bartolomeo da Force
Bartolomeo (B.) d’Offida
Bartolomeo Recordati
Basilio d’Ortezzano
Basilio Servitori
Battista da Sanginesio
Battista da Sanseverino
Benedetto (B.) da Camerino
Benedetto da Poggiocanoso
Benedetto (B.) Sinigardi d’Arezzo
Benedetto (B.) d’Urbino
Benigno Arredi da Sarnano Yesc.
pag. 398
484
550
484
492
626
21, 163, 312, 450, 493, 504, 752
263
346
499
500
505
776
389
485
519
699
263
782
762
350
764
656
763
188
252
716
765
337
766
252
263
252
550
633
768
223
Provinciale 202
769
648
856 PICENUM SERAP&idlJM
Bentivoglio (B.) da Sanseverino
pag. 40, 6B5,
769
Bernardino da Santamarianova
715
Bernardino Stracca d’Ancona
776
Bernardo d’Arezzo Provinciale
521
Bernardo (B.) d’Offida
383
Bonagiunta dalla Marca (da Fabriano)
439,
643
Bonaventura d’Appignano
263
Bonaventura da Cingoli
ivi
Bonaventura da Fossombrone
8 , 13, 721,
767
Bonaventura da Iesi
786
Bonifacio Agostini
347
Bonifacio Fausti
346
Camilla Battista (B.) Varano
581
Catarino dalla Penna
486
Celeste (suor) di Fiegni
681
Celestino d’Ascoli
563
Celso d’Ascoli
14
Ciriaco da Monsampietrangeli
567
Corrado (B.) d’Ascoli
65, 185,
223
Corrado (B,) d’Offida
224,
383
Costanzo Buttafuoco da Samano Card.
648
Crescenzo da Iesi
207, 224, 439,
785
Domenicandrea Antonelli
187
Domenicantonio Baldassarri
349
Domenico da Montecosaro
566
Elia da Montefìore Vesc.
336
Eustacchio Arciv. di Leupanto
776
Evangelista Pellei da Staffolo
337,
388
Fausto Fausti
346
Felice Caserta d’Appignano
341
Felice Centini d’Ascoli
187
Felice Conventati
350
Felice Gabrielli
187
Felice da Montefìore Vesc.
335
Felice Peretti (vedi Sisto V .)
836
Felice Rosetani da Monsampietrangeli
787
Felice Rosselli
188
Ferdinando da Belvedere
253
Filippo d’Ascoli
64,
187
Filippo Petroni da Recanati
782
( PI^jENTJJI SB^APHICUM
857
Flaminio Benedetti
pag. 338
Francesco Antonio Troellieri
345
Francesco d’Ascoli
64
Francesco de Benedictis
650
Francesco da Casteldemilio
5
Francesco Castelli
345
Francesco da Force
337,388
Francesco Giuseppe Corvini
654
Francesco Maria da Casteldemilio
263
Francesco Maria Lucidi
338
Francesco Mauri
350
Francesco Moro da Montegranaro
68
Francesco Pacifici
350
Francesco da Rapagnano
550
Francesco Rosselli
188
Francesco Rubeus d’Appignano d’Ascoli
187, 213, 506, 525
Francesco Rufo
486
Francesco da Spinetoli
562
Francesco (B.) Venimbeni
225
Francesco Verri
253
Gabriele (B.) d’Ancona
633
Gabriele Ghislieri da Iesi
484
Gabriello da Iesi
786
Gentile da Montefìore Card.
335, 336, 386
Gentile (B.) da Montefìore Mart.
386
Gentile (B.) da Montefìore Confi
ivi
Gentile da Montefìore
509
Gerardo (B.) da Potenza Picena
639
Giacomo d’Ascoli
67, 188, 210, 225
Giacomo (B.) da Civitanova
640, 658
Giacomo (B.) da Fallerone
489
Giacomo Gavarrini
510
Giacomo (S.) dalla Marca
76, 270, 385, 529, 643
Giacomo da Massa Fermana
226
Giacomo Turrite da Camerino
627
Giampaolo Bevilacqua
659
Giovanni Angelo da Filottrano
779
Giovanni d’Ascoli
67, 188, 226
Giovanni Battista da Cartocceto
686
Giovanni Battista da Pesaro Miss.
351
858
PICENUM SEEAPHICITM
Giovanni Battista da Torricella
pag. 14
Giovanni Bernardino da S. Elpidio
781
Giovanni Bertoldi da Serravalle
84
Giovanni Bigozzetti d’Ancona
776
Giovanni Billi
227
Giovanni da Camerino
652
Giovanni Cecchi
384
Giovanni Cola da Montelupone
656
Giovanni Costantini
263
Giovanni Fatati d’Ancona
776
Giovanni (B.) da Fermo, detto dalla Verna
334, 512
Giovanni Giacomo Panta da Corinaldo
781
Giovanni da Montedinove
8, 13, 14
Giovanni da Montesantamaria
227. 348
Giovanni (B.) dalla Penna S. Giovanni
440,
486, 487
Giovanni Pico da Serrapetrona
781
Giovanni Pini
627
Giovanni da Ripatransone
221,
511, 670
Giovanni Ruggieri d’Ancona
776
Giovanni Turco d’Ancona Vesc.
536
Giovanni Vescovo di Senigallia
776
Girolamo d’Ascoli, Nicolò IV
66, 227
Giulio Santucci da Filottrano
778
Giunipero da Potenza Picena
8, 9, 20
Giuseppe da Filottrano
263
Giuseppe Maria Acoretti da Filottrano
778
Giuseppe Maria da Iesi
699
Graziano d’Osimo
440
Gualtiero Vesc. di Iesi
785
Guido dalla Marca
228
Guido da Montefeltro
440
Illuminato da Sanseverino
566
Jacopantonio Ferduzzi d’Ancona
776
Jacopo d’Ascoli Inquisitore
187
Jacopo d’Ascoli Vesc.
ivi
Leonardo d’Ascoli
187
Leonardo (B) da Civitanova
659
Leonardo Zanobi da Recanati
781
Liberato da Macerata
28
Lodovico da Fermo Vesc.
336, 340,
345, 485
PICENUM SEEAPHICITM
859
Lodovico da Iesi pag< g, 9, 20
Lodovico Panta da Corinaldo 73^
Lorenzo da Camerino gc^
Lorenzo da Massa 263
Luca d’Ascoli 34.
Marco da Mutino (Montefeltro) 212 449
Marco Vescovo di Camerino 435
Marino da Castignàno 219 340
Mario Orpinelli 349
Martino da Fabriano 559
Martino Martini da Fabriano 675
Martino da Sammarino 272
Martino Sangiorgi Provinciale i v * L
Massimo Bucciarelli
242, 244
Matteo da Montone Provinciale
209
Mattia Severani
636
Maurizio Centini
187
Michele Angeletti
263
Monaldo dalla Marca (da S. Elpidio)
209, 440
Nicola da Belvedere
256
Nicola da Monsanvito
562
Nicolò Filippi d’Appignano
263
Nicolò da Montefeltro
440
Nicolò da Sarnano
650
Nicolò Vignuzzi da Fabriano
669
Orazio Civalli da Macerata
52
Pacifico da Civitanova
659
Pacifico da Morro
258
Pacifico Re dei Versi
229, 440, 634
Paolo Bemabei
252
Paolo Fortucci
641
Paolo (B) dalla Marca (da Spoleto)
203, 440
Pellegrino (B.) da Fallerone
40, 440, 489, 635, 636
Perottino da Pesaro
650, 671
Pierangelo Fausti
346
Pierantonio Rossi
485
Pierpaolo Bartolazzi
95
Pietro da Camerino
628
Pietro Claudio da Sarnano
648
Pietro Guerrieri
549
Pietro (B.) da Mogliano
627
860
PICENUM SEKAPHICUM
Pietro Pace da Cagli
Pietro (B.) da Pausula
Pietro (B.) da Sanse verino
Pietro da Sassoferrato
Pietro da Vercelli Provinciale
Pietro Vescovo d’Osimo
Pietro Vesc. di Umana
Pio Migli
Bizzerio (B.) dalla Muccia
Enfino da Sanse verino
Salomeo da Lucca Provinciale
Salvatore zio di Sisto V
Sante da Ci vitanova
Simóne d’Ancona
Simone d’Ancona Inquisitore
Simone da Collazone Provinciale
Simone da Cupramontana
Sihione Filippi da Foligno Provinciale
Simone Soderini
Sinibaldo Sinibaldi
Sisto V
Stefano Natinguerra
Teodino da Smerillo
Teodoro Mei da Belvedere
Tommaso da Cagli
Tommaso Giacinto d’Ascoli
Tommaso da Massa
Tommaso da Montefiore Vesc.
Tommaso da Bipatransone
Trebazio Mariotti
Ugolino Brunforte
Ugolino da Montebello
Ugolino da Monte Santa Maria
Ugolino da Serrapetrona
Valentino Valentini
Vincenzo Venanzi d’Ancona
Vulpio Pacifico da Belvedere
Zaccaria da Ostra
pag. 322
346, 440
633
527
206
485
776
485
40, 182, 205, 229, 440
256
520
338
659
526
776
208
8
522, 523
187
524
113, 216, 338, 801
523
523
253, 254, 255
846
563
549
335
221
486
528
519
348
673
659
776
253
11, 21
Con l’approvazione dell’Ordine e dell’Antorità Ecclesiastica.
Àrtidoro Ortolani, Gerente responsàbile
MACERATA - PREMIA T Ó STABILÌ MENTO TIPO GRAFICÒ A V V. FILIPPO GIÒRGÈTTI^
7. — A chi nei primi due mesi dell’anno domanderà
il Periodico, con promessa d’inviare in seguito la quota di
abbonamento, sara spedito solo il primo fascicolo : i numeri
successivi non si manderanno se prima non sarà inviata l’in¬
tera quota di abbonamento.
8. Il Periodico sarà spedito con ogni puntualità a
tutti gli obbonati : l’Amministrazione non risponde in caso
di disguidi o smarrimenti postali.
9' Alle domande di arretrati, senza previo invio di
L. 1. per ciaschedun numero, non si risponde.
10. — Non si vendono numeri spiccioli e non si ac¬
cettano abbonamenti semestrali.
L Amministrazione accetta abbonamenti anche
dui ante 1 anno, ma la spedizione del Periodico non sarà ese¬
guita, se non dopo l’invio della intera quota di abbonamento.
12. Non si concedono facilitazioni od abbonamenti
cumulativi.
13. I respinti dop l’adesione di abbonamento o l’in¬
vio di L. 7, non saranno considerati: l’Amministrazione non
assume obblighi di parziali restituzioni per la quota già versata.
14. Non si dà il cambio ai periodici di minore entità.
R cambio con i piccoli periodici si accetta solo
se questi invieranno la quota suppletiva.
16. Spedito l’ultimo numero dell’anno, non sarà inviato
il primo fascicolo dell’anno seguente a chi non avrà fatta
pervenire la quota anticipata.
IL — Direzione e Amministrazione : « Piccinini Se-
rapliicnm » — SS. Crocifisso — TREIA (Macerata).
NOTIFICAZIONI
i, = Si prega di far conoscere
il PIGENUM SERAPHICUM
agli studiosi di storia france=
scana.
«
3. - Chi possiede qualche do=
cu mento inedito, riguardante
un soggetto francescano=piceno,
è pregato farlo conoscere alla
nostra Direzione.
3. = Il PICENUM SERAPHI-
CUM accetta con vera grati tu-
dine qualsiasi discussione sto¬
rico-critica circa i lavori dal
medesimo pubblicati.
4. = TPutti i conventi france¬
scani delle Marche dovrebbero
avere una copia del PICENUM
SERAPHICUM.